"Di
nuovo sulla Terra"
(Back To Earth)
di
Lawrence Schubert
Detour, 1997
Mancano
tre anni alla fine del mondo…er, del secolo, e tre ore dal mio
incontro con David Bowie. Troppo Philip Deck, caffè in aereo,
ed una generale inquietudine da fine secolo mi hanno portato ad
avere i nervi a fior di pelle. New York è fredda ed elettrica,
e tutti coloro che conoscevo qui sono morti.
E' il primo giorno in una nuova città, e per qualche ragione tutti
gli alberghi sono completi, ad eccezione di un buco rettangolare
con la moquette che chiamano stanza al Gramercy Park Hotel. Se
questo è il progresso nella civiltà da quando lasciai Manhattan
una decade fa - 140 dollari a notte per un alloggio in cui non
porterei una prostituta (e 50 dollari più di quanto pagai per
il mio primo appartamento in città per un mese) - non vedo l'ora
di vedere quello che hanno fatto alla 42ma Strada. Prego che Andre
Balazs non sia coinvolto.
Sono tutto solo in una camera di hotel senza Bibbia e con quattro
canali televisivi. Non conosco nessuno a New York, eccetto David
Bowie; non ci siamo mai incontrati, ma ogni uomo della mia generazione
e genere si sente comproprietario della mitologia di Bowie, e
dell'uomo dietro di essa, chiunque egli sia. Anch'io una volta
morivo per il glamour, mi coloravo i capelli di rosso e indossavo
un'attillata camicia glitterata (leggi "blusa"), clandestinamente
acquistata nel reparto donna al J.C. Penny's. A dire la verità
ancora muoio per il glamour, i capelli colorati sono morti (leggi
"uccisi"…) e le camicie attillate e glitterate sono praticamente
un elemento di base della moda maschile di questa stagione. David
Bowie ha reso Linda Evangelista possibile, ma non mi sognerei
di rimproverarlo per questo. Quando apri una porta alcune mosche
sono costrette ad entrare. Ma Bowie ha reso possibile anche me,
mi ha reso anche plausibile, come un giovane uomo diventato maggiorenne
nell'era post - Woodstock, quando i ragazzi avevano l'aspetto
di ragazze ma si comportavano come uomini e l'economia domestica
non era ancora un'accettabile alternativa alla falegnameria.
Cercare una confortevole icona che colmasse il vuoto tra Maria
Montez e Marc Bolan, che non includesse Liberace o Tiny Tim (che
piacevano proibitamente, e perversamente, a molti genitori; la
logica era, suppongo, che un "freak" sia più accettabile se ama
la mamma o chiama tutte le donne "Miss" e si lava frequentemente
le mani), era impossibile fin quando Bowie brillò in America sulla
prima pagina del Melody Maker.
Coloro che hanno conosciuto per la prima volta il Bowie abbronzato
e sorridente che cantava in un caffè dell'entroterra australiano
nel video di Let's Dance,
nel 1983, non possono apprezzare la potenza del suo primo debutto
americano 11 anni prima.
La storia ha registrato i costumi e la musica, ma le basi sociologiche
della sua persona erano il punto cruciale della religione che
crebbe attorno a lui. Bowie non ha inventato la posa dell'eleganza
- Ray Davies e Rod Stewart coltivarono entrambi l'affettazione
quando gli conveniva - ma fu Bowie che la portò al livello successivo.
In una cultura da giovinastro mescolata alla guerra di classe,
egli incarnò se stesso come un elegantone intergalattico in tuta
spaziale. Comportandosi in modo sfacciatamente affettato, egli
promulgò un mito di sessualità ambigua che non era soltanto buon
teatro ma anche politica intelligente. Come Atena, Bowie sembrava
avere improvvisamente, interamente creato dalla sua testa l'auto-immaginato,
consacrato guerriero-del-genere della decade post-Woodstock, ed
i suoi accoliti seguirono ogni sua indicazione.
La ex contraerea di Bowie, Cherry Vanilla, una volta si vantò
allegramente che loro avevano confezionato e venduto la rock star
come gli hot dog, ma nei primi anni 70 noi comprammo il pacchetto
come se fossimo affamati e Bowie fosse Nathan's Famous. Se era
tutto solo teatro, noi eravamo troppo vicini al palco per vedere
l'arco del proscenio. Il primo concerto a Los Angeles di Ziggy
Stardust e gli Spiders From Mars aveva la qualità di un'allucinazione.
Non c'era nessun precedente visuale che orientasse lo spettacolo
sul palco, e la androgina ambivalenza e la trasgressiva teatralità
dei suoi interpreti, inclusa la fellatio simulata che un Bowie
in ginocchio rappresentava sullo strumento del chitarrista Mick
Ronson, conferì alla serata l'aria di un baccanale intergalattico.
Dopo di ciò tutto diventò più complicato. Show più grandi, costumi
più grandi - sempre di più. La mitologia evolse e mutò. Le cose
divennero sempre meno eccellenti ["hunky
dory"]. Ziggy Stardust diventò un ragazzo pazzo, una
pinup, un cane di diamante, e forse un giovane americano. Il tafano
bisessuale lentamente si trasformò in un sottile duca bianco,
e da qualche parte per strada abbandonò la "posa" della bisessualità.
