"David
Bowie e Brian Eno"
(David Bowie And Brian Eno)
di Dominic
Wells
pubblicazione non indicata, 1995
DB:
posso chiederti per prima cosa, ti dispiace se anche noi registriamo
questa cosa? Solo per nostro uso privato.
DW: così puoi campionarmi e mettermi nel tuo prossimo album?
DB: in effetti è probabile. Ho quasi campionato Camille Paglia
su questo album, ma lei non ha mai risposto alle mie chiamate!
Ha cominciato a mandare messaggi tramite la sua assistente, che
dicevano 'è davvero David Bowie, e se lo è, è una persona importante?'
(ride), e così ho rinunciato! Ho sostituito la sua linea vocale
con la mia.
BE: suona molto simile a lei.
DW: come siete arrivati a questo album?
DB: un momento importante fu al mio matrimonio.
BE: è vero, è stata la prima volta che ne abbiamo parlato.
DB: stavo appena cominciando le basi strumentali per l'album
Black Tie White Noise e ne
avevo con me alcune, solo come brani strumentali al matrimonio
- perché è stato scritto per metà sull'idea della cerimonia per
il matrimonio. Brian all'epoca stava lavorando su Nerve Net,
e ci rendemmo conto che improvvisamente stavamo facendo di nuovo
lo stesso percorso.
BE: questo era abbastanza interessante, perché era la festa
per il matrimonio, giusto, tutti erano lì e noi cominciammo a
parlare e David disse 'devi ascoltare questo!' Andò dal DJ e disse
'suona questo'.
DB: dopodiché entrambi siamo tornati alle nostre vite individuali
sapendo che era pressoché inevitabile che avremmo lavorato insieme
di nuovo. Perché entrambi eravamo eccitati per il fatto che nessuno
di noi fosse entusiasta di quello che stava accadendo nella musica
popolare.
DW: sembra strano che sul tuo ultimo album sei tornato a lavorare
con Nile Rodgers, con cui avevi avuto il tuo più grande successo
commerciale (Let's Dance),
ed adesso sei tornato a lavorare con Brian…
BE: con cui hai avuto il successo commerciale più basso!
DW: con cui hai avuto i tuoi più grandi successi di critica.
DB: abbastanza stranamente, le cose che ho detto a Nile erano
più o meno le stesse che Brian aveva detto a me: 'guarda, non
faremo uno stereotipato seguito di Let's Dance'. Ero venuto
fuori dal periodo Tin Machine, che era stato per me un esercizio
molto liberatorio, e volevo sperimentare su Black Tie. Mi piace fare un ibrido di soul eurocentrico, ma c'erano anche
brani come Pallas Athena e You've been around che avevano un carattere
più ambient e funk. Poi c'era stato un album interinale per me,
che era stato molto importante, Buddha
Of Suburbia.
BE: quell'album mi ha entusiasmato davvero. Infatti ti scrissi
una lettera dicendoti che quel disco era stato ingiustamente trascurato.
Pensavo che fosse perché era una colonna sonora, visto che le
persone in genere dicono, "bene, dopo tutto non è vera musica".
DW: per me è incredibile che i critici siano così incredibilmente
limitati nei loro termini di riferimento. Andai alla War Child
Exhibition a Flowers East (dove Eno convinse dozzine di rock star
a mettere all'asta i loro lavori artistici per la Bosnia), e tu
facesti un piccolo discorso molto giusto su questo. Ed infatti
la mia rivista era una di quelle che pubblicò un commento molto
malevolo e tagliente.
BE: si, mi ricordo. Ti ricordi David?
DB: quale commento malevolo? Ha, ha, ne ho avuti almeno un
paio nella mia vita.
BE: era "se queste persone sono così preoccupate perché non
danno il loro denaro invece di massaggiare i loro già enormi ego".
DB: mi ricordo! Si, ma è perfettamente comprensibile. E' una
cosa molto britannica, non è vero? Però lo stesso è vero anche
in America.
