STORIA DEL COSTUME PER LA DANZA ATTRAVERSO I SECOLI
Agli albori del
balletto, quando la danza era un passatempo sociale della Corte, i
danzatori indossavano i loro abiti personali durante gli spettacoli.
Gli uomini vestivano rigide giacche di broccato, calzoni al
ginocchio, parrucche e spade. Le donne erano ben avvolte da corpetti
con le maniche lunghe e da gonne a paniere. Questo ingombrante
abbigliamento consentiva di eseguire soltanto dei piccoli movimenti
ed i passi codificati per i danzatori erano molto semplici e
dignitosi.
Con la
creazione dell’Accademia Nazionale della Musica e della Danza da
parte di Luigi XIV nel 1661 e la nascita dei primi ballerini
professionali, la tecnica della danza diventò molto più complessa e,
quando anche le ballerine professioniste cominciarono a danzare in
palcoscenico, i passi di danza diventarono più veloci con rapide
battute di piedi e molteplici piroette. Le gonne che svolazzavano
necessitavano però di coprire le gambe e, quindi, venivano indossati
dei mutandoni. Durante le “classi” di danza, inoltre, la tenuta dei
danzatori era ancora molto elaborata.
Marie Camargo
fu la prima ballerina ad accorciare la sua gonna. Ciò consentì al
pubblico di apprezzare il suo lavoro di piedi molto complicato. La
sua rivale, Marie Sallé, osò ancora di più cambiando le sue sottane
di danza in leggeri abiti di mussola. La Rivoluzione Francese, alla
fine del 18° secolo, contribuì anch’essa all’evoluzione
dell’abbigliamento utilizzato nella danza. Abiti semplici, leggeri,
aderenti ispirati ai modelli dei Greci diventarono d’alta moda sia
dentro che fuori il palcoscenico. Nello stesso periodo, un
costumista e figurinista dell’Opéra di Parigi di nome Maillot
inventò la calzamaglia. La nuova moda e l’invenzione conseguente
provocò un grande cambiamento nell’abbigliamento utilizzato per il
balletto. I danzatori finalmente poterono indossare abiti che
permettevano loro di essere più liberi nei movimenti con la
conseguenza che la tecnica della danza potè svilupparsi. Ciò anche
per l’apporto del grande maestro di danza Carlo Blasis che nel 1820
pubblicò il manuale di tecnica “Traité Elementaire et Pratique de la
Danse”, che includeva disegni in cui lo stesso Blasis appariva
vestito solamente di calzoncini e scarpine da ballo. Benché Blasis
non raccomandasse ai danzatori di indossare solo calzoncini in
quando potevano sentire freddo, egli si adoperò moltissimo per la
diffusione dell’abbigliamento pratico per la danza e disegnò anche
dei costumi per numerosi spettacoli.
Blasis
scriveva: “L’abito indossato dalle allieve durante le lezioni si
compone di un corpetto e gonna di bianca mussola con una fascia
scura intorno alla vita. L’abbigliamento dei maschi è composto da
una giacchetta aderente e pantaloni, il tutto di colore bianco, con
intorno alla vita una cintura di cuoio scuro, chiusa da una fibbia
che dia sostegno….. L’abito dei danzatori dovrebbe sempre essere ben
aderente al corpo e star bene addosso in modo che nessun punto del
fisico possa essere nascosto facendo cura che non sia troppo stretto
da limitare o impedire i movimenti o le attitudes”.
August
Bournonville, il grande coreografo danese, fu anche un fautore
dell’abbigliamento pratico per la danza dopo esser rimasto colpito
dalle nuove regole sulla vestizione dei ballerini dell’Opéra di
Parigi quando danzò in quel Teatro nel 1826. I pantaloni lunghi e
larghi erano stati infatti rimpiazzati da calzoni al ginocchio e
calze di seta, cosicché egli decise che i pantaloni lunghi
nascondevano troppo i difetti tecnici ed anatomici. Lo stesso
Bournonville inventò una sua scarpina per i danzatori maschi,
utilizzata ancora oggi per i suoi balletti.
Già sin dal
1844, viene riportato che le danzatrici dell’Opéra di Parigi
apparivano nelle “classi” di balletto con le spalle e il decolleté
nudi, le braccia scoperte, il busto avvolto in uno stretto corpetto
e la gonna molto vaporosa di mussola lunga fino alle ginocchia. La
calzamaglia era castamente nascosta sotto una sottogonna a calice.
Gli uomini, senza cravatta, vestivano abiti bianchi con calzoni a
metà gamba, chiusi alla vita da una cintura di cuoio. La gonna
vaporosa sopra menzionata che si allungava oltre il ginocchio fu una
prima versione di quello che poi fu definito il tutù romantico
introdotto in scena con i balletti La Sylphide e Giselle.
La forma a
campana del costume di danza femminile della metà dell’800 fu
soppiantato dal tutù alla fine del 19° secolo. Grandi esperti di
balletto, i Russi volevano vedere la nuova tecnica dei passi e
l’affascinante lavoro dei piedi delle loro ballerine. Il nuovo tutù
diventò a forma di disco rigido al disopra delle ginocchia e donava
alle danzatrici maggiore mobilità per la virtuosistica tecnica
richiesta per balletti quali Il lago dei Cigni, La bella
addormentata e Paquita.
Alla fine del
19° secolo gli abiti per la danza cambiarono fino a diventare quelli
ancora in uso oggi. Isadora Duncan, una delle prime innovatrici, fu
considerata un’estremista quando eliminò le scarpe, le calze ed il
tutù e danzò in palcoscenico a piedi nudi indossando una leggera
tunica di foggia greca. Ben presto, molte altre ballerine, inclusa
Anna Pavlova, cominciarono a vestire le pratiche tuniche ed a
danzare in scena a piedi nudi.
I danzatori del
20° secolo iniziarono quindi a vestire la nuova calzamaglia,
inventata dal trapezista Jules Leotard nella seconda metà del 19°
secolo, consistente in un aderente body di maglia jersey a maniche
lunghe, la cui versione femminile terminava con un corto gonnellino.
Oggi il leotard
(body) è la divisa ufficiale dei danzatori in tutto il mondo ed è
presentato in molti attraenti modelli, di vario colore e materiale e
spesso utilizzato anche in scena nelle coreografie di danza
contemporanea.
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