Non era più uno dei "giovani dandy". Portava i capelli impomatati
e scopava le ragazze. Fu il più crudele dei tradimenti. Bowie
non mi apparteneva più, apparteneva a "loro", come qualsiasi altra
cosa, dai Led Zeppelin a Lacrosse. Prima persi la fiducia, ed
alla fine persi interesse.
Fu uno sbaglio. Anche il peggiore Bowie era meglio che il meglio
dei Boston. Elton John raccolse la fiaccola della bisessualità
per un momento e, sebbene facesse una forte fiamma, non era il
portatore di fiaccola che stavo cercando. Nel frattempo Bowie
si allontanava sempre di più, in Brecht, Bunuel, Burroughs, anche
Bing Crosby. Se era un dilettante, era certamente il più eclettico
dei dilettanti. Era sempre interessante…. e spesso istruttivo,
ma Bowie non era più la "Ricerca", era da solo come il resto di
noi.
Avevo dimenticato quanto democratiche siano le strade di New York.
A Los Angeles se non guidi sulle strade probabilmente ci dormi.
Camminare è quasi un atto sovversivo. A Manhattan il flusso di
umanità ti spinge inesorabilmente avanti, qualunque sia la tua
destinazione. Anche se non stai andando da nessuna parte, ci vai
con molta compagnia. L'aria invernale dà un aspetto tagliente
ad ogni cosa, e le strade di ciottoli del West Village mi ricordano
le strade fatte di ciottoli fuori della cabina telefonica in cui
Bowie posò per la copertina di Ziggy Stardust and The Spiders
from Mars [vai
alla discografia].
Sono ritornato al punto di partenza ed ho raggiunto la mia destinazione
- l'oggetto delle mie ricerche aspetta di sopra. Ancora una volta
David Bowie è la misura dei miei giorni. E da un rapido esame
del panorama culturale, di poche altre persone - dalla classica Life on Mars, che fa da ouverture all'atto finale di Breaking
The Waves di Lars von Trier, a I'm Deranged, dall'album
dell'anno scorso Outside, ancorata
ai titoli di apertura del nuovo film di David Lynch, Lost Highway. "L'uomo che ha venduto il mondo" ha reclamato il suo diritto di
nascita. Sono introdotto in una stanza privata e lasciato solo
con David Bowie, "il terrestre".
"Congratulazioni", offro, sia per il nuovo album che per il suo
recente compleanno. "Sei un uomo di cinquant'anni con il sedere
di un ragazzo di 16".
"Si", ride, "E lui lo rivuole indietro".
Oh bene, questo non è così male. Dove andiamo da qui? Decido di
provare con l'onestà - un nuovo approccio quando ho a che fare
con le celebrità - ma non sono così bravo nel "dire bugie" come
l'uomo di fronte a me, che ha condiviso un palco nel cyberspazio
con due impostori (Reeves Gabrels, il suo chitarrista, e Pat Briggs,
cantante degli Psycotica) durante una cosa domanda-risposta in
Internet, che ha segnato la pubblicazione on line del brano da Earthling dallo stesso nome
[Telling Lies].
"Non ho potuto ascoltare molto Outside" confesso in modo
imbarazzato.
"Troppo lungo…" si arrischia a dire, mezza domanda, mezza risposta,
guardandomi per fare una distinzione. "Penso che forse ci abbiamo
messo troppe cose. Era di 76 minuti".
"No, l'attenzione dura troppo poco" sono forzato ad ammettere,
l'eredità del telecomando e di 500 canali improvvisamente e dolorosamente
chiara. Ai vecchi tempi, non lo avremmo pensato…Tommy era
troppo lungo? O Quadrophenia? Berlin? Goodbye
Yellow Brick Road? (bene, forse…). Quando l'ambizione è diventata
così scoraggiante? E' perché il tempo si sta esaurendo, o sta
accelerando al declinare del secolo?
Se ho fatto tutta questa strada sperando che Bowie possa placare
la mia tensione da imminente millennio, forse è perché lo ha sentito
arrivare molto prima di me, con eco che risalgono al paesaggio
apocalittico di Diamond Dogs,
se non a prima. So che è ridicolo, ma sono disperato di vedere
cosa c'è dietro l'angolo, desidero fortemente una tabula rasa,
una data di calendario con molti zero, un secolo senza macchia,
come un pezzo di carta bianca in attesa di essere riempito. Sono
stanco di informazione, ho bisogno di sicurezza. "Non voglio la
conoscenza - voglio la certezza" proclama una voce senza corpo
nella traccia di chiusura di Earthling,
Law (Earthlings On Fire). Chiedo a Bowie di spiegarmi
questa lirica, che è diventata il mio mantra privato.
