Così colorate, diffuse,
magiche eppure, così a rischio...la causa? I mutamenti climatici. Le prime
vittime dell'effetto serra, secondo gli scienziati di tutto il mondo, saranno
proprio gli anfibi che, porttandosi dietro un corredo cromosomico che le rende
adatte a climi umidi ed ambienti di transizione, sono più in pericolo in
questo clima che cambia. La loro pelle umida, le abitudini semi acquatiche le
rendono sensibilissime alle variazioni del clima ed in
molte
zone del globo si registra un declino inaspettato. In particolare, nelle
foreste tropicali la scomparsa avviene a ritmi elevatissimi, proprio perché le
variazioni di temperatura, del livello delle acque e l'aumento dei parassiti
minaccia la loro fragile costituzione fisica.
Le condizioni di vita di questi animali sono rimaste costanti per centinaia di anni, ma adesso stanno variando velocemente riducendo le loro capacità adattative.
Secondo i biologi della conservazione, la scomparsa delle rane è l'emblema dei gravi mutamenti che stiamo portando al clima globale. Per questo è necessario sensibilizzare l'opinione pubblica ed intraprendere iniziative, che si svolgeranno tutto l'anno come conferenze, dibattiti, mostre e studi, per tutelare le specie anfibie e così tutti gli altri abitanti del pianeta.
ROMA - Sono piccole, ricche di colori e povere di futuro.
Le rane arlecchino stanno scomparendo. Muoiono disidratate, con le pelle
mangiata da un fungo che le ricopre come un sudario, bloccando la
traspirazione. Assieme ad altre migliaia di specie, si estinguono travolte
dalla violenta accelerazione dell'effetto serra che sta trasformando il
normale avvicendamento delle forme di vita in un buco nero che inghiotte la
biodiversità del pianeta. Il fenomeno ha raggiunto una dimensione tale da
spingere molti biologi a descrivere quanto sta accadendo sotto i nostri occhi
come la sesta estinzione di massa nella storia della Terra, la prima che porta
la firma dell'uomo.
L'ultimo allarme viene dalla rivista Newsweek che ha messo a fuoco alcuni
segnali biologici utili per misurare il processo di riscaldamento in corso.
Nelle Montagne Rocciose le marmotte dalla pancia gialla escono dal letargo 23
giorni prima rispetto al loro ritmo abituale di 30 anni fa. In Gran Bretagna
per 65 specie di uccelli il periodo di cova scatta con un anticipo di 9
giorni, e venti specie di libellule hanno spostato il loro habitat 90
chilometri più a Nord rispetto agli anni Sessanta. In Spagna l'onda calda ha
ridotto a un terzo lo spazio vitale di 16 specie di farfalle. E la volpe rossa
canadese ha invaso il territorio della volpe artica, spingendosi fin nelle
isole Baffin, 900 chilometri più a Nord dei suoi confini tradizionali.
Ma non tutti riescono a sopravvivere spostandosi o mutando le loro abitudini:
molti non hanno il tempo, o lo spazio, per scappare. Per le rane arlecchino
del Costa Rica il nuovo clima è stato fatale. Le notti sempre più calde e lo
strato di nuvole in crescita che durante il giorno blocca parte della
radiazione solare hanno favorito la proliferazione di un fungo patogeno che
attacca la pelle delle rane impedendo l'assorbimento dell'acqua attraverso i
pori. Questa piccola mutazione climatica è bastata a far scomparire due terzi
delle 110 specie di rane arlecchino dell'America latina in un arco di tempo
estremamente ridotto.
Il fenomeno fu segnalato dai biologi per la prima volta nel 1990. E in appena
16 anni il problema è esploso finendo per travolgere buona parte delle
popolazioni di rane, tritoni e salamandre. Secondo i dati dell'Iucn (International
Union for the Conservation of Nature and Natural Resources), ad essere a
rischio ormai è l'intera classe degli anfibi: su un totale di 5.700 specie,
ben 1.800 sono in via di estinzione.
"I cambiamenti climatici, provocati principalmente dal consumo di combustibili
fossili, sono diventati la principale minaccia per la sopravvivenza di molte
specie", osserva Massimiliano Rocco, responsabile del settore Traffic del Wwf.
"E purtroppo questa non è una tendenza arginabile nel breve periodo. Si
potrebbe però intervenire con efficacia immediata per bloccare almeno le altre
concause dell'estinzione di massa che ci troviamo a fronteggiare: la perdita
degli habitat, determinata soprattutto dalla deforestazione, e il commercio
illegale di specie protette. Entrambe hanno effetti drammatici
nell'accelerazione della scomparsa di specie. Ad esempio il rospo dorato del
Costa Rica ha pagato un prezzo molto caro per la sua bellezza che lo rendeva
preda ambita dei collezionisti disposti a tutto: è stato avvistato per
l'ultima volta tre anni fa. E in Madagascar la grande diversità di rane
mantella, che si erano andate radicando nelle valli, nei laghetti, nei boschi
planiziali mantenendo il loro specifico corredo genetico, ha subito un colpo
durissimo per colpa della deforestazione che ha cancellato buona parte degli
habitat naturali".
Quello che preoccupa è la progressiva accelerazione del mutamento climatico.
La temperatura sale a una velocità che per molte specie è insostenibile: non
riescono a sviluppare processi di adattamento ed escono di scena. Tra gli
animali che sembrano destinati a non superare la soglia del ventunesimo secolo
ci sono gli orsi polari, la tigre, il leopardo delle nevi, l'antilope tibetana.