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AL VIA LA XVI CONFERENZA MONDIALE A
TORONTO
2006

LA MALATTIA E CHI E' AFFETTO

A TORONTO IL
CONGRESSO SULL'AIDS, 24.000 PERSONE DA TUTTO IL MONDO -13/08/2006
TORONTO - Zambia, Zimbabwe, Botswana, Senegal, Costa
d'Avorio, Uganda: e' cambiata la geografia delle sperimentazioni delle nuove
terapie anti-Aids. Manca ancora qualche ora alla cerimonia di inaugurazione
del congresso mondiale sull'Aids, quest'anno ospitato in Canada, a Toronto,
ma e' gia' chiaro che le cose stanno finalmente cambiando. Dopo gli infiniti
appelli all'azione del passato si stanno facendo i primi, piccoli, passi per
rendere effettivamente accessibili nel Sud del mondo le cure e la
prevenzione.
''E' tempo di distribuire'', e' lo slogan di questo congresso, dalle
dimensioni impressionanti, con oltre 24.000 partecipanti da tutto il mondo
tra politici, ricercatori, associazioni impegnate nella lotta all'epidemia.
Tra i personaggi piu' attesi, l'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton,
da tempo impegnato nella lotta contro l'Aids, Bill e Melinda Gates, la cui
fondazione ha recentemente elargito un contributo da 500 milioni di dollari
al Fondo Globale per la lotta contro Aids, tubercolosi e malaria, e l'attore
Richard Gere, presidente di una fondazione che nel congresso di quest'anno
promuove una sessione dedicata al ruolo dei mass media nel favorire
comportamenti a favore della prevenzione e nel ridurre lo stigma.
C'e' tanto ottimismo, ma nessuna illusione: la strada da percorrere e'
ancora molto lunga e per il direttore dell'agenzia delle Nazioni Unite per
la lotta all'Aids (UNAIDS), Peter Piot, ci vorranno ancora decenni di lavoro
prima di avere la meglio su un'epidemia che in 25 anni ha colpito 65 milioni
di persone, uccidendone 25 milioni. I progressi fatti finora in termini di
finanziamenti e accesso alle cure sono importanti, ma guai a rallentare la
corsa.
Per tutti, la sfida maggiore e' riuscire a gestire
a lungo termine, almeno per venti anni ancora, la risposta a una malattia
devastante per i Paesi piu' poveri del mondo, primi fra tutti Africa e
Caraibi.
Anche per il presidente del congresso, Mark Waiberg, ''dobbiamo tradurre in
azioni i progressi fatti finora'' nelle conoscenze scientifiche e negli
strumenti che permettono di prevenire nuove infezioni e prolungare la vita.
Adesso, ha aggiunto, la sfida e' trovare le risorse e la volonta' di
utilizzarle in modo equo ed efficace.
I
meccanismi di finanziamento globali fanno sì che i paesi in via di sviluppo
dispongono oggi di più mezzi nella lotta all’AIDS, ma uno dei problemi
centrali consiste nel fatto che la mancanza di know-how impedisce la
progettazione, la gestione e la realizzazione di programmi nazionali contro
la malattia. Prevenzione, trattamento e cura vengono indicati come elementi
principali di un programma nazionale, che però non vanno ridotti ad una mera
questione sanitaria, poiché nei paesi maggiormente colpiti, l’HIV/AIDS
compromette fortemente le potenzialità del sistema politico e
dell’amministrazione statale. Personale qualificato si ammala o si occupa
dei parenti ammalati dal canto loro, senza poter essere sostituito. Pertanto
sono stati elaborati dei progetti che tendono ad affrontare anche lo stesso
mondo del lavoro, coinvolgendo enti locali e regionali come a.e. in
Sudafrica, Lesoto e Tansania.
La realizzazione pratica di tali progetti costituisce uno degli argomenti
centrali della conferenza che si organizza in sessioni plenarie e sessioni
simultanee, lontana dalle stanze del Vaticano dove, intanto, almeno si
riflette sull’ipotesi se, in caso di malattia accertata, sia lecito l’uso
del preservativo. Al di là delle tematiche discusse durante la conferenza, è
questo uno dei maggiori ostacoli da superare.
PIOT, MILIONI DI
VITE DIPENDONO DA PREVENZIONE - 14/08/2006
TORONTO - Milioni di vite dipendono dalla
prevenzione contro il virus dell'Aids. Ma la maggior parte di esse,
soprattutto coloro che vivono nell'Africa subsahariana e nei Caraibi, non
hanno armi per difendersi. ''Dipendono dalla disponibilita' di fondi per la
prevenzione dell'Hiv'', ha detto il direttore del programma delle Nazioni
Unite per la lotta contro l'Aids (UNAIDS), Peter Piot, aprendo a Toronto il
congresso mondiale sull'Aids in uno stadio affollatissimo e dominato, alle
spalle del palco, da un grande nodo rosso, simbolo della lotta contro
l'Aids.
A lanciare l'appello alla prevenzione, mai cosi' forte negli ultimi anni,
sono stati anche Bill e Melinda Gates, la cui fondazione nei giorni scorsi
ha donato 500 milioni di dollari al Fondo Globale per la lotta contro Aids,
tubercolosi e malaria. Si' alla prevenzione, e soprattutto ''e' tempo di
affidarla nelle mani delle donne'', hanno detto, accolti da un lunghissimo
applauso. Il loro discorso e' stato interrotto due volte con fischi e
contestazioni rivolte da gruppi di attivisti prima contro il presidente
degli Stati Uniti Bush, per gli scarsi contributi al Fondo Globale, e poi
contro il primo ministro canadese, il conservatore Steven Harper, che non e'
intervenuto alla cerimonia. ''Svegliati, Steve!'', c'era scritto sulle
magliette bianche sollevate dagli attivisti come stendardi.
Era invece presente la governatrice generale del Canada, Michaelle Jean.
Soltanto con un grande sforzo comune, ha detto, si potra' sperare di
sconfiggere un'infezione che in Africa ha privato di almeno un genitore 28
milioni di bambini e che ne ha resi completamente orfani 12 milioni. A uno
sforzo collettivo, da ''portare avanti insieme, come fratelli e sorelle'' ha
invitato l'attore Richard Gere, da anni impegnato nella lotta contro l'Aids.
Con un intervento a sorpresa, poco prima
dell'inizio del concerto che ha chiuso la cerimonia, Richard Gere ha
esordito gridando ''hallo Africa!''. Capelli bianchi, barba e spilla con il
nodo rosso, ha ricordato le cifre impressionanti dell'epidemia, con quasi 40
milioni di sieropositivi nel mondo, 25 milioni di morti, 12 milioni di
orfani. ''Sono numeri che aumentano sempre di piu''', ha detto, ''per questo
abbiamo bisogno di essere tutti uniti''.
Ma c'e' anche tanto ottimismo: per Piot ''e' tempo di grandi opportunita' e
grandi speranze, tuttavia e' necessario essere piu' aggressivi e decisi
perche' i progressi fatti nella conoscenza della malattia si traducano in
risultati concreti. E' un congresso speciale, quello che si apre oggi, ha
osservato Piot, ''perche' questo e' un momento molto speciale nella storia
della lotta contro l'Aids: per la prima volta cominciamo a vedere dei
risultati'', ha aggiunto riferendosi ai programmi di prevenzione e cura
recentemente avviati in India e in alcuni Paesi africani. Se in passato la
priorita' era gestire la crisi, ha detto ancora, ''adesso si tratta di dare
una risposta sostenibile'', con programmi destinati a durare per lunghi
periodi. Sono almeno tre le priorita' indicate da Piot: innanzitutto bisogna
concentrare gli investimenti per rendere le cure accessibili e la
prevenzione efficace; perche' questo avvenga e' necessario ''combattere
stigma e discriminazione''; in terzo luogo la lotta all'Aids non deve piu'
essere un'emergenza ma un'azione programmata e duratura.
''Adesso abbiamo i mezzi e l'opportunita' per mettere le cure a disposizione
di tutti'', ha detto la presidente della International Aids Society, Helene
Gayle. La battaglia contro il virus adesso ha bisogno di nuove strategie, e
la prima necessita', ha osservato, e' ''fare in modo che scienza e societa'
collaborino per raccogliere la nuova sfida''. Anche per il presidente del
congresso, Mark Weinberg , la sfida e' rendere le cure accessibili ovunque.
Per tutti, quello che si e' appena aperto e' un congresso destinato a
lasciare un segno. Come esattamente dieci anni fa il congresso di Vancouver
segno' la rivoluzione della triterapia, con la possibilita' di sopravvivere
al virus e convivere a lungo con esso, il congresso di Toronto, ha concluso
Weinberg, ''lascera' come eredita' la disponibilita' delle cure.
Trasformera' in realta' l'accesso ai farmaci e alla prevenzione in ogni
angolo del mondo''.

VELLA, PILLOLA
PREVENTIVA SOLO PER ALTISSIMO RISCHIO
TORONTO - Interesse ma nessuna
grande attesa, dal congresso mondiale sull'Aids che si apre oggi a Toronto,
sulla pillola preventiva contro le infezioni da HIV che si sta sperimentando
in Africa, su un gruppo di prostitute del Ghana.
''E' ancora una sperimentazione, non c'e' nulla di certo ed e' necessaria
molta cautela nell'usare e proporre questa opzione'', ha osservato il
virologo Stefano Vella, dell'Istituto Superiore di Sanita', membro della
commissione scientifica del Fondo Globale contro Aids, tubercolosi e malaria
ed ex presidente della International Aids Society (IAS).
Saranno presentati nei prossimi giorni al congresso i risultati della
sperimentazione del farmaco, chiamato tenofovir, da prendere una volta al
giorno per impedire che il virus HIV infetti le cellule. La comunita'
scientifica li attende con interesse, ma non e' questa la strada su cui si
punta per rendere effettiva la lotta all'Aids nel Sud del mondo.
''Bisogna considerare i costi elevati e gli effetti collaterali'', ha
osservato Vella. ''Non va nemmeno trascurato il contesto molto particolare
nel quale si sta sperimentando questo farmaco: si tratta di una situazione
ad altissimo rischio. Non puo' essere proposto come un'alternativa alla
prevenzione''.
Non va nemmeno dimenticato che si tratta di un vecchio farmaco, del quale si
sta sperimentando un nuovo uso. Ma Vella non ha dubbi che ''non puo' essere
proposto come alternativa alla prevenzione perche' e' comunque una terapia
farmacologica''.
Per il microbiologo Vittorio Colizzi, dell'universita' di Tor Vergata, ci
vorranno diversi anni perche' si possa dimostrare l'efficacia dell'uso
preventivo del farmaco; non e' escluso che la chemioprofilassi possa
funzionare ma la vera prevenzione si fa con i vaccini.
LE TAPPE DEL
VIRUS E COME COMINCIO' IN ITALIA
Due giovani omosessuali romani si presentano
al reparto di immunologia del Policlinico Umberto I di Roma, colpiti da due
malattie poco diffuse: polmonite interstiziale e sarcoma di Kaposi, un raro
tumore della pelle. Inizia cosi' la storia dell'Aids in Italia, un anno dopo
la segnalazione dei primi casi dei centri per il controllo delle malattie
Usa dell'81.
