CURIOSITA' THAI

     

 

 

 

 

 

SAWASDEE

Saluti

Quando i thailandesi si incontrano, non si stringono la mano. Il saluto abituale e' il wai, con le mani giunte come per pregare. Per tradizione, piu' alte vengono tenute le mani, piu' rispettoso e' il saluto, cosi' e' facile, osservando due persone, indovinare quale sia il loro rango relativo. Ma il rango e' una faccenda complessa, in thailandia, perche' dipende da molte variabili, come l'eta', l'occupazione e la posizione sociale. Per un forestiero e' sufficiente fare il gesto.

Bandiera ed inno nazionale

Originariamente la bandiera del Siam era un elefante bianco su sfondo rosso, oggi la bandiera nazionale del Regno di Thailandia è composta da strisce orizzontali rosse, bianche e blu. Il colore rosso rappresenta la Nazione, il colore bianco rappresenta la Religione, il colore blu rappresenta la Monarchia.

 l'inno nazionale, adottato ufficialmente nel 1939, e' stato composto musicalmente dal prof. Prachen Duriyang con i testi del colonnello Luang Saranupraphan. Il popolo thai e' molto orgoglioso della propria patria e di conseguenza, affiancando a status la religione buddista e la monarchia, considera sacra ogni cosa che fa' parte o che identifica la propria terra compresa la bandiera ed il proprio inno nazionale. Ogni giorno alle 8 di mattina e alle 18, tutte le emittenti radiotelevisive di stato e private trasmettono l'inno nazionale, la stessa cosa avviene nei cinema e teatri prima dell'inizio dello spettacolo, come pure nelle scuole e negli uffici pubblici. In alcune citta' e paesi di provincia e' trasmesso negli stessi orari anche per mezzo di autoparlanti lungo le strade, e nei centri abitati dove vi sono ancora grossi problemi di traffico durante la trasmissione i pedoni si arrestano e rimangono in raccoglimento mentre i conducenti di automezzi rallentano la velocita' oppure si fermano in segno di rispetto verso la famiglia reale. Una curiosità: la musica dell'inno nazionale Tailandese è esattamente copia dell'inno nazionale Svizzero.

 

 

 

Il Re e la Famiglia Reale

Il sovrano dello Stato, re Bhumibol Adulyadej (Il suo nome completo è: Somdet Phra Chao Yu Hua Bhumibol Adulyadej) è il capo dello Stato che è in carica da più tempo, esattamente dal 9 giugno del 1946, la domenica successiva al referendum istituzionale in Italia, che consacrò la Repubblica - egli saliva al trono, succedendo al fratello Ananda Mahidol. Il quale era morto a ventun anni, assassinato durante una congiura. Sessanta anni e tre mesi di regno sono un primato invidiabile, che può accadere solo ai regnanti che sono entrati in carica giovanissimi. Bhumibol aveva solo 19 anni, quando divenne il sovrano thailandese.
Suo padre era uno studente di medicina nella locale università.


Più conosciuto con il nome di Rama IX, il Re di Thailandia, nono della dinastia Chakri fondata nel 1782, è nato il 7 dicembre del 1927. L'anno prossimo, dunque, Bhumibol compirà ottanta anni. Sposato alla regina Sirikit, che alcuni decenni fa era nota in tutto il mondo per la sua bellezza e la sua grazia. Anzi, tutti conoscevano Sirikit, la cui immagine appariva spesso sui rotocalchi o in TV, ma quasi nessuno conosceva il capo dello Stato del regno asiatico, il sovrano suo marito.
Di lui si sa che è appassionato di fotografia, che sa suonare molti strumenti e che si diletta a comporre.
Ma chi può veramente conoscere la personalità profonda di questo sovrano timido, discreto dal sorriso impacciato e dallo sguardo nascosto dietro gli occhiali? Sulle pareti di tutti gli uffici pubblici e privati, dei ristoranti, dei negozi e delle casupole su palafitte disseminate lungo le rive dei klong (i canali di Bangkok), il ritratto ufficiale della copia reale veglia sui sudditi.
Amato, rispettato, di rado contestato nonostante le vicissitudini del potere nella Thailandia contemporanea, Sua Maestà il re Bhumibol Adulyadej è il cittadino più conosciuto della Thailandia.

Nato a Cambridge, nel Massachusetts (U.S.A.), dove il padre era studente di medicina, egli non era destinato a salire al trono, essendo semplicemente nipote, secondogenito poi del re.
Ma i casi della storia disposero altrimenti.

La coppia reale ha quattro figli: il principe ereditario Vajiralongkom e tre figlie.
L'autorità morale del re si è mantenuta considerevole. In virtù della costituzione, egli è il capo dello stato e il capo supremo delle forze armate. La sua persona è circondata del più grande rispetto, in tutti gli ambienti, e ogni mancanza di riguardo, anche involontaria, è giudicata molto severamente.

Popolazione

La thailandia ha una popolazione di circa 61000000 di abitanti, il 75% appartiene al gruppo etnico thai, suddiviso in 4 etnie fondamentali: thay del centro o siamesi del delta del chao phraya, thay lao del nord-est, thay pak tai della thailandia meridionale e thay del nord. Ognuno parla un suo dialetto thai e possiede usanze proprie. I thailandesi di origine cinese sono l'11% dell'intera popolazione, sono per lo piu' di seconda o terza generazione o di etnia hokkien (hakka), tae jiu o cantonese. Nel nord e' presente anche un numero piuttosto significativo di hui, cinesi mulsulmani che immigrarono dallo yunnan in thailandia alla fine del secolo scorso per sottrarsi alle persecuzioni etniche e religiose durante la dinastia ch'ing. La seconda grande minoranza etnica residente in thailandia e' quella malese  3'5%, il rimanente 10,5% della popolazione e' suddiviso in gruppi minori di lingua non thai come i vietnamiti, i khmer, i mong, i samang, i moken o gitani del mare,gli htin , i mabri, i khamu e una varieta' di circa venti tribu' seminomadi che vivono sulle montagne a ridosso dei confini birmano e laotiano.

La lingua thailandese

È una lingua che è stata, nel tempo, influenzata da altri ceppi linguistici come il pali e il sanscrito indiani, lo khmer cambogiano, il malese, l' inglese, il cinese. Il suo alfabeto, sviluppato e diffuso in passato dal re ramkhamhaeng il grande, è largamente usato tutt' oggi. Data l' influenza dell' antica lingua cinese, questa lingua consiste fondamentalmente di parole monosillabiche. Successivamente sono stati adottati vocaboli di origine khmer. L' apparizione di parole polisillabiche all' interno del vocabolario thai è da attribuire all' influenza del sanscrito e del pali. L' attuale thai quindi è il risultato di secoli e secoli di sviluppo e maturazione, esso è parlato in tutta la thailandia, anche se con qualche inflessione dialettica dipendente dalle varie zone del paese: la zona centrale (bangkok), la zona settentrionale (chiang mai, chiang rai), la zona orientale tendente al lao (korat, udon thani), la zona meridionale (koh samui, phuket, hat yai). Come l' italiano, il thailandese si legge e si scrive da sinistra a destra. È un linguaggio tonale, il significato di una parola non dipende solamente dalle sillabe che la costituiscono, ma anche dal tono o accento con cui la parola stessa viene pronunciata. Ciò vuol dire che una sola parola può assumere 2, 3, o addirittura 4 significati in dipendenza del modo in cui viene pronunciata. Esistono nel thai ben 5 tonalita' così denominate: "bassa", "calante", "normale", "crescente", "alta". La struttura della frase segue la regola soggetto (sempre espresso)--verbo--complemento. I nomi sono espressi al singolare, la "pluralità" è indicata da parole numeriche aggiuntive. Gli aggettivi seguono sempre il nome che devono qualificare. I verbi possono essere cambiati in nomi con l' ausilio di alcuni prefissi. Il tempo dei verbi, presente, passato, futuro, viene espresso aggiungendo parole "chiave" all' interno della frase. Con 44 consonanti, 32 vocali e 5 tonalita' e una forma scritta che ha origini in india, come seconda lingua non è certo semplice da imparare.

Usanze locali

I thailandesi sono troppo gioviali e tolleranti per aspettarsi che un forestiero ( farang ) conosca e rispetti i loro usi, ma anche qui puo' d'essere d'aiuto sapere cio' che si fa' e cio' che non si fa'. Le cose che possono irritare i thailandesi sono la mancanza di rispetto per la monarchia , il re e' intoccabile e in passato era persino considerato sacro; e' il protettore della nazione e anche il sommo cerimoniere di tutti i riti buddisti. Ai simboli della sua autorita' e' dovuto il massimo rispetto. Parlare della famiglia reale e' tabu'. Anche il mancato rispetto della religione buddista e dei suoi simboli e' considerato irritante, iniziamo dai simboli sacri, come la rappresentazione del buddha in qualsiasi forma; trattarle con deferenza e' un grave sacrilegio. Non bisogna mai appoggiarsi ad una statua di buddha, nel passato alcuni forestieri si fecero fotografare seduti sulla testa di una grande statua di Buddha, un doppio insulto, perche' la testa e' considerata la parte piu' sacra del corpo. Nei templi (wat) si deve togliere le scarpe prima di entrare nell' edificio con la principale immagine di buddha, davanti alla quale i fedeli siedono sul pavimento rendendo omaggio, una donna e' guardata in cagnesco se entra in un tempio in short o con altre parti del corpo scoperte. I monaci sono intoccabili. Non si deve rivolgere loro la parola e si deve cedere sempre il passo; le donne non devono toccarli per nessuna ragione, ne' possono consegnare qualcosa direttamente a loro. Se dovesse capitare che una donna debba dare qualcosa a un monaco e non ci sono uomini nelle vicinanze per fare da tramite, la donna mettera' l'oggetto su un tavolo o sul pavimento, si allontanera' e il monaco lo raccogliera'.

1000 BATH

10 BATH

       

500 BATH

5 BATH

       

100 BATH

1 BATH

       

50 BATH

50 SATANG

       

20 BATH

25 SATANG

       

10 BATH

   
       

Banconote e monete 

Il baht ( codifica thb) è la valuta ufficiale della tailandia. Il sistema decimale attuale, in cui 1 baht = 100 satang , è stato introdotto nel 1897 dal re chulalongkorn tuttavia fino ai 1940 è stato chiamato tical, quindi è stato cambiato nome in baht. Originalmente il termine baht significava un'unità del peso di circa di 15g ed è stato adottato perché un tical era equivalente a 15g di argento. La valuta di carta include 1000 bath (colore grigio), 500 bath ( colore porpora), 100 bath (colore rosso), 50 bath (azzurro) e 20 bath (verdi). La banconota di 10 baht di colore marrone è diventata rara. Le monete da 10 baht sono d'ottone in un anello d'argento ed molte monete da 10 bath sono commemorative cioe' fatte per  eventi speciali. Le monete da 5 bath  sono d'argento con gli orli di rame. Le monete da 1 baht sono d' argento. Le monete da 50 e 25 satang sono d'ottone.  Essendo molto piccoli i satang nei negozi non le accettano spesso più. Le  vecchie monete che sono ancora in circolazione hanno soltanto i numeri in tailandese, mentre le nuove inoltre hanno i numeri  in arabo. 1 euro oggi vale circa 50 bath. Toccare una moneta o una banconota con i piedi e' un delitto di lesa maesta' poiche' su di esse e' effigiato il Re.

In pubblico

E' normale vedere due thailandesi maschi camminare mano nella mano per la strada, segno di amicizia nient'altro, mentre e' raro vedere un uomo e una donna mano nella mano, perche' manifestare in pubblico attrazione o affetto per l'altro sesso e' un antico e fortissimo tabu'. Durante la guerra del vietnam, quando bangkok era piena di soldati americani in licenza, la critica piu' frequente che veniva loro rivolta riguardava il loro comportamento in pubblico con le ragazze dei bar, che era del tutto innocente se riferito ai modelli americani. L'esperienza ha lasciato tracce profonde e non sono poche le ragazze di buona famiglia che evitano anche di essere viste in compagnia di uno straniero "farang" per non essere oggetto dell'eventuale disprezzo dei connazionali. Nelle relazioni con i thailandesi , ricordate di sorridere sempre, di essere sempre gentili, di reprimere ogni voglia di esternare i vostri sentimenti, non dimostrate ne' simpatia ne' antipatia, il sorriso per i thailandesi e' molto piu' che un modo di comunicare: e' un modo di esistere che accomuna etnie diverse e affascina il visitatore straniero. Non toccate mai la testa a nessuno, neanche a un bambino, perche' in essa risiedono lo spirito e l' anima e percio' e' considerata una parte sacra del corpo. Essendo il piede la parte piu' bassa del corpo, in thailandia e' considerato sbagliato indicare qualcuno con il piede, specialmente se lo si fa' apposta. I thailandesi sono cosi' preoccupati di questa eventualita' che evitano di accavallare le gambe; se proprio non ne possono fare a meno, tengono le punte rivolte verso terra. Quando si deve porgere una cosa ad una persona, devono essere utilizzate entrambe le mani o al massimo la mano destra, mai la sinistra poiche' usata per le abluzioni intime. Le scarpe non vengono usate nelle abitazioni private, negozi e guesthouse, in questi ambienti e' buona norma toglierle oltre naturalmente nei templi. Nei casi in cui si e' ospiti di un thailandese, e' sempre buona cosa accettare e assaggiare quando viene offerto, rifiutare apparira' un atto di scortesia.

Nomi

I cognomi sono un'innovazione particolarmente recente per la thailandia, essendo stati introdotti solo una cinquantina d'anni fa'. Prima di allora, le persone si chiamavano col solo nome, seguito se necessario, da una spiegazione del tipo "figlio di.. "o " della citta' di.." anche oggi i cognomi thailandesi sono cosi' lunghi e complicati da essere usati raramente; cosi' la signora pruksachart wanchan viene chiamata semplicemente signora wanchan, "khun", in lingua thai, e' l'equivalente signore, signora e signorina, ed e' usato sia per gli uomini che per le donne. Tra persone di diversa eta' per rispetto davanti al nome viene messo "pi" se si rivolge la parola ad una persona piu' anziana e "nong" se si rivolge la parola ad una persona piu' giovane. Inoltre in thai ci sono parole usate per esprimere sentimenti anziche' significati. Due di tali parole sono le particelle krap ( usata dagli uomini ) e ka ( usata dalle donne ) per fare affermazioni e domande. In atto di cortesia estrema, dovrebbero essere pronunciate dopo ogni richiesta e risposta. Spesso i thailandesi omettono inoltre i pronomi poom/chan ( io ) e kun ( tu ), per un ulteriore tocco di discrezione.

