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"Cha…cha…cha…changes: un viaggio con Aladdin"
(Cha...cha...cha...changes: a journey with Aladdin)
di Roy Hollingworth
Melody Maker, 12 maggio 1973


Stazione di Charing Cross, Londra, 9.10 di sera - E quando è arrivato hanno urlato e pianto, lo hanno assaltato ed hanno picchiato i loro pugni femminili contro la schiena dei coraggiosi poliziotti che facevano scudo a Lui. Perché era proprio Lui.

Una ragazza, col viso gonfio, brutta per le lacrime ed il rossore dell'emozione, è caduta a mezza strada tra il treno ed i binari. Un giovane poliziotto l'ha presa e l'ha portata in salvo. Dieci iarde più giù, sulla piattaforma, Lui è stato vicino a farsi male. Bowie, nonostante la tenace opera di protezione, è stato baciato, schiacciato, toccato e strattonato. I suoi capelli erano scapigliati, i suoi occhi agitati, la sua bocca aperta. L'immagine del terrore. Ma sulla sua bocca aperta c'era l'ombra di un pazzo sorriso. Lo hanno spinto contro la porta di una carrozza. Ci è voluta l'opera spartana della Polizia per portare in salvo quella piccola figura dai capelli da scoiattolo; il suo viso ora esprimeva ogni emozione che un viso può esprimere. E lo hanno spinto velocemente in un'automobile, sulla quale i fan hanno battuto i pugni ed a cui si sono aggrappati. E quell'auto si è aperta la strada verso la salvezza.

Ed il signor Bowie era di nuovo in Inghilterra. E sulla Piattaforma Uno, in una massa sporca e bagnata, giacevano due ragazze paffute, piangendo ed abbracciandosi l'un l'altra. Tutti erano andati via tranne loro. Con i collant strappati e le mutandine in vista. Semplicemente stavano lì e piangevano.

Questa, amici miei, è solo la fine della storia. Questo arrivo; questo sudato, scioccante, rapido e severo benvenuto a casa per Bowie, di ritorno dal Giappone, 7.000 miglia in nave e treno, perché lui non vuole volare. Attraverso la Trans Siberiana e Mosca, viaggiando "soft" in prima classe. La seconda classe è chiamata "hard"["dura"]. "E lo è", dice Bowie.

Quattro mesi e mezzo fuori dall'Inghilterra. Ha viaggiato per il mondo e, a differenza del resto, ha visto la sua gente. Non dentro e fuori di un hotel e in aereo. Ha visto la gente. Ed ora il Sig. Bowie è un uomo molto cambiato. E la gente lo ucciderà con la sua preoccupazione per loro. Niente atteggiamenti drammatici da dilettante. Il sig. Bowie è preoccupato.

Così, dove comincia questa storia? Comincia al Terminal Uno dell'aereoporto di Heathrow, aspettando, guardando una fortissima pioggia battere la pista/ritardo del volo/cattivo tempo/dobbiamo trovare Bowie a Parigi/dev'essere trovato/partenza per Parigi/"vogliano i passeggeri evitare di calpestare troppo rudemente la passerella perché è allagata"/capitano Black al comando/una tempesta su Parigi/Trident One colpito tre volte dai fulmini/atterraggio su una pista adatta ad un motopeschereccio. Così, dove lo troviamo? Lo possiamo trovare all'hotel George V - non lo vediamo ma lo troviamo. Un facchino, per cinque franchi, ci porta alla Rouge Room, dove è stato tenuto un ricevimento. E' stato tenuto. Accende un fiammifero: "Il signor Bowie non è qui". Non c'era nessuno. La camera era scura come una Guiness.

Abbiamo fatto delle telefonate in giro. Al telefono, ho trovato Lee Black Childers. Lee era il fotografo del Melody Maker a New York, ma quando Bowie arrivò a New York era diventato il fotografo di Bowie. Ero infastidito, ma non molto. "Si, David è qui/la Russia, wow/lo amano/caspita, hanno cercato di portarmi via la telecamera/ci siamo così divertiti/perché non vedete Cherry Vanilla?"

