LA NOSTRA STORIA

Home La Nostra Storia Rifugio Leggi & Decreti Preghiere Consigli Tesseramento

Bit

 

COME NASCE UN CANILE

Sono passati tredici anni da quando una cagnetta investita da una macchina, stava per partorire sul ciglio di una strada.

Bisognava soccorrerla, ma non si trovava nessuno disposto ad ospitarla. Ci viene in mente che ai margini del paese c’è un recinto con vecchie macchine e rottami sparsi, dove si trova un altro cane legato ad una corda. Non si vede mai nessuno e abbiamo preso l’abitudine di scavalcare il recinto per portare da mangiare al cane: è una femmina a viene slegata da noi ogni volta che qualcuno, ignoto, viene a legarla. Anche Giulietta, la cagnetta ferita, viene sistemata in quel recinto, dove nascono quattro cuccioli. In poco tempo altri cani senza casa e senza aiuto si aggiungono a Giulietta.

Le vecchie macchine offrono un riparo. Si forma un piccolo gruppo di persone che, a turno, portano da mangiare.

S’incomincia a realizzare qualche protezione rudimentale e qualche cuccia. Nessuno si fa vivo, fino a quando si presenta una persona che afferma di essere il proprietario del terreno, che però è sotto sequestro. Ma, dice, possiamo restare con i cani. In breve i cani arrivano a 15. adesso serve anche una tettoia, ed un cancelletto al posto del buco nella rete, da cui entravamo. Le case sono abbastanza distanti, poiché tra noi e le abitazioni c’è un vasto spazio incolto ed un altro recinto in cui una persona raccoglie ferri vecchi, c’è anche un pastore tedesco quasi cieco, si chiama Rex. Ma i malevoli abitanti delle case ci denunciano per disturbo, non vogliono i cani: arrivano i Carabinieri e caricano i quindici cani sul cellulare, li trasferiscono nel canile di Civitavecchia, che ha già i suoi problemi e manca di spazio. Quando andiamo a verificare (di nascosto, scavalcando) troviamo i cani davanti a ciotole colme di vermi fino all’orlo! Si deve trovare una soluzione: si avvicinano le elezioni amministrative, un amministratore comunale, alla vigilia del voto, ci fa avere un documento che ci assegna un terreno. È un bel posto tra la via Aurelia ed il mare lontano da ogni abitato, ma è coltivato a grano, si deve aspettare che venga tagliato e portato via. È distante quindici chilometri, ma ogni giorno qualcuno di noi va a vedere pensando ai cani che aspettano davanti ai vermi. Quando finalmente il terreno si libera è necessario costruire un piccolo recinto con una tettoia. Non abbiamo fondi, ma dividendo la spesa, compriamo il materiale indispensabile. Alcuni di noi si mettono al lavoro pur non avendo esperienza, e, dopo qualche giorno, con grande speranza, carichiamo i cani sulle nostre macchine e li portiamo a destinazione. Su di un tavolo, trovato come tutto il resto, in una discarica si improvvisa una cucina. Non abbiamo acqua né luce e, soprattutto non ci sono i soldi per comprare il cibo. Si prendono diverse iniziative: fondiamo una sezione della Lega Nazionale per la Difesa del Cane, che, con il tesseramento ci da qualche soldo; disponiamo salvadanai nei negozi, chiediamo gli avanzi a trattorie e caserme chiediamo ogni possibile aiuto. Qualcosa arriva e possiamo comprare un vecchio prefabbricato e far scavare un pozzo. I problemi sono moltissimi: la mancanza di fondi, di tempo a disposizione, di aiuti indispensabili. Siamo in pochi, il canile è lontano, abbiamo tutti un’occupazione. I cani devono essere curati e vaccinati, è indispensabile una assistenza veterinaria. Il canile è come un grande albero che vive e cresce: cani randagi, cani abbandonati, cani feriti sulla strada, cani legati al cancello, cucciolate abbandonate in scatoloni; siamo sempre dibattuti tra il poco spazio, i pochissimi mezzi e l’impossibilità di rifiutare ogni nuovo animale che ha bisogno di un ricovero.

Svolgiamo tutti i lavori: procurarci il materiale per nuovi recinti e nuove cucce, fare il cemento, costruire tettoie, cercare nelle discariche, procurare calcinacci, piantare pali, tappare i buchi scavati dai cani e inoltre curare ferite, fare iniezioni, distribuire pillole, allevare i cuccioli che si ammalano sempre, procurare il cibo, cucinare, distribuire il cibo e, immane fatica, raccogliere gli escrementi. Non indifferente è il lavoro organizzativo: riunirsi, discutere, distribuire il lavoro, registrare i cani che entrano e quelli che sono dati in affidamento, tenere i conti, cercare contatti, chiedere aiuto, dissipare i conflitti interpersonali. Nessun aiuto da parte delle istituzioni. C’è chi crede che ci guadagniamo e dice: “Se no chi glielo fa fare?”.

