Quando hai iniziato a studiare
danza classica e come ti sei avvicinata proprio a questa disciplina?
Ho iniziato a studiarla all’età
di sei anni. Mia madre aveva iscritto mia sorella maggiore ad una scuola
di danza del mio paese, Monreale in provincia di Palermo, ed io molto
spesso rimanevo a guardare le lezioni estasiata. Sentivo la musica che mi
entrava dentro, seguivo con attenzione le aggraziate movenze delle bambine
ed a casa ripetevo diligentemente gli insegnamenti del maestro tanto che
ad un certo momento ho chiesto a mia madre di iscrivere anche me. E’ stato
come un amore a prima vista: da quel momento non ho più
abbandonato la danza mentre mia sorella invece si è
ritirata dopo qualche mese.
Come è stata la tua giornata tipo
in tutti questi anni?
Fino a qualche tempo fa (mi sono
diplomata l’anno scorso) la mia giornata tipo aveva inizio alle 7. La
scuola mi impegnava per cinque ore. Poi, un boccone veloce ed alle 14,30
iniziavano le lezioni di danza: classica, repertorio, contemporaneo.
Mezzora o poco meno tra una lezione e l’altra: il tempo di una bibita, di
una breve lettura del libro che mi ero portata appresso per preparare
qualche interrogazione dell’indomani e la giornata era finita. Alle 21,
ero a casa: cena veloce ed iniziavo a fare i compiti di scuola. Ho sempre
cercato di organizzarmi sia nella scelta delle materie da preparare sia,
molte volte, rinunciando ad uscire il sabato sera e la domenica con gli
amici. Queste sono state per tanti anni le mie giornate: ricche di
stanchezza, stress e momenti di sconforto ma anche di soddisfazioni che
hanno maturato il mio carattere e mi hanno dato tanta forza di volontà per
riuscire a coronare il mio sogno di diventare una ballerina. Per fortuna
al mio fianco ho avuto mia madre che mi ha appoggiata, pur se avrebbe
preferito altro per me, ed i miei insegnanti, sia di scuola che di danza,
che, a volte con dolcezza ed altre con severità, mi hanno compreso e
sostenuto nel mio difficile cammino.
Quali sono stati i momenti che
ritieni fondamentali per il tuo percorso nel mondo della danza?
Vari e molteplici sono stati i
momenti importanti del mio percorso che rimarranno per sempre impressi
nella mia mente. Ricordo l’emozione della mia prima audizione (nel 1998)
quando entrai a far parte dei Piccoli Danzatori del Teatro Massimo (un
sogno che mi sembrava irraggiungibile!!!); la prima volta sul palcoscenico
di un teatro celebre come quello di Palermo per lo spettacolo di Natale
dei Piccoli Danzatori; l’incontro con un’étoile come Alessandra Ferri nel
1999 per la quale danzai insieme ai miei compagni del Teatro; la trasferta
a Roma e l’esibizione in diretta nello studio della RAI per la
trasmissione Geo & Geo; la mia prima partecipazione ad un’opera del
Massimo (Orfeo all’Inferno di Offenbach) e così via. Senza dubbio
però grandi soddisfazioni mi hanno dato, in questi ultimi due anni, le
partecipazioni ai prestigiosi concorsi internazionali (soprattutto Spoleto
dove nel 2004 ho vinto il primo premio nella categoria classico senior
dopo aver vinto il Premio Roma l’anno precedente) in quanto mi sono potuta
confrontare con ragazzi di tutto il mondo e ho potuto conoscere maestri di
alto livello e, chiaramente, di grande emozione e gioia sono stati i
momenti delle premiazioni (quasi non ci potevo credere!). Bello è stato
anche essere stata premiata da Gailene Stock, direttrice della Scuola del
Royal Ballet, con la borsa di studio per i corsi estivi di Londra ed,
infine, la mia prima volta sul palcoscenico del Teatro di Monaco con la
responsabilità di essere stata inserita tra i giovani “talenti” d’oggi.
Tuttavia, ogni spettacolo, ogni saggio, ogni momento vissuto in sala ballo
ed in palcoscenico fino alla consegna del diploma conseguito l’anno scorso
con la mia scuola di danza hanno rappresentato per me delle tappe uniche
per la mia crescita e per la mia formazione.
Puoi descriverci le tue esperienze
all’estero e quali differenze hai trovato con l'ambiente italiano?
