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AL VIA LA XV CONFERENZA MONDIALE A BANGKOK
2004
Tutti i
numeri dell'epidemia
Nel mondo
sono stimate in 38 milioni le persone infette del virus HIV/AIDS.
Ecco, nel
2003 , le cifre continente per continente sui malati di AIDS: nel Nord
America sono stimati intorno ad un milione di persone, nell'Europa
occidentale circa 580 mila, in quella dell'est e in Asia centrale sono
1.300.000 mentre nell'Asia dell'est sono 900.000, nei Caraibi sono 430 mile
e nel nord e centro Africa 480.000, contro i 6.500.000 del sud e sud-est
asiatico. Nell'America latina oltre 1.600.000 nell'Oceania 32 mila e,
infine, nell'Africa sub-Sahariana, la cifra piu' alta, stimata in 25
milioni. Dei 38 milioni di persone con l'HIV, 35,7 milioni sono adulti, di
cui 17 mln le donne, e 2,1 milioni i bambini. I decessi totale del 2003 sono
stati 2,9 milioni, 2,4 milioni tra gli adulti e 490 mila nei bambini.
ACCESSO ALLE CURE PER TUTTI - Bangkok -11-07-2004
Accesso alle cure per tutti e' lo
slogan della conferenza mondiale sull'Aids che prende il via oggi, per la
prima volta in un Paese asiatico. Sono almeno 20.000 i delegati (fra medici,
ricercatori e rappresentanti di organizzazioni non governative) giunti da
160 Paesi attesi in Thailandia, a Bangkok, per discutere delle nuove
emergenze poste dall'epidemia.
Nonostante i 20 anni di lotta contro l'Aids abbiano portato a successi
importantissimi e a disporre di farmaci efficaci, le forti differenze
sociali fra Nord e Sud del mondo hanno fatto si' che l'epidemia abbia
continuato ad espandersi, mettendo in ginocchio l'Africa e ora estendendo
seriamente la minaccia all'Asia. ''L'Asia e' oggi quello che era l'Africa 15
anni fa'', ha detto il presidente del programma delle Nazioni Unite per la
lotta contro l'Aids (UNAIDS), Peter Piot. .
La scelta dell'Asia non e'
casuale perche' proprio in questo continente risiede il 60% della
popolazione mondiale, con un tasso elevato di persone infetto da HIV (si
calcola che vi siano intorno a 7,4 milioni di individui siero-positivi).
Disponibilita' delle cure per le
popolazioni piu' povere del mondo e campagne nazionali di educazione e
prevenzione sono le nuove armi per lottare contro il virus Hiv: ne sono
consapevoli i ricercatori cosi' come le numerose organizzazioni sociali,
umanitarie e di pazienti che si preparano a partecipare al XV appuntamento
mondiale sull'Aids. La Thailandia diventa cosi' il Paese simbolo della lotta
contro il virus Hiv: la scelta e' infatti caduta su Bangkok grazie alla
politica di prevenzione promossa dal Governo locale negli ultimi anni e che
ha fatto della Thailandia un modello per tutti gli altri Paesi asiatici.
Sono state, ad esempio, un successo le campagne di prevenzione tese ad
incrementare la diffusione dell'uso dei profilattici ed e' stata ancora la
Thailandia ad ospitare la piu' vasta sperimentazione clinica di un vaccino
anti-Hiv, condotta su migliaia di persone.
Alla prevenzione e ai problemi sociali ed economici da affrontare per
arginare la diffusione dell'Aids sono dedicate due delle quattro sessioni
della conferenza mondiale. La ricerca di base e quella clinica saranno le
protagoniste delle altre due sessioni.
Sebbene l'attenzione sia puntata soprattutto sulla dimensione sociale
assunta dall'epidemia, anche la ricerca riservera' delle sorprese. Si
attendono, ad esempio, i dati piu' recenti sui risultati delle terapie
combinate in alcuni Paesi in via di sviluppo cosi' come quelli sull'uso dei
microbicidi tesi a ridurre la trasmissione del virus. Ma soprattutto la
ricerca promette di abbattere alcuni tabu', primo fra tutti quello di una
terapia che non finisce mai: se nei Paesi industrializzati i nuovi farmaci
hanno ridotto le morti per Aids, si sono anche rivelati tossici se assunti
in modo prolungato nel tempo. L'idea che si sta facendo strada e che sara'
discussa nei prossimi giorni, allora, e' la possibilita' di sospensioni
prolungate della terapia. Si considera anche la possibilita' di cocktail di
farmaci di nuova generazione, basati sulla combinazione dei farmaci attuali
con farmaci di nuova generazione, tesi a rafforzare le difese immunitarie
dei pazienti.
Intanto, durante la conferenza, Medici senza frontiere
ha illustrato come il trattamento delle persone malate con i farmaci
antiretrovirali (ARV) ha dimostrato di essere efficace anche per i pazienti
in uno stadio avanzato che vivono nei Paesi in via di sviluppo. Ma a fronte
di questo successo, Msf ha sottolineato le molte sfide che ancora rimangono
aperte: in primo luogo i costi esorbitanti delle terapie di seconda linea
per i pazienti che mostrano resistenze ai farmaci di prima linea e poi
l'assoluta mancanza di formulazioni pediatriche.
Si va invece
smorzando l'entusiasmo per l'arrivo imminente di un vaccino preventivo o
terapeutico. Gli esperti sono concordi che l'attesa sara' ancora lunga,
almeno 5 o 10 anni, prima di avere a disposizione un farmaco efficace.
L'Unaids,
il programma delle Nazioni Unite di lotta alla pandemia, ha chiesto che i
fondi destinati alla battaglia contro l'AIDS salgano dai 5 miliardi di
dollari USA stanziati nel 2003 a 20 miliardi di dollari entro il 2007.
Il grido di Annan sull'aids: "La
malattia è globale. Le cure solo per i ricchi"
"Non nascondete la testa sotto la
sabbia"
- 11-07-2004
BANGKOK - Parlare di Aids non dovra' piu'
essere una vergogna e il diritto alle cure va assicurato a chi e' colpito
dal virus Hiv: e' la via per combattere l'epidemia indicata oggi dal
segretario generale delle nazioni Unite, Kofi Annan, inaugurando la XV
conferenza mondiale sull'Aids a Bangkok.
L'esortazione a ''rompere il mortale muro di silenzio che continua a
circondare l'epidemia'' e' rivolta ai Governi dei Paesi in via di sviluppo
oggi minacciati dal virus Hiv, ma anche ad ogni cittadino.
''Ovunque - ha proseguito il segretario generale dell'Onu - abbiamo bisogno
di leader che dimostrino che parlare di Aids e' un punto di onore, non una
vergogna. Non bisogna piu' mettere la testa sotto la sabbia, non bisogna
piu' imbarazzarsi, non piu' nascondersi dietro a un velo di apatia''.
Il prossimo passo, ha proseguito Annan sempre rivolto ai Governi, dovra'
essere mettere a disposizione della lotta contro l'Aids risorse adeguate
attinte da bilanci nazionali. ''Cio' ha affermato dovra' mobilitare
l'intero apparato statale, dai ministri delle Finanze ai governi locali, dai
ministri dell'Educazione a quelli della Difesa. E questo dovra' generare
un'alleanza con ogni settore della societa', come quello economico, della
vita civile e delle persone che vivono con il virus Hiv''.
Annan ha quindi detto ''grazie'' alla Thailandia per avere dimostrato che
e' possibile avere successo nel contrastare la diffusione del virus ed ha
osservato che ''e' opportuno tenere la conferenza in Asia, dove il virus si
sta diffondendo con un ritmo allarmante. Nello scorso anno un'infezione su
quattro e' avvenuta in questo continente. Non c'e' tempo da perdere se
vogliamo intervenire prima che l'epidemia in Asia vada fuori da ogni
controllo''.le cure, se hanno contratto l'infezione''.
Tuttavia, ha osservato, ''non stiamo facendo abbastanza'' e ''non siamo
riusciti a ridurre l'impatto dell'epidemia entro il 2005, come avevamo
promesso''. C'e' quindi ancora moltissimo lavoro da fare per mantenere le
promesse fatte, ha detto ancora, indicando tre priorita': innanzitutto e'
necessario creare infrastrutture a sostegno della prevenzione e della cura;
dare alle ragazze e alle donne gli strumenti per difendersi dal virus;
favorire l'assunzione di responsabilita' ad ogni livello. Un impegno, ha
affermato, che deve coinvolgere in prima persona non soltanto i potenti, ma
ognuno in prima persona. Possono dare prova di iniziativa, ha aggiunto,
''non solo coloro che detengono una posizione di potere'', ma i ''partner
che assicurano di utilizzare sempre il profilattico'', cosi' come ''padri,
mariti, figli e zii che sostengono e affermano i diritti delle donne'', gli
insegnanti che incoraggiano i sogni e le aspirazioni delle ragazze e i
medici e gli infermieri ''che ascoltano e curano i pazienti senza dare
giudizi'', i mezzi di comunicazione ''che portano l'Aids fuori dall'ombra e
incoraggiano la gente ad essere responsabile delle proprie scelte''. Dare
prova di iniziativa, ha detto ancora Annan, significa ''rispettare e
sostenere i diritti umani di tutti coloro che sono vulnerabili al virus Hiv'',
come prostitute, tossicodipendenti
omosessuali. Diritti, ha concluso, che ''comprendono il diritto
alle cure, se hanno contratto l'infezione.
Aids:
attivisti gridano 'accesso alle cure per tutti' - 11 Lug 2004
«Stop alla
guerra alla prevenzione dell'AIDS», «Voi parlate e noi moriamo»: questi
alcuni degli slogan di un
migliaio di attivisti thailandesi e americani che hanno protestato
all'apertura dei lavori della XV conferenza internazionale sull'AIDS in
svolgimento a Bangkok. «L'obiettivo della nostra azione è dichiarare che
non si può più accettare a lungo
le promesse non mantenute e le barriere politiche che vietano
l'accesso ai programmi di prevenzione o le cure per le persone che vivono
con l'HIV o l'AIDS», ha sottolineato Kamon Uppakawew, coordinatore del TNP
Positivi. «Accesso alle cure per
tutti, azione uguale vita e scienza uguale morte, farmaci generici,
condom e aghi sicuri adesso», hanno gridato gli attivisti richiedendo i
10 miliardi di dollari promessi
al Fondo Globale. Ad oggi con i farmaci generici
il costo della terapia anti-AIDS
è ridotto a 138 dollari per anno, ma solo 450 mila persone viventi
con l'HIV nei Paesi poveri vi hanno accesso, e 6 milioni di persone muoiono
perchè non hanno questa opportunità. «Il global Fund è in crisi perchè i
Paesi donatori non hanno mantenuto le loro promesse e impegni», ha
sottolineato Sharonann Lynch, responsabile del gruppo Health Gap. «Ogni
dollaro non versato dai donatori è un giorno di vita in meno per una persona
con HIV», ha concluso.
AIDS: ESPERTI A BANGKOK, ALLARME
NEI PAESI ASIATICI - Bangkok, 11 lug. 2004
Programmi
nazionali per incentivare l'uso del profilattico, aiutare i
tossicodipendenti a utilizzare gli aghi puliti e diminuire il rischio legato
ai rapporti omosessuali: queste le misure necessarie per frenare epidemia da
HIV in Asia. Le ha enunciate il Map, il network delle reti in apertura della
XV conferenza internazionale sull'AIDS a Bangkok, sottolineando l'allarme
AIDS nei paesi asiatici. Nel rapporto Map degli esperti, l'HIV in Asia resta
concentrato tra coloro che hanno comportamenti ad alto rischio,
tossicodipendenti, prostitute e clienti, e omosessuali. Paesi come la
Cambogia e Thailandia hanno tentato di cambiare il corso dell'epidemia con
politiche dirette contro la prostituzione. "Le nazione asiatiche devono
affrontare una scelta: agire ora o pagare piu' tardi" ha detto Peter Piot
membro del Map sottolineando che "come emerge chiaramente dal rapporto quei
paesi che hanno deciso di limitare i comportamenti piu' a rischio ora stanno
arginando il diffondersi del virus. Adesso, pero', anche gli altri Stati
devono seguire questo esempio"
«Aids, occidente
complice»
Contro Bush e Berlusconi
Attivisti no global di Act Up contestano con manifesti «wanted» e sangue
finto i leader dei paesi del G8 nella prima giornata del summit di Bangkok,
in Thailandia: nessun fondo per combattere la malattia, disattesa la
promessa fatta tre anni fa al vertice di Genova.
Voi
parlate, noi moriamo», scandiscono per le strade di Bangkok un migliaio di
attivisti rivolgendosi ai delegati della conferenza internazionale
sull'aids. Dentro ai palazzi intanto, uomini e donne di 160 paesi, sotto lo
slogan «accesso per tutti» si confrontano sulle cure e sulle possibilità di
renderle disponibili. «Tanti bla bla bla - denuncia Act up , una
delle tante organizzazioni della società civile impegnate nella lotta anti
aids - i governi dei paesi ricchi e le istituzioni internazionali non
smettono di ripetere cosa bisogna fare contro questa epidemia, ma nella
pratica non mantengono mai le promesse. Le barriere politiche che vietano
l'accesso ai programmi di prevenzione o cura non possono essere più
accettate». E così se «dentro» le diverse sessioni si susseguono in
parallelo concentrandosi soprattutto su risorse economiche e metodologie di
lotta, «fuori» azioni più o meno spettacolari scandiscono la prima giornata
di lavori della XV conferenza. «Wanted», «Aids accomplice» (complice
dell'aids) sono le scritte che i manifestanti incollano sulle foto dei
leader dei paesi del G8 - da Bush a Berlusconi - per ricordare la promessa
fatta nel 2001 a Genova e mai mantenuta di finanziare il fondo globale per
la lotta contro l'aids, la malaria e la tubercolosi. «Si erano impegnati a
raggiungere l'obiettivo di 10 miliardi di dollari, ma oggi solo una minima
parte di quei soldi è stata incassata». E poco dopo quegli stessi ritratti
vengono imbrattati di sangue finto mentre un piccolo gruppetto di persone
riesce a entrare nella sala che ospita la plenaria.
Dove del resto i lavori procedono: discussione del giorno finanziamenti e
pratiche preventive. E in entrambi i casi sono gli Stati uniti i
manovratori, neanche tanto occulti, della scena. Contestata da molti per
aver ridotto il numero di delegati spediti a Bangkok, se da un lato
l'amministrazione Bush si è resa ridicola con il suo ostentato
conservatorismo cattolico contrario all'uso dei preservativi, dall'altro
resta la prima della lista nera per quanto riguarda i finanziamenti al fondo
internazionale.
«Nella scorsa conferenza di Barcellona i ricercatori statunitensi spediti da
Washington erano ben 236, quest'anno sono solo 50 - spiega Joep Lange,
presidente dell'international aids society, tra gli organizzatori della
conferenza - ho dovuto ritirare diversi documenti dopo che agli autori degli
studi è stato vietato di venire a Bangkok». Una decisione, quella di Bush,
ufficialmente dovuta a problemi di budget, ma che per tanti palesa le
difficoltà interne dell'amministrazione, in rotta anche con molti scienziati
che criticano le politiche della Casa Bianca in tema di lotta all'Aids. A
dimostrarlo, per esempio, il caso di alcuni ricercatori del Centres for
disease control di Atlanta a cui non è stata data l'autorizzazione di
accettare l'invito a partecipare alla conferenza: eppure, ribadiscono alcuni
colleghi, quei viaggi sarebbero stati pagati dall'American medical
association e non dall'amministrazione.
Non che Washington non stanzi del tutto fondi, ma quando lo fa solo, segue
la sua politica di interessi: attraverso la stipula di accordi bilaterali
che di fatto mettono sotto ricatto i paesi destinatari. «Solo 200 milioni di
dollari dei 15 miliardi stanziati dall'amministrazione Bush arrivano nelle
casse del fondo internazionale», ricorda Paola Giuliani, responsabile della
campagna aids dell'organizzazione Action aid. Una realtà che pesa
terribilmente, visto che il fondo per il prossimo hanno dovrà ridimensionare
drasticamente le proprie spese: finora nelle sue casse sono entrati solo 860
milioni di dollari. Per questo l'«accesso per tutti», si traduce in verità
in un «accesso negato», sottolineano in molti. Visto che ogni giorno muoiono
più di diecimila persone e che, come sottolinea medici senza frontiere, «ben
il 95 per cento della popolazione malata non ha ancora accesso al minimo
trattamento». E risulta molto difficile credere che qualcosa possa cambiare
solo con l'astinenza sessuale, come invece ha creduto opportuno ieri
sottolineare il presidente dell'Uganda, Yoweri Museveni: «il profilattico?
Solo un'improvvisazione, non una soluzione», ha detto appoggiato da alcuni
delegati statunitensi. Eppure in Uganda il numero di malati si è ridotto di
ben il 30 per cento negli ultimi venti anni anche grazie a una politica di
prevenzione nella quale il profilattico è stato la prima linea di difesa
contro la diffusione del virus Hiv: chi conosce i centri predisposti per la
cura e la prevenzione della malattia sa che molto spesso sono soprattutto
suore e missionarie a diffondere la cultura del profilattico e spesso a
distribuirlo, anche se non
sempre alla luce del sole. E contro «affermazioni esclusivamente ideologiche
e non scientifiche, che propongono programmi irresponsabili» si è scagliata
anche una delle delegate statunitensi , Barbara Lee anche perché «la scelta
dell'astensione è spesso praticamente impossibile».
Insomma, se ieri è stata la
giornata dei finanziamenti e dei programmi impossibili, probabilmente oggi
sarà la volta di brevetti e generici: e la battaglia con i big farmaceutici
è tutta ancora da giocare.
AIDS
-
Una malattia sociale
Curare la malattia e non il malato: è la conclusione alla quale si arriva
quando si paragona l'Aids a una malattia cronica affrontabile con interventi
terapeutici al pari di altre patologie. Invece l'Aids è un'emergenza e una
catastrofe: il carattere endemico con la quale si diffonde l'infezione da
Hiv lo sta a dimostrare. Attualmente in tutto il mondo 38 milioni di persone
hanno contratto il virus: geograficamente l'Aids è più diffuso nel sud del
mondo che nel nord industrializzato, i paesi più colpiti sono quelli
dell'Africa subsahariana (25 milioni di soggetti), a seguire il sud
dell'Asia (6,5 milioni), l'America latina e l'Europa dell'est
(rispettivamente 1,6 milioni e 1,3 milioni di persone). Rimane un mistero il
numero dei malatti presenti in Cina: solo recentemente - per anni il governo
di Pechino ha volutamente tenuto segreto questo dato - è stato svelato che i
cinesi che hanno contratto l'infezione sono all'incirca 10 milioni.
Viceversa negli Stati uniti un milione di persone soffrono di Aids e circa
580 mila in Europa occidentale. Altro dato epidemiologico abbastanza
significativo: l'Aids continua a colpire sempre più donne e bambini
(soggetti deboli); nel 2003, 14 mila persone sono risultate contagiate ogni
giorno (fonte Unaids), il 95% di queste vive nelle aree con più basso
reddito. Infine, dopo il 1981, venti milioni di persone sono decedute a
causa della malattia, e la maggior parte dei decessi sono avvenuti nei paesi
più poveri.
La diffusione della malattia dimostra che questi ultimi sono più esposti dei
paesi ricchi al rischio di contagio e non solo per la mancanza di un
intervento terapeutico adeguato per affrontare i costi dei farmaci, ma anche
per l'inadeguatezza della recezione delle strutture assistenziali-sanitarie
e per l'assenza di un intervento preventivo ed educativo. Per questo la
battaglia ancora non vinta per avere il cocktail dei tre farmaci
retrovirali a prezzo economico, senza il monopolio del brevetto da parte di
Big Pharma, si accompagna al rifiuto della strategia di privatizzare la
sanità nei paesi poveri.
