"ChangesfiftyBowie"
di David Cavanagh
Q, febbraio 1997
...Il
pianeta Terra è blu e l'8 gennaio 1997 David Bowie avrà vissuto
50 anni su di esso. Tributi sono subito arrivati. Nei primi due
mesi del 1996 Bowie è stato introdotto da David Byrne nella Rock'n'roll
Hall of Fame a New York; ha ricevuto il premio per il suo particolare
contributo alla musica britannica ai British Music Awards a Londra.
A novembre ha completato il lavoro sul suo ventunesimo album, Earthling. Quest'anno David
Bowie diventerà la prima rock star a vendere se stesso sul mercato
azionario in un'operazione che frutterà circa 30-50 milioni di
sterline. Il giorno dopo il suo compleanno Bowie darà un concerto
di beneficenza al Madison Square Garden, in cui la sua band di
quattro musicisti sarà affiancata dagli ospiti, che includeranno
Lou Reed, i Foo Fighters, i Sonic Youth e Robert Smith dei Cure.
Nelle prossime settimane Bowie prevede anche di leggere due sue
biografie recentemente pubblicate, Loving The Alien di
Christopher Sangfroid e Living On The Brink di George Tremlett…
In qualsiasi modo Bowie passi il suo compleanno (ha passato il
suo quarantesimo sciando e non ricorda altro), non intende monitorare
le vendite di Earthling dalla sua casa in Svizzera. Invece,
andrà in tour, facendo anche il circuito dei festival estivi europei,
come ha fatto la scorsa estate. La sua soddisfazione per l'album
ed i musicisti della sua band è così contagiosa che anche suo
figlio 25enne Joe l'ha notata. "Ha detto, 'Dio, davvero ti piace
quello che fai'", Bowie racconta con la risata di chi fuma da
una vita, "ma davvero amo essere eccitato da ciò che faccio. Ancora
ascolto Earthling ogni giorno".
Sono i primi di settembre del 1996, un pomeriggio newyorkese,
e Bowie è ai Looking Glass Studios, al nono piano di un edificio
di Broadway, dove lui e la sua band sono ai due terzi della registrazione
del sorprendente Earthling. Ci sono quattro musicisti nella
band: il batterista Zachary Alford, che ha lavorato in precedenza
con Bruce Springsteen ed i B-52 (è nel video di Love Shack); la
bassista Gail Anne Dorsey; il chitarrista Reeves Gabrels, che
suona con Bowie dal 1988; ed il tastierista-genio Mike Garson,
che assomiglia un po' a Robert Morley e che ha registrato ed è
andato in tour con Bowie tra il 1972 ed il 1975. Fanno una pausa
e Garson approfitta per mostrare ai suoi compagni alcune vecchie
foto della band di Bowie della metà degli anni 70. C'è n'è una
di Garson con una pettinatura afro. C'è n'è un'altra di Bowie
al Radio City di New York nel novembre 1974, magrissimo. C'è n'è anche una di tutta la band insieme. "Guarda Luther!",
Bowie ride, riconoscendo il suo amico Vandross, "Carlos Alomar,
e chi è questo qui? Non me lo ricordo". Garson dice che è Emir
Ksasan il bassista che ha preceduto George Murray. Dorsey e Gabrels
si uniscono al gruppo per vedere le foto. Bowie riconosce il chitarrista
Earl Slick, David Sanborn e Warren Peace. Poi i suoi occhi diventano
cupi quando nota il nome della sua vecchia compagnia di management
in basso sulla foto. "MainMan" sospira.
Prende
una serie di foto che sta pensando di usare per la copertina del
nuovo album. Sono state prese nel 1974 all'UCLA con una macchina
fotografica kirlian, che fotografa i campi di energia. La metà
sinistra della foto mostra la circonferenza del dito indice di
Bowie immediatamente prima di prendere della cocaina. L'altra
metà della foto è stata scattata 30 minuti dopo (lui aveva scritto
sul retro: "Appena prima di prendere la coca" e "30 minuti dopo").