Espressioni

 Ci sono tre espressioni thai da ricordare: "mai pen rai" "pai-tio" " sanuk". Nessuna delle tre puo' essere tradotta in italiano con esattezza, ma sono tutte importanti per capire il cuore e il carattere dei thailandesi. Mai pen rai si puo' rendere in italiano con "non preoccuparti", se dimenticate qualcosa che avevate detto di fare per un amico, egli rispondera' alle vostre scuse con "mai pen rai", intendendo "non importa, non ci pensare, sta' tranquillo". Questa espressione suggerisce oltre che una reazione specifica a una situazione, un'atteggiamento mentale. In questo senso puo' essere vista come un'estensione della filosofia buddista, una scrollata di spalle per le cose di poca importanza. Per un certo tipo di mentalita' occidentale puo ' essere un atteggiamento esasperante, soprattutto quando si applica a cose che noi consideriamo importanti. Per altri puo' far parte dell'atmosfera rilassata che troviamo in thailandia, la riluttanza a preoccuparsi esageratamente delle cose, soprattutto le cose sulle quali uno non puo' farci niente, la tendenza di accettare le difficolta', la preferenza per il sorriso anziche' per le lacrime. Sanuk significa "divertimento," l'amore che i thailandesi hanno per il sanuk, la loro gioia di vivere, sono profondamente radicati e insopprimibili e pervadono tutti gli aspetti della vita quotidiana. Senza rendersene conto , tendono a dividere le esperienze della vita in quelle che sono "sanuk" e in quelle che non lo sono o "mai sanuk". Andare al cinema e', a una festa, a un matrimonio, fare una visita ad un vecchio amico, mangiare una tazza di taglierini in un buon ristorante, fare un viaggio ecc. E' sanuk. Il lavoro, invece non e' sanuk, almeno nel caso che sia monotono e critica piu' grave di tutte "serio", una societa' manifatturiera giapponese tento' di riprodurre tali e quali in thailandia le tecniche di produzione che funzionavano benissimo in giappone, ma i thailandesi si "annoiavano" con la monotona routine e poiche' la noia e' inesorabilmente "mai sanuk", la fabbrica fini' sull'orlo del fallimento. Fu solo quando la direzione riusci' a mettere un po' di "sanuk" nei sistemi di produzione, filodiffusione, intervalli per fare uno spuntino, giochi e gare fra i vari reparti, che le cose cominciarono ad andare per il meglio. La passione dei thailandesi per il "sanuk" non e' indicativa di una mentalita' frivola o di un rifiuto di confrontarsi con gli aspetti meno gradevoli della vita; e' invece rilevatrice di un inveterato senso di gioia senza la quale la vita si ridurrebbe, agli occhi dei thailandesi, a qualcosa di scialbo e senza significato. Quando e' necessario sanno lavorare duramente( osservate le squadre che lavorano nelle strade, con le donne che sollevano gli stessi pesi degli uomini sotto il sole rovente), i lavoratori delle strade, con ogni probabilita', si faranno scherzi e inventeranno qualcosa per rendere meno monotona la routine quotidiana, ai thailandesi non interessa un lavoro senza "gioia". Pai-tio significa passeggiare, gironzolare senza un particolare scopo, andare a vedere cosa succede in giro, prendere una boccata d'aria, avvicinarsi ad un cinema per vedere la gente, significa cioe' un'infinita' di cose simili ma diverse. I posti per "pai-tio" sono i piu' disparati, i piu' tipici sono i mercati, dove tutti vanno a comprare qualcosa o solo per vedere. Mettiamola cosi: ogni volta che vedete un thailandese fuori di casa o dal posto di lavoro, salvo il caso che abbia un impegno serio e importante, e' molto probabile che stia andando "pai-tio".

Conversazione

Occorre dire una parola , a proposito della curiosita' spropositata che i thailandesi manifestano per cose che da noi non sono considerate argomenti di conversazione. Poco dopo averci conosciuto, per esempio, un thailandese potra' chiedervi: "quanto costa la tua camicia?" oppure qual e' il vostro stipendio; o quanti anni avete; o se siete sposati e, se non lo siete perche'. Domande del genere, per quanto personalissime, non sono considerate indiscrete, ma semplicemente un segno di interesse; le stesse cose le chiederebbero a un altro thailandese. Non e' sempre necessario dare la risposta esatta; si puo' anche non rispondere, purche' si accompagni il rifiuto di rispondere con un sorriso per dimostrare di non essersi offesi. Un" farang" residente a Bangkok da' sempre la stessa risposta alle domande concernenti quanto guadagna. Sorride e dice:" non abbastanza".

Rilassarsi? In Thailandia è un'arte

Si chiama nuad phaen boran, e' il massaggio thailandese tradizionale, una vera e propria arte nata più di duemila anni fa, oggi insegnata e praticata in vere e proprie scuole. Per la precisione, questa tecnica fu introdotta, nel ii secolo a. C. , da un medico originario dell'india, jivaka jumar bhacca, e comprendeva una scienza erboristica abbinata al massaggio e alla sauna. Alla base della sua medicina c'era una concezione dell'uomo considerato nella totalità di unione tra mente e corpo. Bhacca immaginava l'uomo come un insieme di linee energetiche invisibili e ne disegnava i punti di pressione utili al suo funzionamento.queste linee energetiche oggi sono chiamate sen in Thailandia, prananadi in india e meridiani nella medicina cinese e costituiscono un secondo "corpo energetico" che esiste in parallelo al corpo fisico. La matrice teorica nell'approccio all'uomo accomuna il massaggio thailandese allo shiatsu giapponese, all'agopuntura cinese, all'ayurveda indiano; ma nel massaggio thai cambiano in modo determinante il numero dei punti di pressione e il modo di premerli: con gli aghi, con le dita delle mani, con i piedi, con le ginocchia, in modo dolce o in modo più marziale. Il massaggio thailandese ha scelto solo i punti più importanti per l'uomo e li ha suddivisi in dieci linee energetiche. Premendo questi punti, con le mani o con i piedi, è possibile alleviare il dolore o diminuire la "presa" delle malattie sui vari organi. Per chi si trova in thailandia e desidera provare questo massaggio deve scegliere le sale con l'insegna "massaggi all'antica" (traditional thai massage). Si trovano un po' dappertutto, anche nei principali alberghi. Il posto migliore rimane comunque wat pho, il più antico e vasto tempio di Bangkok, dove esiste la più famosa scuola di massaggio tradizionale. Qui  si può avere un massaggio eccezionale praticato dagli allievi dei bonzi che insegnano e tramandano questa antica arte di generazione in generazione. In un padiglione dello stesso wat pho si possono inoltre vedere i 60 disegni, fatti dipingere nel 1832 da re rama iii, che raffigurano il corpo, per metà nella parte frontale e per metà in quella posteriore, e le sue linee energiche.

Cure con le erbe

Nei tempi antichi ogni villaggio aveva un tradizionale guaritore che per curare i propri pazienti metteva in pratica una combinazione di conoscenza delle erbe e sciamanismo. Le cure tradizionali comportavano elementi di spiritualità, quali rappresentazioni di riti e rituali nel raccogliere certe piante e fiori. I professionisti tradizionali credono che il guaritore di erbe si basava sul credo nel potere della natura e della terra e nella abilità di trasformare il potere delle piante e dei minerali in energia. La pratica del guaritore tradizionale si tramandava all’interno delle famiglie e la famiglie in alcune province raggiunsero fama per le loro particolari capacità. Oltre ai massaggi, anche altre tecniche furono importate dall'india, ad esempio le terapie basate sul calore, quali la sauna a base di erbe, le compresse a base di erbe, i bagni a base di erbe – tecniche che hanno origine dalle antiche pratiche indiane di ayurveda. Gli antichi terapisti sapevano che il calore applicato al corpo aiutava il rilassamento muscolare e preparava la pelle al trattamento. L'uso del calore e della sauna, infatti, apre i pori della pelle e la ammorbidisce, facendo si che la pelle possa assorbire meglio le proprietà terapeutiche delle erbe. Conoscenza veniva passata oralmente di generazione in generazione. Il calore agisce come catalizzatore ma il potere reale delle tecniche tradizionali thailandesi consiste nelle proprietà curative delle piante. Ad usare le piante non erano soltanto i guaritori antichi ma anche la gente locale, che sapeva che certe erbe, radici o fiori avevano una specifica capacità di ringiovanire il corpo e nutrire la pelle ed i capelli. La Thailandia, non dimentichiamolo, è una terra ricca di erbe esotiche e frutta che offre una infinità di prodotti naturali adatti per le terapie olistiche.

La boxe thailandese

Non esistono colpi proibiti nella celebre muay thai ( scienza delle otto arti) , perche' consente di usare le mani, i piedi, i gomiti e le ginocchia. I praticanti sono tutti giovanissimi, perche' in questo sport massacrante ci si ritira al massimo a 25- 26 anni, gli incontri si svolgono in 5 round di tre minuti ciascuno, durante questi minuti un'orchestra di quattro elementi, comprendente un flauto cingalese, cembali e un paio di lunghi tamburi, accompagna la danza e il combattimento seguendo l'azione e segnando il tempo via via che l'incontro si accende. I pugili sono considerati i guerrieri ed eroi della thailandia, questo sport e' sicuramente il preferito. Le donne si divertono quanto gli uomini e quando ci sono importanti incontri televisivi, tutti rimangono " inchiodati" davanti al televisore. Se l'occidentale e' impressionato dalla violenza degli scontri, per i thai la boxe e' un vero e proprio rito, un culto. Spesso sono gli stessi monaci ad allenare i futuri campioni che, prima di iniziare il match , si inginocchiano in preghiera al centro del ring e eseguono alcuni passi di danza per mostrare in forma stilizzata la loro abilita'. I pugili quando fanno la loro apparizione sul ring, oltre ai pantaloncini e ai guanti, hanno anche una corda colorata attorno alla testa e ai bicipiti con un amuleto portafortuna e spesso una coroncina di gelsomini attorno al collo, inoltre sono a piedi nudi. Le origini di questo sport risalgono poi ai tempi del glorioso regno del siam ( xiv secolo), le leggende raccontano di troni e regni conquistati a suon di calci, pugni e ginocchiate scambiatisi da focosi principi, quando ancora gli arbitri non esistevano e le mani venivano protette da ruvide strisce di tela.

Takraw

Il gioco del takraw è molto diffuso in asia orientale (thailandia, birmania, cambogia, lao, vietnam, malesia, indonesia, filippine...). Come gran parte delle discipline sportive orientali, il takrò (le cui origini si perdono nelle più antiche tradizioni dei popoli che lo praticano) è un'attività raffinata che richiede un grande controllo dei propri movimenti accentuando più la parte estetica del movimento che l'efficacia tecnico-tattica. Il takraw si può praticare da soli o in gruppo. Fino a qualche decennio fa il gioco era unico e consisteva nel colpire la palla e tenerla sospesa in aria il più a lungo possibile, senza mai farla cadere o commettere fallo. Era un gioco, non codificato, fatto al solo scopo di trarne piacere e sollievo al corpo e allo spirito. Si curava sì la varietà e la bellezza dei colpi, ma non per accumulare punti, ma per rendere il gioco sempre più elegante e piacevole sia per chi partecipava, sia per chi assisteva. Oggi  esistono varie forme di questa disciplina sportiva che sono state codificate nelle competizioni ufficiali. Takraw è il nome della caratteristica palla che viene utilizzata in questo sport. E' intrecciata in corteccia di malacca (albero malese) e può avere diametri e pesi diversi, in base appunto alla disciplina praticata (mediamente 40 cm di circonferenza e 200 grammi di peso). La palla può essere colpita con tutto il corpo, escluse le mani, con una trentina di colpi fondamentali. La palla può essere colpita in vari modi: più difficile è il colpo, più il giocatore ne trarrà soddisfazione guadagnando maggior punteggio. Takraw alla rete: e' forse la disciplina più agonistica e conosciuta. Si gioca su un campo simile a quello di pallavolo (13,20x6,60m) con una rete alta 1,55m.  Le squadre sono composte da tre giocatori; non si può colpire la palla ne' con le mani ne' con le braccia. Il gioco è molto spettacolare: si mura e si schiaccia con i piedi effettuando sforbiciate al volo o addirittura ruote o rondate. In thailandia si vedono gruppi di ragazzi (ed a volte anche delle ragazze) che giocano a takraw nei cortili, nelle scuole, nei  parcheggi,  vicino ai templi  ed nei parchi.

Galli da combattimento

Due sono le varieta' di galli da combattimento thailandesi, il leung hang khao (coda bianca e piumaggio del corpo giallo- arancione) ed il pradu hang dam (coda marrone e piumaggio del corpo nero). I galli da combattimento thailandesi sono conosciuti nella regione asiatica per la loro bellezza e la loro abilità di lotta. I galli provengono dall'asia sud-orientale, originari  dei gallinacei rossi della giungla, che sono presenti in tailandia, myanmar, indochina e nelle filippine. Durante il periodo di ayuthya (diciannovesimo secolo) il principe naresuan, mentre era tenuto ostaggio dai burmensi, porto' con se' un gallo leung hang khao per competere con il gallo del principe burmense e vinse, da allora i galli leung hang khao sono conosciuti anche in birmania. Il leung hang khao proviene dalla parte settentrionale della tailandia (villaggio di bang krang, phitsanulock) ed è sparso in tutta la tailandia ed asia sud-orientale. Il pradu hang dam è l'antenato dello "shamo" giapponese che è stato introdotto nel giappone all'inizio del sedicesimo secolo. In indonesia, i galli pradu hang dam sono così popolari che sono conosciuti come bangkok ayam. Il pradu hang dam è un'altra razza tailandese che proviene dalla tailandia centrale, ci sono inoltre un'ampia varietà di razze pradu hang dam distribuite nel paese. In tailandia oggi il combattimento dei galli è ancora uno sport popolare, specialmente nelle zone rurali dove i combattimenti fra galli sono sempre stati parte della vita dei tailandesi. La maggior parte delle famiglie dei villaggi allevano i galli da combattimento nei loro cortili per lo sport ed inoltre per la loro carne saporita.