Già da anni nell'ambito del Wto (Wordl trade organization), è
prevista la completa liberalizzazione di servizi quali quello sanitario. I
governi sono impotenti perché non possono destinare le risorse sia al
trattamento delle persone malate che per interventi preventivi. Non ci sono
nemmeno i fondi per la qualificazione e la specializzazione del personale
socio-sanitario che dovrebbe sostenere un intervento tra le popolazioni. L'Oms
(Organizzazione mondiale della sanità), prima che si aprissero i lavori
della conferenza di Bangkok, ha annunciato che «in un anno sono state curate
appena 60 mila persone invece delle 500 mila previste». E l'obiettivo di
somministrare farmaci a tre milioni di sieropositivi su cinque entro il 2005
sta per fallire.
AIDS:
ALLARME PER ECONOMIA, UCCIDERA' 74 MLN DI LAVORATORI - Bangkok, 12 lug 2004
L'Aids
rischia di mettere in ginocchio l'economia mondiale: 48 milioni di
lavoratori potrebbero essere uccisi dal micidiale virus entro il 2010, e la
cifra potrebbe salire a 74 milioni entro il 2015. L'allarme e' stato
lanciato dall'Ilo (l'Organizzazione Internazionale del Lavoro) a margine
dell'apertura dei lavori della XV Conferenza Internazionale sull'Aids.
"Il virus
HIV/AIDS non e' soltanto una crisi umana, ma e' una minaccia allo sviluppo
sostenibile globale sociale ed economico", ha detto il direttore generale
Juan Somavia. La minaccia cresce in maniera esponenziale: ogni giorno 8.000
persone muoiono, 13.000 si infettano, e adesso, dopo l'Africa, l'emergenza
si e' estesa all'Asia. Ma la crisi si riflettera' inevitabilmente sulle
economie nazionale. Il rapporto si basa sui dati di 50 Paesi relativi alla
disponibilita' dei farmaci anti-retrovirali per il prolungamento della vita.
Ad oggi sono 36,5 milioni di persone in eta' lavorativa che hanno il virus
dell'HIV; due milioni di persone non saranno in grado di lavorare entro il
prossimo anno (erano mezzo milione nel 1995). "Causando la malattia e la
morte dei lavoratori, l'epidemia di HIV/AIDS riduce la scorta di esperienza
e esperienza del mondo lavorativo", ha detto Fanklyn Lisk, direttore del
programma Aids dell'Ilo, "e questa perdita di capitale umano e' una minaccia
diretta per gli obiettivi del Millennium Development Goal di riduzione della
poverta'".
AIDS: CINA; PREMIER AMMETTE, PROBLEMA
RIGUARDA INTERO PAESE -2004
Il primo
ministro cinese Wen Jiabao ha per la prima volta riconosciuto la gravita'
del problema in Cina ed ha rivolto un appello alla popolazione perche' si
impegni a tentare di fermare l'epidemia. ''In questi ultimi anni - afferma
Wen sul 'Quotidiano del Popolo' - l'Aids si e' diffuso molto velocemente su
un territorio molto vasto'' e in certe regioni l'epidemia ha assunto
proporzioni ''estremamente gravi''. Inoltre la malattia ''sta trasferendosi
sempre piu' dai tradizionali gruppi a rischio alla globalita' della
popolazione''. Ufficialmente in Cina il numero dei sieropositivi e' di
840.000 unita' (cioe' meno dell'1% della popolazione) ma nel giro di sei
anni, avvertono le Nazioni Unite, i contagiati potrebbero essere dieci
milioni. Dopo anni di smentite, solo l'anno scorso Pechino ha ammesso
l'esistenza di cinesi contagiati dall'Aids. Nell'odierna insolita ammissione
della gravita' del problema, Wen ha affermato che i sieropositivi ''sono
concentrati soprattutto nelle campagne'' dove ''le condizioni igieniche e la
distribuzione dei medicinali sono ancora arretrate ... e dove la gente non
conosce a sufficienza i rischi legati alla salute''. In queste aree rurali
quindi, ''il lavoro di prevenzione e' particolarmente difficile''. Ma ''il
nostro governo e' il governo del popolo - ha concluso il premier - e deve
far si' che la salute e la protezione della vita della gente costituisca la
sua priorita'''. Nell'ambito di questo impegno, l'agenzia Nuova Cina
riferisce proprio oggi che circa 1.300 volontari delle strutture ospedaliere
universitarie si recheranno questa estate in 127 aree-pilota per insegnare
agli abitanti delle campagne come difendersi dall'Aids. la Cina ha deciso di
lanciate un piano d'azione contro il virus dell'Hiv:
Il piano d'azione, diffuso
prevede:
- lotta alla prostituzione
- misure speciali per fermare la compravendita illegale di sangue
- promozione dell'uso di siringhe pulite e di preservativi
- fornitura gratuita di farmaci che bloccano la trasmissione del virus alle
donne in gravidanza
- educazione alla prevenzione in tutte le scuole
Ma la
"misura urgente" annunciata dal governo che più fa discutere è un'altra: i
governi locali, e tutti i loro ufficiali, verranno ritenuti direttamente
responsabili di politiche repressive nei confronti degli attivisti che
promuovono la lotta all'Aids
e di pressioni esercitate sui media per nascondere le proporzioni del virus.
Misure che, fino a ieri, nelle varie province del Paese erano all'ordine del
giorno.
AIDS: PRESIDENTE
UGANDA, PROFILATTICO E' IMPROVVISAZIONE - Bangkok, 12 lug 2004
La
controversia se sia piu' efficace l'astinenza sessuale, promossa da Bush, o
meglio l'utilizzo del condom nella lotta contro l'aids e' stata al centro
dell'intervento del presidente dell'Uganda Yoweri Museveni. "Penso che il
profilattico sia solo un'improvvisazione, non una soluzione", ha detto ai
delegati alla XV conferenza internazionale a Bangkok, invitando a "relazioni
ottimali basate sull'amore e sulla fiducia invece che su un equivoco
istituzionalizzato come e' il condom". In Uganda 26,5 milioni di persone
(pari al 6%) sono attualmente infettate dal virus, un numero diminuito del
30% dagli anni '80. "I profilattici sono efficaci ma vanno considerate le
differenze culturali di ciascun Paese", ha aggiunto Joep Lange, presidente
dello Ias (International aids society).
DA
PIANTE OGM NUOVE SPERANZE CONTRO AIDS E TBC - 12 Lug- 2004
Piante
geneticamente modificate per la produzione di vaccini e farmaci contro
alcune delle piu' gravi patologie dei nostri tempi, dall'Aids al diabete e
la tubercolosi. E' questo l'obiettivo di Pharma-Planta, il nuovo consorzio
di ricerca europeo per il quale l'Ue ha stanziato 12 milioni di euro e che
vede tra i partner italiani il Cnr, l'Enea e l'Universita' di Verona.
L'intento, sottolinea il Cnr, e' produrre vaccini e farmaci a basso costo,
cosi' da renderli disponibili anche ai Paesi in via di
sviluppo.
Pharma-Planta riunisce oltre 30 gruppi di ricerca appartenenti a 11 nazioni
europee e al Sudafrica. Al progetto, per il quale l'Unione europea ha
appunto stanziato 12 milioni di euro, partecipano tre gruppi di ricerca
italiani, diretti da Mario Pezzotti dell'Universita' di Verona, Eugenio
Benvenuto del Centro ricerche Casaccia dell'Enea e Alessandro Vitale
dell'Istituto di biologia e biotecnologia agraria del Cnr di Milano (Ibba).
''Entro i prossimi cinque anni - ha spiegato Vitale - Pharma-Planta prevede
di produrre, in piante geneticamente modificate, molecole di interesse
farmacologico e di iniziare la sperimentazione clinica sull'uomo''. I due
obiettivi principali sono, infatti, la produzione di farmaci finora non
ottenibili con i sistemi tradizionali di sintesi e l'abbattimento dei costi
di produzione. E ''significativo'' e' il contributo italiano al progetto, ha
rilevato Benvenuto: ''Il gruppo di Verona e il nostro - ha spiegato
l'esperto - coordinano infatti, rispettivamente, le ricerche che riguardano
una proteina umana per la prevenzione del diabete mellito autoimmune e una
delle molecole per la produzione di un vaccino contro l'Aids''. Il Cnr e'
invece responsabile delle ricerche volte ad aumentare e rendere ottimale la
produzione dei diversi vaccini nelle piante modificate, attraverso nuove
tecniche di biologia cellulare e molecolare.
Pharma-Planta, ricorda il Cnr, e' il primo grande progetto internazionale di
questo tipo e sviluppera' la nuova tecnologia fino a giungere alla
sperimentazione clinica. Un progetto innovativo, quindi, il cui ''approccio
multidisciplinare - ha affermato Pezzotti - consentira' di affrontare tutti
gli aspetti della sperimentazione connessi all'impiego di piante
geneticamente modificate, con particolare riguardo alla sicurezza ambientale
e umana''. Una grande sfida, insomma, anche tecnologica, che implica un
notevole impegno. Infatti, mentre la produzione di molecole farmacologiche
in altri sistemi biologici geneticamente modificati e' ben consolidata e
documentata, ha spiegato il ricercatore Rainer Fischer dell'Istituto
Fraunhofer di Aquisgrana, che del consorzio e' il coordinatore
amministrativo, ''non ci sono dati sullo stesso tipo di processo produttivo
nelle piante''. Eppure, le potenzialita' di questo approccio sono enormi. La
ragione? I metodi finora utilizzati per la produzione di questi farmaci,
hanno spiegato gli esperti, richiedono la modificazione genetica di cellule
umane o di microrganismi come i batteri; Tutte tecniche laboriose e costose
e che, spesso, producono in quantita' limitate le molecole di interesse. Le
piante, al contrario, ha sottolineato il coordinatore scientifico di Pharma
Planta Julian Ma, del St.George's Hospital di Londra, ''hanno il vantaggio
di poter essere coltivate con facilita' e a costi accessibili e, se
modificate per esprimere un gene relativo a un prodotto farmaceutico, di
poterne produrre grandi quantita'''.
L'impiego delle piante, insomma, potrebbe consentire di ottenere farmaci che
non sono stati finora prodotti nei sistemi tradizionali a causa della scarsa
resa o dei costi elevati. Un risultato, questo, che aiuterebbe a rendere
disponibili nuovi farmaci per i Paesi in via di sviluppo, per i quali i
costi di tali prodotti sono spesso proibitivi.
il silenzio del Ministero della Salute
italiano
Sul sito
del Ministero non appare alcuna notizia sulla Conferenza Internazionale di
Bangkok, mentre vengono presentate le iniziative del Ministero nella lotta
all'Aids in luoghi di villeggiatura e nelle località di maggiore richiamo
per i giovani. L'Italia, dicono i contestatori a Bangkok, del suo contributo
previsto (370 milioni di dollari), ne ha versato solo una parte, pari a 60
milioni di dollari. Secondo l'Oms, il 95% delle persone malate di aids non
possono accedere ai trattamenti: per questo l'iniziativa, denominata "3x5"
prevede che entro il 2005, 3 milioni di persone comincino le cure. Per far
partire il progetto mancano solo i finanziamenti e, secondo Act Up, se
l'obiettivo non sarà raggiunto, la colpa sarà da attribuire ai capi dei
governi. E quindi anche al premier italiano Silvio Berlusconi.
AIDS: RAPPORTO UE, ITALIA IN TESTA
CON 140.000 CASI
Aids:
140.000 casi alla fine 2003: Italia al primo posto nell'Unione Europea. Dal
'95 raddoppiati i casi in Europa occidentale. - Al secondo posto c'è la
Francia con 120.000 casi. La fonte e' una tabella dell'ONU riportata da un
documento con il quale la Commissione Europea rilancia oggi l'allarme Aids
in vista della conferenza internazionale che si terra' a Vilnius dal 16 al
17 settembre. Dal 1995 ad oggi, denuncia tra l'altro il rapporto, e'
raddoppiato il numero di nuovi casi di Aids dichiarati nell'Europa
occidentale. Ed alcuni dei paesi membri dell'est europeo registrano dei
tassi di nuovi casi di infezione tra i piu' alti del mondo. Nell'insieme
tuttavia l'Europa occidentale contava a fine anno 580.000 malati, meno delle
meta' rispetto all'Europa orientale con 1.300.000 dei quali 860.000 nella
Federazione russa. Secondo il commissario europeo Pavel Telicka, "l'Aids non
e' piu' soltanto un problema dei paesi dell'Africa o del terzo mondo. Una
grave epidemia comincia a rinascere anche nelle regioni europee. E l'UE deve
riprendere l'iniziativa politica per le misure necessarie a livello
continentale".
ITALIA, I PIÙ A RISCHIO SONO GLI ETERO
L'infezione è in lieve aumento. E cresce l'età media in cui ci si contagia.
Dal 1982, anno della prima diagnosi di aids in Italia, i casi notificati a
fine 2003 sono 52.836. «L'andamento delle nuove infezioni (110-130 mila i
sieropositivi) si è stabilizzato sui 3.000-3.500 l'anno. Si restringe la
forbice tra maschi e femmine e l'età media è rispettivamente 40 e 38 anni;
nel 1995 era 28 e 24» osserva Giovanni Rezza del Coa (Centro operativo aids)
all'Istituto superiore di sanità. La trasmissione è soprattutto
eterosessuale. «Che ultimamente ci sia un lieve incremento delle infezioni
si deduce dall'aumento di malattie sessualmente trasmesse, soprattutto
sifilide».
«Nel 60 per cento dei casi scoprono di essere sieropositivi non con il test,
ma per sintomi dell'infezione» dice Mauro Moroni, infettivologo al Sacco di
Milano. «L'etero non è come il tossicodipendente o l'omosessuale: di rado ha
dubbi e si sottopone a una verifica». Da quando, nel '96, si sono resi
disponibili i cocktail di antiretrovirali, la mortalità per aids è calata
dell'80 per cento, trasformando spesso la sindrome in una condizione
cronica.
«Non è tanto l'accesso alle terapie il problema, quanto la resistenza agli
antiretrovirali, sovente dovuta a scarsa aderenza alla terapia» dice Andrea
Gori, infettivologo al Sacco. «Oggi il 10-12 per cento dei malati ha
esaurito ogni opzione terapeutica perché resistente a tutti i farmaci».
Cresce la percentuale di chi è resistente ad almeno un farmaco prima ancora
di aver iniziato una qualunque cura. E sempre più infezioni sono dovute a
varianti resistenti di ceppi di hiv, a causa della sua elevata capacità di
mutazione.
«Gli inibitori della fusione, nuova classe di farmaci che impedisce al virus
di entrare nelle cellule bersaglio, i linfociti T, sono una strategia
innovativa, ma con pesanti effetti collaterali. Come era all'inizio l'Azt»
conclude Moroni.
Aids: le
vittime dell'indifferenza
In una parte del mondo, la più vasta e la più
colpita dall'infezione, i farmaci per tenere a bada il virus non sono ancora
disponibili. Non solo perché troppo costosi, ma in quanto mancano politiche
sanitarie che li rendano accessibili a tutti. Eppure, le strategie
terapeutiche non mancherebbero.
La povertà
non fa notizia. E l'aids, un dramma di proporzioni immani il cui filo
conduttore è proprio la povertà, diventa notizia solo quando i riflettori di
conferenze internazionali, come quella che si svolgerà in Thailandia, a
Bangkok dall'11 al 16 luglio, risvegliano dall'indifferenza i paesi ricchi e
costringono l'opinione pubblica, stordita quotidianamente dai molteplici
messaggi dei media, a prendere atto, per il breve tempo in cui dura il
convegno, della tragedia che si sta consumando.
Oggi nei paesi in via di sviluppo 40 milioni di persone sono infettate dal
virus, l'hiv, responsabile della malattia, e oltre 6 milioni hanno
urgentemente bisogno di quei farmaci antiretrovirali che possono tenerlo a
bada.
Solo nell'Africa subsahariana ci sono più di 4 milioni di persone la cui
vita dipende dalla possibilità di accedere a terapie: in questa parte del
mondo circa 8 mila persone muoiono ogni giorno di aids. E dopo l'Africa,
l'ondata dell'infezione travolgerà Cina, India, Russia. A meno che non si
intervenga con programmi efficaci di prevenzione, l'Asia avrà nel 2010 più
contagiati dell'Africa subsahariana.
Milioni di persone che, per una discriminazione in ossequio a leggi del
mercato e una cinica politica dei farmaci, chiamata «apartheid sanitaria»,
sono condannate a morire. L'Africa, continente dove nel 2003 sono morte di
aids oltre 2 milioni di persone, rappresenta l'1 per cento del mercato
mondiale dei farmaci, contro l'80 per cento di Nord America, Europa
occidentale e Giappone. Solo 400 mila sieropositivi nei paesi del Terzo
mondo hanno accesso alle terapie e un terzo di questi vivono in Brasile, uno
dei pochi paesi poveri, insieme alla Thailandia, con aziende farmaceutiche
governative che producono versioni generiche degli antiretrovirali. «Se fino
al 2001 la triterapia con i farmaci coperti da brevetto costava 10 mila
dollari l'anno per paziente, poi sfidando le multinazionali sono cominciate
a comparire copie di generici a 200 dollari, come quelli prodotti dalla
indiana Cipla» ricorda Chiara Bannella, portavoce di Medici senza frontiere
(Msf), l'organizzazione Nobel nel '99 promotrice di una campagna per
l'accesso ai medicinali.
Per anni le industrie farmaceutiche hanno insistito nella difesa dei loro
brevetti, mantenendo alti i prezzi e negando così i medicinali ai paesi più
poveri. Grazie a quei medicinali in Occidente la mortalità per aids si è più
che dimezzata. Solo di recente, era il 30 agosto 2003, poco prima del
vertice di metà settembre a Cancun in Messico, la situazione farmaci
antiaids si è sbloccata. La Wto (World trade organization) ha riconosciuto
che un paese in via di sviluppo può, in caso di emergenza sanitaria,
produrre i farmaci di cui ha bisogno o importarli non ottemperando ai
diritti del proprietario del brevetto. Cosa che fanno Brasile, Thailandia,
Sud Africa e India, i quali producono e distribuiscono copie di
antiretrovirali senza pagare royalty alle aziende che detengono il brevetto.
L'India, dove il governo non ha attuato un piano sanitario per distribuirli,
nonostante il problema aids sia emergente, li esporta quasi tutti.
Per quanto riguarda il rispetto dei diritti sulla proprietà intellettuale (Trade
related aspects of intellectual property), o Trips, negli accordi
internazionali stabiliti dalla Wto è autorizzata l'esenzione dal brevetto
farmaceutico fino a tutto il 2005. E sempre i Trips hanno fissato un elenco
di una cinquantina di paesi, i più poveri, per i quali l'esonero vale fino
al 2016. Nell'elenco figurano Malawi, Burundi e altri paesi dove però non
esistono industrie farmaceutiche che possano produrli. Dunque? «Le autorità
sanitarie internazionali, come l'Oms, sono escluse dal giudizio
sull'emergenza e la faccenda è affrontata come se fosse solo un problema di
mercato e non di salute» commenta Maurizio Bonati, epidemiologo al Mario
Negri. «Se, come previsto, la Wto dovrà nel 2005 rivedere la sua politica
sui brevetti, può darsi che le regole cambino ancora».
Da quando gli accordi internazionali hanno permesso di abbassare il costo
della triterapia con farmaci generici, anche le multinazionali hanno
cominciato a offrire farmaci a prezzi scontati. La migliore offerta di
quelli coperti da brevetto è scesa da 10 mila a 500-700 dollari l'anno per
paziente. «Con questa decisione le industrie vogliono in realtà proteggere
ancora una volta i loro brevetti e continuare a gestire il mercato»
sottolinea Bonati. «Inoltre, abbassarli è ammettere che prima i loro prezzi
erano gonfiati». L'aids come la guerra va fronteggiata, è la parola d'ordine
dell'Onu. «Un potenziale che può destabilizzare le nazioni e l'economia di
interi continenti. Una minaccia per il mondo» ha dichiarato la Casa Bianca.
Ma al di là della retorica, con quali armi questa guerra può essere risolta?
Il braccio di ferro con le multinazionali per
l'accesso ai farmaci ha finalmente rotto il silenzio. Tuttavia non basta.