Nella foto presa prima il polpastrello di Bowie appare come un
cerchio netto con un piccolo alone scuro. Nella foto scattata
dopo il suo dito ha un forte alone arrabbiato. Non doveva averne
presa poca.
"No, non nel 1974" ammette: "Era anche una macchina fotografica
molto pericolosa, esplodeva regolarmente. Nick Roeg voleva usarla
ne L'Uomo Che Cadde Sulla Terra ma non permetteva di realizzare riprese abbastanza buone".
Così dicendo Bowie esce dagli anni 70 e ci porta nello studio
accanto per farci ascoltare i missaggi provvisori delle nuove
canzoni. Mentre le ascoltiamo non sta mai seduto; spiega come
certi effetti sono stati realizzati ("niente campionamenti"),
o dove condurrà un assolo. Seven Years In Tibet è la sua
canzone favorita. E' stato mentre stava suonando nel circuito
dei festival la scorsa estate che Bowie decise di entrare in studio
con la band subito dopo la fine del tour. Questa settimana sono
di nuovo in giro per suonare quattro date in piccoli club, che
hanno fatto il tutto esaurito istantaneamente. Nel frattempo Bowie
è tornato a fare un album all'anno, e ne è orgoglioso.
"E' divertente. Strano, quando ero ragazzo facevamo due album
all'anno" ricorda "due album all'anno! E mi piaceva!"…..
Bowie ora pensa di essere la sola star del rock cinquantenne la
cui musica sfida l'ascoltatore. Mentre il suo status di superstar
potrebbe porlo nella stessa categoria del vecchio, confortevole
Rod Stewart e dei "grandi vecchi" Rolling Stones, lui descrive
la sua attuale attitudine come quella di "una persona non terribilmente
retrospettiva, veramente entusiasta della vita e con l'intenzione
di essere differente da chiunque altro".
Musicalmente i suoi gusti sono nella jungle, in un uso della chitarra
da scuotimento di nervi, nel cut-up al computer dei testi e, naturalmente,
nell'avanguardia. In questo senso almeno, è lo stesso David Bowie
di Lodger e Scary
Monsters. Quelle canzoni del suo illustre passato, che
lui considera adatte ad essere suonate dal vivo - che includono
"Heroes", The Man Who Sold The World, Scary Monsters
e All The Young Dudes - sono spesso riarrangiate così violentemente da essere quasi irriconoscibili prima che inizi
a cantare.
"E' triste quando i musicisti qualificano il loro lavoro con 'ora
che sono sposato, ora che ho dei figli devo essere creativamente
sciatto" dice "ma ci sono persone come me, Neil Young e Scott
Walker che si muovono seguendo lo scorrere della vita".
Per Bowie questo è risultato nei seguenti sviluppi: un convinto
abbracciare la musica jungle e drum'n'bass; formare un band composta
di musicisti molto dissimili tra loro e con personalità altrettanto
dissimili, il cui unico punto in comune è che ognuno di loro "eccita"
il proprio leader; avere una parte più attiva nei circuiti dei
concerti per i più giovani (per esempio suonando al Phoenix Festival
anziché al Wembley Stadium); non curarsi troppo di quanti vecchi
fan può perdere per la strada. Convinto che la sua attuale band
possa superare anche i Prodigy, sta pensando di suonare ai raves
in Europa quest'anno.
"So quello che succede quando suono i classici" sogghigna, un
po' impazientemente, "so qual è la risposta del pubblico. Così,
perché dovrei volerlo fare di nuovo? Se non per remunerazione
finanziaria, di cui francamente non ho bisogno. Ci sono alcuni
di noi che stanno raggiungendo i 50 o i 60 anni ed io non voglio
gettare via la possibilità di sperimentare. Quando sei andato
così lontano non puoi tornare indietro. Ed io sono andato così
lontano. Sono lì, nel mio territorio, lo sto facendo". Si tira
su con una risata. "Tra dieci anni, quando suonerò in locali deserti,
i miei colleghi potranno dirmi 'bene, questa è la ragione per
cui noi non abbiamo fatto come te'. Ma, vedremo. Almeno avrò l'occasione
di vedere quanto lontano puoi andare in questa vita".