Petanque

La petanque (dal termine francese pétanque) è una variante del gioco delle bocce, nata in Provenza dal "gioco provenzale"e abbastanza popolare in Thailandia. Si tratta di uno sport tipicamente maschile (solo il 14% dei giocatori tesserati in Francia è di sesso femminile), ma è uno dei pochi sport in cui sono organizzate competizioni miste.

La prima partita ufficiale ebbe luogo nel 1907, dopo che il gioco fu inventato dai fratelli Ernest e Joseph Pitot, per permettere al loro amico Jules Lenoir di continuare a praticare le bocce nonostante i suoi reumatismi.

Il nome di "pétanque" fu attribuito al nuovo gioco nel 1910, in occasione della prima competizione ufficiale che si svolse a  La Ciotat. Il termine deriva dal provenzale "ped tanco", ossia "piedi ancorati al suolo": nel gioco infatti il giocatore che lancia deve restare fermo, a differenza che nel "gioco provenzale", nel quale può prendere lo slancio.

Nel 1930 le tradizionali bocce in legno sono rimpiazzate da quelle in acciaio. L'evoluzione si deve al fabbricante Jean Blanc, del quale esiste ancora il marchio ("JB"). Nel 1955 compaiono le prime bocce del tipo "Obut".

La "Fédération Française de Pétanque et de Jeu Provençal" (F.F.P.J.P) venne costituita il 31 luglio del 1945, mentre la Federazione internazionale fu fondata l'8 marzo 1958 a Marsiglia, sebbene le prime basi della sua istituzione fossero state poste a Spa, nel Belgio l'anno precedente.

Il campionati del mondo sono stati disputati 41 volte per la categoria "seniors", 10 volte per la categoria "giovani" e 9 volte per la categoria "femminile", dopo il debutto a Spa, nel Belgio nel 1959. Tutti i campionati si svolgono per tutte e tre le categorie. Dal 2000 si svolgono inoltre i "Campionati mondiali di Tiro di precisione". La Thailandia ha vinto 4 campionati del mondo nella categoria femminile ( 1988-1989-2004-2006) e il Campionato mondiale di Tiro di precisione nella categoria maschile con Phusa-Ad Thaleungklat ( 2005-2006)

Le bocce destinate ai giocatori occasionali presentano pesi e diametri vari, in modo da adattarsi alle mani e alle forze di giocatori di tutte le età. Il loro peso varia tra 600 g e 800 g.

Le bocce da competizione devono essere approvate dalla FIPJP e rispondere alle seguenti caratteristiche: essere in n metallo (acciaio temperato), di diametro compreso tra 70,5 e 80 mm e di peso compreso tra 650 g e 800 g. Devono essere cave e prive di materiali all'interno. Sulle bocce deve essere inciso in modo leggibile il marchio di fabbrica e le cifre del peso. Può esservi inciso anche il nome o il soprannome del giocatore o le sue iniziali.

Alle bocce si aggiunge un pallino in legno, chiamato "but", di diametro compreso tra 25 e 35 mm. Viene chiamato anche con diversi soprannomi ("cochonnet" ("maialino"), "petit" ("piccolo"), "bouchon" ("tappo", o "gari") in lingua provenzale.

L'obiettivo del gioco è quello di segnare dei punti piazzando la propria boccia più vicina al pallino di quella del proprio avversario.

Le gare possono vedere in competizione due squadre di tre o due giocatori (rispettivamente "triplette" e "doublette") o singoli giocatori l'uno contro l'altro ("tête à tête"). Nelle squadre di tre giocatori ciascuno dispone di due bocce, nelle squadre di due o come singoli, di tre.

La distanza nella categoria senior è fissata tra 6 m e 10 m. Il gioco può essere praticato su qualsiasi terreno e le dimensioni ufficiali sono di 15 m di lunghezza per 4 m di larghezza, ma sono tollerate misure fino a 12 m per 3 m.

Sul terreno viene tracciato un cerchio, con un diametro tra 35 e 50 cm, all'interno del quale il giocatore deve tenersi per lanciare le sue bocce.

La squadra che inizia, estratta a sorte, traccia il cerchio e lancia il pallino e la prima boccia. Ogni squadra tira quindi le sue bocce finché non ha fatto meglio degli avversari: quando marca il punto, ossia almeno una delle sue bocce è più vicina al pallino di tutte quelle degli avversari, il tiro passa all'altra squadra, se questa ha ancora bocce da tirare.

Quando tutte le bocce sono state lanciate si contano tutte le bocce di una squadra che si trovino più vicine al pallino di quelle dell'avversario. La partita viene vinta dalla squadra che raggiunge per prima i 13 punti (nelle competizioni per il campionato del mondo 15 punti).

Se il pallino esce fuori dai limiti del campo: se entrambe le squadre hanno ancora bocce da giocare o nessuna delle due ne ha, il gioco viene ricominciato con un nuovo tiro. Se invece una sola delle squadre ha ancora bocce da giocare, si marca come punteggio il loro numero.

 

Volo degli aquiloni

E' uno sport competitivo e la  thailandia e' probabilmente l'unico paese al mondo dove le competizioni avvengono tra due tipi di aquiloni, uno descrive un maschio e l'altro una femmina. L'aquilone femmina viene chiamato pakpao, ha la forma di  un diamante e' lungo 76 cm e solitamente ha una coda lunga,viene pilotato da una sola persona. L'aquilone maschio chula e' 1,5 metri di lunghezza o piu', ha la forma di una stella a cinque punte e nel formato gigante puo' richiedere fino a dieci uomini per alzarlo in volo e per manovrarlo.

Danza e teatro

Il Khon, dramma danzato con uso di maschere, risale al XV secolo. Si pensa abbia avuto origine dal Nang Yai, il teatro delle ombre, con la sostituzione delle marionette con attori. Infatti, fino a qualche anno fa, la scenografia tradizionale prendeva uno schermo bianco come fondo-scena. Originariamente tutti gli attori del Khon portavano maschere e l'impossibilità ad emettere qualsiasi suono ha reso necessaria la presenza nell´orchestra di "recitatori-cantori" (il khon-pak). Più tardi, gli attori che interpretavano esseri umani e dèi sostituirono alle maschere l´uso di particolari copricapi appuntiti. Ma nonostante questo solo ai clowns è consentito usare la voce. I movimenti degli attori devono essere perfettamente sincronizzati alla recitazione del testo. Il libretto del Khon è quasi invariabilmente il Ramakien, la versione thailandese dell´epica indiana Ramayana, integrate con le scritture buddhiste e con l´epica giavanese Srivijaya, elaborata dal re Rama I, il fondatore della dinastia Chakri. L’episodio della vita di Rama più frequente narrato è quello del rapimento di Sita, la sposa di Rama, da parte del demone Tosakan e della successiva liberazione grazie all’aiuto di Hanuman, il Dio con la testa di scimmia. Questo dramma è accompagnato dalla musica sia vocale che strumentale. L´orchestra piphat è formata da: pi-nai (oboe), kong wong (piccoli gong), raned-ek (xilofono), tapone e klong tad (due strumenti a percussione) e ching (piccoli cembali). Dei sette toni della scala thailandese, solo cinque sono maggiormente usati e questo avvicina la musica dell’orchestra thailandese alla musica pentatonica cinese e al gamelan giavanese slendro. I praticanti sono quasi tutti giovanissimi, perche' dopo una certa eta' e' difficile abituare il corpo alle contorsioni in base alle quali un danzatore viene giudicato; le dita, ad esempio, devono piegarsi all'indietro fino a toccare il polso. In una danza khon, le maschere, il trucco pesante e gli elaboratissimi costumi ricoperti di gemme relegano in secondo piano la personalita' dei danzatori, ogni gesto e' altamente stilizzato e immediatamente riconoscibile da un esperto , e una danza puo' durare anche otto ore. Il khon non e' mai stata una forma d'arte destinata alle masse.

 

La forma basilare della danza classica Tailandese, è il Lakhon, parola che significa semplicemente “storia o trama”. E’ una danza drammatica che attinge ai temi del Ramakien, la storia di Rama, conosciuta in India come Ramayana, e del Principe Panji della tradizione Giavanese. La forma più classica del genere è il Lakhon Nai, cioè “teatro interno”, che veniva rappresentato da attrici di corte dentro al Palazzo Reale. Più popolare è invece il Lakhon Nok, cioè “teatro esterno”, rappresentato invece da attori ed attrici, e spesso associato a celebrazioni religiose. I costumi indossati si ispirano in gran parte ai vestiti di corte durante il periodo di Ayutthaya. Gli attori che rappresentano personaggi reali indossano alti cappelli dorati a forma di stupa.

 

Il Likay, potrebbe essere descritto come una forma burlesca della danza classica e che fa' molto assegnamento su doppi sensi e su poesie oscene. Gli attori recitano in prosa, con notevoli improvvisazioni sulla base di un canovaccio. I temi del Likay sono più laici rispetto al Khon e spesso mettono in scena storie di intrighi amorosi. Attrattiva principale di quasi tutte le feste di provincia, il Likay occupa un posto analogo a quello della musica folk nei paesi occidentali.

I Nang Yai sono sagome utilizzate per realizzare il teatro d’ombre thailandese, spettacolo dal fascino antico, che consiste in una particolare combinazione di due arti in una: l’arte degli spettacoli d’ombre e l’arte della coreografia tradizionale. Eseguiti prevalentemente nei templi, dove le sagome, realizzate con pelli di mucca, venivano mosse davanti ad un telo bianco con un accompagnamento musicale e narrativo, gli spettacoli di Nang Yai furono sospesi nel 1960 in seguito ad un incendio del Teatro Nazionale di Bangkok durante il quale molte marionette vennero distrutte. Il grande spettacolo d’ombre perse la sua popolarità col passar del tempo e i rimanenti pupazzi furono lasciati incustoditi nel Museo Nazionale di Bangkok. Nel 1996 varie agenzie governative e private hanno unito le loro forze per lanciare un progetto di recupero del gruppo di marionette rimaste che sono state restaurate da 28 fra i maggiori artigiani e artisti della Divisione della arti tradizionali del Dipartimento di Belle Arti. I pupazzi Nang Yai sono stati riportati a nuova vita utilizzando i materiali originali come cuoio di mucca, fusto di canna d’India, foglie di Momordica e utilizzando gli strumenti più diversi: scalpelli di differenti misure, pietre per tagliare, forbici, martelli, livelle di legno, mortai di pietra, matite di vari colori, inchiostro cinese, pennelli, farina di riso di glutine, plastica acetata e inchiostro. Purtroppo sono rimaste pochissime le compagnie che tramandano l’arte di raccontare storie, muovendo le sagome di cuoio dietro un fondale illuminato. Originariamente era rappresentato solo nelle corti ma poi si diffuse in tutto il paese.

 

Il  Nang talung  e' il gioco delle ombre ed e' una famosa tradizione del sud della Thailandia. Uno o piu' burattinai con un intricato gioco di mani animano marionette da dietro a una tenda illuminata e aggiungono un tradizionale ma molto divertente dialogo e commento.

Anche lo Hun Krabok è un genere ormai quasi estinto. Si tratta del famoso teatro delle marionette, con i pupazzi vestiti di lussuosi costumi e manovrati da fili. Ricalcano, per temi e musica, le rappresentazioni del Khon e del Lakhon. Ma è diventato difficile trovare uno spettacolo: le marionette antiche sono destinate ai mercati antiquari e quelle nuove ad essere il souvenir Tailandese di qualche turista. A Nakhon Si Tammarat si possono visitare alcuni laboratori che costruiscono sagome per le ombre e marionette.

 

Il cinema

Gli scenari naturali della Thailandia sono spesso scelti come locations dalle produzioni internazionali, sia per la loro bellezza, sia per i contenuti costi di produzione. Molti film commerciali, destinatu soprattutto al mercato delle video cassette, vengono girati qui, dove si trovano con abbondanza foreste e cascate, sperduti isolotti, spiagge con le palme, ma anche manodopera a basso costo. Un episodio della serie di James Bond, L’uomo dalla pistola d’oro, venne girato nella splendida Kho Tarutao, nella baia di Phang Nga. Ci sono decine di cartelli a ricordarlo, ribattezzando lo stesso luogo “Baia di James Bond”. Circa il 50 % della produzione cinematografica locale è dato proprio dalle produzioni di film di avventura nord americani. Il resto, destinato al mercato interno o asiatico, è spesso fornito dalle brutte copie dei più famosi film d’azione, con sparatorie, eroi insanguinati e l’inevitabile liberazione della bella di turno dalle grinfie del cattivo. Il Festival Nazionale di cinematografia è il Tuk Kata Thong Awards, istituito negli anni ottanta e che premia, oltre che i film ritenuti più belli, anche quelli che fanno più incasso. Ma estiste anche un cinema d’autore che, più ancora che in europa, fatica a trovare spazio nei grandi circuiti cinematografici. I registi più conosciuti del cinema d’autore sono Pisan Akareserank, che ha diretto “Pleng Sudtai” (1987), il primo film tailandese ad affrontare tematiche legate all’omosessualità; Euthana Moodasanit, autore di “La farfalla e i fiori” (1987) arrivato sugli schermi europei; Vichit Kounavudhi e Jazz Siam . Al cinema, ogni spettacolo inizia con l'inno nazionale, che tutti gli spettatori ascoltano stando sull'attenti, anche gli stranieri, davanti al ritratto reale proiettato sullo schermo.

