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"L'Arte Emula La Vita: Basquiat ispira e Trainspotting inebria"
(Art Emulates Life: Basquiat Inspires As Trainspotting Intoxicates)
di Jennie Yabroff
Addicted To Noise 1996


Sono andata a due proiezioni la scorsa settimana: Basquiat il giovedì e Trainspotting il venerdì. Prima che Basquiat cominciasse gli altri critici cinematografici alla proiezione frugavano tra le note, ridendo alla lista del cast e ridacchiando mentre il film cominciava. Alla proiezione di Trainspotting un silenzio pieno di aspettative si era diffuso nel pubblico all'inizio del film. Dopo, mentre lasciavamo il teatro, un altro critico mi ha chiesto "così, era all'altezza della promozione?"

Abbiamo due film molto diversi, ognuno dei quali è accompagnato dai suoi preconcetti e pubblicità. La gente era preparata ad odiare Basquiat, in parte perché precedenti film fatti da artisti avevano fallito, in parte perché il regista Julian Schnabel in genere dipinge ed in parte perché c'erano attori sgraditi come Tatum O'Neal. Tutti pensavano che Trainspotting potesse essere il Pulp Fiction di quest'anno, perché anticipazioni provenienti da Cannes e Londra dicevano che era strepitoso e l'argomento del film, l'eroina e la gioventù insoddisfatta, sono i temi caldi del giorno. Ironicamente, Basquiat ha ottenuto il risultato migliore.

Prima di tutto, Julian Schnabel ha fatto un film molto buono. Di gran lunga più accessibile di molta dell'arte che ritrae, eppure non meno sofisticato o che colpisce, Basquiat è l'equivalente cinematografico di un tour di Venezia fatto da un barcaiolo del posto. Schnabel ha detto che non voleva che il film fosse fatto da un turista, ma è un gran film per turisti: fornisce un'affascinante, inebriante e toccante sguardo al caos e all'allegria che caratterizzavano la scena artistica newyorkese degli anni 80, insieme ad una gentile e minimizzata elegia per una delle stelle più brillanti di quel mondo.

Non solo Basquiat è un buon film, lo è in molti modi. Jeffrey Wright dà una prestazione sorprendente, spiritosa eppure sottilmente piena di sfumature. Il suo Jean-Michel Basquiat è seducente e talentoso e, allo stesso tempo, profondamente solo e tormentato. Ma il film è fantastico anche per l'insieme del suo cast: l'Andy Warhol di David Bowie è così rimarchevole che potrebbe facilmente abbandonare la sua carriera di cantante e passare il resto della vita facendo la parte di Andy Warhol in ogni film sugli anni 60, la Factory o i Doors. Benicio Del toro è frenetico e preveggente nella parte di un amico di vecchia data dell'artista, e Michael Wincott è egualmente avvincente nella parte del critico Rene Ricard. I personaggi sono così interessanti. Sono andata via con la voglia di vedere un film su ciascuno di essi.

Schnabel mantiene le cose essenziali e nette, usando una varietà di tecniche fresche per suggerire il passaggio del tempo e l'evoluzione dell'arte di Basquiat. Sfrutta tutti gli aspetti del cinema, spesso dicendo una cosa con il dialogo, un'altra con l'immagine ed ancora una terza con la musica. I suoi dialoghi sono sorprendentemente brillanti e veloci e lui rivela abilmente le macchinazioni e gli intrighi delle varie gallerie. Le scene in cui Basquiat dipinge, o è ispirato, sono così franche e realistiche che avrebbero potuto venire solo da una persona con un'intima conoscenza del processo artistico. Il lirismo del film comunica in modo bello la tragedia della morte di Basquiat, eppure il messaggio complessivo è un'affermazione della vita ed è incoraggiante, più una celebrazione della vita dell'artista che una riflessione sulla sua morte. Singolarmente originale e assolutamente incantevole, Basquiat è un film raro su un soggetto specializzato, relativamente poco noto, che funziona su molti livelli, ed ha così tanti elementi che qualsiasi pubblico potrà apprezzarlo.....

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"Un film davvero commovente: non è sentimentale però; l'intelligente, soddisfacente film di Julian Schnabel non indugia in lamenti per la prematura morte di Basquiat, né insaporisce la biografia con gli innaturali colori dell'adulazione. Ma questo non ci impedisce di provare una grande tristezza per il ragazzo Basquiat - perché questo è sempre rimasto, un ragazzo - non tanto per la sua morte, ma per la sua incapacità di affrontare la vita. Ma come l'amico artista, egualmente controverso, di Basquiat, il regista Schnabel commenta "Gli esseri umani sono ipnotizzati da coloro che sono impregnati di talento; non riescono a distogliere gli occhi dal violento incidente che spesso capita a queste persone". Questo è il primo film di Schnabel. Ed è straordinario. Forse la migliore - e più commovente - biografia di un'artista che io abbia mai visto". (Andrew Urban, Urban Cinefile, Australia).

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"David Bowie dà la migliore interpretazione di Andy Warhol mai catturata in un film. Il film è esso stesso un'opera d'arte, così come lo era lo stesso Basquiat. Il film tratta fondamentalmente di Andy Warhol (interpretato da Bowie in modo favoloso!) e del suo rapporto con un artista in ascesa chiamato Basquiat. Il film segue l'ascesa di Basquiat dalle sue burle giovanili alla sua morte. I personaggi e gli attori del film lo rendono parte del miglior cinema del 1996. Da non perdere!" (Men On Film 1996 - autore non indicato).

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"Questo potente film lascia un grande impatto, con le sue performance forti, una formidabile produzione, cinematografia ed uso della musica. Jeffrey Wright è sensazionale come Basquiat, l'artista dei graffiti che diventa famoso; la performance di David Bowie come Andy Warhol è tale che sempre la identificherò con Warhol. E' un film ricco dal punto di vista visivo, ed alcune delle scene di interazione tra Wright e Bowie sono meravigliose da guardare. Il film invita a discutere e ad indugiare molto dopo i titoli di chiusura. Non perdetelo!"
(Louise Keller, Urban Cinefile, Australia).

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pagina aggiornata al 29.06.2002