L'AMICO ITALIANO

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella prima foto sono io Rinaldo in una delle tante visite in Thailandia, ho in braccio il figlio di sua sorella maggiore Hlot. Nel 1997, grazie anche alla crisi della moneta thailandese le ho costruito con i pochi miei risparmi, una nuova_casa per llei e la sua famiglia, nella seconda foto e' il momento della posa della prima "pietra" . Oltre a un piccolo aiuto economico ogni mese, le do' anche un sostegno psicologico nei momenti critici della sua vita attraverso la corrispondenza telefonica settimanale e la vado a trovare in media due volte all'anno, questo e' molto importante per lei, ma non posso dargli di piu', ho gia' fatto tanto per lei e i suoi bambini. Pero' questo non basta perche' per la vita quotidiana e futura dei suoi bambini serve anche un piccolo aiuto economico, da parte di tutti voi che leggete queste pagine. (Scusate se mi ripeto)


La mia vera storia in Thailandia.

Nel lontano 1990, frequentavo una compagnia di amici in un bar di San Donato (Bologna), una sera uno di questi mi propose di fare una vacanza di due settimane con lui a natale a Phuket con un viaggio organizzato (hotel + soggiorno), entusiasta della proposta accettai subito. Premetto che l’unico viaggio  extraeuropeo che avevo fatto fino allora era stato alle Seycelles con un’amica e che fino a un’anno prima ero stato felicemente fidanzato e in vista di matrimonio con una ragazza della mia citta’, fidanzamento durato otto anni e poi finito per futili motivi. Questo per dire lo stato d’animo in cui mi trovavo in quel periodo, secondo me serve per capire il perche’di questo viaggio e i successivi avvenimenti. Alcuni giorni prima di natale ci imbarcammo da Roma per Bangkok-Phuket con la Thai, il mio amico era gia’ stato a Phuket l’anno prima e mi aveva gia’ messo al corrente della situazione laggiu’, gia’dal viaggio in aereo mi ero reso conto del fascino delle donne thai, tutte le hostess indossavano un abito tradizionale thai in seta e i loro movimenti sinuosi avevano gia’ fatto partire la mia fantasia. Giunti a Patong  ricordo alloggiammo al Patong Beach, dietro il Banana disco, dopo un pomeriggio di meritato riposo e una cena in un ristorante locale ci avventurammo in Bangla Road. Il mio amico mi faceva da cicerone e mi accompagno’a vedere le ragazze dei bar nelle varie soi, ricordo subito che l’ambiente era molto ma molto caldo, al nostro passaggio le ragazze ci chiamavano da tutte le parti, mentre il mio amico sorrideva e salutava, io ero frastornato dall’ambiente, non mi ero mai trovato prima di allora in una situazione simile. In un secondo momento il mio amico mi invita a sedere in un bar in Soi Gonzo, dove lavorava una sua amica e dopo aver bevuto una birra mi dice che vuole  salire in camera dell’hotel con questa , capisco, e dopo aver pagato il conto mi allontano da solo per osservare le varie vie dei bar, dopo circa un’ora di cammino decido di sedermi in altro di questi bar e ordinato una birra, bevo osservando il passaggio, qualche  ragazza del bar mi si avvicina e in un’inglese a me incomprensibile cerca di attaccare discorso, ma io faccio finta di non capire e allora si allontanano( in realta’ allora conoscevo l’inglese molto poco, solo a livello scolastico).La serata la trascorro al Banana Disco da solo, poi mi reco in hotel dove ritrovo il mio amico a letto con la ragazza del bar, mi corico nel mio letto e affronto una nottata molto movimentata, in quanto non  ho “chiuso occhio”. La mattina seguente mi alzo e mi accorgo che il mio amico e’da solo, lo sveglio e gli chiedo se andiamo in spiaggia, lui acconsente e ci rechiamo sulla spiaggia di fronte al Banana Disco, durante la giornata ci scambiamo opinioni sulla serata precedente, il mio amico mi riferisce che l’hotel chiedeva i documenti alle ragazze per farle salire in camera e cerca di convincermi di “mollare gli ormeggi”, per potermi anch’io divertire, ( lui sapeva che ero frenato, oltre che dalla mia timidezza anche dalla paura dell’AIDS). La serata la trascorro da solo in quanto il mio amico vuole uscire con la ragazza della sera precedente, ma mentre ero seduto in un bar di fronte al bar dove ci sono i  ladyman, conosco alcuni ragazzi di Bologna (Castel San Pietro) e tra una birra e l’altra mi ritrovo abbastanza allegro, finche’ i ragazzi mi salutano per recarsi a ballare al Banana Disco, io prometto  loro di raggiungerli in seguito e bevo ancora. Nel frattempo vedendomi solo, si avvicinano tre ladyman, mi circondano , mi accarezzano, mi appoggiano le mani sulle gambe e non solo, ma io respingo ogni avances, allora uno dei tre esce con una frase che ha dato il via alle mie avventure e disavventure: You are frocio?

Immediatamente mi alzo e mi reco in discoteca, ritrovo i ragazzi di Bologna e ci mettiamo in pista a ballare, durante la serata mi ha colpito una ragazza da sola seduta nella penombra del locale, mi sono avvicinato e le ho chiesto se potevo sedermi, lei ha fatto un cenno di assenso con il capo, ci siamo presentati e cercavamo di dialogare, ma a causa della musica alta e del mio inglese precario non riuscivamo a capirci, cosi’ di comune accordo abbiamo deciso di andare a bere qualcosa all’esterno. Ci siamo seduti in un locale vicino alla discoteca, abbiamo parlato tutta la serata, sapendo che il mio amico riportava in hotel la ragazza della sera prima le ho chiesto se lei abitava da sola, lei mi ha risposto positivamente e mi ha anche riferito che il giorno dopo era il suo compleanno. Pensando ad un eventuale regalo, tra me e me mi sono detto:” Caspita che sfiga tra tante ragazze, vado a conoscere proprio una che compie gli anni domani” La notte l’abbiamo passata insieme nella sua stanza, il pomeriggio seguente ci siamo svegliati e mi ha subito chiesto che regalo gli avrei fatto per il suo compleanno, lei voleva un braccialetto d’oro, io ero molto spiazzato e confuso dalla sua richiesta non sapevo cosa fare, mi sono lasciato convincere anche dal suo sorriso, l’ho accompagnata a Phuket Town e le ho comprato un braccialetto da 2500 bath. Ritornati a Patong l’ho salutata con la promessa di rivederci la sera stessa in discoteca al Banana e mi sono recato in hotel dal mio amico a cui non ho detto niente del regalo. La sera entrato in discoteca l’ho vista che ballava con un altro turista, mi sono fatto vedere ma di risposta lei e’quasi scappata in mezzo alla folla del locale, l’ho inseguita  e raggiunta prendendola per i capelli, le ho chiesto perche’ si comportava in quel modo, lei mi ha risposto: ”Up to me! j don’t like you”, avrei voluto darle una sberla, ma mi sono trattenuto e l’ho lasciata andare. Gli istanti successivi avevo una gran rabbia in corpo, ma solo dopo mi sono reso conto di essere stato un “ tenero pollo” e che questa esperienza negativa mi sarebbe servita per i futuri comportamenti da tenere con le altre ragazze del luogo. Infatti i giorni successivi mi sono molto divertito, il capodanno e’stato festeggiato in compagnia di amici, con le ragazze trascorrevo le serate in allegria e passavo con loro al massimo una sola notte insieme, concordando prima il prezzo della prestazione e il giorno lo trascorrevo con i miei amici in giro per le spiagge dell’isola, cosi’ ho fatto fino alla fine della mia prima vacanza in terra Thai. Avevo ancora molto da conoscere da questa gente e da questo paese e mi ero promesso di ritornarci alla prossima vacanza.  In quel periodo lavorando in una struttura comunale come l’asilo nido, avevo molte ferie in un anno, con 2 settimane a natale, 2 settimane a pasqua e tutto il mese di agosto, per molti questa e’ stata poi la mia rovina, in quanto con il tanto tempo disponibile per una vacanza mi sarei lasciato prendere da una grave forma di “thailandite”. Incurante delle critiche altrui ho prenotato da solo un altro viaggio in oriente, in quanto nessuno dei miei amici aveva le ferie, il primo viaggio mi aveva lasciato tanti “perche’” e non avevo mai festeggiato il Songkran (capodanno tailandese), quindi sono ritornato a Patong. Alloggiavo in un bungalow affittato in Sainamyen, ho cercato e ritrovato subito alcuni amici e amiche conosciuti la volta precedente, mi e’stato facile reinserirmi in questo ambiente, le prime serate le ho trascorse in allegria senza pensieri, ma da subito, quando ritornavo in stanza da solo, mi accorgevo che mi mancava una compagna con cui trascorrere i vari momenti della giornata, cosi’ mi sono promesso di cercarne una. La sera stessa ho cominciato la ricerca, seduto in un bar in Soi Gonzo, mi sono messo a chiacchierare con una ragazza che si faceva chiamare Boom era originaria di Saraburi, sembrava proprio quella che cercavo, l’ho frequentata alcuni giorni, mantenendo sempre pero’ un certo distacco, poi le ho chiesto se le andava di trascorrere con me il resto della vacanza, lei ha accettato subito a patto di non portarle via tutti i suoi momenti di liberta’ personale. Il caso ha voluto che lei viveva con una sua amica piu’anziana che lei chiamava ( my sister), il compagno di questa un tedesco di nome Peter e il loro cane, in una abitazione  proprio davanti al bungalow dove alloggiavo. Peter era un signore molto simpatico, sempre ubriaco con la passione per le Harley Davidson, ne aveva una parcheggiata davanti alla porta di casa, viveva a Patong da alcuni anni. Quando Boom venne da me la prima volta, capii che conosceva bene anche la giovane coppia thai con due bambini che gestiva i bungalows, infatti i giorni seguenti li ho trascorsi in compagnia anche della sua amica, la famiglia thai e alcuni turisti dei bungalows adiacenti con le relative compagne. Di giorno dormivamo fino al primo pomeriggio, anche se il caldo in quel periodo e in quel posto era opprimente, questo era dovuto anche dalla configurazione dei bungalows, erano tutti coperti da una tettoia che raggiungeva l’abitazione dei proprietari e solo una pala per ventilare la stanza non bastava, dovevamo tenere anche la porta aperta. Le giornate passavano veloci, al risveglio, mentre lei si recava presso la sua abitazione, io ne approfittavo per fare una sauna per smaltire le sbornie delle sere precedenti, era situata proprio in una casa di fronte ai bungalows , alla sera si organizzava spesso delle feste all’aperto con barbecue e bevande a volonta’ con tutti quelli che volevano partecipare e altre volte ci si recava ai bar. I giorni del Songkran il titolare dei bungalows ci ha messo a disposizione una jeep caricata con due bidoni pieni d’acqua e ghiaccio, Boom e la moglie thai del proprietario dei bungalows hanno preferito sedersi in cabina , in quanto non sopportavano essere bagnate, io i bambini e altri ragazzi thai dietro con i secchi, le mitragliatrici ad acqua e il talco mentolato, ci siamo diretti lungo Sainamyen verso il centro di Patong. Il pomeriggio lungo le strade di Patong e’stato molto divertente, ma mi ha anche stancato molto, al ritorno mi sono concesso alcune ore di riposo, il giorno successivo siamo andati a Phuket Town a festeggiare e il terzo giorno del Songkran ci siamo recati in un posto sull’isola, molto simile al luogo lungo il fiume Mekong a Nakhon Phanom dove per il capodanno tailandese, molte famiglie arrivano da ogni parte per fare il pic-nic, il posto era meraviglioso, c’era anche un mercato, alcuni si divertivano a lanciarsi l’acqua, altri lavavano i loro pick-up, altri pranzavano e bevevano su stuoie stese per terra. La giornata e’stata di quelle che non si scordano tanto facilmente, ma purtroppo mi sono scordato il nome del luogo. Gli ultimi giorni della mia seconda vacanza in thailandia erano ormai arrivati, infatti due giorni dopo mi hanno accompagnato all’aereoporto di Phuket e dopo i saluti con i proprietari dei bungalows e i ringraziamenti fatti per la loro gentilezza e disponibilita’ avuta nei miei confronti per tutto il soggiorno, mi sono appartato a parlare con Boom, con un nodo alla gola le ho detto che avevo passato dei bellissimi giorni con lei e forse tra tre mesi se lei desiderava ci saremmo rivisti. 

Infatti dopo altri tre mesi mi sono ripresentato a Patong, alloggiavo sempre nel solito bungalow, la prima sera sono andato al bar per vedere se la ritrovavo, ho chiesto: Where is Boom?  Le ragazze mi hanno risposto: Who Boom! Ed io: "Boom, Boom".

Una risata generale si e’ levata tra le ragazze del bar. Sconsolato me ne sono andato verso il Mickey Mouse Bar, dove conoscevo il gestore Massimo gia’ dalle volte precedenti e quella volta gli portai dall’Italia anche12 kg di caffe’ Segafredo, come pattuito con lui nel mio precedente viaggio. Essendo il mese di agosto ho ritrovato molti amici italiani, siamo stati tutta la sera a chiacchierare e a bere, nel frattempo avevo preso di mira una bella ragazza del bar, le ho offerto da bere e ci siamo accordati per la nottata, lei continuava a servire le consumazioni ai vari turisti e a conversare con loro, ma quando e’stato il momento di andare, l’ho chiamata e lei mi ha riferito che non passava la notte con me ma con un altro turista francese seduto proprio di fronte, che era stato messo al corrente che lei era gia’ impegnata con me ma, a seguito della sua insistenza e dell’offerta doppia della mia che gli aveva fatto aveva scelto lui. Arrabbiato ho pagato il conto e me ne sono andato inveiendo contro questo turista “ Con tante ragazze che ci sono a Patong proprio a me dovevi portarla via stron…!”. Deluso sono andato a dormire, ero molto stanco del viaggio del giorno prima.

La mattina seguente sento bussare alla porta mi alzo, apro la porta e mi ritrovo Boom sorridente che mi salta al collo, siamo stati abbracciati per interminabili secondi, poi  le ho subito chiesto: “Dove sei andata ieri sera, ti ho cercato al bar”

Lei di risposta: “Ero con un falang, lo sai io lavoro in questo posto”

Annuendo, le ho ancora chiesto: “Chi te l’ha detto che ero tornato?”

“Il boss dei bungalows” subito lei mi ha risposto.

Ci siamo raccontati dei tre mesi trascorsi in lontananza, poi ci siamo recati a fare colazione.

Da quel giorno ha smesso di recarsi al lavoro al bar, alla sera partecipavamo spesso a feste all’aperto organizzate ora da uno ora da un altro dei residenti locali in quella zona. Altre volte mi invitava in casa della sua amica che lei chiamava “my sister” e si guardava le telenovelas thai alla tv, a loro piacevano tanto, ma a me no, e dopo una settimana di telenovelas, mi sono permesso di chiederle: “ Boom, j can go bars for look my Italy friends?”

Lei indispettita mi risponde: “Why , do you want go bars”

Ed io.: “J don’t like and understand thai telenovelas”

Lei: “Go, pai pai, up to you!”

Mi sono alzato, sono uscito di casa salutando, senza pero’ ottenere in cambio una risposta, mi sono avviato a piedi lungo Sainamyen e ho preso un tuk-tuk al suo passaggio dirigendomi verso i bars, in quel periodo non prendevo a noleggio una moto.

Incontrati i miei amici, subito mi hanno detto in coro:  “Ma dove ti sei cacciato, pensavamo che ti eri allontanato da Patong?”

“No, mi piace molto una ragazza e sapete, qualche volta bisogna anche fare dei sacrifici.” Gli ho risposto.

E loro: “Ma sei matto ti vuoi sposare, pensa a divertirti che e’meglio!”

Dopo un paio di ore in loro compagnia, li ho salutati e sono ritornato a casa , non volevo che Boom si arrabbiasse troppo. Boom stava gia’ dormendo, mi sono coricato vicino a lei e la mattina seguente con mio stupore ho trovato gia’ la colazione pronta, ma Boom non c’era. Trascorsa una mezz’ora si affaccia sulla porta sorridente e mi dice: “Good morning, darling”

Da quel momento le giornate mi sono sembrate piu’ gioiose, non uno screzio, tanta allegria c’era in noi, c’erano stati i chiarimenti necessari, lei aveva capito della mia esigenza di recarmi ai bars dagli amici qualche sera e io le avevo promesso di non tradirla. Le giornate scorrevano via inesorabilmente, tanto da trovarmi un’altra volta a rifare la valigia per tornare a casa e la voglia di ritornare in fretta in quel posto aleggiava gia’ nella mia mente.

Ritornare tra le mure domestiche e sentirsi solo e’ la sensazione piu’ brutta che si prova, dopo aver fatto questi viaggi. Lei allora non aveva il cellulare e anche se io le avevo dato il mio numero di telefono lei non mi chiamava, con la paura di spendere troppo.Un giorno ho pensato di scriverle una lettera via air-mail, cosi’ e’ iniziata una fitta rete di corrispondenza tra me e lei che mi ha aiutato a trascorrere piu’ velocemente i mesi che mi mancavano al mio ritorno in Thailandia.