«Duecento dollari l'anno per una terapia sono in teoria pochi, ma chi li
paga? Ci sono paesi africani dove la spesa per la salute annua pro capite è
di un dollaro. Restano da stabilire i criteri con cui i farmaci saranno
distribuiti. Devono essere garantiti a tutti, arrivare anche in villaggi
sperduti, la malattia va poi monitorata e si devono preparare tecnici e
strutture per prescriverli e controllarne l'uso. Occorrono anche farmaci
essenziali per curare tbc e tutte le altre infezioni» elenca Bonati.
Per ora il piano lanciato dall'Oms il dicembre scorso per assicurare
trattamenti antiretrovirali a 3 milioni di persone entro il 2005 sembra
essersi arenato: mancano i finanziamenti e chi doveva dirigere il piano, il
brasiliano Paulo Texeira, un esperto di Unaids, ha dato le dimissioni poche
settimane dopo la nomina; non sono stati consegnati farmaci. Il Fondo
globale per la lotta ad aids, malaria e tubercolosi, istituito nel 2002, ha
raccolto finora 4,7 miliardi di dollari dei 10 che secondo l'Onu sarebbero
necessari per contrastare solo l'aids.
«Gli aiuti del Fondo, tutt'altro che globali, vanno inoltre alle ong e a
quei pochi governi locali in grado di utilizzare i finanziamenti. In
definitiva, non raggiungono chi ne avrebbe un disperato bisogno» dice Bonati.
Una soluzione possibile? Semplificare al massimo la terapia. Per esempio,
con una combinazione in dose fissa di tre antiretrovirali: la produce la
Cipla e la offre a 270 dollari l'anno per paziente. «Finora le
multinazionali titolari dei brevetti su ciascuno dei principi attivi non
hanno trovato un accordo per riunirli in un'unica pillola» osserva Bannella,
precisando che Msf cura così oltre il 50 per cento dei 13 mila sieropositivi
che assiste nei paesi in via di sviluppo. Nel 2001 è stata istituita
all'interno dell'Oms una commissione, di cui fanno parte esperti di varie
nazioni, anche italiani, per la prequalificazione dei farmaci prodotti dai
paesi in via di sviluppo senza risorse e strumenti per farlo.
Gli Usa, dal momento che la monodose della Cipla è stata certificata dall'Oms
e non dall'Fda, finora non hanno voluto distribuirla. L'anno scorso i 15
miliardi di dollari in cinque anni stanziati dal presidente George Bush sono
andati in aiuti ai paesi poveri che avessero comprato farmaci dalle
multinazionali. Anche se il prezzo degli antiretrovirali continua a
scendere, la soluzione è ancora molto lontana.
I farmaci sono un tassello del problema più complesso di accesso a risorse
economiche, non solo sanitarie. «Programmi di prevenzione per evitare la
trasmissione eterosessuale messi in atto da governi accorti, Thailandia e
Cambogia lo dimostrano, hanno ridotto l'incidenza fra gli adulti
dell'infezione dal 4 per cento nel '99 al 2,6 a fine 2002» osserva Mario
Clerici, immunologo all'ospedale Sacco di Milano. «In Africa, dove la
struttura dei governi è meno solida, non è così. L'Uganda, con un governo
stabile da 12 anni, è l'unico paese africano dove la campagna pro condom ha
fatto calare l'infezione».
Sul fronte della ricerca la speranza di risolvere il dramma dei paesi poveri
con un vaccino resta lontana. «Sedici nuovi protocolli partiranno a metà del
2005 e prima della metà del 2010 non si saprà molto» prevede Lucia Lopalco,
immunologa al San Raffaele di Milano. «Accoppiano il dna, non le proteine,
alle citochine e lo scopo è di far produrre all'organismo anticorpi
neutralizzanti, stimolando con un'azione combinata le cellule B e T».
Un'altra strada è quella delle immunoglobuline protettive IgA, tipiche delle
mucose (comprese quelle vaginali), capaci di bloccare una porta di ingresso
nota sull'involucro del virus, il recettore Ccr5. «In un esperimento su
topine si è visto che dando loro per via nasale la regione antigenica
riconosciuta dagli anticorpi anti Ccr5, si è indotta una risposta mucosale
in vagina capace di bloccare l'infezione».
Che cosa dice lo studio che uscirà su Blood fra breve? Che, se è
possibile riprodurre questa condizione nei topi e quindi verosimilmente
nell'uomo, si può pensare a un ipotetico vaccino per via nasale che produca
anticorpi IgA anti Ccr5: potrebbero essere usati per proteggere gli
individui a rischio d'infezione. Un altro candidato di difesa dall'infezione
potrebbero essere le defensine. «Nei "long survivor", nelle persone esposte
al virus, come le prostitute, e nel latte di madri infette che allattano al
seno senza trasmettere il virus si sono osservate alte dosi di defensine:
prodotte dai linfociti Cd8, appartengono a un arsenale primordiale di difese
innate» spiega Alberto Mantovani, immunologo dell'Università di Milano e del
Mario Negri. David Ho, dell'Aaron Diamond aids research center di New York,
padre della triterapia, le ha descritte su Science. «Ma è del tutto
inspiegato come membri di questa famiglia abbiano attività antihiv».
I meccanismi di protezione
sono molteplici. Esiste per esempio una mutazione genetica, chiamata Delta
32 (al gene mancano 32 basi), che protegge dall'infezione. In pratica, fa sì
che il Ccr5, la porta d'ingresso al virus, non venga esposto sulla
superficie delle cellule. «E quello che fa il nostro anticorpo è simile»
dice Lopalco. Parecchi geni finora sono stati associati a resistenze
naturali. Uno studio su topi che si infettano con un virus simile all'hiv
rivela una configurazione genetica che li protegge dall'infezione. «In
partner sani esposti all'hiv abbiamo visto che c'è un insieme di geni che
conferisce resistenza: una combinazione sul cromosoma 22 che si associa a
protezione. Quando conosceremo le proteine codificate dai geni in questione,
potremo pensare di sintetizzarle e utilizzarle a scopo terapeutico. In
attesa di una terapia genica» conclude Clerici, autore dello studio, in
uscita su Pnas, che presenterà alla XV Conferenza sull'aids di
Bangkok.
Lotta globale all'aids
"Quando è stata
scoperta la sindrome da immunodeficienza acquisita, la fascia più colpita
era quella degli omosessuali di razza bianca che vivevano nei paesi ricchi.
La questione è cambiata: la malattia colpisce senza pietà i paesi in via di
sviluppo, dove accade che molte madri trasmettano il virus ai loro figli. Il
paziente tipo è ora la ragazza di colore africana", spiega il quotidiano
spagnolo La Vanguardia, che aggiunge: "Il mondo dei ricchi deve reagire".
Anche il francese Libération si scaglia contro l'inerzia dei paesi
benestanti. "L'aids è stato e continua a essere lo specchio più nero delle
ineguaglianze che regnano sul pianeta. Una volta bloccata l'epidemia nei
paesi ricchi, un'indifferenza abbastanza opaca allo sviluppo della malattia
nel terzo mondo si è sposata a un culto del profitto a breve termine da
parte dell'industria farmaceutica. Questi due fattori hanno fatto sì che
l'emergenza potesse aggravarsi fino a livelli raggiunti oggi".
L'epidemia quindi continua a progredire dappertutto ma, se non altro, ora
che i laboratori farmaceutici hanno deciso, in nome dell'interesse generale
di cedere i brevetti su alcuni medicinali per combattere la malattia, "si
può sperare che il tasso di mortalità dei sieropositivi possa diminuire".
Per lo statunitense Miami Herald, "gli americani provano a ragione vergogna
e ottimismo. Vergogna per la risposta pietosamente inadeguata a una piaga
globale che sta uccidendo milioni di persone; ottimismo, perché possediamo i
mezzi intellettuali e finanziari per sconfiggere l'epidemia. Risolvere la
crisi è possibile e gli Stati Uniti possono, con il minimo sforzo, dare un
contributo importante ai programmi dell'Onu".
Il San Francisco Chronicle mette in evidenza i due problemi principali nella
lotta all'aids. In uno sforzo che deve coniugare prevenzione e trattamento
farmacologico della malattia, gli ostacoli più evidenti derivano dalla
difficoltà di affrontare temi delicati – educazione al sesso sicuro, droga –
e in contrasto con le tradizioni culturali di paesi come India e Cina. Segue
la scarsa disponibilità di fondi e quella di medicinali a basso prezzo che
risultino allo stesso tempo efficaci.
Per il Los Angeles Times, l'enfasi è soprattutto sul primo punto: gli Stati
Uniti dovrebbero cercare prima di tutto di risolvere il problema di milioni
di orfani africani che non possono andare a scuola per mancanza di denaro,
quando invece dovrebbero avere l'opportunità di "apprendere, avere contatti
con adulti responsabili e accedere all'assistenza medica e ai servizi
sociali disponibili".
Il Financial Times, invece, si concentra su come le "forze del mercato
possono aiutare nella lotta all'Aids". In particolare, una diversa
organizzazione distributiva – basata su agenzie private in franchising che
vendono farmaci a prezzi fissi – potrebbe ottenere risultati migliori nella
penetrazione commerciale degli antiretrovirali.
AIDS:
MSF, BENE NUOVE TERAPIE ARV MA E' ALLARME-BREVETTI - 13 lug.2004
Bangkok, Il
trattamento delle persone affette da HIV/AIDS con i farmaci antiretrovirali
(ARV) ha dimostrato di essere efficace anche per i pazienti in uno stadio
avanzato della malattia che vivono nei Paesi in via di sviluppo. E' quanto
emerge dai dati presentati dall'organizzazione umanitaria internazionale
Medici Senza Frontiere (Msf) nel corso della conferenza mondiale sull'Aids a
Bangkok.
La semplificazione delle terapie - e in particolare l'uso di combinazioni
in dose fissa (FDC- fixed dose combinations) che riuniscono in un'unica
pillola, da assumere due volte al di', i 3 principi attivi necessari a
combattere il virus - ha permesso a Msf di espandere rapidamente il numero
di pazienti trattati. Nel 2002 Msf raggiungeva 1.500 pazienti in 10 Paesi,
oggi e' arrivata a trattarne 13mila in 25 Paesi.
Nonostante questo successo Msf ha sottolineato le molte sfide che ancora
rimangono aperte: in primo luogo i costi esorbitanti delle terapie di
seconda linea per i pazienti che mostrano resistenze ai farmaci di prima
linea e l'assoluta mancanza di formulazioni pediatriche.
Un'altra grande preoccupazione dei medici di Msf e' legata
all'avvicinarsi della scadenza del 2005, anno in cui alcuni Paesi poveri si
dovranno adeguare alle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio in
materia di brevetti sui farmaci. Tra questi Paesi ci sono anche l'India, il
Brasile e la Thailandia, dove oggi si producono le copie generiche ed
economiche dei farmaci anti-Aids.
"I governi possono e devono fare piu' - ha detto il dottor Myrto Schaefer
di Msf - Medici Senza Frontiere e altre organizzazioni hanno dimostrato che
e' possibile curare l'Aids nei Paesi piu' poveri. Il fatto che solo il 7% di
coloro che hanno urgentemente bisogno dei farmaci li stiano ricevendo e'
semplicemente una tragedia".
AIDS:
ANNAN, GLI USA STANZIANO TROPPO POCO- 13 lug. 2004
Il
segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha attaccato gli Stati Uniti,
accusati di stanziare fondi insufficienti per la lotta all'Aids. Con
un'intervista esclusiva alla Bbc, Annan ha denunciato che la lotta al
terrorismo sta offuscando il dramma dell'epidemia del virus Hiv/Aids, un
dramma che invece va affrontato con lo stesso impegno dedicato all'altra
emergenza. "Sentiamo parlare in continuazione di armi di sterminio e
terrorismo e siamo terrorizzati da queste armi perche' sono in grado di
uccidere migliaia di persone". "Qui abbiamo un'epidemia che sta uccidendo
milioni di persone. Qual e' la risposta?". Secondo Annan, gli Usa devono
fare da battistrada perche' la comunita' internazionale stanzi maggiori
finanziamenti nella lotta al micidiale virus. "C'e' bisogno davvero di una
leadership. L'America e' un leader naturale a causa delle sue risorse, delle
sue dimensioni", ha aggiunto Annan, il quale ha assicurato di averne gia'
parlato con il presidente George W. Bush. L'appello di Annan arriva mentre
e' in corso, a Bangkok, la conferenza internazionale sull'Aids, che ha messo
in luce come maggiori finanziamenti, un migliore accesso ai farmaci
anti-retrovirali e l'utilizzo di strategie di prevenzione siano essenziali
per affrontare un'epidemia ormai divenuta dilagante.
AIDS:
PROSTITUZIONE FRA PRIMI RISCHI PAESI ASIATICI - 13 LUG 2004
BANGKOK,
E' la prostituzione una delle micce che nei prossimi anni potrebbero far
esplodere la diffusione dell'Aids nei Paesi asiatici.
Uno degli esempi positivi di prevenzione viene dalla Thailandia, il Paese
che in questi giorni ospita la conferenza mondiale sull'Aids, ma anche qui
il problema non e' semplice da affrontare: se da un lato il governo locale
ha approvato da tempo regole che prevedono controlli sanitari gratuiti per
le prostitute, dall'altro esiste il fenomeno sommerso della prostituzione
transessuale, omosessuale e minorile, quest'ultima alimentata anche dal
turismo
sessuale.
Secondo le stime piu' recenti, le prostitute in Thailandia sono circa un
milione, ma si calcola che il rapporto fra la prostituzione ''ufficiale'' e
quella sommersa di transessuali, omosessuali e minori ci sia il rapporto di
uno a tre. Non avendo controlli, queste tre categorie sono anche le piu'
esposte alle malattie sessualmente trasmesse, compreso l'Aids.
Secondo gli esperti, il 75% degli uomini tailandesi celibi si avvale dei
servizi di una prostituta almeno due volte al mese, ma e' in aumento anche
il fenomeno del turismo sessuale. Si calcola che la maggior parte di coloro
che vanno in Thailandia con questo scopi siano tedeschi, seguiti da italiani
(circa 450.000 ogni anno), giapponesi, inglesi e statunitensi. Ma sono
numerosi anche i turisti sessuali provenienti da altri Paesi asiatici che,
di conseguenza, espongono al rischio le loro mogli o le loro partner, come
rileva il movimento dei leader asiatici impegnati nella lotta contro l'Aids,
un'organizzazione legata al programma sull'Aids delle Nazioni Unite (Unaids).
Il governo indonesiano, ad esempio, stima che ogni anno oltre un milione di
uomini frequentino delle prostitute e che solo il 10% di essi utilizzi il
profilattico. In Cambogia, uno studio indica che un quarto degli uomini fra
20 e 25 anni abbia avuto almeno un rapporto con una prostituta.
AIDS: IMMUNOLOGO PANTALEO,
VACCINO PREVENTIVO ENTRO 5 ANNI - 13 LUG 2004
BANGKOK,
Si torna a parlare di vaccino preventivo contro l'Aids. Dopo le delusioni
degli ultimi anni, il vaccino sembrava un obiettivo impossibile da
raggiungere in breve tempo, ma l'esperienza accumulata in tanti anni di
sperimentazioni ha cambiato le cose e avere finalmente un vaccino preventivo
e' un sogno che potrebbe avverarsi in un periodo
brevissimo.
Un vaccino capace di dare una buona risposta potrebbe arrivare gia' in 3-5
anni, ha detto oggi a Bangkok uno dei maggiori esperti internazionali in
questo settore, il direttore del Servizio di Immunologia dell' Universita'
svizzera di Losanna, Giuseppe Pantaleo. Se nel mondo occidentale i nuovi
farmaci hanno radicalmente migliorato la qualita' di vita dei pazienti, nei
Paesi in via di sviluppo il vaccino preventivo resta ancora l'unico
possibile strumento capace di arginare la diffusione del virus Hiv. ''Sui
vaccini si sono fatti progressi incredibili ha osservato Pantaleo e la nuova
speranza e' sviluppare la ricerca sul maggior numero possibile di vaccini e
portarli alla sperimentazione clinica''.
Grazie a questi sforzi, a un nuovo approccio che punta a combinare tra loro
vaccini di tipo diverso e ad un grande impegno internazionale in questa
direzione, la ricerca sui vaccini e' finalmente vicina a dare risultati
promettenti.
- 25 VACCINI ALLO
STUDIO: tutti hanno raggiunto la prima fase della sperimentazione, quella di
tipo 1, che punta a verificare la sicurezza. Secondo Pantaleo e' realistico
pensare che, fra questi, nei prossimi 2 o 3 anni alcuni (un piccolo numero,
due o tre) riescano a passare alla seconda fase della sperimentazione, su
almeno un migliaio di volontari, per avere le prime risposte sulla capacita'
del vaccino di dare protezione. ''Soltanto cinque anni fa ha rilevato
l'esperto non c'era nessun vaccino candidato''.
- COMBINAZIONI DI VACCINI: dopo i cocktail di farmaci che hanno segnato il
successo delle terapie, e' la volta delle combinazioni di vaccini basati su
approcci diversi. Le due strade vincenti sembrano essere quella basata sui
vaccini a Dna, che esprimono proteine del virus in modo da stimolare una
risposta immunitaria, e vaccini che utilizzano virus resi inoffensivi per
veicolare geni che esprimono le proteine del virus Hiv. Finora nessuno di
questi due approcci e' riuscito a funzionare da solo, ma combinando fra loro
i vaccini si spera di ottenere una risposta completa perche' in questo modo
il sistema immunitario viene preparato a rispondere meglio e a riconoscere
immediatamente le particelle virali. ''Anche il vaccino italiano messo a
punto presso l'Istituto superiore di sanita' ha aggiunto Pantaleo - potra'
essere probabilmente inserito in una strategia combinata, ma i dati sono
ancora troppo preliminari per esprimere pareri definitivi''.
- COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE ARMA VINCENTE: ''oggi e' impensabile
sviluppare vaccini lavorando in modo isolato'', ha osservato lo studioso. E
aprire una prospettiva internazionale e' proprio l obiettivo del Global
Vaccine Enterprice, l'iniziativa internazionale nata grazie alla Fondazione
di Bill e Melinda Gates e la cui realizzazione e' incoraggiata dal G8. Lo
scopo e' riunire tutti i ricercatori che nel mondo sono impegnati nella
ricerca sul vaccino anti-Aids, sia all'interno di strutture pubbliche sia in
strutture private.
- VACCINI TERAPEUTICI: i vaccini preventivi oggi allo studio sono gli stessi
utilizzabili a scopo terapeutico, ossia nei pazienti che hanno gia'
contratto il virus. In questo caso non e' necessario ricorrere a
combinazioni poiche' il sistema immunitario e' gia' stato stimolato una
volta dalla stessa presenza del virus. Il problema in questo caso, secondo
Pantaleo, e' soprattutto quello di trovare le risorse a causa dei problemi
di sicurezza, e di conseguenza di problemi legali e assicurativi, posti da
questi vaccini..
Aids: Iavi - Vaccino Ancora Lontano,
Servono Piu' Fondi - 13 lug 2004
Un vaccino
contro l'Aids è ancora lontano, "anche nella più rosea delle ipotesi. E
tutti gli scienziati impegnati in questa corsa contro il tempo dovranno
rivedere le proprie carte se i tanti vaccini in sperimentazione, tutti
basati sullo stesso approccio, falliranno. In ogni caso gli sforzi 'messi in
campo' sono ancora inadeguati". L'ingrato compito di fotografare la reale
situazione della ricerca nella lotta al virus dell'Hiv spetta a Seth Berkley,
presidente e capo esecutivo dell'International Aids Vaccine Initiative (Iavi),
intervenuto oggi a Bangkok, alla XV Conferenza internazionale sull'Aids. "Il
mondo - ha proseguito - si sta muovendo a piccoli passi, quando invece
dovrebbe compiere lunghe falcate. Solo un vaccino, infatti, è in grado di
porre fine all'epidemia". Dunque il rapporto Iavi suggerisce di raddoppiare
i finanziamenti alla ricerca, fino a portarli a quota 1,3 miliardi di
dollari all'anno, "per sostenere la sperimentazione degli oltre 30 vaccini
candidati, condotta in 19 Paesi in tutto il mondo". Nella relazione odierna
lo Iavi non ha nascosto la sua preoccupazione per il fatto che "tutti i
vaccini in sperimentazioni si basano su un unico principio: quello di
potenziare la risposta dei linfociti T, che attaccano le cellule infettate
dal virus Hiv. Nessun vaccino, invece - prosegue lo Iavi - per ora funziona
secondo il principio che, stimolando le difese immunitarie dell'organismo,
si combatte anche l'Aids". Da qui una serie di considerazioni: "Se quello
ora in sperimentazione e' un approccio sbagliato, tutti i vaccini dovranno
essere 'buttati'. In più gli eventuali futuri farmaci saranno utilizzabili
solo quando si è sieropositivi. Senza dimenticare - continua il rapporto -
che non c'è certezza che possano offrire una barriera efficace al 100%".
