MANRICO DUCCESCHI

 
 
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Manrico Ducceschi, che nella Resistenza assunse il nome di “Pippo”, formò. nel settembre 1943, il primo nucleo di quella che divenne sotto il suo comando, l’XI Zona Militare Patrioti. Questa Formazione, che era direttamente collegata col Comando Militare del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, ebbe la sede del suo comando nel massiccio delle Tre Potenze, sull’Appennino Tosco - Emiliano, ed estese la sua presenza e la sua attività nella Garfagnana, nell’alto modenese e nella Vai di Nievole. Fu forse il nucleo di Patrioti più attivo dell’Italia Centrale e quello comunque che, mettendo in primo piano le esigenze militari su quelle politiche, conseguì risultati strategici importantissimi, sia nel periodo operativo clandestino, che in quello successivo dell’attività di Linea.

L’opera di Manrico Ducceschi ottenne infatti il più alto riconoscimento del Comando Alleato, il quale, dopo la liberazione di Bagni di Lucca, affidò a lui e alla sua Formazione -— che per la guerra di linea assunse il nome di Battaglione Autonomo Patrioti Italiani “Pippo” — ben quaranta chilometri di fronte, con comando autonomo battente bandiera italiana, sul fronte della Linea Gotica, a fianco delle Truppe della Va Armata.
Nel periodo dell’attività di Linea, che va dal 6 ottobre 1944 ai primi di giugno del 1945, i risultati dell’azione militare del Btg. Autonomo Patrioti Italiani furono molto importanti, e si conclusero con una vittoriosa avanzata che raggiunse i confini d’Italia; ma assai più importanti sarebbero stati se i Comandi Militari Alleati avessero messo in pratica tutti i suggerimenti tattici di Manrico Ducceschi, inspirati sempre al principio di alleviare i sacrifici delle nostre popolazioni e ad affrettare la liberazione del territorio nazionale. Per i suoi altissimi meriti militari, il Comando Alleato conferì a Manrico Ducceschi la “Bronze Star” con motu proprio del Presidente degli Stati Uniti d’America.
La seguente commossa rievocazione fu tenuta dall’Avvocato Luigi Velani, già Aiutante Maggiore del Comando XIa Zona Militare Patrioti, in occasione delle solenni esequie che furono tributate a Manrico Ducceschi dopo la sua improvvisa, tragica scomparsa.

Pippo,
Sono tutti intorno a Te « i nostri ragazzi » come Tu li chiamavi, per l’ultima volta!
I « nostri ragazzi » Pippo! Con quanto affetto, con quanta riconoscenza, con quale sentimento di profondo orgoglio Tu ricordavi fatti e parole, rievocavi gesta ed episodi di valore delle ore belle e difficili.
Il Tuo grande animo puro li aveva stretti intorno a Te con legami che niente poté e potrà spezzare e neppure certo l’angoscia di quest’ora, l’orrore di questa morte.
Ecco : son tutti qui i Tuoi fratelli che non vogliono, che non possono credere, con in cuore la disperazione, ma anche una netta decisione : quella che aspetti da loro:
Noi ricordiamo, Pippo! Non dimenticheremo!
Settembre ‘43:
Tutto si sfascia, tutto crolla, ogni valore umano e morale sembra sommerso e distrutto dalla ignominia, dal tradimento, dalla vigliaccheria, dalla sopraffazione brutale e selvaggia; e i pochi decisi a non lasciarsi sopraffare, a morire piuttosto che rinunziare ad essere uomini, cercano disperatamente una bandiera, un simbolo, una luce verso cui correre.
Tu fosti per noi tutti quella luce, Tu il soffio vitale che rianimò la nostra fede, rinsaldò speranze e propositi.

Primo fra tutti in questa zona innalzasti la bandiera dell’onore e Vi scrivesti : «Giustizia e Libertà»: non parole inerti, ma pure, vive espressioni del Tuo animo di uomo buono, coraggioso, leale, libero, giusto!

E come ogni giusto fosti spietato con te stesso negandoti sempre, da allora e fino ad oggi, ogni gioia che non venisse dall’adempimento della Tua missione, imponendoti sempre, primo fra tutti, i più duri sacrifici, le privazioni più estenuanti, i posti di maggior responsabilità e di maggior pericolo.
Ricordiamo, Pippo!