Non arrivano a comprendere la forza dell’amore e della compassione per gli animali! Quando piove tutto si allaga, e quando fa caldo crescono erbacce dappertutto. Il canile non ha gabbie: è diviso in vari recinti con tettoie e cucce rimediate, i cani sono divisi per gruppi, dobbiamo studiare i criteri per formare questi gruppi, ma nessun criterio è buono quando lo spazio non è sufficiente e tutto è estremamente precario: il recinto non è a prova di cane, le porte sono reti di letto raccolte nelle discariche, le cucce non riparano abbastanza, tutto si riempie di erbacce e di fango. Poi arrivano i parassiti: pulci, zanzare e soprattutto zecche; c’è da imparare a combattere questi malanni. Raccogliamo vasche da bagno, compriamo i medicinali necessari e tuffiamo i cani (sono diventati circa cento) nelle vasche. Qualche cane è adottato, ma gli arrivi sono sempre più numerosi. L’impresa incomincia ad essere superiore alle nostre forze, ognuno di noi ha un lavoro o qualche impegno e i mezzi non bastano. Ma come pensare di abbandonare? Non possiamo certo aprire il cancello e lasciar uscire i cani, e certo non possiamo lasciarli morire di fame! Nel momento più critico qualcosa di straordinario accade: una contessa romana cerca, un canile da aiutare! L’appuntamento, che avviene nel prefabbricato del canile, su sedili sgangherati, è per noi molto emozionante, anche perché la contessa, in lacrime racconta che un suo affezionatissimo cameriere morendo di cancro a cinquanta anni ha lasciato i suoi risparmi a disposizione di un canile. Era un gitano, racconta la contessa: il suo lungo nome spagnolo diventerà il nome del rifugio. Noi le ispiriamo simpatia e fiducia: il canile-rifugio è salvo! Vengono fatte tutte le spese necessarie per metterlo in sesto: ciotole d’acciaio al posto di vecchie pentole, nuove cucce, corridoi lastricati, un carrello per trasportare il cibo, un prefabbricato di legno, nuovi recinti, molti alberi e altro, fino alla fine del soldi e purtroppo anche della vecchia contessa. Il canile ha superato la sua fase critica, è diventato una realtà consistente, ma le difficoltà non sono certo finite: i cani ospitati sono circa 250, le strutture sono ancora quelle costruite con tanta buona volontà ma con poca solidità, lo spazio non basta, manca una struttura veterinaria, le difficoltà economiche sono grandi, l’aiuto dei comuni di Santa Marinella e di Ladispoli, finalmente arrivato, copre solo in parte le spese, la ristrutturazione promessa dal comune e annunciata da diversi anni non si realizza. Il comune di Cerveteri, benché abbia dato al rifugio dei cani, non ha mai voluto dare alcun contributo per il loro mantenimento. La difficile impresa dovrà aspettare un altro miracolo, un altro gitano e un’altra contessa?

Epilogo:

L'amministrazione comunale di Santa Marinella, nel mese di ottobre 2004 ha finalmente dato il via ai lavori di costruzione del nuovo canile. E' così composto:

- Un Fabbricato Principale con:

   a) Sala di Medicazione;

   b) Sala d'Aspetto;

   c) Cucina/Magazzino;

   d) Ufficio;

   e) Spogliatoio;

    f)  Servizi.

- Un Gattile composto da 5 gabbie di cui 3 comunicanti.

- 20 Gabbie di Contumacia, 2 x 2 coperte, 2 x 4 scoperte e 2 sgambatoi per lato.

- 18 Recinti/Rifugio di 30 m².  

La consegna è prevista per maggio 2005, ma le avverse condizioni metereologiche (recentemente la zona è stata investita da un'alluvione), fanno presumere uno slittamento di qualche mese.

Certo non è un canile grandissimo, ma ci permetterà in seguito di procedere a dei lavori di adeguamento al vecchio canile rendendo ai nostri amici una vita più serena.

Alla A.S.L. RM F chiediamo di ottemperare a quanto stabilito dall'Art. 18 della Legge Regionale 34/97.

Alle amministrazioni comunali di Cerveteri e di Ladispoli chiediamo: "Cosa aspettate a contattarci e a stanziare i fondi previsti per il mantenimento dei cani prelevati all'interno dei rispettivi territori comunali? I cani non vivono solo di carezze e promesse!

 

 

Home La Nostra Storia Rifugio Leggi & Decreti Preghiere Consigli Tesseramento