Ciononostante anche un vaccino parzialmente efficace potrebbe costituire,
ora, un argine all'infezione da Hiv che ha raggiunto quota 38 milioni nel
mondo e che procede al ritmo di 14mila nuovi casi ogni giorno. "Un vaccino
efficace al 50% - conclude Seth Berkley - somministrato ai due terzi della
popolazione adulta potrebbe ridurre la percentuale di infezioni del 60%".
AIDS: ITALIA SPERIMENTERA'
STIMOLANTE DEL SISTEMA IMMUNITARIO
Bangkok,
13 lug.- Al via in Italia a settembre la sperimentazione di una nuova
molecola immunomodulante 'Tucaresol' deputata a stimolare il sistema
immunitario nei soggetti sieropositivi. Lo ha annunciato alla Conferenza
internazionale sull'Aids di Bangkok il prof. Massimo Galli, direttore della
clinica malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano. Il protocollo e'
gia' stato approvato dal comitato etico in Italia e il progetto di
sperimentazione coinvolgera' l'universita' di Milano, il San Raffaele,
Busto, Padova, Bergamo e Firenze. L'Italia diventera' cosi' la prima nazione
a sviluppare qusta nuova strategia contro l'Aids. "Verra' utilizzata in
combinazione con la terapia tradizionale, e dovrebbe servire a migliorare la
risposta immunitaria nel momento in cui si abbassa l'azione del virus dell'Hiv",
ha agguinto. Uno studio preliminare ha gia' dato risultati promettenti.
L'arruolamento di 50 pazienti in terapia stabile (in fase 1 e 2) comincera'
a settembre e durera' 3 mesi, ma soltanto nella primavera del 2005 si
potranno avere i risultati. "Poi negli studi successivi dovremmo cercare la
dose giusta se le aspettative saranno confermate", ha aggiunto l'esperto
italiano. "Non si e' ancora riusciti a eliminare il virus e quindi bisogna
pensare anche a come si possono ripristinare le difese dell'organismo,
finora si e' fatto molto lavoro ma con pochi risultati", ha detto Galli.
"Con questa sperimentazione la nuova molecola cerchera' di dare birra al
sistema, aumentando il segnale delle cellule che hanno il compito di
controllare l'infezione virale, quando hanno riconosciuto gia' il virus".
Per Galli l'epidemia "e' fuori controllo ovunque, forse soltanto in
pochissimi Paesa ricchi sembra essere controllata perche' e' legato ai
comportamenti delle persone e quindi non si sa quanto durera'". "In Italia -
ha aggiunto l'esperto - ci sono 4 mila infezioni l'anno, 45 mila persone
sono in trattamento ma la stima indica in 90 mila" i sieropositivi. "Almeno
un terzo delle persone sieropositive non sono in contatto con i centri o non
sanno nemmeno di essere infettate - ha detto Galli - quindi e' soltanto una
percezione che la situazione effettivamente sia sotto controllo'.
AIDS: FAUCI, VIA PRIVILEGIATA
PER I GENERICI DI QUALITA' - 13 LUG 2004
BANGKOK,
Una via rapida per garantire farmaci generici anti-Aids di qualita'. E' la
proposta lanciata oggi nella conferenza mondiale di Bangkok da uno dei
maggiori esperti internazionali sul virus Hiv, l'americano Antony Fauci,
direttore dell'Istituto statunitense per le allergie e le malattie infettive
(NIAID) del National Institute of
Health.
''Un farmaco generico deve dare le stesse garanzie di sicurezza di un
farmaco approvato dalla Fda'', ha detto Fauci in una conferenza stampa. E
proprio l'ente statunitense per il controllo sui farmaci (FDA) secondo Fauci
potrebbe provvedere al controllo della qualita' dei farmaci generici
prodotti in Paesi in via di sviluppo grazie alle cosiddette licenze
volontarie. Si tratta di farmaci basati su principi attivi ormai noti e che
hanno superato tutti i controlli. E' pero' necessario verificare che,
soprattutto nei casi in cui piu' principi attivi siano combinati in un'unica
pillola, il farmaco conservi le sue caratteristiche e continui ad avere la
stessa efficacia.
GERE,
IL TERRORISTA PIU' GRANDE E' L'HIV - 13 lug 2004
Bangkok,.Il
piu' grande terrorista non e' Bin Laden, ma l'Aids". Lo ha sottolineato
Richard Gere, testimonial di una campagna di sensibilizzazione e
informazione sui media sul problema dell'aids durante una conferenza stampa
a Bangkok dove si sta svolgendo la XV conferenza internazionale sull'aids.
L'attore vive da 15 anni in India, un paese dove l'1% della popolazione e'
risultata sieropositiva. "Il trend e' in crescita - ha aggiunto Gere - ma
per fortuna il Governo e' cambiato e ora si puo' parlare di aids". Il
progetto "Heroes" della Fondazione Bill e Melinda Gates ha investito 1,5
milioni di dollari e prevede una sinergia con diverse televisioni, di Delhi
e Bombay, presenti in India (soltando il 50% delle persone possiede una tv),
radio e un giornale indu'. "Vorrei coinvolgere tutte le persone che fanno
cultura e opinione come giocatori di cricket, lo sport piu' seguito in
India, attori, danzatrici, etc per sensibilizzare i media a parlare di
aids". Gere, che ha dichiarato di frequentare una comunita' gay, ha
sottolineato di essere rimasto molto impressionato soprattutto
dall'atteggiamento dei giovani. "E' importante per tutti voler bene e
soprattutto parlare con loro".
India, la Chiesa scende in campo
Il vescovo Moras: «Pronto un
piano per cure e formazione»
La conferma è giunta durante la Conferenza di Bangkok: da quattro
milioni e mezzo di casi di Aids si sta passando a oltre cinque milioni.
L'India è seconda solo al Sudafrica. «Sì, la situazione sta decisamente
peggiorando - ha detto qualche giorno fa il vescovo Moras, presidente della
Conferenza episcopale dell'India (Cbci) -. Gli interventi che il governo ha
fatto fino a oggi non bastano. Abbiamo bisogno di agire su più fronti».
«Dobbiamo accrescere gli sforzi per affrontare il pericolo dell'Aids - ha
continuato Moras -. E anche la Chiesa ha le sue responsabilità. È per questo
che abbiamo presentato un piano d'azione che riesca a motivare più personale
a partecipare alla lotta contro il male terribile». Il vescovo, che ha
guidato i sei membri della Commissione sulla Sanità alla Conferenza
sull'Aids, ha poi sottolineato «la necessità di coinvolgere tutta la Chiesa
ad agire contro lo stigma dell'Aids. E di non lasciare la sola
responsabilità alla categoria professionale dei medici». Con questo
obiettivo, ha aggiunto il segretario della Commissione, padre Alex
Vadakkumthala, «abbiamo presentato un piano d'azione molto elaborato. Il
risultato di una lunga serie di seminari di consultazione con operatori del
settore nella Chiesa. Il piano ora attende l'approvazione della Cbci».
Il progetto prevede che in tutti i quattromila ospedali cattolici ci sia
almeno un professionista che abbia la responsabilità di gestire i casi di
Aids. Non solo, almeno un ospedale, nelle 149 diocesi indiane, potrà nel
giro di due anni distribuire gratuitamente le medicine ai malati di Aids.
Il piano di azione prevede anche un coinvolgimento più attivo del clero
nell'opera di prevenzione. La lotta e la prevenzione al virus sarà presto un
soggetto obbligatorio nel curriculum dei seminari delle 120 università di
Medicina cattoliche ai quali partecipano già migliaia di studenti. I nuovi
medici dovranno sapere anche come accogliere i malati che al momento vengono
ignorati dalla maggior parte degli ospedali.
Un programma di informazione («ricordiamo che solo il 65 per cento della
popolazione in India ha sentito parlare di Aids», ha sottolineato Padre
Vadakkumthala) che le diocesi cattoliche nei quattro Stati di Karnataka,
Manipur, Orissa e Uttar Pradesh cominceranno a verificare dal prossimo mese
per educare la popolazione contro il virus dell'Aids. Tutte le altre diocesi
indiane verranno al seguito con rappresentanti della Commissione sulla
Sanità del Cbci che costituiranno il coreAIDSteam in ogni Stato.
Questi membri guideranno poi a turno il Team diocesano sulla consapevolezza
Aids.
Entro la fine del 2005, i team della Chiesa avranno coperto tutte le scuole
nelle diocesi (incluse anche quelle gestite dal governo), divulgando
consapevolezza sulla malattia mortale che ha assunto in India proporzioni
epidemiche, soprattutto nelle aree rurali dove molti non hanno mai sentito
parlare di Aids.
«Farmaci per tutti? Basterebbero 11
dollari»
L'esperto di globalizzazione
Philippe Legrain: «I prezzi delle cure non scendono perché le aziende
vogliono mantenere il monopolio Bisognerebbe distribuirle gratuitamente: ai
Paesi ricchi costerebbe una sciocchezza» Il mercato dei generici imbrigliato
nelle regole.
È stato consigliere del
direttore generale della Wto (World Trade Organization) ed è economista
stimato in Gran Bretagna per i suoi studi sulla globalizzazione. Philippe
Legrain ha ventotto anni, vive a Londra e in una cosa crede ciecamente: che
al mondo non dovrebbero esistere frontiere.
Secondo lei è anche colpa della globalizzazione se muoiono i malati del
Terzo mondo?
Potrei risponderle citando Jonas Salk, l'inventore del vaccino contro la
poliomielite. "Brevettare la mia invenzione - disse allora - sarebbe come
brevettare il sole». Quasi tre milioni di persone muoiono ogni anni di
malattie legate all'Aids nei Paesi del Terzo mondo. La situazione è fuori
controllo: la gente muore per strada ogni giorno e continuerà a morire
finché i prezzi delle medicine non caleranno drasticamente. Recentemente
alcune compagnie farmaceutiche hanno cercato di abbassarli, ma restano
sempre un miraggio per molti africani.
Perché i prezzi delle
medicine sono così alti?
Perché le farmaceutiche devono difendere un monopolio. E spiegano che senza
il monopolio garantito da un brevetto non sarebbe possibile recuperare i
soldi da investire nella ricerca e nella produzione di nuovi farmaci.
Cosa succede se un
Paese in via di sviluppo decide di produrre farmaci che sono già protetti da
un brevetto?
È illegale. Lo stabiliscono le regole della Wto, in particolare l'accordo
sulla proprietà intellettuale conosciuto come Trips. I Paesi che violano
queste regole possono andare incontro a sanzioni commerciali non
indifferenti.
Eppure il Brasile ha
cominciato a produrre in proprio farmaci-copia contro l'Aids.
Sì: il Brasile offre un cocktail di farmaci gratuito che è riuscito a
tagliare le morti di Aids di un terzo nel giro di tre anni. Ma il problema è
che queste medicine a basso costo non possono raggiungere altri Paesi, come
per esempio il Sud Africa. Uno dei problemi fondamentali che deve risolvere
la Wto è proprio quello di fare in modo che i Paesi che non producono i
farmaci li possano importare facilmente.
Quali sono gli ostacoli
che impediscono questo libero mercato?
Le paure sono molte. Prima tra tutte quella di provocare una competizione
incontrollabile. C'è anche da dire che la produzione e il mercato di farmaci
a basso costo in Paesi sottosviluppati potrebbe scatenare un "turismo della
salute", con i malati dei Paesi occidentali che cercano di procurarsi le
medicine meno care nei Paesi del Terzo mondo.
Quali sono i costi
della produzione e quali quella della ricerca?
La produzione dei farmaci rappresenta solo una piccola frazione delle spese
di una farmaceutica. I costi più grandi sono quelli che vanno nella ricerca.
Si parla spesso di come combattere l'Aids eppure al mondo ci sono milioni di
persone che muoiono anche di altre malattie.
Nella ricerca contro l'Aids vengono investiti molti soldi perché si tratta
di una malattia che attacca anche le persone che vivono nell'Occidente.
Secondo una recente ricerca della Wto, solo il dieci per cento della ricerca
viene impiegata per sconfiggere malattie che affliggono il novanta per cento
della popolazione povera mondiale.
Qual è dunque la
responsabilità dell'Occidente nei confronti dei Paesi in via di sviluppo?
Abbassare i costi dei farmaci brevettati rappresenta solo un piccolo passo
in avanti. Molti malati nei Paesi del Terzo mondo non possono permettersi
nemmeno un dollaro al giorno per pagare le medicine: dovrebbero dunque
riceverle gratuitamente. Kofi Annan, il segretario generale delle Nazioni
Unite ha chiesto due anni fa la creazione di un fondo speciale per
affrontare queste malattie che uccidono più di sei milioni di persone
l'anno. Servono almeno dieci miliardi di dollari l'anno, ma fino a oggi il
fondo è riuscito a racimolarne solo due. Eppure per risolvere il problema
sarebbe molto semplice: undici dollari a testa. È quanto servirebbe da parte
dei 900 milioni di persone che vivono nei Paesi industrializzati ogni anno.
AIDS:
UNICEF-USAID-UNAIDS, E' EMERGENZA BAMBINI ORFANI - 13 LUG 2004
Fra pochi
anni, nel 2010, nell'Africa sub-sahariana ci saranno 50 milioni di bambini
orfani, oltre un terzo di questi avra' perso uno o entrambi i genitori a
causa dell'Hiv. Lo stima il rapporto biennale 'Children on the brink 2004'
(''Bambini sull'orlo del baratro'') lanciato oggi dall'Unicef, Usaid e
Unaids in occasione della conferenza internazionale sull'Aids in corso a
Bangkok. Secondo il Rapporto, in appena due anni, tra il 2001 e il 2003, il
numero complessivo di bambini rimasti orfani a causa dell Aids e' cresciuto
da 11,5 milioni a 15 milioni, in gran parte in Africa. In Asia, America
latina, Carabi e altre regioni il numero di orfani e' sceso di circa un
decimo dal 1990. ''Molte parti dell'Africa Sub-sahariana sono investite da
una marea crescente di orfani- ha detto il Direttore generale dell'Unicef
Carol Bellamy soprattutto a causa dell'Aids. Il rapporto afferma con
chiarezza cosa e' meglio per i bambini, conservare i genitori in vita e in
buona salute, assicurare che i bambini ricevano una buona istruzione, e
rafforzare le leggi, le politiche e le norme che proteggono i bambini dallo
sfruttamento e dagli abusi''. Nell'Africa subsahariana sono presenti i due
terzi di tutto coloro che vivono con l'Hiv e i tre quarti di quelli che
stanno morendo di Aids, la percentuale di bambini che ha perduto i genitori
a causa dell'Aids e' cresciuta da appena il 2% del 1990 a oltre il 28% nel
2003. Dal 2000, 3,8 milioni di bambini hanno perso uno o entrambi i genitori
a causa dell'Aids ed entro il 2010, 18,4 milioni di bambini perderanno i
genitori a causa dell'Aids. Soltanto nel 2003 sono diventati orfani a causa
dell'Aids 5,2 milioni di bambini. Il Rapporto presenta anche altri dati
drammatici: a fine 2003 sono stati stimati 143 milioni di orfani (per tutte
le cause) in eta' compresa tra 0 e 17 anni in 93 paesi in via di sviluppo;
piu' di 16 milioni di bambini sono rimasti orfani soltanto nel 2003; nel
2003 in Asia sono stati stimati 87,6 milioni di orfani per tutte le cause,
il doppio rispetto ai 43,4 milioni dell'Africa sub-sahariana. Nel 2003 2,9
milioni di persone sono morte a causa dell'Aids e 4,8 milioni sono rimaste
infettate dall'Hiv. L'Aids e' la causa principale di morte nelle persone in
eta' compresa tra i 15 e i 49
anni.
''I bambini hanno bisogno di qualcosa di piu' di parole ispirate - hanno
detto gli autori del Rapporto - Hanno bisogno di una leadership che abbia un
impatto diretto sulle loro vite. Hanno bisogno di azioni sinergiche e
strategie mirate in grado di proteggere, rispettare ed esaudire le speranze
e i sogni di tutti gli orfani''.
AIDS: PRESTO A ROMA OPUSCOLI IN
AMARICO PER GIOVANI ETIOPI
Bangkok,
13 lug. - Al via, tra un mese, i primi ospucoli in lingua amarica per i
giovani etiopi che vivono a Roma per sensibilizzarli sulla prevenzione dell'hiv/aids.
Il progetto e' stato presentato alla XV conferenza internazionale sull'aids
di Bangkok, dallo Oim (organizzazione internazionale per le migrazioni)
secondo cui i giovani etiopi che hanno partecipato all'indagine nella
Capitale non adottano alcuna protezione per evitare possibili contagi.
L'utilizzo del profilattico nei rapporti sessuali viene rifiutato perche'
percepito come una mancanza di fiducia nei confronti del partner. Lo studio
pilota potrebbe essere lo spunto per promuovere analoghi interventi presso
le altre comunta' immigrate in Italia.
AIDS:
AIUTI, SMENTITO CHI IN ITALIA DICE PRESERVATIVO INUTILE - 13 LUG 2004
Dal
Congresso sull' Aids, in corso a Bangkok, giungono una ''clamorosa smentita
di quanti in Italia vanno sostenendo da tempo che il preservativo non serve
e che non e' sicuro'' e ''la sconfessione di quanti, sempre in Italia, non
fanno campagne contro l' Aids'': lo afferma, in una dichiarazione diffusa a
Roma, l' immunologo Fernando Aiuti, presidente dell'
Anlaids.
La smentita e la sconfessione, secondo Aiuti, vengono dai ''delegati dei
Paesi che hanno attuato Campagne di educazione, i quali hanno diffuso
messaggi sull' utilita' del preservativo, regalandolo ecco il punto alle
persone a rischio, annunciando che questa politica ha fatto calare i nuovi
casi di infezione. Un calo estremamente importante''.
''E' assurdo, davanti al dilagare dell' Aids continua Aiuti criminalizzare
uno strumento come il preservativo, che si sta rivelando un grande mezzo di
difesa dal virus. Per di piu' non si favoriscono i messaggi di educazione e
di informazione''. Da Bangkok, quindi, ''viene il messaggio che bisogna,
anche in Italia, cambiare strada e prendere a esempio quanto fanno i Paesi
che hanno compreso come si combatte efficacemente l' Aids''.
Aiuti sottolinea che da Bangkok emerge anche un messaggio scientifico di
grande valenza. ''Il futuro delle cure afferma l' immunologo e' riposto
nelle nuove terapie immunologiche piu' che in quelle antivirali. Si tratta
di farmaci che bloccano l' ingresso del virus nelle cellule. Queste sostanze
sono gia' in fase di sperimentazione nell' uomo e rappresentano l'
eccezionale novita' del 2004. Le sostanze sono indicate in modo particolare
in quei soggetti che presentano multiresistenze ai farmaci antivirali e
cioe' non traggono piu' vantaggio dalle attuali terapie''
AIDS: MEDICI SENZA FRONTIERE, SI
FA POCO PER I BAMBINI
Bangkok,
13 lug. - Le multinazionali farmaceutiche e i Governi ignorano la necessita'
di sviluppare terapie e strumenti diagnostici contro l'HIV/AIDS studiati
appositamente per i bambini. E' la denuncia lanciata dall'organizzazione
umanitaria internazionale Medici Senza Frontiere (MSF) oggi nel corso della
Conferenza mondiale sull'Aids di Bangkok.