''Da alcuni mesi, dopo le segnalazioni di casi analoghi negli Usa, eravamo
stati messi in allerta - ricorda Fernando Aiuti, l' immunologo e fondatore
dell' Anlaids. Ma c'era un'ignoranza completa sulle cause di quella malattia
che indeboliva velocemente l'organismo''.
Tra il 1982 e il 1984 arrivarono 10 segnalazioni che corrispondevano ai
quadri clinici definiti come immunodeficienza acquisita''. Ma la vera svolta
per questa malattia arriva con la segnalazione del primo caso di Aids in un
tossicodipendente, non legata all'omosessualita': ''da allora - dice l'epidemiologo
Gianni Rezza - la curva dei casi si impenno' e subito dopo comparve la vera
epidemia''. Ecco alcune tappe dell'epidemia:
* Ha inizio il 5 giugno del 1981, la storia dell'hiv, il virus responsabile
di quella che e' stata definita come la 'peste del secolo', l'Aids. Sulle
pagine del 'Morbidity and mortality weekly report', i Centers for Diseases
Control (Cdc) di Atlanta segnalarono un improvviso aumento nei giovani
omosessuali di una forma di polmonite piuttosto rara e di un'altrettanto
poco comune tipologia di cancro. La notizia passa un po' in sordina.
* Nel 1983, il virologo Luc Montagnier identifica il virus Hiv come il
responsabile della malattia; ma bisognera' aspettare il 1985 perche' in
America venga approvato il primo test sugli anticorpi del virus, e perche'
comincino i controlli sul sangue impiegato nelle trasfusioni.
* Nel 1987, negli Stati Uniti, viene approvata la prima terapia per l'Aids
basata su azidotimidina (Azt), sostanza in grado di interferire con la
replicazione del virus. L'anno successivo, a Londra, si costituisce il primo
incontro mondiale del Ministri della Salute sull'epidemia. * Tra il 1991 e
il 1993 in Uganda comincia a diminuire il numero di donne in gravidanza
affette da Hiv: e' il primo successo contro la malattia segnalato in un
Paese in via di sviluppo.
* Nel 1996 le Nazioni Unite istituiscono il programma Unaids, mentre vengono
divulgate le prime prove che la terapia anti-Aids (con gli inibitori delle
proteasi 'Haart' (Highly Active Anti-Retroviral Therapy) e' efficace.
* Nel 1998 il Brasile si laurea primo Paese in via di sviluppo a fornire la
terapia antiretrovirale tramite il servizio sanitario pubblico; intanto
diversi ricercatori registrano le prime resistenze ai farmaci della terapia,
insieme ad un aumento dei casi di infezione.
* Prende il via il progetto italiano per un vaccino che utilizza la proteina
virale Tat, lo studio e' coordinato dalla virologa Barbara Ensoli
dell'Istituto superiore di sanita'.
* 1999, in Thailandia, iniziano gli esperimenti su un potenziale vaccino.
* 2000, secondo l'Oms circa 36,1 milioni di persone vivono nel mondo con il
virus dell' Aids, dopo l'Africa forti preoccupazioni per India, Cina e
Russia.
* Il virus ha radici antiche: una ricerca dell'Universita' cattolica di
Lovanio, in Belgio, ha dimostrato che il progenitore dell'Hiv-1 risale ad
alcuni secoli fa, tra il 1590 e il 1761.
* 2001 a Palermo viene effettuato il primo trapianto ( di rene) su di una
persona sieropositiva. Ad eseguirlo il professor Ignazio Marino.
* 2002 : secondo mons. Javier
Lozano Barragan, presidente del Pontificio consiglio per la pastorale della
salute per difendere la vita non basta curare le malattie, ma e' necessario
''non favorire la morte: condannando l'aborto e esortando all'astinenza,
anche come metodo di prevenzione da gravidanze e virus come l'Aids''.
* Nel 2003 prende il via la prima sperimentazione clinica di un candidato
vaccino composto da frammenti del virus Hiv sintetizzati in laboratorio.
* Nel 2004, la trasmissione del virus da madre a figlio viene impedita nel
97% dei casi, mentre la sopravvivenza di un malato viene stimata in 9 casi
su 10.
* Nel 2005 si presentano i dati della sperimentazione di fase I del vaccino
Ensoli; il ministero affida 21 mln di euro in tre anni all'Iss per gli
ulteriori test mentre il ministero degli Esteri dovrebbe darne altri 28 mln.
* Ogni due ore in Italia una persona si infetta con virus dell' Hiv. Uno su
due lo scopre solo quando la malattia e' diventata conclamata in Aids. Sono
circa 3500-4000 i nuovi sieropositivi ogni anno nel nostro Paese, che sono
spesso diffusori ''inconsapevoli'' dell'infezione.
NEL MONDO UNA
NUOVA INFEZIONE OGNI 6,5 SECONDI
Non ci sono dubbi che l'Aids sia l'epidemia piu'
devastante che abbia mai colpito l'umanita': in 25 anni ha raggiunto 65
milioni di persone e il virus che la provoca, l'Hiv, continua a diffondersi
al ritmo di una nuova infezione ogni 6,5 secondi. Ogni 10 secondi nel mondo
una persona muore per l'Aids o per una malattia correlata. Si stima che ogni
giorno avvengano 11.200 nuove infezioni e circa 8.000 morti.
Soltanto nel 2005, secondo i dati piu' recenti forniti oggi nel congresso,
erano almeno 38,6 milioni di persone avevano l'infezione. Di queste, 4,1
milioni erano nuovi casi. Le morti sono state 2,8 milioni. Le situazioni
piu' critiche sono, attualmente, quelle dell'Africa subsahariana e dei
Caraibi. Ma il virus si sta diffondendo a ritmo sostenuto anche in due Paesi
popolosi come la Cina e l'India. Nella regione europea i casi sono in
crescita soprattutto in Ucraina e nella Federazione Russa.
La regione del mondo piu' colpita e' l'Africa sub-sahariana, dove nel 2005
le persone che vivevano con il virus erano 24,5 milioni. Di queste 2,7
milioni erano nuovi casi e 2 milioni sono morte. Colpite, anche se in misura
decisamente inferiore, le regioni a Nord del Sahara, con 440.000 casi
complessivi, dei quali 64.000 nuove infezioni e con 37.000 morti.
Situazione critica in Asia, con 8,3 milioni di infezioni, delle quali
930.000 sono nuovi casi, e 600.000 morti. In Oceania le persone colpite dal
virus Hiv sono 78.000 (7.200 nuove infezioni) e le morti per Aids sono
3.400.
In America Latina si contano 1,6 milioni di casi, 140.000 dei quali nuovi, e
59.000 morti. Nei Caraibi le infezioni sono 330.000 (37.0000 nuovi casi) e
27.000 morti.
Nelle regioni dell'Europa orientale e dell'Asia centrale le infezioni sono
1,5 milioni (delle quali 220.000 nuovi casi) e 53.000 morti.
In Nord America e nell'Europa centrale e occidentale, infine, le infezioni
sono 2 milioni (con 65.000 nuovi casi) e le morti 30.000.

Canada leader
nella somministrazione terapeutica della marijuana - 14 Agosto 2006
Per
la prima volta, nella storia della conferenza, saranno illustrati i
risultati della somministrazione terapeutica della marijuana ai malati di
HIV/Aids. Con questa iniziativa si cerchera' di informare dell'utilita'
della marijuana nelle terapie per i malati di questo virus.
Il Canada e' uno dei Paesi leader per quanto riguarda le politiche della
somministrazione terapeutica della marijuana. I malati di HIV/Aids, infatti,
possono consumare legalmente la sostanza. Diritti tutelati dalla "Marijuana
Medical Access Regulations".
La
Canadian AIDS Society
e la
Medical Marijuana Information Resource Centre
saranno i padroni di casa della "XVI Conferenza Internazionale
sull'HIV/Aids" che si terra' dal 13 al 18 agosto, a Toronto.
Il rapporto, a cura della Canadian Aids Society, denominato "Our Right, Our
Choice" ha identificato i limiti alla disponibilita' alla sostanza, fornendo
alcune soluzioni: tra cui aumentare l'informazione sull'esistenza di questi
diritti, informando maggiormente i medici che dovrebbero somministrarla.
"Dalle nostre ricerche solo un quarto dei malati di HIV/Aids che consumano
la cannabis terapeutica, hanno ricevuto l'autorizzazione legale, di cui
sarebbero titolari. La maggioranza dei malati prende la cannabis da fonti
illegali, esponendosi ai pericoli del mercato nero", ha dichiarato Lynne
Belle-Isle, della Canadian Aids Society.
"Stiamo diffondendo i risultati clinici dell'efficacia della cannabis, cosi'
come cerchiamo di informare la comunita' internazionale su questo tema.
Siamo fieri di mostrare i nostri progressi nella conferenza, a cui
interverranno personalita' mondiali", ha dichiarato Hilary Black, portavoce
della MMRC.
Bill e Melinda
Gates
TORONTO, 14
ago - E' una lotta al femminile, quella contro l'Aids . ''La priorita' e'
mettere la prevenzione nelle mani delle donne'', hanno detto a Toronto Bill
e Melinda Gates, salutati da un lunghissimo applauso nella cerimonia di
apertura del congresso mondiale sull'Aids.
''Bisogna accelerare la ricerca sui microbicidi e su altri nuovi strumenti
di prevenzione'' e soltanto raggiungendo questi risultati si potra' fare un
altro passo in avanti cruciale nella lotta contro il virus Hiv'', hanno
aggiunto, perche' nuovi microbicidi e farmaci per la prevenzione, compreso
un vaccino preventivo, potrebbero segnare ''una svolta decisiva''
nell'andamento dell'epidemia.
''C'e' un nuovo senso di ottimismo in Africa - ha detto Bill Gates, ''perche'
il mondo sta facendo molto piu' di quanto non abbia mai fatto in precedenza
per sconfiggere l'Aids''.
Iniziative come il Fondo Globale per la lotta contro Aids, tubercolosi e
malaria, al quale nei giorni scorsi la Fondazione Bill e Melinda Gates ha
devoluto 500 milioni di dollari, sono ''un veicolo fantastico per rendere
accessibili le cure e i mezzi di prevenzione che oggi abbiamo a
disposizione''. Terapie e prevenzione devono andare di pari passo, ha detto
Bill Gates, e per Melinda Gates ''e' necessario essere molto decisi nel
mettere gli strumenti di prevenzione a disposizione di tutti coloro che ne
hanno bisogno. Oggi meno di una persona sieropositiva ogni cinque ha accesso
a profilattici, aghi da siringa puliti, informazione e test. C'e' percio' un
motivo molto serio per cui ogni anno ci sono quattro milioni di nuove
infezioni''.
Per Bill Gates e' ''urgente'' accelerare la ricerca su nuovi metodi di
prevenzione. ''Abbiamo bisogno - ha rilevato - di nuovi strumenti che
permettano alle donne di proteggersi, che siano mogli e madri di famiglia o
prostitute. Non ha importanza come vivano, o chi siano: una donna non
dovrebbe mai avere bisogno del permesso del partner per mettere al sicuro la
propria vita''.