L'ultima volta che avevo visto Cherry Vanilla era stato in una camera di hotel a New York, dove lei predava dall'altra parte di un tavolo, come un avvoltoio sulle ossa di un grasso esploratore. Una ex attricetta e groupie con molto corpo e molta voce. Ora "aiuto per la stampa" di Bowie. Ordinò un intero tavolo di roba per me. Soprattutto vino. Che non venne mai bevuto. A sette sterline la bottiglia questo potrebbe infastidire le persone. "Bowie stava arrivando a New York ed io ero una groupie. E conoscevo la stampa. Cristo ero una groupie" (si aggiustò la camicia da notte rivelando che sotto non aveva niente). "Ed ero lì, e Mr. Bowie mi ha dato un lavoro". "Che lavoro ti ha dato cara?" "Quello di sua addetta stampa". "Lui com'è?" "Caspita, lo vorrei sapere".

Adesso sapevo che è vero che si può vivere nello splendore senza fare assolutamente nulla. E me ne andai a dormire. Trenta sterline a notte per una camera singola. La mattina dopo Bowie avrebbe dovuto prendere il treno delle 12.30 Parigi-Victoria. Colazione, tre sterline. E poi un tassì alla stazione di Parigi Nord. Non sapevamo se lui era sul treno o no. Non aveva lasciato l'hotel. Ho corso per tutta la lunghezza del treno - 22 vagoni - alla ricerca del ragazzo dai capelli da scoiattolo. Ventidue vagoni, e lui non c'era. Missione impossibile.

Così Barrie Wentzell ed io aspettiamo, piuttosto intontiti, terribilmente al verde, ascoltando lo speaker. Non è diverso da Charing Cross, miei cari, ad eccezione del fatto che annunciano i treni per Lione anziché per Tunbridge Wells, ed i facchini fumano Gitane... E poi, quando la luce del sole apre il fumo di alcune centinaia di facchini che stanno fumando, lì appare in tutta innocenza ed in un perfetto vestito argento e porpora, David Bowie. Fresco di limousine e con quella incantevole moglie, Angie. "La donna più notevole sulla Terra", dice David. Lei potrebbe esserlo.

"Così abbiamo perso il treno", dice David guardando la Piattaforma 4, deserta e senza treni. "Non fa niente caro", dice Angie. "Ce n'è subito un altro", dimena il suo sedere americano e svanisce verso lo sportello informazioni. "Settemila miglia", dice David sorridendo, "e perdiamo il treno nell'ultimo tratto. Dal Giappone a Parigi e perdiamo il treno".

Bene, non potemmo prendere il successivo, perché questo comportava un volo a Gatwick. E quello ancora successivo comportava prendere un hovercraft da Boulogne a Dover. "Non posso farlo", dice Bowie. "Vola , è la morte". "Ma David, vola solo di pochi pollici sopra il livello del mare". "Così per la prima volta in due anni dovrò lasciare la terra", dice Bowie. Più tardi, saliamo sul treno, e lui parla liberamente. Di musica? No, amici miei. Del destino del mondo. Ha parlato del destino del mondo per circa due ore. Bene, non lui, noi.

"Ho la sensazione di sapere quello che sta succedendo". Il treno sferraglia attraverso Monsieur, o da quelle parti. "Potrei metterle nelle canzoni. Sai, queste sensazioni". Bowie ancora fuma una sigaretta dietro l'altra (le sigarette di tutti, non le sue). Lee Childers vive dietro i suoi occhiali da sole. Cherry Vanilla fa Cherry Vanilla. Angie Bowie sorride ed è in effetti molto amabile.

"Vedi Roy", dice Bowie, lievemente, guardando dritto verso di me, con lo sguardo assorto, un barattolo di birra per microfono. "Sono passato attraverso molti cambiamenti. E' accaduto tutto sulla strada del ritorno dal Giappone. Vedi Roy. Ho visto la vita, e penso di sapere chi controlla questo dannato mondo". "E dopo ciò che ho visto dello stato di questo mondo, non sono mai stato così spaventato nella mia vita".

"Scriverai su questo?"

"Se lo facessi sarebbe il mio ultimo album".

"Cosa vuoi dire?"

"Dovrà essere il mio ultimo album".

"Perché?"

"Perché non credo che sarei ancora in giro dopo averlo registrato".

"Sei malato?"

"Credo di si. Ho un dolore molto strano nel fianco destro. Ce l'ho da un anno. E' un dolore che ora deve essere sottoposto ad uno specialista".

I suoi occhi sono pieni di minaccia ora, principalmente perché il suo ventre è pieno di birra, che noi tutti beviamo costantemente. Oltrepassiamo un campo di barbabietole e Bowie comincia a tossire, e tossire e non riesce a fermarsi.