Autunno-inverno ‘43-’44.
Dietro ai pochi animosi che accorsero fin dal primo momento al Tuo richiamo, vennero intorno a Te numerosi i giovani espressi dalla carne viva e dolorante di questo nostro popolo buono e disgraziato, i più saldi, i più puri di nostra gente, i più generosi perché, Pippo, era il Tuo orgoglio ed è il nostro, non v’era e non v’è posto nell’XI Zona per gli imbelli e gli opportunisti, per l’accomodamento o per l’intrigo, per gli interessi personalistici, per gli egoismi e i calcoli d’ogni genere, per coloro che non sapessero anteporre a tutto, (ideali politici, vita, famiglia) la propria dignità, lo slancio prepotente verso quel culmine, allora così lontano da apparire quasi irraggiungibile, ove la nostra fede aveva posta la certezza del nostro destino di uomini e di popolo.
Mesi duri quelli, i più duri : mesi tristi di lotta non solo contro il nemico ma purtroppo anche contro i fratelli indegni e contro i pavidi, mesi di agguati e di fughe, circondati dal sospetto e dal tradimento, senz’armi. quasi senza aiuti, spiati, braccati, torturati, perseguitati fin nelle famiglie, lasciando ad ogni passo uno dei nostri, col pianto in gola, nella disperazione di non poter fare quello che avremmo voluto; ma con Te Pippo. che mai non ci mancasti, con Te sempre sereno, sempre sicuro, saldo, buono!
E vennero anche i giorni belli; vennero le armi, vennero le ore della lotta aperta e sanguinosa, venne la vittoria che per primo tra i capi partigiani Tu cogliesti come premio dovuto alle Tue superiori qualità morali e militari.
Maggio-Giugno 1944: Al nuovo risorgimento d’Italia!

Fabbriche, Palleggio, Casabasciana, Bagni di Lucca, Abetone, Monte Spigolino ecc.
Il Tuo viso mite e un poco triste si illuminò di un sorriso mentre coi pochi animosi respingevi ed incalzavi le orde sanguinarie che fuggirono a spargere la novella di un « diavolo di bandito » ovunque presente ad animare, a guidare, a colpire.
Corse la notizia del Tuo eroismo, della Tua lotta e dei Tuoi successi a spaventare i nemici, a rinsaldare la speranza nostra, a rianimare gli sgomenti.
E corsero a Te a centinaia i nostri bravi montanari, si strinsero intorno a Te quelle buone popolazioni che oggi piangono con noi poiché sanno quanto Ti devono, quanto Tu hai fatto per loro in guerra ed in pace!

E venne, dopo altre dure lotte, dopo altro sangue, venne per quelle terre la fine della guerra, ma non per Te, non per i Tuoi più fidi poiché Tu sentisti, Tu proclamasti che non potevi considerare finito il Tuo compito di combattente finché un solo nemico avesse continuato ad insozzare le terre d’Italia. Ancora un altro autunno, un altro inverno, ancora lotte, sacrificio, fame, freddo, battaglia, lutti, ancora l’angoscia quotidiana, grande per il Tuo cuore sensibile, del compagno caduto, del sangue sparso, della devastazione che continuava a straziare l’Italia.

E finalmente la primavera. lo sfacelo del nemico, la corsa da quel terribile settore del fronte che il Tuo coraggio aveva richiesto, che la fiducia degli alleati Ti aveva concesso, che i Tuoi sacrifici avevano tenuto, fino ai liberi confini della Patria!
Ma premio non venne ché premio non volesti!
Disprezzasti facili guadagni, non volesti gradi, ricompense, onori, orgoglioso nella Tua povertà, lieto nella Tua umiltà; e noi che già tanto Ti amavamo, Ti vedemmo allora innalzarti al di sopra di tutto e di tutti; qualcosa di prezioso da custodire nel più intimo del cuore: puro ideale, bellezza morale che rianima e conforta!
Noi sappiamo tutto e tutto ricordiamo Manrico: anche e sopratutto questi ultimi anni in cui il Tuo disinteresse, la Tua generosità, il Tuo spirito di sacrificio divennero sublimi, questi anni spesso tristi e delusi, sempre duri a tutti ma a Te più che a tutti gli altri, in cui desti sempre e tutto Te stesso ogni qualvolta potesti lenire una sofferenza, alleviare un bisogno, compiere un atto di riparazione o di giustizia.
Questo noi sappiamo, questo deve gridarsi alto: Non conosciamo, non vi fu fra noi uomo più di Te buono, umile, sereno, giusto!
 
Ed è per questo che oggi ci sentiamo soli e disperati. Vedi, Manrico, son tutti intorno a Te i Tuoi ragazzi, ancora increduli, ancora incapaci di affermare e contenere tutta la loro tristezza.
E questo pianto incontenibile ci fa quasi disperare di poter scorgere ancora la via senza di te, nostra guida, fratello buono, compagno forte. Ma no! Tu ce l’hai mostrata la nostra via! Tu sei ancora con noi e tra noi, Tu ce l’additi ancora: è la via dell’onore, della giustizia, della libertà. Addio Manrico e grazie, grazie per tutto quello che hai fatto e per il bene che ci hai voluto, ma grazie sopratutto per questa speranza che dopo lo smarrimento di quest’ora noi ritroveremo, siine certo, per Te e per noi, grazie per questa ansia di vita e di lotta che Tu ci infondesti e sarà da noi coltivata come la cosa più bella di Te e di noi.

LUIGI VELANI


Tratto da “PROFILI DI PATRIOTI DELLA PROVINCIA DI LUCCA” edito a cura del Comitato Provinciale Patrioti Lucchesi aderente alla F.I.V.L. - 24 aprile 1963 - pagg. 13-16.

 

 


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