Pensa che il nuovo album sia avventuroso e seminale come Low,
"Heroes"
e Lodger?"
DB: "Non lo so, ma mi sembra energico ed ottimista"
I: "Non è per niente confortante però".
DB: "No? Strano, io sono felice quando lo ascolto. Tu cosa
senti?"
I: "Una specie di suono pulsante, urlante ed implacabile".
DB: "Mm..(pensa). Non è musica difficile, davvero, se chi
l'ascolta apre la propria mente".
I: "Di cosa parlano le canzoni?"
DB: "Suppongo che ciò che hanno in comune sia questo mio…bisogno
di vacillare tra l'ateismo ed una sorta di gnosticismo", spiega
lentamente, "vado avanti ed indietro tra le due cose, perché significano
molto nella mia vita. La Chiesa non entra nel mio scrivere o nei
miei pensieri; non ho empatia con nessuna religione organizzata.
Ciò di cui ho bisogno è trovare un equilibrio, spiritualmente,
con il modo in cui vivo e con la mia dipartita. E quel periodo
di tempo da oggi fino alla mia morte è l'unica cosa che mi affascina".
I: "Stai già pensando alla tua morte?"
DB: "Non credo ci sia mai stato un tempo in cui non ci abbia
pensato", ride allegramente. "Era nobilitata da una certa attitudine
romantica, cavalleresca quando ero giovane, ma era lì. Ora è misurata
con razionalità. So che questa vita è destinata a finire e lo
devo accettare".
I: "Cosa ti impedisce di credere nella vita dopo la morte?"
DB: "Non ho detto che non ci credo", dice rapidamente, "credo
in una continuazione, una sorta di stato sognante senza sogni…..Oh,
non lo so. Tornerò indietro e te lo dirò".
I: "Gli anni in cui hai preso molte droghe ti hanno causato
dei danni permanenti?"
DB:"Sono stato molto fortunato" ammette, scuotendo la testa
"sto bene. Ma non ho mai fatto uno scan del mio cervello. Mi ricordo
che lessi degli effetti di grandi quantità di anfetamine e di
cocaina, e del fatto che provocavano dei veri e propri buchi nel
cervello. Specificavano le quantità che causavano quell'effetto,
quantità che io ho abbondantemente superato. Pensai, 'oh Dio,
cosa diamine sta succedendo nella mia testa?"
I: "Ascoltando i tuoi album dei primi anni 70 sembra che tu
pensassi che non ci sarebbe stato un 1996 o un 1997".
DB: "Oh, non lo pensavo? Quando ho smesso di pensarlo, dopo
tutto?"
I: "Erano molto apocalittici".
DB: "Oh, davvero?", ridacchia. "So cosa vuoi dire. Ma molta
della negatività all'epoca riguardava me stesso. Ero convinto
di non valere molto. Avevo enormi problemi d'identità ed un'autostima
molto bassa, che nascondevo con l'ossessivo scrivere ed esibirmi.
E' esattamente la stessa cosa che faccio adesso, con la differenza
che adesso mi diverto. Non sono ossessionato come quando avevo
20 anni. Ero ossessionato dall'attraversare la vita molto velocemente".
I: "Con la mezza età hai capito che non eri la persona più importante del pianeta?"
DB: "No, è stata l'antitesi di questo. Pensavo che non avevo
bisogno di esistere. Mi sentivo così altamente inadeguato. Pensavo
che il mio lavoro fosse l'unica cosa di valore. Ora sto cominciando
a piacermi. Sai, dovremmo continuare questa conversazione con….persone
che si occupano di queste cose, io non…"
I: "Sapevi, crescendo, che avevi lo stesso compleanno di Elvis
Presley?"
