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"David Bowie: la mano senza guanto"
(
David Bowie: The Ungloved Hand)
di Franc Gavin
Rock Around The World, n.18, 1977

Guardate le sue mani. Sono una completa rivelazione.Il tipico giubbotto di pelle senza collo alla bohemienne. L'aspetto pallido e austero, cereo, senza alcuna particolare espressione, a parte una sorta di perplessità. Ma le mani, il punto focale dell'immagine. La loro posa rigida e manierata cela l'ansietà nei tendini tesi. Rigide eppure espressive, come le mani nelle opere espressioniste di Kokoschka, cui questa fotografia assomiglia molto.

"Espressionismo" è forse la parola chiave nel decifrare il "vero Bowie", il titolo della sua più recente incarnazione; comunque, il modo in cui il Bowie attuale differisce da tutte le precedenti riflessioni nel suo atrio pieno di specchi, nel suo uso del punto e contrappunto con riguardo alla personalità ed alla musica. Ovviamente Bowie è sempre stato dotato di una mente molto visuale. Ma mentre nei passati mondi del Sensibile Cantante folk, dell'Anti-Cristo Intergalattico, dell'eleganza in bianco e nero di un Man Ray disco-cool la musica era un'estensione dell'immagine adesso l'immagine è un'estensione della musica.

Il trattatore di suoni Brian Eno è responsabile di più di una piccola parte di questa transizione. Presente, sia nel nome sia in spirito, in Low [vai alla Discografia] ed "Heroes", la sua musica ha assunto una natura sempre più tropica [?] sia nella sostanza sia nell'esecuzione. Another Green World, il suo ultimo LP, era più che altro un catalogo di possibilità e diagrammi strutturali. Il suo nuovo album, Before And After Science, è un po' meno bizzarro, ma Eno è così preso dalle proiezioni visuali create dai suoi scenari musicali che ha avuto il tempo di includere quattro litografie nella copertina del nuovo LP, realizzate da un suo collega, Peter Schmidt.

Bowie ha certamente incorporato parecchio dell'atteggiamento filosofico di Eno nella sua musica. È la storia che si ripete, per così dire. Cominciando nella Londra del 1910, Ezra Pound influenzò praticamente ogni poeta di rilievo del secolo, ma non fu mai realmente in grado di ottenere per i suoi versi complessi e temperamentali un pubblico così ampio come quello ottenuto dai suoi protetti. Era il "poeta dei poeti". Così è Brian Eno con le sue "strategie oblique". Probabilmente la sua musica non raggiungerà mai il considerevole pubblico che ha ottenuto Bowie. Ma, cominciando con Bowie le sue idee hanno già iniziato a diffondersi e continueranno a farlo. Bowie è sempre stato un traduttore di idee. Quando cominciò la sua esuberante ricerca, la sua musica sapeva di intelligente imitazione. Divenne chiaro che lui aveva un modo di venire incontro al pubblico mentre ancora utilizzava un occasionale tocco originale, che normalmente insinuava nel pubblico attraverso un culto della personalità che alla fine diventò un'autentica macchina di propaganda. Com'è spesso il caso quando una situazione da palcoscenico ruota intorno all'immagine pubblica di un personaggio forte, vero od immaginario, ci era dato accesso a tutti gli aspetti della maschera che spesso indossava. Sembrava avere una opinione su tutto, e di solito la cambiava con la stessa frequenza con cui molte persone cambiano i calzini. Si divertì con la creazione di un'immagine, comunicati stampa pagati per il ritorno del 1973 [?]. Questo da solo è un riflesso dello stato del pubblico rock e della musica in sé.

Molte recensioni miste sono state la sostanziale accoglienza per "Heroes". L'album, per parafrasare Max Ernst, "intensifica l'irritabilità delle facoltà mentali". La chitarra di Fripp nelle prime due tracce del lato uno è, al contempo, ben collocata ed indiscutibile, come una ieratica testa di acciaio inossidabile posta al centro di una galleria di gesso completamente bianca. La canzone che dà il titolo all'album, "Heroes", tra virgolette, è il pezzo forte del lato uno. Essa mantiene un basso, intenso profilo mentre procede fermamente come una Lotus Sprint senza ostacoli in un lungo tratto di Autobahn [?], abbracciando tutte le curve sotto un cielo freddo e piovoso....

