SPECIALE AIDS

     

 

 

 

AL VIA LA XV CONFERENZA MONDIALE A BANGKOK 2004

Tutti i numeri dell'epidemia

Nel mondo sono stimate in 38 milioni le persone infette del virus HIV/AIDS.

Ecco, nel 2003 , le cifre continente per continente sui malati di AIDS: nel Nord America sono stimati intorno ad un milione di persone, nell'Europa occidentale circa 580 mila, in quella dell'est e in Asia centrale sono 1.300.000 mentre nell'Asia dell'est sono 900.000, nei Caraibi sono 430 mile e nel nord e centro Africa 480.000, contro i 6.500.000 del sud e sud-est asiatico. Nell'America latina oltre 1.600.000 nell'Oceania 32 mila e, infine, nell'Africa sub-Sahariana, la cifra piu' alta, stimata in 25 milioni. Dei 38 milioni di persone con l'HIV, 35,7 milioni sono adulti, di cui 17 mln le donne, e 2,1 milioni i bambini. I decessi totale del 2003 sono stati 2,9 milioni, 2,4 milioni tra gli adulti e 490 mila nei bambini.

ACCESSO ALLE CURE PER TUTTI -  Bangkok -11-07-2004

Accesso alle cure per tutti e' lo slogan della conferenza mondiale sull'Aids che prende il via oggi, per la prima volta in un Paese asiatico. Sono almeno 20.000 i delegati (fra medici, ricercatori e rappresentanti di organizzazioni non governative) giunti da 160 Paesi attesi in Thailandia, a Bangkok, per discutere delle nuove emergenze poste dall'epidemia.

Nonostante i 20 anni di lotta contro l'Aids abbiano portato a successi importantissimi e a disporre di farmaci efficaci, le forti differenze sociali fra Nord e Sud del mondo hanno fatto si' che l'epidemia abbia continuato ad espandersi, mettendo in ginocchio l'Africa e ora estendendo seriamente la minaccia all'Asia. ''L'Asia e' oggi quello che era l'Africa 15 anni fa'', ha detto il presidente del programma delle Nazioni Unite per la lotta contro l'Aids (UNAIDS), Peter Piot.
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La scelta dell'Asia non e' casuale perche' proprio in questo continente risiede il 60% della popolazione mondiale, con un tasso elevato di persone infetto da HIV (si calcola che vi siano intorno a 7,4 milioni di individui siero-positivi).

Disponibilita' delle cure per le popolazioni piu' povere del mondo e campagne nazionali di educazione e prevenzione sono le nuove armi per lottare contro il virus Hiv: ne sono consapevoli i ricercatori cosi' come le numerose organizzazioni sociali, umanitarie e di pazienti che si preparano a partecipare al XV appuntamento mondiale sull'Aids. La Thailandia diventa cosi' il Paese simbolo della lotta contro il virus Hiv: la scelta e' infatti caduta su Bangkok grazie alla politica di prevenzione promossa dal Governo locale negli ultimi anni e che ha fatto della Thailandia un modello per tutti gli altri Paesi asiatici. Sono state, ad esempio, un successo le campagne di prevenzione tese ad incrementare la diffusione dell'uso dei profilattici ed e' stata ancora la Thailandia ad ospitare la piu' vasta sperimentazione clinica di un vaccino anti-Hiv, condotta su migliaia di persone.
Alla prevenzione e ai problemi sociali ed economici da affrontare per arginare la diffusione dell'Aids sono dedicate due delle quattro sessioni della conferenza mondiale. La ricerca di base e quella clinica saranno le protagoniste delle altre due sessioni.

Sebbene l'attenzione sia puntata soprattutto sulla dimensione sociale assunta dall'epidemia, anche la ricerca riservera' delle sorprese. Si attendono, ad esempio, i dati piu' recenti sui risultati delle terapie combinate in alcuni Paesi in via di sviluppo cosi' come quelli sull'uso dei microbicidi tesi a ridurre la trasmissione del virus. Ma soprattutto la ricerca promette di abbattere alcuni tabu', primo fra tutti quello di una terapia che non finisce mai: se nei Paesi industrializzati i nuovi farmaci hanno ridotto le morti per Aids, si sono anche rivelati tossici se assunti in modo prolungato nel tempo. L'idea che si sta facendo strada e che sara' discussa nei prossimi giorni, allora, e' la possibilita' di sospensioni prolungate della terapia. Si considera anche la possibilita' di cocktail di farmaci di nuova generazione, basati sulla combinazione dei farmaci attuali con farmaci di nuova generazione, tesi a rafforzare le difese immunitarie dei pazienti.
Intanto, durante la conferenza, Medici senza frontiere ha illustrato come il trattamento delle persone malate con i farmaci antiretrovirali (ARV) ha dimostrato di essere efficace anche per i pazienti in uno stadio avanzato che vivono nei Paesi in via di sviluppo. Ma a fronte di questo successo, Msf  ha sottolineato le molte sfide che ancora rimangono aperte: in primo luogo i costi esorbitanti delle terapie di seconda linea per i pazienti che mostrano resistenze ai farmaci di prima linea e poi l'assoluta mancanza di formulazioni pediatriche. Si va invece smorzando l'entusiasmo per l'arrivo imminente di un vaccino preventivo o terapeutico. Gli esperti sono concordi che l'attesa sara' ancora lunga, almeno 5 o 10 anni, prima di avere a disposizione un farmaco efficace.

L'Unaids, il programma delle Nazioni Unite di lotta alla pandemia, ha chiesto che i fondi destinati alla battaglia contro l'AIDS salgano dai 5 miliardi di dollari USA stanziati nel 2003 a 20 miliardi di dollari entro il 2007.

Il grido di Annan sull'aids: "La malattia è globale. Le cure solo per i ricchi"

"Non nascondete la testa sotto la sabbia" - 11-07-2004

BANGKOK - Parlare di Aids non dovra' piu' essere una vergogna e il diritto alle cure va assicurato a chi e' colpito dal virus Hiv: e' la via per combattere l'epidemia indicata oggi dal segretario generale delle nazioni Unite, Kofi Annan, inaugurando la XV conferenza mondiale sull'Aids a Bangkok.
 L'esortazione a ''rompere il mortale muro di silenzio che continua a circondare l'epidemia'' e' rivolta ai Governi dei Paesi in via di sviluppo oggi minacciati dal virus Hiv, ma anche ad ogni cittadino.
 ''Ovunque - ha proseguito il segretario generale dell'Onu - abbiamo bisogno di leader che dimostrino che parlare di Aids e' un punto di onore, non una vergogna. Non bisogna piu' mettere la testa sotto la sabbia, non bisogna piu' imbarazzarsi, non piu' nascondersi dietro a un velo di apatia''.
 Il prossimo passo, ha proseguito Annan sempre rivolto ai Governi, dovra' essere mettere a disposizione della lotta contro l'Aids risorse adeguate attinte da bilanci nazionali. ''Cio'  ha affermato  dovra' mobilitare l'intero apparato statale, dai ministri delle Finanze ai governi locali, dai ministri dell'Educazione a quelli della Difesa. E questo dovra' generare un'alleanza con ogni settore della societa', come quello economico, della vita civile e delle persone che vivono con il virus Hiv''.
 Annan ha quindi detto ''grazie'' alla Thailandia per avere dimostrato che e' possibile avere successo nel contrastare la diffusione del virus ed ha osservato che ''e' opportuno tenere la conferenza in Asia, dove il virus si sta diffondendo con un ritmo allarmante. Nello scorso anno un'infezione su quattro e' avvenuta in questo continente. Non c'e' tempo da perdere se vogliamo intervenire prima che l'epidemia in Asia vada fuori da ogni controllo''.le cure, se hanno contratto l'infezione''.
 Tuttavia, ha osservato, ''non stiamo facendo abbastanza'' e ''non siamo riusciti a ridurre l'impatto dell'epidemia entro il 2005, come avevamo promesso''. C'e' quindi ancora moltissimo lavoro da fare per mantenere le promesse fatte, ha detto ancora, indicando tre priorita': innanzitutto e' necessario creare infrastrutture a sostegno della prevenzione e della cura; dare alle ragazze e alle donne gli strumenti per difendersi dal virus; favorire l'assunzione di responsabilita' ad ogni livello. Un impegno, ha affermato, che deve coinvolgere in prima persona non soltanto i potenti, ma ognuno in prima persona. Possono dare prova di iniziativa, ha aggiunto, ''non solo coloro che detengono una posizione di potere'', ma i ''partner che assicurano di utilizzare sempre il profilattico'', cosi' come ''padri, mariti, figli e zii che sostengono e affermano i diritti delle donne'', gli insegnanti che incoraggiano i sogni e le aspirazioni delle ragazze e i medici e gli infermieri ''che ascoltano e curano i pazienti senza dare giudizi'', i mezzi di comunicazione ''che portano l'Aids fuori dall'ombra e incoraggiano la gente ad essere responsabile delle proprie scelte''. Dare prova di iniziativa, ha detto ancora Annan, significa ''rispettare e sostenere i diritti umani di tutti coloro che sono vulnerabili al virus Hiv'', come prostitute, tossicodipendenti
 omosessuali. Diritti, ha concluso, che ''comprendono il diritto  alle cure, se hanno contratto l'infezione.

Aids: attivisti gridano 'accesso alle cure per tutti' - 11 Lug 2004

 «Stop alla guerra alla prevenzione dell'AIDS», «Voi parlate e noi moriamo»: questi alcuni degli slogan di un migliaio di attivisti thailandesi e americani che hanno protestato all'apertura dei lavori della XV conferenza internazionale sull'AIDS in svolgimento a Bangkok. «L'obiettivo della nostra azione è dichiarare che non si può più accettare a lungo le promesse non mantenute e le barriere politiche che vietano l'accesso ai programmi di prevenzione o le cure per le persone che vivono con l'HIV o l'AIDS», ha sottolineato Kamon Uppakawew, coordinatore del TNP Positivi. «Accesso alle cure per tutti, azione uguale vita e scienza uguale morte, farmaci generici, condom e aghi sicuri adesso», hanno gridato gli attivisti richiedendo i 10 miliardi di dollari promessi al Fondo Globale. Ad oggi con i farmaci generici il costo della terapia anti-AIDS è ridotto a 138 dollari per anno, ma solo 450 mila persone viventi con l'HIV nei Paesi poveri vi hanno accesso, e 6 milioni di persone muoiono perchè non hanno questa opportunità. «Il global Fund è in crisi perchè i Paesi donatori non hanno mantenuto le loro promesse e impegni», ha sottolineato Sharonann Lynch, responsabile del gruppo Health Gap. «Ogni dollaro non versato dai donatori è un giorno di vita in meno per una persona con HIV», ha concluso.

AIDS: ESPERTI A BANGKOK, ALLARME NEI PAESI ASIATICI - Bangkok, 11 lug. 2004

Programmi nazionali per incentivare l'uso del profilattico, aiutare i tossicodipendenti a utilizzare gli aghi puliti e diminuire il rischio legato ai rapporti omosessuali: queste le misure necessarie per frenare epidemia da HIV in Asia. Le ha enunciate il Map, il network delle reti in apertura della XV conferenza internazionale sull'AIDS a Bangkok, sottolineando l'allarme AIDS nei paesi asiatici. Nel rapporto Map degli esperti, l'HIV in Asia resta concentrato tra coloro che hanno comportamenti ad alto rischio, tossicodipendenti, prostitute e clienti, e omosessuali. Paesi come la Cambogia e Thailandia hanno tentato di cambiare il corso dell'epidemia con politiche dirette contro la prostituzione. "Le nazione asiatiche devono affrontare una scelta: agire ora o pagare piu' tardi" ha detto Peter Piot membro del Map sottolineando che "come emerge chiaramente dal rapporto quei paesi che hanno deciso di limitare i comportamenti piu' a rischio ora stanno arginando il diffondersi del virus. Adesso, pero', anche gli altri Stati devono seguire questo esempio"

«Aids, occidente complice»

Contro Bush e Berlusconi Attivisti no global di Act Up contestano con manifesti «wanted» e sangue finto i leader dei paesi del G8 nella prima giornata del summit di Bangkok, in Thailandia: nessun fondo per combattere la malattia, disattesa la promessa fatta tre anni fa al vertice di Genova.
Voi parlate, noi moriamo», scandiscono per le strade di Bangkok un migliaio di attivisti rivolgendosi ai delegati della conferenza internazionale sull'aids. Dentro ai palazzi intanto, uomini e donne di 160 paesi, sotto lo slogan «accesso per tutti» si confrontano sulle cure e sulle possibilità di renderle disponibili. «Tanti bla bla bla - denuncia Act up , una delle tante organizzazioni della società civile impegnate nella lotta anti aids - i governi dei paesi ricchi e le istituzioni internazionali non smettono di ripetere cosa bisogna fare contro questa epidemia, ma nella pratica non mantengono mai le promesse. Le barriere politiche che vietano l'accesso ai programmi di prevenzione o cura non possono essere più accettate». E così se «dentro» le diverse sessioni si susseguono in parallelo concentrandosi soprattutto su risorse economiche e metodologie di lotta, «fuori» azioni più o meno spettacolari scandiscono la prima giornata di lavori della XV conferenza. «Wanted», «Aids accomplice» (complice dell'aids) sono le scritte che i manifestanti incollano sulle foto dei leader dei paesi del G8 - da Bush a Berlusconi - per ricordare la promessa fatta nel 2001 a Genova e mai mantenuta di finanziare il fondo globale per la lotta contro l'aids, la malaria e la tubercolosi. «Si erano impegnati a raggiungere l'obiettivo di 10 miliardi di dollari, ma oggi solo una minima parte di quei soldi è stata incassata». E poco dopo quegli stessi ritratti vengono imbrattati di sangue finto mentre un piccolo gruppetto di persone riesce a entrare nella sala che ospita la plenaria.

Dove del resto i lavori procedono: discussione del giorno finanziamenti e pratiche preventive. E in entrambi i casi sono gli Stati uniti i manovratori, neanche tanto occulti, della scena. Contestata da molti per aver ridotto il numero di delegati spediti a Bangkok, se da un lato l'amministrazione Bush si è resa ridicola con il suo ostentato conservatorismo cattolico contrario all'uso dei preservativi, dall'altro resta la prima della lista nera per quanto riguarda i finanziamenti al fondo internazionale.

«Nella scorsa conferenza di Barcellona i ricercatori statunitensi spediti da Washington erano ben 236, quest'anno sono solo 50 - spiega Joep Lange, presidente dell'international aids society, tra gli organizzatori della conferenza - ho dovuto ritirare diversi documenti dopo che agli autori degli studi è stato vietato di venire a Bangkok». Una decisione, quella di Bush, ufficialmente dovuta a problemi di budget, ma che per tanti palesa le difficoltà interne dell'amministrazione, in rotta anche con molti scienziati che criticano le politiche della Casa Bianca in tema di lotta all'Aids. A dimostrarlo, per esempio, il caso di alcuni ricercatori del Centres for disease control di Atlanta a cui non è stata data l'autorizzazione di accettare l'invito a partecipare alla conferenza: eppure, ribadiscono alcuni colleghi, quei viaggi sarebbero stati pagati dall'American medical association e non dall'amministrazione.

Non che Washington non stanzi del tutto fondi, ma quando lo fa solo, segue la sua politica di interessi: attraverso la stipula di accordi bilaterali che di fatto mettono sotto ricatto i paesi destinatari. «Solo 200 milioni di dollari dei 15 miliardi stanziati dall'amministrazione Bush arrivano nelle casse del fondo internazionale», ricorda Paola Giuliani, responsabile della campagna aids dell'organizzazione Action aid. Una realtà che pesa terribilmente, visto che il fondo per il prossimo hanno dovrà ridimensionare drasticamente le proprie spese: finora nelle sue casse sono entrati solo 860 milioni di dollari. Per questo l'«accesso per tutti», si traduce in verità in un «accesso negato», sottolineano in molti. Visto che ogni giorno muoiono più di diecimila persone e che, come sottolinea medici senza frontiere, «ben il 95 per cento della popolazione malata non ha ancora accesso al minimo trattamento». E risulta molto difficile credere che qualcosa possa cambiare solo con l'astinenza sessuale, come invece ha creduto opportuno ieri sottolineare il presidente dell'Uganda, Yoweri Museveni: «il profilattico? Solo un'improvvisazione, non una soluzione», ha detto appoggiato da alcuni delegati statunitensi. Eppure in Uganda il numero di malati si è ridotto di ben il 30 per cento negli ultimi venti anni anche grazie a una politica di prevenzione nella quale il profilattico è stato la prima linea di difesa contro la diffusione del virus Hiv: chi conosce i centri predisposti per la cura e la prevenzione della malattia sa che molto spesso sono soprattutto suore e missionarie a diffondere la cultura del profilattico e spesso a distribuirlo, anche se n
on sempre alla luce del sole. E contro «affermazioni esclusivamente ideologiche e non scientifiche, che propongono programmi irresponsabili» si è scagliata anche una delle delegate statunitensi , Barbara Lee anche perché «la scelta dell'astensione è spesso praticamente impossibile».

Insomma, se ieri è stata la giornata dei finanziamenti e dei programmi impossibili, probabilmente oggi sarà la volta di brevetti e generici: e la battaglia con i big farmaceutici è tutta ancora da giocare.

AIDS  - Una malattia sociale

Curare la malattia e non il malato: è la conclusione alla quale si arriva quando si paragona l'Aids a una malattia cronica affrontabile con interventi terapeutici al pari di altre patologie. Invece l'Aids è un'emergenza e una catastrofe: il carattere endemico con la quale si diffonde l'infezione da Hiv lo sta a dimostrare. Attualmente in tutto il mondo 38 milioni di persone hanno contratto il virus: geograficamente l'Aids è più diffuso nel sud del mondo che nel nord industrializzato, i paesi più colpiti sono quelli dell'Africa subsahariana (25 milioni di soggetti), a seguire il sud dell'Asia (6,5 milioni), l'America latina e l'Europa dell'est (rispettivamente 1,6 milioni e 1,3 milioni di persone). Rimane un mistero il numero dei malatti presenti in Cina: solo recentemente - per anni il governo di Pechino ha volutamente tenuto segreto questo dato - è stato svelato che i cinesi che hanno contratto l'infezione sono all'incirca 10 milioni. Viceversa negli Stati uniti un milione di persone soffrono di Aids e circa 580 mila in Europa occidentale. Altro dato epidemiologico abbastanza significativo: l'Aids continua a colpire sempre più donne e bambini (soggetti deboli); nel 2003, 14 mila persone sono risultate contagiate ogni giorno (fonte Unaids), il 95% di queste vive nelle aree con più basso reddito. Infine, dopo il 1981, venti milioni di persone sono decedute a causa della malattia, e la maggior parte dei decessi sono avvenuti nei paesi più poveri.

La diffusione della malattia dimostra che questi ultimi sono più esposti dei paesi ricchi al rischio di contagio e non solo per la mancanza di un intervento terapeutico adeguato per affrontare i costi dei farmaci, ma anche per l'inadeguatezza della recezione delle strutture assistenziali-sanitarie e per l'assenza di un intervento preventivo ed educativo. Per questo la battaglia ancora non vinta per avere il cocktail dei tre farmaci retrovirali a prezzo economico, senza il monopolio del brevetto da parte di Big Pharma, si accompagna al rifiuto della strategia di privatizzare la sanità nei paesi poveri.