DB: "Ero assolutamente ipnotizzato da questo", sorride, "non
ci potevo credere. Lui era un mio grande eroe. Ed io ero, probabilmente,
abbastanza stupido da credere che avere il suo stesso compleanno
significasse qualcosa".
I: "Lo hai visto suonare a New York nel 1971".
DB: "Si. Venni per un lungo weekend. Ricordo che andai direttamente
al Madison Square Garden dall'aereoporto, era molto tardi. Indossavo
i vestiti del periodo di Ziggy ed avevo dei bellissimi posti proprio
vicino al palco. Tutti si girarono a guardarmi........ Il concerto
era già cominciato da parecchio.
I: "Ti ricordi quale fu la prima data in Gran Bretagna dello
Ziggy Stardust tour?"
DB: "Oh , davvero non lo so. Aylesbury?"
I: "Fu al Toby Jug a Tolworth, tra Surbiton e Cheam".
DB: "Ha, ha, haaa! Oh, è perfetto. Ziggy al Toby. Era probabilmente
un pub. Le cose cambiavano molto velocemente all'epoca, ma Ziggy
ebbe un inizio molto modesto. Ricordo quando avevamo non più di
venti o trenta fan. Loro si mettevano davanti ed il resto del
pubblico era indifferente. Ma lo sentivamo come qualcosa di speciale,
perché sia noi che loro ci illudevamo di essere complici in una
sorta di segreto. E' quell'elitismo inglese che ti fa sentire,
in un certo senso, speciale. Tutto si stempera quando diventi
un po' più conosciuto".
I: "Quali dei tuoi vecchi album ascolti?"
DB: "Non Ziggy", ride. "Attualmente ho cominciato ad ascoltare
di nuovo Low, di cui ho sentito
che Trent Reznor è un grande fan. L'ho fatto per capire il perché,
ed ho cominciato a sentire il tono basso dei suoni della batteria
e ovvi rimandi al modo in cui lui scrive. E' stato istruttivo.
Ed era davvero un buon album. Penso anche che Station
To Station sia un bell'album. L'ho ascoltato un po' di
volte."
I: "Esattamente quanto è vera la storia che non ti ricordi
le registrazioni di Station To Station?"
DB: "Molto vera. Potrei dire che molto del tempo che ho passato
in America negli anni 70 è veramente difficile da ricordare (sospira)
in un modo che non ho visto accadere a molti altri artisti… Così,
ascolto Station To Station come il lavoro di una persona
completamente differente. In primo luogo c'è il contenuto, su
cui nessuno è mai stato chiaro. Il brano Station To Station riguarda molto le stazioni della croce. Tutti i riferimenti nel
pezzo hanno a che fare con la Kabala (un insieme di istruzioni
mistiche che si suppone date a Mosè sul monte Sinai e che si dice
abbiano collegamenti con rituali magici). E' l'album più vicino
ad un trattato di magia che abbia mai scritto. Non ho mai letto
una recensione in cui questo fosse stato notato. E' un album estremamente
scuro. Triste periodo da vivere, devo dire".
I: "Cosa sarebbe accaduto se uno dei tuoi singoli senza successo
della metà degli anni 60, come Rubber Band o You've
Got A Habit Of Leaving, fosse stato un hit?"
DB: "Ha!, probabilmente sarei ne I Miserabili adesso.
Avrei fatto musical…..(ridendo), avrei scritto dieci Laughing
Gnome, non uno". …
Fa una pausa per mordere un sandwich. Nella parte posteriore del
pullman siede un gruppo che include Schwab, Dorsey, Alford e Garson.