Il giorno fatidico era ormai arrivato. Giunto a Phuket , mi accorgo che lei mi era venuta a prendere all’aeroporto con tutta la famiglia thai  proprietari dei bungalows, le do’ un bacio, saluto tutti i presenti e mi siedo nel cassone della jeep con i bambini e ci dirigiamo verso Patong. Questa vacanza trascorre senza tanti sussulti in “famiglia”, tra feste e giochi notturni organizzati dai boss dei bungalows, capodanno con barbecue, whisky , birra, botti e gite in varie localita’ dell’isola. Di giorno io mi recavo in spiaggia dai miei amici da solo, in quanto a Boom non piaceva prendere il sole, come del resto la maggioranza delle ragazze tailandesi, “il colore scuro della pelle e’simbolo di “poverta’” diceva. Finita anche questa vacanza e ritornato a casa, la sensazione di essermi innamorato veramente era forte, anche sul lavoro le mie colleghe, tutte donne, dai miei discorsi avevano capito questo e cosi’ hanno pensato bene di farmi uno scherzo. Ritagliato un coupon per una iscrizione gratuita, da un giornale di annunci economici gratuiti “Il BO” e compilato con tutti i miei dati anagrafici e caratteriali, addirittura con il codice fiscale, l’hanno inviato ad una agenzia matrimoniale”Studio Due” di Bologna a mia insaputa. Qualche settimana dopo nella buchetta delle lettere ho trovato una corrispondenza indirizzata a mio nome da parte di questa agenzia, ho aperto la lettera e su vi era scritto:

“Grazie, per aver aderito alla nostra associazione, dai dati da lei forniti e inseriti nella nostra banca dati, ci sono molte affinita’ con questa persona: Donatella , operaia, nubile, 29 anni, se lei e’ desideroso di conoscerla, si rivolga alla nostra agenzia ….”

Il giorno dopo mi sono recato al lavoro con la lettera, ho fatto finta di leggerla al momento del pasto, cosi’ quasi tutte erano presenti, si sa’ la curiosita’ e’donna, e’bastato un attimo che tutte mi hanno chiesto cosa leggevo, appena hanno visto il logo dell’agenzia in alto nella lettera, hanno cambiato colore in viso e alcune non ce l’hanno fatta a non ridere, cosi’ ho subito capito che erano state loro a dare i miei dati a quella agenzia. Loro si sono difese dicendo che non volevano che io perdessi la “testa” con una tailandese, ed era meglio che me la trovassi nel mio paese la ragazza, ma hai sentimenti non si comanda. Nel frattempo continuavo la mia corrispondenza con Boom, avevo ricevuto la notizia che era tornata a casa per un mese a Saraburi a trovare i suoi e che parlando di me hai suoi genitori, questi hanno espresso la voglia di conoscermi nel mio prossimo viaggio. Contento, ho accettato l’invito e le ho spedito anche tramite bonifico bancario i primi soldi, 4000 bath che le avevo promesso di darle per sistemarsi un dente incisivo che si era spezzato in seguito ad una caduta in motorino, naturalmente questi non erano i primi soldi in assoluto dati a lei, in quanto ogni fine vacanza le lasciavo dei soldi per il tempo trascorso con me.

Dopo i soliti tre mesi, il momento di partire era arrivato, pero’ questa volta lei mi aspettava all’aeroporto di Bangkok, giunto a destinazione ho noleggiato una limousine con autista al desk dell’aeroporto e abbiamo intrapreso il viaggio verso Saraburi, questa citta’ e’a soli 108 km a Nord.- Est di Bangkok. Durante il viaggio ci siamo fermati piu’ volte a comprare cibo, bibite, vestiti, accessori vari e giochi per i suoi famigliari. Prima di arrivare a Saraburi abbiamo girato verso destra lungo una strada non asfaltata di campagna e tutti anche i non famigliari appena hanno visto la macchina (ammetto, forse era un po’vistosa in quel contesto), hanno iniziato a seguirci e dopo alcuni centinaia di metri mi sono trovato davanti alla casa dei suoi genitori. L’imbarazzo era tanto a scendere dalla macchina, avevo centinaia di occhi puntati solo su di me, non mi ero mai trovato in una situazione simile, ma sorridendo a tutti i presenti e salutandoli nel loro modo tipico il Wai, tenendo le mani giunte come per pregare e chinando il capo in presenza di persone anziane, ho detto “Sawasdee Krap” a tutti. In questo modo sono riuscito a superare questo per me difficile momento, mentre Boom chiamava i suoi nipoti e le sue sorelle  per scaricare la macchina, io non riuscivo bene ad inquadrare ancora chi erano i suoi genitori, solo dopo che la macchina se ne’andata e mi hanno invitato in casa, sono riuscito a capire, grazie a lei, i vari gradi di parentela della sua numerosa famiglia. La prima cosa che ha fatto Boom, e’ stato l’apertura dei pacchi comprati lungo il tragitto e la distribuzione ai suoi cari , mi hanno offerto da bere e la sorella e le mogli dei suoi due fratelli hanno cominciato a cucinare per noi. La casa era a due piani, fatta con assi di legno, colorate all’esterno di un color rosso mattone, la camera da letto a noi assegnata era ai piani superiori, dormivamo su delle stuoie stese sul pavimento e la zanzariera. In questa casa oltre ai suoi genitori abitavano anche suo nonno (il padre di suo padre) e la famiglia di suo fratello minore. Ad alcune centinaia di metri da questa abitazione c’erano le case della famiglia di suo fratello maggiore e di sua sorella maggiore, con la stalla, dove c’erano 50 mucche (cow), galline, conigli e alcuni maiali e un vastissimo terreno recintato da filo spinato che se toccato produceva una leggera scossa, serviva per il pascolo delle mucche. Durante il giorno rimanevamo in pochi a casa, il fratello minore con il marito di sua sorella maggiore andavano via con il camion a fare le consegne dei polli per una grossa Company di Saraburi, il fratello maggiore lavorava in un ufficio pubblico, la sorella maggiore in una fabbrica, il padre andava spesso al mercato a comprare o a vendere le mucche, la madre fin dall’alba andava a pascolare le mucche e i bambini andavano tutti a scuola ad eccezione di uno. Boom sbrigava durante il giorno le faccende domestiche insieme alla moglie di suo fratello minore, io oziavo quasi tutti i giorni sotto una specie di gazebo servito e riverito, alla sera insieme aiutavamo spesso sua madre a condurre tutte le mucche dentro la stalla,  rifornivamo di fieno e di acqua gli animali, andavamo a prendere l’acqua con un carretto pieno di fustoni, in una vicina pompa e ritornavamo tutti a casa prima di sera per cenare. La sera si faceva la doccia all’esterno con i secchi e dopo le solite telenovelas si andava a dormire. Un giorno andai con la sua famiglia a visitare il Wat Phra Buddha Bath vicino a Saraburi, costruito nel XVI secolo, il venerato tempio attira ogni anno migliaia di pellegrini in occasione della festa che si svolge a febbraio, si affollano qui per venerare quella che e’ ritenuta una vera impronta di Buddha ( l’equivalente della nostra Sacra Sindone), secondo la leggenda, un cacciatore scopri’ l’impronta piena d’acqua dotata di miracolose proprieta’ curative. Il nostro intento era di sposarci, cosi’ ho chiesto ai genitori il loro consenso, che mi e’stato concesso e mi e’stata chiesta come dote (Sinsot) 40000 bath. Prima pero’ volevo accertarmi che anche lei, siccome la nostra residenza doveva poi essere in Italia, fosse certa di poter vivere in un paese cosi’ diverso dal suo e l’ho invitata a venire in Italia come turista prima del matrimonio. Mi sono informato presso l’ambasciata di Bangkok, sui documenti necessari che dovevo produrre per farla venire in Italia  con un visto turistico e le ho promesso di inviarle tutto il necessario nei mesi seguenti. Il giorno seguente sono stato accompagnato all’aeroporto di Bangkok e salutando Boom le ho ricordato che avrei aspettato lei in Italia la prossima volta.

Come promesso le feci recapitare i documenti richiesti per ottenere il visto turistico, certificato di garanzia in cui mi impegnavo di darle vitto e alloggio in casa mia (era in affitto) e eventuale assistenza sanitaria, 1000 USD in traveller’s-cheques intestati a lei, servivano alla dogana italiana per dimostrare che aveva i soldi per fare la vacanza, il biglietto di viaggio andata e ritorno e inoltre gli diedi i soldi per fare il passaporto. L’attesa della risposta da parte dell’Ambasciata Italiana a Bangkok fu logorante, infatti in un primo momento sembrava che non gli concedessero il visto, poi finalmente ando’ tutto a posto, gli concessero un visto per stare in Italia un mese.

Alla fine di agosto del ’92 mi recai a Milano Linate ad attenderla, ma dopo un’ora dall’orario previsto per il suo arrivo, non si vedeva, il primo pensiero che mi e’venuto e’stato: “Non l’avranno mica bloccata alla dogana e non la vogliano fare entrare?”

Poi ansioso di conoscere cosa stesse succedendo e siccome il tabellone elettronico segnalava il volo ma niente piu’, mi sono recato al banco della compagnia aerea e dopo una certa incaz…. sono stato messo al corrente che per problemi di traffico aereo l’arrivo era stato dirottato a Milano Malpensa. Sono ritornato in macchina e mi sono diretto nell’altro aeroporto, dopo 10 minuti dall’arrivo l’ho vista uscire dalle porte degli arrivi internazionali, ho tirato un grosso sospiro di sollievo e le sono corso in contro abbracciandola, lei mi sembrava molto provata da questo lungo viaggio, era stato il suo primo viaggio in aereo. Le ho preso i bagagli e ci siamo diretti in macchina alla volta di Bologna, dopo due ore finalmente siamo arrivati, si e’ripetuto per lei, in un certo senso quello che era successo a me al mio arrivo nella sua abitazione, molte persone sono scese in cortile a salutarla e rivolgendosi a me mi dicevano: “Ma come e’bella! Da dove viene?” mentre altre sbirciavano dalle loro finestre. Salita nel mio appartamento le ho presentato subito mio padre ultraottantenne, che le ha detto: “Venga signorina, si accomodi”, e mia sorella Marinella. Siccome Boom l’ho vista subito un po’ spaesata, le ho fatto vedere le varie stanze del mio appartamento, le ho portato i bagagli in camera da letto e cosi’ lei ha potuto disfarsi la valigia e farsi subito una doccia. Conoscendo Boom, gia’ avevo avvertito i miei famigliari di lasciarla fare quello che voleva e di non insistere troppo riguardo al cibo in quanto lei veniva da un paese molto diverso dal nostro sia a livello culinario che culturale. Ma nonostante cio’ mio padre pensava che non poteva rifiutare un bel piatto di tortellini in brodo fumante di cappone, il piatto tradizionale bolognese, ma cosi’ non e’stato, dopo che ha mangiato il primo tortellino rivolgendosi a me mi ha detto: “Rinaldo, j don’t like this” le risposi: “ You don’t worry, leave here. What you want to eat?”

Siccome non mi ero ancora adoperato nel comprare qualche prodotto orientale, quel giorno lei si e’ accontentata di mangiare quello che avevo in casa. Il giorno seguente siamo andati alla ricerca di cibo orientale e soprattutto riso esclusivamente tailandese e successivamente all’ufficio stranieri della questura a registrarla. Bologna non aveva allora molti negozi con prodotti orientali come Milano dove la comunita’ tailandese era piu’ numerosa, solo ristoranti cinesi, indiani …e un negozio dove vendevano prodotti inscatolati orientali in piazza Amendola. Dopo aver provato il riso cinese, indiano.., finalmente abbiamo trovato alla “COOP”, il vero riso tailandese, sembrava di aver trovato un tesoro, i suoi occhi si illuminarono e il suo sorriso mi dava la sensazione di aver vinto un’altra battaglia. Ma all’orizzonte molte cose negative erano li’ a venire, la prima e’stata questa: un giorno la mia vicina di casa vedendo Boom in terrazza, rivolgendosi a me mi ha chiesto se potevo andare in casa sua a prendere un caffe’ per presentagli la mia nuova ragazza, io sentito il suo parere ho accettato, abbiamo parlato del piu’ e del meno, ci ha offerto il caffe’ e poi siamo ritornati in casa nostra. Alcuni giorni dopo mia sorella per caso in cortile, aveva sentito che parlavano male di noi, dicendo che mi ero fidanzato con una puttana di Patong, ero molto deluso, a seguito di queste affermazioni, da allora ho cercato di non farla frequentare certe persone. 

La seconda e’stata questa: Felice di avere Boom in Italia e data l’insistenza delle mie colleghe di lavoro di conoscerla, l’ho accompagnata presso l’asilo nido in cui lavoravo e al mio arrivo tutte le sono corse incontro a salutarla, poi finito i convenevoli di rito, una stronz… salta su’ con questa frase: “Di queste scimmiette le potevi trovare anche qui?”

Le altre mie colleghe subito, le si sono rivolte contro dicendole come si permetteva a parlare in questo modo di una persona che sarebbe poi diventata mia moglie, questa si e’scusata, ha poi capito di aver fatto una grossa gaffe.

Nei week-end l’ho portata prima a Venezia, ai primi di settembre c’era la famosa Regata Storica, a vedere quella meravigliosa citta’ che e’ Firenze, sulla riviera romagnola a Cesenatico e inoltre le ho fatto vedere la mia citta’ con le due torri, il colle di San Luca, …Ad una settimana dalla scadenza del visto sono andato all’ufficio stranieri per vedere se le avessero dato una proroga al visto, ma ho sbattuto contro un muro di gomma, il giorno del suo ritorno in Thailandia si avvicinava, ma l’ultima ciliegina sulla torta doveva ancora arrivare: un giorno Boom insieme a mia sorella si era messa a pulire il bagno, mia sorella la seguiva con lo sguardo e ad un tratto le strappo’ la spugna di mano dicendole:“ Che cazzo sei venuta a fare in Italia, ritorna al tuo paese, non sei neanche buona a pulire!”

Ritornato a casa, trovo Boom chiusa nella camera da letto che piangeva: “Boom, what is happened?”

Lei. “ Your sister don’t like me, she speak bad about me”

Sono andato da mia sorella a chiedere spiegazioni, le ho detto che non doveva permettersi di apostrofare la mia ragazza con quelle frasi razziste e di pensare prima di dire quelle cose, perche’ Boom anche se non parlava l’italiano, aveva intuito il senso della frase e di farsi i cazz.. suoi, da ora in avanti. Ritornato in camera, ho cercato di tranquillizzarla dicendole che non si erano capite e che mia sorella non ce l’aveva con lei. Due giorni dopo l’ho accompagnata a Milano Linate per prendere l’aereo che l’avrebbe riportata a casa, lei era triste a lasciarmi ma era contenta di riabbracciare i suoi cari.

Alcuni giorni dopo la sua partenza, una persona della questura e’arrivata a casa mia dicendomi: “Lei ha una persona straniera in casa”

“No, e’gia’ ripartita alcuni giorni fa’ “ gli risposi, lui ringrazio’ e se ando’.

Poi pensandoci mi sono chiesto: “Con tutti i cittadini stranieri irregolari che ci sono a Bologna, proprio Boom sono venuti a cercare!”