Già da anni nell'ambito del Wto (Wordl trade organization), è prevista la completa liberalizzazione di servizi quali quello sanitario. I governi sono impotenti perché non possono destinare le risorse sia al trattamento delle persone malate che per interventi preventivi. Non ci sono nemmeno i fondi per la qualificazione e la specializzazione del personale socio-sanitario che dovrebbe sostenere un intervento tra le popolazioni. L'Oms (Organizzazione mondiale della sanità), prima che si aprissero i lavori della conferenza di Bangkok, ha annunciato che «in un anno sono state curate appena 60 mila persone invece delle 500 mila previste». E l'obiettivo di somministrare farmaci a tre milioni di sieropositivi su cinque entro il 2005 sta per fallire.

AIDS: ALLARME PER ECONOMIA, UCCIDERA' 74 MLN DI LAVORATORI - Bangkok, 12 lug 2004

L'Aids rischia di mettere in ginocchio l'economia mondiale: 48 milioni di lavoratori potrebbero essere uccisi dal micidiale virus entro il 2010, e la cifra potrebbe salire a 74 milioni entro il 2015. L'allarme e' stato lanciato dall'Ilo (l'Organizzazione Internazionale del Lavoro) a margine dell'apertura dei lavori della XV Conferenza Internazionale sull'Aids.

 "Il virus HIV/AIDS non e' soltanto una crisi umana, ma e' una minaccia allo sviluppo sostenibile globale sociale ed economico", ha detto il direttore generale Juan Somavia. La minaccia cresce in maniera esponenziale: ogni giorno 8.000 persone muoiono, 13.000 si infettano, e adesso, dopo l'Africa, l'emergenza si e' estesa all'Asia. Ma la crisi si riflettera' inevitabilmente sulle economie nazionale. Il rapporto si basa sui dati di 50 Paesi relativi alla disponibilita' dei farmaci anti-retrovirali per il prolungamento della vita. Ad oggi sono 36,5 milioni di persone in eta' lavorativa che hanno il virus dell'HIV; due milioni di persone non saranno in grado di lavorare entro il prossimo anno (erano mezzo milione nel 1995). "Causando la malattia e la morte dei lavoratori, l'epidemia di HIV/AIDS riduce la scorta di esperienza e esperienza del mondo lavorativo", ha detto Fanklyn Lisk, direttore del programma Aids dell'Ilo, "e questa perdita di capitale umano e' una minaccia diretta per gli obiettivi del Millennium Development Goal di riduzione della poverta'".

AIDS: CINA; PREMIER AMMETTE, PROBLEMA RIGUARDA INTERO PAESE -2004

Il primo ministro cinese Wen Jiabao ha per la prima volta riconosciuto la gravita' del problema in Cina ed ha rivolto un appello alla popolazione perche' si impegni a tentare di fermare l'epidemia. ''In questi ultimi anni - afferma Wen sul 'Quotidiano del Popolo' - l'Aids si e' diffuso molto velocemente su un territorio molto vasto'' e in certe regioni l'epidemia ha assunto proporzioni ''estremamente gravi''. Inoltre la malattia ''sta trasferendosi sempre piu' dai tradizionali gruppi a rischio alla globalita' della popolazione''. Ufficialmente in Cina il numero dei sieropositivi e' di 840.000 unita' (cioe' meno dell'1% della popolazione) ma nel giro di sei anni, avvertono le Nazioni Unite, i contagiati potrebbero essere dieci milioni. Dopo anni di smentite, solo l'anno scorso Pechino ha ammesso l'esistenza di cinesi contagiati dall'Aids. Nell'odierna insolita ammissione della gravita' del problema, Wen ha affermato che i sieropositivi ''sono concentrati soprattutto nelle campagne'' dove ''le condizioni igieniche e la distribuzione dei medicinali sono ancora arretrate ... e dove la gente non conosce a sufficienza i rischi legati alla salute''. In queste aree rurali quindi, ''il lavoro di prevenzione e' particolarmente difficile''. Ma ''il nostro governo e' il governo del popolo - ha concluso il premier - e deve far si' che la salute e la protezione della vita della gente costituisca la sua priorita'''. Nell'ambito di questo impegno, l'agenzia Nuova Cina riferisce proprio oggi che circa 1.300 volontari delle strutture ospedaliere universitarie si recheranno questa estate in 127 aree-pilota per insegnare agli abitanti delle campagne come difendersi dall'Aids. la Cina ha deciso di lanciate un piano d'azione contro il virus dell'Hiv:

Il piano d'azione, diffuso  prevede:
- lotta alla prostituzione
- misure speciali per fermare la compravendita illegale di sangue
- promozione dell'uso di siringhe pulite e di preservativi
- fornitura gratuita di farmaci che bloccano la trasmissione del virus alle donne in gravidanza
- educazione alla prevenzione in tutte le scuole

Ma la "misura urgente" annunciata dal governo che più fa discutere è un'altra: i governi locali, e tutti i loro ufficiali, verranno ritenuti direttamente responsabili di politiche repressive nei confronti degli attivisti che promuovono la lotta all'Aids e di pressioni esercitate sui media per nascondere le proporzioni del virus. Misure che, fino a ieri, nelle varie province del Paese erano all'ordine del giorno.

AIDS: PRESIDENTE UGANDA, PROFILATTICO E' IMPROVVISAZIONE  - Bangkok, 12 lug 2004

La controversia se sia piu' efficace l'astinenza sessuale, promossa da Bush, o meglio l'utilizzo del condom nella lotta contro l'aids e' stata al centro dell'intervento del presidente dell'Uganda Yoweri Museveni. "Penso che il profilattico sia solo un'improvvisazione, non una soluzione", ha detto ai delegati alla XV conferenza internazionale a Bangkok, invitando a "relazioni ottimali basate sull'amore e sulla fiducia invece che su un equivoco istituzionalizzato come e' il condom". In Uganda 26,5 milioni di persone (pari al 6%) sono attualmente infettate dal virus, un numero diminuito del 30% dagli anni '80. "I profilattici sono efficaci ma vanno considerate le differenze culturali di ciascun Paese", ha aggiunto Joep Lange, presidente dello Ias (International aids society).

DA PIANTE OGM NUOVE SPERANZE CONTRO AIDS E TBC - 12 Lug- 2004

Piante geneticamente modificate per la produzione di vaccini e farmaci contro alcune delle piu' gravi patologie dei nostri tempi, dall'Aids al diabete e la tubercolosi. E' questo l'obiettivo di Pharma-Planta, il nuovo consorzio di ricerca europeo per il quale l'Ue ha stanziato 12 milioni di euro e che vede tra i partner italiani il Cnr, l'Enea e l'Universita' di Verona. L'intento, sottolinea il Cnr, e' produrre vaccini e farmaci a basso costo, cosi' da renderli disponibili anche ai Paesi in via di sviluppo.
Pharma-Planta riunisce oltre 30 gruppi di ricerca appartenenti a 11 nazioni europee e al Sudafrica. Al progetto, per il quale l'Unione europea ha appunto stanziato 12 milioni di euro, partecipano tre gruppi di ricerca italiani, diretti da Mario Pezzotti dell'Universita' di Verona, Eugenio Benvenuto del Centro ricerche Casaccia dell'Enea e Alessandro Vitale dell'Istituto di biologia e biotecnologia agraria del Cnr di Milano (Ibba).
''Entro i prossimi cinque anni - ha spiegato Vitale - Pharma-Planta prevede di produrre, in piante geneticamente modificate, molecole di interesse farmacologico e di iniziare la sperimentazione clinica sull'uomo''. I due obiettivi principali sono, infatti, la produzione di farmaci finora non ottenibili con i sistemi tradizionali di sintesi e l'abbattimento dei costi di produzione. E ''significativo'' e' il contributo italiano al progetto, ha rilevato Benvenuto: ''Il gruppo di Verona e il nostro - ha spiegato l'esperto - coordinano infatti, rispettivamente, le ricerche che riguardano una proteina umana per la prevenzione del diabete mellito autoimmune e una delle molecole per la produzione di un vaccino contro l'Aids''. Il Cnr e' invece responsabile delle ricerche volte ad aumentare e rendere ottimale la produzione dei diversi vaccini nelle piante modificate, attraverso nuove tecniche di biologia cellulare e molecolare.
Pharma-Planta, ricorda il Cnr, e' il primo grande progetto internazionale di questo tipo e sviluppera' la nuova tecnologia fino a giungere alla sperimentazione clinica. Un progetto innovativo, quindi, il cui ''approccio multidisciplinare - ha affermato Pezzotti - consentira' di affrontare tutti gli aspetti della sperimentazione connessi all'impiego di piante geneticamente modificate, con particolare riguardo alla sicurezza ambientale e umana''. Una grande sfida, insomma, anche tecnologica, che implica un notevole impegno. Infatti, mentre la produzione di molecole farmacologiche in altri sistemi biologici geneticamente modificati e' ben consolidata e documentata, ha spiegato il ricercatore Rainer Fischer dell'Istituto Fraunhofer di Aquisgrana, che del consorzio e' il coordinatore amministrativo, ''non ci sono dati sullo stesso tipo di processo produttivo nelle piante''. Eppure, le potenzialita' di questo approccio sono enormi. La ragione? I metodi finora utilizzati per la produzione di questi farmaci, hanno spiegato gli esperti, richiedono la modificazione genetica di cellule umane o di microrganismi come i batteri; Tutte tecniche laboriose e costose e che, spesso, producono in quantita' limitate le molecole di interesse. Le piante, al contrario, ha sottolineato il coordinatore scientifico di Pharma Planta Julian Ma, del St.George's Hospital di Londra, ''hanno il vantaggio di poter essere coltivate con facilita' e a costi accessibili e, se modificate per esprimere un gene relativo a un prodotto farmaceutico, di poterne produrre grandi quantita'''.
L'impiego delle piante, insomma, potrebbe consentire di ottenere farmaci che non sono stati finora prodotti nei sistemi tradizionali a causa della scarsa resa o dei costi elevati. Un risultato, questo, che aiuterebbe a rendere disponibili nuovi farmaci per i Paesi in via di sviluppo, per i quali i costi di tali prodotti sono spesso proibitivi.

il silenzio del Ministero della Salute italiano

Sul sito del Ministero non appare alcuna notizia sulla Conferenza Internazionale di Bangkok, mentre vengono presentate le iniziative del Ministero nella lotta all'Aids in luoghi di villeggiatura e nelle località di maggiore richiamo per i giovani. L'Italia, dicono i contestatori a Bangkok, del suo contributo previsto (370 milioni di dollari), ne ha versato solo una parte, pari a 60 milioni di dollari. Secondo l'Oms, il 95% delle persone malate di aids non possono accedere ai trattamenti: per questo l'iniziativa, denominata "3x5" prevede che entro il 2005, 3 milioni di persone comincino le cure. Per far partire il progetto mancano solo i finanziamenti e, secondo Act Up, se l'obiettivo non sarà raggiunto, la colpa sarà da attribuire ai capi dei governi. E quindi anche al premier italiano Silvio Berlusconi.

AIDS: RAPPORTO UE, ITALIA IN TESTA CON 140.000 CASI

 Aids: 140.000 casi alla fine 2003: Italia al primo posto nell'Unione Europea. Dal '95 raddoppiati i casi in Europa occidentale. - Al secondo posto c'è la Francia con 120.000 casi. La fonte e' una tabella dell'ONU riportata da un documento con il quale la Commissione Europea rilancia oggi l'allarme Aids in vista della conferenza internazionale che si terra' a Vilnius dal 16 al 17 settembre. Dal 1995 ad oggi, denuncia tra l'altro il rapporto, e' raddoppiato il numero di nuovi casi di Aids dichiarati nell'Europa occidentale. Ed alcuni dei paesi membri dell'est europeo registrano dei tassi di nuovi casi di infezione tra i piu' alti del mondo. Nell'insieme tuttavia l'Europa occidentale contava a fine anno 580.000 malati, meno delle meta' rispetto all'Europa orientale con 1.300.000 dei quali 860.000 nella Federazione russa. Secondo il commissario europeo Pavel Telicka, "l'Aids non e' piu' soltanto un problema dei paesi dell'Africa o del terzo mondo. Una grave epidemia comincia a rinascere anche nelle regioni europee. E l'UE deve riprendere l'iniziativa politica per le misure necessarie a livello continentale".

ITALIA, I PIÙ A RISCHIO SONO GLI ETERO

L'infezione è in lieve aumento. E cresce l'età media in cui ci si contagia.

Dal 1982, anno della prima diagnosi di aids in Italia, i casi notificati a fine 2003 sono 52.836. «L'andamento delle nuove infezioni (110-130 mila i sieropositivi) si è stabilizzato sui 3.000-3.500 l'anno. Si restringe la forbice tra maschi e femmine e l'età media è rispettivamente 40 e 38 anni; nel 1995 era 28 e 24» osserva Giovanni Rezza del Coa (Centro operativo aids) all'Istituto superiore di sanità. La trasmissione è soprattutto eterosessuale. «Che ultimamente ci sia un lieve incremento delle infezioni si deduce dall'aumento di malattie sessualmente trasmesse, soprattutto sifilide».

«Nel 60 per cento dei casi scoprono di essere sieropositivi non con il test, ma per sintomi dell'infezione» dice Mauro Moroni, infettivologo al Sacco di Milano. «L'etero non è come il tossicodipendente o l'omosessuale: di rado ha dubbi e si sottopone a una verifica». Da quando, nel '96, si sono resi disponibili i cocktail di antiretrovirali, la mortalità per aids è calata dell'80 per cento, trasformando spesso la sindrome in una condizione cronica.

«Non è tanto l'accesso alle terapie il problema, quanto la resistenza agli antiretrovirali, sovente dovuta a scarsa aderenza alla terapia» dice Andrea Gori, infettivologo al Sacco. «Oggi il 10-12 per cento dei malati ha esaurito ogni opzione terapeutica perché resistente a tutti i farmaci». Cresce la percentuale di chi è resistente ad almeno un farmaco prima ancora di aver iniziato una qualunque cura. E sempre più infezioni sono dovute a varianti resistenti di ceppi di hiv, a causa della sua elevata capacità di mutazione.
«Gli inibitori della fusione, nuova classe di farmaci che impedisce al virus di entrare nelle cellule bersaglio, i linfociti T, sono una strategia innovativa, ma con pesanti effetti collaterali. Come era all'inizio l'Azt» conclude Moroni.

Aids: le vittime dell'indifferenza

In una parte del mondo, la più vasta e la più colpita dall'infezione, i farmaci per tenere a bada il virus non sono ancora disponibili. Non solo perché troppo costosi, ma in quanto mancano politiche sanitarie che li rendano accessibili a tutti. Eppure, le strategie terapeutiche non mancherebbero.

La povertà non fa notizia. E l'aids, un dramma di proporzioni immani il cui filo conduttore è proprio la povertà, diventa notizia solo quando i riflettori di conferenze internazionali, come quella che si svolgerà in Thailandia, a Bangkok dall'11 al 16 luglio, risvegliano dall'indifferenza i paesi ricchi e costringono l'opinione pubblica, stordita quotidianamente dai molteplici messaggi dei media, a prendere atto, per il breve tempo in cui dura il convegno, della tragedia che si sta consumando.

Oggi nei paesi in via di sviluppo 40 milioni di persone sono infettate dal virus, l'hiv, responsabile della malattia, e oltre 6 milioni hanno urgentemente bisogno di quei farmaci antiretrovirali che possono tenerlo a bada.
Solo nell'Africa subsahariana ci sono più di 4 milioni di persone la cui vita dipende dalla possibilità di accedere a terapie: in questa parte del mondo circa 8 mila persone muoiono ogni giorno di aids. E dopo l'Africa, l'ondata dell'infezione travolgerà Cina, India, Russia. A meno che non si intervenga con programmi efficaci di prevenzione, l'Asia avrà nel 2010 più contagiati dell'Africa subsahariana.

Milioni di persone che, per una discriminazione in ossequio a leggi del mercato e una cinica politica dei farmaci, chiamata «apartheid sanitaria», sono condannate a morire. L'Africa, continente dove nel 2003 sono morte di aids oltre 2 milioni di persone, rappresenta l'1 per cento del mercato mondiale dei farmaci, contro l'80 per cento di Nord America, Europa occidentale e Giappone. Solo 400 mila sieropositivi nei paesi del Terzo mondo hanno accesso alle terapie e un terzo di questi vivono in Brasile, uno dei pochi paesi poveri, insieme alla Thailandia, con aziende farmaceutiche governative che producono versioni generiche degli antiretrovirali. «Se fino al 2001 la triterapia con i farmaci coperti da brevetto costava 10 mila dollari l'anno per paziente, poi sfidando le multinazionali sono cominciate a comparire copie di generici a 200 dollari, come quelli prodotti dalla indiana Cipla» ricorda Chiara Bannella, portavoce di Medici senza frontiere (Msf), l'organizzazione Nobel nel '99 promotrice di una campagna per l'accesso ai medicinali.

Per anni le industrie farmaceutiche hanno insistito nella difesa dei loro brevetti, mantenendo alti i prezzi e negando così i medicinali ai paesi più poveri. Grazie a quei medicinali in Occidente la mortalità per aids si è più che dimezzata. Solo di recente, era il 30 agosto 2003, poco prima del vertice di metà settembre a Cancun in Messico, la situazione farmaci antiaids si è sbloccata. La Wto (World trade organization) ha riconosciuto che un paese in via di sviluppo può, in caso di emergenza sanitaria, produrre i farmaci di cui ha bisogno o importarli non ottemperando ai diritti del proprietario del brevetto. Cosa che fanno Brasile, Thailandia, Sud Africa e India, i quali producono e distribuiscono copie di antiretrovirali senza pagare royalty alle aziende che detengono il brevetto. L'India, dove il governo non ha attuato un piano sanitario per distribuirli, nonostante il problema aids sia emergente, li esporta quasi tutti.

Per quanto riguarda il rispetto dei diritti sulla proprietà intellettuale (Trade related aspects of intellectual property), o Trips, negli accordi internazionali stabiliti dalla Wto è autorizzata l'esenzione dal brevetto farmaceutico fino a tutto il 2005. E sempre i Trips hanno fissato un elenco di una cinquantina di paesi, i più poveri, per i quali l'esonero vale fino al 2016. Nell'elenco figurano Malawi, Burundi e altri paesi dove però non esistono industrie farmaceutiche che possano produrli. Dunque? «Le autorità sanitarie internazionali, come l'Oms, sono escluse dal giudizio sull'emergenza e la faccenda è affrontata come se fosse solo un problema di mercato e non di salute» commenta Maurizio Bonati, epidemiologo al Mario Negri. «Se, come previsto, la Wto dovrà nel 2005 rivedere la sua politica sui brevetti, può darsi che le regole cambino ancora».

Da quando gli accordi internazionali hanno permesso di abbassare il costo della triterapia con farmaci generici, anche le multinazionali hanno cominciato a offrire farmaci a prezzi scontati. La migliore offerta di quelli coperti da brevetto è scesa da 10 mila a 500-700 dollari l'anno per paziente. «Con questa decisione le industrie vogliono in realtà proteggere ancora una volta i loro brevetti e continuare a gestire il mercato» sottolinea Bonati. «Inoltre, abbassarli è ammettere che prima i loro prezzi erano gonfiati». L'aids come la guerra va fronteggiata, è la parola d'ordine dell'Onu. «Un potenziale che può destabilizzare le nazioni e l'economia di interi continenti. Una minaccia per il mondo» ha dichiarato la Casa Bianca. Ma al di là della retorica, con quali armi questa guerra può essere risolta?