Trovare nuovi vie per la prevenzione e' urgente, ma la ricerca su questo
fronte e' troppo lenta, ha detto ancora Bill Gates. Bisogna lottare in
fretta anChe per sconfiggere lo stigma, che e' tanto pericoloso quanto
irrazionale, ha aggiunto Melinda. Lo stigma e' anche ''crudele'' e ha reso
l'Aids un nemico ''ancora piu' difficile da combattere''.
''Tutti noi - ha concluso - abbiamo un ruolo da giocare'' per incrementare
la prevenzione: dai governi, che possono aumentare il finanziamento per la
ricerca in questo campo, alle aziende farmaceutiche, dai ricercatori alle
grandi organizzazioni internazionali.
Una crema,
un gel o una pillola per donne sono le chiavi per fermare l'epidemia di
Aids, ha dichiarato ieri il fondatore di Microsoft, Bill Gates, il quale ha
già donato centinaia di millioni di dollari per la lotta contro il virus Hiv.
Gates ha detto di voler aumentare i fondi devoluti alla ricerca nella
prevenzione e ha invitato governi e altri donatori a fare altrettanto.
"Ci appelliamo a tutti affinché ci aiutino a sviluppare quello che speriamo
possa diventare il prossimo vero successo nella lotta contro l'Aids - la
scoperta di un microbicida o di un medicinale orale in grado di bloccare la
trasmissione dell'Hiv", ha affermato Gates nel discorso di apertura della
sedicesima conferenza internazionale sull'Aids a Toronto.
"Questo potrebbe diventare un punto di svolta nella storia della malattia, e
dobbiamo riuscire a farne una priorità urgente".
Un microbicida è un gel o una crema che una donna può usare per proteggersi
dalla trasmissione per via sessuale del virus dell'Aids.
Alcuni studi suggeriscono che anche determinate pillole già usate contro l'Hiv
possano aiutare a proteggere il pubblico dall'infezione.
L'Organizzazione mondiale della sanità stima che circa la metà dei 39
millioni di persone affette da sindrome da immunodeficienza siano donne, e
che l'Hiv si trasmetta prevalentemente attraverso rapporti sessuali
eterosessuali.
Nell'Africa subsahariana, dove si concentra il 64% dei malati di Hiv, sono
più le donne ad essere infettate che gli uomini . La maggior parte dei
bambini che soffrono di Aids hanno contratto il virus durante la gestazione.
Putroppo, ancora non esistono cure o vaccini contro l'Hiv.
"La quantità di soldi necessari a garantire universalmente il trattamento
per i malati e la prevenzione necessaria superano di gran lunga quelle a
disposizione di qualsiasi governo o fondazione", ha dichiarato Gates durante
una conferenza stampa.
"Stiamno aumentando i fondi da investire in cose come il microbicida o i
medicinali orali che possono prevenire la trasmissione dell'Aids.
NUOVI MODI PER
USARE VECCHI MEDICINALI
I ricercatori dell'istituto Family Health International sono convinti che
una delle pillole già utilizzate in un cocktail anti-Hiv chiamata Tenofovir,
prodotta dalla ditta californiana Gilead Sciences sotto il marchio Viread,
potrebbe prevenire soggetti sani dal contrarre il virus. Uno studio
dell'istituto che mira a dimostrare che le donne possono assumere questa
pillola senza rischi sarà presentato alla conferenza.
Inoltre, ben 16 microbicidi sono in via di sperimentazione, di cui cinque in
fase avanzata.
Vanno da gel a base di un estratto di alghe già ampiamente utilizzato
nell'industria alimentare e cosmetica, ad alcuni mediacinali anti-Hiv messi
in creme o gel da applicare direttamente alla vagina.
"Se si applica il Tenofovir a livello vaginale facendolo penetrare nelle
cellule dei tessuti, quando il virus le attacca non si può replicare e
muore", afferma in un'intervista la dottoressa Zeda Rosenberg,
amministratrice delegata dell'International Partnership per i Microbicidi.
Il vantaggio di questi nuovi metodi di
prevenzione è che la donna li può usare tranquillamente, senza dover
chiedere al marito o al partner di usare un profilattico o di astenersi dal
fare sesso.
CLINTON E GATES, VACCINI E CURE
NON BASTERANNO - 14/08/2006
TORONTO
- Non bastera' avere nuovi farmaci ne' un vaccino contro l'Aids: quello che
serve per riuscire a sconfiggere il virus Hiv e' un approccio globale basato
sulla prevenzione e che passi attraverso nuove politiche di educazione e
soprattutto che preveda la lotta allo stigma. Ne sono convinti l'ex
presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e Bill Gates, che gia' in apertura
del congresso mondiale dell'Aids di Toronto ha indicato la prevenzione con
una delle priorita' nella lotta all'Aids. Entambi sono stati oggi
protagonisti di un dibattito sulle strategie future per combattere
l'epidemia.
I costi della lotta contro l'Aids sono impressionanti, ha detto Clinton:
''basta pensare all'enorme sforzo necessario per dare accesso ai test,
mentre i costi per la prevenzione dell'Aids pediatrico sono addirittura
proibitivi''. Tuttavia, ha aggiunto, impegnarsi in questa direzione ''vuol
dire poter dare una speranza per il futuro''.
Anche per Bill Gates bisogna ''lavorare i piu' sull'educazione'' perche' la
prevenzione possa funzionare e soprattutto perche' ''i Paesi piu' poveri
riescano a contrastare l'epidemia''. Ma soprattutto per Clinton ''si deve
continuare a combattere lo stigma, combattere contro la paura di fare il
test e perfino di andare dal medico''.Favorire il dialogo e combattere i
comportamenti a rischio sono, per Bill Gates, le armi principali per
combattere lo stigma. Ma l'assedio al virus deve essere globale e quindi
saranno necessari, nello stesso tempo, nuovi strumenti di prevenzione.
''Soltanto in questo modo sara' possible cambiare il corso della malattia'',
ha aggiunto, e questo potrebbe richiedere tempi lunghi.
Raccogliere la sfida della prevenzione e' tutt'altro che facile: ''serve un
grande sforzo organizzativo'', ha osservato Clinton. ''Stiamo lavorando
tutti insieme'', ha aggiunto, e nello stesso tempo ''le azioni vanno
promosse Paese per Paese, area per area'', considerando le differenze
sociali e culturali.
''Sul fronte della prevenzione - ha detto ancora l'ex presidente degli Usa -
tutto e' piu' complesso, e bisogna tenere conto di un insieme di fattori''.
Altrettanto importanti sono il dialogo e l'educazione dei giovani. ''Un
problema importantissimo, perche' l'Aids puo' compromettere tutto il loro
futuro''. La sfida, per entrambi, e' riuscire a portare la prevenzione
ovunque, superando differenze psicologiche e culturali. L'obiettivo, ha
concluso Clinton, e' promuovere un'azione di prevenzione globale, capace di
raggiungere ''anche i villaggi piu' poveri dell'Africa''.
PREVENZIONE, SI SPERIMENTA SU SEI
FRONTI
Circoncisione, diaframma, farmaci orali, microbicidi, farmaci anti-herpes e
vaccini: sono le sei vie che si stanno esplorando per mettere a punto nuovi
mezzi efficaci per la prevenzione dell'Aids. L'appello a finanziare nuove
ricerche sulla prevenzione e a sfruttare pienamente le possibilita'
esistenti e' uno dei motivi dominanti del congresso mondiale sull'Aids in
corso a Toronto.
L'Africa e' la protagonista dei test in corso, con 11 Paesi nei quali sono
stati avviati gli studi, seguita da America Latina e Asia. A finanziare le
ricerche sono soprattutto universita', centri di ricerca statunitensi e
fondazioni private, piu' raramente istituzioni nazionali e aziende
farmaceutiche.
La caccia alle nuove armi per impedire l'infezione sta entrando nel vivo, ma
secondo il Gruppo di lavoro per la prevenzione globale dell'Hiv al momento
''non c'e' nessun proiettile magico per la prevenzione dl virus Hiv. Nessuno
dei nuovi metodi preventivi in fase di test risulta da solo efficace al 100%
e deve percio' esser utilizzato in combinazione con altri sistemi'', come
profilattico, campagne di informazione, test anti-Hiv e terapie per altre
malattie sessualmente trasmesse.
Ecco la mappa dei test che, entro due anni, potrebbero dare i primi
risultati su metodi di prevenzione piu' efficaci:
- CIRCONCISIONE: l'osservazione che nei Paesi con un'alta percentuale di
maschi circoncisi il tasso di infezione e' piu' basso ha portato ad avviare
nel 2005 la prima sperimentazione di circoncisione a scopo preventivo in
Sudafrica, mostrando che gli uomini circoncisi sono del 60% meno a rischio
di infezione. Gli studi, finanziati e condotti da piu' universita' americane
e National Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti sono in corso in
Kenya (su 2.500 uomini) e Uganda oltre 6.000).
- DIAFRAMMA: l'ipotesi e' che questa barriera utilizzata da tempo come
contraccettivo possa proteggere le donne dall'infezione da Hiv. Una
sperimentazione per verificarne l'efficacia e' in corso su oltre 5.000 donne
in Sudafrica e Zimbabwe, finanziata da universia' della California a San
Francisco e Fondazione Bill e Melinda Gates. I risultati sono attesi nel
2007.
- FARMACI ANTIRETROVIRALI: ricerche su animali hanno dimostrato che alcuni
farmaci anti-Aids possono prevenire l'infezione negli adulti sani. Questo
approccio, chiamato profilassi pre-esposizione (Prep), si sta sperimentando
in Africa, America Latina e Asia. E' la cosiddetta pillola preventiva, che
si sta sperimentando su gruppi ad alto rischio in Thailandia (su 1.600
tossicodipendenti), in Botswana (1.200 uomini e donne) e Peru' (1.400 uomini
omosessuali). A guidare gli studi sono NIH e i Centri per il controllo delle
malattie (CDC) degli Stati Uniti, i risultati sono attesi fra il 2007 e il
2008.
- FARMACI ANTI-HERPES: si ritiene che l'herpes, un'infezione diffusa nel 70%
delle persone nell'Africa sub-sahariana, possa triplicare il rischio di
trasmissione del virus Hiv. Sono cosi' partiti due studi basati sulla
molecola acyclovir, non piu' coperta da brevetto, in Africa (Sudafrica,
Zambia e Zimbabwe), America Latina (Peru') e Stati Uniti. Sono stati
arruolati complessivamente quasi 3.300 uomini e donne e i risultati
dovrebbero essere pronti fra il 2007 e il 2008.
- MICROBICIDI: sono gel o creme da applicare nella vagina o nel retto per
ridurre la trasmissione del virus Hiv. Si stanno sperimentando cinque
sostanze diverse di prima generazione (i cui risultati sono attesi per il
2008), piu' alcune molecole di seconda generazione specificamente progettate
per contrastare il virus dell'Aids per le quali si ritiene che i test
dureranno ancora 10 anni. Gli studi sono in corso in India e in Africa
Nigeria, Malawi, Sudafrica, Tanzania, Zambia, Zimbabwe, Benin, Burkina Faso,
Uganda) e coinvolgono oltre 22.000 donne. I programmi sono gestiti
principalmente da Agenzia americana per lo sviluppo internazionale (Usaid),
NIH, Family Health Internatinal (FHI), Fondazione Gates e Medical Research
Council (MRC) britannico.