Nei Paesi in via di sviluppo almeno 2,5 milioni di bambini al di sotto
dei 15 anni sono affetti dall'Hiv; tra di loro pochissimi riescono ad avere
accesso alle terapie. Ma anche per quei pochi la cura non e' semplice. "I
bambini che hanno bisogno del trattamento antiretrovirale contro l'Aids sono
costretti ad assumere grandi quantita' di sciroppo dal sapore cattivissimo
oppure a ingoiare pasticche di grandi dimensioni - spiega il dottor David
Wilson, coordinatore medico dei programmi di MSF in Tailandia -. Le
multinazionali farmaceutiche purtroppo non mostrano alcun interesse a
investire nello studio e sperimentazione di terapie pediatriche, perche' nei
Paesi ricchi la trasmissione del virus da madre a figlio e' ormai quasi
inesistente e dunque non ci sono quasi piu' bambini sieropositivi. I
tantissimi bambini malati dei Paesi poveri non rappresentano un mercato
attraente per le industrie farmaceutiche".
L'unica speranza all'orizzonte e' che alcune delle compagnie che
producono equivalenti generici dei farmaci antiretrovirali, e che gia' hanno
messo a punto terapie semplificate per gli adulti, riescano a fare lo stesso
per i bambini. Nel 2003 c'erano al mondo almeno 2 milioni e mezzo di bambini
sieropositivi; nello stesso anno 700mila bambini al di sotto dei 15 anni
hanno contratto il virus. L'88,6% di loro vive nell'Africa Sub-Sahariana. La
prognosi per questi bimbi non e' affatto incoraggiante: approssimativamente
il 50% dei bambini che nascono con l'HIV muore prima di aver compiuto due
anni.
Nel dicembre 2000 MSF ha iniziato a offrire trattamenti antiretrovirali
ai bambini sieropositivi. A marzo del 2004 i piccoli al di sotto dei 13 anni
rappresentavano il 5% dei 13.000 pazienti che MSF cura in 25 Paesi. Una
percentuale ancora bassa proprio a causa delle enormi difficolta' dovute
alla mancanza di terapie ad hoc. Per trattare i bambini affetti dal virus, i
volontari di MSF fanno ricorso a tecniche "creative" per migliorare
l'aderenza dei piccoli alle terapie, anche attraverso giochi che permettano
ai piccoli pazienti e a chi si occupa di loro (spesso nonni o fratelli
perche' i genitori sono gia' morti per colpa della malattia) di comprendere
meglio il funzionamento delle terapie. I risultati sono abbastanza
soddisfacenti, e MSF e' impegnata per cercare di fare molto di piu'. Ma la
totale mancanza di strumenti e' a dir poco frustrante. La prima sfida e'
quella di scoprire se il bambino e' sieropositivo. I test standard non sono
affidabili se utilizzati su bambini con meno di 18 mesi. Anche il
monitoraggio dei CD4 e' molto difficile perche' i macchinari che lo eseguono
non sono adatti all'uso con bambini. La seconda, drammatica, sfida e' la
mancanza di formulazioni pediatriche per gli antiretrovirali. Questa
mancanza fa si' che per i bambini occorre utilizzare gli stessi farmaci
prodotti per gli adulti, spezzando le pillole o prelevando con la siringa i
giusti dosaggi di diversi sciroppi: procedure complesse, che non
garantiscono l'aderenza alle terapie e il corretto dosaggio, con il rischio
di insorgenza di resistenze. Solitamente i dosaggi vengono calcolati in base
al peso del bambino e vanno cambiati via via che il piccolo cresce. Anche i
costi rappresentano un grande problema. Oggi, per gli adulti, esiste una
terapia antiretrovirale di prima linea a base di generici che riunisce i 3
principi attivi (d4T/3TC/NVP) in una sola pillola da assumere 2 volte al
di'. Questa combinazione in dose fissa rappresenta una grande
semplificazione delle terapie e costa circa 200$ l'anno per paziente. La
terapia equivalente per bambini costa 1.300$ l'anno per paziente e
presuppone comunque l'assunzione di molti farmaci diversi in diversi orari
della giornata. Per le terapie di seconda linea - necessarie per i pazienti
che hanno mostrato resistenze ai farmaci standard - il quadro e' ancora piu'
grave. La combinazione per gli adulti a base di AZT/ddl/NFV costa 1.228$
l'anno per paziente, per i bambini si sale a 2.846$ l'anno per paziente.
Sono in corso degli studi che cercano di sviluppare terapie pediatriche
che riuniscono i farmaci in una sola pillola o con dosaggi contenuti di
sciroppo, ma in assenza di un mercato lucrativo le industrie farmaceutiche
non stanno destinando risorse sufficienti a questi filoni di ricerca. "Senza
un aumento della pressione sui produttori di farmaci e senza intervento da
parte dei Governi, passeranno molti anni prima che le terapie pediatriche
siano una realta'", conclude il farmacista di MSF Fernando Pascual.
AIDS: BANGKOK, SAVE THE CHILDREN
LANCIA ALLARME-BAMBINI
Bangkok,
14 lug. - I bambini sono la componente della popolazione piu' a rischio per
l'Hiv/Aids: nel 2003 sono stati 700.000 i bambini infettati e si stima che,
entro il 2010, altri 45 milioni di persone saranno vittime del virus. Di
essi piu' di 3 milioni e 400mila persone saranno minori sotto i 15 anni
mentre 25 milioni di bambini si ritroveranno senza genitori, senza casa e a
rischio di abusi e discriminazioni legate al marchio infamante dell'Aids. E'
quanto emerge dal Rapporto "Beyond the Targets" realizzato da Save the
Children, la piu' grande organizzazione internazionale indipendente di
tutela e promozione dei diritti dei bambini, e reso noto nel corso della XV
Conferenza Internazionale sull'AIDS a Bangkok.
Il rapporto sottolinea che l'iniziativa "3 milioni entro il 2005"
lanciata nel dicembre 2003 dall' Organizzazione Mondiale della Sanita' e dal
Programma Congiunto delle Nazioni Unite sull'Aids con l'obiettivo di
consentire l'accesso ai farmaci anti-retrovirali a 3 milioni di persone
entro il 2005, ha segnato una clamorosa e positiva svolta nelle prospettive
di lotta all'HIV-AIDS. Per la prima volta dall'esplosione della pandemia, un
piu' ampio accesso alle terapie offre la possibilita' di affrontare risposte
preventive e non solo tese a mitigare l'impatto della malattia. Questo
potrebbe avere positive ripercussioni sulla popolazione infantile: 3 milioni
di adulti in cura significa che oltre 6 milioni di bambini legati a questi
adulti possono essere identificati prima che i loro genitori e i loro
parenti si ammalino e muoiano.
"Tuttavia i bambini non sono al centro del dibattito sulle strategie e
programmi di lotta ad HIV/AIDS", commenta Alexandra Martins, del
Dipartimento Programmi di Save the Children Italia.
"Se, come ci auguriamo, '3 milioni entro il 2005' raggiungera' il suo
obiettivo, la richiesta di cura e protezione dei bambini aumentera'
considerevolmente. I governi e le agenzie impegnati nell'affrontare gli
effetti della pandemia sulla vita dei bambini e degli adolescenti debbono
essere consapevoli di cio' e non farsi trovare impreparati dedicando in ogni
strategia una particolare e specifica attenzione alle piu' giovani
generazioni".
E ora le terapie
semplici
Uno studio di Msf sulla cura
di pazienti gravi
Speranza di vittoria Tre principi attivi in una sola pillola: è la nuova
strada per combattere l'Aids. Ma il problema più grande resta quello legato
ai costi delle medicine
I
farmaci antiretrovirali sono efficaci anche per il trattamento delle persone
con Hiv o Aids in uno stadio avanzato della malattia che vivono nei Paesi in
via di sviluppo. E' quanto emerge da uno studio presentato ieri a Bangkok
dall'organizzazione internazionale Medici senza frontiere (Msf), nel corso
della conferenza mondiale sull'Aids. «La semplificazione delle terapie, e in
particolare l'uso di combinazioni in dose fissa che riuniscono in un'unica
pillola, da assumere due volte al giorno, i tre principi attivi necessari a
combattere il virus - hanno spiegato gli esperti - ha permesso a Msf di
aumentare rapidamente il numero di pazienti trattati». Nel 2002 erano 1.500
in 10 Paesi, oggi ben 13mila in 25 Paesi. Nonostante questo successo, Msf
sottolinea le molte sfide che ancora rimangono aperte: i costi esorbitanti
delle terapie di seconda linea per i pazienti che mostrano resistenze ai
farmaci. Gli studi sulla sicurezza e l'efficacia delle terapie, condotti su
12.058 adulti (età media 34 anni; 55,6% donne) seguiti in 31 progetti di Msf
hanno evidenziato «un'incoraggiante risposta clinica e immunologia». E
questo nonostante molti abbiano iniziato il trattamento quando erano già in
uno stato avanzato della malattia. La probabilità di sopravvivenza a 24 mesi
dall'inizio della terapia è risultata dell'85,3% e la percentuale di
pazienti che hanno abbandonato le terapie si è limitata al 12,1%. Tra i
pazienti è stato osservato anche un continuo incremento dei CD4: la
concentrazione di queste cellule del sangue che indicano lo stato di salute
del sistema immunitario è aumentata in media da 101/mm3 dopo 6 mesi di
trattamento a
208/mm3 dopo 24 mesi. In più, i pazienti hanno anche mostrato significativi
aumenti di peso corporeo, da 3 a 5 chili. Il test che permette di misurare
la «carica virale» non è disponibile nella maggior parte dei contesti dove
Msf lavora e dunque non è eseguito di routine. Ma nel caso del programma Msf
a Chiradzulu, in Malawi, è stato possibile misurare la carica virale di 477
pazienti che avevano ricevuto i farmaci negli ultimi 6 mesi: un'analisi
preliminare dei dati mostra che in 407 la presenza del virus dell'Hiv era
impercettibile.
Oggi il 76% dei nuovi pazienti che iniziano la terapia nei progetti di
Medici senza frontiere riceve una combinazione in dose fissa di 3 principi
attivi di tre antiretrovirali di largo impiego (la stavudina, la lamivudina
e la nevirapina) prodotta da un'industria di generici indiano. Questo regime
consente di trattare i pazienti con due sole pillole al giorno: un elemento
essenziale per facilitare l'aderenza alle terapie ed evitare così
l'insorgere di resistenze. Le combinazioni in dose fissa hanno rappresentato
una svolta per le terapie di prima linea, ma per i loro costi bassi vengono
fortemente osteggiati dalle case farmaceutiche e dai governi che le
appoggiano, in primis quello statunitense. Un paio di cifre rendono l'idea.
La lamivudina della Glaxo costa 3.271 dollari a paziente l'anno, la
stavudina della Bristol-Myer Squibb 3.589 dollari e la nevirapina della
Boehringer Ingelheim altri 3.508. Sintetizzando la triplice terapia in una
sola compressa l'azienda indiana è stata in grado invece di offrire un anno
di scorte per una cifra che si aggira fra i 350 e i 600 dollari, contro i
10-15 mila delle medicine approdasse in Occidente o in Africa.
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Aids: scoperto punto debole:
Quando diventa resistente ai farmaci si
replica meno - 14 LUG 2004
BANGKOK - Il virus dell'Aids
ha un punto debole proprio nel momento cui sembra diventato piu' forte,
ossia nel momento in cui diventa resistente ai farmaci, e per la prima volta
al mondo uno studio indica che e' possibile sfruttare questa debolezza. La
ricerca e' stata condotta in Italia su un piccolo numero di pazienti (25),
ma i risultati positivi di questo studio pilota aprono una nuova via nella
possibilita' di contrastare il fenomeno della resistenza ai farmaci, uno dei
maggiori problemi che oggi la terapia si trova ad affrontare.
Lo studio pilota e' stato presentato oggi a Bangkok dall'infettiovologo
Adriano Lazzarin, del San Raffaele di Milano. ''E' un primo passo nella
possibilita' di sfruttare una debolezza del virus resistente'', ha osservato
Lazzarin. Per sfuggire ai farmaci, e diventare quindi resistente, il virus
Hiv si altera geneticamente, ma questo cambiamento lo rende in qualche modo
''handicappato'', come lo ha definito Lazzarin. Avviene infatti
un'alterazione del gene che controlla uno dei motori della replicazione del
virus, la polimerasi, e di conseguenza non riesce piu' a moltiplicarsi in
modo efficiente. Dopo i risultati positivi dello studio pilota, in settembre
partira' un nuovo studio italiano che coinvolgera' 30-40 centri
AIDS: TRASMISSIONE MADRE-FIGLIO, NUOVE LINEE
GUIDA OMS -
14 LUG 2004
BANGKOK - Cure con farmaci
antiretrovirali durante la gravidanza o comunque somministrazione di farmaci
antiretrovirali a partire dalla 28/ma settimana di gravidanza: sono queste
le nuove linee guida per limitare la trasmissione del virus dalla madre al
figlio, presentate dall'Organizzazione Mondiale della Sanita' (Oms) nella
conferenza mondiale di Bangkok. Le nuove indicazioni sottolineano
l'efficacia dei farmaci antiretrovirali nel prevenire la trasmissione del
virus Hiv dalle madri sieropositive ai loro bambini al momento del parto.
Rispetto alle linee guida precedenti, del 2000, il documento presentato a
Bangkok tiene conto delle informazioni piu' recenti sulla sicurezza e
l'efficacia dei farmaci, cosi' come dei nuovi dati relativi alla comparsa di
resistenze.
Rispetto a quattro anni fa, adesso e' chiaro che il trattamento con i
farmaci antiretrovirali in gravidanza non sopprime il virus, come si
credeva. Da allora i programmi per prevenire la trasmissione dell¿infezione
dalla madre al bambino sono andati progressivamente espandendosi, cosi' come
i test sulle donne in gravidanza per identificare le sieropositive, mentre
e' comparso il problema della resistenza ai farmaci.Una possibile
alternativa a quest'ultimo, rileva il documento dell'Oms, consiste nel
somministrare una singola dose di nevirapina.
Ecco i tre punti principali delle nuove linee guida: - le donne che hanno
necessita' di cure antiretrovirali per la loro salute devono riceverle.
Quando c'e' questa indicazione, le cure antiretrovirali in gravidanza
rappresentano un beneficio per le donne e riducono il rischio di
trasmissione del virus al bambino; - le donne sieropositive che non hanno
indicazioni per una terapia antiretrovirale o che non hanno accesso ai
trattamenti devono avere la possibilita' di seguire una profilassi
antiretrovirale per prevenire la trasmissione dell'infezione al bambino. In
questo caso l'Oms propone la somministrazione della zidovudina a partire
dalla 28/ma settimana di gravidanza piu' una sola dose di nevirapina al
momento del parto e una somministrazione di zidovudina al bambino; in
alternativa si puo' somministrare la sola zidovudina oppure zidovudina piu'
lamividina, o ancora una singola dose di nevirapina; - sebbene siano
disponibili cure semplici da somministrare, come quelle basate su una
singola dose di nevirapina per madre e figlio e' giusto, vanno comunque
migliorate le strutture sanitarie che permettano di affrontare, quando sono
necessari, approcci terapeutici piu' complessi.
Infezione da HIV : gli inibitori
dell’integrasi - 2004
Un farmaco
sperimentale denominato L-879812 sembra essere in grado di prevenire la
replicazione del virus HIV.
Il farmaco agisce bloccando l’enzima integrasi del virus, un enzima che
permette al virus di entrare nei leucociti dell’ospite e di replicarsi.
Il farmaco, appartenente alla classe degli inibitori dell’integrasi, è stato
somministrato a 6 scimmie infettate con un ibrido della forma umana e di
scimmia dell’HIV.
In 4 scimmie il virus non è risultato più rintracciabile.
In tutte le scimmie, il numero di cellule CD4 si è ridotto solo leggermente.
Secondo i Ricercatori, gli inibitori dell’integrasi potrebbero trovare
applicazione nel trattamento dei pazienti con infezione da HIV ed AIDS.
AIDS: MSF, FARMACI CON BREVETTO
MENO CARI DEI GENERICI
Bangkok, 14
lug.- I farmaci con brevetto sono meno costosi dei generici nei Paesi in via
di sviluppo nella maggioranza dei casi. E' quanto si evidenzia su uno studio
promosso da Hudson Institute e pubblicato dall'associazione medici Senza
Frontiere (MSF), presentato durante la XV conferenza internazionale
sull'Aids in svolgimento fino al 16 luglio a Bangkok. La ricerca ha
evidenziato che su 13 dei piu' comuni farmaci antiretrovirali, usati in una
singola dose, quelli con brevetti sono piu' economici in 8 casi. Il prezzo
complessivo per persona l'anno, incluso il trasporto e' pari a 494 dollari
per i farmaci generici e 404 per quelli brevettati, con una differenza del
18%. Anche per quanto riguarda i farmaci usati in combinazione, quelli con
brevetto sono meno cari dei generici. Il prezzo totale (sempre incluso il
trasporto) e' di 1296 dollari per i generici e 659 per quelli con brevetto.
In particolare la ricerca ha messo in evidenza che il costo dei farmaci 'in
combinazione' in Thailandia e in Mozambico e' piu' alto del 200%. Solo 4 dei
13 farmaci brevettati a singola dose sono meno cari (dal 6 al 10%).
L'eccezione e' costituita dalla nevirapina, che ha un costo triplo rispetto
al generico. Secondo Msf gli ostacoli veri all'accesso ai farmaci nei Paesi
in via di sviluppo, sono la poverta' e le tasse richieste dai Governi.
AIDS:
CARCERI E PIU' TEST LE PRIORITA' PER L'ITALIA
BANGKOK,
14 LUG Riuscire a controllare la diffusione del virus Hiv nelle carceri e'
una delle priorita' per la lotta contro l'Aids in Italia contenute nel
documento messo a punto dalla Commissione nazionale Aids in seguito alla
conferenza di Dublino, che presto sara' presentato alla conferenza
Stato-Regioni. Lo ha annunciato oggi a Bangkok Giampiero Carosi, membro
della Commissione nazionale Aids e direttore della clinica di malattie
infettive dell'universita' di
Brescia.
Salvaguardare dall'infezione le donne, fra le quali il virus dell'Aids e'
sempre piu' diffuso, e' stata indicata come un'altra delle priorita'
italiane dalla rappresentante del network delle persone sieropositive,
Rosaria Iardino, che parallelamente alla Commissione nazionale ha anche
promosso progetto ''In and out'' per la prevenzione nelle carceri. ''Anche
in Italia ha osservato Iardino - esiste un sommerso del quale non si sta
prendendo cura nessuno''. Le donne sieropositive, ad esempio, sono sempre
piu' numerose. ''Alcune ha aggiunto sono consapevoli di essere sieropositive
ma hanno paura dello stigma, molte altre non lo sono e scoprono di avere
l'infezione all'improvviso, fra i 40 e i 50 anni''. E anche in Italia le
prostitute incontrano spesso ostacoli nell'utilizzare il profilattico: se
nei Paesi in via di sviluppo vengono picchiate o violentate, ''da noi i
clienti utilizzano sistemi piu' subdoli, offrendo un compenso doppio o
triplo per un rapporto non protetto'', ha detto Carosi. Ed anche in Italia,
ha aggiunto Iardino, ''cominciano ad esserci problemi nell'accesso alla
terapia, con differenza da Regione a Regione''.
Il documento messo a punto dalla Commissione nazionale Aids e' stato
elaborato in seguito all'incontro di Dublino della scorsa primavera fra i
ministri europei della Sanita' ed ''e' stato ora approvato ufficialmente e
presto sara' presentato alla conferenza Stato-Regioni'', ha detto Carosi.
Tre i punti principali: l'accesso al test anti-Hiv allargato a tutta la
popolazione, con il coinvolgimento dei medici di base (e quindi la
reintroduzione in Italia di campagne di informazione che, ha rilevato Carosi,
''nell'ultimo periodo sono state abbastanza evanescenti00), mettere a
disposizione dei Paesi dell'Europa centrale e dell'ex Unione Sovietica, dove
si riscontra un'enorme accelerazione nella diffusione del virus Hiv nei
tossicodipendenti, l'esperienza accumulata dall'Italia nella prevenzione
rivolta a questo particolare gruppo a rischio.