BE: no. Hai la possibilità di trovare piacere, godere ed attivamente
anche beneficiare del fatto di aiutare qualcun altro. Qui, se
vuoi aiutare qualcuno dev'essere direttamente a tue spese….
DW: ma non è solo la beneficenza, non è vero? E' un assunto
che i musicisti rock non dovrebbero dedicarsi all'arte, non dovrebbero
recitare e non dovrebbero scrivere libri.
DB: è come dire che i giornalisti non dovrebbero fare show
televisivi - il che in alcuni casi è assolutamente vero!
BE: in Inghilterra il più grande crimine è salire al di sopra
della tua condizione.
DB: ci sono sempre più persone che si spostano in aree per
cui non hanno ricevuto una educazione, specialmente in America.
Ho appena fatto questo film con Julian Schnabel (Basquiat,
in cui Bowie recita la parte di Warhol), e lui sta facendo film,
ha appena fatto un album…Penso sia fantastico.
DW: com'è l'album?
DB: è Leonard Cohen che incontra Lou Reed. Dal punto di vista
delle liriche penso che sia molto buono.
DW: un buon album di musica dance?
DB: Ha, ha. Penso sia buono almeno quanto molti altri dischi
che sono usciti quella settimana. Non così buono come altri usciti
la stessa settimana.
BE: una delle ragioni per cui è possibile ora è che per varie
ragioni tecniche chiunque può fare qualsiasi cosa, o qualcosa
del genere. Posso, stando seduto nel mio studio, mettere insieme
dischi con bassi, batterie e cori, o posso mettere insieme un
video in modo simile. Così la domanda non è più 'ne sono capace?'
Non è un problema.
DB: la capacità non è un problema nell'arte da 50 anni. Ciò
che è importante è l'idea.
DW: Damien Hirst una volta ha detto qualcosa del tipo che
se un bambino può fare quello che faccio significa che l'ho fatto
molto bene.
DB: Picasso lo ha detto, penso, quando qualcuno gli disse
che un bambino di tre anni poteva fare quello che faceva lui rispose
'si, ha ragione, ma molti pochi adulti'. Penso che disse: 'ho
impiegato 16 anni per dipingere come Raffaello, ma 60 anni per
imparare a dipingere come un bambino'.
BE: Einstein ha detto "ogni bambino intelligente di nove anni
può capire tutto quello che ho fatto; il fatto è che probabilmente
non capirebbe perché è importante". Questo è l'altro lato della
medaglia: essere liberi e semplici come un bambino, ma essere
in grado di comprendere le implicazioni di questo allo stesso
tempo. Essere Picasso non significa ritornare improvvisamente
ad essere un bambino di tre anni, significa diventare qualcuno
in grado di capire cosa è importante di ciò che fa un bambino
di tre anni. Ci sono alcuni pericoli immediati nella improvvisazione,
ed uno di essi è che tutti tendono immediatamente ad aggregarsi.
Tutti cominciano a suonare il blues, fondamentalmente, perché
è un luogo di cui tutti conoscono le regole ed a cui tutti possono
aderire. Così, in parte, ci sono strategie disegnate per evitare
che la cosa diventi troppo coerente. Il luogo interessante non
è il caos e non è la totale coerenza., ma è da qualche parte tra
i due. Il ritmo è molto forte nell'album. E' questo che tiene
insieme tutto…
DB: ciò a cui ci siamo dedicati soprattutto negli album della
fine degli anni 70 era quello che si poteva fare con i suoni di
batteria. Abbiamo giocato con il battito della musica popolare.
BE: e poche persone lo avevano fatto. Era, "bene, basso, batteria,
poi facciamo tutte le cose strane su questa base". Invertire la
cosa era un'idea nuova. Ho camminato molto ascoltando l'album
in cuffia e spesso sentivo rumori dalla strada - il campanello
di una bicicletta, i bip delle porte degli autobus - e in qualsiasi
punto della canzone li sentivi, di qualsiasi rumore si trattasse,
non ti dava fastidio, potevi assorbirlo nella canzone perché la
base era così forte che potevi aggiungerci qualsiasi cosa.
