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"Starman"
("Starman")
Autore non indicato
The Observer
9 giugno 2002

Dopo 35 anni nella musica e cambiamenti senza fine, David Bowie, l'archetipo camaleonte del rock'n'roll, ha alla fine trovato l'equilibrio come un padre di famiglia dalla vita pulita. Tim Cooper lo ha seguito a Manhattan per una breve anteprima del suo ultimo album.

"Abbiamo avuto una richiesta da una persona del pubblico stasera", annuncia David Bowie. Quando la band comincia a suonare un motivo familiare lui comincia a cantare da crooner:" Sometimes you get so lonely...". Mentre chiude Be My Wife Bowie si gira verso il pubblico, dà il più ampio dei sorrisi e si inclina verso il microfono. "L'avreste pensato?", chiede.

Colpito! L'intero pubblico silenziosamente fa un cenno di approvazione col capo. Tutti noi tre.

Siamo in un piccolo studio per le prove a Manhattan ed io sono seduto a dieci piedi di distanza da Bowie su un sofà accanto a Tony Visconti, l'uomo che ha prodotto alcuni dei suoi più grandi album, e ad un pubblicitario di Londra ugualmente impressionato.

"Siamo stati bravi, vero!" Bowie dice al suo produttore e controlla la lista delle canzoni per vedere qual'è la prossima. Fa una breve selezione di canzoni da Low e poi prova qualche brano del nuovo album Heathen, che lo vede riunito con Visconti per la prima volta da Scary Monsters nel 1980 ed è già acclamato come il suo miglior disco da allora.

E' la prima esecuzione (semi) pubblica delle nuove canzoni. Anche Visconti non le ha ancora ascoltate da quando Bowie ha lasciato lo studio di registrazione, ed applaude come un fan. "Avere Tony qui è un po' come avere qui il tuo professore di matematica", ride Bowie. "Molto strano. Ma mi sto divertendo molto. Mi sento come un bambino in un negozio di caramelle!".

L'umore ringiovanito di Bowie era tangibile quando ci siamo incontrati prima, in un boutique hotel vicino alla casa del cantante a SoHo. Nonostante dica di essere esausto dopo tre giorni di interviste, il loquace ed articolato Bowie risplende di salute ed è evidentemente eccitato. Non esibisce la familiare freddezza o controllata stranezza dell'intervistato superstar. Dal momento in cui ti stringe la mano è cordiale e cortese, conservando un notevole grado del carattere del Sud di Londra, considerato che non vive a Londra da quasi 30 anni. Tutto questo cospira per farti sentire come se fossi il suo migliore amico in pochi minuti che stai seduto con lui (e potrebbe essere calcolato per fare proprio quello).

Nella conversazione adotta un'aria rilassata e affascinante, disponibile a discutere il suo lavoro, la salute e la famiglia come la passione per l'arte, la letteratura e la musica. Un lettore onnivoro, che consuma diversi libri a settimana (Martin Amis e Ian McEwan sono i suoi preferiti), ha accumulato un impressionante vocabolario da quando ha lasciato la scuola con un solitario livello O in falegnameria [ha un diploma in grafica], cosa che occasionalmente può farlo apparire pretenzioso. Cerca spesso la parola giusta, occasionalmente individuando quella sbagliata (i suoi testi sono "emozioni interne esteriorizzate?") ed a volte correggendosi pedantemente: "Questo è il mio genere - la mia opera, piuttosto". Il suo accento rimane immune ai suoi molti viaggi: è lo stesso che ricordiamo in The Laughing Gnome.

Qualunque sia la sua rilevanza nel 2002, in una carriera lunga 35 anni Bowie ha tracciato una via pionieristica come il più innovativo ed influente artista nella storia del rock. Ha mantenuto il suo fascino misterioso costantemente reinventando se stesso con personaggi come Ziggy Stardust ed il Thin White Duke; per non menzionare le sue incursioni nel teatro, nei film, nell'arte, in Internet e nel mercato finanziario. Oggi, felicemente sposato da 10 anni con la ex modella Iman, è l'unico della sua generazione che continua a generare attenzione per ogni nuova mossa.

Oltre a Heathen - il suo 25mo album ed il primo sulla sua etichetta ISO - ce n'è un altro, anche se non pubblicato, chiamato Toy, che contiene nuove versioni delle sue più vecchie canzoni. Più immediatamente, sta curando il Meltdown Festival, che vedrà la partecipazione di Philip Glass (che suonerà adattamenti sinfonici di Low ed "Heroes" di Bowie), Asian Dub Foundation (che suoneranno una colonna sonora live che accompagnerà il film francese La Haine), i Coldplay, gli Suede, i Mercury Rev, i Television e Badly Drawn Boy, così come artisti di culto come Daniel Johnston ed il vecchio amico di Bowie [?] The Legendary Stardust Cowboy.