La settimana seguente, mi chiamo’, ( aveva imparato ad addebitare la telefonata al destinatario) mi disse che il viaggio di ritorno era andato bene e che non ritornava a Patong ma mi avrebbe aspettato a casa sua, si era gia’ informata sui documenti necessari  per contrarre il matrimonio civilmente a Bangkok e che in seguito mi avrebbe spedito la lista di tali documenti. Intanto stavo organizzando gia’ le ferie ( compresi i 15 giorni di concedo matrimoniale e un mese di aspettativa senza stipendio) di quello che era uno degli avvenimenti  piu’ importanti della mia vita. Verso la meta’ di dicembre del ’92, senza purtroppo mio padre molto anziano e mia sorella, sono partito da solo per sposarmi con questa ragazza thai in una terra molto lontana..Arrivato a Bangkok mi sono accorto che Boom e la sua famiglia erano venuti a prendermi all’aeroporto, dopo i saluti sono venuto a conoscenza che volevano andare a visitare Ayuthaya  prima di ritornare a Saraburi. Ayuthaya e’a 85 km da Bangkok e’un mucchio di rovine che rappresentano un affascinante legame col passato della Thailandia. Il luogo dove costruire la citta’ era stato accuratamente scelto in funzione della sua difendibilita’. Costruita alla confluenza di tre fiumi, fu sufficiente scavare un canale attraverso un’ansa del fiume Chao Phya per trasformarla in un’isola. Oggi Ayuthaya e’un’attiva citta’ di provincia ammassata lungo la strada principale, appena arrivati abbiamo affittato una barca” a coda lunga” al pontile del palazzo Chandrakasen, per fare un giro circolare sul fiume, e’ il modo migliore per accostarsi alla zona delle rovine e per raggiungere i luoghi isolati sulle rive verso la terraferma. Ritornati a Saraburi, la prima settimana e’ trascorsa senza troppi sussulti, poi sono iniziati i preparativi per il matrimonio tradizionale tailandese con rito buddista, molto importante per la famiglia di lei e per tutta la comunita’ locale, siamo andati in citta’a cercare un vestito da sposa da prendere a noleggio il giorno del matrimonio, le ho regalato una catena d’oro per lei da indossare durante la cerimonia, dei cuscini da cerimonia, due gomitoli di cotone bianco e candele. Un giorno mi sono accorto che il matrimonio era imminente, i suoi fratelli e suo padre erano andati al vicino tempio buddista a prendere gli arredi sacri per la cerimonia, compresi degli altoparlanti, un’amplificatore con cassetta e un microfono, mentre altri erano andati al mercato e scaricavano casse di bevande e cibo. Solo verso sera quando eravamo in casa e suo nonno raggomitolava i gomitoli (servivano per la cerimonia matrimoniale) per farne di due uno solo e le donne preparavano alcuni dolci, suo padre si avvicino’a Boom e le disse che il giorno seguente era un giorno propizio per Buddha e dovevamo sposarci, subito lei mando’ le sue sorelle ad avvertire la parrucchiera che la mattina presto si recava presso di lei per l’acconciatura e il trucco, poi sentii la voce di suo padre che attraverso gli altoparlanti situati in vari punti del villaggio, avvertiva la popolazione che il giorno seguente sua figlia si sposava con un farang e erano tutti invitati. Successivamente, tutto il villaggio fu’ invaso da suoni di melodie nuziali: “Pin piripin pin pin- pin pirin pin pin- pin piripin pin pin”

Tutta la notte successiva non ho dormito, un po’pensando al giorno dopo e un po’a causa di queste melodie, Boom si e’svegliata alle cinque del mattino per andare dalla parrucchiera e io sono stato in dormiveglia fino a quando non e’ritornata, poi mi ha detto di alzarmi e vestirmi perche’ stavano per arrivare i monaci e gli invitati, la cerimonia era gia’ imminente, quando l’ho rivista, lei era bellissima con quel vestito rosa sembrava una bambola e le ho detto che mi doveva dire tutto durante la cerimonia perche’ io non conoscevo niente del rito, lei sorridendo mi ha detto: “You don’t worry, look me”.

La cerimonia ebbe inizio, ed e’ documentata in queste foto  pubblicate sul sito Sawsdee Italy:

pagina 1

pagina 2

pagina 3

Quando tutto fini’ ero entusiasta di avere vissuto questa esperienza meravigliosa.

La prima notte di matrimonio, dormivamo in una stanza al piano superiore  su un materasso matrimoniale steso sul pavimento formato da assi di legno, mi sono tolto i boxer e le ho appoggiati ai piedi del materasso, la notte mi ero accorto di cigolii strani e la mattina al mio risveglio non ho trovato piu’ i boxer, ho chiamato Boom e le ho chiesto se li aveva presi lei, lei mi rispose negativamente e mi disse che forse erano stati presi dagli spiriti, raccontandomi che se li avessi ritrovati intatti avrei avuto fortuna, mentre se le ritrovavo rotti, dovevo buttarli via perche’ avrei avuto sfortuna, io non credevo a questa storia e dopo una settimana di ricerche li trovai sotto un mobile a piano terra  con un buco sul davanti, era stato un topo e per non andare in contrasto con il pensiero di Boom li buttai in uno stagno che era proprio dietro a casa sua.

Smaltita la sbornia dei festeggiamenti, siamo partiti con una parte della sua famiglia per Bangkok per celebrare il matrimonio civile, quello ufficiale riconosciuto dallo stato tailandese, nel distretto di Phra Khanong, era il 4 gennaio ’93, quel giorno c’erano molte coppie che si dovevano sposare e siamo rimasti in attesa del nostro turno. Quando il funzionario di stato civile ci ha chiamato, ci siamo accomodati in un salone lungo e stretto, dove c’erano diverse coppie che attendevano la risposta dagli impiegati, (circa i documenti gia’ presentati per sposarsi), sedute su delle panche alle spalle delle persone che invece stavano presentandoli come noi, ho lasciato fare a Boom che dopo un dialogo con l’impiegata, mi ha chiesto dei soldi, non ricordo piu’ la cifra esatta, abbiamo apposto alcune firme e dopo circa un’ora ci ha consegnato i due contratti di matrimonio e ha ricordato a lei di recarsi entro i successivi tre mesi all’ufficio dell’anagrafe del suo comune a registrare il matrimonio e a modificare la carta d’identita’. Usciti dal municipio era un caldo insopportabile, per rinfrescarci ci siamo diretti  in un ristorante con l’aria condizionata a festeggiare prima di ritornare a Saraburi. I suoi fratelli nei giorni seguenti stavano organizzando una gita al nord, Chiang-mai, Chiang-rai…., avevano noleggiato un minibus con autista per una settimana al costo di 5000 bath + gasolio e ognuno si pagava le proprie spese, ci hanno chiesto se a queste condizioni intessava anche noi, io ho subito accettato, prima perche’ non ero mai stato a visitare il nord della Thailandia , secondo perche’ le giornate in campagna erano molto lunghe e monotone. La mattina seguente di buon’ora siamo partiti, ci sono volute piu’di dieci ore di viaggio prima di arrivare a Chiang-mai, depositati i pochi bagagli in hotel e riposato alcune ore, ci siamo preparati per la cena in citta’, finita la quale siamo ritornati in hotel a riposare, per affrontare meglio le escursioni che ci eravamo prefissati nelle giornate seguenti. La prima visita e’stata al tempio piu’ conosciuto di Chiang-mai, il Wat Prathat ( Doi Suthep), dove Naga a sette teste guardano minacciosamente il visitatore, mentre le code in ceramica seguono sinuosamente i 290 gradini che salgono al tempio, da questo belvedere a 1000 metri di altezza, la metropoli del nord sembra un plastico. Dal parcheggio del Wat Prathat la strada continua fino al Palazzo Bhubing, residenza estiva del Re, nei week-end e nei giorni festivi, in assenza della famiglia reale, vengono aperti al pubblico, i ben curati giardini dove crescono rose, orchidee, ibischi e buganvillee, ma il palazzo resta chiuso. Al ritorno abbiamo preso un sentiero che porta dopo un paio di chilometri ad un villaggio Meo, consisteva di numerose capanne sul fianco della collina, gli abitanti sono estremamente amichevoli e desiderosi di parlare e di fare domande, bambini dalla faccia sporca in vivaci costumi rosso e neri vengono sorridendo incontro ai visitatori, attorno al collo portano chili di ciondoli..La prima giornata si e’conclusa  con la visita allo zoo della citta’, per fare felici i bambini che erano al nostro seguito, ospita molti animali selvaggi della regione. La seconda giornata l’abbiamo dedicata alla visita alla citta’, che col suo fossato e le sue mura alcuni secoli prima respinse gli invasori, l’attuale fossato risale al periodo successivo alla rinascita della citta’, ma solo la chiazza di carbone all’angolo sud-est e’originale, tutti gli altri tratti di mura e le porte sono stati ricostruiti. Siamo andati al Wat Chiang Man il piu’ antico della citta’ dove sono visibili un Buddha di cristallo e un Buddha di pietra in bassorilievo, queste due immagini hanno la fama di favorire la pioggia. Quindi al Wat Prasingh il piu’ importante tempio di Chiang-mai, al Wat Chedi Luang, al Wat Jet Yod e altri. Il terzo giorno l’abbiamo dedicato all’artigianato locale, a Tapae Road si puo’ avere una visione d’assieme di tutti i prodotti dell’artigianato, c’e’ anche Wualai Road , la strada degli argentieri, lungo la strada per Chon Thong e’ancora fiorente l’artigianato della lacca, l’area dei fabbricanti di ombrelli e’ nel villaggio di Bor Sang, dove ombrelli freschi di tintura sono messi ad asciugare davanti a quasi tutte le case, creando un piacevole effetto festoso’, avanti si incontra la citta’ di San Kamphaeng un centro di tessitura di seta e cotone eseguita con telai tradizionali, subito a est di San Kamphaeng, ci sono le rovine di un’antica fornace dove, 300 anni fa’, gli artigiani cinesi cuocevano le ceramiche originali Sawankhalok, la cui versione moderna e’chiamata thai celadon, ma non tutto e’nuovo, Chiang-mai e’anche un interessante mercato di antiquariato. Il giorno seguente siamo partiti alla volta di Chiang-rai, arrivati al pomeriggio, dopo una breve sistemazione in hotel, ci siamo avventurati alla visita della citta’, tra cui il Wat Prasingh e il Wat Phra Keo che sembra essere stata la prima residenza del Buddha di Smeraldo che ora e’a Bangkok, la sera abbiamo cenato in citta’ e siamo andati subito dopo in hotel a dormire. La mattinata successiva siamo partiti in direzione di Mae Chan per visitare i vari villaggi delle tribu’ delle colline, tra le quali gli Akha….Ciascuna di queste comunita’ o tribu’ ha una sua lingua e segue pratiche animistiche ( basate sulla credenza degli spiriti), ma allo stesso tempo aderisce a credi religiosi adottati di recente. Proseguendo la strada, verso nord si arriva a Mae Sai, il centro abitato piu’ settentrionale della Thailandia, dove molti tailandesi e non ne approfittano per accappararsi i  prodotti che arrivano di contrabbando dal Laos e dalla Birmania.. Il nostro viaggio era giunto al termine, infatti il giorno seguente ci aspettava il lungo viaggio del ritorno.

Arrivati a Saraburi, il giorno dopo siamo ripartiti subito per andare all’Ambasciata Italiana a Bangkok a consegnare i documenti necessari per trascrivere il matrimonio in Italia, perche’ il nostro pensiero era di venire a vivere qui in Italia, l’ambasciatore mi ha ricevuto, chiedendomi se ero proprio convinto del passo che andavo a fare, infatti secondo i sondaggi dell’ambasciata stessa il 95% dei matrimoni tra thai e italiani finivano entro il 15° mese. Io sorridendo ricordo di avergli risposto: “Perche’ non posso rientrare tra quel 5% di fortunati, lo so’ che e’molto difficile, anche a causa della cultura diversa, mantenere una relazione con queste ragazze , ma voglio provare”

Lui mi ha anche detto che il mio matrimonio sarebbe stato trascritto in Italia nel giro di 15 giorni e che mia moglie non la lasciavano per il momento venire in Italia con me, dovevo rientrare da solo. Boom non e’stata molto contenta e si chiedeva il perche’ non poteva seguirmi in Italia da subito, anch’io ho insistito ma non c’e’stato niente da fare, il tempo era tiranno, in quanto per fare venire la sposa subito in Italia, oltre alla domanda di visto di coesione famigliare ci voleva il certificato di avvenuta trascrizione dell’atto di matrimonio nei registri di stato civile del comune interessato, questa domanda sarebbe poi stata trasmessa dall’ambasciata  per via telegrafica, alle autorita’ competenti in Italia e trascorsi 15 giorni dalla data di trasmissione in Italia, e salvo istruzioni contrarie da parte di dette autorita’, l’Ambasciata avrebbe lasciato il visto per coesione famigliare alla sposa. In seguito sono riuscito a tranquillizzarla, le ultime due settimane della mia permanenza in Thailandia, Boom volle andare a trovare le sue amiche a Patong, Dopo quasi un anno che non andavo a Patong, molte cose erano cambiate, alloggiavamo pero’nello stesso bungalow. Una sera siamo andati ai bar e ci siamo seduti in Soi Seadragon al Butterfly Bar, Boom era taciturna e non molto allegra, allora le ho chiesto: “Why, you don’t happy?”

Lei rispose: “You don’t worry, j have not problems”

Dopo alcuni minuti mi chiese se poteva assentarsi un po’ per andare a salutare un suo amico farang che era seduto dall’altro lato del bar, io le risposi che per me poteva fare quello che desiderava, si e’ alzata e si e’diretta verso il suo amico, io sbirciavo e vedendola sorridente e allegra con quel tipo, un po’di gelosia mi stava prendendo e mi dava un po’fastidio. Dopo una mezz’ora e’ritornata e mi ha riferito che era stata contenta di rivedere quel ragazzo che era stato il suo compagno tempo prima, ho preso atto di questo e ci siamo diretti verso casa. La sera seguente la lady dei bungalows aveva organizzato un buffet con turisti alloggiati presso di lei, dopo aver mangiato le chiesi se potevo andare ai bar per cercare i miei amici e siccome lei stava in compagnia, mi lascio’andare, dicendomi pero’ di ritornare verso l’una di notte. Ritornato all’orario previsto, a letto lei non c’era, sono uscito a vedere nella casa dei boss dei bungalow, ma mi sembravano tutti a letto, sono andato a vedere dall’altra sua amica, quella che chiamava ( my syster), se all’esterno c’erano le sue ciabatte, niente, ero molto agitato, sono rientrato in camera lasciando la luce spenta e la porta socchiusa e mi sono messo a spiare, dopo un paio d’ore vedo il turista tedesco che alloggiava alcune porte piu’in la’ , che guardandosi intorno portava via un sacchetto dell’immondizia, insospettito mi sono messo ad osservare piu’ attentamente, appena lui e’rientrato  ho visto Boom che usciva dalla sua camera e si dirigeva verso di me, ho in fretta chiuso la porta, mi sono messo a letto e ho fatto finta di dormire. Quando lei e’entrata si e’svestita e si e’messa a letto, appena ho sentito il letto muoversi, le ho detto: “Where do you go”

lei: “J go in home my lady friend”

io: “ Liar, j see you come out room of german man”

lei: “ No, it is not real”

Chiuso lo scambio di battute, ho cercato invano di chiudere occhio quella notte. La mattina seguente lei mi disse che mi voleva parlare, ed io con piacere ho ascoltato, le cose si stavano mettendo molto male dal mio punto di vista, lei mi disse che siccome sapeva che io non avevo molti soldi e non me li voleva chiedere, aveva preferito andare con i farang per lavoro, dicendomi di non preoccuparmi, mi amava e sarebbe ritornata tutte le mattine a pulire la stanza e a prepararmi la colazione, inoltre mi aveva ammonito di non prendere nessuna altra ragazza durante la sua assenza, perche’ l’avrei dovuta pagare e se lei andava per guadagnare io non dovevo spendere i miei soldi in quella maniera. Subito le ho risposto: “ You are crazy, it’s not long time j married you, and you want go with another farang for money, don’t worry, j have not too much money but j can take care you. Believe me!”

Lei come se non le avessi detto niente ha ordinato la stanza, mi ha preparato la colazione ed e’ uscita, dicendomi: “See you tomorrow”.

 Da quel giorno e’stato un’ inferno, lei  si’ tutti i giorni ritornava, ma io non ero contento, dal mio punto di vista di essere trattato in quel modo, allora un giorno l’ho seguita in spiaggia, mi sono seduto a bere qualcosa e in lontananza la osservavo, stava con un turista svedese, alto 1,90, lei mi aveva notato, ma faceva finta di niente, allora preso coraggio mi sono diretto verso di loro, in fondo lei era mia moglie ho pensato, quando mi ha visto lei si e’ riparata dietro di lui, io con dei gesti ho cercato di farle capire che le volevo parlare, ma lei non si e’avvicinata, allora io per non creare ancora piu’casino, con tanta rabbia in corpo mi sono allontanato mestamente. La sera ho parlato con i miei amici al bar della situazione in cui mi ero cacciato, alcuni mi dicevano: “Se fosse stata mia moglie, non si comportava in quella maniera, io l’avrei ammazzata”

altri: “ Falla ingelosire cerca un’altra ragazza”

Ho seguito il secondo consiglio, mi sono messo a girare in lungo e in largo per i bar in soi Gonzo, poi nell’ultimo bar in fondo a destra stava seduta in un tavolino, una bella ragazza con indosso un tailleur arancione, ha subito attirato la mia attenzione, le ho chiesto se potevo sedermi vicino a lei, ci siamo presentati, lei si chiamava Nam era di Nakorn-Si-Tammarat, quindi ho ordinato da bere e siccome non avevo mangiato ho ordinato anche una pizza, chiedendo se ne voleva una anche lei. Abbiamo mangiato e bevuto tutta la sera, poi le ho proposto di passare la notte insieme, ci siamo messi d’accordo sul prezzo e siamo andati  verso il mio bungalow, ma con il timore che Boom fosse ritornata ho chiesto alla lady dei bungalow, se potevamo trascorrere la notte in casa sua, lei ha accettato e’stata una notte che ancora oggi ricordo con piacere, la mattina seguente lei e’ritornata a casa. Io come tutte le mattine aspettavo Boom, ma quella mattina non si e’ presentata e cosi’ la mattina seguente, allora la sera stessa ho rintracciato quella favolosa ragazza di nome Nam e dopo una serata passata al Banana Disco, l’ho portata nel mio bungalow, la mattina seguente verso le dieci, sento bussare alla porta, apro era Boom: “Why this whore, stay in my bed? Give her some money,  j want she go away”

Nam dalla furia di Boom non sapeva piu’ come comportarsi, si e’rivestita, l’ho accompagnata fuori dandogli quanto pattuito la sera precedente, dicendogli di non preoccuparsi, che quella era la mia moglie stronz… e che le avrei raccontato tutto la sera stessa.

