Una grande attrice è arrivata a Parigi
Cinémonde ha salutato
Louise Brooks
al suo sbarco a Le Havre

di George Fronval

          Il porto di Havre si è appena svegliato. Nella nebbia del mattino, che il sole sta lentamente per dissipare, si intravede, in lontananza, il profilo massiccio dell'Ile de France, rispetto al quale il battello pilota è a malapena distinguibile. La marea non è alta abbastanza perchè la nave attracchi alla banchina del porto. Le ore trascorrono lentamente. Mr. Jean Pascal, vice - presidente della  A.P.P.C., e i signori Fouquet, Joannon and Morskoi, delegati della SOFAR, ed io stesso, inviato speciale di Cinémonde, passeggiamo incessantemente. L'orologio segna le dieci quando l'Ile de France attracca. Viene preparata la passerella. I privilegiati che possono salire a bordo si urtano fra di loro. Le scale danno su lunghi corridoi con porte tutte eguali. Ecco la sala principale dove l'orchestra sta suonando La fille du Bédouin mentre i passeggeri, appesantiti dai bagagli, si affrettano all'uscita. Trovo uno steward.

"La cabina di Louise Brooks?"

"La numero 264, al piano superiore" risponde "e sbrigatevi se volete incontrarla. Sta per sbarcare"

          Altri spintoni. Questi americani non sanno perché ho così fretta. Finalmente mi ritrovo davanti la cabina 264. "Cabin Fontaine Creau" si legge. Il destino ha giocato i suoi tiri. Busso, ma non c'è risposta. La cabina è vuota. Louise Brooks l'ha lasciata pochi secondi prima del mio arrivo.
          Sempre affrettandomi, continuo alla ricerca dell'invisibile stella del cinema. I passeggeri protestano:

"Wat foolich boys!"

          Non m'interessa quello che pensano. Il primo dei tre treni  transatlantici sta per partire. Forse Louise Brooks è a bordo. Attraverso ogni vagone, agitando nella mano il numero 7 di Cinémonde, e grido:

"Where are you, Miss Louise Brooks?"

          Ma nessuno risponde. Un viaggiatore, scambiandomi per un venditore di giornali, vuole comprare Cinémonde. Senza prendermela, continuo a cercare.
          Lascio il primo treno che lentamente si muove, e comincio l'ispezione del secondo.

"Where are you, Miss Louise Brooks ?"

 

 

          "State cercando l'attrice? Adesso è alla dogana. La potete riconoscere facilmente. Ha un cappello celeste". Interessante notizia. Senza aspettare oltre, comunico la notizia a Messrs. Pascal, Fouquet, Joannon e Morskoi che, da parte loro, non sono rimasti inattivi. Eccola: di spalle una giovane americana con un mantello di zibellino e un cappello blu. Dev'essere Louise Brooks. Sicuramente è Louise Brooks.
          La giovane americana si gira. È la squisita protagonista di A girl in every port.
          Le presentazioni sono fatte. Louise Brooks, molto stanca, risponde agli auguri di benvenuto con un sorriso. Le profumate rose rosse, i garofani e i lillà che ingombrano le sue braccia sembrano molto pesanti. Sembra che la traversata oceanica, sebbene intrapresa col bel tempo,  non sia stata molto facile. Infatti, tormentata dal mal di  mare, Louise Brooks non ha né chiuso occhio per un momento né camminato in coperta. Ha fretta di arrivare a Parigi per un rinfrancante riposo. Il secondo treno transatlantico  sta partendo.
Noi tutti sediamo nelle confortevoli poltrone del Pullman a noi riservato.
          Senza pietà comincio l'intervista tormentando Louise Brooks con molte domande.

"Sono molto felice" mi dice "di girare in Francia. Quando i miei agenti in Europa mi hanno trasmesso da Berlino l'offerta di René Clair e la sceneggiatura di Prix de beauté, la seconda mi ha così eccitato che ho immediatamente mandato un telegramma con la mia accettazione. Ecco perché sono qui oggi. È un piacere per me venire in Francia"

"È forse il vostro primo viaggio qui?"

"Oh, no. Sono già stata due volte a Parigi. Conosco un po' della vostra bella città, i suoi monumenti e la rue de la Paix, con i suoi numerosi negozi di moda"

"Andrete sicuramente a fargli visita presto"

"Certamente. Non solo per mio personale piacere, ma anche per provare gli abiti che indosserò nel film di René Clair"

"E quale parte interpreterete?"