"La tosse caro?", chiede Angie. Bowie le risponde con questa profonda, spaventosa tosse che, per l'amor di Dio, comincia da qualche parte nel suo stomaco!

"I cambiamenti (tosse) che ho visto…bisogna scriverne".

"Tu scrivine David!" (dico).

"Si (tosse), suppongo che qualcuno debba (tosse). Sento il peso del mondo sulle mie spalle".

Si, potrebbe in effetti portare il mondo sulle sue spalle. E' dovuto al taglio della giacca. Le spalle sono molto grandi. La mia memoria torna alla piattaforma della stazione di Parigi Nord. Mandavano la musica di Ultimo Tango A Parigi. Stavamo camminando insieme e parlando di Lou Reed. "E' così dannatamente bravo", dice Bowie. "E loro costruiscono tutto questo mistero intorno a lui, e tutta questa maledetta stupidità. Non possono capire che lui è solo uno di New York, e quello è proprio ciò che è. Sai, sarebbe così bello se le persone fossero in grado di capire che al di sotto di tutto questo siamo tutti persone molto tranquille".

"Non ci crederebbero mai David. Non vogliono".

"Forse hai ragione. Ma siamo persone che non si fanno troppi problemi. E forse in molti modi…molto semplici. Se solo potessero vederlo. Oh Dio, questa confusione intellettuale che ci circonda tutti. Perché?" Porta la sua valigia. "So che sono stanco di essere Gulliver. Sai, dopo l'America, Mosca, la Siberia, il Giappone. Voglio solo andare a casa a Beckenham, e guardare la tv".

Ma torniamo in treno. La chiacchierata sullo stato del mondo continua, e diventa intensa, profonda. Mettiamo insieme le nostre esperienze. Condividiamo pensieri, idee.

"Sai", dice David, "la rivoluzione rock è accaduta davvero. Il problema è che nessuno se n'è accorto. Dobbiamo rendercene conto adesso. L'underground è vivo e vegeto, più vivo di quanto sia mai stato".

Il treno stride e fa rumore ad una fermata a Boulogne. Lee Childers e gran parte degli altri pensano che sia Calais - ma non ha molta importanza. "Oh, il litorale, com'è bello", dice Bowie pestando i piedi nella sabbia che circonda l'Hover Port. Ma poi la paura appare sul suo viso appena vede arrivare il suo prossimo mezzo di trasporto.

La Manica era calma e (come si usa dire) liscia come l'olio. Il sole era forte e l'aria tersa e questa cosa rombò in vista. Era come uno spermatozoo di balena con propulsori. Ed era molto rumoroso…e molto mostruoso. "Oh no", ha detto David. "Oh si", ha detto Angie. "Non fanno male David". "Ma volano". "Solo qualche pollice sul mare David". Si è seduto ed ha detto a stento una parola durante il "volo". Era preoccupato. Ma era al sicuro. All'Hover-Port aveva incontrato un paio di ragazze. Due dolci cosine in viaggio per un giorno in Francia. E loro avevano visto Bowie. E lui ha parlato con loro, ed ha autografato i loro pacchetti di sigarette. Loro si pizzicavano per accertarsi che fosse tutto vero.

Dover. Le scogliere bianche, in effetti ora di colore ambrato, mentre tramonta il sole. I suoi piedi su suolo inglese. Una sala d'aspetto nella stazione di Dover. Ha preso una tazza di tè e un salatino di pasta ripieno di carne. E poi ha parlato molto amabilmente alle ragazze sulla piattaforma.

"Roy, loro sono il sale della terra. Quelle ragazze. Loro non si siedono ogni notte a comparare gruppi, a criticare le liriche, chiedendosi se sono valide. Ascoltano semplicemente il disco…si, e forse ballano. Le amo, teneramente".

Ancora altre lattine di birra compaiono appena il treno (lento) lascia Dover. Miss Vanilla è addormentata. Ed anche la signora Bowie. David legge il London Evening Standard, e torna alle cose britanniche. Ride. Che piccolo paese divertente siamo.

"Ho dovuto lavorare molto di più quest'anno di quanto abbia mai lavorato nella vita. Lo sai?", aveva detto prima, tra il treno e l'overcraft. "Faremo un tour americano di 79 date in America quest'anno in circa lo stesso numero di giorni. Potrei morire. Ma lo devo fare". "Intendo dire, sai che gli Spiders hanno suonato solo circa 50 date in tutto. Penso, dal giorno in cui abbiamo cominciato a lavorare".