Ritornato in camera ho detto a Boom: “What do you think? You can make farang ba ba (stupid), j don’t like this situation, j don’t like stay alone every day and night, if you don’t stay with me, j take another lady, What can j do?”

Sentito cio’ se ne ando’ piangendo.

Io e Nam ci siamo rivisti alla sera per andare a cenare insieme in un ristorante vicino all’Hard Rock Cafe’ in soi Bangla, le ho raccontato la mia storia e lei penso che mi abbia capito. Mentre cenavamo con mio stupore ho visto Boom con un farang che poi ho saputo essere svizzero, sedersi in un tavolo del ristorante, cercavo di non guardarla, ma era inevitabile, lei si e’girata e mi ha sorriso, io ho subito pensato: “Guarda che due stronzi che siamo, non e’ neanche un mese che siamo sposati e ci ritroviamo in questa situazione di merda”

La notte seguente mentre ero in camera con Nam, verso le quattro, la lady dei bungalow mi viene a chiamare dicendomi che c’era una telefonata per me dall’Italia, erano le mie colleghe di lavoro che volevano sapere se mi ero sposato veramente e perche’ non avevo comunicato all’ufficio personale la data esatta del matrimonio, in quanto per loro ero assente ingiustificato, le ho rassicurate sul matrimonio e le ho detto che non capivo la storia dell’assente ingiustificato ma mi sarei chiarito dopo alcuni giorni al mio ritorno. Ormai era finito anche questo viaggio, incontrando Boom, le promisi che se lei desiderava ancora venire a vivere in Italia con me, mi sarei adoperato a fare i documenti di ricongiunzione famigliare e con un tuk-tuk mi sono diretto verso l’aeroporto di Phuket.

In quel viaggio di ritorno facevo scalo a Parigi, arrivato al Charles de Gaulle, dovevo passare un posto di dogana, prima di andare all’uscita del volo per Bologna, c’era tanta gente alcuni erano fermi al banco dove i doganieri  controllavano i bagagli, altri passavano indisturbati, io avendo solo un porta documenti pensai di imitarli, ma venni fermato da una poliziotta di colore che mi fece accompagnare da altri due suoi colleghi sempre di colore presso il posto di polizia dell’aeroporto, dove chiuso in una stanza venni invitato a spogliarmi completamente, mentre un’altra persona segnava su un foglio tutti i miei effetti personali, mi ricordo  che mi controllarono con una pila anche nel sedere, era abbastanza umiliante e allora chiesi spiegazioni, i poliziotti scocciati, in francese, penso che mi dissero che era stato un normale controllo di routine, mi fecero firmare il verbale di perquisizione e senza scusarsi mi lasciarono andare. Poi pensai che forse quello che aveva attirato la loro attenzione, era che ero l’unico dell’aereo in giacca e cravatta, il vestito che avevo indossato per il mio matrimonio. Appena arrivato a Bologna mi sono recato all’anagrafe a vedere se riuscivo a bloccare la trascrizione del matrimonio, ma purtroppo era gia’ avvenuta, ( per solo alcuni giorni non ero riuscito a bloccarla) cosi’ ho fatto un certificato di matrimonio per chiedere la ricongiunzione famigliare. Piu’ tardi sono andato all’ufficio personale a sanare la mia posizione lavorativa, non avendo telefonato, per comunicare la data esatta del matrimonio, mi vennero decurtati 15 giorni di ferie, in quanto secondo loro non mi sarebbe piu’aspettato il congedo matrimoniale  che avevo usufruito e mi dissero che ero stato fortunato a non essere stato licenziato, adducendo che prima di partire gli avevo detto una data di matrimonio diversa, io spiegai che in gran parte della Thailandia, non e’come in Italia, si vive alla giornata senza programmare come da noi e che avevo diritto lo stesso al congedo matrimoniale in quanto mi ero sposato realmente e che il matrimonio era gia’ stato trascritto, ma non venni ascoltato e allora lasciai perdere, in quel periodo turbolento della mia vita non volevo aprire anche una vertenza con il Comune di Bologna che era il mio datore di lavoro. La mattina seguente sono andato all’Ufficio Stranieri della Questura, per chiedere quanto tempo occorreva per la ricongiunzione famigliare e ho saputo che erano necessari almeno tre mesi prima di venire in possesso del permesso, in quanto le carte dovevano andare a Roma per posta ordinaria, al Ministero degli Interni e al Ministero degli Affari Esteri  e ritornare indietro, arrabbiato di essere trattato come qualunque cittadino extracomunitario che vuole portare in Italia la moglie, chiedo di parlare con il responsabile dell’ufficio, a quei tempi era una donna, che mi ha ribadito che le procedure erano uguali anche per me. Alcuni giorni dopo, ho presentato tutti i documenti che mi erano stati richiesti. Nel frattempo mia moglie mi aveva scritto una lettera dove si scusava di quello che era successo e che aspettava con ansia il permesso per poter venire in Italia, anche Nam mi aveva scritto, dicendomi che, aveva passato dei bellissimi momenti con me ed era in attesa di un mio ritorno. La situazione si stava un tantino ingarbugliando, non sapevo piu’ come agire, meditando sul recente passato e al periodo nero che stavo attraversando, decisi di fare una vacanza spensierata con Nam a Ko Samui. Prima ho risposto a mia moglie dicendole che secondo la legge italiana doveva aspettare minimo tre mesi per ottenere il  permesso, poi ho scritto a Nam che l’avrei raggiunta alcuni mesi dopo per andare insieme a Ko Samui. Successivamente ho ricevuto un’altra lettera da mia moglie, che non credeva che ci fosse voluto cosi’ tanto tempo per avere il permesso e un’altra da Nam che era molto contenta della decisione che avevo preso e che nel frattempo si era trasferita a Ko-Samui, dove aveva delle amiche. Prima della partenza avevo preso alcune precauzioni, avevo scritto un’altra lettera per mia moglie e ho lasciato detto a mia sorella di spedirla dopo due settimane dalla mia partenza. L’aspettativa mi fu concessa perche’ avevo detto che a causa delle lungaggini burocratiche per il permesso di ricongiunzione famigliare, mia moglie si stava innervosendo.

Sono arrivato a Ko Samui e c’era Nam con le sue amiche che mi aspettavano in questo piccolo aeroporto, ricordo che mi ha portato a Chaweng al “Samui Holiday Inn”, appena mi sono sistemato, ho noleggiato un motorino e siamo andati in un bar sulla spiaggia, qui ho scoperto che Nam fumava marijuana con le sue amiche, non ero tanto contento, perche’ ero consapevole dei rischi che correva se la polizia l’avesse scoperta, inoltre aiutava alla sera una sua amica che aveva un piccolo ristorante in coppia con un tedesco, il “Siri” proprio di fronte al “Doors Pub”. Le giornate  trascorrevano tranquille, tra spiaggia di giorno in compagnia delle sue amiche con i rispettivi ragazzi  o in giro per l’isola e in discoteca la sera, al Reggae Pub o al Green Mango. Una serata come tante altre eravamo seduti sul prato all’esterno del Reggae Pub, quando in lontananza vidi una ragazza amica mia, di Boom e anche di Nam, decidemmo di andare via per non incontrarla e andammo all’altra discoteca il “ Green Mango”, durante la serata mi sento chiamare:” Rinaldo”

“Putt… mi ha trovato” pensai,

mi e’venuta incontro nella penombra della discoteca e mi disse: “Are you with Boom?”

stavo per risponderle quando, non sapendo con chi stavo parlando si avvicino’ Nam, lei capii subito la situazione e sorridendo si allontano’, l’ho rincorsa e le ho detto:

“Please, you don’t tell nothing to Boom, j can have big, big problems, please”

poi pensai: “Che sfiga che ho, a 800 km da Patong, su un’isola, vado a incontrare una delle poche amiche di mia moglie”

Nei giorni seguenti ero molto preoccupato della situazione, telefonai a casa per sentire se aveva chiamato, rispose mia sorella, mi disse che alcuni giorni prima aveva chiamato una signora dell’ambasciata italiana di Bangkok che le aveva detto: “Rinaldo dead”, siccome lei non conosceva bene l’inglese si e’ fatta ripetere e questa avrebbe detto ancora: “Rinaldo, kaput”, le ho detto che probabilmente era stato uno scherzo di pessimo gusto fatto da mia moglie, l’ho poi rassicurata che stavo bene e l’ho salutata, dicendole di spedire la lettera che le avevo dato prima di partire. Quindi la mia famiglia pensava che ero morto, ho pensato: “Per fortuna che ho chiamato casa”,

Poveretti, avevano chiamato anche il Consolato Tailandese a Milano e il Ministero degli Esteri a Roma, che avevano entrambi confermato che io ero in Thailandia, ma non sapevano niente della mia eventuale morte. Subito dopo ho chiamato a casa della lady dei bungalow a Patong, mi sono fatto passare mia moglie e facendo finta di niente le ho detto: “How are you?”

lei di risposta: “Where do you stay? My friend tell me you stay whith your lady at Ko- Samui.”

Io: What you say? J stay in Italy,  j work and if you don’t believe me , tomorrow  j send a letter to you”

Lei: “Why, you tell me lies, also embassy tell me you stay in Thailand”

era molto difficile per me negare l’evidenza, cosi’ ho risposto: “If you want believe your friend, up to you, bye bye”

Le vacanze sono continuate, Nam era presa dagli spinelli e una sera l’ho sorpresa dietro il retrobottega del ristorante che confezionava dosi di marjuana per la sua amica, padrona del ristorante e le dissi: “What do you do? Are you stupid? You don’t known, if now police come, j can have me also big problems”

lei mi rispose che faceva quel favore alla sua amica, perche’ cosi’ riusciva a rubare della marijuana per uso personale e mi disse di uscire a controllare se arrivava qualcuno di sospetto.

Al ristorante venivano spesso dei turisti che chiedevano, un te’ ai funghi allucinogeni o mangiavano una frittata fatta con questi funghi contenenti Psilocybin, tutto veniva fatto in segreto, perche’anche l’uso di questi funghi e’ proibito in Thailandia. Arrivo’anche questa volta il giorno dei saluti, ero molto preoccupato della condotta che teneva Nam, le diedi del denaro per il periodo trascorso insieme, la baciai e mi feci condurre all’aeroporto.

Ritornato in Italia, ho ritrovato una lettera di mia moglie che mi chiedeva se ero ancora innamorato di lei e che lei era ancora disposta a raggiungermi in Italia, perche’ mi amava ancora. Dopo alcuni giorni, nel luglio del ’93, mi vedo recapitare una busta giallo-ocra del Ministero degli Affari Esteri, era il permesso di ricongiunzione famigliare, lo lessi e lo spedi’ subito a Boom con i soldi per il biglietto aereo, con accompagnato una lettera che le spiegava che di quell’altra ragazza non me ne fregava niente. Dopo alcune settimane mia moglie mi telefono’, dicendomi che si scusava, ma non aveva intenzione per il momento di venire in Italia, ma non ha saputo spiegarmi il perche’ della sua decisione e si sarebbe fatta sentire in seguito se cambiava questa idea. I giorni passavano, ma di lei non avevo piu’notizie. Giunto il periodo delle vacanze, decisi di ritornare a Patong per rintracciarla, sono ritornato nei soliti bungalows, ma la proprieta’ era cambiata, nel frattempo era morto il marito della lady dei bungalows in un incidente sul lavoro e cosi’ questa aveva venduto tutto e con i bambini era ritornata a casa dalla madre, ho provato a chiedere alla nuova proprietaria se conosceva una ragazza di nome Boom, ma la risposta e’stata negativa. Allora sono andato a cercarla dalla sua amica che viveva  con un tedesco che lei chiamava (my sister), ma anche lei mi rispose che erano mesi che non aveva piu’ notizie di lei, la sera ho fatto un giro nei bar per vedere se la riuscivo a rintracciare, ma invano, preso dallo sconforto ho deciso di raggiungere a sua insaputa, Nam a Ko- Samui. Arrivato all’aeroporto ho preso uno di quei taxi-moto e ci siamo diretti lungo un rettilineo a Chaweng, volevo alloggiare nello stesso hotel della volta precedente, a meta’ tragitto, mi accorsi in ritardo che in senso contrario veniva una motocicletta con a bordo un farang e una ragazza molto somigliante a Nam, la chiamai, ma purtroppo la moto era gia’ lontana. Depositati i bagagli, noleggiai una moto e raggiunsi il ristorante “Siri”, dove lei lavorava, la lady del ristorante dopo che gli raccontai che forse l’avevo vista in moto con un farang, mi confermo’ che viveva con un farang a una decina di chilometri da quel luogo e mi promise che sarebbe andata a chiamarla. Al suo ritorno mi disse che Nam mi avrebbe raggiunto verso sera, aspettai tutto il pomeriggio seduto al ristorante e verso le 21,00 la vidi arrivare, mi si avvicino’, ci baciammo e si scuso’ di avermi fatto attendere cosi’ tanto, ma non riusciva a mollare il farang con cui si era accompagnata. Durante quella lunga attesa, la mia testa fece tanti cattivi pensieri riguardo a Nam, ma ora che l’avevo davanti a me pensai proprio che mi stavo innamorando di lei. Quella sera siamo subito rientrati in hotel e abbiamo trascorso insieme una bellissima notte d’amore. Il giorno seguente, su sua proposta ho deciso di abbandonare l’hotel e di affittare una casa per un mese dalle parti di Lamai, la casa era grande e a poche centinaia di metri dal mare, ma le settimane successive purtroppo divenne un ritrovo per le sue amiche per fumare gli spinelli e il bong. Un pomeriggio in compagnia delle sue amiche mi recai a delle cascate, mi ricordo si doveva percorrere circa un chilometro a piedi prima di arrivarci, giunti sul posto stanchi e accaldati dalla lunga camminata ci gettammo tutti in acqua, ma sfortunatamente mentre facevo il bagno mi feci un taglio sotto la pianta del piede, ritornato a casa me lo disinfettai per bene, ma la ferita anche a causa del camminare in casa scalzo non si chiudeva, continuava a sanguinare, me la portai dietro per tutta la vacanza e al mio ritorno a Bologna andai in ospedale a farla vedere, appena seppero che mi ero ferito in Thailandia mi fecero il test della malaria che poi fu per fortuna negativo e mi pulirono con il bisturi la ferita, che nel frattempo aveva fatto infezione (un dolore atroce), finalmente dopo un mese si rimargino’. Una sera mentre eravamo in un bar sulla spiaggia con amici, ho assistito a una scena che mi e’ancora impressa nella mente nonostante i molti  anni trascorsi dal fatto, una ragazza thai raggiunse il suo compagno thai al bar e dopo avergli detto cosa stesse facendo li’ e perche’non andava a casa, questo con un’impeto di ira la inizio’ a prendere a sberle e a calci davanti a tutti i presenti, lei piangeva e si getto’ per terra , ma il tipo thai continuo’ a dargli dei violenti calci in ogni parte del corpo, non resistendo a tanta violenza su una creatura fragile e indifesa, feci il gesto di intervenire a sua difesa, anche se tutti i presenti facevano finta di niente, ma Nam mi prese per il braccio bloccandomi e dicendomi di farmi gli affari miei, se non volevo incorrere in problemi piu’ seri. Inerme, presi Nam a braccetto e mi diressi verso casa. Ormai pensavo a nuovi progetti futuri con Nam, dapprima mi si offri’ l’occasione di affittare un negozio di abiti e costumi da spiaggia e abiti da sera per ragazze o ladyman, con annesso uno stanzino dove si poteva anche dormire, ma mi lasciai sfuggire l’occasione anche a causa della mia insicurezza personale, poi mi venne proposto da parte della coppia thai-tedesco che gestivano il ristorante “Siri” di comprare un pezzo di terra vicino al loro ristorante dalla stessa persona che aveva venduto a loro, l’avevano comprata a 15000 bath alcuni anni prima, per poi costruire un piccolo ristorante. Alcuni giorni dopo ci accompagnarono a cena da questa persona, era presente anche il sindaco e alcuni membri della polizia locale, mentre si cenava e beveva, mi fu’ proposto di comperare la terra intestandola a Nam, a 50000 bath e il ristorante me l’avrebbero costruito loro andando nella foresta a raccogliere il legname e la paglia a una modica cifra, che pero’ ora non ricordo, la polizia locale mi ricordo’ che dovevo fare lavorare dei thai e che ogni tanto avrebbero fatto delle visite, facendomi capire che dovevo dargli da mangiare gratis e fargli eventuali regali. Presi tempo dicendogli che ci avrei pensato prima di dare una risposta certa, dato la situazione con mia moglie e quindi la precaria storia d’amore con Nam, decisi che non era il caso di andare a rischiare altri soldi in questa avventura, anche se ero molto attratto dall’ambiente e dall’isola, ora ho sentito dire che la strada che porta alla discoteca “Reggae Pub” e’ piena di locali. Si concludeva cosi’ anche questa ennesima vacanza, e salutando Nam le ho promesso che sarei ritornato a trovarla la volta seguente a Nakorn-Si-Tammarat, per conoscere la sua famiglia, dato che lei mi aveva detto che sarebbe tornata a casa dopo la mia partenza.