Il suo [di Bowie] giocare con la strana illusione, dentro e fuori della visione diretta del pubblico, riflette certe verità. La gente crede a qualsiasi cosa scelga di credere. Dai loro della musica ed una manciata di realtà separate tra cui scegliere e loro, molto probabilmente, metteranno insieme un'immagine composita che in qualche modo sentono come giusta per il loro arredo comportamentale. Così, lui portò il traduttore di idee un passo più lontano di quello che avevano fatto i Beatles. Mentre le loro transizioni erano il riflesso diretto della prima linea del cambiamento sociale, Bowie ha trasformato la politica dell'immagine in arte cubista e, rimanendo distaccato da tutto questo, ha provato che si ha bisogno solo di un'immagine a breve termine allo scopo di trasmettere tutto il resto.

Ora emerge, secondo la macchina fabbrica-star, il "vero David Bowie", come in aperta ammissione che non c'è mai stato un "vero David Bowie". Poiché la realtà, al massimo, è soltanto temporanea, questo nuovo tentativo di mantenere un fondamento logico è, nella migliore delle ipotesi, risibile. Visto che l'uomo ha già risposto alla domanda "a chi importa dell'immagine?" con "a molti, in, oh, molti modi", e visto che la stampa continua a trovare affascinanti fatti che scuotono il mondo, come Bowie che beve birra direttamente dalla lattina, rimane la domanda "a chi importa della musica?" Mentre i critici naufragano sulle possibilità di un'immagine non-immagine, Bowie sembra rispondere alla domanda in modo piuttosto semplicistico in questo caso, il che non è. Ma poiché è stato in grado di fare in modo che ad un ampio segmento della nostra popolazione importasse della sua musica semplicemente sulla base di ciò che dice e fa, sembra piuttosto plausibile che possa fargliene importare in base a ciò che non dice e non fa.

Ha fatto una pausa. Mentre lavorava secondo i termini lineari convenzionali dell'attaccare e procedere, come prescritto molto tempo fa dalla cultura occidentale, lui era musica attraverso il teatro. Ora la sua musica è piuttosto vistosamente un'immagine soggettiva, e da quello che dice e quello che fa, è il risultato più desiderato, piuttosto che solo il "come". Questo ha già alienato, sempre di più, un gran numero di tradizionalisti che ancora desiderano che la voce sia centrale come il guidatore in un'auto........ La chitarra di Fripp romba letteralmente, come il motore di un jet, e le monotone armonie di Eno servono solo a sottolineare l'intensa, disperata qualità della voce di Bowie, quando implora la sua donna di non andarsene, di non scegliere la via di uscita più facile... È l'idea di tentare la sorte in quello che sembra essere un mondo morente, in cui il primo passo verso La Fine o Lo Zero Assoluto è la morte dell'amore. È un appello agli abitanti di un'Età che chiede un salvatore, contro cui nulla sarà intrapreso. È, forse, il più magnifico pezzetto di rock'n'roll che sia mai stato messo su vinile.