Il braccio di ferro con le multinazionali per l'accesso ai farmaci ha finalmente rotto il silenzio. Tuttavia non basta. «Duecento dollari l'anno per una terapia sono in teoria pochi, ma chi li paga? Ci sono paesi africani dove la spesa per la salute annua pro capite è di un dollaro. Restano da stabilire i criteri con cui i farmaci saranno distribuiti. Devono essere garantiti a tutti, arrivare anche in villaggi sperduti, la malattia va poi monitorata e si devono preparare tecnici e strutture per prescriverli e controllarne l'uso. Occorrono anche farmaci essenziali per curare tbc e tutte le altre infezioni» elenca Bonati.

Per ora il piano lanciato dall'Oms il dicembre scorso per assicurare trattamenti antiretrovirali a 3 milioni di persone entro il 2005 sembra essersi arenato: mancano i finanziamenti e chi doveva dirigere il piano, il brasiliano Paulo Texeira, un esperto di Unaids, ha dato le dimissioni poche settimane dopo la nomina; non sono stati consegnati farmaci. Il Fondo globale per la lotta ad aids, malaria e tubercolosi, istituito nel 2002, ha raccolto finora 4,7 miliardi di dollari dei 10 che secondo l'Onu sarebbero necessari per contrastare solo l'aids.

«Gli aiuti del Fondo, tutt'altro che globali, vanno inoltre alle ong e a quei pochi governi locali in grado di utilizzare i finanziamenti. In definitiva, non raggiungono chi ne avrebbe un disperato bisogno» dice Bonati. Una soluzione possibile? Semplificare al massimo la terapia. Per esempio, con una combinazione in dose fissa di tre antiretrovirali: la produce la Cipla e la offre a 270 dollari l'anno per paziente. «Finora le multinazionali titolari dei brevetti su ciascuno dei principi attivi non hanno trovato un accordo per riunirli in un'unica pillola» osserva Bannella, precisando che Msf cura così oltre il 50 per cento dei 13 mila sieropositivi che assiste nei paesi in via di sviluppo. Nel 2001 è stata istituita all'interno dell'Oms una commissione, di cui fanno parte esperti di varie nazioni, anche italiani, per la prequalificazione dei farmaci prodotti dai paesi in via di sviluppo senza risorse e strumenti per farlo.

Gli Usa, dal momento che la monodose della Cipla è stata certificata dall'Oms e non dall'Fda, finora non hanno voluto distribuirla. L'anno scorso i 15 miliardi di dollari in cinque anni stanziati dal presidente George Bush sono andati in aiuti ai paesi poveri che avessero comprato farmaci dalle multinazionali. Anche se il prezzo degli antiretrovirali continua a scendere, la soluzione è ancora molto lontana.
I farmaci sono un tassello del problema più complesso di accesso a risorse economiche, non solo sanitarie. «Programmi di prevenzione per evitare la trasmissione eterosessuale messi in atto da governi accorti, Thailandia e Cambogia lo dimostrano, hanno ridotto l'incidenza fra gli adulti dell'infezione dal 4 per cento nel '99 al 2,6 a fine 2002» osserva Mario Clerici, immunologo all'ospedale Sacco di Milano. «In Africa, dove la struttura dei governi è meno solida, non è così. L'Uganda, con un governo stabile da 12 anni, è l'unico paese africano dove la campagna pro condom ha fatto calare l'infezione».

Sul fronte della ricerca la speranza di risolvere il dramma dei paesi poveri con un vaccino resta lontana. «Sedici nuovi protocolli partiranno a metà del 2005 e prima della metà del 2010 non si saprà molto» prevede Lucia Lopalco, immunologa al San Raffaele di Milano. «Accoppiano il dna, non le proteine, alle citochine e lo scopo è di far produrre all'organismo anticorpi neutralizzanti, stimolando con un'azione combinata le cellule B e T». Un'altra strada è quella delle immunoglobuline protettive IgA, tipiche delle mucose (comprese quelle vaginali), capaci di bloccare una porta di ingresso nota sull'involucro del virus, il recettore Ccr5. «In un esperimento su topine si è visto che dando loro per via nasale la regione antigenica riconosciuta dagli anticorpi anti Ccr5, si è indotta una risposta mucosale in vagina capace di bloccare l'infezione».

Che cosa dice lo studio che uscirà su Blood fra breve? Che, se è possibile riprodurre questa condizione nei topi e quindi verosimilmente nell'uomo, si può pensare a un ipotetico vaccino per via nasale che produca anticorpi IgA anti Ccr5: potrebbero essere usati per proteggere gli individui a rischio d'infezione. Un altro candidato di difesa dall'infezione potrebbero essere le defensine. «Nei "long survivor", nelle persone esposte al virus, come le prostitute, e nel latte di madri infette che allattano al seno senza trasmettere il virus si sono osservate alte dosi di defensine: prodotte dai linfociti Cd8, appartengono a un arsenale primordiale di difese innate» spiega Alberto Mantovani, immunologo dell'Università di Milano e del Mario Negri. David Ho, dell'Aaron Diamond aids research center di New York, padre della triterapia, le ha descritte su Science. «Ma è del tutto inspiegato come membri di questa famiglia abbiano attività antihiv».

I meccanismi di protezione sono molteplici. Esiste per esempio una mutazione genetica, chiamata Delta 32 (al gene mancano 32 basi), che protegge dall'infezione. In pratica, fa sì che il Ccr5, la porta d'ingresso al virus, non venga esposto sulla superficie delle cellule. «E quello che fa il nostro anticorpo è simile» dice Lopalco. Parecchi geni finora sono stati associati a resistenze naturali. Uno studio su topi che si infettano con un virus simile all'hiv rivela una configurazione genetica che li protegge dall'infezione. «In partner sani esposti all'hiv abbiamo visto che c'è un insieme di geni che conferisce resistenza: una combinazione sul cromosoma 22 che si associa a protezione. Quando conosceremo le proteine codificate dai geni in questione, potremo pensare di sintetizzarle e utilizzarle a scopo terapeutico. In attesa di una terapia genica» conclude Clerici, autore dello studio, in uscita su Pnas, che presenterà alla XV Conferenza sull'aids di Bangkok.

Lotta globale all'aids

"Quando è stata scoperta la sindrome da immunodeficienza acquisita, la fascia più colpita era quella degli omosessuali di razza bianca che vivevano nei paesi ricchi. La questione è cambiata: la malattia colpisce senza pietà i paesi in via di sviluppo, dove accade che molte madri trasmettano il virus ai loro figli. Il paziente tipo è ora la ragazza di colore africana", spiega il quotidiano spagnolo La Vanguardia, che aggiunge: "Il mondo dei ricchi deve reagire".

Anche il francese Libération si scaglia contro l'inerzia dei paesi benestanti. "L'aids è stato e continua a essere lo specchio più nero delle ineguaglianze che regnano sul pianeta. Una volta bloccata l'epidemia nei paesi ricchi, un'indifferenza abbastanza opaca allo sviluppo della malattia nel terzo mondo si è sposata a un culto del profitto a breve termine da parte dell'industria farmaceutica. Questi due fattori hanno fatto sì che l'emergenza potesse aggravarsi fino a livelli raggiunti oggi".

L'epidemia quindi continua a progredire dappertutto ma, se non altro, ora che i laboratori farmaceutici hanno deciso, in nome dell'interesse generale di cedere i brevetti su alcuni medicinali per combattere la malattia, "si può sperare che il tasso di mortalità dei sieropositivi possa diminuire".

Per lo statunitense Miami Herald, "gli americani provano a ragione vergogna e ottimismo. Vergogna per la risposta pietosamente inadeguata a una piaga globale che sta uccidendo milioni di persone; ottimismo, perché possediamo i mezzi intellettuali e finanziari per sconfiggere l'epidemia. Risolvere la crisi è possibile e gli Stati Uniti possono, con il minimo sforzo, dare un contributo importante ai programmi dell'Onu".

Il San Francisco Chronicle mette in evidenza i due problemi principali nella lotta all'aids. In uno sforzo che deve coniugare prevenzione e trattamento farmacologico della malattia, gli ostacoli più evidenti derivano dalla difficoltà di affrontare temi delicati – educazione al sesso sicuro, droga – e in contrasto con le tradizioni culturali di paesi come India e Cina. Segue la scarsa disponibilità di fondi e quella di medicinali a basso prezzo che risultino allo stesso tempo efficaci.

Per il Los Angeles Times, l'enfasi è soprattutto sul primo punto: gli Stati Uniti dovrebbero cercare prima di tutto di risolvere il problema di milioni di orfani africani che non possono andare a scuola per mancanza di denaro, quando invece dovrebbero avere l'opportunità di "apprendere, avere contatti con adulti responsabili e accedere all'assistenza medica e ai servizi sociali disponibili".

Il Financial Times, invece, si concentra su come le "forze del mercato possono aiutare nella lotta all'Aids". In particolare, una diversa organizzazione distributiva – basata su agenzie private in franchising che vendono farmaci a prezzi fissi – potrebbe ottenere risultati migliori nella penetrazione commerciale degli antiretrovirali.

AIDS: MSF, BENE NUOVE TERAPIE ARV MA E' ALLARME-BREVETTI - 13 lug.2004

Bangkok, Il trattamento delle persone affette da HIV/AIDS con i farmaci antiretrovirali (ARV) ha dimostrato di essere efficace anche per i pazienti in uno stadio avanzato della malattia che vivono nei Paesi in via di sviluppo. E' quanto emerge dai dati presentati dall'organizzazione umanitaria internazionale Medici Senza Frontiere (Msf) nel corso della conferenza mondiale sull'Aids a Bangkok.
   La semplificazione delle terapie - e in particolare l'uso di combinazioni in dose fissa (FDC- fixed dose combinations) che riuniscono in un'unica pillola, da assumere due volte al di', i 3 principi attivi necessari a combattere il virus - ha permesso a Msf di espandere rapidamente il numero di pazienti trattati. Nel 2002 Msf raggiungeva 1.500 pazienti in 10 Paesi, oggi e' arrivata a trattarne 13mila in 25 Paesi.
   Nonostante questo successo Msf ha sottolineato le molte sfide che ancora rimangono aperte: in primo luogo i costi esorbitanti delle terapie di seconda linea per i pazienti che mostrano resistenze ai farmaci di prima linea e l'assoluta mancanza di formulazioni pediatriche.
   Un'altra grande preoccupazione dei medici di Msf e' legata all'avvicinarsi della scadenza del 2005, anno in cui alcuni Paesi poveri si dovranno adeguare alle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio in materia di brevetti sui farmaci. Tra questi Paesi ci sono anche l'India, il Brasile e la Thailandia, dove oggi si producono le copie generiche ed economiche dei farmaci anti-Aids.
   "I governi possono e devono fare piu' - ha detto il dottor Myrto Schaefer di Msf - Medici Senza Frontiere e altre organizzazioni hanno dimostrato che e' possibile curare l'Aids nei Paesi piu' poveri. Il fatto che solo il 7% di coloro che hanno urgentemente bisogno dei farmaci li stiano ricevendo e' semplicemente una tragedia".

AIDS: ANNAN, GLI USA STANZIANO TROPPO POCO-  13 lug. 2004

Il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha attaccato gli Stati Uniti, accusati di stanziare fondi insufficienti per la lotta all'Aids. Con un'intervista esclusiva alla Bbc, Annan ha denunciato che la lotta al terrorismo sta offuscando il dramma dell'epidemia del virus Hiv/Aids, un dramma che invece va affrontato con lo stesso impegno dedicato all'altra emergenza. "Sentiamo parlare in continuazione di armi di sterminio e terrorismo e siamo terrorizzati da queste armi perche' sono in grado di uccidere migliaia di persone". "Qui abbiamo un'epidemia che sta uccidendo milioni di persone. Qual e' la risposta?". Secondo Annan, gli Usa devono fare da battistrada perche' la comunita' internazionale stanzi maggiori finanziamenti nella lotta al micidiale virus. "C'e' bisogno davvero di una leadership. L'America e' un leader naturale a causa delle sue risorse, delle sue dimensioni", ha aggiunto Annan, il quale ha assicurato di averne gia' parlato con il presidente George W. Bush. L'appello di Annan arriva mentre e' in corso, a Bangkok, la conferenza internazionale sull'Aids, che ha messo in luce come maggiori finanziamenti, un migliore accesso ai farmaci anti-retrovirali e l'utilizzo di strategie di prevenzione siano essenziali per affrontare un'epidemia ormai divenuta dilagante.

AIDS: PROSTITUZIONE FRA PRIMI RISCHI PAESI ASIATICI  - 13 LUG 2004

 BANGKOK, E' la prostituzione una delle micce che nei prossimi anni potrebbero far esplodere la diffusione dell'Aids nei Paesi asiatici.
Uno degli esempi positivi di prevenzione viene dalla Thailandia, il Paese che in questi giorni ospita la conferenza mondiale sull'Aids, ma anche qui il problema non e' semplice da affrontare: se da un lato il governo locale ha approvato da tempo regole che prevedono controlli sanitari gratuiti per le prostitute, dall'altro esiste il fenomeno sommerso della prostituzione transessuale, omosessuale e minorile, quest'ultima alimentata anche dal turismo sessuale.
Secondo le stime piu' recenti, le prostitute in Thailandia sono circa un milione, ma si calcola che il rapporto fra la prostituzione ''ufficiale'' e quella sommersa di transessuali, omosessuali e minori ci sia il rapporto di uno a tre. Non avendo controlli, queste tre categorie sono anche le piu' esposte alle malattie sessualmente trasmesse, compreso l'Aids.
Secondo gli esperti, il 75% degli uomini tailandesi celibi si avvale dei servizi di una prostituta almeno due volte al mese, ma e' in aumento anche il fenomeno del turismo sessuale. Si calcola che la maggior parte di coloro che vanno in Thailandia con questo scopi siano tedeschi, seguiti da italiani (circa 450.000 ogni anno), giapponesi, inglesi e statunitensi. Ma sono numerosi anche i turisti sessuali provenienti da altri Paesi asiatici che, di conseguenza, espongono al rischio le loro mogli o le loro partner, come rileva il movimento dei leader asiatici impegnati nella lotta contro l'Aids, un'organizzazione legata al programma sull'Aids delle Nazioni Unite (Unaids). Il governo indonesiano, ad esempio, stima che ogni anno oltre un milione di uomini frequentino delle prostitute e che solo il 10% di essi utilizzi il profilattico. In Cambogia, uno studio indica che un quarto degli uomini fra 20 e 25 anni abbia avuto almeno un rapporto con una prostituta.

AIDS: IMMUNOLOGO PANTALEO, VACCINO PREVENTIVO ENTRO 5 ANNI - 13 LUG 2004

 BANGKOK, Si torna a parlare di vaccino preventivo contro l'Aids. Dopo le delusioni degli ultimi anni, il vaccino sembrava un obiettivo impossibile da raggiungere in breve tempo, ma l'esperienza accumulata in tanti anni di sperimentazioni ha cambiato le cose e avere finalmente un vaccino preventivo e' un sogno che potrebbe avverarsi in un periodo brevissimo.
Un vaccino capace di dare una buona risposta potrebbe arrivare gia' in 3-5 anni, ha detto oggi a Bangkok uno dei maggiori esperti internazionali in questo settore, il direttore del Servizio di Immunologia dell' Universita' svizzera di Losanna, Giuseppe Pantaleo. Se nel mondo occidentale i nuovi farmaci hanno radicalmente migliorato la qualita' di vita dei pazienti, nei Paesi in via di sviluppo il vaccino preventivo resta ancora l'unico possibile strumento capace di arginare la diffusione del virus Hiv. ''Sui vaccini si sono fatti progressi incredibili ha osservato Pantaleo e la nuova speranza e' sviluppare la ricerca sul maggior numero possibile di vaccini e portarli alla sperimentazione clinica''.
Grazie a questi sforzi, a un nuovo approccio che punta a combinare tra loro vaccini di tipo diverso e ad un grande impegno internazionale in questa direzione, la ricerca sui vaccini e' finalmente vicina a dare risultati promettenti.
- 25 VACCINI ALLO STUDIO: tutti hanno raggiunto la prima fase della sperimentazione, quella di tipo 1, che punta a verificare la sicurezza. Secondo Pantaleo e' realistico pensare che, fra questi, nei prossimi 2 o 3 anni alcuni (un piccolo numero, due o tre) riescano a passare alla seconda fase della sperimentazione, su almeno un migliaio di volontari, per avere le prime risposte sulla capacita' del vaccino di dare protezione. ''Soltanto cinque anni fa ha rilevato l'esperto non c'era nessun vaccino candidato''.
- COMBINAZIONI DI VACCINI: dopo i cocktail di farmaci che hanno segnato il successo delle terapie, e' la volta delle combinazioni di vaccini basati su approcci diversi. Le due strade vincenti sembrano essere quella basata sui vaccini a Dna, che esprimono proteine del virus in modo da stimolare una risposta immunitaria, e vaccini che utilizzano virus resi inoffensivi per veicolare geni che esprimono le proteine del virus Hiv. Finora nessuno di questi due approcci e' riuscito a funzionare da solo, ma combinando fra loro i vaccini si spera di ottenere una risposta completa perche' in questo modo il sistema immunitario viene preparato a rispondere meglio e a riconoscere immediatamente le particelle virali. ''Anche il vaccino italiano messo a punto presso l'Istituto superiore di sanita' ha aggiunto Pantaleo - potra' essere probabilmente inserito in una strategia combinata, ma i dati sono ancora troppo preliminari per esprimere pareri definitivi''.
- COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE ARMA VINCENTE: ''oggi e' impensabile sviluppare vaccini lavorando in modo isolato'', ha osservato lo studioso. E aprire una prospettiva internazionale e' proprio l obiettivo del Global Vaccine Enterprice, l'iniziativa internazionale nata grazie alla Fondazione di Bill e Melinda Gates e la cui realizzazione e' incoraggiata dal G8. Lo scopo e' riunire tutti i ricercatori che nel mondo sono impegnati nella ricerca sul vaccino anti-Aids, sia all'interno di strutture pubbliche sia in strutture private.
- VACCINI TERAPEUTICI: i vaccini preventivi oggi allo studio sono gli stessi utilizzabili a scopo terapeutico, ossia nei pazienti che hanno gia' contratto il virus. In questo caso non e' necessario ricorrere a combinazioni poiche' il sistema immunitario e' gia' stato stimolato una volta dalla stessa presenza del virus. Il problema in questo caso, secondo Pantaleo, e' soprattutto quello di trovare le risorse a causa dei problemi di sicurezza, e di conseguenza di problemi legali e assicurativi, posti da questi vaccini..

Aids: Iavi - Vaccino Ancora Lontano, Servono Piu' Fondi  -  13 lug 2004

 Un vaccino contro l'Aids è ancora lontano, "anche nella più rosea delle ipotesi. E tutti gli scienziati impegnati in questa corsa contro il tempo dovranno rivedere le proprie carte se i tanti vaccini in sperimentazione, tutti basati sullo stesso approccio, falliranno. In ogni caso gli sforzi 'messi in campo' sono ancora inadeguati". L'ingrato compito di fotografare la reale situazione della ricerca nella lotta al virus dell'Hiv spetta a Seth Berkley, presidente e capo esecutivo dell'International Aids Vaccine Initiative (Iavi), intervenuto oggi a Bangkok, alla XV Conferenza internazionale sull'Aids. "Il mondo - ha proseguito - si sta muovendo a piccoli passi, quando invece dovrebbe compiere lunghe falcate. Solo un vaccino, infatti, è in grado di porre fine all'epidemia". Dunque il rapporto Iavi suggerisce di raddoppiare i finanziamenti alla ricerca, fino a portarli a quota 1,3 miliardi di dollari all'anno, "per sostenere la sperimentazione degli oltre 30 vaccini candidati, condotta in 19 Paesi in tutto il mondo". Nella relazione odierna lo Iavi non ha nascosto la sua preoccupazione per il fatto che "tutti i vaccini in sperimentazioni si basano su un unico principio: quello di potenziare la risposta dei linfociti T, che attaccano le cellule infettate dal virus Hiv. Nessun vaccino, invece - prosegue lo Iavi - per ora funziona secondo il principio che, stimolando le difese immunitarie dell'organismo, si combatte anche l'Aids". Da qui una serie di considerazioni: "Se quello ora in sperimentazione e' un approccio sbagliato, tutti i vaccini dovranno essere 'buttati'. In più gli eventuali futuri farmaci saranno utilizzabili solo quando si è sieropositivi. Senza dimenticare - continua il rapporto - che non c'è certezza che possano offrire una barriera efficace al 100%". Ciononostante anche un vaccino parzialmente efficace potrebbe costituire, ora, un argine all'infezione da Hiv che ha raggiunto quota 38 milioni nel mondo e che procede al ritmo di 14mila nuovi casi ogni giorno. "Un vaccino efficace al 50% - conclude Seth Berkley - somministrato ai due terzi della popolazione adulta potrebbe ridurre la percentuale di infezioni del 60%".