La musica

La musica classica Tailandese è composta su una scala di sette note equidistanti, mentre la scala occidentale si usa per i moderni generi musicali d’importazione. Nell’esecuzione della musica classica però gli stili predominanti sono due, il Thai, che usa cinque suoni, e l’omown, che usa sei o sette suoni. La composizione di base di un’orchestra tradizionale (Phipat) è di cinque elementi (ma possono arrivare anche a trenta), mentre gli strumenti più comuni sono il Ching, che è una specie di cembalo a mano, il pi nay un oboe a doppia ancia, il khlui, flauto dritto, il raanat ek che è uno xilofono a 32 piastre, il gong wong yai, che è una serie circolare di going, il taphon, che sono i tamburi a barile orizzontale, il klong that, insieme di due tamburi verticali, il som sa sai, un liuto da arco con tre corde. Le melodie sono in genere monotone, basate su canti che modulano il testo in note strascicate, e i ritmi particolarmente lenti. Anche senza andare a teatro si possono ascoltare concerti di musica classica in molti alberghi e ristoranti turistici, anche se non necessariamente di lusso. C’è da dire che gran parte delle orecchie occidentali sono poco inclini all’ascolto prolungato delle lente melodie tailandesi e l’effetto può rivelarsi alquanto soporifero. Va meglio in occasioni di feste, soprattutto nel nord, dove il vigoroso uso di tamburi e flauti rende le musiche più coinvolgenti. Se volete comunque riportare a casa una cassetta, chiedete qualcosa di saranya, che è una cantante classica molto amata in Thailandia. La musica tailandese moderna è, come tutto il mondo, contaggiata dal rock e dal pop anglo-americano. Ma tracce di melodie tradizionali rimangono chiaramente percepibili, soprattutto nella musica leggera, e non sempre con effetti gradevoli per la nostra estetica musicale. I thailandesi amano soprattutto la musica più commerciale, ballabile e orecchiabile. Il gruppo storico della via thailandese al rock sono i Carabao, mentre attualmente sono molto popolari i Teen & Grade A e i Black Head, un gruppo apparso sulla scena un decennio fa, e vincitore di numerosi awards. Tra le cantanti storiche emergono nomi come Beau Suthita, Ta ta Yang, Christina, Nut Mirium, mentre tra le voci maschili le più amate sono quelle di Paibuljkiat Pun Kheokao, di Um e di Sobchai “Ford” Kraiyoonsen.

La cucina thailandese

Il cibo thailandese e' estremamente piccante, se osservate una cuoca thailandese attendere alla preparazione di un gaeng pet ( curry piccante ), la sorprenderete sicuramente ad aggiungere una manciata di piccoli chili verdi (peperoncini ), ciascuno dei quali basterebbe a far saltare il farang della situazione sulla sedia. Ma non tutti i piatti thailandesi sono cosi' piccanti, esistono anche i dolci che comprendono delicate creme in noci di cocco mature e confetture zuccherine avvolte in foglie di banano, cosi' come numerosi piatti di taglierini moderatamente conditi. La tom yum e' una zuppa profumata all'erba limoncina, praticamente la zuppa nazionale thailandese. Ma la verita' e' che i thailandesi amano i piatti molto piccanti, ci sono una mezza dozzina di tipi di chili, la piu' piccante e' una qualita' arancione chiamata prik kee nu luang. A parte il chili, i condimenti di base della cucina thailandese sono il coriandolo  (sparso fresco su quasi tutti i piatti ), l'aglio, il basilico il cardamonio, e un vegetale simile al pisello della stessa famiglia della melanzana. Vengono inoltre servite anche molte salse, la piu' comune delle quali e' la nam pla, e' una simpatica variante del nostro sale. Si tratta di una salsa di pesce fermentato del colore del te'. Il piatto principale e' un grande vassoio di riso, circondato da cinque o sei vassoietti di curry, verdure, pesce, brodo e simili. Si mette nel proprio piatto un monticello di riso e poi si prende di tutto un po'. Molto famosa e' anche la frutta della thailandia, sempre fresca di stagione. Inveterati consumatori di spuntini, i thailandesi mangiano quando ne hanno voglia, a qualunque ora del giorno e della notte. La loro filosofia relativamente al cibo e' molto semplice: " mangia quando ai fame".

L’arte dell’intaglio

L’arte dell’intaglio di frutta e verdura è considerata uno dei dieci antichi mestieri in Thailandia. Ha origine nel 1364 circa dalla dinastia di Sukkothai, quando la consorte dei sua Maestà il Re Phra Ruang creò il trionfo di frutta e verdura in occasione del festival di Loy Kratong. Essa intagliò vari tipi di frutta e verdura in fiori di loto, animali e le foglie. Il Re piacque e ordinò che da quel giorno tutte le donne nella corte Reale dovessero intagliare tutte le frutta e verdure. Ma dopo molti secoli, l'arte dell’intaglio era praticata solamente nelle corte e solo poche donne delle buone famiglia avevano il privilegio di entrare nella corte per praticare questa disciplina, si dice che la donna oltre la bellezza e il galateo deve aver la dote artistica della disciplina di intagli delle verdure. Nel 1939 questa disciplina fu introdotto nel programma scolastico per gli alunni delle scuole. Grazie alla cultura e la religione, arte di intaglio venne un’arte fine e armoniosa con i movimenti del scultore molto elegante. Nelle mani di esperti Artisti trasformano la frutta e verdura maneggiando dei piccoli coltelli con la lama aguzza molto tagliente, capace di trasformare una papaia o una zucca in un mazzo dei fiori, un ravanello in un coniglio, una piccola margherita, una rara orchidea di carote. Qualsiasi genere di frutta o di verdura possono essere usati e li subentra creatività, la fantasia e l’abilità dello Chef Artista.

Thailandia, insetti in scatola pronti per l'export

Per la gioia degli amanti del mangiar strano di tutto il mondo, un centro agricolo thailandese ha messo sul mercato varie specie di insetti in scatola, rendendo così a lunga conservazione e esportabili prelibatezze finora consumate solo sul posto.
Al momento leccornie come cavallette, locuste, bachi da seta, scarabei, o il caviale di formica, si trovano in scatola solo nei negozi di 'delicatessen' del regno asiatico. Ma dopo aver esaurito in un batter d'occhio il primo stock prodotto e aver ricevuto una consistente ordinazione dal giappone, il centro agricolo di sakorn nakhorn nel nord est del paese, che ha avuto l'idea, si prepara a esportare le sue croccanti specialità.
Il centro, che produce per ora 60 chilogrammi di insetti in scatola al giorno, ha portato anche un pò di ricchezza a sakorn nakhorn. Da quando è partita l'iniziativa, gli abitanti si sono armati di reti e retine e sciamano dappertutto in cerca delle minuscole prede. I più svelti riescono a guadagnare fino a 10.000 bath al mese, oltre 250 euro: un reddito impensato in queste povere campagne.
In thailandia il consumo di insetti, fritti o alla griglia, è in costante crescita e si arricchisce di sempre nuove specie. Dai miseri deschi dei contadini è approdato sulle tavole dei più benestanti cittadini. A prezzi spesso esorbitanti: i bruchi del bambù ad esempio arrivano a 25 euro al chilo
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Bevande e droghe

Rispetto ai costi di altri beni di consumo, le bevande sono abbastanza costose. L'imposta di governo sulle bevande alcoliche thailandesi e' del 50%. Una bottiglia grande (630ml) di birra costa più della metà dello stipendio quotidiano minimo di un operaio di Bangkok. Secondo l'organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura delle nazioni unite (la fao) la Thailandia è al 5° posto al mondo nel consumo di alcool, davanti alla Francia ed all'Irlanda.

Le birre in tailandia: singha, singha oro, amarit n.b.:, kloster, carlsberg, birra chang, heineken. La singha è la birra più comune in thailandia con il 66% del mercato. La carlsberg ha il 25% e le altre si ripartiscono il resto. Fabbriche di birra importanti: le fabbriche di birra di rawd producono (singha, singha oro) amarit (amarit n.b.:, kloster) carlsberg (carlsberg, birra chang) heinken (heineken) la birra in tailandese si pronuncia bia.

Un uomo, una birra, nessun problema. (proverbio dei pescatori di ko thao)

Alcolici legali : mekhong (whisky dal riso) è chiamato cosi' dal fiume che attraversa la cambogia ed il vietnam. Ha proprietà simili al tanto decantato thip, ma con una differenza notevole: se capovolgete una bottiglia di mekhong in un bicchiere di acqua in modo tale che la pressione dell'acqua non permetta al whisky di fuoriuscire dalla bottiglia, un liquido sarà visto gocciolare nell'acqua, è glicerina, usata per amplificare artificialmente il potere dell'alcool, cio' può causare la cecità se consumato in grande quantità. Thip (whisky dalla canna da zucchero) non disponibile virtualmente in ogni altro paese nel mondo. Si dice che contenga sostanze chimiche allucinogene.

Alcolici illegali : (liquore della giungla): contiene tra il 10% e il 95%! Di alcool. Disponibile nelle piccole città e in quasi ogni ristorante nel retrobottega, tipo sotto il contatore (non in ristoranti musulmani) alcune volte al liquore della giungla vengono aggiunte alcune erbe per aumentare il sapore e cambiare il colore. Molte di queste erbe fermentando, si crede aumentino l'effetto alcolico.

Vini: produzione nazionale difficile. I vini vengono importati dalla francia, australia o usa e sono disponibili in ristoranti ed in supermercati occidentali.

Energy drink: bibite a base di caffeina e carbonato, sono particolarmente adatti prima o durante attivita' faticose fisiche o mentali, aiutano ad attenuare la fatica e a recuperare in fretta le energie del corpo. Questi energy drink sono molto popolari in thailandia.

Droghe: marijuana,  oppio, eroina:  nella zona di confine tra la thailandia, il laos e la birmania c’è il famoso “triangolo d’oro”: tale regione gode della sinistra fama di più grande coltivazione di oppio del mondo, della quale cosa la politica e l’economia sono in parte responsabili. Le tribù di montagna che vivono lì, coltivano i loro campi di papavero secondo un metodo tradizionale. Uno degli scopi principali del governo thailandese, perseguito con l’appoggio delle nazioni unite e con l’aiuto degli usa, è quello di spingere le tribù di montagna a passare alla coltivazione di altri prodotti agricoli, come il caffè, la frutta o i fiori. A questo scopo il re s’impegna personalmente. E gli sforzi iniziano a dare i loro risultati. L’oppio viene tuttavia coltivato ancora. Una parte della produzione finisce sul mercato interno delle sostanze stupefacenti. Il traffico di eroina è qui considerato come un delitto che, in casi particolarmente gravi, è punito con la pena di morte. Oltre a quello dell’eroina esiste il problema di molti giovani che fanno uso di amfetamine o droghe sintetiche come la ya ba (metamfetamina) e l'extasy. In certi punti della città di Bangkok, e a Chiang mai, dove il turismo e il traffico di droga si mischiano tra di loro, la criminalità e la prostituzione sono onnipresenti.  L'oppio, l'eroina e la marijuana sono ampiamente usate in thailandia, ma è illegale comprare, vendere, o possedere queste droghe in qualsiasi quantità, (possedere l'oppio per consumo, non per la vendita, è legale fra le tribù della collina).  Le pene per il possesso o il consumo delle droghe sono rigide, fumando o possedendo la marijuana potreste essere condannati a un anno di prigione, mentre consumando o possedendo eroina, la pena può essere fino a 10 anni di prigione.

Parlare della «ya ba» come di una nuova droga è parzialmente sbagliato, in effetti si tratta di una sostanza che è stata sintetizzata più di mezzo secolo fa e che ora è “riemersa.”“La «ya ba» è solo all’apparenza una nuova droga, in realtà la sua è una lunga e poco nobile storia. Sintetizzata per la prima volta da chimici giapponesi, il ”cristallo metanfetaminico” fu infatti introdotto sul mercato con il nome di “shabu” per la prima volta alla fine del secolo scorso, nel 1893.” (da Narcomafie febbraio 2000) Questa sostanza fu in seguito impiegata durante la II Guerra Mondiale dai tedeschi, dai kamikaze giapponesi e finalmente anche dai soldati alleati. Dopo la II Guerra Mondiale questa droga prese piede principalmente nell’area del Pacifico, più precisamente in quella regione che ancora oggi è tristemente conosciuta col nome di Triangolo d’Oro. Una regione che era fra le maggiori produttrici di eroina, seconda soltanto all’Afghanistan. Già negli anni ’70 la Tailandia aveva messo questa sostanza al bando, avendo già riscontrato diversi decessi legati al consumo di tale sostanza, ma il vero Boom risale agli inizi degli anni ’90. Stando alle differenti fonti che ho consultato, all’origine del “ritorno in auge” della «ya ba»vi sarebbero i Wa, un gruppo etnico già fortemente implicato nella produzione di eroina in questa regione. Agli inizi degli anni ’90 i leader di questa etnia Wa s’accorsero che molto vicino ai territori da loro controllati esisteva un vasto mercato praticamente non sfruttato: la gioventù tailandese. Una gioventù che particolarmente fragile a causa dei repentini cambiamenti intervenuti nella società tailandese. Con una perfetta mossa di Marketing i Wa diversificano la loro produzione e la loro offerta, aggredendo la Tailandia con delle pillole di metanfetamine chiamate «ya ma» (o «ya maa»). Il tutto con il benestare della Birmania, paese dove molte delle pillole sono prodotte che è ben contenta d’ignorare i traffici dei Wa in cambio di “disordini in casa dei loro vicini,” inutile dire che fra i due paesi non scorre buon sangue. Abbastanza rapidamente la «ya ma» prende piede in Tailandia fino a diventare un gravissimo problema sociale. Nel 1996, in un tentativo di arginare il dilagarsi di questa droga il governo tailandese ha modificato il nome dell’anfetamina da «ya ma» a «ya ba». «Ya ma» significa “droga per i cavalli”, in quanto ogni sacchetto riportava l’immagine di un cavallo quasi a significare la straordinaria potenza di questa droga. Mentre «ya ba» significa la droga che fa impazzire. Si trattò di un tentativo atto a scoraggiare i tailandesi che vivevano nelle campagne dall’usare questa droga. Stando a quello che disse un portavoce del governo, molte persone nelle campagne avrebbero cominciato a fare uso di questa droga, diventandone così dipendenti, perché “traviate” dal nome che “suggeriva”: prendete questa sostanza e lavorerete come cavalli. Tale argomento è probabilmente discutibile, ma ciò non toglie che nessun nome potrebbe essere più appropriato di «ya ba» a: la droga che fa impazzire. In Tailandia la situazione è attualmente molto grave, la «ya ba» conta ormai, stando alle stime delle autorità tailandesi, circa 3 milioni di consumatori, e il tessuto sociale ne sta risentendo molto seriamente: violenze, automutilazioni, suicidi, descolarizzazione, ect. Le pillole thai, che hanno un forte odore di vaniglia e sono più piccole delle pasticche di ecstasy. Dapprima considerata al pari dell’ecstasy, questa nuova droga è poi risultata decisamente più pericolosa. Le pillole thai contengono delle metanfetamine e la loro struttura e simile a quella dell’ecstasy, ma queste due droghe non agiscono sulle medesime parti del cervello. La pillola thai facilita la produzione cerebrale di dopamina, una sostanza che provoca un intenso senso di piacere e di benessere. Il fatto che agisca sul centro dopaminico piuttosto che sulle fibre serotoniniche (come avviene con il MDMA dell’ecstasy) fa però salire considerevolmente la sua capacità d’indurre dipendenza. Si stima che la capacità a creare dipendenza psichica delle pillole thai si tre volte quella dell’ecstasy. Gli effetti durano dalle otto alle 24 ore, possono essere paragonati a quelli causati dall’abuso di crack. Le anfetamine tailandesi sono infatti un potente eccitante, che rende euforici, aumenta l’attenzione, la fiducia in se stessi e l’aggressività. L’abuso cronico provoca un nervosismo permanente, irascibilità e allucinazioni paranoiche che possono portare predisposizione alla violenza, violenza rivolta tanto verso se stessi che verso gli altri. Il consumatore perde l’appetito soffre di disturbi del sonno cronici e di gravi e irreparabili disordini psichiatrici (ad esempio perdita di memoria) accompagnati da depressioni.