È anche un precursore del lato due. Una sorta di mantra preparatorio per l'assalto. Niente è così intenso come "Heroes", ma si sospetta che queste siano cose dei suoi sogni. V-2 Schneider è un tributo veloce a Florian Schneider dei Kraftwerk e ai suoi atteggiamenti alla Gravity Rainbow [?]. Le successive tre tracce, Sense Of Doubt, Moss Garden e Neuköln sono il nucleo del secondo lato. Sense Of Doubt fluttua con la pesantezza di un purgatorio teutonico, un eludente primo piano dell'Uomo Nordico ["Northern Man"] e della sua inquietudine. Moss Garden si muove con la delicatezza di una cialda, come una trota che si ferma nel fondale basso illuminato dal sole di un ruscello di montagna. Il suo arioso pastello Zen di colore e luce combina il koto giapponese con un sintetizzatore che diffonde lente, sensuali strutture come un aeratore diffonde profumi. Neuköln è semplicemente questo. Proprio come espressionisti quali Ernst, Pollock ed altri usarono Colonia come crocevia di idee per creare nuovi altipiani di inquietudine prima della terribile esplosione de "La Guerra", così Bowie ha portato questi elementi di grande tensione fuori dai quadri. Li traduce sonicamente con un sax alla Ornette Coleman, brutto e spregiativo quanto dolorosamente e stupendamente esistenziale. Infine, c'è The Secret Life Of Arabia, che suona come l'ultima scena di una tragedia ambientata in mezzo al Deserto, in cui, come dice la canzone, "... l'eroina muore ..." Romantico, eh? Valentino incontra Camus.

"Heroes" è il viaggio di Bowie nell'interiorità. A volte è assolutamente superbo, altri momenti sono incredibilmente tristi. Ma è così gran parte della vera arte, e "Heroes" è più di un lavoro occasionale. È un capolavoro imperfetto. Con "Heroes" Bowie, apparentemente, ha preso una decisione per il futuro. È un futuro pieno di possibilità di vero cambiamento, il tipo di prove ed errori che ogni artista deve affrontare se intende sopravvivere come artista e come persona.

La domanda rimane: accetterà il rischio? O lascerà che le vendite, certo non sensazionali, di "Heroes" lo scoraggino? Sarebbe estremamente piacevole vederlo mettere tutto in gioco, essere un eroe "solo per un giorno", ma si dice che le canzoni che canterà nell'imminente tour saranno le stesse di quelle dello Station To Station Tour, cosa che ha accettato con una certa riluttanza. Se ha cojones cambierà idea. Ha la capacità, in questo momento, di cambiare il volto della musica. Ma forse ci sta ancora mentendo ("allora è meglio che non rimanga") [citazione da "Heores"].

Può negare se stesso, ma "Heroes" ha ancora senso. Con o senza di lui. Il grido sembra abbastanza puro, il dolore genuino. La sofferenza nella supplica elevata è assoluta. Se non è la verità, dovrebbe esserlo.

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"Heroes": a communique"
di Patti Smith
Hit Parade, aprile 1978

Avevo la fortuna con me. Venti ottobre. Il compleanno di Rimbaud. Ero a Colonia. Così come alcuni giovani terroristi. L'atmosfera del paese era meditativa, metallica. La Germania Ovest aveva un estremo disgusto per chiare tattiche militari. Delitto. Ciao, Jack. Il bisogno di contare la milizia era un imbarazzo per la nuova classe media, così come un danno per il turismo. I costumi ufficiali trovavano i miei occhiali da sole offensivi. Occhiali da guardia del corpo italiana. Sul tavolo con le miei chiavi ed i miei strumenti sembravano assumere la carne di una droga pericolosa. Mi rifiutai di separarmi da essi e andare per strada con una scorta armata. Non c'era nessuno in giro, a parte i camerieri ed i ragazzi. Arrivai alla galleria Veith Turske tardi......

.Uno dei ragazzi ci seguì. Si chiamava Dominique. Si sedette di fronte a me nella stanza di musica. Immaginai di cullarlo. …omissis....... Aveva il modo di muoversi di una ragazza di 12 anni. La perversa sensualità dell'innocenza. Entrò un altro ragazzo. Era più grande e molto carino. Forse intorno ai 22 anni e molto impaziente. Aveva da darmi qualcosa che aveva in una borsa. Disse che era il nuovo album di Bowie.