AIDS: ITALIA SPERIMENTERA' STIMOLANTE DEL SISTEMA IMMUNITARIO

 Bangkok, 13 lug.- Al via in Italia a settembre la sperimentazione di una nuova molecola immunomodulante 'Tucaresol' deputata a stimolare il sistema immunitario nei soggetti sieropositivi. Lo ha annunciato alla Conferenza internazionale sull'Aids di Bangkok il prof. Massimo Galli, direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano. Il protocollo e' gia' stato approvato dal comitato etico in Italia e il progetto di sperimentazione coinvolgera' l'universita' di Milano, il San Raffaele, Busto, Padova, Bergamo e Firenze. L'Italia diventera' cosi' la prima nazione a sviluppare qusta nuova strategia contro l'Aids. "Verra' utilizzata in combinazione con la terapia tradizionale, e dovrebbe servire a migliorare la risposta immunitaria nel momento in cui si abbassa l'azione del virus dell'Hiv", ha agguinto. Uno studio preliminare ha gia' dato risultati promettenti. L'arruolamento di 50 pazienti in terapia stabile (in fase 1 e 2) comincera' a settembre e durera' 3 mesi, ma soltanto nella primavera del 2005 si potranno avere i risultati. "Poi negli studi successivi dovremmo cercare la dose giusta se le aspettative saranno confermate", ha aggiunto l'esperto italiano. "Non si e' ancora riusciti a eliminare il virus e quindi bisogna pensare anche a come si possono ripristinare le difese dell'organismo, finora si e' fatto molto lavoro ma con pochi risultati", ha detto Galli. "Con questa sperimentazione la nuova molecola cerchera' di dare birra al sistema, aumentando il segnale delle cellule che hanno il compito di controllare l'infezione virale, quando hanno riconosciuto gia' il virus".
   Per Galli l'epidemia "e' fuori controllo ovunque, forse soltanto in pochissimi Paesa ricchi sembra essere controllata perche' e' legato ai comportamenti delle persone e quindi non si sa quanto durera'". "In Italia - ha aggiunto l'esperto - ci sono 4 mila infezioni l'anno, 45 mila persone sono in trattamento ma la stima indica in 90 mila" i sieropositivi. "Almeno un terzo delle persone sieropositive non sono in contatto con i centri o non sanno nemmeno di essere infettate - ha detto Galli - quindi e' soltanto una percezione che la situazione effettivamente sia sotto controllo'.

AIDS: FAUCI, VIA PRIVILEGIATA PER I GENERICI DI QUALITA'  - 13 LUG 2004

 BANGKOK, Una via rapida per garantire farmaci generici anti-Aids di qualita'. E' la proposta lanciata oggi nella conferenza mondiale di Bangkok da uno dei maggiori esperti internazionali sul virus Hiv, l'americano Antony Fauci, direttore dell'Istituto statunitense per le allergie e le malattie infettive (NIAID) del National Institute of Health.
''Un farmaco generico deve dare le stesse garanzie di sicurezza di un farmaco approvato dalla Fda'', ha detto Fauci in una conferenza stampa. E proprio l'ente statunitense per il controllo sui farmaci (FDA) secondo Fauci potrebbe provvedere al controllo della qualita' dei farmaci generici prodotti in Paesi in via di sviluppo grazie alle cosiddette licenze volontarie. Si tratta di farmaci basati su principi attivi ormai noti e che hanno superato tutti i controlli. E' pero' necessario verificare che, soprattutto nei casi in cui piu' principi attivi siano combinati in un'unica pillola, il farmaco conservi le sue caratteristiche e continui ad avere la stessa efficacia.

GERE,  IL TERRORISTA PIU' GRANDE  E' L'HIV - 13 lug 2004

Bangkok,.Il piu' grande terrorista non e' Bin Laden, ma l'Aids". Lo ha sottolineato Richard Gere, testimonial di una campagna di sensibilizzazione e informazione sui media sul problema dell'aids durante una conferenza stampa a Bangkok dove si sta svolgendo la XV conferenza internazionale sull'aids. L'attore vive da 15 anni in India, un paese dove l'1% della popolazione e' risultata sieropositiva. "Il trend e' in crescita - ha aggiunto Gere - ma per fortuna il Governo e' cambiato e ora si puo' parlare di aids". Il progetto "Heroes" della Fondazione Bill e Melinda Gates ha investito 1,5 milioni di dollari e prevede una sinergia con diverse televisioni, di Delhi e Bombay, presenti in India (soltando il 50% delle persone possiede una tv), radio e un giornale indu'. "Vorrei coinvolgere tutte le persone che fanno cultura e opinione come giocatori di cricket, lo sport piu' seguito in India, attori, danzatrici, etc per sensibilizzare i media a parlare di aids". Gere, che ha dichiarato di frequentare una comunita' gay, ha sottolineato di essere rimasto molto impressionato soprattutto dall'atteggiamento dei giovani. "E' importante per tutti voler bene e soprattutto parlare con loro".

India, la Chiesa scende in campo

Il vescovo Moras: «Pronto un piano per cure e formazione»
La conferma è giunta durante la Conferenza di Bangkok: da quattro milioni e mezzo di casi di Aids si sta passando a oltre cinque milioni. L'India è seconda solo al Sudafrica. «Sì, la situazione sta decisamente peggiorando - ha detto qualche giorno fa il vescovo Moras, presidente della Conferenza episcopale dell'India (Cbci) -. Gli interventi che il governo ha fatto fino a oggi non bastano. Abbiamo bisogno di agire su più fronti».
«Dobbiamo accrescere gli sforzi per affrontare il pericolo dell'Aids - ha continuato Moras -. E anche la Chiesa ha le sue responsabilità. È per questo che abbiamo presentato un piano d'azione che riesca a motivare più personale a partecipare alla lotta contro il male terribile». Il vescovo, che ha guidato i sei membri della Commissione sulla Sanità alla Conferenza sull'Aids, ha poi sottolineato  «la necessità di coinvolgere tutta la Chiesa ad agire contro lo stigma dell'Aids. E di non lasciare la sola responsabilità alla categoria professionale dei medici». Con questo obiettivo, ha aggiunto il segretario della Commissione, padre Alex Vadakkumthala, «abbiamo presentato un piano d'azione molto elaborato. Il risultato di una lunga serie di seminari di consultazione con operatori del settore nella Chiesa. Il piano ora attende l'approvazione della Cbci».
Il progetto prevede che in tutti i quattromila ospedali cattolici ci sia almeno un professionista che abbia la responsabilità di gestire i casi di Aids. Non solo, almeno un ospedale, nelle 149 diocesi indiane, potrà nel giro di due anni distribuire gratuitamente le medicine ai malati di Aids.
Il piano di azione prevede anche un coinvolgimento più attivo del clero nell'opera di prevenzione. La lotta e la prevenzione al virus sarà presto un soggetto obbligatorio nel curriculum dei seminari delle 120 università di Medicina cattoliche ai quali partecipano già migliaia di studenti. I nuovi medici dovranno sapere anche come accogliere i malati che al momento vengono ignorati dalla maggior parte degli ospedali.
Un programma di informazione («ricordiamo che solo il 65 per cento della popolazione in India ha sentito parlare di Aids», ha sottolineato Padre Vadakkumthala) che le diocesi cattoliche nei quattro Stati di Karnataka, Manipur, Orissa e Uttar Pradesh cominceranno a verificare dal prossimo mese per educare la popolazione contro il virus dell'Aids. Tutte le altre diocesi indiane verranno al seguito con rappresentanti della Commissione sulla Sanità del Cbci che costituiranno il coreAIDSteam in ogni Stato. Questi membri guideranno poi a turno il Team diocesano sulla consapevolezza Aids.
Entro la fine del 2005, i team della Chiesa avranno coperto tutte le scuole nelle diocesi (incluse anche quelle gestite dal governo), divulgando consapevolezza sulla malattia mortale che ha assunto in India proporzioni epidemiche, soprattutto nelle aree rurali dove molti non hanno mai sentito parlare di Aids.

«Farmaci per tutti? Basterebbero 11 dollari»

L'esperto di globalizzazione Philippe Legrain: «I prezzi delle cure non scendono perché le aziende vogliono mantenere il monopolio Bisognerebbe distribuirle gratuitamente: ai Paesi ricchi costerebbe una sciocchezza» Il mercato dei generici imbrigliato nelle regole.

È stato consigliere del direttore generale della Wto (World Trade Organization) ed è economista stimato in Gran Bretagna per i suoi studi sulla globalizzazione. Philippe Legrain ha ventotto anni, vive a Londra e in una cosa crede ciecamente: che al mondo non dovrebbero esistere frontiere.
Secondo lei è anche colpa della globalizzazione se muoiono i malati del Terzo mondo?
Potrei risponderle citando Jonas Salk, l'inventore del vaccino contro la poliomielite. "Brevettare la mia invenzione - disse allora - sarebbe come brevettare il sole». Quasi tre milioni di persone muoiono ogni anni di malattie legate all'Aids nei Paesi del Terzo mondo. La situazione è fuori controllo: la gente muore per strada ogni giorno e continuerà a morire finché i prezzi delle medicine non caleranno drasticamente. Recentemente alcune compagnie farmaceutiche hanno cercato di abbassarli, ma restano sempre un miraggio per molti africani.
Perché i prezzi delle medicine sono così alti?
Perché le farmaceutiche devono difendere un monopolio. E spiegano che senza il monopolio garantito da un brevetto non sarebbe possibile recuperare i soldi da investire nella ricerca e nella produzione di nuovi farmaci.
Cosa succede se un Paese in via di sviluppo decide di produrre farmaci che sono già protetti da un brevetto?
È illegale. Lo stabiliscono le regole della Wto, in particolare l'accordo sulla proprietà intellettuale conosciuto come Trips. I Paesi che violano queste regole possono andare incontro a sanzioni commerciali non indifferenti.
Eppure il Brasile ha cominciato a produrre in proprio farmaci-copia contro l'Aids.
Sì: il Brasile offre un cocktail di farmaci gratuito che è riuscito a tagliare le morti di Aids di un terzo nel giro di tre anni. Ma il problema è che queste medicine a basso costo non possono raggiungere altri Paesi, come per esempio il Sud Africa. Uno dei problemi fondamentali che deve risolvere la Wto è proprio quello di fare in modo che i Paesi che non producono i farmaci li possano importare facilmente.
Quali sono gli ostacoli che impediscono questo libero mercato?
Le paure sono molte. Prima tra tutte quella di provocare una competizione incontrollabile. C'è anche da dire che la produzione e il mercato di farmaci a basso costo in Paesi sottosviluppati potrebbe scatenare un "turismo della salute", con i malati dei Paesi occidentali che cercano di procurarsi le medicine meno care nei Paesi del Terzo mondo.
Quali sono i costi della produzione e quali quella della ricerca?
La produzione dei farmaci rappresenta solo una piccola frazione delle spese di una farmaceutica. I costi più grandi sono quelli che vanno nella ricerca.
Si parla spesso di come combattere l'Aids eppure al mondo ci sono milioni di persone che muoiono anche di altre malattie.
Nella ricerca contro l'Aids vengono investiti molti soldi perché si tratta di una malattia che attacca anche le persone che vivono nell'Occidente. Secondo una recente ricerca della Wto, solo il dieci per cento della ricerca viene impiegata per sconfiggere malattie che affliggono il novanta per cento della popolazione povera mondiale.
Qual è dunque la responsabilità dell'Occidente nei confronti dei Paesi in via di sviluppo?
Abbassare i costi dei farmaci brevettati rappresenta solo un piccolo passo in avanti. Molti malati nei Paesi del Terzo mondo non possono permettersi nemmeno un dollaro al giorno per pagare le medicine: dovrebbero dunque riceverle gratuitamente. Kofi Annan, il segretario generale delle Nazioni Unite ha chiesto due anni fa la creazione di un fondo speciale per affrontare queste malattie che uccidono più di sei milioni di persone l'anno. Servono almeno dieci miliardi di dollari l'anno, ma fino a oggi il fondo è riuscito a racimolarne solo due. Eppure per risolvere il problema sarebbe molto semplice: undici dollari a testa. È quanto servirebbe da parte dei 900 milioni di persone che vivono nei Paesi industrializzati ogni anno.

AIDS: UNICEF-USAID-UNAIDS, E' EMERGENZA BAMBINI ORFANI -  13 LUG  2004

Fra pochi anni, nel 2010, nell'Africa sub-sahariana ci saranno 50 milioni di bambini orfani, oltre un terzo di questi avra' perso uno o entrambi i genitori a causa dell'Hiv. Lo stima il rapporto biennale 'Children on the brink 2004' (''Bambini sull'orlo del baratro'') lanciato oggi dall'Unicef, Usaid e Unaids in occasione della conferenza internazionale sull'Aids in corso a Bangkok. Secondo il Rapporto, in appena due anni, tra il 2001 e il 2003, il numero complessivo di bambini rimasti orfani a causa dell Aids e' cresciuto da 11,5 milioni a 15 milioni, in gran parte in Africa. In Asia, America latina, Carabi e altre regioni il numero di orfani e' sceso di circa un decimo dal 1990. ''Molte parti dell'Africa Sub-sahariana sono investite da una marea crescente di orfani- ha detto il Direttore generale dell'Unicef Carol Bellamy soprattutto a causa dell'Aids. Il rapporto afferma con chiarezza cosa e' meglio per i bambini, conservare i genitori in vita e in buona salute, assicurare che i bambini ricevano una buona istruzione, e rafforzare le leggi, le politiche e le norme che proteggono i bambini dallo sfruttamento e dagli abusi''. Nell'Africa subsahariana sono presenti i due terzi di tutto coloro che vivono con l'Hiv e i tre quarti di quelli che stanno morendo di Aids, la percentuale di bambini che ha perduto i genitori a causa dell'Aids e' cresciuta da appena il 2% del 1990 a oltre il 28% nel 2003. Dal 2000, 3,8 milioni di bambini hanno perso uno o entrambi i genitori a causa dell'Aids ed entro il 2010, 18,4 milioni di bambini perderanno i genitori a causa dell'Aids. Soltanto nel 2003 sono diventati orfani a causa dell'Aids 5,2 milioni di bambini. Il Rapporto presenta anche altri dati drammatici: a fine 2003 sono stati stimati 143 milioni di orfani (per tutte le cause) in eta' compresa tra 0 e 17 anni in 93 paesi in via di sviluppo; piu' di 16 milioni di bambini sono rimasti orfani soltanto nel 2003; nel 2003 in Asia sono stati stimati 87,6 milioni di orfani per tutte le cause, il doppio rispetto ai 43,4 milioni dell'Africa sub-sahariana. Nel 2003 2,9 milioni di persone sono morte a causa dell'Aids e 4,8 milioni sono rimaste infettate dall'Hiv. L'Aids e' la causa principale di morte nelle persone in eta' compresa tra i 15 e i 49 anni.
''I bambini hanno bisogno di qualcosa di piu' di parole ispirate - hanno detto gli autori del Rapporto - Hanno bisogno di una leadership che abbia un impatto diretto sulle loro vite. Hanno bisogno di azioni sinergiche e strategie mirate in grado di proteggere, rispettare ed esaudire le speranze e i sogni di tutti gli orfani''.

AIDS: PRESTO A ROMA OPUSCOLI IN AMARICO PER GIOVANI ETIOPI

 Bangkok, 13 lug. - Al via, tra un mese, i primi ospucoli in lingua amarica per i giovani etiopi che vivono a Roma per sensibilizzarli sulla prevenzione dell'hiv/aids. Il progetto e' stato presentato alla XV conferenza internazionale sull'aids di Bangkok, dallo Oim (organizzazione internazionale per le migrazioni) secondo cui i giovani etiopi che hanno partecipato all'indagine nella Capitale non adottano alcuna protezione per evitare possibili contagi. L'utilizzo del profilattico nei rapporti sessuali viene rifiutato perche' percepito come una mancanza di fiducia nei confronti del partner. Lo studio pilota potrebbe essere lo spunto per promuovere analoghi interventi presso le altre comunta' immigrate in Italia.