In Italia di mia moglie non c’erano notizie, quindi mi sono rivolto ad un avvocato per capire cosa avessi potuto fare, lei mi rispose che dovevo aprire le pratiche dei famosi tre anni di separazione prima di chiedere il divorzio, in quanto anche se la mia consorte non fosse mai venuta in Italia dopo il matrimonio, era da considerarsi come un qualunque altro matrimonio e cosi’ ho fatto. Ero abbastanza rassegnato della piega che aveva preso quello, che secondo le mie idee, doveva essere uno dei momenti piu’ belli.della mia vita, ma come si dice “la vita continua”, quindi pensavo gia’ al futuro prossimo. Infatti avevo gia’ programmato per ottobre il ritorno da Nam presso la sua citta’, per trascorrere insieme una lunga convivenza  e cercare di capire se poteva essere la compagna giusta per il mio futuro.  All’inizio dell’autunno in Italia sono partito per Nakorn-Si-Tammarat, una citta’ del sud della Thailandia, attraversata da una lunga strada principale, fiancheggiata da case-negozio in legno dipinto, da magazzini, da uffici amministrativi in stile thai e da numerosi templi, tra cui uno dei piu’ antichi della  Thailandia, il Wat Mahathat, nei sobborghi meridionali della citta’, il wat e’caratterizzato da una chedi di 77 metri di altezza, col tetto coperto da 270 kg di oro. Al mio arrivo ho affittato una casa a due piani a un centinaio di metri dalla sua abitazione, una capanna fatta di bambu’ e paglia a circa due chilometri dal centro della citta’. Dopo la presentazione ai suoi famigliari, suo padre, sua madre molto piu’giovane, sua sorella di 7 anni e suo fratellino di soli due anni, sono andato subito in citta’ a comprare del cibo, un materasso,un frigo e una tv, in quando la casa da me affittata era vuota, senza suppellettili, c’era solo un fornello con una bombola a gas. Le giornate seguenti sono state molto piovose, stavamo spesso chiusi in casa con suo fratellino piccolo, che lei voleva molto bene e appena smetteva di piovere andavamo ad aiutare sua madre che con un carretto vendeva i noodless, vicino ad una scuola e a degli uffici. Dai suoi racconti, ho saputo, che la sua famiglia alcuni anni prima aveva una casa decorosa, un ristorante in citta’, un pick-up, ma a seguito di un brutto incidente avuto da suo padre, nel quale era deceduta una persona, avevano dovuto vendere tutto per pagare i danni provocati e per non mandare in prigione suo padre, in quanto guidava senza patente. Il suo sogno era di ritornare ad avere una casa decorosa e un ristorante, infatti per questo, lei e un’altra sorella, piu’grande erano andate a lavorare a Patong da alcuni anni, io sua sorella non l’avevo mai conosciuta, ma il caso volle che ebbe un incidente in moto a Patong, gli diedero una ventina di punti di sutura in una gamba e la ingessarono, Nam mi chiese se per la degenza la potevamo ospitare a casa nostra, io fui d’accordo anche perche’ avevamo una stanza libera. Era sua madre che l’assisteva in quanto non camminava, dormiva anche in casa nostra e al giorno si radunava tutta la famiglia. Visto la lontananza dalla citta’ e per essere piu’ autonomo negli spostamenti, ho deciso di comprare un motorino, la sua famiglia aveva solo delle biciclette. Andavamo quasi tutti i giorni al mercato e in giro per la citta’, portavamo suo fratellino al parco, andavamo alle cascate a trascorrere una giornata all’aria aperta e qualche volta prestavamo la moto a suo padre, che con una specie di sidecar, andava al mercato alla mattina presto a fare rifornimento di verdure, noodless, carne…per l’attivita’ di sua moglie. Visto che lei aveva il passaporto decidemmo di andare insieme a Penang , in Malesia per il rinnovo del mio visto trimestrale, siamo andati con un minibus che partiva dal centro citta’, giunti a destinazione con un trishaw ci siamo fatti accompagnare in un albergo, eravamo nella citta’ vecchia, tutti gli alberghi visitati non erano di nostro gradimento, quindi ci siamo fatti accompagnare verso la citta’ nuova, ma ci siamo fermati un po’prima nella zona indiana della citta’, abbiamo notato un piccolo albergo, il prezzo era basso, aveva i servizi in comune, ma siccome pensavamo di stare a Penang per non piu’ di due giorni, abbiamo accettato, entrati in camera abbiamo notato subito un piccolo lavandino che era sistemato nelle vicinanze del letto e l’odore di urina che emanava era insopportabile, di corsa abbiamo raccolto i bagagli e di nascosto siamo usciti alla ricerca di un posto piu’ consono alle nostre aspettative. Abbiamo poi alloggiato in un pulito e elegante hotel nelle vicinanze, per cenare ci recavamo in strada, i venditori ambulanti erano numerosi e la sporcizia altrettanto, i topi di fogna correvano in mezzo ai carretti dei venditori. Il giorno seguente mi sono recato a rinnovare il visto per altri tre mesi, mi hanno chiesto cosa facevo in Thailandia  cosi’ tanto tempo e io ho presentato il certificato di matrimonio dicendo che ero sposato con una ragazza tailandese, era incinta e aveva bisogno di assistenza, il funzionario mi disse in inglese: “This is last time, j give you visa e mi mise anche un timbro rosso sul passaporto con la scritta: “Work not permit and Visa not estended”.

La mattina seguente siamo partiti con la decisione di fermarci alcuni giorni ad Hat Yai e poi proseguire per Songkhla, dove avremmo trascorso una settimana al mare. Hat Yai e’ la capitale commerciale della Thailandia del sud, e’ una citta’ di frontiera in pieno sviluppo, ha una tumultuosa vita notturna, e  poiche’ i prezzi di molti beni e servizi (sono piu’ bassi in Thailandia che in Malesia), e’ diventata la meta commerciale ed edonistica di molti malesi, che attraversano il confine per fare bisboccia. In questa citta’ in un negozio cinese, abbiamo assaggiato anche i nidi di rondine che ci sono stati serviti in acqua con zucchero. Se Hat Yai e’ sfrontata, Songkhla e’ discreta, giunti in questa vecchia citta’ cinese costruita su una penisola, ci siamo fatti portare in un hotel in riva al mare, sembrava una reggia, era praticamente deserto in quel periodo, una giornata l’abbiamo trascorsa facendo un’escursione al vicino villaggio di pescatori, molto attivo, abitato in prevalenza da musulmani, ma sono state le barche da pesca ad averci affascinato di piu’, da prua a poppa erano finemente decorate con disegni ispirati al folclore locale, in un’orgia di soggetti e colori. Il resto della vacanza l’abbiamo dedicata al relax, al mare e alle abbuffate serali a base di pesce nei parecchi ristoranti della zona. Ritornati a Nakorn-Si-Tammarat, avendo avanzato il desiderio di aprire un piccolo ristorante nei dintorni, dove sua madre avrebbe potuto lavorare come cuoca, visto l’alto numero dei clienti che aveva ogni giorno, i suoi genitori mi hanno portato a vedere un locale che era in vendita, ma con annesso anche i  2 piani superiori, da adibire come abitazione, il prezzo per me era molto alto, si parlava di 1600000 bath. Non essendo stato capito, abbandonai l’iniziativa, io desideravo tanto per cominciare una cosa piu’modesta, giusto per provare se avesse funzionato, per togliere sua madre dalla strada con quel carretto dei noodless, gia’ che avrei dovuto intestarlo a loro, come prevede la legge tailandese, e la mia relazione con Nam era ancora insicura, in quanto non potevo ancora sposarla a causa del lungo iter giudiziario previsto per la separazione da mia moglie in Italia. Successivamente, venni a sapere che avevano fatto un contratto per comprare una villetta unifamiliare a circa 10 km dalla citta’, da un lotto di villette a schiera alla cifra di 700000 bath, dovevano versare per entrare 60000 bath e ogni mese 5000 bath per un certo numero di anni, l’anticipo fu’ versato dalla sorella che aveva avuto l’incidente con i risparmi del lavoro di Patong.

Un mese dopo andammo tutti insieme ad alloggiare in questa nuova casa, comprai un letto, un’armadio per la nostra camera da letto e i suoi genitori comprarono a rate un divano e due poltrone, la casa era molto confortevole, la zona che prima era semideserta, con la costruzione di nuove villette si animo’, i nostri vicini erano padre,madre e un ragazzo dell’eta’di Nam.. A sua sorella nel frattempo avevano tolto il gesso e girava con le stampelle, un giorno vidi che il ragazzo dei vicini, dava marijuana a Nam e a sua sorella e di nascosto insieme fumavano, non ero molto contento della cosa, ma lasciai perdere. Alla sera decidemmo di uscire insieme, io, Nam, sua sorella e l’altro ragazzo, andammo in un ristorante dove c’era anche il karaoke, si esibivano delle favolose fanciulle, durante la serata, come le altre persone del locale notarono la mia presenza ( ero l’unico farang) insieme a Nam, io notai una bella ragazza che cenava con un signore di una certa eta’, questo indossava delle catene d’oro con degli amuleti al collo, e nelle dita aveva due vistosi anelli d’oro con rubini. Era stata fino a quel momento una serata come tante altre, quando vidi  quella meravigliosa  ragazza  salire sul palco a cantare, la sua voce era melodiosa e il suo sorriso mi ammaliava, quando fini’ di cantare comprai una corona di fiori, gli attaccai 100 bath e mi diressi verso il palco, lei si chino’, le posi la corona al collo e con il sorriso sulle labbra mi disse: “Kop Kun Ka”

Fu il famoso”colpo di fulmine”, la seguii con lo sguardo tutta la serata, quando la vidi dirigersi verso la toilette, mi alzai e le andai incontro, non sapevo come farmi capire e d’istinto dalla mia bocca uscirono queste parole: “You are beautifull lady. J love you “

Lei mi sorrise e mi disse qualcosa in tailandese che io non capii, all’improvviso comparve il signore con cui cenava, mi spinse, io reagii e se non arrivavano altre persone a dividerci succedeva una rissa, poi Nam mi disse che il proprietario gli aveva riferito che ero una persona indesiderata in quel locale e dovevo andarmene, avevo dato fastidio alla donna di un personaggio molto influente della citta’, pagai e uscimmo dal locale, mentre ritornammo a casa tutti mi dicevano che ero ubriaco, ma io ero cosciente di aver incrociato quella sera la “donna dei miei sogni”.  Il giorno seguente all’improvviso, sua madre entro’ nella nostra camera da letto e scopri’ Nam che si faceva una canna, la rimprovero’ sonoramente e si mise a piangere, io rimasi molto turbato dalla reazione avuta da sua madre, il mio primo pensiero da occidentale fu: “Perche’ non si arrabbia cosi’ anche per la vita che le figlie poco piu’ che ventenni vanno fare a Patong?”

Inoltre in quel periodo, discussi con la sua famiglia, dovetti portare il frigo in camera da letto, perche’ nonostante andassimo al mercato tutti i giorni, e spendevo sui 1000 bath il frigo era sempre vuoto. Era febbraio- marzo, sua sorella minore una sera porto’ a casa da scuola un’aquilone, anche Nam ne volle uno, andammo lungo la strada dove c’era una signora che li vendeva, tutti i giorni soffiava una brezza che permetteva agli aquiloni di volare, ci allenavamo gran parte della giornata e una sera andammo in un piazzale vicino ad un tempio dove si radunavano le persone per mostrare i loro aquiloni e la loro abilita’ nel condurli in cielo, ce ne erano di tutte le grandezze, forme e colori, anche noi abbiamo messo in mostra i nostri e la nostra abilita’ e ci siamo tanto divertiti. Le radici storiche degli aquiloni si perdono nella notte dei tempi. Inventati in Cina intorno al IV sec.a.C, si diffusero rapidamente in tutta l'Asia, fino alle lontane isole del Pacifico e poi in Sudamerica, sempre con una forte connotazione magico-animista. In Thailandia venivano usati per scongiurare le inondazioni.

Ormai erano le ultime settimane della mia lunga permanenza a Nakorn-Si-Tammarat, avevo speso un mucchio di soldi, ma ero rimasto in uno stato di incertezza generale che mi metteva tanta tristezza, imparai inoltre che Nam e sua sorella avevano intenzione di ritornare con me a Patong, dovevo andare all’ufficio immigrazione per estendere di altri 15 giorni il mio visto, volevano ritornare per lavorare e guadagnare dei soldi per la loro famiglia. Molti dei miei sogni erano rimasti sogni.

Dopo alcuni mesi di fitta corrispondenza con Nam, in cui mi si chiedeva di sanare al piu’ presto la mia posizione con mia moglie, mi arrivo’ una telefonata di mia moglie, era quasi due anni che non si faceva sentire, preso in contropiede le chiesi cosa voleva dopo cosi’ tanto tempo, lei mi rispose che era a Lucerna in Svizzera e voleva parlarmi, mi chiedeva il divorzio in quanto aveva di nuovo intenzione di sposarsi con un ragazzo svizzero e se potevamo fissare un appuntamento a Lugano. Allora le chiesi come facesse a stare in Svizzera, lei mi rispose che aveva ottenuto dei permessi per turismo, rinnovabili ogni tre mesi, allora pensai: “Io l’andavo a cercare a Patong e lei stava solo a poche ore da casa mia”

D’accordo con il mio avvocato, di concedergli il divorzio, andai ad incontrarla, presi il treno perche’ mi avrebbero aspettato alla stazione di Lugano, giunto in stazione, la vidi subito, mi venne incontro con una culla tra le mani, c’era una bambina avuta dal suo nuovo compagno, questo camminava avanti a noi di 100 metri, sul momento mi arrabbiai, dicendole: “Why, you make me problems ? You are married with me?”

e lei: ”Sorry, Sorry”

Mi accompagno’ in un bar, ci sedemmo, era presente anche lo svizzero, dissi che ero disposto a concedergli il divorzio in Thailandia a patto che successivamente risposandosi, fosse venuta in Italia a rendermi libero pure a me e con questi accordi ci salutammo. Qualche mese dopo, ci demmo appuntamento a Bangkok, davanti al Nana Plaza Hotel, un giorno di aprile ’95 alle 9 del mattino, la notte precedente avevo portato in camera una ragazza trovata nei locali di quella zona e la mattina dell’appuntamento mi ero addormentato a letto. Erano gia’ le 11, pensai che non l’avessi piu’ trovata, mi vestii frettolosamente salutai la compagna di quella notte, dicendole che mia moglie mi stava aspettando e che successivamente sarei andato a Phuket e corsi sul luogo dell’appuntamento, era ancora li’ ad aspettarmi con suo padre, mi scusai del ritardo e ci avviammo all’ufficio di stato civile di Phra Khanong. La procedura fu’ molto veloce, ci chiesero 3500 bath, abbiamo posto due firme e le pratiche del divorzio erano cosi’ concluse, all’uscita suo padre mi invito’ in un ristorante per pranzare insieme, io rifiutai e ricordai a Boom di fare in fretta a risposarsi, perche’ anche a me interessava il divorzio e ci salutammo. Mi diressi all’aeroporto a  prendere un’aereo per Phuket, arrivato a Patong, raggiunsi Nam che nel frattempo aveva affittato una casa tra Rat-U-Thit Road e Phra Barami Road, ero molto felice di rivederla e le ricordai che ero stato a Bangkok a divorziare da mia moglie e confidavo che cosi’ facendo i tempi per il mio divorzio si fossero abbreviati. Non volendo stare in quell’ambiente, dato che Nam era persa per le canne, spesso si appartava con le sue amiche a fumare e io avevo paura delle conseguenze per me e per lei se fosse stata scoperta dalla polizia, decisi di portarla a Koh Phi.Phi. Isola di sogno, orlata di spiagge appartate e circondata da acque limpidissime e calme, alloggiammo in un bungalow in mezzo ad alberi di noci di cocco, spesso di giorno e di notte molti di queste noci cadevano sui bungalow o mentre si passeggiava sfioravano pericolosamente i turisti, spesso vedevamo alcuni uomini con delle scimmie ammaestrate, legate a un lungo guinzaglio che andavano su richiesta, sugli alberi a prendere le noci di cocco pericolanti. Le serata cenavamo a luce di candela  e abbracciati, sognavamo il nostro futuro insieme in riva al mare, illuminati dalla luna. Fu una vacanza indimenticabile, era il posto adatto per innamorati, ora spero che dopo lo tsunami l’isola ritorni ai suoi vecchi splendori. Purtroppo come sempre, tutte le cose belle finiscono presto, questa volta non mi rassegnavo di lasciare Nam in quel posto, dove si poteva “perdere per sempre” nei meandri di quella societa’, ma volevo portarmela con me, lontano, lontano.., anche se ero cosciente che non avevo la possibilita’ di farlo.