I funghi che contengono psilocybin  ( cioe' l'acido fosforico di estere del psilocin) crescono nelle isole di koh samui e koh pha-ngan, viene servito in alcuni ristoranti sotto forma di omelette e  drink  ed e' conosciuto in thailandia come hed keequai cioe' un fungo che appare dopo la defecazione dei bufalo d'acqua, cresce nei campi  dopo abbondanti piogge nel periodo giugno-ottobre. Nel sistema biologico il psilocin per scissione viene messo in libertà ed è responsabile degli effetti farmacologici. Gli effetti psichici sono i seguenti: mal di testa, formicolare, sensazione di freddo (tuttavia si suda), stanchezza, alterazione dell'equilibrio, diminuzione della pressione sanguigna con vertigini, allucinazioni, che durano da sei fino a sette ore e poi svaniscono. All'apice dell'effetto del psylocibin (dopo un'ora o due ore) spiritualmente nello sviluppo si può retrocedere (fino all'infanzia).
Dopo segue l'elaborazione dei contenuti vissuti "del mondo estraneo". Questa elaborazione è accompagnata da depressioni.
Può essere pericoloso per l'uomo solo se la dose di psilocybin si aggira nell'ambito del grammo. Il pericolo principale del consumo di psilocybin si trova nell'effetto stesso che altera la percezione sensoriale. Raramente ciò può causare stati psicotici o incidenti. Lo statuto giuridico di possesso di questi funghi è discutibile.

Kratom, Krathom, Karkuam,Thom, Ketum, sono i nomi più comunemente usati per indicare la Mitragyna Speciosa Korth, albero della famiglia delle Rubiaceae alto 15 m., presenta un fusto eretto e molto ramificato, con foglie sempre verdi e di forma ovale, i suoi fiori sono gialli: Cresce in Asia, Africa e Tailandia.

STORIA - Il 3 agosto 1943 il governo tailandese, promulgò il Kratom Act 2486 con il quale richiedeva l'abbattimento delle piante esistenti, proibendone la coltivazione, ma.... nonostante tutti i buoni proponimenti, a tutt'oggi la pianta, dato che cresce spontaneamente ovunque, è molto diffusa. La legge Tailandese considera il Kratom al pari dell'eroina e della cocaina e punisce con la morte anche chi ne è in possesso anche di una sola oncia di estratto. Gli utilizzatori  masticano le foglie fresche  rimuovendo la venatura centrale ed aggiungendo, come prevenzione alla nausea, del sale. Il bolo viene ben masticato e poi deglutito con acqua o caffè. L'effetto che produce è rilassante o stimolante (in base alla quantità assunta), stimolazione a livello mentale, fisico ed emotivo, con effetti che durano fino a 6 ore.

UTILIZZO DEL KRATOM L'alcaloide trova largo utilizzo nella medicina tradizionale per calmare la tosse, nella dissenteria, per curare la dipendenza dall'oppio (facendo fumare foglie essiccate al soggetto con crisi d'astinenza), come analgesico e per combattere la depressione. Il Kraton viene studiato per combattere l'assuefazione data da molte sostanze e per la disintossicazione da metadone, questo motivo stà portando il governo Tailandese a prendere in considerazione l'abrogazione del Kratom Act.2486.

Prostituzione

I thailandesi attribuiscono all'arrivo dei cinesi, nella metà dell'800, la nascita della prostituzione, anche se il Siam era propizio al mercato praticando tradizionalmente la poliginia e soprattutto l'uso della mia nòi - moglie minore - esperta nelle arti dell'amore. Indubbiamente però il primo bordello nel quartiere di Sampeng, a Bangkok, nacque per opera dei cinesi; ci lavoravano solo donne di quella nazionalità e le thailandesi che iniziarono l'attività, a cavallo dei due secoli, adottavano un nome cinese.
Le prime vere prostitute, comparvero quando fu proibita la poligamia nel 1934. Durante la seconda guerra mondiale prima e la guerra del Vietnam dopo, il grande afflusso di truppe in licenza a Bangkok fece però fiorire il mercato.
A tutt'oggi, il commercio del sesso a pagamento è in mano ai cinesi e la maggior concentrazione è a Chiang Mai nel Nord, a Bangkok e nelle città a forte presenza cinese del Sud (Phuket, Yala). Nonostante la sua fama la Thailandia si colloca però solo al terzo posto fra i paesi asiatici a maggior diffusione della prostituzione, dopo Taiwan e le Filippine.

Oggi questo fenomeno procede soprattutto grazie alle numerose richieste sia nazionali che estere, ma anche per l’offerta di migliaia di giovani donne dalle campagne, in cerca di un lavoro. Le ragazze sono vittime di veri e propri racket, di sfruttatori di vario genere, che spesso le reclutano per i villaggi. Per lo più si tratta di giovanissime che vengono ingannate, rapite, e persino comprate, o lasciate andare dai genitori in nome del denaro che guadagneranno. Le ambizioni più diffuse sono quelle di divertirsi, abbandonare la noia del villaggio (nonostante tutto il valore ancora attribuito alla tradizione) con la vana speranza dei bei vestiti e della disponibilità di denaro, e con le comodità che vengono garantite a chi può pagare. Il fenomeno ha radici diverse e non viene ostacolato le ragioni di questo atteggiamento risiedono soprattutto nella sua componente maschile. Le donne non si oppongono alle avventure dei mariti con prostitute, quindi il maschilismo è la vera causa del fenomeno.

Non tutte le donne sono prostitute ed è molto triste che un certo genere di turisti, trattino qualunque ragazza giovane, incontrata per strada, come una meretrice, solo per la facilità al sorriso, che viene frainteso. Le giovani thailandesi sono profondamente pudiche ed è difficile vederle anche solo in costume da bagno. Smettiamola una buona volta di parlare della Thailandia come di un paese del sesso a pagamento in ogni dove. Le prostitute ci sono, è innegabile, e nascondono storie di povertà e sfruttamento come fanno in tutto il mondo.

Una conseguenza di questo problema è lo sfruttamento sessuale dei bambini. I bambini maschi sono le vittime di organizzate associazioni di pedofili stranieri, che trovano qui il terreno più fertile.  Le stime parlano infatti di un numero di giovanissime (e in percentuale minore, ragazzi) dedite alla prostituzione oscillante tra 60.000 e 200.000. Il pericolo del contagio da HIV è ovviamente una delle principali minacce per questi soggetti. Gli assistenti sociali che lavorano al problema sostengono si tratti di veri e propri racket, contro i quali è necessario costituire un coordinamento internazionale di controllo e denuncia.

Il gatto Siamese

Le origini del gatto Siamese sono molto remote e discordanti, secondo un antico manoscritto "Poemi del gatto", nel quale questi gatti dallo splendido mantello sono stati ritratti accanto ai reali del tempo, scoperto a Ayuthaya, la capitale del Siam attuale Thailandia,  potrebbero risalire al 1350. Alcuni studiosi sostengono invece che potrebbe avere origini egizie risalenti all’epoca delle Piramidi e dei Faraoni, producendo, come prova a sostegno della loro teoria, i geroglifici e le pitture raffiguranti Bast, la dea gatta, le cui rassomiglianze con il nostro Siamese nella forma di testa e muso e la tipica colorazione sembrano davvero evidenti. La morfologia del gatto era medio-lunga, dalla muscolatura molto simile a quella del gatto europeo. Le stampe antiche rappresentano pertanto i gatti Siamesi con una manto molto corto dalle estremità più scure, caratteristiche dei felini selvaggi. I sovrani del Siam adoravano questi gatti, classificati come i più belli del mondo. I principi reali, attirati dal suo corpo color avorio con le punte scure e di suoi profondi occhi azzurri, lo accoglievano nelle loro sontuose dimore. Era severamente proibito farlo uscire dalla sua patria senza un’autorizzazione Reale e chiunque li volesse catturare rischiava la pena di morte, erano gatti sacri, allevati dai sacerdoti come guardiani dei templi. Per questo motivo, i Siamesi non fecero la loro apparizione in Europa se non dopo l’inizio del XX secolo, grazie ad una coppia di gatti ceduti al console generale di Gran Bretagna a Bangkok,erano due splendidi esemplari, Pho e Mia, a Owen Gould e al francese Auguste Pavie nel 1884 dal Re del Siam. Nel 1885 fecero la loro prima apparizione al Crystal Palace di Londra e suscitarono molto interesse, tanto da assicurare un futuro alla razza. Verso la fine degli anni Settanta, la voglia di rinnovamento tipica dell’epoca, toccò anche l’universo felino Siamese. Per attirare gli appassionati bisognava ricercare un micio più snello, dal corpo quasi tubolare, dalle zampe alte e sottili e dalla piccola testa triangolare. Un gatto dalla futuristica linea slanciata e quasi stilizzata, linea che caratterizza l’avvenente Siamese di oggi. I primi soggetti nati in Europa non ebbero molto successo e, nonostante gli sforzi per la selezione della razza, avevano un fisico poco robusto e si ammalavano spesso. I decessi erano numerosi e dovuti, nella maggior parte dei casi, ad enteriti o gravi patologie respiratorie. Inoltre presentavano ricorrenti difetti genetici come strabismo e coda ricurva. La leggenda narra che il suo leggero strabismo, soprattutto dei primi esemplari ottenuti, fosse una conseguenza del suo compito di custode dei vasi colmi di pietre preziose dei Palazzi e Templi antichi. Esso infatti fissava senza sosta i tesori fino a divenire strabico per lo sforzo! Le principesse infilavano nella sua coda, al momento del bagno, i loro preziosissimi anelli che il gatto, premuroso e attento, teneva al sicuro ripiegando e annodando la coda per evitare che andassero smarriti. Il Balinese è la varietà a pelo lungo del Siamese ed è nato, in Siam, incrociando Siamesi e gatti d’Angora. Nonostante questa partenza poco incoraggiante e grazie alla costanza degli allevatori, ci furono notevoli miglioramenti sia sul piano della salute (nel frattempo iniziarono ad essere disponibili anche medicinali più efficaci e vaccini) che su quello della genetica. Nel 1920, qualche anno dopo la sua creazione, il Siamese cat club stilò dei rigorosi criteri standard che questo gatto doveva rispettare per poter essere considerato Siamese di razza pura, cercando in tal modo di contenere il diffondersi di esemplari totalmente atipici che cominciavano a proliferare con corpo massiccio e testa tonda la cui unica caratteristica comune con il vero Siamese erano due intensi occhi blu. L’antico Siamese, non più rispondente al moderno standard della razza, cedeva il posto, negli allevamenti e nelle esposizioni, al nuovo affusolato Siamese. Lasciato a se stesso, il Siamese andava diventando sempre più raro tanto da costringere a faticose peripezie i suoi ammiratori. Tuttavia, il vecchio Siamese, non solo arriva fino ai giorni nostri, ma cavalca le passerelle delle mostre feline. così nel 1998 alcuni esemplari sono stati riconosciuti nuovamente come "gatti di razza". Essi sono ora i capostipiti della razza che però non poteva più essere chiamata "Siamese", ed è stata chiamata Thai, come l’odierna terra di Siam che oggi si chiama Thailandia.