AIDS: AIUTI, SMENTITO CHI IN ITALIA DICE PRESERVATIVO INUTILE  - 13 LUG 2004

 Dal Congresso sull' Aids, in corso a Bangkok, giungono una ''clamorosa smentita di quanti in Italia vanno sostenendo da tempo che il preservativo non serve e che non e' sicuro'' e ''la sconfessione di quanti, sempre in Italia, non fanno campagne contro l' Aids'': lo afferma, in una dichiarazione diffusa a Roma, l' immunologo Fernando Aiuti, presidente dell' Anlaids.
La smentita e la sconfessione, secondo Aiuti, vengono dai ''delegati dei Paesi che hanno attuato Campagne di educazione, i quali hanno diffuso messaggi sull' utilita' del preservativo, regalandolo ecco il punto alle persone a rischio, annunciando che questa politica ha fatto calare i nuovi casi di infezione. Un calo estremamente importante''.
''E' assurdo, davanti al dilagare dell' Aids continua Aiuti criminalizzare uno strumento come il preservativo, che si sta rivelando un grande mezzo di difesa dal virus. Per di piu' non si favoriscono i messaggi di educazione e di informazione''. Da Bangkok, quindi, ''viene il messaggio che bisogna, anche in Italia, cambiare strada e prendere a esempio quanto fanno i Paesi che hanno compreso come si combatte efficacemente l' Aids''.
Aiuti sottolinea che da Bangkok emerge anche un messaggio scientifico di grande valenza. ''Il futuro delle cure afferma l' immunologo e' riposto nelle nuove terapie immunologiche piu' che in quelle antivirali. Si tratta di farmaci che bloccano l' ingresso del virus nelle cellule. Queste sostanze sono gia' in fase di sperimentazione nell' uomo e rappresentano l' eccezionale novita' del 2004. Le sostanze sono indicate in modo particolare in quei soggetti che presentano multiresistenze ai farmaci antivirali e cioe' non traggono piu' vantaggio dalle attuali terapie''

AIDS: MEDICI SENZA FRONTIERE, SI FA POCO PER I BAMBINI

 Bangkok, 13 lug. - Le multinazionali farmaceutiche e i Governi ignorano la necessita' di sviluppare terapie e strumenti diagnostici contro l'HIV/AIDS studiati appositamente per i bambini. E' la denuncia lanciata dall'organizzazione umanitaria internazionale Medici Senza Frontiere (MSF) oggi nel corso della Conferenza mondiale sull'Aids di Bangkok.
   Nei Paesi in via di sviluppo almeno 2,5 milioni di bambini al di sotto dei 15 anni sono affetti dall'Hiv; tra di loro pochissimi riescono ad avere accesso alle terapie. Ma anche per quei pochi la cura non e' semplice. "I bambini che hanno bisogno del trattamento antiretrovirale contro l'Aids sono costretti ad assumere grandi quantita' di sciroppo dal sapore cattivissimo oppure a ingoiare pasticche di grandi dimensioni - spiega il dottor David Wilson, coordinatore medico dei programmi di MSF in Tailandia -. Le multinazionali farmaceutiche purtroppo non mostrano alcun interesse a investire nello studio e sperimentazione di terapie pediatriche, perche' nei Paesi ricchi la trasmissione del virus da madre a figlio e' ormai quasi inesistente e dunque non ci sono quasi piu' bambini sieropositivi. I tantissimi bambini malati dei Paesi poveri non rappresentano un mercato attraente per le industrie farmaceutiche".
   L'unica speranza all'orizzonte e' che alcune delle compagnie che producono equivalenti generici dei farmaci antiretrovirali, e che gia' hanno messo a punto terapie semplificate per gli adulti, riescano a fare lo stesso per i bambini. Nel 2003 c'erano al mondo almeno 2 milioni e mezzo di bambini sieropositivi; nello stesso anno 700mila bambini al di sotto dei 15 anni hanno contratto il virus. L'88,6% di loro vive nell'Africa Sub-Sahariana. La prognosi per questi bimbi non e' affatto incoraggiante: approssimativamente il 50% dei bambini che nascono con l'HIV muore prima di aver compiuto due anni.
   Nel dicembre 2000 MSF ha iniziato a offrire trattamenti antiretrovirali ai bambini sieropositivi. A marzo del 2004 i piccoli al di sotto dei 13 anni rappresentavano il 5% dei 13.000 pazienti che MSF cura in 25 Paesi. Una percentuale ancora bassa proprio a causa delle enormi difficolta' dovute alla mancanza di terapie ad hoc. Per trattare i bambini affetti dal virus, i volontari di MSF fanno ricorso a tecniche "creative" per migliorare l'aderenza dei piccoli alle terapie, anche attraverso giochi che permettano ai piccoli pazienti e a chi si occupa di loro (spesso nonni o fratelli perche' i genitori sono gia' morti per colpa della malattia) di comprendere meglio il funzionamento delle terapie. I risultati sono abbastanza soddisfacenti, e MSF e' impegnata per cercare di fare molto di piu'. Ma la totale mancanza di strumenti e' a dir poco frustrante. La prima sfida e' quella di scoprire se il bambino e' sieropositivo. I test standard non sono affidabili se utilizzati su bambini con meno di 18 mesi. Anche il monitoraggio dei CD4 e' molto difficile perche' i macchinari che lo eseguono non sono adatti all'uso con bambini. La seconda, drammatica, sfida e' la mancanza di formulazioni pediatriche per gli antiretrovirali. Questa mancanza fa si' che per i bambini occorre utilizzare gli stessi farmaci prodotti per gli adulti, spezzando le pillole o prelevando con la siringa i giusti dosaggi di diversi sciroppi: procedure complesse, che non garantiscono l'aderenza alle terapie e il corretto dosaggio, con il rischio di insorgenza di resistenze. Solitamente i dosaggi vengono calcolati in base al peso del bambino e vanno cambiati via via che il piccolo cresce. Anche i costi rappresentano un grande problema. Oggi, per gli adulti, esiste una terapia antiretrovirale di prima linea a base di generici che riunisce i 3 principi attivi (d4T/3TC/NVP) in una sola pillola da assumere 2 volte al di'. Questa combinazione in dose fissa rappresenta una grande semplificazione delle terapie e costa circa 200$ l'anno per paziente. La terapia equivalente per bambini costa 1.300$ l'anno per paziente e presuppone comunque l'assunzione di molti farmaci diversi in diversi orari della giornata. Per le terapie di seconda linea - necessarie per i pazienti che hanno mostrato resistenze ai farmaci standard - il quadro e' ancora piu' grave. La combinazione per gli adulti a base di AZT/ddl/NFV costa 1.228$ l'anno per paziente, per i bambini si sale a 2.846$ l'anno per paziente.
   Sono in corso degli studi che cercano di sviluppare terapie pediatriche che riuniscono i farmaci in una sola pillola o con dosaggi contenuti di sciroppo, ma in assenza di un mercato lucrativo le industrie farmaceutiche non stanno destinando risorse sufficienti a questi filoni di ricerca. "Senza un aumento della pressione sui produttori di farmaci e senza intervento da parte dei Governi, passeranno molti anni prima che le terapie pediatriche siano una realta'", conclude il farmacista di MSF Fernando Pascual.

AIDS: BANGKOK, SAVE THE CHILDREN LANCIA ALLARME-BAMBINI

 Bangkok, 14 lug. - I bambini sono la componente della popolazione piu' a rischio per l'Hiv/Aids: nel 2003 sono stati 700.000 i bambini infettati e si stima che, entro il 2010, altri 45 milioni di persone saranno vittime del virus. Di essi piu' di 3 milioni e 400mila persone saranno minori sotto i 15 anni mentre 25 milioni di bambini si ritroveranno senza genitori, senza casa e a rischio di abusi e discriminazioni legate al marchio infamante dell'Aids. E' quanto emerge dal Rapporto "Beyond the Targets" realizzato da Save the Children, la piu' grande organizzazione internazionale indipendente di tutela e promozione dei diritti dei bambini, e reso noto nel corso della XV Conferenza Internazionale sull'AIDS a Bangkok.
   Il rapporto sottolinea che l'iniziativa "3 milioni entro il 2005" lanciata nel dicembre 2003 dall' Organizzazione Mondiale della Sanita' e dal Programma Congiunto delle Nazioni Unite sull'Aids con l'obiettivo di consentire l'accesso ai farmaci anti-retrovirali a 3 milioni di persone entro il 2005, ha segnato una clamorosa e positiva svolta nelle prospettive di lotta all'HIV-AIDS. Per la prima volta dall'esplosione della pandemia, un piu' ampio accesso alle terapie offre la possibilita' di affrontare risposte preventive e non solo tese a mitigare l'impatto della malattia. Questo potrebbe avere positive ripercussioni sulla popolazione infantile: 3 milioni di adulti in cura significa che oltre 6 milioni di bambini legati a questi adulti possono essere identificati prima che i loro genitori e i loro parenti si ammalino e muoiano.
   "Tuttavia i bambini non sono al centro del dibattito sulle strategie e programmi di lotta ad HIV/AIDS", commenta Alexandra Martins, del Dipartimento Programmi di Save the Children Italia.
   "Se, come ci auguriamo, '3 milioni entro il 2005' raggiungera' il suo obiettivo, la richiesta di cura e protezione dei bambini aumentera' considerevolmente. I governi e le agenzie impegnati nell'affrontare gli effetti della pandemia sulla vita dei bambini e degli adolescenti debbono essere consapevoli di cio' e non farsi trovare impreparati dedicando in ogni strategia una particolare e specifica attenzione alle piu' giovani generazioni".

E ora le terapie semplici

Uno studio di Msf sulla cura di pazienti gravi
Speranza di vittoria Tre principi attivi in una sola pillola: è la nuova strada per combattere l'Aids. Ma il problema più grande resta quello legato ai costi delle medicine

I farmaci antiretrovirali sono efficaci anche per il trattamento delle persone con Hiv o Aids in uno stadio avanzato della malattia che vivono nei Paesi in via di sviluppo. E' quanto emerge da uno studio presentato ieri a Bangkok dall'organizzazione internazionale Medici senza frontiere (Msf), nel corso della conferenza mondiale sull'Aids. «La semplificazione delle terapie, e in particolare l'uso di combinazioni in dose fissa che riuniscono in un'unica pillola, da assumere due volte al giorno, i tre principi attivi necessari a combattere il virus - hanno spiegato gli esperti - ha permesso a Msf di aumentare rapidamente il numero di pazienti trattati». Nel 2002 erano 1.500 in 10 Paesi, oggi ben 13mila in 25 Paesi. Nonostante questo successo, Msf sottolinea le molte sfide che ancora rimangono aperte: i costi esorbitanti delle terapie di seconda linea per i pazienti che mostrano resistenze ai farmaci. Gli studi sulla sicurezza e l'efficacia delle terapie, condotti su 12.058 adulti (età media 34 anni; 55,6% donne) seguiti in 31 progetti di Msf hanno evidenziato «un'incoraggiante risposta clinica e immunologia». E questo nonostante molti abbiano iniziato il trattamento quando erano già in uno stato avanzato della malattia. La probabilità di sopravvivenza a 24 mesi dall'inizio della terapia è risultata dell'85,3% e la percentuale di pazienti che hanno abbandonato le terapie si è limitata al 12,1%. Tra i pazienti è stato osservato anche un continuo incremento dei CD4: la concentrazione di queste cellule del sangue che indicano lo stato di salute del sistema immunitario è aumentata in media da 101/mm3 dopo 6 mesi di trattamento a 208/mm3 dopo 24 mesi. In più, i pazienti hanno anche mostrato significativi aumenti di peso corporeo, da 3 a 5 chili. Il test che permette di misurare la «carica virale» non è disponibile nella maggior parte dei contesti dove Msf lavora e dunque non è eseguito di routine. Ma nel caso del programma Msf a Chiradzulu, in Malawi, è stato possibile misurare la carica virale di 477 pazienti che avevano ricevuto i farmaci negli ultimi 6 mesi: un'analisi preliminare dei dati mostra che in 407 la presenza del virus dell'Hiv era impercettibile.

Oggi il 76% dei nuovi pazienti che iniziano la terapia nei progetti di Medici senza frontiere riceve una combinazione in dose fissa di 3 principi attivi di tre antiretrovirali di largo impiego (la stavudina, la lamivudina e la nevirapina) prodotta da un'industria di generici indiano. Questo regime consente di trattare i pazienti con due sole pillole al giorno: un elemento essenziale per facilitare l'aderenza alle terapie ed evitare così l'insorgere di resistenze. Le combinazioni in dose fissa hanno rappresentato una svolta per le terapie di prima linea, ma per i loro costi bassi vengono fortemente osteggiati dalle case farmaceutiche e dai governi che le appoggiano, in primis quello statunitense. Un paio di cifre rendono l'idea. La lamivudina della Glaxo costa 3.271 dollari a paziente l'anno, la stavudina della Bristol-Myer Squibb 3.589 dollari e la nevirapina della Boehringer Ingelheim altri 3.508. Sintetizzando la triplice terapia in una sola compressa l'azienda indiana è stata in grado invece di offrire un anno di scorte per una cifra che si aggira fra i 350 e i 600 dollari, contro i 10-15 mila delle medicine approdasse in Occidente o in Africa.

Aids: scoperto punto debole: Quando diventa resistente ai farmaci si replica meno  - 14 LUG 2004

 BANGKOK - Il virus dell'Aids ha un punto debole proprio nel momento cui sembra diventato piu' forte, ossia nel momento in cui diventa resistente ai farmaci, e per la prima volta al mondo uno studio indica che e' possibile sfruttare questa debolezza. La ricerca e' stata condotta in Italia su un piccolo numero di pazienti (25), ma i risultati positivi di questo studio pilota aprono una nuova via nella possibilita' di contrastare il fenomeno della resistenza ai farmaci, uno dei maggiori problemi che oggi la terapia si trova ad affrontare.

Lo studio pilota e' stato presentato oggi a Bangkok dall'infettiovologo Adriano Lazzarin, del San Raffaele di Milano. ''E' un primo passo nella possibilita' di sfruttare una debolezza del virus resistente'', ha osservato Lazzarin. Per sfuggire ai farmaci, e diventare quindi resistente, il virus Hiv si altera geneticamente, ma questo cambiamento lo rende in qualche modo ''handicappato'', come lo ha definito Lazzarin. Avviene infatti un'alterazione del gene che controlla uno dei motori della replicazione del virus, la polimerasi, e di conseguenza non riesce piu' a moltiplicarsi in modo efficiente. Dopo i risultati positivi dello studio pilota, in settembre partira' un nuovo studio italiano che coinvolgera' 30-40 centri

AIDS: TRASMISSIONE MADRE-FIGLIO, NUOVE LINEE GUIDA OMS - 14 LUG 2004

BANGKOK - Cure con farmaci antiretrovirali durante la gravidanza o comunque somministrazione di farmaci antiretrovirali a partire dalla 28/ma settimana di gravidanza: sono queste le nuove linee guida per limitare la trasmissione del virus dalla madre al figlio, presentate dall'Organizzazione Mondiale della Sanita' (Oms) nella conferenza mondiale di Bangkok. Le nuove indicazioni sottolineano l'efficacia dei farmaci antiretrovirali nel prevenire la trasmissione del virus Hiv dalle madri sieropositive ai loro bambini al momento del parto. Rispetto alle linee guida precedenti, del 2000, il documento presentato a Bangkok tiene conto delle informazioni piu' recenti sulla sicurezza e l'efficacia dei farmaci, cosi' come dei nuovi dati relativi alla comparsa di resistenze.

Rispetto a quattro anni fa, adesso e' chiaro che il trattamento con i farmaci antiretrovirali in gravidanza non sopprime il virus, come si credeva. Da allora i programmi per prevenire la trasmissione dell¿infezione dalla madre al bambino sono andati progressivamente espandendosi, cosi' come i test sulle donne in gravidanza per identificare le sieropositive, mentre e' comparso il problema della resistenza ai farmaci.Una possibile alternativa a quest'ultimo, rileva il documento dell'Oms, consiste nel somministrare una singola dose di nevirapina.

Ecco i tre punti principali delle nuove linee guida: - le donne che hanno necessita' di cure antiretrovirali per la loro salute devono riceverle. Quando c'e' questa indicazione, le cure antiretrovirali in gravidanza rappresentano un beneficio per le donne e riducono il rischio di trasmissione del virus al bambino; - le donne sieropositive che non hanno indicazioni per una terapia antiretrovirale o che non hanno accesso ai trattamenti devono avere la possibilita' di seguire una profilassi antiretrovirale per prevenire la trasmissione dell'infezione al bambino. In questo caso l'Oms propone la somministrazione della zidovudina a partire dalla 28/ma settimana di gravidanza piu' una sola dose di nevirapina al momento del parto e una somministrazione di zidovudina al bambino; in alternativa si puo' somministrare la sola zidovudina oppure zidovudina piu' lamividina, o ancora una singola dose di nevirapina; - sebbene siano disponibili cure semplici da somministrare, come quelle basate su una singola dose di nevirapina per madre e figlio e' giusto, vanno comunque migliorate le strutture sanitarie che permettano di affrontare, quando sono necessari, approcci terapeutici piu' complessi.

Infezione da HIV : gli inibitori dell’integrasi - 2004

 Un farmaco sperimentale denominato L-879812 sembra essere in grado di prevenire la replicazione del virus HIV.

Il farmaco agisce bloccando l’enzima integrasi del virus, un enzima che permette al virus di entrare nei leucociti dell’ospite e di replicarsi.

Il farmaco, appartenente alla classe degli inibitori dell’integrasi, è stato somministrato a 6 scimmie infettate con un ibrido della forma umana e di scimmia dell’HIV.

In 4 scimmie il virus non è risultato più rintracciabile.

In tutte le scimmie, il numero di cellule CD4 si è ridotto solo leggermente.

Secondo i Ricercatori, gli inibitori dell’integrasi potrebbero trovare applicazione nel trattamento dei pazienti con infezione da HIV ed AIDS.

AIDS: MSF, FARMACI CON BREVETTO MENO CARI DEI GENERICI

Bangkok, 14 lug.- I farmaci con brevetto sono meno costosi dei generici nei Paesi in via di sviluppo nella maggioranza dei casi. E' quanto si evidenzia su uno studio promosso da Hudson Institute e pubblicato dall'associazione medici Senza Frontiere (MSF), presentato durante la XV conferenza internazionale sull'Aids in svolgimento fino al 16 luglio a Bangkok. La ricerca ha evidenziato che su 13 dei piu' comuni farmaci antiretrovirali, usati in una singola dose, quelli con brevetti sono piu' economici in 8 casi. Il prezzo complessivo per persona l'anno, incluso il trasporto e' pari a 494 dollari per i farmaci generici e 404 per quelli brevettati, con una differenza del 18%. Anche per quanto riguarda i farmaci usati in combinazione, quelli con brevetto sono meno cari dei generici. Il prezzo totale (sempre incluso il trasporto) e' di 1296 dollari per i generici e 659 per quelli con brevetto. In particolare la ricerca ha messo in evidenza che il costo dei farmaci 'in combinazione' in Thailandia e in Mozambico e' piu' alto del 200%. Solo 4 dei 13 farmaci brevettati a singola dose sono meno cari (dal 6 al 10%). L'eccezione e' costituita dalla nevirapina, che ha un costo triplo rispetto al generico. Secondo Msf gli ostacoli veri all'accesso ai farmaci nei Paesi in via di sviluppo, sono la poverta' e le tasse richieste dai Governi.

AIDS: CARCERI E PIU' TEST LE PRIORITA' PER L'ITALIA

 BANGKOK, 14 LUG Riuscire a controllare la diffusione del virus Hiv nelle carceri e' una delle priorita' per la lotta contro l'Aids in Italia contenute nel documento messo a punto dalla Commissione nazionale Aids in seguito alla conferenza di Dublino, che presto sara' presentato alla conferenza Stato-Regioni. Lo ha annunciato oggi a Bangkok Giampiero Carosi, membro della Commissione nazionale Aids e direttore della clinica di malattie infettive dell'universita' di Brescia.
Salvaguardare dall'infezione le donne, fra le quali il virus dell'Aids e' sempre piu' diffuso, e' stata indicata come un'altra delle priorita' italiane dalla rappresentante del network delle persone sieropositive, Rosaria Iardino, che parallelamente alla Commissione nazionale ha anche promosso progetto ''In and out'' per la prevenzione nelle carceri. ''Anche in Italia ha osservato Iardino - esiste un sommerso del quale non si sta prendendo cura nessuno''. Le donne sieropositive, ad esempio, sono sempre piu' numerose. ''Alcune ha aggiunto sono consapevoli di essere sieropositive ma hanno paura dello stigma, molte altre non lo sono e scoprono di avere l'infezione all'improvviso, fra i 40 e i 50 anni''. E anche in Italia le prostitute incontrano spesso ostacoli nell'utilizzare il profilattico: se nei Paesi in via di sviluppo vengono picchiate o violentate, ''da noi i clienti utilizzano sistemi piu' subdoli, offrendo un compenso doppio o triplo per un rapporto non protetto'', ha detto Carosi. Ed anche in Italia, ha aggiunto Iardino, ''cominciano ad esserci problemi nell'accesso alla terapia, con differenza da Regione a Regione''.
Il documento messo a punto dalla Commissione nazionale Aids e' stato elaborato in seguito all'incontro di Dublino della scorsa primavera fra i ministri europei della Sanita' ed ''e' stato ora approvato ufficialmente e presto sara' presentato alla conferenza Stato-Regioni'', ha detto Carosi.
Tre i punti principali: l'accesso al test anti-Hiv allargato a tutta la popolazione, con il coinvolgimento dei medici di base (e quindi la reintroduzione in Italia di campagne di informazione che, ha rilevato Carosi, ''nell'ultimo periodo sono state abbastanza evanescenti00), mettere a disposizione dei Paesi dell'Europa centrale e dell'ex Unione Sovietica, dove si riscontra un'enorme accelerazione nella diffusione del virus Hiv nei tossicodipendenti, l'esperienza accumulata dall'Italia nella prevenzione rivolta a questo particolare gruppo a rischio.
''Oggi ha osservato Carosi il 50% delle persone che arrivano all'Aids non sapevano nemmeno di essere sieropositive''. Se un tempo in Italia esistevano categorie a rischio, come tossicodipendenti e omosessuali, oggi questo non e' piu' vero e fare il test resta una scelta affidata alla responsabilita' individuale.