DB: la cosa fantastica che Brian faceva durante le improvvisazioni
era che avevamo orologi e radio vicino al suo campionatore, e
lui, ad esempio, trovava una frase sulla radio francese, la campionava
e la rendeva ritmica in modo che diventasse parte della composizione.
E le persone reagivano a questo suonando in modo diverso perché sentivano questi strani suoni.
BE: si, e lui faceva la stessa cosa con i testi. David improvvisava
anche con le liriche; aveva intorno libri e riviste e pezzi di
giornali e ne tirava fuori frasi e le metteva insieme.
DB: se te ne leggo qualcuno, molti ti sembreranno del tutto
incomprensibili.
DW: ho provato a fare questo, in effetti. Ho letto i testi
ad alta voce ed ho pensato "è uscito di testa". Poi quando li
ho sentiti con la musica avevano senso.
DB: esattamente. C'è un motore emozionale creato dalla giustapposizione
del tessuto musicale e delle liriche. Ma questo è probabilmente
quello che l'arte fa meglio: manifesta ciò che è impossibile da
articolare compiutamente.
DW: se uno studente inglese, ad esempio di un corso di poesia,
si sedesse ad analizzare le tue liriche perderebbe il suo tempo?
DB: no, perché credo che oggi ci siano così tanti riferimenti
per loro in termini di scrittura del tardo ventesimo secolo, da
James Joyce a William Burroughs. Io vengo da una scuola ormai
piuttosto tradizionale di destrutturazione delle frasi e loro
ricostruzione in modo che viene considerato casuale. Ma in quella
casualità c'è qualcosa che percepiamo come una realtà - che in
effetti le nostre vite non sono ordinate, che non abbiamo inizi
precisi e fini precise.
DW: così tu saresti felice se io ed un altro giornalista avessimo
idee differenti sull'argomento delle canzoni?
DB: assolutamente. Come ha detto Roland Barthes nella metà
degli anni 60, quello era il modo in cui l'interpretazione comincia
a manifestarsi. Anche nella stessa società e nella cultura. L'autore
diventa un grilletto.
DW: nella musica rock i testi che ascolti sono a volte migliori
di quello che in effetti sono. In una della tue prime canzoni
Stone Love un verso che adoravo era "nelle ore sanguinanti
del mattino". Alla fine ho avuto il testo ed ho scoperto che era
"fugaci ore del mattino", che è molto più prosaico.
DB: giusto. Per me la cosa più affascinante è stato scoprire
dopo anni che quello che Fats Domino cantava non era niente altro…Ho
beneficiato così tanto di quelle canzoni in base alla mia interpretazione
di esse. Francamente a volte è una delusione scoprire quale fosse
il vero intento dell'artista.
DW: apparentemente ora hai un programma nel tuo computer per
modificare in modo casuale i tuoi scritti. Ma hai fatto cut-up
dai primi anni 70, ispirato da Burroughs.
DB: come adolescente ero piuttosto tradizionale in quello
che leggevo: pomposamente Nietzsche, e non così pomposamente Jack
Kerouac. E Burroughs. Queste persone 'fuori' ["outside"] erano coloro a cui volevo assomigliare. Burroughs, particolarmente.
Ho tratto così tanta soddisfazione dal modo in cui strapazzava
la vita….Pensai, 'Dio, è così, quel senso di urgenza e di pericolo
in tutto quello che fai, questa vernice di razionalità ed assolutismo
sul modo in cui vivi…'
DW: è anche una cosa che succede quando fai uso di droghe,
non è vero? Quando ero studente e prendevo molte droghe improvvisamente
trovavo sensate cose che altrimenti non lo sarebbero state; o,
piuttosto, vedi connessioni tra le cose che altrimenti non avresti
visto.
BE: questo è ciò per cui le droghe sono utili. Ti possono
mostrare che ci sono altre vie di trovare significati alle cose.
Non è necessario che tu le prenda, ma, avendo avuto quella lezione,
sapere che sei capace di farlo è davvero utile.