- VACCINI: restano la speranza piu' grande di riuscire a sferrare il colpo
decisivo all'epidemia. Sono almeno 30 i candidati vaccini allo studio, ma
secondo gli esperti ci vorranno ancora dieci anni prima di avere risultati
significativi. Gli studi nella fase piu' avanzata sono in corso in
Australia, Brasile, Canada, Repubblica Dominicana, Giamaica e Peru'
(complessivamente su 3.000 fra uomini e donne). Lo studio piu' vasto e' in
corso in Thailandia su 16.000 persone.
FONDO GLOBALE ANTI AIDS:ITALIA
BOCCIATA IN PAGELLA DONATORI - 15/08/2006
TORONTO - Italia bocciata nella pagella dei
maggiori Paesi industrializzati chiamati a contribuire al Fondo Globale per
la lotta contro Aids, tubercolosi e malaria per il 2006 e il 2007. Mentre il
Fondo comincia finalmente a funzionare, con l'arrivo sempre più intenso di
richieste di finanziamento da parte dei paesi in via di sviluppo, alcune
delle maggiori associazioni internazionali impegnate nella lotta contro
l'Aids denunciano i ritardi nelle donazioni da parte dei Paesi del G7 e nel
congresso mondiale sull'Aids di Toronto presentano una "pagella" nella quale
l'Italia risulta in ritardo da almeno due anni, insieme a Germania, Giappone
e Stati Uniti.
Soltanto Francia, Irlanda e Svezia hanno raggiunto il massimo dei voti nella
classifica stilata dal gruppo di associazioni che comprende Global Aids
Alliance, Health Gap, Results e la Ecumenical Advocacy Alliance. "L'Italia -
rilevano - si è distinta per essere l'unico Paese del G7 a non assolvere
affatto i suoi impegni". Tra i Paesi che non fanno parte del G7, Austria,
Belgio, Finlandia, Portogallo e Svizzera sono in ritardo nelle donazioni.
"Offensivo" viene poi definito il comportamento di Australia, Grecia e Nuova
Zelanda, per non avere dato nessun contributo per il periodo 2006-2007.
Il Fondo
Globale di lotta all'Aids registra un'impennata di richieste di
finanziamento dai Paesi in via di sviluppo, Africa in particolare . Sono
stati 97 i Paesi che hanno partecipato all'ultimo bando per chiedere fondi
da destinare a progetti che per il 40% riguardano la lotta all'Aids, per il
31% la malaria e il 29% la tubercolosi, e che complessivamente ammontano a
5,8 miliardi di dollari.
In India potrebbe uccidere 11 mln
di persone in 20 anni
Undici
milioni di persone vittime dellAids in 20 anni. E lo scotto che l'India
potrebbe pagare nel prossimo ventennio al virus. E non solo. A queste
vittime, infatti, si aggiungono i 5 milioni di bambini che non nasceranno
perché le loro giovani madri perderanno la vita a causa di questa malattia.
A lanciare lallarme è un rapporto pubblicato sul Times of India, che stima i
danni che lAids potrebbe provocare nella popolazione indiana negli anni a
venire.
Nel documento si ipotizza che la popolazione, che nel 2026 dovrebbe
raggiungere 1,4 miliardi di persone, potrebbe perdere l1,2% della sua gente
a causa del virus. LUnaids, agenzia delle Nazioni Unite che si occupa
dellHiv e dellAids, sostiene che attualmente sono 5,7 milioni gli indiani
sieropositivi, un numero che vale allIndia il triste primato di Paese con il
più alto numero di casi di Hiv, dopo aver superato il Sud Africa allinizio
di questanno. Ma il ministero della Salute del sub-continente continua a
sostenere che il numero di indiani sieropositivi è di 5,2 milioni, 500 mila
malati in meno, dunque, rispetto alla stima dellUnaids. Se non fermeremo
lAids adesso - ammette tuttavia Mani Shanker, ministro del Governo indiano -
lIndia supererà il triste destino del Sud Africa. Dove una persona ogni nove
è affetta da Hiv o Aids conclamato, su una popolazione di 45 milioni di
persone. Le associazioni anti-Aids indiane, tuttavia, sostengono che il
numero di malati in India è in realtà di gran lunga maggiore rispetto alle
stime ufficiali, poiché in tanti continuano a nascondere la malattia per
evitare lemarginazione sociale. Oggi, intanto, esponenti del Governo hanno
annunciato piani di comunicazione che verranno diffusi nelle campagne e
nelle zone rurali. E lì, infatti, che vive il 60% della popolazione indiana.
IN PAESI POVERI
CURATO SOLO 1 MALATO SU 5, DIFFERENZE FRA STATI
Nei paesi poveri del mondo solo una persona su cinque colpite dal
virus dell'Hiv riceve trattamenti 'ad hoc', per un totale di 1 milione
300mila malati. Ma le disparità nell'accesso alle cure si fanno sentire
anche fra i diversi paesi in via di sviluppo. Il Brasile, ad esempio, ha
reso possibile le cure a tutti i sieropositivi, mentre il Sudafrica, dove
vivono 5,5 milioni di malati continua ad avere politiche incoerenti.
L'India, che conta sei milioni di sieropositivi, preferisce esportare i
farmaci generici piuttosto che curare i propri pazienti. La Cina, infine,
rimane un'incognita per gli epidemiologici occidentali. Come accaduto per la
Sars o l'influenza aviaria, applica anche per l'Aids il 'silenzio radio'.
Aids:Africa aumenta richiesta
fondi
Comincia a funzionare la grande macchina dei
finanziamenti del Fondo Globale per la lotta ad Aids, tubercolosi e malaria,
che ha finora raccolto 8,9 miliardi di dollari da donazioni pubbliche e
private. Anzi, quella che si registra in questi giorni e' addirittura
un'impennata di richieste di finanziamento da parte dei Paesi in via di
sviluppo, in particolare da quelli africani.
''E' una buona notizia'', ha detto nel congresso mondiale sull'Aids in corso
a Toronto il direttore esecutivo del Fondo Globale, Richard Feachem.
Sono stati 97 i Paesi che hanno partecipato all'ultimo bando, chiuso qualche
giorno fa, per chiedere fondi da destinare a progetti che per il 40%
riguardano la lotta all'Aids, per il 31% la malaria e il 29% la tubercolosi,
e che complessivamente ammontano a 5,8 miliardi di dollari.
Cifre che confermano la sensazione che qualcosa nei Paesi di sviluppo stia
realmente cambiando e che tutte le conoscenze e le risorse accumulate finora
comincino ad andare a destinazione.
Considerando i finanziamenti appena assegnati, attualmente il Fondo Globale
alimenta circa 400 programmi in 132 Paesi, per un valore di circa 9 miliardi
di dollari. Uno sforzo che, soltanto per l'Aids, si e' tradotto in cure con
terapie antiretrovirali per 544.000 persone. L'obiettivo entro i prossimi
quattro anni e' dare i farmaci ad un altro milione e mezzo di persone.
Questa tornata di richieste di finanziamento, le ultime delle quali sono
giunte a ridosso della chiusura del bando per quest'anno, ''e' cruciale per
assistere i Paesi nel raggiungere obiettivi globali tesi a favorire
l'accesso alle terapie e alla prevenzione entro il 2010'', ha osservato
Feachem. ''E' anche molto importante - ha aggiunto - che i Paesi conducano
campagna nazionali contro la malaria e la tubercolosi. Le numerose richieste
di finanziamento arrivate al Fondo mostrano che tanti Paesi stanno
moltiplicando gli sforzi. E' proprio un'ottima notizia''.
L'Africa e' la grande protagonista di questo risveglio. E' infatti dal
continente piu' devastato dal virus Hiv che arriva ben il 50% delle
richieste di finanziamento, relative al 60% dei fondi assegnati. E i Paesi
africani, ha detto al congresso di Toronto il ministro della Sanita' etiope,
Tedros Adhanom Ghebreyesus, sono consapevoli che ''il Fondo Globale e' un
importantissimo partner nella lotta contro Aids, tubercolosi e malaria''.
IN ARRIVO I NUOVI FARMACI,
FUNZIONANO COSI' - 16/08/2006
TORONTO - Buone notizie sul fronte delle terapie
anti-Aids dal congresso mondiale di Toronto. Dopo tanti anni di attesa,
arrivano dati positivi su due nuove classi di farmaci in fase avanzata di
sperimentazione e c'e' ottimismo anche per risultati ottenuti utilizzando in
modo nuovo, piu' semplice ed efficace, farmaci disponibili da tempo.
In un momento in cui nel mondo occidentale i farmaci anti-Aids hanno
permesso ai pazienti di raggiungere una buona sopravvivenza, le molecole di
nuova generazione promettono di rappresentare in alcuni casi una terza linea
di cura, per i pazienti diventati resistenti alle terapie finora
disponibili.
Le sperimentazioni di farmaci presentate nel congresso di Toronto mostrano
''grandi progressi su quello che gia' abbiamo'', ha osservato il direttore
del Dipartimento del farmaco dell'Istituto Superiore di Sanita' (ISS),
Stefano Vella. Hanno gia' suscitato grande interesse anche i buoni risultati
sui nuovi farmaci, che entro i prossimi due anni potrebbero essere
registrati sia negli Stati Uniti, dalla Food and Drug Administration (FDA),
e dall'Agenzia europea per il controllo sui farmaci (EMEA).
VECCHI FARMACI USATI IN
MODO NUOVO
''Anni fa - ha spiegato Vella - si diceva che l'obiettivo era la
stabilizzazione, adesso diventa ridurre la carica virale anche in chi ha
fallito, e quindi come terapia di terza linea''. E' il caso di un inibitore
delle proteasi, il darumivir (Tmc114), che si sta dimostrando efficace su
ceppi resistenti del virus Hiv e che puo' essere utilizzato in associazione
con un farmaco come il T20, usato sui pazienti con virus resistente, per
potenziarne l'azione. Un'altra tendenza e' fare in modo che la terapia
diventi sempre piu' semplice e che garantisca una migliore qualita' della
vita. E' il caso della pillola, gia' disponibile negli Stati Uniti, che
unisce tre molecole (efavirenz, Ftc e tenofovir) in una compressa da
prendere una volta al giorno.
INIBITORI
DELL'INTEGRASI
agiscono dentro la cellula, impedendo che il patrimonio genetico del virus
dell'Aids si fonda con quello della cellula dando inizio all'infezione. Per
questo bloccano l'attivita' dell'enzima del virus Hiv chiamato ''integrasi''.
Senza di esso l'infezione diventa impossibile perche' il virus non riesce
piu' a sfruttare la cellula per fabbricare copie di se stesso pronte a
invadere altre cellule. Sono due le molecole di questo tipo in fase test ed
entrambe mostrano di avere attivita' antiretrovirale e di essere ben
tollerate.
INIBITORI DELL'ATTACCAMENTO
agiscono fuori dalla cellula, impedendo al virus di agganciarsi ad una delle
due serrature molecolari che gli permettono di entrare all'interno, il
corecettore CCR5. Sono quindi farmaci interessanti soprattutto per i
pazienti che hanno un virus che funziona con questo corecettore, non
funzionano invece nei pazienti il cui virus si aggancia sia ai corecettori
CCR5 che ai corecettori R4. Sono in corso sperimentazioni sia degli
inibitori del CCR5 sia del corecettore R4. ''La cosa interessante - ha
affermato Vella - e' che si tratta dei primi farmaci che possono essere
utilizzati con test preventivi''. Prima di prescriverli e' cioe' necessario
conoscere come si comporta il virus e va eseguito un test che, al momento,
viene fatto solo negli Stati Uniti.