Aids: Gli Esperti, e' Emergenza Donne e Giovani

Bangkok, 14 lug.  Donne e giovani stanno diventando la nuova 'emergenza Aids'. E' l'allarme lanciato dagli esperti alla XV Conferenza mondiale sull'Aids a Bangkok. Le donne contagiate dall'Hiv o in malattia conclamata sono in continuo aumento: secondo le statistiche Unaids, presentate a Bangkok, sono passate dal 41% del '97 al 48% del 2003. Un trend particolarmente evidente nell'Africa sub-sahariana, dove le donne rappresentano il 60% dei sieropositivi. "Se vogliamo avere successo nella prevenzione di nuove infezioni fra le donne e i giovani - afferma Joep Lange, presidente dell'International Aids Society - dobbiamo essere davvero disposti a cambiare lo 'status quo'. E promuovere programmi 'creativi', anche controversi, piu' vicini alle loro vite''. Delle 14mila nuove infezioni che si registrano ogni anno nel mondo, circa la meta' colpiscono giovani fra i 15 e i 24 anni. Ben 2mila si verificano fra ragazzini con meno di 15 anni. ''Dobbiamo investire e impegnarci di piu', e fare tutto quello che possiamo - sottolinea Ricky Tonbing, del Delhi Network of Positive People in India - perche' i giovani sono il futuro".

CONFERENZA AIDS: EPIDEMIOLOGO, "ACCESSO A TERAPIE PER TUTTI? UNIRE GLI SFORZI"

L’argomento del convegno di Bangkok, ‘Accesso per tutti alle terapie contro l’Hiv/Aids’, apre una serie di fenomeni complessi, come quello dell’uso del Nevirapine nella prevenzione della trasmissione del virus madre-figlio, che non possono essere risolti con polemiche sterili". Lo ha detto alla MISNA Roberto Moretti, epidemiologo, in riferimento alle accese discussioni sulla decisione del governo del Sudafrica di sospendere il trattamento di Nevirapine destinate alle donne incinte, per evitare il contagio del nascituro, che aveva anche suscitato proteste. "È un problema tecnico che dimostra la diversità di approcci; questo farmaco sviluppa una certa ‘resistenza’: significa che quando viene usato come terapia insieme ad altri componenti – e non come prevenzione – può non essere efficace. Per questo motivo le autorità sanitarie del Sudafrica hanno deciso di sospenderne la distribuzione" aggiunge Moretti, raggiunto telefonicamente nella capitale della Thailandia, dove rappresenta l’organizzazione non governativa ‘Cesvi’ di Bergamo. "Non dimentichiamo che il Sudafrica ha almeno cinque milioni di sieropositivi e che, per esempio, la maggior parte delle donne non partorisce nelle strutture sanitarie, ma nelle zone rurali. Quindi la decisione sull’uso del Nevirapine deve tenere conto di molte varianti, come la provenienza dei pazienti, e diversificare gli interventi per chi vive in città e chi in campagna" aggiunge Moretti. Intanto l’Unicef e l’Unaids, l’agenzia Onu per la lotta all’Hiv/Aids, hanno rilasciato un comunicato congiunto in cui si esprime "forte preoccupazione" per la decisione del Consiglio sudafricano per il controllo dei farmaci di interrompere la distribuzione di Nevirapine. "Il caso del Sudafrica – spiega alla MISNA il medico – dimostra che l’idea del ‘farmaco per tutti’ deve in realtà essere inserita in problematiche estremamente complesse". Di questo si sta parlando da giorni al convegno internazionale di Bangkok, che si chiude oggi dopo ampi dibattiti. "Il programma dell’Onu ‘3 by 5’ propone di garantire medicinali anti-retrovirali entro il 2005 a tre milioni di persone nel sud del mondo, sul totale dei sei milioni che ne avrebbero bisogno" prosegue il dottor Moretti "Durante le conferenze di questi giorni si stanno confrontando progetti, esperienze e realtà diverse, ma nessuno oggi può vantare una competenza consolidata nella distribuzione di massa di questi farmaci, siamo solo all’inizio di una nuova fase". Il medico italiano riporta l’esempio del progetto-pilota del Cesvi: "Al Convegno ho presentato il nostro intervento in Zimbabwe, dove con un numero limitato di pazienti stiamo cercando di studiare alcuni aspetti organizzativi dell’accesso ai farmaci, le risposte dei pazienti e la loro adesione alla terapia". Sarebbe riduttivo, o persino fuorviante, pensare che la distribuzione di massa di anti-retrovirali significhi trasportare pacchi contenenti un gran numero di pastiglie: "‘Accesso per tutti’ – puntualizza Moretti – vuol dire creare un complesso sistema sanitario, formare medici e infermieri, allestire una rete sociale di protezione: in altre parole, significa affrontare i problemi di una terapia cronica, che richiede grandi risorse". L’epidemiologo cita l’esempio della tubercolosi: "La maggior parte dei Paesi non sono in grado di garantire assistenza ai malati cronici: molti programmi di distribuzione dei farmaci anti-tubercolosi, che durano un anno, non funzionano perché dopo pochi mesi i pazienti smettono. Con l’Hiv/Aids i problemi si complicano ulteriormente, perché la terapia va proseguita per anni, il virus può mutare, si crea resistenza agli anti-retrovirali, la malattia progredisce". La vera scommessa, dice ancora il medico del Cesvi alla MISNA, "è proseguire le attuali esperienze, che sono solo all’inizio e che riguardano circa 3-400.000 ammalati nel Sud del Mondo, allargando sempre più il tentativo già in corso in alcuni Paesi come Brasile e Thailandia, dove la distribuzione gratuita di due pastiglie al giorno di un cocktail di farmaci generici in combinazione, a basso costo, garantisce una terapia che in Europa richiede molti più medicinali". Moretti richiama l’attenzione sulla situazione dell’Asia: "Il convegno è stato giustamente organizzato in questo continente per richiamare l’attenzione mediatica al fenomeno. Per esempio, si ipotizza che in India la diffusione dell’Hiv/Aids sia molto bassa, intorno all’1 per cento; calcolando quasi un miliardo di abitanti, dieci milioni di indiani di sieropositivi, quasi la metà dell’intera Africa", dove invece sono quasi circa 23, secondo stime dell’Unaids. Per questo – conclude – "è necessario discutere e collaborare, come stanno facendo organizzazioni, agenzie Onu, università e governi. Non credo che ci sia il rischio di sovrapporsi: l’emergenza è così enorme e diffusa che c’è lavoro per tutti".

CONFERENZA AIDS: DONNE CON HIV, “AIUTATECI A PORTARE FARDELLO DEL VIRUS”

“Le donne non devono solo portare il fardello dell’Hiv, ma anche farsi carico di quello degli altri. Siamo in prima linea in questo percorso, ma abbiamo anche bisogno di qualcuno che ci venga incontro a metà strada, per ‘aiutarci a portare il nostro virus’. È questo il messaggio che ci viene dalla Conferenza di Bangkok”. Kanjoo Mbaindjikua mostra una maturità che va ben oltre i suoi 26 anni. Parlando alla MISNA dalla capitale tailandese, dove ha partecipato ai lavori del XV Conferenza internazionale sull’Aids a nome della Comunità internazionale delle donne con Hiv/Aids (Icw), la giovane – originaria di Okakarara, nella Namibia orientale – non esita a dischiudere anche i più intimi dettagli della sua vita da quando ha scoperto di aver contratto il virus incurabile che provoca la Sindrome da immunodeficienza acquisita (Aids). Parlare della sua situazione di sieropositiva non è comunque stato sempre così facile, a causa dello ‘stigma’ sociale che il virus porta con sé, come lei stessa spiega. “Ho scoperto di avere l’Hiv nel 2000, dopo essermi sottoposta a un test volontario. Non mi ero mai considerata un soggetto ‘a rischio’ (di contrarre la malattia, ndr) e per questo non mi sarei aspettata di essere positiva” dice alla MISNA al termine del terzo giorno del convegno organizzato dalla Società internazionale Aids (Ias). “Quando davvero ho realizzato la novità, ho avuto uno shock. Mi sono buttata in casa di un’amica e sono rimasta lì dentro per sei settimane. A quel punto, non potevo che comunicarlo anche ai miei famigliari”. Immediata la ripercussione sugli studi: Kanjoo è stata ‘bocciata senza appello’ al suo secondo anno di ingegneria civile, perdendo interessa nella sua carriera professionale. “Sono andata a lavorare nel settore industriale, ma mi sentivo completamente persa, come se parlassi un’altra lingua” racconta ancora alla MISNA. Alla fine ha deciso di tornare all’università per finire il suo corso di studi – “per il rotto della cuffia”, precisa - prima di decidersi a chiedere assistenza. “Mi sono avvicinata a un’associazione locale che si chiama ‘Lironga Eparu, che significa ‘Imparare a sopravvivere’, fondata da persone che hanno contratto l’Hiv/Aids”, dice, aggiungendo che questa è l’unica organizzazione di questo genere in Namibia, uno Stato dell’Africa australe dove si ritiene che 210.000 persone, su un totale di solo due milioni di abitanti, siano infette, secondo le ultime stime dell’Onu. Con loro ha iniziato a frequentare gruppi di sostegno ed è stata coinvolta nelle attività amministrative e di ‘advocay’ per impiegare il tempo. “Sentivo comunque ancora una schiacciante solitudine” aggiunge. La svolta arriva all’inizio di quest’anno, quando Kanjoo prende il coraggio di comunicare ai famigliari la propria condizione, quattro anni dopo aver scoperto di essere sieropositiva. “Mia sorella è andata nel panico. La sua prima reazione – come la mia – è stata: ‘Non dirlo a nessuno’. Mio fratello, invece, mi ha considerato subito ‘a rischio’ e mi ha detto di stare lontana dalle persone, mentre i miei genitori si sono rifiutati di parlare del mio status. Sono terrorizzati dall’idea che io possa morire”. Da allora, Kanjoo dice alla MISNA di aver “fatto pace” con la sua condizione di persona infetta da Hiv, sottolineando comunque che i suoi bisogni affettivi e fisici come donna non sono cambiati. “Il coinvolgimento con altre donne sieropositive e la possibilità di parlare di questo problema – sottolinea - mi hanno aiutato a capire che non sto morendo”. A conferma di questo, Kanjoo aggiunge che non sta prendendo farmaci anti-retrovirali (che rallentano la progressione dell’Aids), precisando che la malattia deve essere progredita fino a un certo punto prima che il trattamento possa iniziare. Spiega alla MISNA che il governo della Namibia ha introdotto medicine per fermare la trasmissione del virus da madre a figlio un paio di anni fa, estendendo la distribuzione di farmaci gratis per tutti nel 2003. “Ora che il trattamento è disponibile per tutti, dobbiamo tornare a occuparci delle questioni della disoccupazione, dell’analfabetismo e della dipendenza economica (dei malati di Aids)” dice ancora la ventiseienne africana, collocando questi problemi all’interno della storia recente del suo Paese. “Durante il periodo coloniale (la Nambia è stata amministrata dalla Germania e dal Sudafrica fino al 1990, ndr), i maschi hanno avuto un’istruzione migliore e maggiori opportunità professionali rispetto alle ragazze” spiega. “Questo significa che oggi gli uomini sono meglio preparati delle donne, che sono rimaste indietro”. Secondo Kanjoo, le ineguaglianze socio-economiche e lo stigma associato all’Hiv/Aids rendono particolarmente difficile alle donne l’accesso e l’adesione al trattamento. A questo problema si accompagnano le “tradizioni forti” e regole di genere molto ben definite che caratterizzano la società namibiana. “Gli uomini vengono cresciuti con l’idea che le donne appartengono loro, mentre le ragazze non possono chiedere di essere protette a causa della loro educazione. Le donne non hanno potere decisionale nelle relazioni, non sono considerate vere e proprie persone” insiste Kanjoo, precisando che il livello di violenza sessuale contro il genere femminile è in crescita in Namibia, soprattutto tra le mura domestiche. L’interlocutrice della MISNA sottolinea che dovrebbe essere concessa un’enfasi maggiore alla prevenzione e particolarmente a garantire alle donne strumenti formativi adeguati. Kanjoo è convinta che le donne siano più coraggiose degli uomini nell’affrontare la propria sfida con l’Hiv. “Mio fratello una volta mi ha detto: ‘Preferirei morire senza saperlo (di aver contratto il virus, ndr), che venirlo a sapere da giovane e preoccuparmi per il resto della mia vita” dice ancora. “C’è di più: non molti uomini si fanno avanti per dire che hanno contro l’Hiv/Aids. Tendono a far finta di nulla e continuano a infettare altre persone” prosegue. “Il loro atteggiamento prevalente è il diniego”. Invece, aggiunge Kanjoo, “Il nostro slogan è: ‘Tieni il virus per te stessa’. Siamo in prima fila su questo fronte, a rischio ma responsabili. Questo è il messaggio che cerchiamo di diffondere”.

AIDS: BANGKOK; STRATEGIA USA NEL MIRINO DELLE CONTESTAZIONI

 Bangkok, 14 lug. - "Non se ne parla neanche...": sono bastate poche parole al capo della delegazione statunitense a Bangkok, Randall Tobias, per liquidare l'appello del segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, che ieri aveva chiesto agli Usa un miliardo di dollari all'anno per la lotta all'Aids. "Non se ne parla neanche: 200 milioni di dollari, la cifra destinata dagli Usa al Global Fund per il prossimo anno, e' una cifra piu' che adeguata per rispondere alle esigenze", ha detto a Tobias, 'intercettato' da un gruppo di cronisti a margine del XV summit internazionale sull'Aids, in corso in Thailandia.
La polemica sui finanziamenti per la lotta all'Aids ha pesato sul dibattito di tutto il summit di Bangkok. Il Global Fund to fight Aids, Tubercolosis and Malaria e' una partnership pubblico-privata nata nel 2002, su proposta dello stesso Annan, e che raccoglie i fondi per la lotta alle tre malattie piu' pericolose e diffuse del pianeta. "Per la lotta all'Aids, Washinton spende quasi il doppio", ha fatto notare Tobias, "di tutto il resto del mondo messo insieme". Ma gli Usa sono contestati perche vogliono fare da soli: il presidente George W.Bush ha infatti promesso di destinare nei prossimi cinque anni 15 milioni di dollari per la lotta all'Aids, ma si guarda bene dall'unire i suoi sforzi a quelli del fondo internazionale. Tobias ha spiegato infatti che il Global Fund costituisce una parte importante nella strategia di Washington, ma che i programmi bilaterali permettono agli Usa di muoversi in modo piu' veloce e incisivo.
Quando pero', dinanzi all'assise, Tobias ha spiegato la strategia Usa, gli sono piovute addosso le critiche di decine di attivisti; e il coordinatore statunitense e' stato costretto ad interrompere il suo intervento perche' decine di manifestanti hanno fatto irruzione nell'aula magna al grido di 'Bush lie, millions die' ('Bush mente, milioni muoiono'). Gli attivisti sono rimasti nella sala, con i cartelli in alto, per tutto il tempo del suo discorso e hanno chiosato la conclusione del discorso al grido di 'vergogna' Alla conferenza partecipano circa 15.000 delegati, scienziati e attivisti arrivati da 162 Paesi.

 

AIDS: MANDELA, NON SI VINCE SE NON COMBATTIAMO LA TBC

 Bangkok, 15 lug.- "Non possiamo vincere la battaglia contro l'Aids se non combattiamo anche la tubercolosi". Lo ha detto Nelson Mandela durante i lavori della XV Conferenza internazionale sull'Aids a Bangkok. "La Tbc e' troppo spesso una sentenza di morte per le persone con Aids", ha affermato l'ex presidente sudafricano. Ricordando i lunghi anni trascorsi in prigione durante il regime dell'apartheid, Mandela ha raccontato: "Mi prelevarono un campione di saliva e lo analizzarono e mi diagnosticarono la Tbc; e' stato lo stesso per il cancro alla prostata". "Il mondo - ha rilevato - considera l'aids una priorita' e questo e' lodevole. Mentre la Tbc rimane ignorata".
   In Africa soltanto un terzo delle persone sieropositive hanno accesso ai trattamenti effettivi contro la Tubercolosi. La malattia uccide nel mondo piu' di 5.000 persone ogni giorno e causa dall'11 al 50% dei decessi fra i sieropositivi. A livello planetario 14 milioni di persone sono affette da tubercolosi e da Hiv: il 70% vive in Africa, dove in alcune regioni il 75% dei pazienti con Tbc sono infettati dal virus dell'Hiv. Inoltre il 50% delle persone con Hiv sviluppano anche la Tbc.
   Se la tubercolosi non sara' riconosciuta nei prossimi 20 vent'anni, circa un miliardo di persone si infetteranno 200 milioni svilupperano la malattia e 35 milioni moriranno.

AIDS: BILL GATES DONA 45 MILIONI DI DOLLARI PER LA RICERCA

 Bangkok, 15 lug. - Una fondazione "Bill & Melinda" creata dal magnate dell'elettronica Bill Gates ha stanziato 45 milioni di dollari per una ricerca sulla tubercolosi, che spesso accompagna l'Aids con esiti devastanti. Lo studio sara' volto a controllare la diffusione di questa malattia nelle regioni del mondo in cui i tassi d'infezione da Hiv sono molto alti. La Tbc e' una delle principali cause di morte per i sieropositivi che hanno difese immunitarie molto basse. La ricerca durera' sette anni e interessera' Africa e Sud America.

Maschio, single, 37enne, è l'italiano con l'HIV

Maschio, italiano 37 anni, single, residente nel centro Italia, con un lavoro fisso e un discreto livello di istruzione.

Ecco l'identikit del paziente tipo che ha contratto l'infezione da hiv da poco attraverso rapporti sessuali con partner occasionali, fotografato dal rapporto Icona 2004, la più importante indagine italiana su 5755 pazienti nuovi (naive) (4036 maschi e 1719 femmine) arruolati al 10 maggio scorso e che rappresenta la chiave di lettura dell'andamento dell'infezione nel nostro Paese a pochi giorni dal congresso mondiale sull'AIDS da parte delle Nazioni Unite di Bangkok.

IL RISCHIO PER LE DONNE
Il 50% delle infezioni si verifica con rapporti eterosessuali e sono le donne a pagare in maggior pegno: nel 65,2% dei casi sono italiane e addirittura nell'82% figurano le ragazze straniere.
E, mentre per le donne italiane il veicolo di trasmissione è proprio l'uomo di casa (74,8%) perché non conosce lo stato di salute del proprio partner (39,6%) contro il 35,2% delle donne che ne è consapevole, per le ragazze extracomunitarie il partner abituale è colpevole nel 42,1%, il 34,2 e' hiv non noto e solo il 7,9% lo è.
Infine, secondo il rapporto Icona, il 3,1% delle italiane e il 4,4% delle straniere si infetta facendo sesso senza protezione con un uomo appena incontrato e di cui conosce la sieropositività.

FATTORE DI RISCHIO E TERAPIE

Per gli uomini il principale fattore è la tossicodipendenza (32,9%), l'omosessualita' (27,2%), e l'eterosessualità (23%).
Il virus dell'hiv - hanno spiegato gli esperti a Roma durante il media tutorial sull'aids - ha infettato nel nostro paese 110 mila persone, la metà delle quali è inconsapevole del proprio stato. Un italiano su tre - hanno ricordato - scopre di essere sieropositivo quando ha più di 40 anni e 1 su2 ha superato i 30. Ma le preoccupazioni degli esperti sono rappresentate dall'abbandono volontario della terapia: su 2500 persone che assumevano la «triplice» terapia il 20% l'ha interrotta per tre mesi e il 50% autonomamente.

