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LA LIUTERIA Medioevo: nelle corti europee
sono i menestrelli, i giullari, i trovieri e i minnesänger (spesso nella persona stessa
del sovrano, come per esempio limperatore di Germania Enrico VI) a rallegrare le
feste dei nobili o comunque delle classi sociali più elevate. E un mondo che ben difficilmente possiamo immaginare o tentare di
ricostruire. E una realtà che sta nascendo e che trova di volta in volta le
proprie forme nella fantasia dei musici e degli artigiani che inventavano e reinventavano
le caratteristiche tecniche e timbriche degli strumenti musicali che suonavano. Così Belaqua, citato da Dante Alighieri, e Lodewyk van Vaelbeke a
Bruxelles, re dei menestrelli che dal 1294 al 1312 costruivano vielle, ribeche e lire. Il notevole interesse
verso la musica medievale di questi ultimi anni, che ha visto insigni musicisti e
musicologi dedicarsi alla ricerca delle musiche di un periodo del quale ben poco ci è
pervenuto (molto era affidato alla memoria), ha imposto ai liutai lo stesso impegno nella
costruzione di quegli strumenti che possano riprodurre il più fedelmente possibile le
timbriche e le sonorità del tempo.
Interessanti per il liutaio sono i trattati di Pretorius (1620) e di Marsenne (1636). Il medioevo è finito da più di un secolo ma di esso traspare tutta leredità, infatti sono indispensabili non solo per la conoscenza degli strumenti musicali, ma anche per la loro ricostruzione. Nel volume "De organographia" del Pretorius gli strumenti sono raffigurati in scala per cui è possibile, con notevole margine di sicurezza, dedurne le reali dimensioni. A questo punto il liutaio deve tener presente che il pittore, con molta probabilità, ha attribuito allo strumento funzioni decorative e simboliche e non documentaristiche. Spesso, dove si possono vedere strumenti "reali" ovvero in grado di poter suonare, appaiono strumenti di dubbie possibilità musicali. Nascono poi uninfinità di domande che mettono alla prova il senso critico:
Scienze come ad esempio larcheologia ci permettono di avere prove ben determinate del passato ma spesso troppo poco per quanto riguarda la musica e gli strumenti musicali nel medioevo. Il liutaio moderno, che per la sua professione, ha già assimilato le indispensabili nozioni di fisica, matematica, acustica, chimica, disegno, tecnologia dei legni e storia della musica e degli strumenti musicali, deve mettere in pratica le più essenziali metodologie di rilevamento sia microscopico che fotografico e possibilmente fotogrammetrico. A questo punto, ad esempio, dopo avere rilevato le dimensioni dello strumento da un affresco con le proporzioni rifacendosi ai volti ed alle mani delle figure umane raffigurate, deve risolvere il problema dei materiali che furono usati. E per questo deve tener presente che, come precedentemente detto, il musico medievale si costruiva gli strumenti da sé con mezzi spesso rudimentali e con i legni che poteva reperire nel proprio territorio. Pertanto, grazie ai pur pochissimi reperti nei musei, alle recenti ricerche ed alle deduzioni logiche, si può affermare che gli strumenti musicali medievali, in particolare nel nostro territorio, vennero realizzati con le essenze che il liutaio poteva reperire con una certa facilità: si usò legno di pero, melo, ciliegio, cipresso, castagno, noce, carrubo per fondi, fasce, manici e caviglieri (in un solo blocco come per le ribeche e le mandore che erano scavate); legno di olivo e bosso per i piroli e le tastiere. Liuto medievale a quattro cori
In particolare tutti i legni ricavati da alberi da frutto vennero usati con molta parsimonia e solamente per strumenti di valore o destinati ai nobili, dato che la legge del tempo ne proibiva il taglio e cerano tasse altissime per chi lo volesse fare, in quanto detti alberi producevano frutti destinati allalimentazione specialmente delle classi poco abbienti. Altro problema è quello di cercare di intuire quale fosse stato il timbro dello strumento raffigurato. Il primo passo è di cercare di immaginare luso a cui era
destinato: serenate, ballate, danze, accompagnamenti di canti epici, ecc. Anche per quanto riguarda le corde si possono avere diverse interpretazioni:
Noi sappiamo che i romani già filavano il metallo ma non sappiamo se
lo usassero anche per gli strumenti musicali. Solo da antichi testi cinesi sappiamo che le
corde dei loro strumenti erano di seta. Questi sono i problemi
che si presentano ogni qualvolta ci si appresta a costruire la copia di uno strumento
medievale in grado di "suonare" e, trattandosi, come già detto, di pezzi unici,
ogni volta cè un problema nuovo.
Non sempre è chiaro se lo strumento è tastato: spesso appaiono, raffigurati sulle tastiere, legacci di minugia, barrette di osso, avorio o legno duro mentre per gli strumenti ad arco ed i liuti di derivazione araba è evidente che non vi sono tastature.
Prendiamo in esame la citola: era un cordofono a pizzico con cassa piriforme e fondo piatto; ebbe altri nomi come cetra,
cetola, cistola e successivamente nel Rinascimento avrà una notevole diffusione assumendo
il nome di cetera o cithara in Italia, citole o chitole in Francia, English guitar o cytol
in Inghilterra, cister o gittern in Germania. Poi, non ultimo, è il
problema del volume che a causa delle essenze usate doveva essere notevolmente flebile. Però
noi sappiamo che ludito delluomo medievale era molto più sensibile rispetto
al nostro (un buon udito allepoca era spesso motivo di sopravvivenza sia nella
caccia che per difendersi dai nemici e linquinamento acustico era ancora molto
lontano da venire). Si notano infatti dipinti con rosette estremamente grandi o inesistenti che, come già detto, limitavano il volume dello strumento.
Le vernici non rappresentano un grosso problema: i reperti museali non presentano tracce di verniciature originali ma sappiamo che in particolare veniva usato il propoli, che aveva anche funzioni anti tarlo, ambra liquida o gomma lacca (di questa se ne deduce lantico uso poiché "gomma lacca" in sanscrito rappresenta il numero 15.000 ovvero il numero di insetti che con il loro "prodotto" partecipavano alla realizzazione di un bastoncino di questa resina). Questi prodotti venivano disciolti in spirito di vino. Molto spesso era usata la cera dapi. Ler le colle si trattava di un composto ottenuto con la bollitura di ossa animali o di sostanze di origine ittica. Tali colle sono estremamente valide ed ancora oggi usate, ma sappiamo che con il tempo danno problemi di muffe e funghi e tragici risultati quando lo strumento deve affrontare lunghi viaggi nei vani bagaglio degli aerei. Dai testi e dalle intavolature che ci sono pervenuti è possibile dedurre le accordature estremamente varie sia per il momento storico che per gli argomenti sacri o profani. Alcuni testi poi consigliano di accordare il liuto tirando la prima corda al limite della rottura e poi le altre (spesso era usato lintervallo per quarte). Anche la frequenza che noi oggi attribuiamo alla nota La di 440 Hz era estremamente variabile (sono state trovate canne dorgano dove il La aveva in alcuni casi la frequenza di 415 Hz , in altre di 451 Hz, ecc.). A questo punto è il musicologo che ci deve indicare come leggere, interpretare i testi e la tecnica strumentale con la quale eseguire le musiche che dallinizio del secondo millennio ci sono pervenute, grazie al genio di Guido dArezzo ed a quanti ne seguirono lesempio. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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