In Italia, dopo alcuni mesi, telefonai a Boom in Svizzera per conoscere se si era gia’ risposata, lei mi rispose che il suo compagno non la voleva piu’sposare, ma la teneva in Svizzera con dei visti turistici rinnovabili. Arrabbiato le chiesi  perche’non erano rimasti ai patti e gli dissi per impaurirla che avrei intrapreso azioni legali, le chiesi anche di dirmi la verita’ sul perche’ mi avesse sposato, lei senza esitare mi rispose che lo fece solo per avere la dote e cosi’ far contenti i suoi genitori, che in quel periodo avevano bisogno di soldi, allora le ricordai che ci sposammo anche davanti a Buddha, mi butto’ giu’ il telefono. Contattai allora il Consolato Italiano a Lucerna, chiedendo se facevano controlli su mia moglie e sui vari permessi turistici rinnovati ogni tre mesi che gli venivano concessi, dopo due settimane mi richiamarono e mi dissero che mia moglie si era gia’ risposata legalmente con un cittadino svizzero dal maggio ’94, in Thailandia nell’ufficio di stato civile di Pathumwan a Bangkok, (matrimonio registrato in un ufficio diverso da dove ci eravamo sposati e celebrato circa un’anno prima della mia trasferta per divorziare a Bangkok) e successivamente trascritto in Svizzera. Allora chiesi come poteva essere ritenuto valido quel matrimonio, quando la stessa persona era sposata regolarmente con me da un’anno e mezzo prima , la risposta fu’, che non c’erano convenzioni tra Italia e Svizzera in questa materia, anche se era una situazione unica, i documenti erano tutti in regola e successivamente mi avrebbero spedito il certificato di matrimonio. L’impiegata aggiunse: “Che casino gli ha combinato questa ragazza!”

 Sconvolto da questa notizia, chiesi al Consolato Thai in Italia, come fosse potuto accadere  tutto questo, loro mi risposero che se dopo il matrimonio civile a Bangkok, lei non ando’ a dichiarare entro tre mesi come le era stato detto, nel suo comune di residenza il suo nuovo stato civile, ha potuto successivamente ottenere altri documenti in cui risultava nubile per sposarsi ancora, allora non c’erano collegamenti informatici tra i vari uffici di stato civile dei vari distretti e inoltre firmo’ il falso, quando l’ufficiale di stato civile, in presenza di testimoni, espose e gli fece sottoscrivere una specie di memorandum, in cui si metteva in evidenza alcuni punti essenziali per poter contrarre matrimonio, tra i quali c’era quella di dichiarare di non avere contratto matrimonio in precedenza con nessuno. L’ho richiamata in Svizzera, su consiglio dell’avvocato dicendole che ero venuto a conoscenza del suo nuovo matrimonio e se per favore fosse venuta a Bologna, per firmare il divorzio, ma su consiglio del suo nuovo marito rifiuto’ energicamente. Volevo ritornare in Svizzera a incontrarli personalmente, ma il mio avvocato mi sconsiglio’ di andare, per non peggiorare la situazione, mi disse inoltre che se non fosse venuta in Italia, anche se noi avevamo le prove del nuovo matrimonio, per la legge italiana, dovevo procedere con un divorzio giudiziario, con lei in contumacia e dovevamo notificargli nella sua lingua le convocazioni e i verbali delle udienze. All’insaputa del mio avvocato andai a Lucerna, arrivato alla loro abitazione, suonai il campanello, mi venne aprire lei, fu sorpresa della mia presenza in quel posto, mi fece accomodare in casa, c’era anche il suo nuovo marito e la bambina piccola, spiegai che avevo fatto quella visita per capire il perche’ non volesse venire in Italia, suo marito mi rispose che il loro avvocato gli aveva  detto di non mettere piede in Italia, per evitare che io gli facessi delle ritorsioni. Io promisi che non ero il tipo di fare queste cose, anche se nella mia mente cullavo questi pensieri, ma loro rimasero sulle loro posizioni e gentilmente mi accompagnarono alla stazione di Lugano. Mentre attendevano con me l’arrivo del treno, io insistetti su questo punto, ma loro molto decisi m risposero ancora no, non volevo andarmene da quel posto senza aver ottenuto, quello che secondo me mi aspettava. Nel frattempo passarono due poliziotti della stazione e preso da un momento di rabbia, li fermai e gli raccontai tutta la storia, loro ci accompagnarono nel posto di polizia della stazione e dopo diversi controlli e dialoghi, con me in italiano e con lui in tedesco, mi liquidarono dicendomi: “Qui siamo in territorio Svizzero e per noi il marito di questa signora e’il signore al suo fianco ( rivolgendosi allo svizzero), lei per noi non e’altro che un semplice cittadino italiano.”

Arrabbiato uscii dal posto di polizia senza salutare e pensai: “ Per “fortuna” che Italia e Svizzera sono due paesi confinanti, guarda che figura di merda mi tocca fare”

Al mio ritorno, non convinto delle parole del mio avvocato, pensando il perche’, nella situazione “unica” in cui mi trovavo non avessi potuto ottenere l’annullamento del matrimonio subito anche senza la sua presenza in Italia, scrissi al “Maurizio Costanzo Show”per esporre il mio caso e per protestare contro la legge italiana in materia di divorzio e sulla mancanza di convenzioni con la Svizzera in questa materia, ma non mi diede risposta. Allora proseguii con il divorzio giudiziario, le udienze erano 5 e si svolgevano ogni 6 mesi, e la parcella del mio avvocato era tra i 2500000 e 3000000 di lire, escluso traduzioni e bolli vari, intanto i tempi per sposare Nam si allungavano pericolosamente. La prima volta, dovendo andare tutte le volte a Milano dal traduttore ufficiale tailandese del Consolato Thai, d’accordo con il mio avvocato, provammo a mandargli la traduzione della convocazione alla prima udienza in inglese, lei la rifiuto’ dicendo che non capiva cosa c’era scritto.  Esclamai: “Che figlia di puttana!”.

Ritornai a Patong da Nam, la trovai molto cambiata sia psicologicamente che fisicamente, infatti si era rifatta anche il naso, fumava sempre di piu’ spinelli, si ubriacava e lavorava in un go-go, non riconoscevo piu’ in lei la ragazza che avevo conosciuta mesi prima. Andavamo quasi tutte le sere, a giocare al pool con le sue amiche in Soi Sunset, una sera mi disse se poteva andare con una sua amica, io acconsenti’, lei si allontano’ e dopo mezz’ora vidi ritornare solo la sua amica, insospettito le chiesi dove aveva lasciato Nam, lei non rispose, mi avviai verso soi Bangla e nella penombra la vidi davanti al go-go dove lavorava che parlava con un farang. Senza farmi vedere ritornai indietro e l’aspettai, dopo un’altra mezz’ora ritorno’, le chiesi dove era andata, lei mi disse che era stata da una sua amica, ma io replicai che l’avevo vista parlare con un farang, allora indispettita mi rispose di volere andare a casa, mi voleva parlare. Gia’ da questa frase avevo intuito che c’erano dei problemi, ero molto agitato.Venne con noi a casa anche la sua amica, mentre lei dormiva, io e Nam abbiamo parlato tutta notte in terrazza, mentre lei continuava a farsi una canna dietro l’altra, mi disse che un americano le aveva proposto di accompagnarsi con lui, le avrebbe dato 10000 bath tutti i mesi, conoscevo gia’ il suo sogno americano, coltivava questo sogno da sempre, amava tutto quello che era americano, il paese, i simboli, la musica… prima di me era stata legata ad un’altro ragazzo americano per un anno, ed era rimasta molto male quando lui la lascio’. Questo nuovo ragazzo, oltre alla proposta indecente che gli aveva fatto, aveva un chopper, si faceva anche lui le canne e viveva per lavoro in Thailandia sei mesi all’anno, con un nodo in gola, ho dovuto ammettere che per lei era molto vantaggiosa questa proposta e se gli interessavano soli i soldi avrebbe fatto bene ad accettarla, in quanto io non sarei potuto arrivare a darle quella cifra tutti i mesi. Verso il mattino qualcuno busso’ alla nostra porta, era la polizia, parlando in tailandese con le ragazze, dissero che dovevano perquisire la stanza, alla ricerca di marijuana, il sangue mi si fermo’ nelle vene, si puo’ dire? mi cagai addosso, chiesi sottovoce a Nam se aveva della roba, lei mi disse che l’aveva finita e notando la bustina vuota sul pavimento vicino al letto, lei senza farsi vedere si sedette sul pavimento e se la infilo’ nella tasca posteriore dei jeans. I due poliziotti in borghese iniziarono la perquisizione, rovistarono dappertutto, nel letto, nell’armadio, sul lampadario, nelle scarpe, nel bagno e siccome eravamo all’ultimo piano dalla terrazza salirono anche sul tetto, fu’ in quel momento che notai un altro poliziotto, giu’ sotto la terrazza, si era appostato in quella posizione per vedere se gettavamo qualcosa dalla finestra. Mi perquisirono anche a me, alle ragazze no perche’ erano solo poliziotti uomini, e dopo un’ora non soddisfatti, aprirono delle valige sopra l’armadio di Nam e trovarono delle foto secondo loro compromettenti, Nam aveva la faccia da sconvolta e le chiesero perche’ aveva quella faccia, lei rispose che era ubriaca, loro sorrisero e a malincuore fecero firmare a Nam il verbale di perquisizione che non avevano trovato niente. Appena se ne andarono, ci siamo chiesti il perche’ di quella perquisizione mirata, io dissi che forse quando eravamo al bar qualche spione l’aveva notata, per il suo modo di fare queste cose con una certa superficialita’ con le sue amiche ed era andato a riferirlo alla polizia. Questo ultimo avvenimento e i rischi che avevo corso mi avevano sempre piu’ convinto che quella bellissima storia era gia’ arrivata alla fine, la convinsi che anche per me lei doveva lasciarmi e con le lacrime agli occhi la salutai e gli augurai buona fortuna, mentre si allontanava con la sua amica. I giorni seguenti ero molto addolorato, mi recavo al bar dalle sue amiche, cercavo di distrarmi e sorridere, ma i miei pensieri erano solo per Nam, ogni giorno in chopper con il nuovo compagno passava al bar a salutarmi e a rincuorarmi, poi si allontanava velocemente, non riuscivo a capire perche’ l’amore che io avevo per quel paese era cosi’ grande ma non veniva contraccambiato, mi aveva fino allora solo portato cocenti delusioni.

Rinfrancato e con ancora una gran voglia di divertirmi, tornai sul “luogo del delitto”, non so’ cosa ero andato a cercare, ma il mio istinto diceva di ritornare e essendo del segno dell'ariete, non volevo arrendermi al destino crudele.. Al mio arrivo all’aeroporto di Phuket mi feci accompagnare con un minibus  a Patong in Thaweewong Road ai bar di fronte al Phuket Cabana, noleggiai una moto li’ vicino e andai alla ricerca di un hotel per dormire, imboccato Sainamyen  c’era un posto di blocco della polizia, mi hanno fermato e un poliziotto mi disse: “Why you have not helmet? It is 500 bath.”

Risposi che non ero a conoscenza di questa nuova legge, in quanto ero appena arrivato dall’Italia e il signore che mi aveva noleggiato il motorino non mi aveva messo a conoscenza di cio’ e non mi aveva nemmeno dato il casco. Lui disse:  “You can buy the helmet in shop”

ed io: “What’s, j rent motorbike and j have to buy the helmet in shop, it’s no right, j don’t want pay this fine”

il poliziotto allora mi accompagno’ nel vicino posto di polizia, mi chiesero di nuovo perche’ non volevo pagare la multa, gli dissi le mie ragioni, dicendo che non si ruba i soldi ai farang che vengono a trascorrere le loro vacanze in questo modo e chiesi di mettermi in contatto con l’Ambasciata Italiana a Bangkok, loro sorridendo mi fecero accomodare in un angolo della stanza, nel mentre vidi un via vai di farang  che venivano a pagare la multa perche’ erano senza casco e dopo circa due ore di attesa senza ottenere una risposta, preso dallo sfinimento, decisi a malincuore di pagare la multa e andai dal noleggiatore del motorino. Gli chiesi subito perche’ non mi aveva messo al corrente dell’uso obbligatorio del casco e gli dissi che a seguito della multa che avevo preso, doveva almeno lasciarmi il motorino gratis per alcuni giorni, lui mi liquido’ dicendomi che si era dimenticato e non aveva intenzione di lasciarmi il motorino gratis per dei giorni in piu’. Non ero rimasto soddisfatto delle risposte di questa persona, cosi’ decisi di fargliela pagare, cambiai la batteria nuova del mio motorino con quella vecchia della moto di un mio amico italiano residente a Patong. In quel periodo la polizia faceva verso le 6 del pomeriggio, un posto di blocco all’angolo tra Bangla Road e Racha- U- Thit Road, era molto caldo e il casco lo mettevo saltuariamente, alla loro vista me lo infilavo e passando davanti a loro sorridevo e salutavo, loro contraccambiavano. La vita notturna e non solo, a Patong era molto cambiata, non conoscevo piu’ nessuna delle ragazze dei bar, mi sentivo molto spaesato e solo, una sera ritrovai una mia vecchia amica di nome Pai della provincia di Buriram, era seduta in un bar, mi sono fatto riconoscere e le ho chiesto se le andava di passare la serata con me, siamo andati insieme al ristorante, in discoteca, al karaoke e poi verso mattina ubriaco, l’ho riaccompagnata a casa, alloggiava al Patong House situato nella strada di fronte al Cristine Massage e mi sono intrattenuto con lei. La mattina seguente, visto le mie insistenze di rimanere con lei, mi disse che il giorno seguente l’avrebbe raggiunta il suo ragazzo italiano e non poteva accontentarmi, perche’ amava quel ragazzo e c’era in previsione persino il matrimonio, prima di salutarmi mi presento’ una sua amica che alloggiava nello stesso stabile e ci lasciammo in amicizia. Questa nuova ragazza era molto carina e disponibile, si faceva chiamare Lum, un giorno mentre l’andavo a chiamare nella sua stanza, non mi fece entrare dicendo che non stava bene, dietro alla porta socchiusa notai un ragazzo thai e subito facendo finta di niente me ne andai. In quel periodo non mi entusiasmava rimanere a Patong per tutto il periodo della mia vacanza e la sera incontrandola al bar, siccome era di Khon Kaen, una citta’del nord-est a me sconosciuta, le chiesi se per una settimana le interessava andare a casa dai suoi genitori che da tanto tempo non vedeva, lei entusiasta accetto’ subito la mia proposta.

 Il giorno dopo via Bangkok siamo arrivati nella sua citta’. Khon Kaen e’ situata in una regione chiamata Issan, si tratta di una zona cronicamente depressa, dove la natura e la trascuratezza degli uomini si sono per lungo tempo alleate per rendere la vita dura e difficile ai pazienti e miti abitanti. Molti di loro sono di origine laotiana e i loro antenati hanno attraversato il Mekong, che costituisce oggi il confine fra i due paesi, delle loro stirpi conservano l’atteggiamento di rassegnato fatalismo di fronte alle avversita’. A Khon Kaen e’ stata aperta un’universita’, che funziona da elemento di stimolo culturale, in Issan tira aria nuova e non e’ forse lontano il giorno in cui il suo nome non sara’ piu’ sinonimo di arretratezza e poverta’. All’aeroporto ci venne a prendere la sua famiglia al completo (circa 10 persone), con un pick.up, ci recammo subito in un ristorante in citta’ dove ricordo c’erano due vasche, una con pesci e una con serpenti, i famigliari pranzarono a base di serpente poi ci dirigemmo verso casa. La sua era una modesta casa a due piani tipica tailandese, imparai in quei attimi che suo padre era morto anni prima e per la notte sua madre ci concesse la sua camera da letto matrimoniale, era rimasta chiusa dalla morte di suo padre. Entrai e subito notai il tempietto appeso ad una parete con le varie immagini del Buddha, alcuni amuleti  e la foto di suo padre, inoltre osservai la quantita’ di polvere che ricopriva la coperta sul letto, iniziai a sbattere la coperta e come d’incanto centinaia di scarafaggi uscirono e correvano in tutte le direzioni, mi misi a saltare e lei rideva, io non ero tanto convinto di passare la notte su quel giaciglio di scarafaggi, ma alla fine cedetti alle sue lusinghe e ci coricammo. Il villaggio era di aspetto modesto, disposto ai due lati di una strada non asfaltata senza uscita, un luogo con l’aria stanca, dove poche galline razzolavano nell’ombra di quelle casette, in fondo c’era un pozzo dove tutti gli abitanti del villaggio insieme andavano a lavarsi e le donne a lavare la biancheria, attingendo l’acqua con dei secchi tramite una carrucola, la prima mattina mentre mi avviavo insieme a lei al pozzo, notai sul lato destro della strada un bella casa in stile occidentale, che stonava in quel contesto, era stata costruita dal marito di sua sorella un’australiano e quando loro non erano in Thailandia veniva curata dai suoi famigliari, come in quella circostanza. Ritornato a Patong, la frequentai altri giorni, poi una sera venni a sapere che era incinta del ragazzo thailandese al terzo mese di gravidanza, le dissi che non doveva piu’ prostituirsi e la mattina mentre lei si rivestiva per tornarsene a casa, gli stavo dando i soldi per la notte trascorsa insieme quando mi accorsi che le tasche dei jeans erano vuote, ero sicuro di avere avuto 3000 bath la sera precedente, allora le chiesi gentilmente se avesse visto dove eventualmente li avessi riposti, lei mi rispose che non sapeva niente dei miei soldi, allora sicuro di quello che stavo facendo le chiesi di spogliarsi completamente, lei un po’ turbata esegui’ quello che le avevo detto e anche se goffamente cercava di nasconderli in mano, i soldi saltarono fuori dalle mutande. Con calma le chiesi perche’ aveva cercato di rubarmi i soldi, avrei potuto chiamare la polizia e metterla nei guai, arrossendo in volto lei mi guardo’ senza dire niente, allora le consigliai di andarsene e le ricordai che nonostante tutto quello che avevo fatto per lei, non mi sembrava questo il modo di ringraziarmi, le dissi che non mi ispirava piu’ fiducia e essendo incinta non volevo piu’ frequentarla, anche se saremmo rimasti amici. Questa e’ stata la prima e l’ultima volta che mi sono spariti dei soldi, nonostante a quei tempi frequentavo molte ragazze e abitavo con loro nelle loro camere, i soldi mi sono sempre stati chiesti anche se avevo sentite altre storie di farang a cui erano spariti i soldi in camera da letto. La sera successiva trovai una ragazza di origine cambogiana Lek, viveva in una stanza tre metri per tre in una camera dietro i bar, con altre quattro amiche e i servizi erano in comune, ricordo una sera piovosa che dai cespugli dietro casa sentivo il gracidio delle rane: “Cra,cra,cra,cra…”

Le sue amiche uscirono e ritornarono con una decina d rane( personalmente mi sembravano piu’ rospi), le pulirono e le cucinarono in umido su un fornellino che avevano nella stanza, mi chiesero se volevo assaggiare, ma io rifiutai, dissero che erano molto buone e le avevano cucinate perche’ non avevano soldi per comprare del cibo, in quanto in quel periodo nessuno si accompagnava con loro. Lek una sera volle andare a farsi un tatuaggio, all’inizio sulla destra di Soi Gonzo c’era un tipo che faceva i tatuaggi, io l’aspettai seduto nel bar proprio davanti al negozio, mi si avvicino’ una ragazza esile con due treccine alla “pippi  calzelunghe”e i denti davanti leggermente separati, era molto simpatica e allegra, parlammo per circa un’ora, poi quando Lek usci’ dal negozio di tatuaggi e mi vide in compagnia di quest’altra ragazza si allontano’ senza dirmi niente.

