"Ascoltando
il suo nuovo LP qualcuno ha osservato 'è molto bello, ma
pensi che sia un talento durevole?' La risposta è si. Non
solo in base alla forza di questo album ma semplicemente perché
Space Oddity non è l'inizio e la fine ["the
be all and end all"] del suo talento, e perché
David Bowie è stato in giro scrivendo alcune canzoni davvero
belle negli ultimi quattro anni. Non annunciato e in massima parte
senza essere notato, con la eccezione dei suoi fan e devoti. Questo
album è David Bowie ORA. Come è sempre stato, David
è un autore molto sociale Non fa vistosi commenti sociali
ma piuttosto usa gli scompensi sociali e l'atmosfera piuttosto
allarmante in cui tutti viviamo come sfondo per le sue canzoni" (Penny Valentine, Disc, 1969).
"David
Bowie è venuto per la prima volta alla ribalta con la canzone,
spettacolarmente bella, intitolata Space Oddity, che è
comparsa nelle classifiche circa un mese fa. Poi ha dato un concerto
elettrizzante alla London Purcell Room, che è stato in
gran parte ignorato dalla stampa nazionale, forse perché pensano che il pop e la Purcell siano incompatibili. Ora ha pubblicato
un LP di canzoni - inclusa Space Oddity - intitolato semplicemente
David Bowie.
Sul palco è devastantemente bello. Con i suoi capelli ricci
e gli occhi azzurri si muove come una stella del cinema sognata
da ogni ragazzina. Sorride; tu fondi. Ammicca; ti disintegri.
Si scusa che il suo repertorio è formato in gran parte
da sue canzoni, che, ammette, suonano un po' tutte uguali. La
performance è rilassata, informale e gli perdoni la voce
rauca, le note alte forzate e la sua pronuncia noncurante. Crolli,
permettendo a questo menestrello contemporaneo di abbagliarti
con la sua simpatia. Poi, all'improvviso, ti attacca con una canzone
violenta, appassionata, arrabbiata, sulla paura e la disperazione...
Le sue fantasticherie amorose sono tetre, auto-commiseranti e
monotone. Ma quando posa lo sguardo sulle assurdità della
società tecnologica è tagliente come un rasoio nelle
sue osservazioni (sebbene la produzione sonora dei suoi dischi
faccia del suo meglio per oscurarlo), specialmente nella versione
squisitamente orchestrata del singolo Space Oddity.
In un momento in cui ci aggrappiamo pateticamente a qualsiasi
cosa che ha a che fare con gli astronauti, in cui ammiriamo incondizionatamente
la cosiddetta conquista dei nostri eroi con il casco, senza chiederci
affatto perché siano lì, Bowie canta di un uomo
chiamato Major Tom che parte da Cape Kennedy e semplicemente non
si preoccupa di tornare indietro. Per lo sconcerto del controllo
a terra, manda soltanto un triste saluto alla moglie e poi chiude
la comunicazione" (Tony Palmer, The Observer, 1969).