SIFILIDE IN AUMENTO
IL rapporto Icona 2002 ha messo in luce un altro aspetto: l'aumento generale dei casi di sifilide, in particolare tra giovanissimi e uomini hiv positivi, soprattutto omosessuali: 21 casi ogni 1000 persone all'anno.
Diminuiscono le morti per aids e, di contro, le cure per il servizio sanitario nazionale aumentano. Le ospedalizzazioni sono scese mediamente a 9,6 giorni di degenza per paziente all'anno nel 1997 a 0,9 giorni nel 2002 ma aumentano i costi delle terapia passati

AIDS: FARMACI MICROBICIDI TRA CINQUE-DIECI ANNI

 Bangkok, 15 lug. - Gli sforzi della ricerca medica internazionale per produrre creme microbicide vaginali in grado di proteggere le donne dal virus dell'Aids potrebbero portare a risultati concreti entro cinque-dieci anni. La novita' e' emersa nell'ambito della XV Conferenza mondiale sull'Aids di Bangkok, giunta oggi al quarto giorno di lavori. "Vi sono in tutto dieci preparati microbicidi attualmente in corso di sviluppo con test preclinici e sedici in sperimentazione clinica, sei dei quali affronteranno quest'anno uno studio di efficacia", ha dichiarato Zeda Rosenberg, amministratore delegato della nuova agenzia International Partnership for Microbicides (Ipm), "e abbiamo dunque la speranza che le donne dei paesi in via di sviluppo possano avere accesso a microbicidi sicuri ed efficaci entro i prossimi cinque o dieci anni".
   L'agenzia Ipm e' stata creata due anni fa per raccogliere fondi per la ricerca sui microbicidi contro l'Hiv, ricerca che, pur avendo creato grandi aspettative, non aveva ancora dato gli esiti sperati. L'istituzione e' appoggiata dalla Banca Mondiale, dalla Fondazione Rockfeller, dalla Fondazione Bill e Melinda Gates e da cinque paesi europei - Gran Bretagna, Danimarca, Irlanda, Olanda e Norvegia. In 23 anni di storia dell'Aids finora un solo microbicida, la molecola detergente nonoxynolo-9, e' stato sperimentato su scala completa. I test si sono conclusi pero' con un totale fallimento, forse a causa del fatto che il farmaco provocava microlesioni favorevoli alla penetrazione del virus.

AIDS: CARCERI THAILANDIA, GOVERNO DISTRIBUISCE PROFILATTICI

Bangkok, 15 lug. - Per contrastare la lotta all'Aids, il governo thailandese ha deciso di avviare un progetto che prevede la distribuzione di 100mila profilattici in 100 prigioni statali. Lo ha reso noto il ministro delle Giustizia, Pongthep Thepkanjana, a margine della 15.ma conferenza mondiale dell'Aids. I dati finora disponibili sulla diffusione del virus nelle carceri thailandesi non sono affidabili, perche' ai detenuti non viene fatto alcun test. Le prigioni del Paese ospitano circa 260mila reclusi: 7 mila in piu' di due anni fa, quando il precedente ministro aveva dichiarato che erano gia' al limite della capienza.

AIDS: PROGETTO SHIVA ATENEO CAGLIARI PER PREVENZIONE CONTAGIO - 15 lug.2004

 Parte da Cagliari la nuova sfida al virus dell'Hiv. L'universita', che coordina il Progetto Shiva messo a punto in collaborazione con altri undici gruppi di ricerca europei e africani, sta sperimentando, dal 1 marzo scorso, una nuova molecola "microbicida" in grado di bloccare in maniera irreversibile la moltiplicazione del virus.
   In particolare, il lavoro di ricerca dovrebbe condurre alla creazione di un prodotto farmaceutico per la prevenzione della trasmissione per via sessuale dell'infezione. L'iniziativa, finanziata dalla Commissione Europea per 3,8 milioni di euro, rientra nell'ambito del programma comunitario "Scienze della vita, genomica e biotecnologie per la salute" al fine di contrastare la diffusione delle principali malattie legate alla poverta' come aids, malaria e tubercolosi.
   L'epidemia, che secondo le ultime stime dell'Organizzazione mondiale della sanita' colpisce dai 34 ai 46 milioni di persone, con una percentuale del 90% nei paesi in via di sviluppo, raggiunge soprattutto le donne africane, del sud-est asiatico, russe e cinesi. L'intento principale del progetto Shiva e' sviluppare, attraverso la sperimentazione clinica, dapprima in laboratorio poi sui primati e in seguito su un campione rappresentativo di popolazione femminile siero-positiva, l'innovativa molecola che rappresenta un inibitore capace di impedire la ripetizione del virus all'interno delle cellule della mucosa genitale.
   "Shiva e' il primo passo per lo sviluppo clinico di un microbicida", ha spiegato il coordinatore del progetto integrato e virologo dell'universita' di Cagliari Paolo La Colla, "che riteniamo possa rappresentare un facile metodo di autoprotezione contro l'Hiv a costi accessibili sia in paesi in via di sviluppo sia in quelli occidentali". La prima fase del progetto quadriennale si concludera' nel marzo 2008, con i primi risultati della ricerca al termine del test sulle donne che, per la prima volta, potrebbero utilizzare per via vaginale farmaci antivirali in grado di assicurare una totale indipendenza dal partner sessuale. Shiva coinvolge oltre all'ateneo cagliaritano, capofila del progetto, La Sapienza di Roma, il Dipartimento farmaco-tossicologico dell'Ateneo di Milano e le universita' della Danimarca, Francia, Germania, Grecia e Gabon.

AIDS: PROF.GALLI, TERAPIA "ONCE A DAY", COMODA MA ANCORA COSTOSA

Bangkok, 15 lug.- "Una volta al giorno e' comoda e interferisce meno con la vita privata. Di solito e' anche limitato il numero delle medicine, con una risposta favorevole. Ma ci sono dei problemi: molto spesso la formulazione 'once a day' costa di piu' delle due compresse e questo per il costo della sanita' pubblica e' un problema". Lo ha detto Massimo Galli, direttore istituto malattie infettive all'universita' di Milano commentando a Bangkok, dove si sta svolgendo la XV conferenza internazionale sull'aids, la nuova strategia per combattere la replicazione del virus dell'hiv con una sola dose al giorno. Non tutti i farmaci si prestano pero' per questa strategia: alcuni hanno maggiori effetti collaterali, come disturbi intestinali, diarrea, etc, molto di piu' rispetto alla terapia due volte al giorno, ha aggiunto l'esperto, ricordando che una delle molecole piu' interessanti sembra essere l'atazanariv una volta al giorno che, anche se non ci sono dati importanti, e' molto interessante perche' mostra un profilo piu' favorevole in particolare sul piano del danno metabolico rispetto ad altri farmaci. "Anche dal punto di vista del colesterolo e tricliceridi, la molecola e' piu' lieve pur non togliendo l'efficacia riconosciuta. E' un farmaco interessante, che risponde decisamente bene".
   L'esperto ricorda che in Italia sono soltanto il 10-15% i sieropositivi che utilizzano la monodose giornaliera. Nel nostro Paese sono 45 mila i trattati con i farmaci contro l'hiv e molti hanno una storia della malattia antica che limita le opzioni possibili. "Sono circa una decina i farmaci possibilii per la terapia 'once a day'e - ha concluso Galli - la tendenza comunque e' la semplificazione e la riduzione degli effetti collaterali. Quando tutte e due le cose sono possibili sicuramente piu' once a day si fara', meglio sara'.

Aids: in Italia test farmaco che aiuta immunità

BANGKOK - Prenderà il via in settembre in Italia la prima sperimentazione clinica al mondo in fase 1-2 di un farmaco anti-Aids di nuova generazione, che funziona aiutando il sistema immunitario a combattere il virus. Sono 50 i pazienti, sieropositivi e già in terapia, finora arruolati in sette centri di Lombardia, Veneto e Toscana nello studio coordinato dall'Istituto malattie infettive dell'università di Milano. "Il protocollo di ricerca è stato approvato dal comitato etico", hanno detto il direttore della clinica per le malattie infettive dell'università di Milano, Massimo Galli, e Andrea Gori, dello stesso istituto. Lo studio durerà tre mesi e i risultati saranno disponibili nella prossima primavera. Si tratta di un altro passo nella ricerca dei nuovi farmaci anti-Aids, che agiscono potenziando le difese immunitarie (immunomodulanti). Sono farmaci di nuova generazione, destinati a essere utilizzati in combinazione con i tradizionali farmaci antiretrovirali. Finora uno dei maggiori obiettivi della ricerca sui farmaci contro il virus Hiv è stato ridurne il più possibile la presenza nell'organismo, "ma bloccare il virus non è l'unica cosa che conta, è anche importante ripristinare le difese immunitarie", ha osservato Galli. "E' importante cercare di capire ha aggiunto - se, in modo relativamente semplice, con poca tossicità e pochi effetti collaterali, si riesce a migliorare la qualità della vita". La molecola che l'Italia si prepara a sperimentare si chiama tucaresol e agisce sostenendo l'azione delle cellule immunitarie (linfociti T) che aggrediscono il virus Hiv. Nel momento in cui i linfociti riconoscono il virus e si legano ad esso per combatterlo emettono segnali che attivano la molecola e quest'ultima entra in azione rafforzando l'azione dei linfociti.

 

AIDS: BANGKOK; STRATEGIA USA NEL MIRINO DELLE CONTESTAZIONI

Bangkok, 15 lug. - "Non se ne parla neanche...": sono bastate poche parole al capo della delegazione statunitense a Bangkok, Randall Tobias, per liquidare l'appello del segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, che ieri aveva chiesto agli Usa un miliardo di dollari all'anno per la lotta all'Aids. "Non se ne parla neanche: 200 milioni di dollari, la cifra destinata dagli Usa al Global Fund per il prossimo anno, e' una cifra piu' che adeguata per rispondere alle esigenze", ha detto a Tobias, 'intercettato' da un gruppo di cronisti a margine del XV summit internazionale sull'Aids, in corso in Thailandia.
   La polemica sui finanziamenti per la lotta all'Aids ha pesato sul dibattito di tutto il summit di Bangkok. Il Global Fund to fight Aids, Tubercolosis and Malaria e' una partnership pubblico-privata nata nel 2002, su proposta dello stesso Annan, e che raccoglie i fondi per la lotta alle tre malattie piu' pericolose e diffuse del pianeta. "Per la lotta all'Aids, Washinton spende quasi il doppio", ha fatto notare Tobias, "di tutto il resto del mondo messo insieme". Ma gli Usa sono contestati perche vogliono fare da soli: il presidente George W.Bush ha infatti promesso di destinare nei prossimi cinque anni 15 milioni di dollari per la lotta all'Aids, ma si guarda bene dall'unire i suoi sforzi a quelli del fondo internazionale. Tobias ha spiegato infatti che il Global Fund costituisce una parte importante nella strategia di Washington, ma che i programmi bilaterali permettono agli Usa di muoversi in modo piu' veloce e incisivo.
   Quando pero', dinanzi all'assise, Tobias ha spiegato la strategia Usa, gli sono piovute addosso le critiche di decine di attivisti; e il coordinatore statunitense e' stato costretto ad interrompere il suo intervento perche' decine di manifestanti hanno fatto irruzione nell'aula magna al grido di 'Bush lie, millions die' ('Bush mente, milioni muoiono'). Gli attivisti sono rimasti nella sala, con i cartelli in alto, per tutto il tempo del suo discorso e hanno chiosato la conclusione del discorso al grido di 'vergogna'.
Alla conferenza partecipano circa 15.000 delegati, scienziati e attivisti arrivati da 162 Paesi.

AMNESTY: AIDS DERIVA DA INEGUAGLIANZA E VIOLAZIONE DIRITTI

La mancata difesa dei diritti e della dignità delle persone alimenta l'epidemia e la rende ancora più grave", ha denunciato Irene Khan, segretario generale di Amnesty International, nel suo discorso alla sessione plenaria della 15esima Conferenza internazionale sull'Aids che si conclude oggi a Bangkok.

"Alcuni governi - ha piegato Khan - cercano ancora di risolvere il problema dell'Hiv con dei trucchetti, e non vogliono riconoscere che la violazione dei più basilari diritti umani accresce la vulnerabilità della gente all'infezione. Le persone sieropositive o affette da Aids sono vittime troppo spesso di gravi offese dei diritti umani".

Le discriminazioni sono rivolte a diversi gruppi sociali: donne, omosessuali, tossicodipendenti, disabili, lavoratori del sesso, rifugiati e minoranze etniche.

Khan ha accusato il governo della Thailandia, ospite della Conferenza, di "sponsorizzare la discriminazione" ai danni dei tossicodipendenti per agire più rapidamente e ottenere maggiori risultati nella lotta contro il traffico di droga. Khan ha anche chiesto al governo cinese di rilasciare 4 persone detenute nella prigione di Henan, per aver protestato contro l'inadeguatezza dei servizi sanitari e assistenziali.

Aids: Onu, In Africa Aspettativa Vita Non Supera 33 Anni 

Roma, 15 lug. - L'Aids sta drammaticamente accorciando l'aspettativa di vita, che in alcuni Paesi dell'Africa non supera i 33 anni. Lo sottolinea il Rapporto 2004 delle Nazioni Unite sullo sviluppo umano, presentato oggi a Ottawa, in Canada. "Negli ultimi dieci anni, in ventidue Paesi - afferma Sakiko Fukada-Parr, coordinatrice del lavoro - Hiv e Aids sono diventati un pesante ostacolo allo sviluppo". Il Rapporto stila una sorta di classifica di oltre 170 Stati in base al benessere, esaminando fattori come l'aspettativa di vita o l'educazione. La Norvegia conserva, per il quarto anno consecutivo, il primo posto, seguita da Svezia, Australia e Canada. Gli Usa occupano l'ottava posizione, la Gran Bretagna la dodicesima. L'Italia si trova al ventunesimo posto. Chiudono la classifica Burundi, Mali, Burkina Faso, Niger e Sierra Leone, 'fanalino di coda' per il settimo anno consecutivo dopo dieci anni di guerra civile. Le profonde differenze fra i Paesi in cima e quelli in coda alla classifica diventano più evidenti esaminando l'aspettativa di vita: quasi 79 anni per un bimbo nato in Norvegia fra il 2000 e il 2005, contro gli appena 32,4 di un coetaneo dello Zambia. Un crollo dovuto alla diffusione dell'Hiv e della malattia. In Zambia il 16,5% della popolazione e' sieropositiva, nello Zimbabwe lo e' un adulto su quattro. ''L'emergenza Aids - ricorda Mark Malloch Brown, capo del Programma Onu per lo sviluppo - danneggia gli Stati a tutti i livelli, perche' la malattia attacca le persone nei loro anni più produttivi''

 

AIDS: MANDELA, "MAI UNA MINACCIA PIU' GRANDE PER UMANITA'

 Bangkok, 16lug.- "Nel corso della storia umana non c'e' mai stata una minaccia piu' grande dell'epidemia dell'aids. La nostra attenzione non puo' essere distratta o spostata su problemi che apparentemente sono piu' pressanti e la storia dira' che rispondiamo con la necessaria energia e risorse alla lotta contro l'epidemia". Lo ha detto Nelson Mandela, in chiusura della XV conferenza Internazionale sull'aids di Bangkok, due giorni prima del suo 86.mo compleanno. L'ex presidente sudafricano ha affermato: "Non potra' esserci un miglior compleanno di sapere che c'e' un forte impegno dei leader dei settori della societa' per una azione forte contro l'aids. Sappiamo che cio' puo' essere fatto. Sono contento perche' possiamo vincere questa sfida". "Non possono mettermi a riposo - ha dichiarato - finche' non saro' certo che ci sara' una risposta globale contro l'avanzata dell'epidemia. Viviamo in una umanita' comune con i nostri fratelli e sorelle che soffrono. Ciascuno si chieda cosa puo' fare nella lotta contro l'aids. Non dobbiamo mai dimenticare le nostre resposanbilita'. Piu' volte, durante la conferenza mondiale di Bangkok, Nelson Mandela ha invitato organizzazioni internazionali, ma anche semplici cittadini, a unire le forze per contrastare l'epidemia. Serve unita', ha affermato anche oggi, e servono soldi. ''Abbiamo sottolineato l'importanza del Fondo Globale per la lotta contro l'Aids, la malaria e la tubercolosi e il buon lavoro che questo sta finanziando in 127 Paesi'', ha detto mentre gruppi di attivisti presenti fra il pubblico alzavano striscioni bianchi e neri che invitavano ad aumentare i finanziamenti per il Fondo Globale promosso nel 2001 dalle Nazioni Unite.
''Abbiamo bisogno ha aggiunto Mandela di realizzare una partnership fra pubblico e privato, nell'ottica del Fondo Globale. Invitiamo ognuno a contribuire adesso al finanziamento del Fondo''.
L'altra grande sfida per i Paesi in via di sviluppo e', secondo Mandela, sviluppare programmi globali per la prevenzione e la cura dell'Aids. E' un impegno che la Fondazione creata da Mandela ha assunto in prima persona con la campagna ''46664'', chiamata con il numero di matricola che aveva come detenuto. In questo impegno, ha proseguito, ''ha una grande importanza consentire l'accesso ai programmi di terapia basati sui farmaci antiretrovirali, urgenti per riuscire a salvare adesso milioni di vite''. Un'altra emergenza e' prendersi carico della fasce sociali piu' deboli e minacciate dall'epidemia, come rifugiati, immigrati, tossicodipendenti, detenuti e mondo della prostituzione. ''Come ex detenuto 46664 ha detto - ho un posto speciale nel cuore per tutti coloro ai quali viene negato l'accesso ai diritti umani fondamentali. Chiediamo ai Governi con forza di promuovere i cambiamenti politici necessari per proteggere i diritti umani di coloro che soffrono a causa della discriminazione''. Un discorso, ha precisato Mandela, rivolto non soltanto ai leader politici, ma ai responsabili di ogni settore della societa'. ''Dopodomani, il 18 luglio, compiro' 86 anni. Non potrei avere un regalo di compleanno piu' bello ha concluso del sapere che esiste un rinnovato impegno da parte dei leader di ogni settore della societa' a promuovere azioni concrete e urgenti contro l'Aids. Sappiamo che cosa deve essere fatto, ossia dobbiamo fare tutto cio' che e' stato dimenticato finora. Lasciate che mi goda la pensione mostandomi che siete in grado di affrontare questa sfida''.