"E' presa da un'affermazione di Bertrand Russel", mi informa,
senza alcun accenno di rimprovero intellettuale per la mia ignoranza
letteraria, o di divertimento per la mia avanzata paranoia. "C'è un libro che si intitola L'Illusione della fine di Jean
Baudrillard", continua, "e lui suggerisce che la storia ha smesso
di esistere e, in forza di questo, il futuro è pressoché senza
valore come realtà filosofica. L'orizzonte degli eventi è così
veloce che non riusciamo più a diffondere l'informazione nel modo
in cui usavamo fare; non possiamo più analizzare gli eventi di
ieri perché semplicemente non ne abbiamo il tempo. E poiché non
possiamo fare un quadro oggettivo, in qualche modo creato dal
passato, esso cessa di esistere e noi siamo schiacciati in questa
sorta di presente industriale".
Accidenti, questo è ciò per cui sono venuto. Non fai questo tipo
di discorsi con Steven Tyler, ma devo ricordarmi che la Virgin
non mi ha fatto volare attraverso il paese per discutere di filosofia.
Eppure, la tentazione di giocare al badminton letterario è una
tentazione cui è impossibile resistere. "Niente importa", furono
le ultime parole di B. Mayer", aggiungo a proposito di nulla.
"L'ultima parola di Mahler fu 'Mozart!'."....
Ad un livello assolutamente superficiale Bowie appare favoloso.
Magro, teso, con poche linee attraenti intorno agli occhi che
sono accentuate quando sorride, cosa che fa in modo abbagliante,
avendo acquisito una nuova serie di denti da qualche parte nella
sua marcia verso il mezzo secolo. E non c'è ritrosia circa la
sua età, grazie a Dio. Gli chiedo com'è finito nella colonna sonora
di Lost Highway.
"E' strano", risponde, "pensavo che I'm Deranged fosse
proprio una buona canzone, ed un uso molto intelligente della
jungle - fatto in modo molto sottile. Il nuovo album è jungle
in modo molto aggressivo, ma questo era solo accennato in I'm
Deranged. Pensavo che l'equilibrio ed il tessuto musicale
del brano, con quella linea melodica quasi arabica e le parole
piuttosto disturbate, fossero meravigliosi. Era uno dei miei brani
preferiti, ma nessuno lo aveva mai menzionato fino a quando David
(Lynch) mi chiamò un giorno e mi disse 'Diamine! Adoro davvero I'm Deranged. Caspita, è un grande brano!'".
L'imitazione di Bowie fa suonare Lynch, anche se affettuosamente,
come la Lincoln audioanimatronic di Disney, rotta.
"David è terribilmente serio nel suo approccio a quello che fa",
continua. "Ammiro davvero la sua integrità ed il suo rifiuto di
assecondare le aspettative del pubblico e dell'industria. E' così
difficile da fare oggi. Il film ha una meravigliosa incomprensibilità
ed apertura, ma questo offenderà la maggior parte delle persone
perché vogliono che i loro miti siano compiuti. Gran parte delle
persone sono molto tradizionali circa il modo in cui vogliono
che le loro favole gli siano raccontate. Ci deve essere una base
morale, una persona buona ed una cattiva, ma questo non ha più
una relazione. Non è lo specchio di ciò attraverso cui viviamo"...
"Penso che l'incombente consapevolezza che stiamo vivendo in veri
e propri frammenti di informazione faccia paura a tutti noi, me
incluso, perché è difficile da accettare che non ci siano assoluti.
Tutte le nostre piccole regole ed i modi in cui noi definiamo
le cose sono probabilmente obsoleti. Dovremo pensare e vivere
con un insieme molto diverso di limitazioni nel prossimo millennio".
Qualche elemento casuale nella conversazione (probabilmente mio …) porta il discorso, inesplicabilmente, a Tiny Tim, il trovatore
recentemente scomparso. Sono sorpreso e felice di incontrare chiunque
apprezzi Tiny Tim, l'unico musicista su cui io e mio padre fossimo
d'accordo.
"Penso che sia stato molto frainteso", dice Bowie, "lui ci riportava
ad un momento di grandezza emozionale che avevamo perso, e c'era
qualcosa di archivistico in questo".
Di nuovo, siamo tornati al punto di partenza, con il passato che
incontra il presente sulla soglia di un futuro indeterminato,
un futuro che Tiny non vedrà mai, ma che Bowie ed io aiuteremo
a creare. E' impossibile essere ancora uno spettatore della storia.
Nel brano che preferisco di Earthling, I'm Afraid Of
Americans, il cantante sussurra tra i versi "Dio è un americano.
Dio è in America". Voglio chiedergli se sa qualcosa che io non
so, ma poi mi rendo conto di quanto sarebbe ridicolo farlo. Certo
che è così. Lui è il Buddha della Periferia
[riferimento al libro di Anif
Kureishi The Buddha Of Suburbia]. E di qualsiasi cosa si tratti è altrettanto disponibile per me.
Tutti gli anni che ho cercato di riempire il vuoto con l'informazione
si sono improvvisamente alchimizzati in un dolce mormorio di beatitudine.
Non voglio più la certezza, voglio la conoscenza. Penso di avere
ottenuto quello che cercavo. Grazie, terrestre.