Le mie esperienze internazionali
partono da quella vissuta l’estate scorsa alla Royal Ballet School: la mia
prima volta fuori dall’Italia. Sono stata estremamente colpita da questa
straordinaria scuola, non solo per l’attrezzatissimo, glorioso e spazioso
edificio ma anche per l’organizzazione, la competenza, il rigore, la
disciplina che si respirava lì dentro. Ogni giorno tutte le lezioni si
susseguivano con eccezionale puntualità e con la cordialità e l’eccellente
preparazione dei numerosissimi insegnanti sempre pronti ad incoraggiare ed
a correggerti. I quindici giorni trascorsi in questa scuola prestigiosa mi
hanno mostrato l’esistenza di una realtà stupenda. Lì la danza è davvero
vita, lo studio è approfondito al massimo, lì ti senti una delle tante
allieve, tutte belle, tutte estremamente brave, tutte tecnicamente
perfette, eppure nello stesso tempo ti senti unica in quanto curata nei
minimi dettagli. Quando sono entrata per la prima volta in sala ed ho
visto la tecnica di ragazze provenienti dalla Cina, dal Giappone e da
tutto il resto del mondo, ho pensato di non essere all’altezza ma ciò mi
ha caricato al massimo tanto che alla fine della Summer School sono stata
prescelta, tra le tantissime partecipanti (solo in 3 abbiamo avuto questo
privilegio), come solista per il saggio pubblico dove ho danzato la
variazione di Paquita. Non ho avuto nemmeno il tempo di concedermi
qualche giorno di vacanza (dopo Londra, l’Italia per me era diventata
stretta e ormai quell’esperienza entusiasmante e di così alto livello mi
aveva fatto capire che non potevo tornare più indietro). Subito dopo
Londra, è iniziata, infatti, la mia avventura di studio presso la
Heinz-Bols-Stiftung Academy del Teatro di Monaco, dove ho conosciuto
maestri eccezionali e, in particolare, Konstanze Vernon, direttrice
dell’Accademia e stupenda insegnante, che ha dimostrato nei miei confronti
grandi doti umane incoraggiandomi sempre e standomi vicina nelle
difficoltà, nei momenti di nostalgia e di solitudine. A Monaco, inoltre,
in questo periodo, sto avendo la grande opportunità di lavorare con
Gilbert Maier, prestigioso maestro per tanti anni della Scuola di Ballo
dell’Opéra di Parigi, con il quale stiamo preparando uno spettacolo che
andrà in scena ad aprile e per il quale mi ha affidato il ruolo di
solista.
Quando hai capito che la danza
poteva diventare la tua professione?
Ho capito che la danza poteva
diventare una professione grazie all’incoraggiamento dei miei insegnanti
che hanno sempre creduto in me, ma soprattutto il mio banco di prova per
comprendere se potevo essere veramente all’altezza è stata la
partecipazione ai concorsi, la conquista dei premi e, ultimamente, le mie
partecipazioni positive alle audizioni di Dresda e Vienna. Sono
consapevole che è una strada sempre in salita e che non ti permette mai di
adagiarti, ma ormai sento che non potrò più abbandonarla in quando è
diventata il mio obiettivo per il domani. Senza la danza la mia esistenza
mi sembrerebbe quasi inutile perché, ora che ho 19 anni, mi rendo conto
che sono ormai tredici anni che la mia vera ed unica casa è la sala ballo.
Cosa ti aspetti dal futuro?
Intanto, oggi ho finalmente raggiunto
il mio primo traguardo. Il 9 gennaio mi sono presentata con un po’ di
incoscienza (io: una sconosciuta principiante italiana proveniente dal
lontano Sud!) all’audizione del Wiener Staatsoper Ballet. A Vienna eravamo
in 500 tra maschi e femmine di tutto il mondo ma, alla fine, prova dopo
prova, siamo rimaste solo in due: io ed una ragazza spagnola con i
complimenti della Commissione ed un contratto in tasca per la stagione
2005/2006. Ancora stento a crederci!! A settembre comincerò a lavorare
sul serio a Vienna, cioè in uno dei teatri più importanti del mondo!
Ballare con le più prestigiose compagnie internazionali era fino a pochi
giorni fa’ il mio sogno nascosto e questo sogno adesso si sta avverando.
Ho grande entusiasmo dentro, tanta forza di volontà e voglia di mettere in
gioco me stessa per andare sempre più su. Non ho smesso di sognare: vorrei
essere Giselle, Giulietta, Kitri. Quindi, altri traguardi ancora! Sarà
dura e mi dovrò confrontare con tante stupende ballerine che hanno molta
più esperienza della mia, ma sono abbastanza umile per comprendere che ho
ancora parecchio da imparare e, nello stesso tempo, abbastanza forte per
affrontare con serenità la strada che con caparbietà e con tanti sacrifici
ho cercato con tutta me stessa di tracciare per il mio futuro.
A chi dedichi tutto
questo?
Al mio angelo custode: mio padre che
mi protegge e mi guida dal cielo ed a mia madre che, rimasta sola
prematuramente e con l’enorme responsabilità di crescere tre figli, ha
fatto tanti sacrifici per me pur di vedermi felice.
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