Quella ragazza era Joy, notai subito dopo un libretto rosa che teneva nella tasca dei jeans, l'ho aperto e ho visto che c'era un timbro rosso con una data vicino "15 dicembre 1995" con la scritta " INFECT ", ho subito capito che si riferiva all'AIDS. Poi lei mi ha spiegato che era un libretto sanitario che quasi tutte le lady bar dovevano avere per lavorare nei bar e che dovevano effettuare ogni tre mesi il test per la sieropositivita' al virus HIV, ed a seguito di eventuali controlli della polizia dovevano mostrarlo. Allora gli chiesi  perche' lei continuasse a prostituirsi nonostante fosse sieropositiva, avrebbe infettato molte persone e la polizia l'avrebbe arrestata, mi rispose che non aveva alternativa se voleva mantenere i suoi due bambini a casa, mi disse che alcuni anni prima, insieme a sua cugina Noy, avevano voluto allontanarsi dalla loro routine famigliare e dai problemi con i loro mariti venendo in cerca di fortuna qui a Patong, avviate al lavoro nei bar avevano iniziato ad appartarsi con turisti piu' o meno gentili, mentre per sua cugina e' arrivato l'amore per joy e' arrivato il dolore. Parlando di sua cugina Noy, ricordo con affetto il suo compagno italiano di allora, un ragazzo italiano di nome Vito ( non so’ piu’ che fine ha fatto), che si trasferi’ da Milano a Patong, quasi tutte le notti le trascorrevo in sua compagnia al mitico di quegli anni Vienna Bar aperto tutta la notte, mentre Joy rimaneva a casa con sua cugina a giocare ai videogames, ora sua cugina e’ sposata con un altro ragazzo di Milano di nome Massimo e vive a Pattaya, dove si stanno costruendo una casa. Joy non credeva a quello che gli avevo detto riguardo a questa malattia e pensava di ritornare negativa, quindi l’ho accompagnata in ospedale per ripetere il test, anch'io ho fatto il test pensando alle numerose avventure avute con queste ragazze. Non vi dico i momenti d'ansia passati insieme nella sala d'aspetto dell'ospedale, si era in attesa di una sentenza di morte, quando il medico ci ha chiamati nel suo studio, (io sudavo freddo), il primo responso e' stato il mio "negativo" ma con l'impegno di ripeterlo dopo sei mesi, poi lei "positivo", non vorrei che vivreste quei momenti, a Joy gli e' crollato il mondo addosso ed gli e' venuta una crisi isterica di urla e pianti, io e il medico abbiamo messo tutto il nostro impegno per calmarla e alla fine il medico in lingua thai gli ha spiegato la malattia e consigliato di andarsene da Patong e ritornare a casa dalla sua famiglia. I giorni seguenti sono stati molto difficili, ricordo una sera davanti al Banana Disco, alcuni giorni prima di ritornare in Italia, questa frase di Joy: “ Please, don’t live me alone”

Allora gli promisi di mantenere i contatti con lei tramite corrispondenza e di ritornare al piu' presto per riportarla a casa (anche se lei non se la sentiva di ritornare perche' non aveva nessuno oltre ai suoi 2 bambini che le volevano bene). Ritornato in Italia, pensavo molto a questa ragazza, lei mi scriveva che voleva cercare di dimenticare, ubriacandosi o dormendo tutto il giorno e alla notte ritornava a lavorare nei bar, ma non ce la faceva. Ritornato a Patong, l'ho cercata dappertutto ma non la trovavo, nei bar alla sera non c'era e il boss del bar mi aveva riferito che era con un turista francese, allora anche di giorno andavo con il motorino a cercarla, finalmente un giorno l'ho incrociata sul motorino di questo turista, l'ho chiamata"Joy", lei mi ha sentito e mi e' corsa incontro abbracciandomi, da allora non l'ho piu' abbandonata.

Il rapporto con Joy non pensiate sia stato sempre “facile”, affrontare una tematica come l’AIDS in quel paese, e aiutare personalmente una persona affetta da questa malattia e’gia’difficile con una persona del tuo stesso paese, figuratevi le numerose incomprensioni dovute anche alla diversa cultura.

Sono riuscito a portarla a casa a Sakaeo, dai suoi figli, lontano da Patong e a costruirgli una casa decorosa approfittando anche della crisi finanziaria nel Sud-Est Asiatico del 1997, Joy prima di abitare quella casa, come da tradizione fece con tutta la famiglia un rito bramino, ancora oggi i sacerdoti bramini occupano un posto preminente nella vita religiosa thai e officiano in molte cerimonie importanti. Una delle piu’ popolari e spettacolari di queste, quella dell’aratura, ha luogo il mese di maggio a Bangkok, fuori del tempio del Buddha  di Smeraldo, anche la cerimonia nuziale thai e’quasi interamente di origine bramina, e si puo’ dire lo stesso per molti riti relativi ai funerali. Dopo due anni e mezzo che conoscevo Joy nell’ottobre ‘98, ottenni finalmente la sentenza di divorzio da mia moglie, ero contento di averla ottenuta, ma nello stesso tempo ero triste, nel pensare quante cose non ero riuscito a fare a causa di questa lunga pratica burocratica.. Joy  era contenta della nuova casa, pero’ i  primi  tempi ho dovuto anche superare situazioni psicologicamente parlando molto difficili, infatti Joy i primi mesi che era in famiglia a causa della sua malattia, mi aveva manifestato il desiderio di suicidarsi nel canale vicino a casa sua, mi diceva con dei mezzi discorsi che al mio prossimo ritorno non l’avrei piu’ rivista, i successivi mesi, gli sono stato molto “vicino”, mi sono adoperato a farle capire che essendo sieropositiva non voleva dire che doveva per forza morire in breve tempo, con le cure del caso c’erano persone che vivevano anche 10 o 15 anni e che la speranza di un vaccino o di una cura definitiva non doveva essere scartata. Joy come la maggior parte dei tailandesi e’ molto devota, ogni settimana c’e’ un giorno dedicato a Buddha, lei il giorno prima va’ al mercato a comprare ghirlande di fiori, cibo e bevande da offrire a Buddha, alla mattina presto accende le candele, l’incenso, fa’ le offerte e dice una preghiera, questo rito lo esegue sia in casa con l’altarino che ha appeso al muro, sia all’esterno nella casetta degli spiriti che ha davanti a casa, queste pratiche l’aiutano molto nella sua condizione, per continuare a sperare e alla sera i bambini tornando da scuola vanno a prendere le offerte di cibo e le bevande per fare merenda. Anche se io mi considero ateo, sono molto scettico su queste credenze, rispetto il suo devotismo e un giorno l’accompagnai con tutta la famiglia a un centinaio di chilometri da casa sua, dove in una baracca abitata da una famiglia vicina ad un tempio, alcuni anni prima avevano casualmente scoperto, scavando dentro casa, che a mezzo metro sotto terra c’era dell’acqua, da allora e’ diventata  meta di pellegrinaggio di centinaia di persone ogni giorno, che sperano bevendo quest’acqua miracolosa di risolvere i loro problemi o curare le loro malattie, la giornata era molto calda e la gente si accalcava in ginocchio all’interno di questa piccola baracca, pregando e aspettando il proprio turno, dovevano raggiungere la buca in un angolo della casa, dove c’era una statua del Buddha e il padrone di casa che di volta in volta prendeva le offerte e riempiva le bottiglie di ognuno con questa acqua, attingendo nel buco con un secchio. Il viso di  Joy alla sua uscita era si’ molto sudato e stanco, ma era anche molto sereno.

Quando Joy stava abbastanza bene, mi portava a visitare la sua citta’ Sakaeo, al karaoke, in discoteca, andavamo alle cascate, a trovare la famiglia di sua cugina Noy a Prachinburi, le sue amiche, tra le quali Pon una sua amica di Patong, sposata con un italiano di Varese di nome Giorgio, questo ragazzo aveva costruito una azienda, per allevare 8000 polli, ma con l’avvento dell’epidemia dei polli ha dovuto abbandonare tutto e ritornarsene in Italia e alle varie feste di paese tradizionali tailandesi, tra cui ricordo in particolare il Bangfai Rocket Festival, in maggio, dove razzi fatti in casa lunghi diversi metri vengono lanciati, e tra piu’ concorrenti viene premiato quello che ha effettuato il volo piu’ lungo, il compagno di Joy ne preparo’ uno con un metro e mezzo di tubo azzurro, di quelli usati per gli impianti idrici, pieno di polvere da sparo e una miccia ad una delle due estremita’, i giorni che anticipavano l’evento tra amici si scommetteva che il proprio razzo andava piu’ lontano dell’altro, ma il giorno della festa il razzo del compagno di Joy non si stacco’ dalla rampa di lancio, fu molto deluso, ma tutto fini’ con balli tradizionali e whisky thai.  Una sera andammo in una festa di paese, dove veniva rappresentata il Likay, una forma burlesca della danza classica che fa’ molto assegnamento su doppi sensi e a poesie oscene, il Likay occupa un posto analogo a quello della musica folk nei paesi occidentali, uno che partecipava a quella danza disse al microfono una battuta sui farang, in mio onore, e tutti si girarono sorridenti a guardarmi. Un’altro giorno, insieme al suo compagno, i bambini e un suo vicino di casa con suo figlio, andammo lungo un canale a pescare, dopo alcune ore sentimmo un bambino in mezzo all’erba alta che urlava, era il figlio del suo vicino, era stato attaccato da un pitone lungo quattro metri, avvolgendosi al piccolo lo stava soffocando, siamo subito accorsi e siamo riusciti a toglierlo di dosso e successivamente l’abbiamo ucciso. L’abbiamo portato a casa e appeso ad un ramo alto di un albero, dalla parte della testa, quindi il compagno di Joy  ando’ a chiamare un ragazzo del villaggio esperto nello scuoiare i serpenti, quando arrivo’ con la sua attrezzatura, inizio’ ad incidere la pelle del serpente e piano piano gliela tolse, finita questa operazione consegno’ la pelle al compagno di  Joy che sarebbe andato al mercato a venderla. Quindi, tiro’ via il cuore e lo infilzo’ ad un ramo dell’albero, l’intestino venne invece seppellito sotto terra, divise il pitone in pezzi di 10cm l’uno e lo mise dentro un recipiente e alla sera ci fu’ una festa a base di pitone e whisky (Lao Kao). Ho trascorso con Joy anche la festa della luna piena Loy Kratong che si festeggia tutti gli anni a novembre, una festa molto suggestiva, ricordo che Joy e le sue sorelle prepararono il kratong anche per me, fatto con il tronco sezionato di un albero di banana, con foglie dello stesso albero, fiori, bastoncini di incenso, una candela e una moneta da 1 bath. Il momento piu’ toccante e’ stato quando insieme ai suoi famigliari, abbiamo acceso la candela posta sul kratong e l’abbiamo lasciato andare sull’acqua di un canale vicino a casa sua, guardando il viso di Joy illuminato dalla luce della candela nel buio della notte, mentre pregava e lo lasciava andare nell’acqua, ho pensato simbolicamente, vedendo il cestino allontanarsi, a Joy che se ne “andava”, sono rimasto molto turbato da questa mia sensazione. Un’ altro momento toccante e’ stato quando abbiamo partecipato al funerale del secondo marito di sua sorella, morto in un incidente in motorino, nel momento della cremazione, in seguito ad una mia frase poco felice, si e’messa ad urlare che non voleva morire, tra la folla che partecipava al rito funebre, l’ho dovuta portare via a forza e rincuorarla. Molti del villaggio pensano che andando in Thailanda tutti questi anni a farle visita e alloggiando in casa sua, io sia il suo fidanzato, anche se lei ha un nuovo marito. Joy mi dice che a lei non interessa niente cosa pensa la gente, pero’mi ricorda anche che al suo compagno non piacciono tanto queste voci e sempre quando si parla di questo mi dice: “ Buddha mi ha portato via il mio papa’ quand’ero piccola e ora che mi mancano pochi anni alla mia morte mi ha dato un’altro papa’” e rivolgendosi a me sorridendo dice: “ You are my papa’”.

Ora vi racconto alcuni aneddoti. Il compagno di Joy e’ un amante dei combattimenti fra galli, ne teneva uno in cortile dentro una gabbia a forma di cupola e lo curava, a me non piaceva perche’ a tutte le ore del giorno e della notte cantava e la notte mi svegliavo spesso al suo canto, una sera dell’anno scorso, nel periodo di maggior picco dell’influenza aviaria in Thailandia, mentre pulivo la gabbia mi scappo’, allora senza dire niente a nessuno, mi misi a rincorrerlo per riprenderlo, con un bastone in mano, il gallo corse intorno alla casa per ben due volte poi stanco si rintano’ in un angolo della casa e tremava, io con il bastone lo punzecchiavo per farlo uscire, ma invano, chiamai Jey, il bambino piu’ piccolo di Joy e gli dissi di prenderlo e di riportarlo nella gabbia, quando fu’ in gabbia, crollo’ sul terreno e mori’. Chiamai allora Joy e gli dissi che il gallo era morto, lei preoccupata telefono’al suo compagno e appena arrivo’ disse di chiamare la polizia veterinaria e di non toccarlo, questi dissero che sarebbero venuti solo se ne fossero morti piu’ di uno e inoltre spiegarono le precauzioni da prendere in questi casi per disfarsene. La sorella di Joy si mise dei sacchetti di plastica, nelle mani, nei piedi e sul capo, una mascherina ospedaliera sulla bocca, di quelle usate da Joy, un paio di pantaloni vecchi e una camicia, lo prese lo mise dentro un sacco e in motorino lo ando’ a seppellire lontano da casa e brucio’ tutti i suoi abiti. I giorni seguenti, raccontai a tutti come erano andati i fatti, ma nessuno credeva che un gallo da combattimento fosse morto di crepacuore a seguito del mio inseguimento, come io sostenevo, il compagno di Joy diceva che questi tipi di galli sopportano i combattimenti piu’ cruenti ed era impossibile che per una semplice corsa fosse morto, tutti parlavano di influenza aviaria, erano anche molto preoccupati per Jey che l’aveva toccato con le mani, poi fortunatamente col tempo tutti i pensieri svanirono e la mia tesi si fece strada.