DB: ma, sai, penso che i semi di tutto questo probabilmente
sono stati piantati molto prima. Pensa ai surrealisti con cose
come i loro "perfetti cadaveri", o a James Joyce, che prendeva
interi paragrafi e con la colla li attaccava nel mezzo di altri
paragrafi e ne faceva un collage di scrittura. E' davvero il carattere
e la sostanza della percezione del ventesimo secolo, ed ora sta
cominciando a contare davvero.
BE: ciò che penso stia avvenendo è che rimuove dall'artista
la responsabilità di essere un portatore di 'significato' - la
persona che vuole dire qualcosa e cerca di raggiungerti - e lo
mette nella posizione di essere l'interprete.
DB: è come se le cose siano cambiate dall'inizio di questo
secolo, quando l'artista rivelava una verità, all'artista che
rivela la complessità di una domanda, dicendo 'ecco la cattiva
notizia, la domanda è anche più complicata di quanto pensaste'.
Spesso accade sotto l'effetto dell'acido, suppongo - se mi ricordo!
- realizzi la assoluta incomprensibile situazione in cui siamo…(Bowie,
che ha cominciato a gesticolare con animazione, colpisce un portacenere
pieno di cicche di Marlboro facendole cadere sul tappeto)….come
questo tipo di caos! (Eno si china per togliere la cenere e le
cicche dai piedi di Bowie).
DB: perché lo stai facendo Brian?
BE: così puoi terminare il concetto.
DB: non ne ho bisogno, l'ho illustrato! (si scherza). La casualità
degli eventi di tutti i giorni. Se realizzassimo quanto incredibilmente
complessa è la nostra situazione moriremmo per lo shock".
(Seguono venti minuti buoni di discussione sulla Bosnia, su come
la moralità sia un concetto obsoleto che dovrebbe essere semplicemente
sostituito dalla legge, e su come il sesso e la violenza non siano
gratuiti ma forze che la nostra natura umana ci costringe ad esplorare).
DW: c'è molto nel racconto che accompagna il tuo album sugli
artisti che indulgono nella auto- mutilazione: Chris Burden, che
si fece sparare, fu messo in una valigia, portato sull'autostrada
e crocifisso sulla cappotta di una Volkswagen; Ron Athey, un ex
eroinomane HIV positivo che conficcò ripetutamente un ferro da
calza nella sua fronte fino a procurarsi una corona di sangue,
poi incise con uno scalpello la schiena di un altro uomo e ne
fece delle stampe col sangue, appendendole ad un filo da biancheria
sul pubblico. Sembri avere questa morbosa fascinazione. E' anche
la più letterale espressione dell'idea che l'arte può venire solo
dalla sofferenza.
DB: ha anche qualcosa a che fare con il fatto che la complessità
dei sistemi moderni è così intensa che molti artisti stanno letteralmente
tornando in se stessi in un modo fisico, e questo ha prodotto
un dialogo tra la carne e la mente.
BE: si, è scioccante dire improvvisamente, nel mezzo della
cultura cibernetica e dell'informazione, "sono un pezzo di carne".
DW: e lo shock è anche una parte necessaria della definizione
dell'arte?
BE: ad un certo livello penso di si. Non dev'essere solo quel
tipo di shock.
DB: tutto questo ha più a che vedere con lo shock del riconoscimento,
sai. Penso che sia ciò che fa a me, comunque. Questo per me è
Damien (Hirst), di cui sono un sostenitore, è lo shock del riconoscimento
nel suo lavoro che mi colpisce, e non penso che neanche lui sappia
davvero ciò che sta facendo. Ma quello che c'è nel confronto tra
me ed uno dei suoi lavori è una terribile intensità. C'è una innocente
ignoranza per le povere creature che usa. Sono messaggi per l'uomo.
Trovo il suo lavoro molto emozionante.
DW: hai collaborato con lui?
DB: abbiamo fatto alcuni quadri insieme. Abbiamo preso una
grande tela circolare di circa 12 piedi, che era su una macchina
che ruota a circa 20 miglia all'ora e ci siamo messi in cima a
delle scale gettando i colori su di essa.