Il gatto Korat

Il gatto Korat è un felino per molti versi estremamente particolare. Di origini antichissime, è nativo della Thailandia dove, ancora oggi, viene addirittura portato in processione nei villaggi per propiziare l'arrivo della pioggia. Le prime informazioni su questa razza risalgono ad un antico manoscritto del 1350, lo Smud Khoi o Libro dei Poemi dei Gatti, nel quale viene indicato, insieme ad altre sedici razze, come simbolo di buona fortuna e di prosperità. E tale è ancora oggi considerato in Thailandia dove viene anche chiamato "Si Sawat". Secondo alcune tradizioni tailandesi, i gatti sono animali importanti per il matrimonio e per la stabilità di una famiglia... La tradizione vuole che la coppia di sposi appena consacrata, porti nella stanza da letto un gatto mentre si prepara il letto nuziale. Più il gatto è grande, meglio è... gatti maschi con lunghe vibrisse e che hanno già procreato cuccioli sono, ovviamente, preferiti agli altri. Sempre secondo la tradizione, la culla di un neonato deve sempre essere controllata per evitare che vi si nascondano insetti o scorpioni. Per questo, come prima cosa, ci si mette dentro un gatto Korat per assicurarsi che il neonato possa dormire sereno e lontano da pericoli. Il Korat, per il particolare riflesso argenteo del suo mantello, è sempre stato considerato un vero e proprio porta fortuna sia dagli uomini d'affari che dai contadini, convinti che questo gatto porti loro ottimi raccolti per via del colore "di nuvole di pioggia" del suo mantello, e per il colore verde, come quello del riso giovane, dei suoi occhi. Sempre in Thailandia, i Korat difficilmente vengono acquistati. Solitamente vengono regalati perché la loro capacità di portare fortuna non deve avere un prezzo. Vengono considerati un regalo molto prezioso riservato a persone nobili, a diplomatici o addirittura a regnanti. La prima coppia di gatti Korat, Nara e Darra, venne importata negli Stati Uniti nel 1959 da Jean Johnson. Da allora in poi molti si appassionarono a questa razza che venne, di lì a poco, riconosciuta da tutte le associazioni feline mondiali. L'aspetto del Korat è rimasto praticamente invariato durante il corso dei secoli: la descrizione dell'antico manoscritto è perfettamente calzante al Korat di oggi. Questa razza ha attraversato i secoli senza subire interferenze ed è forse l'unica a non essere stata mai accoppiata con altre razze. La sua morfologia è rimasta immutata per tutto questo tempo forse grazie all'isolamento della regione nella quale si è sviluppata e alla lontananza di quelle terre, ed è tuttora estremamente importante, per chi li alleva, conservare questa importante caratteristica di unicità e di purezza.

Gemelli siamesi

Chang and Eng sono stati il caso più famoso di gemelli congiunti, essi nacquero nel 1811 da una famiglia di contadini cinesi che abitava nei pressi del fiume Chao Phrya nelle vicinanze di Bangkok (capitale, a quel tempo del regno Siam), i loro nomi possono essere tradotti nella nostra lingua rispettivamente come Sinistro e Destro, fu proprio passeggiando lungo il fiume che un uomo inglese li vide per la prima volta e all'inizio si spaventò perché gli sembrava di vedere nuotare una strana creatura con quattro arti e due teste, poi, avvicinandosi scoprì che si trattava di due ragazzini uniti all'altezza del torace. Simili eventi si verificano per colpa di divisioni tardive dell'embrione. Le cause del ritardo nella scissione al momento non sono scientificamente accertate. I gemelli siamesi sono molto rari nell'uomo (1 su oltre 120.000 nati) e spesso soggetti a morti premature. Tuttavia, non mancano casi straordinari come i sopracitati gemelli Chang e Eng uniti all'altezza del torace da una striscia cartilaginea che portava al centro un solo ombelico. La malformazione di Chang ed Eng era vista dai contadini della comunità in cui vivevano come un segno di sventura. Proprio colui che li aveva notati per la prima volta lungo il fiume, Mr. Hunter, pagò sia la famiglia che il Re del Siam per portarseli via. Egli cercò di farli visitare dai migliori medici che diagnosticarono l'impossibilità di effettuare un'operazione per tentare di separarli. Dopo circa cinque anni, ormai diventati simbolo di notorietà sia in Europa che in altri Stati, con l'aiuto di Mr Hunter partirono per l'America, nazione sempre alla ricerca di nuovi soggetti da far diventare famosi. Chang ed Eng furono scritturati da Barnum nel suo famoso circo, si esibirono tra donne cannone e uomini pesce. Il proprietario del circo sulla loro "disgrazia" fece numerosi spettacoli e slogan che dicevano "Venite a vedere i fratelli siamesi prima che il chirurgo inglese li separi ". Fecero numerosi viaggi con il desiderio di essere separati ma ciò non fu possibile. Ritornarono in America dove si stabilirono in una fattoria delle Blue Ridge Mountains, vissero fino all'età di 63 anni, sposarono due sorelle ed ebbero ventidue figli e continuarono a lavorare come attrazioni internazionali. Fu a partire dalla scoperta di Mr. Hunter che l'espressione "gemelli siamesi" diventò di uso comune per descrivere questo raro fenomeno biologico. E' stato scritto anche un libro"Chang and Eng", tradotto in quattordici lingue, ha avuto un successo mondiale.

Abbigliamento

I thailandesi hanno un aspetto pulitissimo e sempre in ordine e anche nelle bidonville e' raro vedere qualcuno veramente sporco e trascurato. I meccanici, che alla fine della giornata di lavoro non possono fare a meno di essere sporchi di grasso, emergono dal bagno serale come se non avessero mai toccato un motore in vita loro. Tutti i thailandesi fanno il bagno almeno una volta al giorno e spesso due. Dire che qualcuno e' mai rieb-roi  ( sporco) e' quasi altrettanto grave che dire che e'  mai-suparb  ( maleducato), e molto spesso le due cose corrispondono; la trascuratezza in determinate circostanze, equivale spesso alla maleducazione. Sebbene fra i giovanissimi sia di moda vestire come i coetanei americani e europei, per la maggior parte della popolazione cio' e' semplicemente mai rieb-roi. Allo stesso modo per i thailandesi tradizionalisti ci sono colori educati e colori maleducati, un abito a vivaci colori e' accettabile in una giovane donna ma non lo e' addosso a una donna anziana, che dovrebbe vestire con colori pastello o con tinte scure. La domenica per esempio, e' l'unico giorno in cui chiunque puo' vestire di rosso senza essere considerato mai-suparb.

Il Buddismo

La forma di buddismo praticata in thailandia e'  hinayana, chiamato anche il buddismo del veicolo minore, originalmente arrivato dall'india, ma i thai hanno sviluppato nel corso dei secoli un proprio buddismo, adatto al loro temperamento. Come filosofia oltre che come religione, il buddismo ha avuto un ruolo fondamentale nel modellare il carattere thai e in particolare il modo di reagire agli eventi. Il concetto buddista di precarieta' terrena, la sua idea di assurdita' di ogni tentativo di cercare delle certezze nella fluidita' dell'esistenza, hanno contribuito molto alla creazione di quell'atteggiamento rilassato e spensierato che e' una delle piu' affascinanti caratteristiche dei thai. Tensioni, ulcere, nevrosi e cose simili non sono sconosciute in thailandia, ma il fatto che non siano molto diffuse e' dovuto in buona parte all'influenza del buddismo. La grande maggioranza dei thai, circa il 94% e' di religione buddista, ma la tolleranza religiosa si estende a quasi a tutte le fedi.

I monaci buddisti

Il numero complessivo di  monaci  in thailandia varia da stagione a stagione, aumentando in particolare nella stagione delle piogge, il momento dell'anno in cui tradizionalmente i giovani entrano nei templi per un periodo che oscilla da due settimane a sei mesi. Qui ascoltano i sermoni basati sugli insegnamenti di Buddha, studiano il tripitaka ( gli insegnamenti di Buddha a pali ), praticano la meditazione e apprendono le virtu' di una vita ascetica libera da possessi materiali. Un monaco buddista deve anche ubbidire a non meno di 227 regole che governano tutte le minuzie della vita quotidiana, oltre ad astenersi dal rubare, dal mentire e dal parlare oziosamente, dal togliere la vita, dall'indulgere al sesso, dalle droghe, dalla lussuria e dai divertimenti frivoli. Non puo' possedere nulla al di fuori della veste e una borsa di tessuto color zafferano, la tazza di ottone per le elemosine e alcuni oggetti personali indispensabili, mangia solo due volte al giorno, la prima al mattino presto, (infatti i monaci escono dai tempi all'alba per raccogliere il cibo dai devoti), e la seconda prima di mezzogiorno. Tuttavia, malgrado la vita spartana che vi si conduce, un tempio buddista (Wat) non e' affatto isolato dal mondo " reale". Molti Wat incorporano scuole di vario tipo, spesso si tratta dell'unica scuola del villaggio. I monaci sono liberi di viaggiare a volonta' da un tempio all'altro, salvo il periodo della quaresima buddista. Inoltre i Wat sono aperti a tutti coloro che desiderano ritirarvisi. I monaci hanno anche un ruolo importante in molti riti della vita quotidiana, come la benedizione di un nuovo edificio, un compleanno, un matrimonio o un funerale.

I meriti

Alla gente, il Wat e i suoi monaci offrono l'opportunita' di guadagnarsi  meriti  e la garanzia di maggiori ricompense dopo la morte. Cio' e' particolarmente importante per le donne, perche', sebbene sia esistito un tempo un ordine di suore ( e qua e la' e' possibile ancora oggi vedere alcune sue superstiti dalla veste bianca che indossano), questo e' stato soppresso alcuni anni fa' e il solo modo che rimane a una donna per avanzare spiritualmente e' attraverso l'acquisto di meriti. Per questa ragione, la maggioranza delle persone che partecipano ai sermoni dei giorni festivi e' costituita da donne, per lo piu' anziane. Oltre a dare cibo ai monaci, il modo piu' diffuso per acquistare meriti consiste nell'occuparsi della manutenzione dei tempio o, ancor meglio, nel sostituire un tempio vecchio e rovinato con uno nuovo.

Wat Tham Krabok

Durante la guerra del Vietnam  i laotiani di etnia Hmong, strinsero un’alleanza con gli statunitensi contro i nord-vietnamiti sul confine settentrionale e contro le forze del Pathet Lao, un movimento indipendentista laotiano nato dopo la capitolazione nipponica in Laos. Alla fine della guerra, l’etnia Hmong continuò a combattere il governo centrale che nel 1975 aveva espulso la famiglia reale e instaurato il regime comunista della Repubblica popolare del Laos, ma perse progressivamente il sostegno delle forze straniere. Cosi 14-15mila si rifugiarono nel campo profughi del Wat Tham Krabok che si trova accanto all’omonimo tempio buddista, uno dei più popolari in Thailandia. All’interno c’era anche un centro di riabilitazione per tossicodipendenti. L’esercito presidiava tutta l’area, limitando le possibilità di movimento dei suoi abitanti. Le autorità tailandesi sospettavano che alcuni Hmong utilizziassero il campo come base del narcotraffico tra Thailandia e Laos. Quando il campo e’ stato chiuso per mancanza di contributi finanziario nel 1990, alcuni rifugiati sono fuggiti dal campo per evitare il rimpatrio nel Laos, ma la maggior parte furono in seguito aiutati dall’IOM a raggiungere – oltre agli Stati Uniti – Francia, Canada e Australia. Ma ancora oggi esiste il centro alla riabilitazione per tossicodipendenti, e tornano come in un pellegrinaggio verso una grotta santa, dove il miracolo della vita li ha strappati alla morte. Una piccola Lourdes nel cuore della Thailandia, un monastero dove si curano i tossicodipendenti e dove chi è guarito torna ad aiutare gli altri, ancora prigionieri della droga, o a ringraziare chi li ha liberati dalla schiavitù dell'eroina. Wat Tham Krabok è un tempio austero senza gli sfarzi dorati di altri luoghi dello spirito. Qui si combatte contro le follie dei corpi che trasformano  i volti in maschere di disperazione. La via del Buddha è severa in questa terra pacifica nella Thailandia centrale, vicino Ayutthaya, che è stata capitale dell'impero e oggi è straordinario tesoro archeologico. Qui, simbolicamente costruito a ridosso di un bivio che separa due strade, come due scelte di vita, c'è il Wat, il Tempio. Fondato, secondo la leggenda, quando un contadino arrivato dalle colline del Triangolo d'oro per disintossicarsi dall'oppio chiese aiuto a Luang Por Yai, una monaca che si era ritirata in una grotta per meditare. Luang preparò un estratto di erbe medicinali e lo fece bere al contadino: che guarì. Dal 1959, quando il priore Chiam Rhum decise di impegnarsi per il recupero dei tossicodipendenti, la fila davanti al Wat Tham Krabok non si è più interrotta. Sono venuti in centomila da ogni parte del mondo per provare a salvarsi e molti, quasi tutti, ce l' hanno fatta. Tham Krabok significa proprio "Grotta della pipa d'oppio" e dove viveva Luang oggi c'è un vecchio monaco, quasi una sentinella per undicimila persone che affollano il tempio. Arrivano dall'Italia, da tutta Europa, arrivano dagli Stati Uniti e dal Giappone. Come venivano in oriente proprio per stordirsi con le droghe e fuggire un mondo che non amavano più, così ora, soffocati dalle sofferenze, distrutti nel fisico, tornano in oriente per ritrovare salute e dignità. Perché in quello che venne battezzato Triangolo d'oro, la zona di confine tra Thailandia, Laos e Birmania più che produrre oppio, come è accaduto per molto tempo,ora si curano gli effetti malefici di tutte le droghe. Parte di questo territorio è stato bonificato, Nazioni Unite e governo thailandese sono intervenuti riuscendo a far cambiare, almeno in parte le coltivazioni, abbandonare cioè i papaveri per verdure meno pericolose. L'azione delle polizie è diventata più pressante: anche se le connivenze e le speculazioni del governo birmano tollerano e facilitano i traffici di una fitta rete di spacciatori internazionali. Ora, per esempio, si combatte contro la "Ya ba", nuovo flagello dei giovani, una pasticca rosa terribilmente eccitante e ha già conquistato testa e fisico di trenta milioni di nuovi tossicodipendenti in tutta l'Asia. Qualcuno di loro si è già affacciato al Wat Tham Krabok. E come tutti gli altri si sottopone al trattamento della "Grotta della pipa d'oppio", lo stesso che la monaca Luang preparò per il contadino del Triangolo d'oro. La bevanda fatta con le erbe provoca un'incontenibile tempesta nello stomaco, quasi una liberazione fisica dalla droga. I tossicodipendenti rimettono per ore, giorni, ogni sorso dell'infuso è un dolore lancinante e ogni dolore è un piccolo passo verso il ritorno alla salute. Ma ci vuole tempo. E qualcuno cede. C'è chi prova a scappare, ma l'abate di Tham Krabok, Luang Por Campeng Seng, ha organizzato un'efficace rete di protezione. I contadini che lavorano nei campi intorno al monastero ricevono 500 bath, per ogni fuggitivo riportato indietro. "I nostri metodi" dice Luang Por Campeng Seng "possono sembrare duri ma servono per rafforzare lo spirito di resistenza e di volontà del tossicodipendente. E comunque chi è malato non va curato con il carcere" In ogni caso è sempre pronto Gordon, il monaco responsabile per la sicurezza, un afroamericano altro due metri, ex marine, maestro di arti marziali, ex mercenario nelle Falklands. Ha il compito di impedire che gli spacciatori possano introdurre droga per riconquistare i clienti perduti: esattamente come accade da noi. "Durante i primi giorni i pazienti non fanno altro che vomitare, dormire e fare bagni di vapore per favorire la disintossicazione. poi inizia il periodo peggiore, quando sentono l'astinenza e farebbero qualsiasi cosa per procurarsi un pò di eroina o di oppio." Anche per questo a chi sceglie di fermarsi al Wat Tham Krabok vengono tolti tutti gli oggetti personali, soldi compresi, che saranno poi restituiti dopo la guarigione. Chi arriva lascia gli abiti, indossa una tunica rossa e quasi sempre si taglia completamente i capelli. E tornano. Quasi sempre tornano.