Clinton a favore dell'astinenza
L'ex-presidente elogia
programma americano di lotta a malattia elaborato da Geroge W.Bush. Critiche
degli attivisti anti-AidTORONTO
- Sorpresa per la platea sedicesima Conferenza Internazionale sull’Aids a
Toronto. Durante il suo intervento l’ex presidente degli Stati Uniti Bill
Clinton, ha detto che la proposta dell’amministrazione Bush di utilizzare
l’astinenza come arma contro la malattia non fosse da scartare a priori.
INVESTIMENTO - Il programma di aiuti fornito dal presidente George W. Bush
prevede un’offerta di 15 miliardi di dollari nel corso di 5 anni e diretto
verso 15 Paesi, e - hanno sottolineato sia Bill Clinton che George Bush-
appresenta il più ingente contributo mai stanziato per sconfiggere una
malattia. STRATEGIE - Il piano prevede che almeno il 30 percento dei fondi
venga impiegato a sostegno di programmi di prevenzione che prevedano
l’applicazione dell’astinenza. «Un programma basato esclusivamente
sull’astinenza è destinato a fallire, ma se si vogliono il sostegno e i
soldi americani, non si può commettere l’errore di rifiutare a priori una
proposta simile» ha chiosato Clinton. CRITICHE -Ma gli attivisti dell’Aids
sottolineano che molte donne nelle nazioni in via di sviluppo non abbiano
nessun controllo sui propri partner maschili. «Non c’è alcun bisogno che il
governo americano dica agli altri governi quello che si deve fare. Sappiamo
bene che l’80 percento dei nuovi contagi nell’Africa sub-sahariana sono da
imputare al sesso non protetto» ha dichiarato Jodi Jacobson, del Centro per
la Salute e la parità tra i Sessi di Washington. «E’ giunto il tempo, per la
comunità afro-americana di riconoscere che l’Aids sta diventando una
malattia che colpisce in maggioranza i neri. In 25 anni 200 mila
afroamericani sono rimasti vittime del virus e l’Aids è la maggior causa di
morte tra le donne nere tra i 25 ed i 34 anni» ha dichiarato Julia Bond,
presidente della National Association for the Advancement of Colored People.
DA ITALIA PRIMA TERAPIA
INTERMITTENTE SU MISURA
TORONTO - Si chiama "Basta" ed è tutto italiano il
primo studio al mondo che ha dimostrato la possibilità che sospendere la
terapia anti-Aids per alcuni periodi è possibile, e con buoni risultati, ma
solo rispettando certe condizioni. E nei pazienti che possono affrontare la
sospensione, periodi terapia e sospensione vanno calibrati su misura, caso
per caso, considerando un ampio insieme di fattori. Lo studio, presentato
nel congresso mondiale sull'Aids di Toronto, è stato condotto da Franco
Maggiolo, degli Ospedali Riuniti di Bergamo. "Per la prima in assoluto che
si dimostra che interrompere la terapia è meno pericoloso in termini di
eventi clinici", ha detto Maggiolo. C'é stata cioé una riduzione
statisticamente significativa di morti, tumori, casi di infarto del
miocardio, epilessia e polmoniti. Dei 76 pazienti che per cinque anni hanno
sperimentato la sospensione della terapia, un piccolo gruppo è senza farmaci
da quattro anni e gli altri, in media, da più di tre anni. Oltre alle
ricadute positive sulla salute e la qualità di vita dei pazienti, la
sospensione (sia per brevi che per lunghi periodi) si è tradotta in un
risparmio del 50% sui costi della terapia: da 20 euro al giorno (tra
farmaci, esami, eventi avversi, visite e ricoveri) a 10 euro al giorno.
Soltanto sui 76 pazienti trattati, si è calcolato in quattro anni un
risparmio di 2 milioni di euro.
Dopo
tanti anni di attesa, arrivano inoltre dati positivi su due nuove classi
di farmaci in fase avanzata di sperimentazione e c'è ottimismo anche per
risultati ottenuti utilizzando in modo nuovo, più semplice ed efficace,
farmaci disponibili da tempo. In un momento in cui nel mondo occidentale i
farmaci anti-Aids hanno permesso ai pazienti di raggiungere una buona
sopravvivenza, le molecole di nuova generazione promettono di
rappresentare in alcuni casi una terza linea di cura, per i pazienti
diventati resistenti alle terapie finora disponibili. Le sperimentazioni
di farmaci presentate nel congresso di Toronto mostrano «grandi progressi
su quello che già abbiamo», ha osservato il direttore del Dipartimento del
farmaco dell'Istituto superiore di sanità (Iss), Stefano Vella. Hanno già
suscitato grande interesse anche i buoni risultati sui nuovi farmaci, che
entro i prossimi due anni potrebbero essere registrati sia negli Stati
Uniti, dalla Food and Drug Administration (Fda), e dall'Agenzia europea
per il controllo sui farmaci (Emea). «Anni fa – ha spiegato Vella – si
diceva che l'obiettivo era la stabilizzazione, adesso diventa ridurre la
carica virale anche in chi ha fallito, e quindi come terapia di terza
linea». È il caso di un inibitore delle proteasi, il darumivir (Tmc114),
che si sta dimostrando efficace su ceppi resistenti del virus Hiv e che
può essere utilizzato in associazione con un farmaco come il T20, usato
sui pazienti con virus resistente, per potenziarne l'azione. Un'altra
tendenza è fare in modo che la terapia diventi sempre più semplice e che
garantisca una migliore qualità della vita. È il caso della pillola, già
disponibile negli Stati Uniti, che unisce tre molecole (efavirenz, Ftc e
tenofovir) in una compressa da prendere una volta al giorno.
Inibitori dell'integrasi – Agiscono dentro la
cellula, impedendo che il patrimonio genetico del virus dell'Aids si fonda
con quello della cellula dando inizio all'infezione. Per questo bloccano
l'attività dell'enzima del virus Hiv chiamato «integrasi». Senza di esso
l'infezione diventa impossibile perché il virus non riesce più a sfruttare
la cellula per fabbricare copie di se stesso pronte a invadere altre
cellule. Sono due le molecole di questo tipo in fase test ed entrambe
mostrano di avere attività antiretrovirale e di essere ben tollerate.
Inibitori dell'attaccamento – Agiscono fuori
dalla cellula, impedendo al virus di agganciarsi a una delle due serrature
molecolari che gli permettono di entrare all'interno, il corecettore CCR5.
«La cosa interessante – ha affermato Vella – è che si tratta dei primi
farmaci che possono essere utilizzati con test preventivi». Prima di
prescriverli è cioè necessario conoscere come si comporta il virus e va
eseguito un test che, al momento, viene fatto solo negli Stati Uniti.
IN EUROPA LA PRIMA RETE PER LA
RICERCA CLINICA
Nasce in Europa la prima rete
per la ricerca clinica sull'Aids. Il progetto, approvato dalla Commissione
Europea, si chiama NEAT (The European AIDS Treatment Network) e prendera' il
via in gennaio, con un fondo iniziale di 12,5 milioni di euro, totalmente
finanziato dall'Unione Europea. Il coordinamento e' italiano ed e' affidato
al direttore del Dipartimento del farmaco dell'Istituto Superiore di Sanita'
(ISS), Stefano Vella, ex presidente della International AIDS Society (IAS).
Il congresso mondiale sull'Aids in corso a Toronto e' stato l'occasione
della prima riunione dei responsabili dei 41 centri nazionali di 18 Paesi,
ai quali fanno capo circa 400 centri clinici e piu' di 3.000 ricercatori.
Coordinare e armonizzare la ricerca clinica sull'Aids in Europa e'
l'obiettivo della rete dei centri di eccellenza, che si occupera' dello
studio di nuovi farmaci e nuovi trattamenti, inclusa la terapia immunologica
e i vaccini terapeutici.
''Ci siamo finalmente resi conto - ha osservato Vella - che soltanto
mettendo insieme le grandi competenze presenti in Europa, che finora ha
prodotto molto ma in modo scoordinato, possiamo competere con gli altri
network internazionali''. Un altro obiettivo della rete e' armonizzare la
ricerca clinica sull'Aids in Europa, compresi gli aspetti etici e
regolatori, la preparazione dei giovani ricercatori, l'integrazione dei
sistemi. ''E' ormai noto che la ricerca clinica puo' creare un circolo
virtuoso - ha detto ancora Vella - e migliorare il funzionamento dei sistemi
sanitari: attraverso la ricerca clinica di eccellenza sara' quindi anche
possibile lottare contro le disuguaglianze nell'accesso ai trattamenti che
tuttora esistono a livello europeo''.
Il Progetto si affianca e collaborera' attivamente con un altro progetto
europeo, al quale l'Italia partecipa, che riguarda la ricerca clinica su
AIDS, tubercolosi e malaria nei Paesi in via di sviluppo.
Aids,
scienziati ottimisti: ''Il vaccino è possibile''- 17 ago. 2006
Sviluppare
un vaccino efficace contro il virus dellHiv è possibile. Tutte le evidenze a
nostra disposizione lo suggeriscono. Gli scienziati riuniti a Toronto,
Canada, per la 16esima Conferenza mondiale sullAids sembrano ottimisti
riguardo alla speranza di arrivare a un siero in grado di fermare lepidemia.
E a vedere più rosa di tutti è Seth Berkley, a capo dellorganizzazione
internazionale non profit Aids Vaccine Initiative: Sono convinto che la
ricerca su un vaccino anti-Hiv stia per entrare in una fase di rinascita, ha
commentato lesperto durante la conferenza stampa di presentazione del
Rapporto biennale vaccini. In questi anni sono stati fatti dei progressi -
ha assicurato - Passi in avanti lenti, ma costanti.
Secondo Berkley, la disponibilità di un siero ad hoc sarebbe lunica arma per
riuscire finalmente a interrompere la pandemia di Aids. Unepidemia che conta
oltre 39 milioni di pazienti infettati nel mondo, il 60% dei quali
nellAfrica Sub-sahariana. Da quando è stato identificato, negli anni 80,
lHiv ha ucciso complessivamente 25 milioni di persone e le vittime crescono
al ritmo di oltre quattro milioni lanno. Ma lo specialista è fiducioso: I
test già in corso forniranno agli scienziati nuovi elementi, ha affermato,
dichiarandosi fiducioso specialmente perché ora anche i Paesi in via di
sviluppo, più colpiti dal virus, si stanno impegnando nella ricerca di un
vaccino realmente efficace.
Gli esperti si sono detti consapevoli delle grandi difficoltà con cui gli
scienziati impegnati nella ricerca di un vaccino efficace contro lAids
dovranno continuare a combattere.
LHiv - ha ammesso Berkley - è probabilmente lavversario più duro contro il
quale si sia mai provato a disegnare un siero. Per questo, nonostante le
dozzine di composti testati, nessuna molecola ha finora dato i risultati
auspicati. Tuttavia, nella rosa dei prodotti sotto esame lo specialista
segnala due candidati vaccini in fase avanzata di sperimentazione sulluomo:
un composto di Merck Co. e un altro di Sanofi-Aventis, ha detto.