BE: dovresti vedere il suo studio!
DB: è come fare un gioco da bambini; tu getti il colore sulla
tela e la forza centrifuga la sparge tutta.
DW: sei nel consiglio editoriale di Modern Painters, insieme
a tipi come Lord Gowrie, ed in effetti loro non sono così moderni.
Devi essere come l'uomo nel cartone di H.M. Bateman, quando dici
"in effetti penso che Damien Hirst sia proprio bravo".
DB: la rivista sta cambiando. Ma perché scrivere, per esempio,
per la rivista Tate, che è piena di persone già schierate?
Almeno in Modern Painters c'è la possibilità di aprire
un po' la rivista. Mi piace l'idea di combinare alcune idee dal
Rinascimento con idee che sono utilizzate adesso; non per creare
una sorta di …punto di vista editoriale, ma per il puro.. divertimento
di creare delle situazioni ibride.
DW: molte persone sono rimaste scioccate dal fatto che hai
realizzato una carta da parati.
DB: bene, non è molto originale. Robert Gober e molti altri,
anche Andy Warhol, lo hanno fatto. E' solo parte di una tradizione.
DW: hai anche fatto la tua prima mostra recentemente. Dev'essere
stato difficile esporre al pubblico il tuo lavoro di venti anni
ed ai critici.
DB: no, affatto.
DW: perché no?
DB: perché io so perché l'ho fatto. Ha!
BE: il fatto è che quando mostri qualcosa, o pubblichi un
disco, apri il tuo lavoro ad ogni sorta di altre interpretazioni
che non ti appartengono più. Ho milioni di nastri a casa che non
ho pubblicato. Provo qualcosa di diverso rispetto a questi nastri
che se li avessi messi sul mercato ed improvvisamente sono lì,
messi in fila negli scaffali dei negozi, dopo gli Eagles. Immagino
qualcuno che non sia affatto simpatetico, che sta cercando un
disco degli Eagles e gli capita di prendere il mio, ed immagino
di ascoltarlo attraverso le sue orecchie. Così, pubblicando qualcosa
in effetti la arricchisci, penso, e la arricchisci per te stesso.
Ti viene riflessa indietro in molti differenti specchi.
DB: ero solo un po' in ritardo. La ragione per cui non ho
avuto paura è che sono un artista, un pittore ed uno scultore.
Perché dovrei avere paura? Apparentemente l'unica cosa di cui
si suppone dovrei avere paura è se le altre persone pensano che
il mio lavoro sia buono o no, ma ho vissuto questa vita sin da
quando ho cominciato, pubblicamente, per quasi trent'anni.
DW: ti offende se molte persone camminano per Londra dicendo "David Bowie, che pretenzioso rompiscatole?"
DB: non mi ricordo di un tempo in cui non sia stato detto.
Qual è la differenza?
BE: tu sai per certo che in Inghilterra se fai qualcosa di
diverso da quello che hai fatto prima ci sarà un gruppo di persone
che se ne andrà in giro dicendo che sei un pretenzioso rompiscatole
ma dopo un po' devi accettarlo (anche Bowie sta ridendo), entrambi
dobbiamo semplicemente accettare che siamo bravi in quello che
facciamo. Il disco lo prova. Abbiamo entrambi influenzato molte
cose e molte cose che stanno succedendo possono essere ricondotte
a quello che abbiamo fatto, così come noi siamo stati influenzati
da altre persone.
DB: la storia di tutte le forme d'arte è in effetti dettata
dagli artisti e da coloro che li hanno influenzati, non dai critici.
Così per me, la mia vanità è molto più interessata in quello che
i miei contemporanei e colleghi hanno da dire sul mio lavoro.
Molto del mio lavoro viene fuori dal puro piacere, sai? Lavoro
perché è un gran modo di evitare di dover lavorare in un negozio
- essere un autore di canzoni, un musicista e un interprete, un
pittore ed uno scultore - è così entusiasmante fare tutto questo,
non posso spiegarti quanto sia eccitante. E' davvero fantastico.