Quest'ultimo è un pianista fenomenale che apporta una forte presenza
visuale allo show. Non aveva visto Bowie per 18 anni, fino a qundo
fu chiamato per suonare nel 1993 in Black Tie White Noise
e The Buddha Of Suburbia. …
"Lo chiamavamo Garson The Parson negli Spiders, povero amore",
Bowie, sorride, "quando era in Scientology. Ma questo ci causò
uno o due problemi. Stavo pensando di averlo di nuovo nella band
e la cosa che davvero mi fece decidere fu il sapere che non era
più in Scientology"...
Garson è permeato di musica classica e jazz (ha fatto 10 album
solisti) e tende a stare fuori dall'area jungle nelle nuove canzoni
di Bowie. Ai soundcheck esegue incredibili fioriture di piano
senza neanche guardare la tastiera. Si sta divertendo a suonare
di nuovo con il suo vecchio boss. "Ho pensato che spiritualmente
era migliorato", dice sull'aver incontrato di nuovo Bowie dopo
così tanti anni. "Era molto più calmo e stabile con cui lavorare
giornalmente. Le sue azioni erano molto più sane e razionali.
Ma l'essenza di ciò che era come artista era esattamente la stessa".
I: "La nuova musica è completamente differente da suonare
rispetto a quella del 1974?"
MG: "Bene, la musica di David ha ancora l'essenza del rock,
ma è in effetti molto più avanzata. Ci sono molte sovrapposizioni,
molta complessità sia su 1.Outside che
sul nuovo album. Reeves, sai, vede il suonare la chitarra piuttosto
come una reinvenzione dello strumento". …
Reeves Gabrels, il cui stile stridente provoca l'ostilità di altrettante
persone a cui piace, è forse la più importante influenza musicale
su Bowie negli ultimi dieci anni. Ed è anche, probabilmente, il
musicista più controverso che abbia mai suonato con Bowie. Fu
Gabrels che lo incoraggiò, nel 1987, a ripensare interamente la
propria direzione.
"Lui sapeva che le cose erano andate male dopo Let's Dance",
afferma Gabrels, che ha incontrato Bowie tramite la moglie, Sarah,
pubblicitaria nel Glass Spider tour. Gabrels era un chitarrista
virtuoso di Boston, il cui amore per la musica di Bowie era stato
agghiacciato (come quello di molti) dalla bassa qualità di Tonight
e Never Let Me Down. Anche
Bowie era annoiato a morte da quegli album.
"Ero ciò che non avevo mai voluto essere", Bowie ammette. "Ero
un artista ben accettato. Avevo cominciato a piacere a persone
che compravano gli album di Phil Collins. Mi piace Phil Collins
come persona, credimi, ma non è sul mio giradischi ventiquattr'ore
al giorno. Improvvisamente non conoscevo il mio pubblico e, cosa
peggiore, non mi importava di loro".
Pieno di dubbi e di disgusto per la sua musica sempre più insipida,
Bowie a stento si preoccupava di andare alle sessioni di registrazione
di Never Let Me Down.
"Lasciavo che i ragazzi lo arrangiassero, entravo in studio e
registravo una linea vocale", ricorda, "e poi mandavo a fare in
culo tutto e rimorchiavo una ragazza".
A livello personale, vedeva una sola via d'uscita: ritirarsi.
Quella diventò la sua intenzione.
"Pensavo di dover fare più denaro possibile e ritirarmi", confessa.
"Non pensavo ci fosse altra alternativa Pensavo di essere ormai
solo un recipiente vuoto e che sarei finito come chiunque altro,
a fare quegli stupidi show, cantando Rebel Rebel fino a
cadere a terra".
Non c'è da meravigliarsi che sia così riconoscente nei confronti
del 39enne, dotato di caustico umorismo, Gabrels. Il chitarrista
disse a Bowie che la risposta stava nella reinvenzione. Bowie,
che aveva reinventato se stesso tra le cinque e sette volte solo
negli anni 70, insediò Gabrels come suo nuovo chitarrista solista
e suonò per la prima volta pubblicamente con lui nell'aprile del
1988, in un concerto di beneficienza all'ICA,
a Londra. Entro un anno avevano formato i Tin Machine, un quartetto
vilipeso e presto abbandonato, che chiarì in gran parte le idee
di Bowie e lo confortò considerevolmente. Nove anni dopo, è ancora
la chitarra di Gabrels che separa gli uomini dai ragazzi nel pubblico
di un concerto di David Bowie. Parte di ciò che suona sembra orribile.