Nel gennaio 2003, fui chiamato nella notte dal il mio amico amico Giorgio, mi disse allarmato queste parole: “ Rinaldo, vieni subito in Thailandia, Joy sembra che stia morendo, non riconosce piu’ nessuno, non parla, non mangia e tutto quello che provano a dargli lo rimette”

Arrivai alcuni giorni dopo, appena la vidi, era adagiata su alcune stuoie stese sul pavimento, mi inginocchiai al suo capezzale, aveva gli occhi chiusi, gli accarezzai la testa e come d’incanto apri gli occhi e con un braccio mi strinse forte a lei piangendo ( ancora oggi ricordando quei momenti mi commuovo) era molto debilitata e non entrando nei particolari, dico solo che stava molto male, non aveva la forza di alzarsi, sembrava “un sacco vuoto”, i suoi famigliari era gia’ una settimana che la tenevano in casa in quelle condizioni, mi arrabbiai con tutti i presenti, chiedendo il perche’ non l’avessero portata in ospedale e ordinai alla sorella di chiamare una macchina per portala subito al pronto soccorso a Sakaeo. In quello stato, volevano solo dargli delle medicine e rispedirla a casa, solo dopo aver aperto una discussione animata coi vari medici sulla malattia, (da quando seguo Joy ho imparato tante cose sull’AIDS) riuscii a farla ricoverare in una stanza privata a 800 bath al giorno. Da allora in ospedale, tutti ormai sanno che questa ragazza e’ seguita da  me e quando non sono in Thailandia i medici vedendola sola, le chiedono : ”Where is farang?”e la trattano con piu’ riguardo.

Lo stesso giorno, mentre stava sulla barella all’interno del pronto soccorso dell’ospedale di Sakaeo in attesa delle decisioni dei medici, mi disse che doveva andare in bagno, lo riferii alle infermiere e ai dottori, si guardarono in faccia ma non si mossero, ( Joy ha delle vistose chiazze sulla pelle, dovute dalla malattia) mi indicarono solo dove era la toilette, allora io tra lo stupore generale la presi in braccio e la portai in bagno e poi la coricai di nuovo sulla barella, esclamando ad alta voce: “Where is problems”

In quel periodo, trovandomi in casa da solo con Joy , passai un altro brutto momento quando Joy si senti’ di nuovo male, non riusciva a dirmi cosa aveva e mi implorava urlando di lasciarla in pace, non sapendo cosa fare e non vedendo nessuno nelle vicinanze, mi sono molto preoccupato ( anche se questi alti e bassi sono caratteristici in quella fase della malattia), nel mentre e’ passata sua madre che con una falce in spalla si recava nei campi a lavorare, non si e’nemmeno girata a vedere cosa stesse succedendo ed io non mi sono azzardato a fermarla, per nostra fortuna sentendo le urla di Joy, una sua vicina, che abita ad un centinaio di metri dalla sua casa, e’ accorsa, le ha prestato i primi soccorsi e ha chiamato una macchina per poi accompagnarla in ospedale, dove l’hanno ricoverata. Non mi rassegnavo dell’atteggiamento avuto da sua madre in quella circostanza, ne parlavo con tutti e sempre di piu’ mi convinsi che quella donna non si meritava l’appellativo di “madre”.

Quando Joy doveva iniziare la nuova terapia del GPO-VIR, farmaco antiretrovirale prodotto dalla Thailandia, siamo andati in ospedale, dove ci hanno fatto accomodare in una sala dell’ospedale insieme a tanti altri  malati come lei, questi mi osservano e stupiti della mia presenza in quel contesto quasi si vergognavano, ma grazie a Joy sono riuscito a conoscerli e a frequentarli anche fuori dall’ospedale. Appena tornato a casa, radunai i famigliari e con Joy che mi faceva da interprete, dissi che da ora in avanti a causa delle sue basse difese immunitarie, aveva il valore dei CD4 a 28, avevo il piacere che una persona le stesse vicino tutto il giorno, per assisterla nei momenti critici, per ricordarle di prenderle i farmaci e per prepararle da mangiare nei giorni in cui non ce la faceva da sola, nessuno si era proposto, allora io risposi che avrei cercato pagandola una persona al di fuori dell’ambiente famigliare che avesse fatto questo servizio, la sera Joy mi riferi’ che il suo compagno per assisterla voleva che gli pagassi una bottiglia di whisky tailandese al giorno, mentre sua madre voleva 100 bath al giorno, mi sono molto arrabbiato dalla reazione dei suoi famigliari, ma conoscendo l’amore di Joy verso il suo compagno accettai la prima proposta anche se da occidentale per me era incomprensibile.

Avendo iniziato la terapia da poco, poteva succedere che appena prendeva le pastiglie, si sentisse male, sudando freddo, dolori lancinanti alla testa e vomito, una sera  come tante altre, in casa si erano radunate una decina di persone ( compreso suo marito e le sorelle con i rispettivi consorti) per bere e cantare al karaoke, quando Joy impallidi’ improvvisamente e si ritiro’ nella sua camera, la seguii.e cercai di assisterla, mentre le persone continuavano a ridere e a cantare al karaoke, allora uscii e feci capire alle persone con dei gesti di stare piu’ tranquilli, perche’ Joy non stava bene, nonostante cio’ loro continuavano imperterriti a fare casino, allora inc…… urlai, rivolgendomi prevalentemente ai famigliari di Joy: “ Why thai people ba ba (stupid)? You don’t understand, Joy have big problems, now she is not O.K..Stop the music.”

Finalmente, alcune persone vedendo la mia reazione se ne andarono, mentre i suoi famigliari iniziarono una discussione, soprattutto a suo marito non era piaciuto il mio comportamento in casa sua davanti ai suoi amici, ma dopo aver bevuto una bottiglia di whisky si addormento’ e anche se per alcuni giorni tutti i famigliari cercavano di evitarmi, le volte successive quando Joy stava male, bastava un mio sguardo per far capire che era il momento di tacere.

Un’altra volta Joy si accorse che i 2000 bath che aveva nascosto ingenuamente in una tasca di una camicia dell’armadio non c’erano piu’, chiese allora a sua marito se le aveva presi, lui innervosito da questa sua domanda rispose di no, soltanto dopo una settimana da alcuni amici di lui, venne a conoscenza che alcuni giorni prima era stato visto a giocare a snooker, a bere thai whisky e al karaoke con una ragazza e poi messo alle strette confesso’. Joy che centellina i soldi inviati da me ogni mese, per il cibo, la scuola, l’ospedale, i vestiti e eventuale altre evenienze, era molto dispiaciuta di questa bravata del suo compagno e mi chiese scusa, io gli consigliai di nascondere meglio i suoi soldi, in quanto come lei sapeva facevano gola a tanti della famiglia.

In quel periodo rimasi in Thailandia due mesi per assistere Joy ( due mesi di aspettativa senza stipendio, concessimi proprio per i gravi motivi di salute di Joy, tutti i miei colleghi di lavoro ormai conoscono il mio impegno per questa ragazza e si informano spesso sulla sua salute). Trascorso il primo mese mi sono recato a rinnovare il visto al confine cambogiano di Poipet a 50 km da Sakaeo dopo Aranyaphrathet, vicino c’e’ il  "Rong Klua market", dove vendono di tutto, si stima che dalla citta’ di Poipet, una citta’ che in realta’ e’ un vasto agglomerato di baracche sorte sul confine tra Cambogia e Thailandia, ogni mattina oltre 10000 persone tra cui centinaia di bambini, alcuni mutilati, passano il confine per andare a lavorare in questo mercato come facchini, pulitori, raccoglitori d’immondizia, riparatori di jeans usati, e quant’altri mestieri la fantasia umana possa immaginare, il lavoro minorile e’una prassi. a Poipet, e’ anche il punto di passaggio di traffici illeciti tra cui gran parte del traffico di minori cambogiani, (bambini rivenduti come schiavi domestici, futuri mendicanti gestiti da trafficanti, carne per il mercato della prostituzione), ogni settimana 100-150 bambini vengono rimandati a Poipet dalle autorita’ tailandesi, si sta’ firmando accordi tra questi paesi coinvolti, per agevolare il rimpatrio delle vittime che vengono arrestate per prostituzione e vagabondaggio o liberate nelle rare retate dai numerosi bordelli dove vivono in condizione di quasi schiavitu’. Ma gli ostacoli sono molti anche dove si e’ firmato l’accordo come tra Thailandia e Cambogia,  collusione tra trafficanti e forze di polizia, grossi interessi economici, mancanza di strutture di accoglienza, mancanza di sensibilità delle autorita’ di frontiera, mancanza di legislazioni adeguate e non applicazione delle poche esistenti, rendono il cammino ancora lungo. Era la prima volta che attraversavo da solo la frontiera in questo punto anche se il mio amico Giorgio mi aveva dato delle istruzioni, subito dopo il mercato c’e’ il posto di polizia thailadese, quel giorno ricordo c’era una lunga fila di turisti e non, che uscivano dalla Thailandia per entrare in Cambogia, aspettai il mio turno e dopo circa un’ora arrivai allo sportello, consegnai il passaporto e successivamente mi avviai lungo un tratto di terra di nessuno, dove transitavano bambini sporchi ma sorridenti, che trainavano carretti enormi piene di merci, alcuni siccome la giornata era molto soleggiata, ti scortavano con degli ombrelli per ripararti dal sole, in cambio di una mancia, ero frastornato da quello che stavo vedendo, in qualunque direzione guardavo vedevo solo bambini di strada, si dividevano i soldi, alcuni maschietti portavano via i soldi alle femminucce, si lavavano e si cambiavano i vestiti agli angoli della strada. Arrivato sotto una specie di tendone c’erano degli uffici e un poliziotto cambogiano distribuiva i moduli da compilare per ottenere il visto per la Cambogia e consegnava un foglio giallo dove si informava i turisti che il paese era esente dalla epidemia aviaria. Mentre compilavo, mi si avvicino’ un ragazzo cambogiano di circa 20 anni, voleva leggere cosa stavo scrivendo, io indispettito lo mandai via, poi consegnai il modulo con 1100 bath (1000 bath per il visto e 100 perche’ non avevo la foto, come mi aveva detto Giorgio) al poliziotto, in quell’istante si riavvicino’ il ragazzo cambogiano e mi disse servono 1500 bath per il visto, io lo guardai e gli dissi: “What do you want? You are not policeman, J known, what j have to pay for visa, go away ” Il poliziotto sentendomi, prese per il braccio il ragazzo e dicendogli qualcosa lo allontano’.

Trascorso circa mezz’ora il poliziotto, dopo aver portato i documenti in ufficio, mi consegno’ il visto, io ringraziandolo gli allungai venti bath, ma lui mi guardo’ e capii dalla sua faccia che non era stato contento della mancia, sembrava dire: “ Guarda sto’ farang mi fa’ l’elemosina”.

Incurante mi avviai, verso il posto di frontiera cambogiano, seguito da una decina di bambini di strada, attraversando una monumentale arcata, con tre chedi in cima e una scritta in cambogiano di benvenuto, sulla destra vidi subito l’entrata maestosa dell’ Holiday Palace, un  casino’ thai e a meta’ di questo tragitto ne notai altri due, dei 7 o 8 presenti  in questo lembo di terra. Proibiti in Thailandia, fu’ costruita qui una piccola “ Las Vegas”, ci sono anche hotel lussuosi, centri commerciali con l’aria condizionata, centri di massaggio e bordelli dove 1000 thai arrivano qui ogni giorno attraversando la frontiera, insieme ai numerosi stranieri, l’unica moneta accettata e’ il bath e i circa 5000 lavoratori cambogiani che lavorano in queste strutture parlano esclusivamente la lingua tailandese, gli  investitori provengono dalla Thailandia, dalla Cambogia, dalla Malesia, dall’Indonesia e dalla Cina e lo staff dirigenziale e’ composto anche da americani, inglesi, australiani e francesi. Da quando e’ stata costruita questa piccola “ Las Vegas”, gli abitanti di Poipet sono vertiginosamente aumentati, dalle 9244 famiglie del ’98 alle oltre 100000 di oggi. Ai piazzali di queste strutture i bambini non si avvicinavano, per chiedere soldi ai frequentatori di questi  posti di lusso che contrastavano con la miseria che si vedeva in strada, mi spiegarono in seguito che non si avventurano a chiedere l’elemosina in questi hotel-casino’, che hanno un giro d’affari di decine di milioni di dollari all’anno, perche’ la polizia li prende e li picchia, allora mi domandai: “ Non possono disturbare i frequentatori di questi posti dove viene sperperato denaro, ma possono infastidire i farang impegnati nelle pratiche di visto”.

Giunto in questo piccolo ufficio di frontiera, nell’attesa notai vicino agli sportelli una porta, si apri’e cosa vidi? Due bambine cambogiane sorridenti che con i loro grandi occhi mi fissavano, ero turbato dai loro sguardi, gli diedi 10 bath a testa e contente se ne andarono, (lo so’, non bisognerebbe dare assolutamente soldi a questi bambini, questo per evitare di abituarli alla strada  e a guadagnarsi da vivere in questo modo, ma soprattutto perche’ i soldi raramente rimangono ai bambini. Ma come si fa’a rimanere indifferenti davanti a quei occhi innocenti che ti osservano, chissa’ cosa passa nella loro mente?). Giunto il mio turno feci vedere il passaporto, mi misero un timbro e uscii. Appena  fui in strada mi si riavvicino’ il ragazzo cambogiano e all’orecchio mi sussuro’ delle frasi che mi parevano minacciose, come per dire: “Adesso dove vai, sei in Cambogia, se non mi dai dei soldi ti uccido”

Ero impaurito, ma con un saluto goliardico, gli girai le spalle e rientrai in Thailandia, attraverso l’altro posto di polizia cambogiana, dove mi dissero che se non stavo in Cambogia almeno un giorno dovevo pagare 100 bath, rimasi un po’ perplesso da questa richiesta e malvolentieri gli diedi i soldi, quindi mi avviai verso il posto di frontiera thai, non vedevo l’ora che finisse questo “tour”, c’era purtroppo ancora la fila e i bambini di strada si sedevano per terra e osservavano tra le gambe se qualche persona appoggiava, qualche borsa o effetto personale per farglielo sparire.

Questa mia avventura del visto duro’ circa tre ore, quando turbato e stanco ritornai da Joy le raccontai tutto quello che avevo visto e quello che mi era capitato a solo qualche centinaia di metri da dove ci trovavamo in quel momento, e lei con il sorriso sulle labbra mi disse: “Mai pen rai, Rinaldo”

I miei pensieri corrono, immagino il giorno che mi telefoneranno dalla Thailandia e mi diranno che Joy e’ deceduta, vorrei andare al suo funerale, mi piacerebbe preparare un discorso in lingua thai, per cercare di far capire a tutte le persone del villaggio e ai suoi famigliari perche’ sono stato vicino a Joy e ai suoi bambini in tutti questi anni, vorrei dire ai suoi famigliari che in questi anni ho fatto e dato tanto, ma ora vorrei che continuassero da soli, e pensare di piu’al mio futuro. Riguardo ai bambini che ora stanno crescendo, le uniche vittime innocenti di tutta questa storia, a cui Joy ha aperto due libretti nominativi presso una banca per bambini la Omsin Bank di Sakaeo, mi piacerebbe fare tipo un’adozione a distanza fino a che non siano diventati maggiorenni, anche se ho le idee un po’ confuse in questo momento, in quanto non saprei come recapitare loro i soldi, senza che ne vengono in possesso il compagno di Joy, le sue sorelle e sua madre che hanno sfruttato in questi anni il mio aiuto economico, spesso ricattando Joy, chiedendole dei soldi per soddisfare le loro esigenze personali. Ancora oggi mi confida che spesso si sente abbandonata come un cane, il suo compagno oltre a chiederle soldi e bere non fa’ altro, ( trasgredendo i patti che avevamo preso un’anno fa’) anzi minaccia di andarsene, sua madre se non gli da’ dei soldi non l’aiuta, sua sorella che si e’ recata a Bangkok per lavoro con il suo nuovo marito, le ha lasciato la sua bambina di 2 anni e mezzo avuta dal precedente matrimonio in affido, perche’ nessuno la vuole, lei fisicamente non e’ al massimo, quindi capite come sia difficile anche per me mantenerla “su’ di morale” in questi ultimi momenti. Joy mi ricorda sempre, che se io non l’avessi aiutata in questi anni, lei ora sarebbe gia’ morta  e mi ringrazia di tutto quello che sto’ facendo per lei, mi sento molto appagato di queste sue dichiarazioni e le dico che non mi deve ringraziare, perche’ io lo faccio con tanto entusiasmo.

Ho anche provato in Italia a trovare una ragazza, ma appena vengono a sapere delle mie avventure in Thailandia e di Joy, mi lasciano o fanno di tutto per essere lasciate, ho visto che continuare ad  andare da Joy e contemporaneamente, avere una relazione con una ragazza in Italia, sono due cose che non riesco a far convivere insieme, cosi’ preferisco continuare a seguire Joy e divertirmi da single. Secondo me ognuno di noi dal proprio vissuto puo’ trarre un giudizio negativo o positivo di questo paese e della sua gente, senza naturalmente generalizzare, personalmente nei miei anni di frequentazione della Thailandia, ho avuto piu’ esperienze negative che positive, quindi scusatemi se qualche volta sono negativo, provo una sensazione indescrivibile di amore e odio per questo paese. Le mie intenzioni sarebbero di lasciare questo paese alla morte di Joy, ma non e’ detta l’ultima parola....

   
 

sua madre.e le sue sorelle

 

la sua nuova casa.