''Oggi ha osservato Carosi il 50% delle persone che arrivano all'Aids non
sapevano nemmeno di essere sieropositive''. Se un tempo in Italia esistevano
categorie a rischio, come tossicodipendenti e omosessuali, oggi questo non
e' piu' vero e fare il test resta una scelta affidata alla responsabilita'
individuale.
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Aids: Gli Esperti, e' Emergenza Donne e
Giovani
Bangkok, 14
lug. Donne e giovani stanno diventando la nuova 'emergenza Aids'. E'
l'allarme lanciato dagli esperti alla XV Conferenza mondiale sull'Aids a
Bangkok. Le donne contagiate dall'Hiv o in malattia conclamata sono in
continuo aumento: secondo le statistiche Unaids, presentate a Bangkok, sono
passate dal 41% del '97 al 48% del 2003. Un trend particolarmente evidente
nell'Africa sub-sahariana, dove le donne rappresentano il 60% dei
sieropositivi. "Se vogliamo avere successo nella prevenzione di nuove
infezioni fra le donne e i giovani - afferma Joep Lange, presidente dell'International
Aids Society - dobbiamo essere davvero disposti a cambiare lo 'status quo'.
E promuovere programmi 'creativi', anche controversi, piu' vicini alle loro
vite''. Delle 14mila nuove infezioni che si registrano ogni anno nel mondo,
circa la meta' colpiscono giovani fra i 15 e i 24 anni. Ben 2mila si
verificano fra ragazzini con meno di 15 anni. ''Dobbiamo investire e
impegnarci di piu', e fare tutto quello che possiamo - sottolinea Ricky
Tonbing, del Delhi Network of Positive People in India - perche' i giovani
sono il futuro".
CONFERENZA AIDS: EPIDEMIOLOGO, "ACCESSO A TERAPIE PER TUTTI? UNIRE GLI
SFORZI"
L’argomento
del convegno di Bangkok, ‘Accesso per tutti alle terapie contro l’Hiv/Aids’,
apre una serie di fenomeni complessi, come quello dell’uso del Nevirapine
nella prevenzione della trasmissione del virus madre-figlio, che non possono
essere risolti con polemiche sterili". Lo ha detto alla MISNA Roberto
Moretti, epidemiologo, in riferimento alle accese discussioni sulla
decisione del governo del Sudafrica di sospendere il trattamento di
Nevirapine destinate alle donne incinte, per evitare il contagio del
nascituro, che aveva anche suscitato proteste. "È un problema tecnico che
dimostra la diversità di approcci; questo farmaco sviluppa una certa ‘resistenza’:
significa che quando viene usato come terapia insieme ad altri componenti –
e non come prevenzione – può non essere efficace. Per questo motivo le
autorità sanitarie del Sudafrica hanno deciso di sospenderne la
distribuzione" aggiunge Moretti, raggiunto telefonicamente nella capitale
della Thailandia, dove rappresenta l’organizzazione non governativa ‘Cesvi’
di Bergamo. "Non dimentichiamo che il Sudafrica ha almeno cinque milioni di
sieropositivi e che, per esempio, la maggior parte delle donne non
partorisce nelle strutture sanitarie, ma nelle zone rurali. Quindi la
decisione sull’uso del Nevirapine deve tenere conto di molte varianti, come
la provenienza dei pazienti, e diversificare gli interventi per chi vive in
città e chi in campagna" aggiunge Moretti. Intanto l’Unicef e l’Unaids,
l’agenzia Onu per la lotta all’Hiv/Aids, hanno rilasciato un comunicato
congiunto in cui si esprime "forte preoccupazione" per la decisione del
Consiglio sudafricano per il controllo dei farmaci di interrompere la
distribuzione di Nevirapine. "Il caso del Sudafrica – spiega alla MISNA il
medico – dimostra che l’idea del ‘farmaco per tutti’ deve in realtà essere
inserita in problematiche estremamente complesse". Di questo si sta parlando
da giorni al convegno internazionale di Bangkok, che si chiude oggi dopo
ampi dibattiti. "Il programma dell’Onu ‘3 by 5’ propone di garantire
medicinali anti-retrovirali entro il 2005 a tre milioni di persone nel sud
del mondo, sul totale dei sei milioni che ne avrebbero bisogno" prosegue il
dottor Moretti "Durante le conferenze di questi giorni si stanno
confrontando progetti, esperienze e realtà diverse, ma nessuno oggi può
vantare una competenza consolidata nella distribuzione di massa di questi
farmaci, siamo solo all’inizio di una nuova fase". Il medico italiano
riporta l’esempio del progetto-pilota del Cesvi: "Al Convegno ho presentato
il nostro intervento in Zimbabwe, dove con un numero limitato di pazienti
stiamo cercando di studiare alcuni aspetti organizzativi dell’accesso ai
farmaci, le risposte dei pazienti e la loro adesione alla terapia". Sarebbe
riduttivo, o persino fuorviante, pensare che la distribuzione di massa di
anti-retrovirali significhi trasportare pacchi contenenti un gran numero di
pastiglie: "‘Accesso per tutti’ – puntualizza Moretti – vuol dire creare un
complesso sistema sanitario, formare medici e infermieri, allestire una rete
sociale di protezione: in altre parole, significa affrontare i problemi di
una terapia cronica, che richiede grandi risorse". L’epidemiologo cita
l’esempio della tubercolosi: "La maggior parte dei Paesi non sono in grado
di garantire assistenza ai malati cronici: molti programmi di distribuzione
dei farmaci anti-tubercolosi, che durano un anno, non funzionano perché dopo
pochi mesi i pazienti smettono. Con l’Hiv/Aids i problemi si complicano
ulteriormente, perché la terapia va proseguita per anni, il virus può
mutare, si crea resistenza agli anti-retrovirali, la malattia progredisce".
La vera scommessa, dice ancora il medico del Cesvi alla MISNA, "è proseguire
le attuali esperienze, che sono solo all’inizio e che riguardano circa
3-400.000 ammalati nel Sud del Mondo, allargando sempre più il tentativo già
in corso in alcuni Paesi come Brasile e Thailandia, dove la distribuzione
gratuita di due pastiglie al giorno di un cocktail di farmaci generici in
combinazione, a basso costo, garantisce una terapia che in Europa richiede
molti più medicinali". Moretti richiama l’attenzione sulla situazione
dell’Asia: "Il convegno è stato giustamente organizzato in questo continente
per richiamare l’attenzione mediatica al fenomeno. Per esempio, si ipotizza
che in India la diffusione dell’Hiv/Aids sia molto bassa, intorno all’1 per
cento; calcolando quasi un miliardo di abitanti, dieci milioni di indiani di
sieropositivi, quasi la metà dell’intera Africa", dove invece sono quasi
circa 23, secondo stime dell’Unaids. Per questo – conclude – "è necessario
discutere e collaborare, come stanno facendo organizzazioni, agenzie Onu,
università e governi. Non credo che ci sia il rischio di sovrapporsi:
l’emergenza è così enorme e diffusa che c’è lavoro per tutti".
CONFERENZA AIDS: DONNE CON HIV, “AIUTATECI A PORTARE FARDELLO DEL VIRUS”
“Le donne
non devono solo portare il fardello dell’Hiv, ma anche farsi carico di
quello degli altri. Siamo in prima linea in questo percorso, ma abbiamo
anche bisogno di qualcuno che ci venga incontro a metà strada, per ‘aiutarci
a portare il nostro virus’. È questo il messaggio che ci viene dalla
Conferenza di Bangkok”. Kanjoo Mbaindjikua mostra una maturità che va ben
oltre i suoi 26 anni. Parlando alla MISNA dalla capitale tailandese, dove ha
partecipato ai lavori del XV Conferenza internazionale sull’Aids a nome
della Comunità internazionale delle donne con Hiv/Aids (Icw), la giovane –
originaria di Okakarara, nella Namibia orientale – non esita a dischiudere
anche i più intimi dettagli della sua vita da quando ha scoperto di aver
contratto il virus incurabile che provoca la Sindrome da immunodeficienza
acquisita (Aids). Parlare della sua situazione di sieropositiva non è
comunque stato sempre così facile, a causa dello ‘stigma’ sociale che il
virus porta con sé, come lei stessa spiega. “Ho scoperto di avere l’Hiv nel
2000, dopo essermi sottoposta a un test volontario. Non mi ero mai
considerata un soggetto ‘a rischio’ (di contrarre la malattia, ndr) e per
questo non mi sarei aspettata di essere positiva” dice alla MISNA al termine
del terzo giorno del convegno organizzato dalla Società internazionale Aids
(Ias). “Quando davvero ho realizzato la novità, ho avuto uno shock. Mi sono
buttata in casa di un’amica e sono rimasta lì dentro per sei settimane. A
quel punto, non potevo che comunicarlo anche ai miei famigliari”. Immediata
la ripercussione sugli studi: Kanjoo è stata ‘bocciata senza appello’ al suo
secondo anno di ingegneria civile, perdendo interessa nella sua carriera
professionale. “Sono andata a lavorare nel settore industriale, ma mi
sentivo completamente persa, come se parlassi un’altra lingua” racconta
ancora alla MISNA. Alla fine ha deciso di tornare all’università per finire
il suo corso di studi – “per il rotto della cuffia”, precisa - prima di
decidersi a chiedere assistenza. “Mi sono avvicinata a un’associazione
locale che si chiama ‘Lironga Eparu, che significa ‘Imparare a sopravvivere’,
fondata da persone che hanno contratto l’Hiv/Aids”, dice, aggiungendo che
questa è l’unica organizzazione di questo genere in Namibia, uno Stato
dell’Africa australe dove si ritiene che 210.000 persone, su un totale di
solo due milioni di abitanti, siano infette, secondo le ultime stime dell’Onu.
Con loro ha iniziato a frequentare gruppi di sostegno ed è stata coinvolta
nelle attività amministrative e di ‘advocay’ per impiegare il tempo.
“Sentivo comunque ancora una schiacciante solitudine” aggiunge. La svolta
arriva all’inizio di quest’anno, quando Kanjoo prende il coraggio di
comunicare ai famigliari la propria condizione, quattro anni dopo aver
scoperto di essere sieropositiva. “Mia sorella è andata nel panico. La sua
prima reazione – come la mia – è stata: ‘Non dirlo a nessuno’. Mio fratello,
invece, mi ha considerato subito ‘a rischio’ e mi ha detto di stare lontana
dalle persone, mentre i miei genitori si sono rifiutati di parlare del mio
status. Sono terrorizzati dall’idea che io possa morire”. Da allora, Kanjoo
dice alla MISNA di aver “fatto pace” con la sua condizione di persona
infetta da Hiv, sottolineando comunque che i suoi bisogni affettivi e fisici
come donna non sono cambiati. “Il coinvolgimento con altre donne
sieropositive e la possibilità di parlare di questo problema – sottolinea -
mi hanno aiutato a capire che non sto morendo”. A conferma di questo, Kanjoo
aggiunge che non sta prendendo farmaci anti-retrovirali (che rallentano la
progressione dell’Aids), precisando che la malattia deve essere progredita
fino a un certo punto prima che il trattamento possa iniziare. Spiega alla
MISNA che il governo della Namibia ha introdotto medicine per fermare la
trasmissione del virus da madre a figlio un paio di anni fa, estendendo la
distribuzione di farmaci gratis per tutti nel 2003. “Ora che il trattamento
è disponibile per tutti, dobbiamo tornare a occuparci delle questioni della
disoccupazione, dell’analfabetismo e della dipendenza economica (dei malati
di Aids)” dice ancora la ventiseienne africana, collocando questi problemi
all’interno della storia recente del suo Paese. “Durante il periodo
coloniale (la Nambia è stata amministrata dalla Germania e dal Sudafrica
fino al 1990, ndr), i maschi hanno avuto un’istruzione migliore e maggiori
opportunità professionali rispetto alle ragazze” spiega. “Questo significa
che oggi gli uomini sono meglio preparati delle donne, che sono rimaste
indietro”. Secondo Kanjoo, le ineguaglianze socio-economiche e lo stigma
associato all’Hiv/Aids rendono particolarmente difficile alle donne
l’accesso e l’adesione al trattamento. A questo problema si accompagnano le
“tradizioni forti” e regole di genere molto ben definite che caratterizzano
la società namibiana. “Gli uomini vengono cresciuti con l’idea che le donne
appartengono loro, mentre le ragazze non possono chiedere di essere protette
a causa della loro educazione. Le donne non hanno potere decisionale nelle
relazioni, non sono considerate vere e proprie persone” insiste Kanjoo,
precisando che il livello di violenza sessuale contro il genere femminile è
in crescita in Namibia, soprattutto tra le mura domestiche. L’interlocutrice
della MISNA sottolinea che dovrebbe essere concessa un’enfasi maggiore alla
prevenzione e particolarmente a garantire alle donne strumenti formativi
adeguati. Kanjoo è convinta che le donne siano più coraggiose degli uomini
nell’affrontare la propria sfida con l’Hiv. “Mio fratello una volta mi ha
detto: ‘Preferirei morire senza saperlo (di aver contratto il virus, ndr),
che venirlo a sapere da giovane e preoccuparmi per il resto della mia vita”
dice ancora. “C’è di più: non molti uomini si fanno avanti per dire che
hanno contro l’Hiv/Aids. Tendono a far finta di nulla e continuano a
infettare altre persone” prosegue. “Il loro atteggiamento prevalente è il
diniego”. Invece, aggiunge Kanjoo, “Il nostro slogan è: ‘Tieni il virus per
te stessa’. Siamo in prima fila su questo fronte, a rischio ma responsabili.
Questo è il messaggio che cerchiamo di diffondere”.
AIDS: BANGKOK; STRATEGIA USA NEL
MIRINO DELLE CONTESTAZIONI
Bangkok,
14 lug. - "Non se ne parla neanche...": sono bastate poche parole al capo
della delegazione statunitense a Bangkok, Randall Tobias, per liquidare
l'appello del segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, che ieri aveva
chiesto agli Usa un miliardo di dollari all'anno per la lotta all'Aids. "Non
se ne parla neanche: 200 milioni di dollari, la cifra destinata dagli Usa al
Global Fund per il prossimo anno, e' una cifra piu' che adeguata per
rispondere alle esigenze", ha detto a Tobias, 'intercettato' da un gruppo di
cronisti a margine del XV summit internazionale sull'Aids, in corso in
Thailandia.
La polemica sui finanziamenti per la lotta all'Aids ha pesato sul dibattito
di tutto il summit di Bangkok. Il Global Fund to fight Aids, Tubercolosis
and Malaria e' una partnership pubblico-privata nata nel 2002, su proposta
dello stesso Annan, e che raccoglie i fondi per la lotta alle tre malattie
piu' pericolose e diffuse del pianeta. "Per la lotta all'Aids, Washinton
spende quasi il doppio", ha fatto notare Tobias, "di tutto il resto del
mondo messo insieme". Ma gli Usa sono contestati perche vogliono fare da
soli: il presidente George W.Bush ha infatti promesso di destinare nei
prossimi cinque anni 15 milioni di dollari per la lotta all'Aids, ma si
guarda bene dall'unire i suoi sforzi a quelli del fondo internazionale.
Tobias ha spiegato infatti che il Global Fund costituisce una parte
importante nella strategia di Washington, ma che i programmi bilaterali
permettono agli Usa di muoversi in modo piu' veloce e incisivo.
Quando pero', dinanzi all'assise, Tobias ha spiegato la strategia Usa, gli
sono piovute addosso le critiche di decine di attivisti; e il coordinatore
statunitense e' stato costretto ad interrompere il suo intervento perche'
decine di manifestanti hanno fatto irruzione nell'aula magna al grido di 'Bush
lie, millions die' ('Bush mente, milioni muoiono'). Gli attivisti sono
rimasti nella sala, con i cartelli in alto, per tutto il tempo del suo
discorso e hanno chiosato la conclusione del discorso al grido di 'vergogna'
Alla conferenza partecipano circa 15.000 delegati, scienziati e attivisti
arrivati da 162 Paesi.
AIDS: MANDELA, NON SI VINCE SE
NON COMBATTIAMO LA TBC
Bangkok,
15 lug.- "Non possiamo vincere la battaglia contro l'Aids se non combattiamo
anche la tubercolosi". Lo ha detto Nelson Mandela durante i lavori della XV
Conferenza internazionale sull'Aids a Bangkok. "La Tbc e' troppo spesso una
sentenza di morte per le persone con Aids", ha affermato l'ex presidente
sudafricano. Ricordando i lunghi anni trascorsi in prigione durante il
regime dell'apartheid, Mandela ha raccontato: "Mi prelevarono un campione di
saliva e lo analizzarono e mi diagnosticarono la Tbc; e' stato lo stesso per
il cancro alla prostata". "Il mondo - ha rilevato - considera l'aids una
priorita' e questo e' lodevole. Mentre la Tbc rimane ignorata".
In Africa soltanto un terzo delle persone sieropositive hanno accesso ai
trattamenti effettivi contro la Tubercolosi. La malattia uccide nel mondo
piu' di 5.000 persone ogni giorno e causa dall'11 al 50% dei decessi fra i
sieropositivi. A livello planetario 14 milioni di persone sono affette da
tubercolosi e da Hiv: il 70% vive in Africa, dove in alcune regioni il 75%
dei pazienti con Tbc sono infettati dal virus dell'Hiv. Inoltre il 50% delle
persone con Hiv sviluppano anche la Tbc.
Se la tubercolosi non sara' riconosciuta nei prossimi 20 vent'anni, circa
un miliardo di persone si infetteranno 200 milioni svilupperano la malattia
e 35 milioni moriranno.
AIDS: BILL GATES DONA 45 MILIONI
DI DOLLARI PER LA RICERCA
Bangkok,
15 lug. - Una fondazione "Bill & Melinda" creata dal magnate
dell'elettronica Bill Gates ha stanziato 45 milioni di dollari per una
ricerca sulla tubercolosi, che spesso accompagna l'Aids con esiti
devastanti. Lo studio sara' volto a controllare la diffusione di questa
malattia nelle regioni del mondo in cui i tassi d'infezione da Hiv sono
molto alti. La Tbc e' una delle principali cause di morte per i
sieropositivi che hanno difese immunitarie molto basse. La ricerca durera'
sette anni e interessera' Africa e Sud America.
Maschio, single, 37enne, è
l'italiano con l'HIV
Maschio,
italiano 37 anni, single, residente nel centro Italia, con un lavoro fisso e
un discreto livello di istruzione.
Ecco l'identikit del paziente tipo che ha contratto l'infezione da hiv da
poco attraverso rapporti sessuali con partner occasionali, fotografato dal
rapporto Icona 2004, la più importante indagine italiana su 5755 pazienti
nuovi (naive) (4036 maschi e 1719 femmine) arruolati al 10 maggio scorso e
che rappresenta la chiave di lettura dell'andamento dell'infezione nel
nostro Paese a pochi giorni dal congresso mondiale sull'AIDS da parte delle
Nazioni Unite di Bangkok.
IL RISCHIO PER LE DONNE
Il 50% delle infezioni si verifica con rapporti eterosessuali e sono le
donne a pagare in maggior pegno: nel 65,2% dei casi sono italiane e
addirittura nell'82% figurano le ragazze straniere.
E, mentre per le donne italiane il veicolo di trasmissione è proprio l'uomo
di casa (74,8%) perché non conosce lo stato di salute del proprio partner
(39,6%) contro il 35,2% delle donne che ne è consapevole, per le ragazze
extracomunitarie il partner abituale è colpevole nel 42,1%, il 34,2 e' hiv
non noto e solo il 7,9% lo è.
Infine, secondo il rapporto Icona, il 3,1% delle italiane e il 4,4% delle
straniere si infetta facendo sesso senza protezione con un uomo appena
incontrato e di cui conosce la sieropositività.
FATTORE DI RISCHIO E
TERAPIE
Per gli uomini il principale fattore è la tossicodipendenza (32,9%), l'omosessualita'
(27,2%), e l'eterosessualità (23%).