Attraverso la generosa campagna inglese il treno si muove lentamente. David ed io ci ritiriamo in uno scompartimento meno affollato. Infatti, siamo soli. Soli insieme!

"Sei consapevole di ciò a cui stai tornando su questo treno David?"

"Em…non proprio. No. Stare via quattro mesi e mezzo mi ha fatto perdere i contatti con quella che potresti chiamare la scena rock inglese. So che ogni cosa in cui siamo stati finora è stata incredibilmente eccitante. Ma adesso… beh, abbiamo raggiunto questa posizione, e questo non ti lascia una mente così chiara da capire cosa fare dopo". "Ma adesso sono a casa, e dopo dieci minuti comincio a sentirmi britannico di nuovo. Quando sono via, cerco di separare me stesso da questo. Non chiedermi perché. Voglio solo essere Ziggy".

"David, da quando sei andato via la parola 'decadenza' è entrata nel rock e adesso è usata da ogni scrittore rock. E David tu sei stato ritenuto colpevole di questa decadenza".

Sorride. "Si…posso immaginarlo". Sorride. "Cosa hai da dire su questo Roy? Ne sono responsabile?", chiede.

"Bene, io ero negli Stati Uniti quando sei esploso. Ho solo letto sul Melody Maker che eri arrivato, ed era rock decadente. Vidi una tua fotografia e pensai 'che …!'".

Bowie ride. "Si, è stato il Melody Maker che mi ha creato. E' stato quel pezzo di Mick Watts. Sono diventato un interprete dopo quello. Questo è vero. E' stata la prima volta che ho parlato con la stampa del fatto che volevo tornare sul palco ed essere un interprete, piuttosto che un autore. Durante l'intervista ho davvero capito che volevo esibirmi di nuovo".

"E ti aspettavi che il tutto arrivasse a questo punto?"

"No, mai. Ero un artista non-interprete, entusiasta di lavorare di nuovo sul palco, e bene…tutto è esploso. Ci siamo mossi con una tale intensità, con una tale velocità. Ho scritto molto velocemente. E' stato solo dopo mesi che ho realizzato quello che avevo scritto. Quando l'ultimo periodo è finito mi sono seduto ed ho pensato 'wow'".

"Ma tu sembri a posto. Voglio dire, penso che tu sia molto normale".

"Oh, certo, lo sono. Voglio dire, questa cosa della decadenza è solo un maledetto scherzo. Sono molto normale". (la conversazione si perde in un tunnel) "Questa cosiddetta decadenza che sta accadendo nel rock inglese è davvero decadenza? Sai cosa chiamerei decadenza?"

"Come definiresti la decadenza David?"

"Non mettere una rosa bianca su un tavolo bianco per timore che le spine graffino il tavolo".

"Capisco".

"Davvero, non penso che il rock decadente sia arrivato…ancora. Arriverà".

"Cosa pensi dei Roxy Music?"

"Beh, forse loro sono la cosa più vicina all'essere decadente al momento. E mi piacciono. Mi piacciono davvero. Comprerò il loro nuovo album domani. E' la prima cosa che farò".

"Che tipo di persona trovi di essere ora. Parli di malattia e vuoi lavorare di più. (in un caffè parigino mi ha detto che non ha alcun desiderio di morte). Ma cosa sei ora?"

"Sono me stesso, e devo continuare con quello che ho cominciato. Non c'è altro per me da fare. Sono stato sotto una forte tensione però. Per me esibirmi è un grande stress. Sono anche diventato disilluso da certe cose".

"Come cosa?".

"Bene, è molto difficile da dire, ma non ho mai pensato che si possa fare un successo di un'artista prima che sia andato da qualche parte. Questo è quello che è accaduto. Non mi piaceva. Ma quando ho visto che i nostri album stavano davvero vendendo, ho capito che un periodo era finito. La montatura era finita. Bene, non lo era, ma almeno abbiamo fatto qualcosa da promuovere. Ma quella montatura all'inizio era un mostro da sopportare. Mi offendeva molto. Sono dovuto passare attraverso molta merda. Voglio dire, non ho mai pensato che Ziggy sarebbe diventato l'uomo di cui si parlava di più al mondo. Non ho mai pensato che la cosa sarebbe diventata così irreale. Non voglio essere studiato come un personaggio tipo ragazzo della porta accanto, né come un tipo strano. Voglio mantenere un equilibrio tra le due cose..I personaggi su cui ho scritto sono stati i ruoli che intendevo ritrarre. Ziggy - quella cara creatura. L'ho amato". "Mi sento in qualche modo come in Dr. Frankenstein. Sebbene Ziggy segua David Bowie molto da vicino, sono due persone differenti. Cosa ho creato? Ziggy ha colpito nel segno. E' arrivato al momento giusto e maturo", ha aggiunto.