Lobiettivo finale dei ricercatori è ottenere un vaccino capace di stimolare
sia la produzione di anticorpi anti-Hiv sia la cosiddetta immunità
cellulo-mediata (cellule T, cellule dendritiche e altre). Berkley confida
che nuovi risultati sul composto di Merck potranno essere disponibili nel
2008, e a seconda dei dati emersi i ricercatori decideranno se arruolare
volontari cui somministrare il prodotto o cambiare strada tentando approcci
differenti.
Stephen Lewis, delegato delle Nazioni Unite per lAids in Africa, ha fatto
notare come anche arrivare a un vaccino parzialmente efficace sarebbe già un
ottimo risultato.
Anche unefficacia modesta permetterebbe di tagliare il numero delle nuove
infezioni di un terzo in 10 anni, ha calcolato lesperto. Tra gli ostacoli
verso il successo, ha avvertito, cè soprattutto la carenza di volontari e di
sostegno ai test clinici. Ma a detta di Berkley, le cose sono enormemente
migliorante. Dieci anni fa le sperimentazioni sulluomo erano possibili
soltanto nei Paesi industrializzati - ha concluso il numero uno di Aids
Vaccine Initiative - Oggi invece sono partiti anche in due dozzine di Paesi
poveri e i fondi dedicati sono raddoppiati.
Aids, Fauci: i prossimi 25
anni ancora piu' impegnativi.
TORONTO -
Dall'inizio dell'epidemia, nel 1981, ad oggi si e' combattuta una battaglia
durissima contro l'Aids, ma ''nei prossimi 25 anni dovremo fare molto di piu' di quanto abbiamo fatto negli ultimi 25'' . Parola di uno dei
protagonisti della lotta contro l'Aids, il direttore dell'Istituto
statunitense per la ricerca sulle malattie infettive (Niaid) Anthony Fauci.
Il congresso mondiale sull'Aids di Toronto e' l'occasione per guardarsi
indietro e fare un bilancio, ma permette anche di rivolgersi al futuro
sapendo che c'e' ancora da fare un grandissimo lavoro.
E' ottimista e fiducioso, Fauci, ma non si fa illusioni: i prossimi anni
saranno tutt'altro che facili.
Lo afferma con la consapevolezza di chi dell'epidemia ha vissuto ogni
istante, dai primissimi casi osservati. ''Fin dall'inizio - ricorda - siamo
stati immediatamente consapevoli di trovarci di fronte a qualcosa di
completamente nuovo'' e tuttavia, ha aggiunto, ''cio' che sarebbe accaduto
era al di la' dell'immaginazione. E' stata la piu' importante epidemia con
la quale la popolazione mondiale si sia mai confrontata''.
Sono cominciati cosi' 25 anni di battaglie, successi, delusioni. Il primo
risultato importante e' arrivato fra il 1982 e il 1983: ''nessuno puo'
negare che la scoperta del virus Hiv da parte di Gallo e Montagnier ha
aperto una nuova era di ricerche'', ha detto Fauci. L'altro grande risultato
e' stato l'arrivo del test per la ricerca degli anticorpi anti-Hiv: ''la sua
importanza e' stata immediatamente dimostrata''. Poi i continui progressi
nella ricerca sui farmaci, che hanno permesso di sopravvivere a una malattia
la cui diagnosi, per anni, e' stata sinonimo di una condanna.
Ma la lotta e' tutt'altro che finita. ''Stiamo ancora studiando l'azione di
molti geni del virus Hiv - ha detto Fauci - e queste ricerche potranno avere
un profondo impatto sul modo in cui nel futuro si guardera' ai vaccini''.
Inoltre ''lo studio della dinamica dell'infezione, con l'identificazione dei
santuari nei quali si nasconde il virus e' importante in vista dell'eradicazione
dell'Hiv''.
Si continua a studiare il virus anche in ricerca di nuovi bersagli contro i
quali dirigere futuri farmaci. ''Abbiamo visto in questo congresso l'arrivo
di farmaci come gli inibitori della fusione, diretti contro le integrasi, e
gli inibitori dell'ingresso: questa continuera' ad essere la linea di
ricerca anche nei prossimi anni''.
I farmaci, pero', non sono tutto: finora hanno salvato tante vite, ma nei
Paesi in via di sviluppo soltanto 1,3 milioni di persone hanno oggi la
possibilita' di curarsi. Per Fauci ''serve un approccio globale contro
l'epidemia nel quale anche la prevenzione ha un ruolo importantissimo.
''Sara' cruciale moltiplicare gli sforzi e combinare approcci diversi'',
dall'educazione alla disponibilita' di nuovi microbicidi, alla distribuzione
di condom e aghi per siringa''.
Si dovra' poi continuare a cercare il vaccino: ''e' diventato il Santo Graal
della ricerca sul'Hiv ed e' uno dei problemi scientifici fondamentali da
risolvere''.
Ma per continuare ad alimentare questa gigantesca macchina contro l'epidemia
servono risorse: agli attivisti che piu' volte al congresso lo hanno
contestato per le sue posizioni favorevoli al programma di prevenzione
varato dal presidente degli Stati Uniti Bush e chiedendo farmaci subito per
tutti, Fauci ha risposto che la lotta deve essere globale e che richiede
risorse. ''Il contributo maggiore al Fondo Globale per la lotta contro Aids,
tubercolosi e malaria e' venuto dagli Usa, adesso anche tanti altri Paesi
dovrebbero aumentare il loro contributo''.
PER BAMBINI POCHE CURE, PIU'
COSTOSE DI QUELLE PER ADULTI
Sono i bambini i più
indifesi di fronte all'Aids. Pochi i farmaci a loro disposizione e, come se
non bastasse, più costosi rispetto a quelli per adulti. La denuncia arriva
dal direttore del programma contro l'Aids e l'Hiv dell'Organizzazione
mondiale della sanità, Kevin De Cock, che è intervenuto alla Conferenza
mondiale in corso a Toronto, in Canada.
RICERCA PUNTA SU SIEROPOSITIVI DI
ELITE, HANNO VIRUS MA NON SI AMMALANO
Inverosimile, assicura
Walker, la tesi secondo cui a infettare queste persone sia stato un virus
più leggero. ''Molti di loro conoscono le persone che gli hanno trasmesso il
virus. Queste, a differenza dei malati di elite, si sono ammalate e hanno
continuato a sviluppare la malattia''
BANCA MONDIALE, SU PREVENZIONE
SEGUIRE ESEMPIO DI THAILANDIA
'Menzione
d'onore' per il modello di prevenzione dell'Aids elaborato dal governo
thailandese, e messo in atto negli ultimi anni in tutto il Paese. La Banca
Mondiale, in occasione della 16esima Conferenza internazionale sull'Aids in
corso a Toronto, lo ha infatti definito ''un esempio da seguire, soprattutto
per i Paesi in via di sviluppo che hanno a che fare con la crescente
epidemia di questa malattia''.
AIDS: PANTALEO, PROMETTENTE NUOVO
VACCINO A DNA
TORONTO - Sono buoni i risultati dei primi test
del nuovo vaccino polivalente anti-Aids messo a punto nell'universita'
svizzera di Losanna, dal gruppo dell'italiano Giuseppe Pantaleo. Il vaccino
ha come bersaglio le principali proteine del virus Hiv e si basa sul
sottotipo C del virus, diffuso in Sud Africa, Etiopia e Asia meridionale.
''Dai primi test, eseguiti complessivamente su 60 volontari sani, abbiamo
dati solidi'' e ''ci sono tutte le prerogative per cui questa
sperimentazione sia portata avanti'', ha detto Pantaleo a margine del
congresso mondiale sull'Aids di Toronto.
I dati completi saranno presentati ufficialmente alla comunita' scientifica
la prossima settimana ad Amsterdam, nella conferenza internazionale sui
vaccini.
Si tratta di un vaccino a Dna a due componenti: la prima contiene porzioni
dei geni che controllano la produzione delle quattro principali proteine del
virus Hiv (Gag, Pol, Nef e Env) e la seconda e' un vettore basato su un
virus vaccinico che, come una navetta, trasporta il carico di proteine del
virus perche' vengano riconosciute dal sistema immunitario e lo inducano a
reagire.
L'obiettivo di un candidato vaccino di questo tipo, ha osservato Pantaleo,
''e' utilizzare diversi besagli per cercare di indurre una risposta
immunitaria piu' ampia possibile''.
E' anche l'esempio piu' recente di una nuova classe di vaccini, che non
impediscono l'infezione, ma che la bloccano molto rapidamente, inducendo una
risposta di tipo cellulare. Le sue due componenti sono state sperimentate in
due test diversi e la fase 2 della sperimentazione e' prevista per il
prossimo anno, sempre su volontari sani. ''Richiedera' valutazioni diverse -
ha osservato Pantaleo - e sicuramente non coinvolgera' un solo centro''. Se
nella fase 1 si sono avute le risposte sulla tolleranza, la fase 2 dovra'
dimostrare anche la capacita' del vaccino di stimolare il sistema
immunitario.
AIDS: DA ITALIANO CANDIDATO VACCINO
PROMETTENTE
TORONTO - Comincia una nuova
sfida nella lotta contro l'Aids: per la prima volta nella storia
dell'epidemia ci sono più pazienti in terapia nel Sud del mondo che nel
Nord, ma è appena l'inizio. Il congresso mondiale dell'Aids di Toronto si
chiude oggi con la consapevolezza che la scommessa che sarà decisivo
realizzare un approccio globale contro l'Aids, basato sull'accesso ai
farmaci per tutti ma anche sulla prevenzione e un cambiamento sociale e
culturale.
"Da una fase di eccezionalità di deve passare ad una fase più
costruttiva", ha detto Peter Piot, direttore del programma delle Nazioni
Unite per la lotta contro l'Aids (Unaids). "Per i prossimi 25 anni - ha
osservato - la sfida fondamentale sarà avere un approccio su larga scala.
Si dovrà proseguire sui binari della ricerca e del cambiamento sociale,
non con interventi eccezionali, ma sarà cruciale avere programmi
duraturi".
Si sta aprendo una nuova pagina nela lotta all'Aids anche per il direttore
del dipartimento Aids dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms),
Kevin De Cock. "Siamo soltanto all'inizio. Abbiamo raggiunto- ha detto -
appena un quarto della gente Sud del mondo e il numero di coloro che hanno
bisogno della terapia continuerà ad aumentare. Stiamo affrontando
un'opportunità senza precedenti, ma anche una grande vulnerabilità. Da un
lato i finanziamenti e il supporto politico non sono mai stati così alti,
ma si potrà di perdere credibilità e sostegno. Se nei prossimi anni non
otterremo un impatto significativo, soprattutto con la prevenzione, sarà
difficile continuare ad attirare l'interesse di finanziatori rispetto ad
altre priorità globali che inevitabilmente emergeranno, come nuovi agenti
infettivi, questioni di sicurezza e ambientali".
Che le terapie da sole contro l'Aids non basteranno è chiaro per tutti,
come è chiaro che la battaglia sarà ancora lunga e difficile. Per il
presidente del congresso Mark Wainberg, dell'università del British
Columbia "l'Aids continua ad essere il nemico numero uno".