Il virus dell'hiv - hanno spiegato gli esperti a Roma durante il media
tutorial sull'aids - ha infettato nel nostro paese 110 mila persone, la metà
delle quali è inconsapevole del proprio stato. Un italiano su tre - hanno
ricordato - scopre di essere sieropositivo quando ha più di 40 anni e 1 su2
ha superato i 30. Ma le preoccupazioni degli esperti sono rappresentate
dall'abbandono volontario della terapia: su 2500 persone che assumevano la
«triplice» terapia il 20% l'ha interrotta per tre mesi e il 50%
autonomamente.
SIFILIDE IN AUMENTO
IL rapporto Icona 2002 ha messo in luce un altro aspetto: l'aumento generale
dei casi di sifilide, in particolare tra giovanissimi e uomini hiv positivi,
soprattutto omosessuali: 21 casi ogni 1000 persone all'anno.
Diminuiscono le morti per aids e, di contro, le cure per il servizio
sanitario nazionale aumentano. Le ospedalizzazioni sono scese mediamente a
9,6 giorni di degenza per paziente all'anno nel 1997 a 0,9 giorni nel 2002
ma aumentano i costi delle terapia passati
AIDS: FARMACI MICROBICIDI TRA
CINQUE-DIECI ANNI
Bangkok,
15 lug. - Gli sforzi della ricerca medica internazionale per produrre creme
microbicide vaginali in grado di proteggere le donne dal virus dell'Aids
potrebbero portare a risultati concreti entro cinque-dieci anni. La novita'
e' emersa nell'ambito della XV Conferenza mondiale sull'Aids di Bangkok,
giunta oggi al quarto giorno di lavori. "Vi sono in tutto dieci preparati
microbicidi attualmente in corso di sviluppo con test preclinici e sedici in
sperimentazione clinica, sei dei quali affronteranno quest'anno uno studio
di efficacia", ha dichiarato Zeda Rosenberg, amministratore delegato della
nuova agenzia International Partnership for Microbicides (Ipm), "e abbiamo
dunque la speranza che le donne dei paesi in via di sviluppo possano avere
accesso a microbicidi sicuri ed efficaci entro i prossimi cinque o dieci
anni".
L'agenzia Ipm e' stata creata due anni fa per raccogliere fondi per la
ricerca sui microbicidi contro l'Hiv, ricerca che, pur avendo creato grandi
aspettative, non aveva ancora dato gli esiti sperati. L'istituzione e'
appoggiata dalla Banca Mondiale, dalla Fondazione Rockfeller, dalla
Fondazione Bill e Melinda Gates e da cinque paesi europei - Gran Bretagna,
Danimarca, Irlanda, Olanda e Norvegia. In 23 anni di storia dell'Aids finora
un solo microbicida, la molecola detergente nonoxynolo-9, e' stato
sperimentato su scala completa. I test si sono conclusi pero' con un totale
fallimento, forse a causa del fatto che il farmaco provocava microlesioni
favorevoli alla penetrazione del virus.
AIDS: CARCERI THAILANDIA, GOVERNO
DISTRIBUISCE PROFILATTICI
Bangkok, 15
lug. - Per contrastare la lotta all'Aids, il governo thailandese ha deciso
di avviare un progetto che prevede la distribuzione di 100mila profilattici
in 100 prigioni statali. Lo ha reso noto il ministro delle Giustizia,
Pongthep Thepkanjana, a margine della 15.ma conferenza mondiale dell'Aids. I
dati finora disponibili sulla diffusione del virus nelle carceri thailandesi
non sono affidabili, perche' ai detenuti non viene fatto alcun test. Le
prigioni del Paese ospitano circa 260mila reclusi: 7 mila in piu' di due
anni fa, quando il precedente ministro aveva dichiarato che erano gia' al
limite della capienza.
AIDS: PROGETTO SHIVA ATENEO
CAGLIARI PER PREVENZIONE CONTAGIO - 15 lug.2004
Parte da
Cagliari la nuova sfida al virus dell'Hiv. L'universita', che coordina il
Progetto Shiva messo a punto in collaborazione con altri undici gruppi di
ricerca europei e africani, sta sperimentando, dal 1 marzo scorso, una nuova
molecola "microbicida" in grado di bloccare in maniera irreversibile la
moltiplicazione del virus.
In particolare, il lavoro di ricerca dovrebbe condurre alla creazione di
un prodotto farmaceutico per la prevenzione della trasmissione per via
sessuale dell'infezione. L'iniziativa, finanziata dalla Commissione Europea
per 3,8 milioni di euro, rientra nell'ambito del programma comunitario
"Scienze della vita, genomica e biotecnologie per la salute" al fine di
contrastare la diffusione delle principali malattie legate alla poverta'
come aids, malaria e tubercolosi.
L'epidemia, che secondo le ultime stime dell'Organizzazione mondiale
della sanita' colpisce dai 34 ai 46 milioni di persone, con una percentuale
del 90% nei paesi in via di sviluppo, raggiunge soprattutto le donne
africane, del sud-est asiatico, russe e cinesi. L'intento principale del
progetto Shiva e' sviluppare, attraverso la sperimentazione clinica,
dapprima in laboratorio poi sui primati e in seguito su un campione
rappresentativo di popolazione femminile siero-positiva, l'innovativa
molecola che rappresenta un inibitore capace di impedire la ripetizione del
virus all'interno delle cellule della mucosa genitale.
"Shiva e' il primo passo per lo sviluppo clinico di un microbicida", ha
spiegato il coordinatore del progetto integrato e virologo dell'universita'
di Cagliari Paolo La Colla, "che riteniamo possa rappresentare un facile
metodo di autoprotezione contro l'Hiv a costi accessibili sia in paesi in
via di sviluppo sia in quelli occidentali". La prima fase del progetto
quadriennale si concludera' nel marzo 2008, con i primi risultati della
ricerca al termine del test sulle donne che, per la prima volta, potrebbero
utilizzare per via vaginale farmaci antivirali in grado di assicurare una
totale indipendenza dal partner sessuale. Shiva coinvolge oltre all'ateneo
cagliaritano, capofila del progetto, La Sapienza di Roma, il Dipartimento
farmaco-tossicologico dell'Ateneo di Milano e le universita' della
Danimarca, Francia, Germania, Grecia e Gabon.
AIDS: PROF.GALLI, TERAPIA "ONCE A
DAY", COMODA MA ANCORA COSTOSA
Bangkok, 15
lug.- "Una volta al giorno e' comoda e interferisce meno con la vita
privata. Di solito e' anche limitato il numero delle medicine, con una
risposta favorevole. Ma ci sono dei problemi: molto spesso la formulazione
'once a day' costa di piu' delle due compresse e questo per il costo della
sanita' pubblica e' un problema". Lo ha detto Massimo Galli, direttore
istituto malattie infettive all'universita' di Milano commentando a Bangkok,
dove si sta svolgendo la XV conferenza internazionale sull'aids, la nuova
strategia per combattere la replicazione del virus dell'hiv con una sola
dose al giorno. Non tutti i farmaci si prestano pero' per questa strategia:
alcuni hanno maggiori effetti collaterali, come disturbi intestinali,
diarrea, etc, molto di piu' rispetto alla terapia due volte al giorno, ha
aggiunto l'esperto, ricordando che una delle molecole piu' interessanti
sembra essere l'atazanariv una volta al giorno che, anche se non ci sono
dati importanti, e' molto interessante perche' mostra un profilo piu'
favorevole in particolare sul piano del danno metabolico rispetto ad altri
farmaci. "Anche dal punto di vista del colesterolo e tricliceridi, la
molecola e' piu' lieve pur non togliendo l'efficacia riconosciuta. E' un
farmaco interessante, che risponde decisamente bene".
L'esperto ricorda che in Italia sono soltanto il 10-15% i sieropositivi
che utilizzano la monodose giornaliera. Nel nostro Paese sono 45 mila i
trattati con i farmaci contro l'hiv e molti hanno una storia della malattia
antica che limita le opzioni possibili. "Sono circa una decina i farmaci
possibilii per la terapia 'once a day'e - ha concluso Galli - la tendenza
comunque e' la semplificazione e la riduzione degli effetti collaterali.
Quando tutte e due le cose sono possibili sicuramente piu' once a day si
fara', meglio sara'.
Aids: in Italia test farmaco che aiuta immunità
BANGKOK -
Prenderà il via in settembre in Italia la prima sperimentazione clinica al
mondo in fase 1-2 di un farmaco anti-Aids di nuova generazione, che funziona
aiutando il sistema immunitario a combattere il virus. Sono 50 i pazienti,
sieropositivi e già in terapia, finora arruolati in sette centri di
Lombardia, Veneto e Toscana nello studio coordinato dall'Istituto malattie
infettive dell'università di Milano. "Il protocollo di ricerca è stato
approvato dal comitato etico", hanno detto il direttore della clinica per le
malattie infettive dell'università di Milano, Massimo Galli, e Andrea Gori,
dello stesso istituto. Lo studio durerà tre mesi e i risultati saranno
disponibili nella prossima primavera. Si tratta di un altro passo nella
ricerca dei nuovi farmaci anti-Aids, che agiscono potenziando le difese
immunitarie (immunomodulanti). Sono farmaci di nuova generazione, destinati
a essere utilizzati in combinazione con i tradizionali farmaci
antiretrovirali. Finora uno dei maggiori obiettivi della ricerca sui farmaci
contro il virus Hiv è stato ridurne il più possibile la presenza
nell'organismo, "ma bloccare il virus non è l'unica cosa che conta, è anche
importante ripristinare le difese immunitarie", ha osservato Galli. "E'
importante cercare di capire ha aggiunto - se, in modo relativamente
semplice, con poca tossicità e pochi effetti collaterali, si riesce a
migliorare la qualità della vita". La molecola che l'Italia si prepara a
sperimentare si chiama tucaresol e agisce sostenendo l'azione delle cellule
immunitarie (linfociti T) che aggrediscono il virus Hiv. Nel momento in cui
i linfociti riconoscono il virus e si legano ad esso per combatterlo
emettono segnali che attivano la molecola e quest'ultima entra in azione
rafforzando l'azione dei
linfociti.
AIDS: BANGKOK; STRATEGIA USA
NEL MIRINO DELLE CONTESTAZIONI
Bangkok, 15
lug. - "Non se ne parla neanche...": sono bastate poche parole al capo della
delegazione statunitense a Bangkok, Randall Tobias, per liquidare l'appello
del segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, che ieri aveva chiesto agli
Usa un miliardo di dollari all'anno per la lotta all'Aids. "Non se ne parla
neanche: 200 milioni di dollari, la cifra destinata dagli Usa al Global Fund
per il prossimo anno, e' una cifra piu' che adeguata per rispondere alle
esigenze", ha detto a Tobias, 'intercettato' da un gruppo di cronisti a
margine del XV summit internazionale sull'Aids, in corso in Thailandia.
La polemica sui finanziamenti per la lotta all'Aids ha pesato sul
dibattito di tutto il summit di Bangkok. Il Global Fund to fight Aids,
Tubercolosis and Malaria e' una partnership pubblico-privata nata nel 2002,
su proposta dello stesso Annan, e che raccoglie i fondi per la lotta alle
tre malattie piu' pericolose e diffuse del pianeta. "Per la lotta all'Aids,
Washinton spende quasi il doppio", ha fatto notare Tobias, "di tutto il
resto del mondo messo insieme". Ma gli Usa sono contestati perche vogliono
fare da soli: il presidente George W.Bush ha infatti promesso di destinare
nei prossimi cinque anni 15 milioni di dollari per la lotta all'Aids, ma si
guarda bene dall'unire i suoi sforzi a quelli del fondo internazionale.
Tobias ha spiegato infatti che il Global Fund costituisce una parte
importante nella strategia di Washington, ma che i programmi bilaterali
permettono agli Usa di muoversi in modo piu' veloce e incisivo.
Quando pero', dinanzi all'assise, Tobias ha spiegato la strategia Usa,
gli sono piovute addosso le critiche di decine di attivisti; e il
coordinatore statunitense e' stato costretto ad interrompere il suo
intervento perche' decine di manifestanti hanno fatto irruzione nell'aula
magna al grido di 'Bush lie, millions die' ('Bush mente, milioni muoiono').
Gli attivisti sono rimasti nella sala, con i cartelli in alto, per tutto il
tempo del suo discorso e hanno chiosato la conclusione del discorso al grido
di 'vergogna'.
Alla conferenza partecipano circa 15.000 delegati, scienziati e attivisti
arrivati da 162 Paesi.
AMNESTY: AIDS DERIVA DA INEGUAGLIANZA E
VIOLAZIONE DIRITTI
La mancata
difesa dei diritti e della dignità delle persone alimenta l'epidemia e la
rende ancora più grave", ha denunciato Irene Khan, segretario generale di
Amnesty International, nel suo discorso alla sessione plenaria della 15esima
Conferenza internazionale sull'Aids che si conclude oggi a Bangkok.
"Alcuni governi - ha piegato Khan - cercano ancora di risolvere il problema
dell'Hiv con dei trucchetti, e non vogliono riconoscere che la violazione
dei più basilari diritti umani accresce la vulnerabilità della gente
all'infezione. Le persone sieropositive o affette da Aids sono vittime
troppo spesso di gravi offese dei diritti umani".
Le discriminazioni sono rivolte a diversi gruppi sociali: donne,
omosessuali, tossicodipendenti, disabili, lavoratori del sesso, rifugiati e
minoranze etniche.
Khan ha accusato il governo della Thailandia, ospite della Conferenza, di
"sponsorizzare la discriminazione" ai danni dei tossicodipendenti per agire
più rapidamente e ottenere maggiori risultati nella lotta contro il traffico
di droga. Khan ha anche chiesto al governo cinese di rilasciare 4 persone
detenute nella prigione di Henan, per aver protestato contro l'inadeguatezza
dei servizi sanitari e assistenziali.
Aids: Onu, In Africa Aspettativa Vita Non Supera 33
Anni
Roma, 15
lug. - L'Aids sta drammaticamente accorciando l'aspettativa di vita, che in
alcuni Paesi dell'Africa non supera i 33 anni. Lo sottolinea il Rapporto
2004 delle Nazioni Unite sullo sviluppo umano, presentato oggi a Ottawa, in
Canada. "Negli ultimi dieci anni, in
ventidue Paesi -
afferma Sakiko Fukada-Parr, coordinatrice del lavoro - Hiv e Aids sono
diventati un pesante ostacolo allo sviluppo". Il Rapporto stila una sorta di
classifica di oltre 170 Stati in base al benessere, esaminando fattori come
l'aspettativa di vita o l'educazione. La Norvegia conserva, per il quarto
anno consecutivo, il primo posto, seguita da Svezia, Australia e Canada. Gli
Usa occupano l'ottava posizione, la Gran Bretagna la dodicesima. L'Italia si
trova al ventunesimo posto. Chiudono la classifica Burundi, Mali, Burkina
Faso, Niger e Sierra Leone, 'fanalino di coda' per il settimo anno
consecutivo dopo dieci anni di guerra civile. Le profonde differenze fra i
Paesi in cima e quelli in coda alla classifica diventano più evidenti
esaminando l'aspettativa di vita: quasi 79 anni per un bimbo nato in
Norvegia fra il 2000 e il 2005, contro gli appena 32,4 di un coetaneo dello
Zambia. Un crollo dovuto alla diffusione dell'Hiv e della malattia. In
Zambia il 16,5% della popolazione e' sieropositiva, nello Zimbabwe lo e' un
adulto su quattro. ''L'emergenza Aids - ricorda Mark Malloch Brown, capo del
Programma Onu per lo sviluppo - danneggia gli Stati a tutti i livelli,
perche' la malattia attacca le persone nei loro anni più produttivi''
AIDS: MANDELA, "MAI UNA
MINACCIA PIU' GRANDE PER UMANITA'
Bangkok,
16lug.- "Nel corso della storia umana non c'e' mai stata una minaccia piu'
grande dell'epidemia dell'aids. La nostra attenzione non puo' essere
distratta o spostata su problemi che apparentemente sono piu' pressanti e la
storia dira' che rispondiamo con la necessaria energia e risorse alla lotta
contro l'epidemia". Lo ha detto Nelson Mandela, in chiusura della XV
conferenza Internazionale sull'aids di Bangkok, due giorni prima del suo 86.mo
compleanno. L'ex presidente sudafricano ha affermato: "Non potra' esserci un
miglior compleanno di sapere che c'e' un forte impegno dei leader dei
settori della societa' per una azione forte contro l'aids. Sappiamo che cio'
puo' essere fatto. Sono contento perche' possiamo vincere questa sfida".
"Non possono mettermi a riposo - ha dichiarato - finche' non saro' certo che
ci sara' una risposta globale contro l'avanzata dell'epidemia. Viviamo in
una umanita' comune con i nostri fratelli e sorelle che soffrono. Ciascuno
si chieda cosa puo' fare nella lotta contro l'aids. Non dobbiamo mai
dimenticare le nostre resposanbilita'. Piu' volte, durante la conferenza
mondiale di Bangkok, Nelson Mandela ha invitato organizzazioni
internazionali, ma anche semplici cittadini, a unire le forze per
contrastare l'epidemia. Serve unita', ha affermato anche oggi, e servono
soldi. ''Abbiamo sottolineato l'importanza del Fondo Globale per la lotta
contro l'Aids, la malaria e la tubercolosi e il buon lavoro che questo sta
finanziando in 127 Paesi'', ha detto mentre gruppi di attivisti presenti fra
il pubblico alzavano striscioni bianchi e neri che invitavano ad aumentare i
finanziamenti per il Fondo Globale promosso nel 2001 dalle Nazioni
Unite.
''Abbiamo bisogno ha aggiunto Mandela di realizzare una partnership fra
pubblico e privato, nell'ottica del Fondo Globale. Invitiamo ognuno a
contribuire adesso al finanziamento del Fondo''.
L'altra grande sfida per i Paesi in via di sviluppo e', secondo Mandela,
sviluppare programmi globali per la prevenzione e la cura dell'Aids. E' un
impegno che la Fondazione creata da Mandela ha assunto in prima persona con
la campagna ''46664'', chiamata con il numero di matricola che aveva come
detenuto. In questo impegno, ha proseguito, ''ha una grande importanza
consentire l'accesso ai programmi di terapia basati sui farmaci
antiretrovirali, urgenti per riuscire a salvare adesso milioni di vite''.
Un'altra emergenza e' prendersi carico della fasce sociali piu' deboli e
minacciate dall'epidemia, come rifugiati, immigrati, tossicodipendenti,
detenuti e mondo della prostituzione. ''Come ex detenuto 46664 ha detto - ho
un posto speciale nel cuore per tutti coloro ai quali viene negato l'accesso
ai diritti umani fondamentali. Chiediamo ai Governi con forza di promuovere
i cambiamenti politici necessari per proteggere i diritti umani di coloro
che soffrono a causa della discriminazione''. Un discorso, ha precisato
Mandela, rivolto non soltanto ai leader politici, ma ai responsabili di ogni
settore della societa'. ''Dopodomani, il 18 luglio, compiro' 86 anni. Non
potrei avere un regalo di compleanno piu' bello ha concluso del sapere che
esiste un rinnovato impegno da parte dei leader di ogni settore della
societa' a promuovere azioni concrete e urgenti contro l'Aids. Sappiamo che
cosa deve essere fatto, ossia dobbiamo fare tutto cio' che e' stato
dimenticato finora. Lasciate che mi goda la pensione mostandomi che siete in
grado di affrontare questa sfida''.
AIDS:
SONIA GANDHI, INDIA ACCOGLIE SFIDA FARMACI GENERICI
BANGKOK,
16 LUG - Nel recente passato l'India non ha incluso la terapia con farmaci
antiretrovirali nei programmi del controllo dell'aids a causa del loro alto
prezzo e delle ridotte risorse, ma ora le cose stanno cambiando e sono
partiti i primi programmi governativi che prevedono l'utilizzo della terapia
con farmaci generici. Lo ha detto Sonia Gandhi, presidente del partito
Indian National Congress alla cerimonia conclusiva dell XV congresso
internazionale sull'aids di Bangkok, ricordando che negli ultimi anni il
programma nazionale di controllo dell'aids in India ha avuto numerosi
successi: la donazione di sangue e' diventata piu' sicura, e' stato
incrementato l'uso del profilattico, e cio' potra' avere un significativo
impatto sulla prevalenza delle infezioni, soprattutto nelle aree ad alto
rischio. "Stiamo sviluppando, inoltre - ha reso noto la signora Gandhi -
iniziative per il vaccino attraverso collaborazioni internazionali ma siamo
anche consapevoli che il vaccino non sara' disponibile per un tempo
significativo. Spero che presto potremo partire con la sperimentazione.