Ero molto contenta. Ero nervosa ed aliena in questa città ed il disco era una connessione. Era anche il suo contributo al risollevare lo spirito in questa magione domestica. Chiesi a Dominique di tirare fuori le droghe. Lui srotolò ciò che aveva in un pezzo di feltro grigio dentro un tubo di gomma…omissis…. Divise la droga. A me ne diede il doppio. Presi questo come una dimostrazione di rispetto e non protestai. Veith entrò con hashish e alcol. Portò anche un dessert esotico composto della schiuma di vari liquori mescolati con tuorlo d'uovo. Il ragazzo n.2 mise su il lato 1. Avevo difficoltà a focalizzare. Essendo insieme ad altri non ero in grado di rilassarmi ed entrare in uno stato di totale, auricolare avventura.........

Mi aspettavo qualcosa di eccitante però. Da Young Americans sono stata una fan quasi estatica. Station To Station ha ispirato Radio Ethiopia…….Quando Low arrivò ero in un periodo di disgrazia. Di totale immobilità.

Low
. La caduta e la potenziale ascesa di Thomas Jerome Newton. La colonna sonora della fuga di Bowie nei film. Lo sfondo per mesi di movimenti della testa. Low mi provvide di uno stato di connettiva, mutua non azione. Di sogno e oltre nella creazione. Una persona ostinata può entrare nella collera del creatore; e così stavo ricordando. Stavo scivolando nell'oscuro passato. Rivisitando tutti i paesaggi carnali della mia contusa interiorità.

I ragazzi stavano discutendo le affermazioni di Bowie. A Colonia "Heroes" è cantata in un tedesco sezionato. Chiesi loro cosa pensavano dell'interpretazione di Bowie. Mi dissero che non era rock'n'roll. Era cabaret.

Dietro i miei occhiali da sole posso immaginarmelo. Lì, a Berlino. Nella sezione abbandonata. Me lo immagino mentre inciampa in vecchie scatole e roba per strada. Me lo immagino innamorato del mondo intero o assolutamente morto. Immagino l'ultimo show di Thomas Jerome Newton che fugge nella vita.

Siamo interrotti da un profilo. Bowie, il neo sonnambulo, entra nell'atelier di Hugo Ball. Lui è gli angeli di Kandinsky. Lui è l'impostore incredibilmente spirituale. …omissis………Specificamente disegnato per lo schermo del cinema muto. Uno con la vanità e l'innocenza di un vero attore dell'epoca del muto. In Sons Of The Silent Age è il Valentino della metropoli - molto mitico, molto frenetico, e molto incompreso. Risuona amoroso pettegolezzo. Tutti stanno mormorando in tedesco. Ho tratto una sorta di rabbia/angoscia da Blackout. La velocità disumanizzata del lavoratore giapponese. Non possiamo competere, saremo solo spazzati via. Penso a mia madre che perse il suo lavoro in fabbrica perché i giapponesi erano più veloci. Penso al transistor che puoi comprare per soli sette dollari e che funziona benissimo, fatto in Giappone.

Il suo nuovo lavoro non è immediatamente accessibile ma non è neanche irraggiungibile. Beauty And The Beast è uno shock, che è eventualmente assorbito in una scintillante accettazione. Joe The Lion è anch'essa sorprendente ed estesa da una grande chitarra. Ci impiega un po' ad entrare sotto la pelle. I dischi suonano diversamente in Europa. Penso che i giradischi siano più veloci. C'è più vibrato. Non potei entrare in V-2 Schneider nel modo in cui volevo. Non fino a molto dopo, quando tornai a casa. Scesi dall'aereo, andai in centro e portai il disco. Volevo catturare la sensazione di essere in transito. New York - Colonia. In genere non compro un disco a meno che non ne sia innamorata (Stones) o in uno stato di trepida attesa (Idiot). Ho ascoltato il disco per 72 ore. Giorno e notte. Mentre guardavo la tv e mentre dormivo. Come Station to Station e Low, "Heroes" è un prodotto criptico di una intelligenza di alto livello. Impegnata alla sopravvivenza. Le tracce ritmiche sono intel-disco. Lisys-disco. La disintegrazione del cervello nella lingua, nel pulsare del ritmo. Alta costa est in cui tutti i musicisti suonano con grazia e gusto.