Credenze

Quasi tutti i thai di sesso maschile, e anche molte donne portano un  amuleto,  di solito attaccato a una catena d'argento o d'oro portata attorno al collo e scelgono con grandissima attenzione l'amuleto giusto, per la maggior parte consistono in immagini di buddha. Alcuni ne hanno addirittura una mezza dozzina, per essere protetti da ogni tipo di pericolo, come incidenti stradali, colpi di arma da fuoco, morsi di serpente e qualunque altro immaginabile disastro. Nelle province, i  tatuaggi  sono considerati efficacissimi contro il diavolo. Ancora oggi vengono consultati gli astrologi per stabilire il momento piu' adatto per celebrare un matrimonio, per intraprendere un viaggio, per traslocare in una nuova casa, e persino per promulgare una nuova costituzione. Molte delle credenze non buddiste hanno origine  bramina  e ancora oggi i sacerdoti bramini, appartenenti alle circa quattromila famiglie bramine del paese, occupano un posto preminente nella vita religiosa thai e officiano in molte cerimonie importanti. Una delle piu' popolari e spettacolari di queste e' quella dell'aratura che ha luogo nel mese di maggio, anche la cerimonia nuziale thai e' quasi interamente di origine bramina e si puo' dire lo stesso per molti riti relativi ai funerali.

Cerimonie funebri

In alcune delle tradizioni  buddiste,  le cerimonie funebri sono estremamente importanti in quanto sono considerate l'estremo tentativo e l'ultima possibilità di aiutare la persona morta a reincarnarsi favorevolmente. Si ritiene infatti che il distacco dell'anima dal corpo sia un processo graduale e che, finché il cadavere è ancora integro (ossia, prima della cremazione), sia possibile intervenire sul karma dell'anima del morto con l'assistenza dei vivi. Per questo è usanza diffusa recitare testi sacri e insegnamenti religiosi in presenza del defunto. Le cerimonie variano di paese in paese: in Thailandia, ad esempio, sono i monaci a celebrare i riti funebri, cantando i sutra che gioveranno al morto. I parenti e gli amici versano dell'acqua su una mano della persona deceduta e pongono il cadavere dentro una bara circondata da candele, incensi e luci colorate. Dopo qualche giorno (il periodo del lutto varia anche a seconda dei mezzi economici di cui dispone la famiglia) in cui parenti, amici, vicini e conoscenti si recano a onorare il morto, a pregare e a giocare a carte o a domino nella casa in cui è conservata la salma, avviene la cerimonia funebre vera e propria. Il funerale è accompagnato da un'orchestra, il cui compito è di rallegrare gli animi. Le scale di casa, da cui viene portata fuori la bara, sono coperte con foglie di banano per rendere insolito il percorso finale del morto. La processione verso il luogo della  cremazione  è guidata da un uomo che porta in mano un drappo bianco, seguito da alcuni anziani che trasportano fiori in ciotole d'argento, e poi da un gruppo di monaci che precedono la bara. Dopo i canti funebri, la bara viene posta su una pira di mattoni e coloro che partecipano alla cerimonia accendono la legna sottostante con candele e bastoni di incenso. Le ceneri vengono conservate in un'urna. 

Il cimitero a Bangkok: un problema risolto con…internet !

Il lutto virtuale, le condoglianze tramite internet e la sepoltura virtuale, sono le nuove tendenze "in" in tailandia, anche perché, a causa dell'intenso traffico nelle strade di bangkok, diventa sempre più difficile poter partecipare di persona ad una cerimonia funebre. E' per questo che Piyaporn Pongpeerapat ha avuto l'iniziativa di creare il sito funerario www.susarn.com dove la parola "susarn" significa cimitero in lingua tailandese. Sottotitolo "il sito commerciale della morte", non proprio bellissimo, per la nostra mentalità, ma comunque è questo. Grazie ad esso, amici e parenti non devono più lasciar casa per recarsi al tempio, in quanto - dicono quelli della piyaporn - "noi offriamo un servizio alle persone molto impegnate che in questo modo possono comunque e dignitosamente onorare il loro defunto".
 Il cimitero tailandese su internet si realizza inserendovi tombe virtuali con una foto
formato passaporto del defunto, accompagnata da una epigrafe o ricordo personale. Ovviamente si danno anche informazioni sull'organizzazione dei funerali, con ampio spazio dedicato ai riti funerari di Cina e Tailandia e relative spiegazioni. I tailandesi che "frequentano" il sito - in realtà ancora poco numerosi - sono pregati di lasciare dei messaggi alle persone interessate a questo o a quel funerale. Abbiamo per altro notato che spesso quello che viene scritto, è anche un testamento virtuale di chi pensa in vita alla propria morte. Ovvio che i beneficiari ricevono il messaggio dopo la sepoltura …che non è virtuale!, ma a parte l'ironia, "vi sono cose" dice piyaporn "che si vorrebbero dire ad altre persone senza aver mai trovato il momento appropriato." come noterà chi vuole visitare il sito, esso gioca graficamente sui colori grigio, il blu ed il blu ardesia, ed il testo dei contenuti può essere letto - a scelta - o in lingua thai o inglese.

Dimora degli Spiriti

Nella Thailandia buddista, nel cortiletto di ogni casa, si trova una "dimora degli spiriti". Si tratta di una vera e propria casa in miniatura, una piccola costruzione destinata ad ospitare gli spiriti del luogo (san phra phuum). Secondo la tradizione, se non vi fossero queste casette gli spiriti sarebbero obbligati a convivere con gli inquilini delle abitazioni, causando un gran numero di problemi. La parola thai che significa spirito e' phi  e la quantita' di spiriti e' immensa soprattutto nelle campagne, superando di gran lunga, si crede, l'intera popolazione mondiale e per qualche ragione, gli spiriti piu' maligni sembrano essere tutti di genere femminile.

Di norma la casa degli spiriti è costituita da un tempio delle dimensioni di una voliera, montato su un sostegno e collocato in un luogo scelto secondo le avvertenze di carattere astrologico di un "Moo-Pii", una sorta di "dottore degli spiriti", in qualche modo un esperto in grado di tenere a bada simili entità. Infatti nella "Terra dei sorrisi" la maggior parte delle persone crede fortemente nella esistenza di spiriti e spiritelli considerati responsabili di particolari eventi, sfortune o malattie. Le paure ad essi collegate sono talmente radicate che ogni abitazione è provvista di una dimora degli spiriti, necessaria a chiedere scusa e protezione allo spirito proprietario del terreno su cui è stata costruita la casa. Perdono per aver impiegato quel terreno e difesa o protezione da altri spiriti negativi.

Poiché nella grande metropoli di Bangkok può mancare il cortiletto, la dimora degli spiriti può trovare comodamente spazio in saloni, tetti o balconi. Per questo si trovano casette di tutte le forme e di tutti i prezzi. Ogni edificio, supermercati, banche o negozi sono provvisti di una dimora degli spiriti. Nelle abitazioni più semplici la costruzione può essere costituita da una comune struttura di legno somigliante alle classiche case thai mentre nei palazzi per uffici o nei grandi edifici può trattarsi di un tempietto di cemento colorato e variopinto.

Ma come assicurarsi che gli spiriti prendano posto nel luogo ad essi destinato e non in quello principale, insieme agli abitanti? Naturalmente rendendo la dimora degli spiriti più ospitale di quella degli esseri umani, attraverso l'offerta costante e quotidiana di incenso, fiori, cibo e candele. Inoltre, la casetta dovrà essere situata in una posizione privilegiata nella quale, in seguito, celebrare apposite cerimonie. Nel caso poi di ristrutturazione o di ampliamento dell'abitazione, si dovrà sottoporre allo stesso trattamento anche il luogo preposto gli spiriti; di conseguenza una dimora in disuso o deteriorata non potrà essere buttata semplicemente come un qualsiasi oggetto, ma amorevolmente depositata ai piedi di un albero sacro o nell'angolo di un tempio (wát), dove qualche spirito benevolo se ne potrà occupare.

È difficile fare un elenco dei vari spiriti a cui credono i buddisti thailandesi, tuttavia fra le innumerevoli tipologie di entità che possono nuocere o causare paura ai viventi vi sono gli spiriti dei morti. Per questo le cerimonie funebri sono estremamente importanti. Secondo la tradizione tailandese, la cerimonia del commiato non si può svolgere nel giorno sbagliato in quanto "lo spirito del morto potrebbe irritarsi con i parenti" ma occorrerà recarsi dal "Moo-Pii", o dal monaco buddista, il quale, in base a calcoli astrologici e meditazioni, saprà individuare il giorno adatto alla cremazione della salma, senza molestare lo spirito del defunto. In tal modo si aiuterà la persona morta a disincarnarsi favorevolmente. Si ritiene infatti che il distacco dell'anima dal corpo fisico sia un processo graduale e che, finché il cadavere risulta integro, ossia prima della cremazione, si potrà intervenire sul karma dell'anima con l'aiuto dei vivi.

L'elefante

Cio' che altrove per i sovrani erano gli stalloni o i falchi reali, per i re del siam sono sempre stati i chang puak , gli elefanti bianchi. Chi trovi un esemplare di questo tipo che gia' da giovane presenti macchie rosa sulla fronte o sulle orecchie e abbia occhi e unghie bianchi, in thailandia ha letteralmente il dovere di consegnarlo seduta stante al palazzo reale. Non importa se gli zoologi parlano di "albinismo": qui la gente e' convinta che un gran numero di elefanti bianchi assicuri al re una reggenza fortunata. L'attuale monarca educato in svizzera , ne possiede una quindicina a corte. L'elefante, animale sacro a Buddha, sotto le cui sembianze si dice, egli scese sulla terra e adesso simbolo della Thailandia, corre pericolo di estinzione e proprio nel suo paese d'origine, una nazione la cui silhouette geografica si dice assomigli ad una testa d'elefante. Il governo ha pertanto, creato un parco nazionale in cui vivono gli ultimi esemplari d'elefanti selvatici. Ma è ben poca cosa. Gli asiatici hanno da sempre addomesticato il mammifero più grosso e più forte della terra, oltre ad averlo cacciato e oltraggiato, e questo pachiderma non è stato solo animale da fatica, nel corso dei secoli i Thai, i Birmani, e i Khmer hanno affrontato infinite battaglie con i loro grandi eserciti di elefanti. E quando, verso la fine del diciannovesimo secolo, re Chulalongkorn (Rama V) accolse in visita ufficiale alcuni ospiti tedeschi, fece organizzare in loro onore una imponente caccia all'elefante. Fino agli anni cinquanta ce n'erano ancora più di 14.000 esemplari. Oggi ne sono rimasti circa tremila soltanto . La gravidanza di un elefante dura dai venti ai ventidue mesi e al massimo nasceranno due piccoli, molto raramente tre, ma in questo caso uno o due non sopravvivranno. Quindi la situazione demografica di queste bestie non potrà certo migliorare in un immediato futuro. Si dovranno attendere molti decenni prima di ristabilire un minimo di riequilibrio e con i pachidermi, bisognerà cercare di salvare, nel contempo, e proteggere il loro habitat naturale : la foresta. Un elefante può lavorare anche 50 anni.
Quando è giovane gli verranno assegnati due "mahout", addestratori, uno giovane ed uno più anziano, solitamente padre e figlio, e solo con loro imparerà a spingere , trasportare e impilare la legna di teak. Un addestramento che spesso dura numerosi anni. L'elefante asiatico vive normalmente fino a 80 anni e anche di più e, secondo la legge tailandese, deve smettere di lavorare a 61 anni . Gran parte degli alberi di teak vengono ancora abbattuti in Birmania e nel Laos dalle stesse compagnie del legno. E fra Chiang Mai e Bangkok non è certo un segreto che i ladri di alberi vadano a caccia degli ultimi giganti di teak armati di ricetrasmittenti. Nei loro spostamenti si servono degli elefanti che fanno poco rumore e lasciano meno tracce dei trattori essendo le loro zampe grandi, morbide e che sanno perfettamente distribuire il peso, evitando di danneggiare il terreno e di lasciare evidenti tracce.
Per un giorno di lavoro i negrieri della mafia locale guadagnano un enormità, e dovrebbero prendere in considerazione, cosa che spesso ignorano, che un elefante dopo sole cinque ore di attività ha bisogno di due giorni di riposo per ricaricarsi. Nel nord della Thailandia, a Mae Sai, sulle rive del fiume Mae Nam Ping di lato alla frontiera con la Birmania, ora Mianmar, c'è un ristorante da dove, mangiando sulla terrazza, si possono con facilità osservare gli elefanti guidati in riva al fiume. Ogni animale porta sul dorso il suo proprio conduttore e ne segue i gesti e i comandi ubbidiente, ricordando forse un bambino fiducioso in compagnia del genitore.Si vedono arrivare in fila trottando, le proboscidi penzolanti sulla terra scura, mentre escono dalla foresta fino a raggiungere l'acqua.
Allora il capo dei mahout, impartisce ordini secchi gridando "Maab", che vuol dire "seduti". Lo stesso grido verrà ripetuto da mahout a mahout e allora ogni elefante si piegherà, adagio, depositando l'uomo sul greto del fiume e si rotolerà contento nel fango della riva. Qui tutti si lasceranno innaffiare, lavare, strigliare dai loro piccoli padroni.
Una gioia generale la loro, pachidermi buoni, che sotto miriadi di gocce brillanti nel sole, fra un sonoro sguazzare, un barrire, li farà persino ridere Si perché gli elefanti sanno ridere sapete. I loro occhi diventano vivi e accattivanti e le loro risa sono anche contagiose per gli esseri umani. Intanto i mahout sfregano la testa e la schiena dei loro protetti, con il palmo della mano o delle spazzole, liberandoli così dai parassiti. Così gli elefanti torneranno a luccicare come se fossero stati appena creati dall'argilla. Adesso, gli elefanti vengono raramente adoperati per aiutare l'uomo nel trasporto d'enormi quantitativi di teak, tanto da rimanere disoccupati. Ora vengono addestrati a svolgere mille giochi per il solo divertimento del turista. E la loro fatica sarà la stessa di quella spesa per un duro lavoro agricolo, si troveranno ora a contatto con ambienti che non sono a loro congeniali e la pericolosità delle
performances sarà spesso disastrosa. Ho sentito un gruppo di turisti criticare l'esibizione di uno show d'elefanti a Chiang Mai e accoglierla con commenti poco benevoli. Ma cosa potrebbe dire, mi domando, l'addestratore se potesse spiegare la fatica di queste bestie, usata ormai per un beneficio turistico? Sono qui solo per riqualificarsi dalla disoccupazione. Ed imparano a giocare a pallone, a guerreggiare tra loro, a stare su con la testa e inscenare una danza con le proboscidi. Ci sono persino delle agenzie che offrono i propri servizi anche agli albergatori, facendo da intermediari con gli addestratori, ed allora si vedranno gli elefanti danzare intorno alle piscine, oppure portare un turista sulla sua groppa, il tempo di far scattare una foto ricordo. E loro hanno spesso paura dei flash e si innervosiscono. I Thailandesi stessi, inoltre, credono che strisciare sotto la pancia di un elefante porti fortuna, e quindi non è raro vedere queste bestie tenute immobili al centro di piazze dove il traffico è intenso, in mezzo al caos e un andirivieni generale. Spesso allora l'elefante si imbizzarrisce e non è raro che avvengano degli incidenti, spesso anche gravi. Durante la permanenza in Asia, non è difficile che l'elefante diventi sempre più familiare fino a diventare spesso compagno nelle scorribande nella giungla tropicale, o al mare. Bisogna ricordarsi però, di non tirare mai la proboscide ad un elefantino, mai fare indispettire un elefante adulto. Anche loro hanno una propria dignità. Ricordiamolo e rammentiamoci anche che dobbiamo loro rispetto!