"Parliamo di strategie, programmi e priorita' - ha aggiunto - ma non
possiamo dimenticarci che parliamo di uomini, donne e bambini le cui
sofferenze devono essere accolte con grande solidarieta'. Gli scenari
dell'infezione vedono il nostro paese... in un ruolo preminente. Sottolineo
la capacita' e la determinazione del Governo e dei cittadini dell'india a
cogliere questa sfida come facemmo contro il vaiolo alcuni decenni fa. Siamo
impegnati su sfide sociali, politiche e tecnologiche e sono fiduciosa per il
futuro. L'India gioca numerose sfide di sanita' pubblica nella crescita
economica e nel sociale e negli interventi di sviluppo umano. "Il controllo
dell'aids gia' incide per circa il 10% del nostro budget nazionale di
salute. Molti nel mio paese ritengono, pero', - ha aggiunto la Gandhi - che
stiamo pagando un'attenzione sporporzionata all'hiv e aids rispetto
all'espansione della malaria e della tubercolosi. La settimana scorsa e'
stato incrementato il budget del 2004 per l'organizzazione nazionale per il
controllo dell'aids, ma ritengo che la cifra dovra' essere aumentata. Il
Governo dell'India, entrato in carica 50 giorni fa, ha puntato la sua
attenzione sul bisogno di rafforzare la lotta all'aids, che significa
incrementare i fondi, dare facilitazioni alle organizzazioni non governative
(Ong), incrementare l'educazione e favorire i servizi sanitari ai
cittadini". Per Sonia Gandhi e' anche importante il supporto della comunita'
internazionale, di agenzie governative e fondazioni filantropiche.
Attualmente imprenditori, leader politici, stelle del cinema e dello sport
sono impegnati in India in una campagna di attenzione pubblica per spiegare
con forza la necessit' di combattere l'apatia e rimuovere molte credenze sui
pazienti hiv che ancora esistono nell'opinione pubblica. Le associazioni non
governative sono coinvolte in numerose iniziative di pubblica informazione,
educazione e comunicazione, sorveglianza della malattia, appoggio ai
pazienti, in particolare a donne e bambini. "Riconosco il loro impegno. Io
stessa - ha dichiarato la signora Gandhi - sono a capo di una ngo, la Rajiv
Gandhi Foundation, che e' stata attiva nel favorire il test e
nell'attenzione ai malati. Molto puo' essere fatto, in primo luogo c'e'
bisogno di combattere... la discriminazione e salvaguardare i diritti dei
malati con aids con particolare accesso all'informazione, servizi e
trattamento. Poi e' necesssario integrare prevenzione e trattamento e
combattere le convinzioni sociali che possono peggiorare il problema. Le mie
esperienze con i pazienti con hiv mi hanno aperto il cuore perche' vengono
colpiti non solo i malati ma anche le loro famiglie. In questi anni ho
provato una forte emozione nel vedere malati che hanno perso il lavoro,
osteggiati dalla comunita' e senza piu' speranza di veder crescere in salute
i propri figli, bambini negli orfanotrofi che nessuno vuole.
AIDS:
PRETE AFRICANO SIEROPOSITIVO, VINCERE E' POSSIBILE
BANGKOK, 16
LUG Sconfiggere l'epidemia di Aids e' possibile, ma per riuscirci bisogna
unire tutte le forze disponibili, fino a diventare piu' forti del virus Hiv:
torna a rompere il silenzio in chiusura della conferenza mondiale sull'Aids
di Bangkok Gideon Byamugisha, il primo prete africano che nel 1992 ha avuto
il coraggio di denunciare apertamente il suo stato di
sieropositivita'.
''Come leader religiosi - ha osservato Gideon Byamugisha - possiamo
insegnare una combinazione di cio' che e' lecito e sicuro'' per quanto
riguarda i comportamenti sessuali sociali e culturali. ''In questo - ha
aggiunto - non c'e' contraddizione. Possiamo preparare anime per il paradiso
e nello stesso tempo proteggerle da sofferenze, dolore e morte che e'
possibile prevenire o controllare''. Da allora il sacerdote ha dedicato la
sua vita a rompere il silenzio sull'Aids e combattere lo stigma e le
discriminazioni legate alla malattia. ''Quando gli sforzi sono piu' grandi
della crisi, diventa possibile sconfiggere sia il virus Hiv sia l'Aids'', ha
detto oggi in una conferenza stampa.
Sono ancora numerosi gli ostacoli su questo cammino, ha aggiunto, primi fra
tutti la mancanza di informazione e strutture, insieme ai numerosi e
radicati pregiudizi contro le persone sierpositive. Tuttavia, ha aggiunto,
''nonostante ci troviamo ad affrontare sfide difficili, fare progressi e'
possibile''. Per riuscire in questo, ha rilevato, bisognera' ''fare in modo
che la speranza diventi piu' grande della debolezza''.
Preghiere, politica, piani, programmi, personale e partnership e' lo slogan
con cui ha indicato le risorse necessarie per lottare contro l'Aids il prete
chiamato dalla sua gente ''Sipo'', ossia ''dono di Dio''.
Subito dopo avere dichiarato apertamente di essere sieropositivo, 12 anni
fa, Gideon Byamugisha ha lasciato il suo incarico nel Bishop Tucker
Theological College in Uganda per intraprendere un programma provinciale di
educazione sull'Aids. Piu' tardi ha proseguito il suo lavoro presso la
diocesi di Namirembe, dove per sette anni ha diretto il programma locale per
la lotta all'Aids; nel 2002 si e' unito alle Hope Imitative Team e lo scorso
anno e' stato chiamato dal Governo ugandese a far parte della Commisione
nazionale Aids.
Aids: Bangkok, il
diario di Paola Giuliani (Action Aid)
BANGKOK -
Sono emozionata. Si e' appena conclusa la cerimonia di chiusura della
conferenza di Bangkok: un'ondata di emozione ed entusiasmo ha investito il
leader sudafricano Nelson Mandela, alle soglie del suo ottantaseiesimo
compleanno. Applausi accorati e una folla partecipe e affettuosa hanno
accompagnato le parole di Nelson Mandela. Fortissimo il suo messaggio a
tutti noi presenti, ad ogni singolo cittadino del mondo: il mondo non puo',
non deve dimenticare la sofferenza e gli abusi dei diritti umani perpetrati,
in ogni parte della terra, ai danni dei piu' deboli."E' questa l'opportunita'
per dimostrare che condividiamo la condizione del genere umano. Non dobbiamo
MAI ridurre il problema dell'HIV/AIDS alle statistiche". Mandela ha
ricordato che la responsabilita' nel vincere l'AIDS e' di tutti noi.
Fortissimo il suo messaggio ai governi donatori: quando il leader
sudafricano ha chiesto contributi sostanziali al Fondo Globale per la Lotta
all'AIDS, TB e Malaria, ho capito che noi di ActionAid International, e la
coalizione Fund the Fund, non siamo soli nella nostra lotta. Abbiamo
sollevato con orgoglio e gratitudine i due grandi striscioni che recitavano
"Round 5 now" (n.d.r. nuovo round di proposte di finanziamento al Fondo).
Mandela ha chiesto anche un maggior coordinamento delle risorse e degli
interventi di lotta alle malattie, a tutti i livelli. E infine una forte
leadership, dai politici e da tutti i settori della societa'.
La parola leadership e' stata la piu' utilizzata nella settimana della
conferenza, ma oggi i leaders stessi ci hanno ricordato che non tutti coloro
che si chiamano leaders esercitano vera leadership. Quella vera, ha detto
Nelson Mandela, "richiede impegno personale e azioni concrete: i veri
leaders devono guidare la risposta all'HIV con visione trasparente e azioni
creative e innovative".
Sono arrivate critiche e richieste precise anche dalla sezione Community"
della conferenza: cosa significa davvero accesso per tutti? A partire dai
costi di accesso all'evento, 1000 dollari (ma io ho ottenuto un pass
gratuito per la sala stampa...), non possiamo certo parlare di cure e
assistenza ancora alla portata di tutti!
Si e' parlato di ABC (a=astinenza, be=be faithful, fedelta', c=condoms,
preservativi) ma i messaggi di alcuni leader si sono concentrati su A e B
dimenticando che C, i preservativi, sono una componente vitale della
prevenzione, cosi' come i microbicidi che, se disponibili, potrebbero
evitare ben 2,5 milioni di infezioni nelle donne nei prossimi 3 anni.
La cerimonia di chiusura e' stata molto diversa da quella di apertura: ha
portato sul palco, al microfono, di fronte ai 19.000 delegati ufficiali e ai
leaders politici, la voce diretta dei bambini, delle prostitute, dei
transessuali, dei guaritori tradizionali, una e tante voci in difesa dei
gruppi piu' deboli e discriminati: ANCHE IO HO IL DIRITTO ALLA SALUTE,
ALL'INFORMAZIONE, AD UNA CASA, ALL'ASSISTENZA PSICOLOGICA.
In quei 10 minuti ho visto realizzarsi le speranze, gli obiettivi, l'impegno
che dedico al mio lavoro ogni giorno. Appuntamento a Toronto 2006: solo li'
riusciro' a toccare con mano se le promesse altisonanti di Bangkok si
saranno trasformate in realta' per queste persone.
AIDS:
PIOT, E' TEMPO DI METTERE A FRUTTO LE RISORSE
BANGKOK,
16 LUG E' ora di mettere a frutto tutte le risorse a disposizione nella
lotta contro l'Aids. Con questo appello il direttore generale del programma
delle Nazioni Unite per la lotta contro l'Aids (Unaids), Peter Piot, ha
chiuso oggi i lavori della conferenza mondiale di Bangkok, la piu' grande
mai organizzata sull'Aids, con oltre 17.000
partecipanti.
''Adesso sta alla nostra responsabilita' collettiva fare in modo che il
denaro lavori a vantaggio della gente'', ha detto. ''E il modo in cui
utilizzeremo questa opportunita' ha aggiunto ha importantissime implicazioni
per il futuro. Non dobbiamo lasciarci sfuggire nuovamente questa
possibilita'''. Con un fortissimo invito all'impegno nella lotta contro
un'epidemia che mostra ormai il suo volto piu' minaccioso, ad aumentare i
finanziamenti e a sconfiggere i pregiudizi contro tossicodipendenti, donne e
prostitute, e a rendere le cure disponibili per tutti si chiude il sipario
sulla conferenza mondiale e si apre una nuova pagina nella storia della
lotta contro l'Aids all'insegna di una collaborazione globale.
''Ho bisogno di amici, di andare a scuola e di giocare e devo capire perche'
non possono darmi le medicine che mi servono'': le parole del bambino
africano sieropositivo che nella cerimonia di chiusura ha parlato a nome di
una delle comunita' sociali impegnate nella lotta contro l'Aids sono il
simbolo dell'obiettivo di un impegno ormai diventato globale e che, come
hanno rilevato oggi anche Nelson Mandela e Sonia Gandhi, deve coinvolgere
tutti, dai leader politici ad ogni singolo cittadino in prima persona.
Ha richiamato all'impegno anche il direttore generale dell'Organizzazione
Mondiale della Sanita' (Oms), Jong-Wook Lee, che ha rilevato come l'Oms si
stia impegnando per rendere disponibili i test e per fare in modo che le
Nazioni Unite e altre organizzazioni possano acquistare i farmaci anti-Aids
sicuri, efficaci e a prezzi convenienti. ''Continueremo a promuovere
programmi di prevenzione, compreso l'uso del profilattico e sosteniamo i
programmi per la limitazione del danno rivolti ai tossicodipendenti'', ha
aggiunto.
Aids: Conferenza Di Bangkok Chiude
All'Insegna Delle Divisioni - 16 lug. 2004
La XV
Conferenza internazionale sull'Aids di Bangkok si e' chiusa all'insegna
delle divisioni. Profonda, infatti, e' sembrata la spaccatura tra comunita'
scientifica e mondo politico da un lato, e pazienti e associazioni per la
loro difesa dall'altro. La chiusura dei lavori sembra quindi far tirare un
sospiro di sollievo a quanti sono stati contestati dalle numerosissime
manifestazioni messe in campo in tutti i giorni di durata del meeting. Un
segnale che trapela anche dal discorso di saluto del ministro della Sanita'
thailandese Sudarat Keyuraphan: "Sono contenta che la Conferenza si sia
chiusa con successo e senza eventi particolari", ha detto. La rappresentante
del governo di Bangkok infatti, cosi' come molti altri politici, presidenti
di aziende farmaceutiche e soprattutto rappresentanti dell'amministrazione
Usa, e' finita nel mirino degli attivisti e delle associazioni non
governative. E forse saranno proprio le manifestazioni di protesta e i
'raid' durante le relazioni dei congressisti a caratterizzare meglio di
altre immagini il XV appuntamento dei massimi esperti mondiali di Aids. Per
esempio alcune associazioni rappresentative dei tossicodipendenti
thailandesi hanno puntato il dito sul primo ministro, Thaksin Shinawatra,
accusandolo di aver condotto una "spietata guerra a quanti facevano uso di
stupefacenti da iniettare, spingendoli nella clandestinita' e rendendoli, di
fatto, difficili da raggiungere da chi porta avanti programmi per lo scambio
di siringhe nuove con le usate. Accuse analoghe, questa volta indirizzate
alla politica anti-droga Usa, sono state rivolte anche da Paolo Teixeira,
delegato brasiliano al meeting: "No alla guerra alla droga che spinge i
tossicodipendenti ai margini della societa'", ha detto. Gli Stati Uniti sono
stati, comunque, il bersaglio privilegiato delle aspre critiche messe in
piazza a Bangkok, per via del loro appoggio a una politica di prevenzione
dall'Hiv basata sull'astinenza dai rapporti sessuali. E l'amministrazione
Bush e' finita sul banco degli imputati anche per il presunto sostegno alle
aziende farmaceutiche, ree di "mantenere il brevetto su alcuni farmaci
fondamentali per le terapie anti-Aids, di fatto vanificando lo stesso slogan
del congresso, cioe' 'Accesso ai farmaci per tutti'.
Dichiarazione d’impegno contro l’Aids
da parte dei leader religiosi
Bangkok –
I leader religiosi che hanno partecipato al XV Congresso internazionale
sull’Aids, dopo la conclusione dei lavori hanno pubblicato una
“dichiarazione d’impegno” in cui affermano che la risposta alla pandemia è
ancora inadeguata.
Nella
dichiarazione, i leader di quattro religioni del mondo – buddismo,
cristianesimo, islam ed ebraismo – dichiarano che non si fermeranno fino a
quando non si realizzerà la promessa che tutti abbiano accesso a cure e
medicinali – “accesso per tutti” - e la speranza di un mondo senza Hiv/Aids.
“Accesso per tutti” è stato il tema del Congresso internazionale, svoltosi
tra l’11 e il 16 luglio a Bangkok.
Di seguito
riportiamo il testo integrale della dichiarazione rilasciata dai leader
religiosi:
Il tragico
tributo dell’Hiv/Aids, così come la continua e rapida diffusione nella
maggior parte del mondo, rende urgente l’appello per un nuovo impegno dei
credenti verso l’obiettivo dell’“accesso per tutti”.
La crisi
dell’Hiv/Aids ci ha riunito insieme perché tutti conviviamo con questa
malattia. È necessario che le diverse comunità religiose condividano
conoscenze ed esperienze in modo che i nostri sforzi diventino sempre più
efficaci e completi. Cercheremo di avviare una nuova cultura della
cooperazione interreligiosa, rispettando l'unicità delle nostre tradizioni
ma puntando ai valori che condividiamo - la dignità della persona e i
diritti umani.
Le comunità
religiose hanno fatto abbastanza per rispondere alle sfide urgenti che l’Hiv/Aids
pone a individui, comunità e a tutta la famiglia umana? NO! Come leader
delle comunità religiose, riunite per la XV Conferenza internazionale
sull’Aids, a Bangkok, l’11-16 luglio 2004, riconosciamo con molto rammarico
che spesso abbiamo risposto con pregiudizio, ignoranza, paura, atteggiamento
giudicante.
Siamo
determinati a lavorare insieme e all'interno delle nostre comunità per:
Promuovere
dignità, uguaglianza, diritti per tutti;
Discutere
in modo aperto e accurato dell’Hiv/Aids e di tutti i mezzi efficaci di
prevenzione;
Lavorare
per eliminare le cause alla base dell’Hiv/Aids, comprese diseguaglianza di
genere, pregiudizi contro stili di vita e orientamento sessuale diversi da
quelli della maggior parte della comunità, ingiustizie, distribuzione iniqua
della ricchezza;
Vincere
silenzio, stigmatizzazione, discriminazione, rifiuto e paura;
Rifiutare
quanto detto detto da alcuni leader religiosi, che l’Aids è una forma di
punizione o retribuzione divina;
Premere per
ottenere maggiori risorse per la lotta all’Hiv/Aids;
Riportare
le “buone azioni” e sostenere la ricerca per identificare i mezzi più
efficaci di prevenzione e cura;
Garantite
l“accesso per tutti” a un’educazione e conoscenza preventiva ed efficace, a
cure e trattamenti completi e alla piena partecipazione nella comunità.
Le nostre
comunità religiose portano il contributo di esperienze ricche e risorse
uniche per adempiere a questi impegni. In maniera specifica ecco cosa
faremo:
Implementeremo politiche presso le nostre strutture e istituzioni per
combattere ogni tendenza a emarginare le persone che hanno contratto l’Hiv/Aids,
sia impiegati sia membri delle nostre comunità.
Con le
persone e per le persone che hanno contratto l’Hiv/Aids, chiederemo prezzi
più bassi per farmaci e test di laboratorio e l’accesso a formazione,
counseling, test volontari e assistenza.
Ci
appelleremo a tutti quelli che hanno incarichi politici, in collaborazione
con tutti i membri della famiglia umana, affinché adempiano alla grave
responsabilità di realizzare il sogno dell’ “accesso per tutti” nella vita
quotidiana in tutto il mondo, fra tutti i gruppi di persone e a ogni livello
e effettuino un controllo maggiore, serrato e trasparente a questo riguardo.
Garantiremo, attraverso attività educative e incontri della comunità,
accurata informazione sui modi che impediscono un’ulteriore diffusione dell’Hiv.
Impegneremo
le nostre strutture sanitarie - dai servizi altamente specializzati alle
cliniche dei villaggi - così come i nostri sistemi di formazione e sviluppo
sociale e comunitario, ad applicare queste strategie in modo completo,
universale ed equo.
Destineremo
fondi aggiuntivi attingendo dalle risorse delle nostre comunità religiose,
per aumentare il nostro contributo alla lotta all’Hi e ci impegniamo a una
gestione attenta e a un uso responsabile dei fondi che ci affidano i
donatori delle nostre comunità e della comunità internazionale.
Coinvolgeremo le persone che hanno contratto l’Hiv, molte delle quali
appartengono alle nostre comunità religiose, nel contrastare questa
pandemia.
Presteremo
particolare attenzione alle pratiche delle nostre tradizioni religiose che
aumentano la vulnerabilità delle donne e delle ragazze, che portano anche il
peso maggiore nella lotta a questa pandemia.
Promuoveremo risposte adeguate agli speciali bisogni dei bambini rimasti
orfani e resi vulnerabili dall’Hiv/Aids.
Promuoveremo attività di preghiera e formazione sull’Hiv nei nostri luoghi
culto e incoraggeremo la scelta di giorni o settimane speciali di preghiera
o altre pratiche religiose per soffermarsi sull’Hiv/Aids.
Ci
impegniamo a controllare e valutare i nostri progressi per la realizzazione
degli obiettivi esposti in questa dichiarazione.
L’Hiv/Aids
non conosce confini. Tutte le nostre comunità religiose convivono con essa,
e un filo comune nelle nostre religioni è la speranza ispirata dalla fede.
Non ci fermeremo fino alla realizzazione della promessa dell’“accesso per
tutti” e della speranza di un mondo senza l’Hiv/Aids.
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