Bowie stesso apparirà l'ultima sera per suonare Heathen e Low nella loro interezza il 29 giugno, con una nuova band che include l'esperto Mike Garson al piano, Gail Ann Dorsey al basso ed i chitarristi Earl Slick, un altro veterano di Bowie, e il nuovo arrivato Gerry Leonard, un irlandese che crea paesaggi ambient nello stile di Eno e Daniel Lanois.

La temperatura si sta alzando agli 80 gradi a New York quando entra nell'hotel alle 10. E' già alzato da quattro ore - da quando ha abbandonato alcol e droghe nella metà degli anni 80 [?] tende ad alzarsi subito dopo le cinque del mattino - e luccica di traspirazione dopo una sparring session in una vicina palestra di boxe. E' in forma, nessuna traccia di grasso nel suo fisico di 55 anni, una corta barba bianca e nera e capelli castani venati di biondo con la riga al centro. Indossa pantaloni di velluto a coste marrone scuro fuori stagione, una maglietta blu pallido e scarpe da barca, niente di provenienza firmata; infatti, confessa allegramente che tutto quello che indossa viene da J Crew, una catena di negozi conosciuta per uno stile da giovane benestante tradizionalista.

La carriera di Bowie è stata degna di nota per il suo continuo cambiamento di stile così come per la musica molto diversa. Ma, in una iconoclastica ammissione, è risoluto nel dire di non avere alcun interesse nella moda. "Affatto", insiste, "e non l'ho mai avuto. Compro raramente vestiti. Li indosso bene e le persone mi danno della roba e mi piace indossarli per gli show e gli album e così via. Ma non sono interessato alla moda. E per mia moglie è lo stesso. Non va mai a fare shopping: odia molto fare shopping. Questa è la seconda cosa che mi ha attratto di lei - la prima era che si alzava alle cinque, come me. Può comprare qualcosa più velocemente di qualsiasi altra donna che abbia mai incontrato".

Può non essere pronto per la pipa e le pantofole ma c'è un lato domestico di Bowie che non si può immagine in suoi contemporanei come Mick Jagger o Rod Stewart, che sembrano determinati a rivivere il loro anni da teenager fino all'amara fine. Bowie, al contrario, sembra contento di combinare un'attiva paternità con il collezionare dipinti britannici del 20mo secolo di nomi non alla moda come Clive Barnes e Derek Boshier, ed uscire ogni paio di anni con un nuovo album. Forse lui ha fatto quello che le rock star spesso non riescono a fare: crescere.

La sua persistente buona forma è attribuibile ad una combinazione di uno stile di vita pulito - le 60 sigarette al giorno sono state abbandonate nello scorso dicembre - ed una combinazione di esercizio e meditazione. "Non mi alleno, ma mi piace essere in forma, specialmente da quando è arrivata mia figlia".

Alexandria è nata nell'agosto 2000 ed il suo arrivo lo ha forzato a riconsiderare il suo stile di vita. "Pensi a te stesso in un modo un po' differente", ammette. "La mia presa sulle cose è meno importante rispetto alla preoccupazione che lei abbia attorno a sé e con sé una buona costruzione, così è una mia responsabilità essere il migliore possibile. Non faccio cose tipo palestra ma faccio boxe tre volte alla settimana". Piuttosto in disaccordo con la sua immagine, Bowie si è mantenuto in forma esercitandosi al pugilato sin dagli anni 80 quando era un "patito della forma fisica". Non è mai entrato in un ring con rabbia ma dice che è la tecnica che lo interessa di più. "Sono veloce e piuttosto agile, così, tecnicamente, penso di essere abbastanza bravo", dice, "ma se ho una qualsiasi forza nei pugni o l'abilità di stare lontano dall'avversario non lo so perché non sono mai stato in un combattimento. Il mio allenatore è un uomo enorme che non si sognerebbe neanche di darmi una pacca sulla fronte perché mi stenderebbe". Medita anche ogni giorno, ma dice: "Trovo che l'attività fisica mi aiuti molto, sopratutto a chiarirmi la mente. Mi aiuta a sentirmi arzillo durante la giornata".

A causa della sua abitudine di alzarsi presto, trova che l'essere diventato padre ha avuto meno impatto sul suo stile di vita. "Ancora mi alzo prima che la mia bambina si svegli. Non importa a che ora vado a letto - le due o le tre del mattino - mi alzo sempre alle cinque. Sono terribilmente stanco il giorno dopo ma è come se avessi un orologio interno. Così, le nostre abitudini non sono molto cambiate, cosa che so può essere molto distruttiva per alcuni. Conosco musicisti che sono abituati ad alzarsi a mezzogiorno od all'una e quando hanno dei bambini questo sconvolge completamente le loro abitudini ed hanno gli occhi annebbiati per il resto della giornata".