Trasporti

I tuk-tuk  sono colorati mototaxi a tre ruote, simili ai nostri ape, con due posti posteriori con una loro personalita'. Questi " corridori veloci " sono veramente indomiti, fanno stridere le ruote per gareggiare con un'altro tuk-tuk e sono cosi' coraggiosi da sfidare i bus cittadini per il primo posto ai semafori. I tuk-tuk riescono sempre a trovare la strada per disivincolarsi nel traffico, ma e' possibili usarli solo per medie distanze. I  trishaw  sono dei bici-taxi a tre ruote usati come mezzi di trasporto in molte province della thailandia, nonostante e' il piu' lento mezzo di trasporto e' scelto per le brevi distanze, in quanto ci si puo' rilassare e guardare il paesaggio. I  songtaew  sono dei pick-up convertiti in mini-bus con due lunghi sedili montati in ogni lato nella parte posteriore, in generale trasportano le persone dalla periferia alla citta' e cercano i passeggeri lungo il tragitto, si possono anche noleggiare privatamente per andare dovunque desideriate.

L'orchidea

L'orchidea selvaggia e' il fiore simbolo della Thailandia. Nell'800 botanici e viaggiatori facevano follie per scoprire nuove varieta' da importare in europa e per penetrare il segreto del suo voluttuoso comportamento sessuale. Le forme delicate e sensuali e la complessita' dei giochi erotici cui si abbandonano le orchidee e' una conseguenza della loro lotta per la riproduzione.

Gemme

La Thailandia è famosa per la lavorazione delle gemme e la realizzazione di gioielli di squisita fattura. Ma la tradizione non può permettere di fare acquisti a caso per un thailandese: per essere in armonia e per attirare fortuna e successo, ogni pietra deve essere intonata al colore dell’abito indossato o al giorno e mese di nascita. Alcune regole. Nati in: gennaio/granato, febbraio/ametista, marzo/acquamarina e eliotropio, aprile/diamante, maggio/smeraldo, giugno/perla e pietra di luna, luglio/rubino, agosto/peridoto, settembre/zaffiro, ottobre/opale, novembre/topazio, dicembre/turchese e zircone. Nati di: domenica o abiti arancione e rosso/ granato e zircone, lunedì o abiti crema e giallo/perla e diamante, martedì o abiti rosa/topazio, mercoledì o abiti verde/smeraldo, giovedì o abiti arancione/occhio di gatto, venerdì o abiti celeste e blu scuro/perla e diamante, sabato o abiti nero e porpora/rubino. Bisogna fare molta attenzione nell’acquisto di gioielli e di pietre preziose nei vari mercati e da loschi personaggi in strada, visto che girano molte pietre false, ottime imitazioni.

L'artigianato

In thailandia la tessitura della  seta  e' stata praticata per secoli , ma a un certo punto , questa antica industria e' sembrata scomparire. Nel 1976 la regina ha dato il via ad un programma per patrocinare, fra l'altro, centri dove si istruiscono i nuovi tessitori nell'uso del filarello e del telaio a mano, come si faceva ai vecchi tempi. Oggi se ne possono ammirare i risultati, ci sono varie qualita' di seta: la seta "mudmee", i cui caratteristici motivi geometrici sono ottenuti mediante un particolare procedimento di tintura del filato, le sete trasparenti e velate e quelle per abiti o per tappeti. Come la seta anche il legno di  tek  ha quasi rischiato l'estinzione. Oggi nessun pezzo di questo esotico legno puo' venire esportato prima di essere trasformato in un prodotto finito, il risultato e' che il talento degli artigiani thailandesi e' ora stato messo in evidenza, che sia una miniatura di elefante di pochi grammi, o una statua a grandezza naturale alta due metri e pesante come un vero pachiderma, la precisione dei dettagli e' l'elemento caratteristico che distingue il minuzioso lavoro di questi scultori del legno. Gli incisori thailandesi sono anche famosi per la loro abilita' nel costruire mobili e pezzi di arredamento, alcuni dei quali con realistiche scene di vita tailandese scrupolosamente intagliate nel legno. Il legno di teak e' cosi' prezioso che nessun pezzo viene sprecato e persino il piu' piccolo frammento viene usato per gli oggetti di lacca. Le naturali irregolarita' del legno vengono stuccate con l'argilla e poi levigate fino a rendere liscia la superficie. Poi, durante un periodo di diversi mesi, vengono applicati sette strati di smalto e, per finire, viene aggiunto un motivo decorativo in lamine d'oro. Un altro esempio della creativita' dei thailandesi e' dimostrata dai  parasole  e  ventagli dipinti a mano, che oggi vengono usati soprattutto come oggetti decorativi. Erano nati originariamente come articoli da regalo per i monaci. Sono ancora fatti alla maniera originale con bambu', carta, rayon o cotone. La carta viene estratta dalla corteccia degli alberi di gelso, i listelli sono preparati a mano e i forellini vengono praticati con punzonatrici azionate a pedale; per finire vengono dipinti a mano con motivi rupestri o mitologici. Nel nord della thailandia ci sono negozi di  artigianato tribale  dove si possono acquistare stoffe tessute artigianalmente, singolari capi di abbigliamento ed accessori delle tribu' delle montagne. Anche gli arazzi  kalaga di velluto nero, ornati in rilievo con filamenti metallici, lustrini e pietre semipreziose sono un prodotto dell'artigianato thailandese. Il nome kalaga significa "tenda straniera". Alcuni di questi drappi ornamentali possono raggiungere i 5 metri di lunghezza, altri sono stati adattati per fare cuscini, quadri e borse a tracolla. Le figure che luccicano sui kalaga descrivono scene e personaggi delle antiche leggende sanscrite, le 10 vite di buddha e le vicende mitologiche del ramayana. Anche le ceramiche  bencharong venivano prodotte esclusivamente per i re della thailandia. Questi oggetti sono di porcellana smaltata dalle luminose decorazioni simmetriche. Le ciotole, i vasi ed i centrotavola sono bordati in oro 24 kt. Le scatolette per la noce di betel hanno un posto d'onore nella storia della thailandia. Vassoietti porta betel fanno parte degli oggetti in uso nelle corti reali e sono il regalo di nozze tramandato di generazione in generazione presso le famiglie rurali. C'e' un vassoietto porta betel stampigliato sui certificati di matrimonio thailandesi. Il "kit porta betel " consiste in vari piccoli contenitori per ognuno degli ingredienti necessari: la noce di betel, la foglia, la scorza e la calce color corallo. Chi prova per la prima volta a masticare la foglia di betel si sentira' un po' stordito e disgustato dal sapore amaro. Ci vogliono comunque anni di "vizio" per acquisire le labbra rosse da vampiro e i denti anneriti dei masticatori abituali.

Breve storia della presenza italiana in Thailandia

I primi italiani che si stabilirono stabilmente in Thailandia furono i missionari gesuiti, che arrivarono nel 1700.

La presenza italiana in Thailandia è atipica rispetto a quella dell’emigrazione italiana all’estero. A differenza dei nostri consueti flussi migratori nel mondo, qui si deve parlare unicamente di una “intellighenzia italiana” nel Regno del Siam costituta prevalentemente da personalità di elevato livello artistico-intellettuale che legarono la propria presenza alla modernizzazione del Regno durante la “epoca d’oro” del Re Chulalongkorn o Rama V (1868-1910).

Invitati a Bangkok per un abile disegno politico perseguito da Rama V (l’Italia era preferibile ad altri Paesi europei in quanto priva di appetiti colonialistici in Asia, sostengono alcuni storici) o più verosimilmente per la passione concepita da questo per l’arte italiana ammirata nel corso di due visite di stato nel nostro Paese (1897 e 1907), la comunità di artisti, architetti ed ingegneri italiani vide gli albori della propria storia in questo Paese nel corso dell’ultimo decennio del 1800, preceduta dall’arrivo di un ufficiale del Regio esercito italiano, il Col. Gerolamo Emilio Gerini, che riformò l’esercito creando l’Accademia militare Siamese.

Dopo Gerini, ricordato anche come eminente antropologo dalla Royal Scientific Society di Londra e fondatore della Siam Society (ancor oggi tra i maggiori centri di studi storico-archeologici del sudest asiatico in stretto rapporto di  collaborazione con l’ISIAO), l’apporto italiano si manifestò parallelamente in campo ingegneristico-architettonico (progetti di opere pubbliche, edifici reali, ministeri, ferrovie, ospedali) ed artistico (decorazione di facciate, interni e monumenti).

Personalità notevoli della “epoca d’oro” sono: gli ingegneri Carlo Allegri, designato dal re “Capo della Direzione Lavori Pubblici”, ed Emilio Gollo, che perfezionò un avveniristico sistema di costruzioni galleggianti sull’acqua; gli architetti Mario Tamagno ed Annibale Rigotti, Ercole Manfredi; i pittori Cesare Ferro, Galileo Chini e Carlo Rigoli; gli scultori Tonarelli e Novi affiancati da un ragguardevole numero di tecnici altamente specializzati che raggiunsero le 35 unità in servizio al Ministero Siamese dei Lavori Pubblici.

Data l’epoca e l’importanza degli incarichi ricoperti da questi  nostri connazionali, che le fotografie dell’epoca ci presentano in alta uniforme reale, non è fuor di luogo immaginare che l’italiano fosse lingua diffusa negli ambienti ufficiali.

Le conseguenze della Prima Guerra Mondiale ebbero l’effetto di ridurre la comunità italiana in termini di numero, anche se non di cifra artistica. Agli inizi degli anni ’20 risale, infatti, l’arrivo dello scultore fiorentino Corrado Feroci, l’artista italiano di maggior carisma in questo Paese. Feroci, che più tardi adottò il nome siamese di Silpa Birasri (maestro d’arte) creò l’Accademia di Belle Arti di Silpakorn e costruì i maggiori monumenti religiosi, reali e civili, che adornano Bangkok. Fra questi il Democracy Monument, posto al centro di un viale di palazzine di linee razionaliste che rievocano il Foro Italico a Roma, il Victory Monument, il grande Buddha Puthamonton e le sculture di Rama I e Rama VI.

Il 15 settembre d’ogni anno la Silpakorn University, l’accademia di Belle Arti da lui creata, celebra l’anniversario del suo fondatore con una cerimonia assai vicina ad una divinizzazione dopo la morte, che avvenne nel 1962. Con Feroci si conclude l’epoca prestigiosa degli italiani in Thailandia, di cui l’epigono in campo economico-commerciale fu Giorgio Berlingeri, che diede vita al colosso industriale Ital-Thai, tuttora in attività, e restituì alla gloria d’un tempo l’Oriental Hotel.

 

 

la mia nuova casa e la mia citta'

 

festivita' thai