Mi sorride. Lui mi piace.

"Dylan una volta ha detto degli autori che semplicemente colgono le cose nell'aria, e le scrivono. Poi puoi riguardarle e leggere delle cose in esse. Io prendo le canzoni dall'aria…E' solo dopo che vedo quello che ho preso". "So che sembra che io scriva anticipando me stesso. Voglio dire, prendiamo Aladdin Sane. Quello che ho scritto l'ho scritto velocemente, e davvero senza pensare molto a cosa riguardasse. Ma adesso, mi siedo e guardo le liriche e l'album, ed è molto valido adesso. Certo, ho concetti. Ho storie per gli album, ma il reale pensiero, l'effettiva ispirazione vengono improvvisamente, e sono scritti come vengono"... "Quello che mi tiene insieme, ciò che si fa carico di queste mie 'scappatelle' è questa cara donna, Angie, che conosce David Bowie…eh, mi conosce meglio di quanto mi conosca io".

Dovunque abbiamo viaggiato, in ogni stazione, in ogni città, c'erano poche occasioni in cui lui non abbracciasse, baciasse o guardasse questa signora, e dicesse a voce alta 'lei è la più grande".

"Diventa cattivo dopo un po' di birre, voglio dire Roy, guarda il suo viso adesso - è Jean Genie, ma è così adorabile", ha detto Angie, occupandosi di tutti noi. Una donna rimarchevole.

"Non è un desiderio di morte che ho Roy, sebbene il mero fatto che lo dica significa che il pensiero è entrato nella mia mente. Ma, tu sai, noi siamo tutti molto normali…Ed era ora che lo dicessimo alle persone". "Altrimenti a cosa aspirano questi ragazzi - intendo dire, la rivoluzione si sta dileguando. E' adesso che dobbiamo ribellarci. Ma, Roy, con sensibilità…e con le idee".

"Senti di essere uno statista o un interprete?"

"Non voglio essere uno statista. Sono un interprete, e lascio spazio sul palco anche per il teatro. Ma uno statista. NO. So che solo una linea sottile separa un autore di canzoni dall'essere un intrattenitore, o dal fare affermazioni politiche. Mi rendo conto delle mie responsabilità"... "Con Ziggy, sono diventato Ziggy sul palco. Lo ero davvero. Quello era il mio ego". (questa affermazione ha seguito l'entrata e l'uscita da un altro tunnel).

"E com'è il tuo ego adesso?"

"Forte, e sta diventando più tenace, ma non penso che sia più Ziggy. E' un David Bowie più maturo".

"Intendi maturo per più calmo?"

"Si, più consapevole, più in controllo di me stesso. Penso che questo sia un bene. Mi manterrà vivo... Sai, non ho idea di come io appaia sul palco. Non ho mai visto un filmato. Proprio non so come appaio quando divento 'quella cosa'. Devo vedere un film di me stesso. E' essenziale. Non vedo l'ora di vedere come siamo". "So che la band visualmente si ridurrà. Voglio dire, tutti indossano il trucco, non è così... Diminuiremo a quel livello. Però sarà ancora David Bowie e gli Spiders". "So di avere creato un pubblico in qualche modo strano, ma quel pubblico è anche pieno di piccoli Noddy Holders e piccoli Iggy Pop. So che usavamo attrarre molte checche ad un certo punto, ma poi sono arrivati altri tipi di persone. Ora non puoi più dire che tipo di pubblico abbiamo. Sono tutti lì per qualche ragione. Ed abbiamo molti giovani. Queste amabili giovani persone. E devono essere presi in considerazione molto seriamente. Nn possono essere dimenticati - come potrebbero. Non possiamo permetterci di perderli, per continuare a fare del rock una forza culturale. Non dobbiamo lasciarli indietro. Lo ripeto". "Vedi, non voglio indirizzare loro delle affermazioni. Di nuovo, l'intera idea di fare il politico è odiosa per me".

Il treno si ferma. Ci siamo guardati. Ed era Charing Cross. Lui ha sorriso.


Bowie in treno

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