Gli piace alzarsi quando arriva l'alba ed utilizza il tempo per pianificare il lavoro della giornata e per comunicare con l'Europa - che è gia in piedi ed al lavoro - via e-mail o per telefono. Ma non cambia i pannolini. "No, non lo faccio! Sono un po' all'antica. L'ho fatto un paio di volte e non mi piace. In effetti non ne ho bisogno perché Iman è una madre molto naturale". La coppia ha una bambinaia che va ogni giorno, ma che non vive con loro, e Bowie vede il suo ruolo come più "educativo" nel crescere la sua nuova bambina. "Leggo spesso a voce alta", dice, "e mia moglie ed io dedichiamo del tempo a giocare con lei. Siamo entrambi genitori attivi e molto coinvolti. Abbiamo entrambi figli più grandi e sappiamo come vogliamo crescere nostra figlia".

Con una figlia di soli 22 mesi, ha già rifiutato un tour mondiale quest'anno perché non intende ripetere gli errori fatti nel passato. "Non voglio cominciare a fare quello che sfortunatamente ho fatto con mio figlio, visto che passavo molto tempo in tour quando era piccolo. Mi sono mancati quegli anni, e so che per lui è lo stesso. Fortunatamente siamo stati insieme da quando aveva sei anni e l'ho cresciuto da quel momento in poi. È stata una famiglia con un solo genitore. Non voglio ripetere gli stessi errori con Lexie".

Il figlio di Bowie ha ora trent'anni e lavora nell'industria cinematografica a Londra. Usava essere chiamato Zowie ma poiché, comprensibilmente, la gente si girava tutte le volte che i suoi genitori lo chiamavano per nome, lo cambiarono in Joe, che è rimasto per molti anni. "Poi lui, di sua iniziativa, lo ha di nuovo cambiato in Duncan, che è il suo vero nome, quando andò all'università (a Nashville). Così, ora è Duncan". Padre e figlio rimangono vicini e Bowie è orgoglioso che Duncan stia facendo la sua strada nel cinema, per cui "è davvero ossessionato nello stesso modo in cui io lo sono per quello che faccio", senza sfruttare il famoso nome del padre. "Sta facendo tutto da solo. Non si aspetta niente da me". Improvvisamente, Papà ha gli occhi umidi. "È un uomo molto amabile. Lo amo molto".

Poco dopo la nascita di sua figlia Bowie disse che non poteva immaginare di crescere la sua bambina in America e stava considerando la possibilità di tornare in Inghilterra, dove non ha vissuto per quasi trent'anni. Ora non è più così sicuro. "Non penso che abbiamo deciso", dice, ma Londra difficilmente diventerà di nuovo la sua casa. "Ci vado spesso come visitatore per soddisfare la mia sete per tutte le cose inglesi e mi dà abbastanza possibilità di vedere le persone che mi mancano e che amo. Comunque, ci sono aspetti che non mi piacciono molto". Ad esempio? Il suo atteggiamento allegro scompare. "Penso che l'assoluta attenzione che riceve la celebrità qui è da lasciare a bocca aperta. Personalmente non voglio vivere così. Non l'ho mai fatto davvero e non vedo alcuna ragione per cambiare adesso. E certamente non voglio che mia figlia o mia moglie debbano attraversare una cosa del genere". Aggiunge:"Mia moglie non conosce nulla dell'Inghilterra. C'è stata in vacanza qualche volta ma non conosce l'esperienza di vivere in Inghilterra".

Con questo presumibilmente intende l'esperienza di vivere in un paese con una cultura ossessionata dalla celebrità, riflessa - e alimentata - dalla stampa dei tabloid, sebbene sia restio a biasimarli. "Penso sia una mentalità nazionale (in Inghilterra). Si alimentano l'un l'altro - il pubblico e i tabloid". Quando gli chiedo il suo punto di vista sulla celebrità mi risponde impazientemente: "Non ho punti di vista sulla celebrità, sono indifferente ad essa. Penso che sia un'assoluta stronzata. Non riesco a capire chi voglia essere sulla prima pagina di un giornale tutto il tempo se non ha qualcosa da vendere".