La canzone che dà il titolo al disco è meravigliosa. Ci espone al nostro più prezioso e privato dilemma. Lui ha catturato in questa canzone quel disperato momento in cui una persona potrebbe morire per amore. Il brano è puro. Sto aspettando il mio uomo. Ma amo la canzone e quello che amiamo lo amiamo ripetutamente. Le liriche sono davvero belle. Una persona si innamora e si perde nel suo vortice. Progetta molto più lontano ed oltre i limiti dello spazio e della sua collocazione. Siamo nel sogno vivi. Non siamo pianeti distanti, ma separati da una stanza o da un muro o dal filo spinato. Questo è tutto.

"Heroes" è il tema per qualsiasi grande film. Fatto, rifatto o da fare. Noi gli esseri viventi. Noi siamo la ragazza in un vestito da sposa strappato che fugge tra il filo spinato nella folla di una pallottola. Noi siamo il soldato che lancia baci dal retro di un treno. Noi siamo ubriachi ed arrabbiati ed in ginocchio in/tempo in una morta camera di albergo. Noi siamo gli eroi della poesia regale di Rimbaud. Due persone che misticamente collidono. …

Il lato 2 sta ancora suonando. A volte siamo le vittime della insensata ansietà accompagnata con Sense of Doubt. L'uomo desidera l'immediatezza del senso nella/vita. Insegue le stelle come candele aliene. Il compleanno segna e segna di verità ed amore immortale. L'uomo desidera scivolare senza vergogna nel regno della bellezza. Nel giardino in cui cantano gli uccelli. Il giardino imprigiona un uovo che incapsula il soffio di una domanda tremante. Il punto di domanda diventa la curva di un sassofono.......omissis.....

I ragazzi di Colonia se ne sono andati. Il più giovane è rimasto un po' di più. Aveva una passione per gli MC5. Stava per lasciare la scuola e suonare la chitarra tutto il giorno. Arrivò Secret Life. Stavo facendo le valigie per l'America. Lui mi stava dicendo cosa provava quando si collegava alla sua arma. Mi stava dicendo un sacco di cose ed io stavo pensando agli Eroi. Trovateli dove stanno dormendo. Conosceteli dove giacciono. In profondità in un altro sistema. In profondità nel cuore e nel motore delle città più disprezzate del mondo.

[P.S.: ci scusiamo per alcune omissioni presenti nel testo, ma lo stile utilizzato da Patti Smith risulta a volte troppo difficile da tradurre - Patti Smith è una nota ed apprezzata cantautrice americana].

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"Quale strada per David Bowie?"
( Which way for David Bowie)
di Robert Hilburn
Los Angeles Times 8 novembre 1977

David Bowie è la più interessante ed esasperante figura della musica pop degli anni 70. La sua persona e la sua musica, spesso elusive ma sempre stimolanti, sono ammantate da un'aura di indipendenza e sfida che lo distingue dalla maggior parte degli insipidi, banali professionisti del pop. Questo è il motivo per cui - più che Iggy Pop - lui è il vero padrino del movimento new wave/punk. Sebbene gli occasionali, elitari istinti art rock di Bowie siano l'opposto della primitività dello stile punk, lui condivide con la New Wave l'enfasi sulla personalità ed i punti di vista. Ma il suo approccio mobile, camaleontico potrebbe lavorare contro di lui. I suoi rapidi movimenti dal rock al soul/disco, al techno rock sono stati considerati anche da alcuni suoi fedelissimi come trucchi non degni di attenzione. Questi movimenti erano, qualcuno ha accusato, più un recitare ruoli che veri, attenti passi musicali.

Apparentemente scosso dal deludente impatto commerciale del suo album Low all'inizio dell'anno, Bowie ha interrotto un lungo silenzio stampa per affermare il suo impegno nella esplorazione techno-art-rock, che continua nel nuovo album "Heroes".