Portare la terapia nel Sud del mondo e proseguire sui binari della ricerca
e della prevenzione sono le indicazioni per il futuro. Secondo Giuseppe
Pantaleo, dell'università di Losanna, la conferenza mondiale che si chiude
oggi "avrà un peso importante perché per la prima volta la prevenzione è
stata proposta come un approccio globale. Non è sufficente - ha rilevato -
dare farmaci nei Paesi in via di sviluppo. La difficoltà dei prossimi anni
non sarà aumentare il numero delle persone in terapia, ma riuscire a
mantenere a lungo termine questo standard. Questa sarà indubbiamente una
delle difficoltà maggiori e la sfida più importante. Come si garantirà la
continuità? E' questo il grande punto interrogativo".
Anche per Stefano Vella, direttore del Dipartimento del farmaco
dell'Istituto Superiore di Sanità, "dobbiamo renderci conto che con la
terapia da sola non ce la faremo. Sicuramente ci sarà bisogno di un
vaccino terapeutico e di strategie per sostenre il sistema immunitario. In
Africa - ha aggiunto - per ogni paziente che riusciamo a mettere in
terapia se ne infettano dieci. Il problema è sostenere lo sorzo
incredibile che stiamo facendo. Si tratta di andare avanti per anni". E
tra i grandi punti interrogativi con cui si chiude il congresso di
Toronto, c'é quello delle possibili conseguenze che a breve potranno
esserci per il fatto di avere portato nei Paesi in via di sviluppo terapie
estremamente semplici e che potrebbero indurre il fenomeno della
resistenza del virus alle cure: "Attenzione - ha detto Vella - al fatto
che non c'é una terapia di seconda linea: in Africa sono state portate
solo terapia molto semplificate e questo tra alcuni anni potrebbe
diventare un boomerang. I soldi ci sono, diamo le cure giuste. Meglio
trattare dieci pazienti bene che venti male, bisogna portare giù
l'eccellenza, altrimenti si rischia uno spreco di risorse".
DALLE
NAZIONI UNITE IMPEGNO PER CIRCONCISIONI PIU' SICURE
La circoncisione potrebbe
proteggere dalle infezioni con il virus dell'HIV, e quindi dal contagio
dell'AIDS. E' questa l'idea alla base delle sperimentazioni cliniche che
si stanno svolgendo in Uganda e in Kenya, e che si prevede terminino
rispettivamente nel luglio 2007 e nel settembre 2007. E proprio in merito
a queste sperimentazioni le agenzie delle Nazioni Unite (tra cui Unaids e
Unicef) hanno appena annunciato, nel corso del Congresso Mondiale
sull'Aids di Toronto, l'impegno di assicurare una pratica di circoncisione
sicura ed efficiente.
In particolare il Piano delle Nazioni Unite per la circoncisione, che è
stato finanziato tra gli altri dall' Istituto Nazionale per la Salute (NIH)
americano, da Unaids e dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, prevede
anche di assicurare sul posto la presenza di personale addestrato all'
operazione e di materiale sanitario idoneo, nonché di fornire la
necessaria assistenza ai pazienti subito dopo l'intervento.
Intanto i dati preliminari delle sperimentazioni cliniche in Uganda e
Kenya sono stati analizzati dal Data and Safety Monitoring Board (DSMB),
che ha raccomandato "di proseguire le ricerche sulla base del fatto che
non ci sono ancora sufficienti dati per poter trarre conclusioni
definitive", come riportato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
"I risultati dei due trial - commenta inoltre Kevin De Cock, direttore del
dipartimento HIV/AIDS dell'OMS - ci aiuteranno a chiarire la relazione tra
la circoncisione e il rischio di contrarre l'HIV in contesti differenti".
L'OMS, l'Unicef, Unfpa (il fondo per la popolazione delle Nazioni Unite) e
Unaids comunque sottolineano che la loro politica in fatto di
circoncisione non è cambiata, e che attualmente non raccomandano la
circoncisione per la prevenzione dell'AIDS. "Ad ogni modo - spiega l'OMS -
le Nazioni Unite riconoscono l'importanza dell'anticipare e del prepararsi
ad un possibile incremento della domanda di circoncisioni, se i trial
confermeranno gli effetti protettivi di questa pratica".
Recenti calcoli, basati su una presunta diminuzione dei contagi da HIV in
seguito alla circoncisione (-60%), hanno suggerito che se questo livello
di riduzione sarà confermato e se la circoncisione diventerà una pratica
sufficientemente diffusa, il numero delle infezioni da HIV e delle
relative morti potrebbe ridursi considerevolmente nell'Africa Sub-ahariana
nel giro di trent'anni.
AIDS: AFRICA, UN PEDIATRA PUO'
SALVARE 1.300 BAMBINI L'ANNO
TORONTO - Nell'Africa sub-sahariana un solo
pediatra può salvare la vita di 1.300 bambini ogni anno. Lo ha detto nel
congresso mondiale sull'Aids di Toronto il presidente dell'iniziativa
internazionale Pediatric Aids promossa dal Baylor College of Medicine di
Houston, Mark Kline, presentando il nuovo programma di sostegno alle donne e
ai bambini che partirà a giorni nell'ambito dell'iniziativa Secure the
Future, promossa sette anni fa dall'azienda farmaceutica Bristol-Myers
Squibb.
Lunedì 21 agosto i primi 50 pediatri specializzati nella cura dell'Aids
partitanno per raggiungere alcuni dei centri di allestiti nell'Africa
su-sahariana nell'ambito del programma. Fanno capo alla Pediatric Aids Corps,
nata dalla collaborazione tra l'azienda e il Baylor College per inviare in
Africa 50 medici l'anno per cinque anni, per un totale di 250 medici.
"A lungo i bambini sono stati il volto dimenticato dell'epidemia", ha detto
il presidente del congresso, Mark Wainberg, presentando l'iniziativa in una
conferenza stampa a Toronto. "Per curare i bambini servono esperti - ha
aggiunto - ed è ugualmente importante dare alle donne le capacità e gli
strumenti per proteggere dal virus se stesse e i loro figli".
Dall'arrivo in Africa di 250 medici nei prossimi cinque anni si attende una
diffusione significativa delle terapie per i più piccoli nei sette Paesi nei
quali Secure the future ha finora creato centri clinici (Botswana, Burkina
Faso, Lesoto, Malawi, Swaziland, Tanzania e Uganda). I medici lavoreranno
insieme alle famiglie dei bambini e inoltre prepareranno infermieri e medici
del luogo ad assistere le persone sieropositive.
Attualmente sono operativi tre dei cinque centri promossi nell'ambito
dell'iniziativa. Il primo è stato aperto in Botswana nel 2003 e attualmente
vi vengono curati 1.500 bambini. Gli altri due centri sono stati aperti in
Lesotho nel 2005 e nello Swaziland nel 2006. Nel giugno 2007 è attesa
l'apertura degli altri due centri, in Burkina faso e in Uganda.
Secondo le stime più recenti del programma delle Nazioni Unite per la lotta
contro l'Aids (Unaids), 2,3 milioni di bambini al di sotto dei 15 anni
vivono con l'infezione da Hiv e il 90% di essi vive nell'Africa
sub-sahariana, in una situazione di tale difficoltà che appena uno su dieci
riesce ad avere una minima assistenza. E non c'é dubbio che per raggiungere
tutti i bambini che hanno bisogno di cure in Africa "servono strategie
nuove", ha osservato Kline, che ha cominciato a curare i bambini con il
virus Hiv fin dai primi anni dell'epidemia.
I primi 50 medici della Pediatric Aids Corps si preparano a partire lunedì
prossimo per i centri del Botswana, Lesotho e Swaziland, dove lavoreranno
per un anno. L'iniziativa è finanziata congiuntamente dalla Bristol-Myers
Squibb e dal Baylor College per un totale di 33,5 milioni di dollari.
L'obiettivo è riuscire a curare con la terapia antiretrovirale circa 80.000
bambini sieropositivi nei prossimi cinque anni.
AIDS: SI VOLTA PAGINA, DOPO GLI
APPELLI E' ORA DI AGIRE
Per la prima volta qualcosa nella lotta contro
l'Aids sta cambiando davvero. Dopo tanti anni di appelli, attese e speranze
sempre lontane per il Sud del mondo, ci si muove finalmente su un terreno
concreto. ''E' tempo di distribuire'', di rendere disponibili ovunque nel
mondo cure e prevenzione, e' lo slogan del congresso mondiale contro l'Aids
di Toronto, con 24.000 partecipanti tra politici, scienziati e rappresentati
di associazioni.
A 25 anni dall'annuncio del primo caso di Aids, il congresso e' l'occasione
per voltare pagina nella lotta all'epidemia che in 25 anni ha colpito 65
milioni di persone nel mondo, uccidendone 25 milioni. Certamente si e'
consapevoli del passato, ma non ci si vuole voltare indietro. ''Dobbiamo
tradurre in azioni i progressi fatti finora'' nelle conoscenze scientifiche
e negli strumenti che permettono di prevenire nuove infezioni e prolungare
la vita, ha detto il presidente del congresso, Mark Wainberg. Adesso, ha
aggiunto, la sfida e' trovare le risorse e la volonta' di utilizzarle in
modo equo ed efficace.
Certamente il lavoro da fare e' moltissimo, tanto che per il direttore
dell'agenzia delle Nazioni Unite per la lotta all'Aids (UNAIDS), Peter Piot,
la lotta all'Aids richiedera' ancora decenni. Anche se molto lentamente,
sono partiti i primi progetti per rendere i farmaci e la prevenzione
accessibili alle popolazioni dei Paesi piu' colpiti dall'Aids.
E' in Africa (con quasi 25 milioni di infezioni), in Asia (oltre 8 milioni)
e in America Latina (oltre un milione e mezzo) che si contano le vittime
piu' numerose, ma e' proprio qui che si stanno muovendo i primi, ancora
purtroppo timidi, passi per combattere il dilagare del virus. I primi
risultati di queste inziative saranno presentati nei prossimi giorni, ma e'
chiaro che e' appena l'inizio.
Basti pensare che nei tre continenti piu' colpiti dal virus, dei quasi 35
milioni di persone che hanno l'infezione appena un milione riesce ad avere
accesso alle cure.
Se soltanto pochissimi anni fa il sogno era di avere almeno tre milioni di
persone in terapia per il 2005, adesso c'e' l'amarezza di avere fallito
l'obiettivo, ma anche la consapevolezza di essere partiti con aspettative
poco realistiche, che non tenevano conto delle difficolta' reali.
''Adesso si fa un passo indietro, ma si punta ad agire concretamente", ha
detto il virologo Stefano Vella, dell'Istituto Superiore di Sanita' (ISS),
membro del comitato scientifico del Fondo Globale per la lotta ad Aids,
tubercolosi e malaria ed ex presidente della International Aids Society (IAS).
La scommessa di questo nuovo corso della lotta contro l'Aids, secondo Piot,
e' passare da una situazione di gestione della crisi ad una risposta
durevole a lungo termine. Sono da poco partiti progetti in Asia, soprattutto
in India, oppure in Africa, in Mozambico, Sudafrica e Uganda. Adesso si
tratta di aumentarne il numero e di mantenerli in vita per i prossimi
decenni perche' diano risultati duraturi ed efficaci.