Bowie generalmente è riuscito a stare lontano dall'intrusione dei tabloid. E, evidentemente, si può fare più facilmente a New York, dove può portare Lexie al parco nel passeggino senza nessuna guardia del corpo - e senza nessun timore di apparire sulle pagine dei giornali del giorno dopo. "In questa città non ci sono problemi", dice. "Ci sono alcune città - Londra, L.A., Parigi - dove non sto molto bene. Sto bene qui: possiamo andare dove vogliamo, mangiare dove vogliamo, passeggiare con la nostra bambina, andare al parco, in metropolitana, fare le cose che fanno tutte le famiglie. Sono molto felice in questa situazione".

Aggiunge: "Non penserei mai di assumere una guardia del corpo, a meno che non stia lavorando. Ho sempre trovato che quel tipo di comportamento attrae più attenzione di qualsiasi altra cosa": E quando lo riconoscono a New York, dice, è poca cosa rispetto a Londra. "A Londra è più eccitabile e più tipo evento, ma qui il riconoscimento è quasi ad un livello di comunità. È come, 'Ciao, Dave, come va!' È una cosa molto amichevole".

Nonostante regolari notizie del contrario, il suo appartamento di New York, dice, è l'unica casa che ha. Ha vissuto lì per 11 anni, e con molte delle sue ambizioni soddisfatte - esclude di avere altri figli - sembra alla fine essersi sistemato, sia geograficamente che spiritualmente. Cosa più importante, dopo una carriera costruita su molteplici cambi di personaggio e personalità, sembra davvero avere raggiunto un punto nella vita in cui sa chi egli sia realmente - forse per la prima volta. "Non lo trovo un problema essere vecchio e non mi importa di non pensare come pensavo quando ero giovane", dice. "Non mi sento di dire 'sono vecchio ma mi sento come un diciottenne dentro!' perché non è così. Mi sento esattamente quello che sono, cioè un cinquantacinquenne che va verso i 56, e sembra essere una bella età da avere. Ho fatto esperienza di molte cose ed ho un senso di ciò che sono che forse non avevo qualche anno fa".

"Non ci sono più ardenti ambizioni. Ci sono cose che mi piacerebbe fare, ma nessuna è cruciale. Ho la sensazione di essere diventato la persona che avrei sempre dovuto essere. È stato una sorta di viaggio ciclico, quasi ellittico a volte, ma mi sento come se alla fine sono arrivato ad essere invece che a diventare, che è ciò che io penso sia essere giovane - c'è sempre la sensazione che stai diventando qualcosa, che sarai scioccato da qualcosa di nuovo o scoprirai qualcosa o sarai sorpreso da quello che ti riserva la vita. Sono ancora sorpreso da alcune cose, ma le capisco, le conosco. Ho la sensazione di sapere dove sono, ora. Riconosco la vita e la maggior parte delle sue esperienze, e sono abbastanza a mio agio con l'idea della sua finitezza. Ma questo non mi ferma dal tentare continuamente di risolverla: risolvere le mie domande su di essa. E probabilmente lo farò. Starò ancora provando, spero - come Strauss - a 84 anni".

Successivo al suo ultimo album, Hours, che vedeva Bowie riflettere sul suo passato, Heathen è una ruminazione sul mondo incerto in cui ha fatto entrare sua figlia. Ha detto dell'album che voleva scrivere di un mondo che lui sentiva la aveva abbandonata, e per appellarsi ' a chiunque sia quello spirito superiore' per un rimedio ad alcuni dei suoi malanni, "perché voglio un luogo dove mia figlia possa crescere al sicuro, entrare ad occhi aperti nelle sue ambizioni - senza dover schivare proiettili". Una delle nuove canzoni lo dice apertamente - 'Chiedo un futuro migliore'.

"Avevo rosee aspettative per il 21mo secolo, davvero", dice tristemente. "L'intera idea mi eccitava durante il 1998 e 1999. Ma è diventato qualcosa di diverso da quello che mi aspettavo. Ed ovviamente è una tipica preoccupazione di un genitore chiedersi in che tipo di mondo hai portato il tuo bambino".

Nonostante le odierne preoccupazioni familiari di Bowie, lui è ancora una rock star che ha rivoluzionato la musica. Per che cosa pensa che sarà ricordato?

Geme in scherzoso imbarazzo. "Bei pantaloni, penso che si supponga che dica. O stupidi tagli di capelli...Oh cazzo, non farmi questo!" supplica mentre ride.

Rimanenti ambizioni?

"Adorerei finire di scrivere un libro. Ne ho cominciati molti, ma mi esaurisco".

Le definitive memorie di Bowie, forse?

"Oh Dio, no!"

Rimpianti?

Mi fissa con quegli occhi - uno blu e l'altro verde - e dichiara fermamente: "Assolutamente nessuno".


[Traduzione originale dall'inglese]

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pagina creata il 5 settembre 2004