O è genio? O è entrambe le cose? …Altrettanto bene informato ed
entusiasta sia che si parli di techno o degli Aerosmith, Gabrels
è in parte un intellettuale ed in parte un pazzo. Qualche settimana
fa andò a prendere Bowie al suo hotel. Niente di inusuale, a parte
il fatto che Gabrels indossava uno strano vestito [ndr.
l'espressione usata è "full size Tigger". Se
qualcuno sa cosa significa abbia la bontà di comunicarcelo
perchè noi non siamo riusciti a capirlo!] (da Winnie The Pooh). Bowie
uscì dall'ascensore e rise così tanto che andò a sbattere contro
un muro. E' incantato da Gabrels.
"Mi piacciono i musicisti che non cercano di provare quanto grandi
chitarristi siano, ma cercano di mostrarti chi sono come persone",
dice Bowie. "Forse ti danno un piccolo indizio delle fessure della
loro psiche. E Reeves è un brav'uomo, davvero lo è. Sto bene con
lui".
"Devi fare la tua scelta", Gabrels proclamerà. "La sopravvivenza
commerciale è Rod Stewart. La sopravvivenza artistica è la reinvenzione.
Vuoi suonare a Las Vegas o vuoi fare qualcosa di vitale?'. Questo
è ciò che penso. Ma, poi, io sono una cattiva influenza".
"Hai incontrato Lulu?", chiede Garson, che andò in tour con lei
dopo la sua versione da hit di The Man Who Sold The World
di Bowie, del 1974.
Il pullman di Bowie è a due ore da New York. Garson subito si
addormenta, mentre il resto della compagnia, incluso Bowie, guarda
un video di All You Need Is Cash, un documentario televisivo
sugli affari finanziari dei Beatles. Il documentario è molto critico
nei confronti di John Lennon, il vecchio amico di Bowie John Lennon,
e non lo impressiona. Comincia a scuotere la testa. E quando il
biografo Philip Norman fa un commento disinvolto sulla relazione
di Lennon con Yoko Ono, Bowie si indigna: "Stai zitto! Chi cazzo
sei?" Ma Bowie è un uomo felice. Ha messo insieme la sua band,
tutta nella stessa stanza sul pullman e li ama. Non c'è un solo
gruppo al mondo che lui tema. Mentre può ancora parlare in modo
molto rispettoso - e lo fa - della sua classica sezione ritmica
degli anni 70, o del meraviglioso modo di suonare il basso di
Herbie Flowers, o delle divertenti storie di Rick Wakeman (che,
ora ha saputo, è un buon amico di Norman Wisdom), si può dire
che queste persone raramente siano presenti nei suoi pensieri.
Lui ama troppo la sua nuova band.
"Mi importa delle persone, ora", conclude. "In passato non era
così, probabilmente perché non mi importava di me stesso. Ma penso
davvero che mi importi delle persone adesso, del fatto che siano
in difficoltà o stiano bene".
Alla fine, il pullman si ferma davanti all'Essex House Hotel a
New York, dove Bowie e la sua band staranno. Alcuni scendono,
ma non David Bowie o Reeves Gabrels. Ancora risplendenti di un
pallido arancione nel loro trucco da palco per il concerto di
Boston, inseriscono una cassetta dei Prodigy nel registratore.
E con il traffico fuori orario del Central Park che scorre dietro
le tendine tirate, partono per un rave notturno.
[
le frasi tra parentesi quadre sono note della redazione di L.O.M.]
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La
foto cui si riferisce l'articolo
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La
stessa foto sulla copertina del singolo Little Wonder
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