Anche per la presidente della IAS, Helene Gayle, i tempi sono cambiati e il
congresso di Toronto promette di essere un giro di boa, ''l'occasione ideale
- ha osservato - per riflettere su quello che sappiamo sull'epidemia e su
come e' cambiata la nostra visione delle strategie per contrastarla''
AIDS: PRIMO PASSO VERSO FARMACI A
MISURA DI BAMBINO
TORONTO - E' stato fatto il
primo passo importante verso la possibilità di avere a disposizione farmaci
anti-Aids a misura di bambino. Nel congresso mondiale sull'Aids di Toronto
sono state presentate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) le
nuove linee guida per la terapia dei bambini con il virus Hiv.
Almeno tre gli obiettivi principali: uniformare l'assistenza perché ovunque,
anche nei Paesi più sperduti dell'Africa, sia possibile dare ai bambini le
cure migliori, spingere le aziende farmaceutiche a sviluppare farmaci con
formulazioni pediatriche, dosaggi più facili.
Si tratta di un passo avanti "molto importante", ha osservato il pediatra
Carlo Giaquinto, dell'università di Padova, che ha coordinato il gruppo di
lavoro internazionale che ha preparato le linee guida dell'Oms. "Le linee
guida per i bambini - ha aggiunto - identificano i farmaci di prima e
seconda linea, chiedono alle aziende di sviluppare farmaci con formulazioni
modificate in modo che diventi possibile conservarli anche fuori dal
frigorifero. Inoltre - ha aggiunto - uno dei problemi principali è il costo
dei farmaci pediatrici. Alcuni sono attualmente prodotti come generici, ma
non tutti. Di conseguenza le nuove linee guida spingono anche le aziende a
fare accordi con aziende produttrici di generici per favorire la
disponibilità di farmaci a basso costo". Sempre nell'ottica di estendere il
più possibile l'accesso ai farmaci, le linee guida contengono novità
importanti anche sul dosaggio.
"Sappiamo - ha detto Giaquinto - che un farmaco deve avere dosaggio ottimale
perché sia efficace e che nel bambino il dosaggio cambia con il peso. Ma
molti farmaci anti-Aids prevedono un dosaggio in milligrammi per metro
quadrato anziché milligrammi per chilogrammo. Le linee guida, allora,
contengono tabelle che, per ogni farmaco, indicano dosaggi semplificati per
fasce di peso. E' la prima volta che questo viene fatto dal punto di vista
operativo. E' un passo in avanti di grandissima importanza".
Per avere idea della ricaduta che potrebbe avere la disponibilità di farmaci
calibrati sui bambini basti pensare che nel mondo circa 1.500 bambini al
giorno si infettano con il virus Hiv. Sebbene uno principali successi
raggiunti finora sia la possibilità di prevenire l'infezione da madre a
figlio, meno del 10% delle donne sieropositive che partoriscono ha di fatto
accesso alla terapia.

Aids: Test Rapidi
Per Diffondere Cultura Di Prevenzione e Controllo
Test rapidi per verificare o meno la presenza del virus dell'Aids, e per
diffondere maggiormente la cultura della prevenzione e del controllo della
propria salute. Questo il suggerimento che proviene dalla 16esima Conferenza
internazionale sull'Aids, che si chiude oggi a Toronto, in Canada.
Avere a disposizione test rapidi che in 20 minuti forniscono risultati
sicuri - spiega il Department of Veterans Affair statunitense - contribuirà
a far sì che più persone si sottoporranno ai controlli. Uno studio condotto
sulla popolazione Usa a maggiore rischio di infezione, riferisce lente
americano, dimostra che anche tra queste persone la frequenza con cui si
effettuano i test per scoprire il virus dell'Hiv sono troppo basse.
Due appuntamenti, il primo per sottoporsi all'esame e il secondo per
ricevere i risultati, spesso scoraggiano chi però dovrebbe tenere sotto
controllo la situazione, riferisce Henry Anaya, che ha presentato la ricerca
condotta in un ospedale di Los Angeles su un campione di età compresa tra i
18 e i 65 anni, ignaro della sua sieropositività o sieronegatività. Il test
rapido invece fa sì che il 90% di chi si sottopone allesame aspetti la
risposta, contro il 52% di quanti si affidano al tradizionale esame in due
tempi.
Aids: Oms-Denaro, Farmaci
e Operatori Sanitari 'Chiavi' Per Vincere Hiv
Fondi
economici, farmaci e un gran numero di operatori sanitari adeguamente
preparati. Queste le chiavi per vincere la sfida contro l'Aids nel mondo
secondo Anders Nordstrom, direttore generale esecutivo dell'Organizzazione
mondiale della sanità (Oms), intervenuto oggi a Toronto alla chiusura della
16esima Conferenza internazionale sull'Aids.
Sono necessarie misure drastiche - ha sottolineato Nordstrom, che
sostituisce Lee Jong-Wook, il direttore in carica deceduto all' improvviso
lo scorso 22 maggio - soprattutto per quanto riguarda la carenza di forza
lavoro. In secondo luogo, è necessario reperire ulteriori fondi: anche se i
finanziamenti per la lotta all'Aids aumentano di circa 8 miliardi di dollari
l'anno, bisogna considerare che nel 2008 per i Paesi in via di sviluppo
saranno necessari oltre 22 miliardi. Sarebbe bene prendere esempio
dall'Inghilterra - ha ricordato - che ha inventato una maniera creativa di
reperire denaro: un'imposta sulle tasse aeree.
Il progetto del direttore dell'Oms è quello di creare una società senza
confini per la salute, dove non ci siano differenze di classe, etnia, sesso
e religione. Inutile, infine, secondo Nordstrom continuare a chiedersi se
sia meglio investire in prevenzione o in trattamenti farmacologici: nessuno
dei due ha la priorità, considerando che milioni di persone hanno già perso
la vita per la mancanza di entrambi i fattori.
Il Progetto,
Preservativi 'Artistici' Per Migliorare Prevenzione
Sdrammatizzare
il preservativo, come oggetto in sé, per migliorarne la diffusione e l'uso.
Specie in quei Paesi, come le nazioni africane, dove l'uso del condom
rappresenta ancora un tabù culturale. Anche su questa piccola rivoluzione dei
costumi si punta, alla Conferenza internazionale sull'Aids che si chiude oggi a
Toronto, per cercare di arginare la progressione dell'infezione da Hiv nel mondo
e in quei Paesi dove parlare di sesso sicuro è più difficile.
Da qui l'idea di sviluppare nuovi modi e messaggi per pubblicizzare e mettere in
vendita quello che ancora rappresenta il più valido strumento per bloccare
l'infezione, cioè il profilattico. Si pensa a confezioni particolari, colori e
anche gusti capaci di attirare quanti ancora sono reticenti o si vergognano a
comprare il preservativo. Insomma, per fermare l'Aids si pensa a una vera e
propria fashion-era che trasformi il semplice involucro di lattice in qualcosa
di moda. Da qui il coinvolgimento di artisti e stilisti. L'idea è quella di
sdoganare l'oggetto per arrivare a un suo uso semplice e consapevole, spiega
l'artista Frank De Rose, direttore esecutivo del Condom Project che ha proprio
lo scopo di diffondere la confidenza con questo mezzo di prevenzione delle
malattie sessualmente trasmesse nei Paesi più allergici al preservativo.

Ha chiuso i
battenti sotto il duplice segno della speranza e dell'impazienza la XVI
Conferenza internazionale sull'Aids, a Toronto. La speranza è quella di 'passare
all'azione' sotto tutti i fronti: nella realizzazione dei programmi di
prevenzione e nell'accesso alle cure nei Paesi più poveri del mondo.
L'impazienza è dettata dalla necessità di accelerare i tempi, se si vuole
realmente frenare la catastrofe umanitaria che l'Aids sta provocando nel Sud del
mondo. Con questi obiettivi scienziati, medici, 'decisori' istituzionali, malati
e associazioni hanno unito le loro voci in un appello corale per ''passare
all'azione'', lanciato al termine della 'sei giorni' canadese.
''La convergenza di intenti dei rappresentanti di ogni parte del mondo,
intervenuti in questa conferenza - ha commentato Helene Gaye, presidente uscente
dell'International Aids Society (Ias), e co-presidente del congresso - ha
fornito l'occasione perfetta per prendere in considerazione concretamente lo
scarto esistente fra ciò che la società può fare di fronte a questa crisi
umanitaria senza precedenti e la reale portata della risposta. Nonostante il
forte slancio registrato negli ultimi tre anni - ha sottolineato - il ritmo con
cui questi progressi vengono fatti è ancora sconfortante. Spero che tutto ciò
che la conferenza di Toronto ci ha offerto e fatto capire rafforzi la risposta a
livello mondiale'', ha concluso.
''Potremo parlare di successo del congresso solo quando ognuno di noi avrà messo
in pratica il motto di quest'anno 'Passiamo all'azione''', gli ha fatto eco Mark
Wainberg, presidente dell'Aids 2006 Toronto Local Host Board, comitato
organizzatore del meeting insieme alla Ias. ''E avremo fallito se non riusciremo
ad aumentare rapidamente e in modo 'eclatante' il numero delle persone nel mondo
che ha accesso ai farmaci antiretrovirali, oltre che ad attuare, con uguale
slancio, i programmi di prevenzione. Non potremo parlare di 'passi avanti' - ha
concluso Wainberg - se ogni anno il numero delle persone che si infetta continua
a essere superiore a quello dei malati che ricevono i trattamenti''.
La International AIDS Society, che
ha organizzato la conferenza di cinque giorni tenutasi a Toronto sull'AIDS, è
la più importante associazione indipendente di professionisti specializzati in
Hiv/Aids nel mondo. La sua denuncia verso le inefficienze dei governi è stata
molto forte: quando si tratta di agire, le amministrazioni del Nord e del Sud
non fanno mai abbastanza. Sud Africa, Usa e Canada sono state additate da
funzionari e attivisti per negligenza volontaria. Il governo del Sud Africa
rimane "insensibile, lento e inoperoso sull´introduzione della terapia" per
l´Hiv, preferendo piuttosto promuovere le "cure" con succo di limone e aglio,
ha dichiarato Stephen Lewis, inviato speciale
dell´Onu per l´Aids in Africa.
Per diversi anni, il presidente sudafricano Thabo Mbeki aveva pubblicamente
negato qualunque collegamento tra Hiv e Aids, ed era stato refrattario all´uso
dei farmaci antiretrovirali. Il ministro della salute di Mbeki, Manto
Tshabalala-Msimang, è venuto alla conferenza di Toronto per promuovere l´uso
di limoni, aglio e barbabietole come terapia per l´Aids.
In Sud Africa muoiono ogni giorno di Aids tra
le 600 e le 800 persone.
Per i programmi globali sull´Aids, saranno necessari quest´anno 15 miliardi di
dollari e 22 miliardi entro il 2008, ma il contributo Usa probabilmente non
supererà il suo livello attuale di tre miliardi di dollari l´anno. La speranza
di un accesso universale alla cura crollerà se mancheranno gli aumenti di
qualche miliardo nei finanziamenti, hanno dichiarato gli organizzatori della
conferenza di Toronto, sollecitando i delegati della conferenza e gli
attivisti a esercitare pressione sui governi, soprattutto quelli del G8,
perché mantengano le loro promesse.
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