"La sola ragione per cui ho deciso di fare queste interviste è per provare la mia fiducia nell'album", Bowie ha detto in uno di una serie di incontri con la stampa a Londra. "Sia "Heroes" che Low sono stati accolti con reazioni confuse. Questo era prevedibile. Ma non ho promosso affatto Low e qualcuno ha pensato che io non ci tenessi. Questa volta voglio fare di tutto per spingere il nuovo album. Credo negli ultimi due album… più che in qualsiasi cosa abbia fatto in passato. Intendo dire che guardo indietro a molto del mio lavoro precedente e, sebbene c'è molto che apprezzo, non c'è moltissimo che oggi mi piaccia. Non penso che fossero album piacevoli, affatto. C'è molto più cuore ed emozione in Low, e specialmente nel nuovo album".

Forse per contrastare la serietà dei suoi commenti, Bowie ha incontrato i reporter a Londra con un aspetto ben definito, con una camicia sportiva, che contrastava fortemente con le oscure e teatrali pose delle foto in giubbotto di pelle sull'album "Heroes" e delle foto promozionali. Comunque l'umore di "Heroes" è più vicino alla copertina dell'album. I temi dell'album richiamano molto la desolazione ed il pessimismo del periodo di Diamond Dogs. Infatti l'album sembra più la summa degli stili passati di Bowie che un'estensione degli elementi più attraenti di Low. Il risultato è al tempo stesso un lavoro più convenzionale e meno seducente. Per tutta la lontananza degli strumentali in Low il disco conteneva alcuna della musica più impressionante che Bowie abbia prodotto da anni. "Heroes" riunisce gran parte del cast di Low (soprattutto il mago dei sintetizzatori Brian Eno) ed il luogo (Berlino) ma è improbabile che ristabilisca il profilo commerciale di Bowie. Anche con le interviste.

Low, registrato l'anno scorso, è stato la mossa musicale più drammatica e di effetto di Bowie da Ziggy Stardust, il suo classico del 72. In Low Bowie si è mosso verso il freddo, distaccato suono techno-rock tedesco dei Kraftwerk, una band che ammira talmente da suonare i loro album dal suond sistem durante l'intervallo nel suo ultimo tour americano. Piuttosto che lavorare con loro però Bowie si è unito ad Eno, uno dei fondatori dei Roxy Music. Per 12 dei suoi 36 minuti Low era magnifico. In brani come Sound And Vision, la gelida struttura sperimentale faceva meravigliosamente da complemento alla tensione nervosa che è alla base dei vulnerabili, cercanti vocals di Bowie. Ma la gran parte dei brani solamente strumentali sul lato 2 era semplicemente troppo distante dal pubblico pop.

In "Heroes" di nuovo Bowie riserva la gran parte del lato 2 agli strumentali. Dove l'atmosfera di Low era allettante il tono di "Heroes" è per lo più introverso e deprimente. E' un riflesso, dice Bowie, della stessa Berlino.

"Berlino è una città fatta di bar per persone tristi e disilluse in cui ubriacarsi", ha detto ad un reporter a Londra "Ho approfittato del fatto di lavorare lì per osservare il luogo…Questa è una delle ragioni per cui sono stato attratto dalla città".

A differenza dello scheletrico approccio delle liriche di Low, Bowie offre più informazione, ma non necessariamente maggior luce sul lato 1 del nuovo album. Beauty And The Beast, Joe The Lion e Blackout hanno comuni riferimenti alla disperazione e desolazione di una società in decadenza. Diversamente dai riusciti tessuti strumentali su Low, gran parte degli strumentali sul lato 2 sono in un passivo stile semi - gotico, meglio rappresentato in titoli come Sense Of Doubt e Moss Garden. L'eccezione è V-2 Schneider, un vivo, contagioso omaggio a Florian Schneider dei Kraftwerk.

Il problema con Bowie non sembrano essere tanto gli espedienti ma un interesse fluttuante che lo fa passare da uno stile all'altro più velocemente di quanto gli consenta la sua abilità di controllarli. Sembrava sulle tracce di un capolavoro del pop con Low, ma "Heroes" finisce con l'essere uno dei suoi cambiamenti meno notevoli. Nel complesso è freddo e privo di attrattive.

[Le frasi tra parentesi sono note della redazione di LOM]

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