AIDS: SONIA GANDHI, INDIA ACCOGLIE SFIDA FARMACI GENERICI

 BANGKOK, 16 LUG -  Nel recente passato l'India non ha incluso la terapia con farmaci antiretrovirali nei programmi del controllo dell'aids a causa del loro alto prezzo e delle ridotte risorse, ma ora le cose stanno cambiando e sono partiti i primi programmi governativi che prevedono l'utilizzo della terapia con farmaci generici. Lo ha detto Sonia Gandhi, presidente del partito Indian National Congress alla cerimonia conclusiva dell XV congresso internazionale sull'aids di Bangkok, ricordando che negli ultimi anni il programma nazionale di controllo dell'aids in India ha avuto numerosi successi: la donazione di sangue e' diventata piu' sicura, e' stato incrementato l'uso del profilattico, e cio' potra' avere un significativo impatto sulla prevalenza delle infezioni, soprattutto nelle aree ad alto rischio. "Stiamo sviluppando, inoltre - ha reso noto la signora Gandhi - iniziative per il vaccino attraverso collaborazioni internazionali ma siamo anche consapevoli che il vaccino non sara' disponibile per un tempo significativo. Spero che presto potremo partire con la sperimentazione. "Parliamo di strategie, programmi e priorita' - ha aggiunto - ma non possiamo dimenticarci che parliamo di uomini, donne e bambini le cui sofferenze devono essere accolte con grande solidarieta'. Gli scenari dell'infezione vedono il nostro paese... in un ruolo preminente. Sottolineo la capacita' e la determinazione del Governo e dei cittadini dell'india a cogliere questa sfida come facemmo contro il vaiolo alcuni decenni fa. Siamo impegnati su sfide sociali, politiche e tecnologiche e sono fiduciosa per il futuro. L'India gioca numerose sfide di sanita' pubblica nella crescita economica e nel sociale e negli interventi di sviluppo umano. "Il controllo dell'aids gia' incide per circa il 10% del nostro budget nazionale di salute. Molti nel mio paese ritengono, pero', - ha aggiunto la Gandhi - che stiamo pagando un'attenzione sporporzionata all'hiv e aids rispetto all'espansione della malaria e della tubercolosi. La settimana scorsa e' stato incrementato il budget del 2004 per l'organizzazione nazionale per il controllo dell'aids, ma ritengo che la cifra dovra' essere aumentata. Il Governo dell'India, entrato in carica 50 giorni fa, ha puntato la sua attenzione sul bisogno di rafforzare la lotta all'aids, che significa incrementare i fondi, dare facilitazioni alle organizzazioni non governative (Ong), incrementare l'educazione e favorire i servizi sanitari ai cittadini". Per Sonia Gandhi e' anche importante il supporto della comunita' internazionale, di agenzie governative e fondazioni filantropiche. Attualmente imprenditori, leader politici, stelle del cinema e dello sport sono impegnati in India in una campagna di attenzione pubblica per spiegare con forza la necessit' di combattere l'apatia e rimuovere molte credenze sui pazienti hiv che ancora esistono nell'opinione pubblica. Le associazioni non governative sono coinvolte in numerose iniziative di pubblica informazione, educazione e comunicazione, sorveglianza della malattia, appoggio ai pazienti, in particolare a donne e bambini. "Riconosco il loro impegno. Io stessa - ha dichiarato la signora Gandhi - sono a capo di una ngo, la Rajiv Gandhi Foundation, che e' stata attiva nel favorire il test e nell'attenzione ai malati. Molto puo' essere fatto, in primo luogo c'e' bisogno di combattere... la discriminazione e salvaguardare i diritti dei malati con aids con particolare accesso all'informazione, servizi e trattamento. Poi e' necesssario integrare prevenzione e trattamento e combattere le convinzioni sociali che possono peggiorare il problema. Le mie esperienze con i pazienti con hiv mi hanno aperto il cuore perche' vengono colpiti non solo i malati ma anche le loro famiglie. In questi anni ho provato una forte emozione nel vedere malati che hanno perso il lavoro, osteggiati dalla comunita' e senza piu' speranza di veder crescere in salute i propri figli, bambini negli orfanotrofi che nessuno vuole.

AIDS: PRETE AFRICANO SIEROPOSITIVO, VINCERE E' POSSIBILE

BANGKOK, 16 LUG Sconfiggere l'epidemia di Aids e' possibile, ma per riuscirci bisogna unire tutte le forze disponibili, fino a diventare piu' forti del virus Hiv: torna a rompere il silenzio in chiusura della conferenza mondiale sull'Aids di Bangkok Gideon Byamugisha, il primo prete africano che nel 1992 ha avuto il coraggio di denunciare apertamente il suo stato di sieropositivita'.
''Come leader religiosi - ha osservato Gideon Byamugisha - possiamo insegnare una combinazione di cio' che e' lecito e sicuro'' per quanto riguarda i comportamenti sessuali sociali e culturali. ''In questo - ha aggiunto - non c'e' contraddizione. Possiamo preparare anime per il paradiso e nello stesso tempo proteggerle da sofferenze, dolore e morte che e' possibile prevenire o controllare''. Da allora il sacerdote ha dedicato la sua vita a rompere il silenzio sull'Aids e combattere lo stigma e le discriminazioni legate alla malattia. ''Quando gli sforzi sono piu' grandi della crisi, diventa possibile sconfiggere sia il virus Hiv sia l'Aids'', ha detto oggi in una conferenza stampa.
Sono ancora numerosi gli ostacoli su questo cammino, ha aggiunto, primi fra tutti la mancanza di informazione e strutture, insieme ai numerosi e radicati pregiudizi contro le persone sierpositive. Tuttavia, ha aggiunto, ''nonostante ci troviamo ad affrontare sfide difficili, fare progressi e' possibile''. Per riuscire in questo, ha rilevato, bisognera' ''fare in modo che la speranza diventi piu' grande della debolezza''.
Preghiere, politica, piani, programmi, personale e partnership e' lo slogan con cui ha indicato le risorse necessarie per lottare contro l'Aids il prete chiamato dalla sua gente ''Sipo'', ossia ''dono di Dio''.
Subito dopo avere dichiarato apertamente di essere sieropositivo, 12 anni fa, Gideon Byamugisha ha lasciato il suo incarico nel Bishop Tucker Theological College in Uganda per intraprendere un programma provinciale di educazione sull'Aids. Piu' tardi ha proseguito il suo lavoro presso la diocesi di Namirembe, dove per sette anni ha diretto il programma locale per la lotta all'Aids; nel 2002 si e' unito alle Hope Imitative Team e lo scorso anno e' stato chiamato dal Governo ugandese a far parte della Commisione nazionale Aids.

Aids: Bangkok, il diario di Paola Giuliani (Action Aid)

BANGKOK - Sono emozionata. Si e' appena conclusa la cerimonia di chiusura della conferenza di Bangkok: un'ondata di emozione ed entusiasmo ha investito il leader sudafricano Nelson Mandela, alle soglie del suo ottantaseiesimo compleanno. Applausi accorati e una folla partecipe e affettuosa hanno accompagnato le parole di Nelson Mandela. Fortissimo il suo messaggio a tutti noi presenti, ad ogni singolo cittadino del mondo: il mondo non puo', non deve dimenticare la sofferenza e gli abusi dei diritti umani perpetrati, in ogni parte della terra, ai danni dei piu' deboli."E' questa l'opportunita' per dimostrare che condividiamo la condizione del genere umano. Non dobbiamo MAI ridurre il problema dell'HIV/AIDS alle statistiche". Mandela ha ricordato che la responsabilita' nel vincere l'AIDS e' di tutti noi. Fortissimo il suo messaggio ai governi donatori: quando il leader sudafricano ha chiesto contributi sostanziali al Fondo Globale per la Lotta all'AIDS, TB e Malaria, ho capito che noi di ActionAid International, e la coalizione Fund the Fund, non siamo soli nella nostra lotta. Abbiamo sollevato con orgoglio e gratitudine i due grandi striscioni che recitavano "Round 5 now" (n.d.r. nuovo round di proposte di finanziamento al Fondo). Mandela ha chiesto anche un maggior coordinamento delle risorse e degli interventi di lotta alle malattie, a tutti i livelli. E infine una forte leadership, dai politici e da tutti i settori della societa'.

La parola leadership e' stata la piu' utilizzata nella settimana della conferenza, ma oggi i leaders stessi ci hanno ricordato che non tutti coloro che si chiamano leaders esercitano vera leadership. Quella vera, ha detto Nelson Mandela, "richiede impegno personale e azioni concrete: i veri leaders devono guidare la risposta all'HIV con visione trasparente e azioni creative e innovative".

Sono arrivate critiche e richieste precise anche dalla sezione Community" della conferenza: cosa significa davvero accesso per tutti? A partire dai costi di accesso all'evento, 1000 dollari (ma io ho ottenuto un pass gratuito per la sala stampa...), non possiamo certo parlare di cure e assistenza ancora alla portata di tutti!

Si e' parlato di ABC (a=astinenza, be=be faithful, fedelta', c=condoms, preservativi) ma i messaggi di alcuni leader si sono concentrati su A e B dimenticando che C, i preservativi, sono una componente vitale della prevenzione, cosi' come i microbicidi che, se disponibili, potrebbero evitare ben 2,5 milioni di infezioni nelle donne nei prossimi 3 anni.

La cerimonia di chiusura e' stata molto diversa da quella di apertura: ha portato sul palco, al microfono, di fronte ai 19.000 delegati ufficiali e ai leaders politici, la voce diretta dei bambini, delle prostitute, dei transessuali, dei guaritori tradizionali, una e tante voci in difesa dei gruppi piu' deboli e discriminati: ANCHE IO HO IL DIRITTO ALLA SALUTE, ALL'INFORMAZIONE, AD UNA CASA, ALL'ASSISTENZA PSICOLOGICA.

In quei 10 minuti ho visto realizzarsi le speranze, gli obiettivi, l'impegno che dedico al mio lavoro ogni giorno. Appuntamento a Toronto 2006: solo li' riusciro' a toccare con mano se le promesse altisonanti di Bangkok si saranno trasformate in realta' per queste persone.

AIDS: PIOT, E' TEMPO DI METTERE A FRUTTO LE RISORSE

 BANGKOK, 16 LUG E' ora di mettere a frutto tutte le risorse a disposizione nella lotta contro l'Aids. Con questo appello il direttore generale del programma delle Nazioni Unite per la lotta contro l'Aids (Unaids), Peter Piot, ha chiuso oggi i lavori della conferenza mondiale di Bangkok, la piu' grande mai organizzata sull'Aids, con oltre 17.000 partecipanti.
''Adesso sta alla nostra responsabilita' collettiva fare in modo che il denaro lavori a vantaggio della gente'', ha detto. ''E il modo in cui utilizzeremo questa opportunita' ha aggiunto ha importantissime implicazioni per il futuro. Non dobbiamo lasciarci sfuggire nuovamente questa possibilita'''. Con un fortissimo invito all'impegno nella lotta contro un'epidemia che mostra ormai il suo volto piu' minaccioso, ad aumentare i finanziamenti e a sconfiggere i pregiudizi contro tossicodipendenti, donne e prostitute, e a rendere le cure disponibili per tutti si chiude il sipario sulla conferenza mondiale e si apre una nuova pagina nella storia della lotta contro l'Aids all'insegna di una collaborazione globale.
''Ho bisogno di amici, di andare a scuola e di giocare e devo capire perche' non possono darmi le medicine che mi servono'': le parole del bambino africano sieropositivo che nella cerimonia di chiusura ha parlato a nome di una delle comunita' sociali impegnate nella lotta contro l'Aids sono il simbolo dell'obiettivo di un impegno ormai diventato globale e che, come hanno rilevato oggi anche Nelson Mandela e Sonia Gandhi, deve coinvolgere tutti, dai leader politici ad ogni singolo cittadino in prima persona.
Ha richiamato all'impegno anche il direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' (Oms), Jong-Wook Lee, che ha rilevato come l'Oms si stia impegnando per rendere disponibili i test e per fare in modo che le Nazioni Unite e altre organizzazioni possano acquistare i farmaci anti-Aids sicuri, efficaci e a prezzi convenienti. ''Continueremo a promuovere programmi di prevenzione, compreso l'uso del profilattico e sosteniamo i programmi per la limitazione del danno rivolti ai tossicodipendenti'', ha aggiunto.

Aids: Conferenza Di Bangkok Chiude All'Insegna Delle Divisioni - 16 lug. 2004

La XV Conferenza internazionale sull'Aids di Bangkok si e' chiusa all'insegna delle divisioni. Profonda, infatti, e' sembrata la spaccatura tra comunita' scientifica e mondo politico da un lato, e pazienti e associazioni per la loro difesa dall'altro. La chiusura dei lavori sembra quindi far tirare un sospiro di sollievo a quanti sono stati contestati dalle numerosissime manifestazioni messe in campo in tutti i giorni di durata del meeting. Un segnale che trapela anche dal discorso di saluto del ministro della Sanita' thailandese Sudarat Keyuraphan: "Sono contenta che la Conferenza si sia chiusa con successo e senza eventi particolari", ha detto. La rappresentante del governo di Bangkok infatti, cosi' come molti altri politici, presidenti di aziende farmaceutiche e soprattutto rappresentanti dell'amministrazione Usa, e' finita nel mirino degli attivisti e delle associazioni non governative. E forse saranno proprio le manifestazioni di protesta e i 'raid' durante le relazioni dei congressisti a caratterizzare meglio di altre immagini il XV appuntamento dei massimi esperti mondiali di Aids. Per esempio alcune associazioni rappresentative dei tossicodipendenti thailandesi hanno puntato il dito sul primo ministro, Thaksin Shinawatra, accusandolo di aver condotto una "spietata guerra a quanti facevano uso di stupefacenti da iniettare, spingendoli nella clandestinita' e rendendoli, di fatto, difficili da raggiungere da chi porta avanti programmi per lo scambio di siringhe nuove con le usate. Accuse analoghe, questa volta indirizzate alla politica anti-droga Usa, sono state rivolte anche da Paolo Teixeira, delegato brasiliano al meeting: "No alla guerra alla droga che spinge i tossicodipendenti ai margini della societa'", ha detto. Gli Stati Uniti sono stati, comunque, il bersaglio privilegiato delle aspre critiche messe in piazza a Bangkok, per via del loro appoggio a una politica di prevenzione dall'Hiv basata sull'astinenza dai rapporti sessuali. E l'amministrazione Bush e' finita sul banco degli imputati anche per il presunto sostegno alle aziende farmaceutiche, ree di "mantenere il brevetto su alcuni farmaci fondamentali per le terapie anti-Aids, di fatto vanificando lo stesso slogan del congresso, cioe' 'Accesso ai farmaci per tutti'.

Dichiarazione d’impegno contro l’Aids da parte dei leader religiosi

Bangkok  – I leader religiosi che hanno partecipato al XV Congresso internazionale sull’Aids, dopo la conclusione dei lavori hanno pubblicato una “dichiarazione d’impegno” in cui affermano che la risposta alla pandemia è ancora inadeguata.

Nella dichiarazione, i leader di quattro religioni del mondo – buddismo, cristianesimo, islam ed ebraismo – dichiarano che non si fermeranno fino a quando non si realizzerà la promessa che tutti abbiano accesso a cure e medicinali – “accesso per tutti” - e la speranza di un mondo senza Hiv/Aids. “Accesso per tutti” è stato il tema del Congresso internazionale, svoltosi tra l’11 e il 16 luglio a Bangkok.

Di seguito riportiamo il testo integrale della dichiarazione rilasciata dai leader religiosi:

Il tragico tributo dell’Hiv/Aids, così come la continua e rapida diffusione nella maggior parte del mondo, rende urgente l’appello per un nuovo impegno dei credenti verso l’obiettivo dell’“accesso per tutti”.

La crisi dell’Hiv/Aids ci ha riunito insieme perché tutti conviviamo con questa malattia. È necessario che le diverse comunità religiose condividano conoscenze ed esperienze in modo che i nostri sforzi diventino sempre più efficaci e completi. Cercheremo di avviare una nuova cultura della cooperazione interreligiosa, rispettando l'unicità delle nostre tradizioni ma puntando ai valori che condividiamo - la dignità della persona e i diritti umani.

Le comunità religiose hanno fatto abbastanza per rispondere alle sfide urgenti che l’Hiv/Aids pone a individui, comunità e a tutta la famiglia umana? NO! Come leader delle comunità religiose, riunite per la XV Conferenza internazionale sull’Aids, a Bangkok, l’11-16 luglio 2004, riconosciamo con molto rammarico che spesso abbiamo risposto con pregiudizio, ignoranza, paura, atteggiamento giudicante.

Siamo determinati a lavorare insieme e all'interno delle nostre comunità per:

Promuovere dignità, uguaglianza, diritti per tutti;

Discutere in modo aperto e accurato dell’Hiv/Aids e di tutti i mezzi efficaci di prevenzione;

Lavorare per eliminare le cause alla base dell’Hiv/Aids, comprese diseguaglianza di genere, pregiudizi contro stili di vita e orientamento sessuale diversi da quelli della maggior parte della comunità, ingiustizie, distribuzione iniqua della ricchezza;

Vincere silenzio, stigmatizzazione, discriminazione, rifiuto e paura;

Rifiutare quanto detto detto da alcuni leader religiosi, che l’Aids è una forma di punizione o retribuzione divina;

Premere per ottenere maggiori risorse per la lotta all’Hiv/Aids;

Riportare le “buone azioni” e sostenere la ricerca per identificare i mezzi più efficaci di prevenzione e cura;

Garantite l“accesso per tutti” a un’educazione e conoscenza preventiva ed efficace, a cure e trattamenti completi e alla piena partecipazione nella comunità.

Le nostre comunità religiose portano il contributo di esperienze ricche e risorse uniche per adempiere a questi impegni. In maniera specifica ecco cosa faremo:

Implementeremo politiche presso le nostre strutture e istituzioni per combattere ogni tendenza a emarginare le persone che hanno contratto l’Hiv/Aids, sia impiegati sia membri delle nostre comunità.

Con le persone e per le persone che hanno contratto l’Hiv/Aids, chiederemo prezzi più bassi per farmaci e test di laboratorio e l’accesso a formazione, counseling, test volontari e assistenza.

Ci appelleremo a tutti quelli che hanno incarichi politici, in collaborazione con tutti i membri della famiglia umana, affinché adempiano alla grave responsabilità di realizzare il sogno dell’ “accesso per tutti” nella vita quotidiana in tutto il mondo, fra tutti i gruppi di persone e a ogni livello e effettuino un controllo maggiore, serrato e trasparente a questo riguardo.

Garantiremo, attraverso attività educative e incontri della comunità, accurata informazione sui modi che impediscono un’ulteriore diffusione dell’Hiv.

Impegneremo le nostre strutture sanitarie - dai servizi altamente specializzati alle cliniche dei villaggi - così come i nostri sistemi di formazione e sviluppo sociale e comunitario, ad applicare queste strategie in modo completo, universale ed equo.

Destineremo fondi aggiuntivi attingendo dalle risorse delle nostre comunità religiose, per aumentare il nostro contributo alla lotta all’Hi e ci impegniamo a una gestione attenta e a un uso responsabile dei fondi che ci affidano i donatori delle nostre comunità e della comunità internazionale.

Coinvolgeremo le persone che hanno contratto l’Hiv, molte delle quali appartengono alle nostre comunità religiose, nel contrastare questa pandemia.

Presteremo particolare attenzione alle pratiche delle nostre tradizioni religiose che aumentano la vulnerabilità delle donne e delle ragazze, che portano anche il peso maggiore nella lotta a questa pandemia.

Promuoveremo risposte adeguate agli speciali bisogni dei bambini rimasti orfani e resi vulnerabili dall’Hiv/Aids.

Promuoveremo attività di preghiera e formazione sull’Hiv nei nostri luoghi culto e incoraggeremo la scelta di giorni o settimane speciali di preghiera o altre pratiche religiose per soffermarsi sull’Hiv/Aids.

Ci impegniamo a controllare e valutare i nostri progressi per la realizzazione degli obiettivi esposti in questa dichiarazione.

L’Hiv/Aids non conosce confini. Tutte le nostre comunità religiose convivono con essa, e un filo comune nelle nostre religioni è la speranza ispirata dalla fede. Non ci fermeremo fino alla realizzazione della promessa dell’“accesso per tutti” e della speranza di un mondo senza l’Hiv/Aids.

 

 

foto shock prabat namphu

 

speciale Aids Toronto