"Quella di una dattilografa che, dopo aver vinto un concorso di bellezza, entra nel mondo del cinema. Sarà molto interessante perchè i metodi degli studi cinematografici francesi mi sono sconosciuti. Mi hanno detto che sono molto differenti da quelli di Berlino e Hollywood"

"Sarà molto interessante per voi poiché sarete diretta da René Clair che è uno dei nostri più giovani registi, con delle concezioni di lavoro molto moderne. Inoltre girerete a Joinville, negli studi Cinéromans, i più moderni e meglio equipaggiati di Francia"

"E quando cominciamo?" chiede Louise Brooks rivolgendosi a Joannon, che dev'essere il produttore del film

"Esattamente il 10 di Maggio"

"Che occasione!" grida l'affascinante attrice "potrò passare un po' di tempo visitando Parigi e i suoi dintorni". Le sue palpebre sono pesanti. Louise Brooks, piuttosto rinvigorita da un po' di té caldo senza zucchero - alla maniera americana - desidera riposare. Fermo l'intervista. Adagiata su numerosi cuscini, la graziosa viaggiatrice si addormenta rapidamente. I meli ricoperti di fiori divengono rari. Le verdi praterie di Normandia sono sostituite da larghe distese di boscaglia punteggiata da arbusti i cui rami cominciano timidamente a ricoprirsi di germogli verdi. A Mantes Louise Brooks si sveglia. Spietatamente, continuo l'intervista.

"E il vostro ultimo film?"

"È chiamato The Canary murder case ed è stato diretto da Malcolm Saint-Clair, da un romanzo di Van Dine. Interpreto il ruolo di una giovane ballerina di music-hall "

"E sapete che La boîte de Pandore, che avete girato a Berlino, è stato presentato solo tre settimane fa a Parigi con grande successo?"

"Oh, sono molto felice ... Pabst è un regista superbo"

"A Girl in Every Port è il film che vi ha rivelato al pubblico francese ed è stato proiettato  per più di quattro mesi nello stesso teatro"

"Siete molto gentile. Non pensavo di essere così famosa"

"Aspettate, presto arriveremo a Parigi. Vedete la stazione di St. Lazare. Altri giornalisti e fotografi vi aspettano". 
          Il treno continua nella sua corsa veloce. Ecco la torre Eiffel in lontananza. Per un lungo istante Louise Brooks, silenziosa, la osserva.
          Stazione di St. Lazare. Il treno si ferma. Appena scende, l'affascinante attrice diviene il bersaglio di molti obiettivi. Più fiori, più presentazioni, più auguri di benvenuto. coraggiosamente Louise Brooks li accetta con il suo affascinante sorriso. Finalmente la folla arretra per lasciarla passare e raggiungere il Claridge, l'ultima tappa del viaggio.
          E qui Cinémonde, il primo giornale ad augurarle il benvenuto nel territorio francese, la lascia a malincuore ... 
          Ma sapete quanto fosse assonnata Louise Brooks ...

Une grande artiste est arrivée en France
Cinémonde a salué
Louise Brooks
à son débarquement au Havre

di George Fronval

 

          Le port du Havre vient de s'éveiller. Dans la brume, que le soleil dissipe lentement, on aperçoit au loin la silhoutte massive de l'Ile-de-France, au côté duquel on distingue à peine celle du bateau-pilote. La mer n'est pas assez haute pour que le trans-atlantique puisse accoster au quai de la gare maritime. Les heures se succèdent, monotones, M. Jean Pascal, vice-président de l'A.P.P.C., MM. Fouquet, Joannon et Morskoï, délégués de la Sofar, et moi-même, envoyé spécial de Cinémonde, faisons les cent pas. L'horloge marque dix heures lorsqu'enfin l'Ile-de-France est à quai. La passerelle est mise, les privilégiés qui ont droit de monter à bord, se bousculent. Des escaliers succèdent aux longs couloirs, que bordent des portes uniformes. Voici le hall, l'orchestre joue La Fille du Bédouin tandis que les passagers, encombrés de leurs bagages, se pressent vers la passerelle de sortie. J'avise un stewart.

"L'appartement de Louise Brooks?"

"Numèro 264, à l'étage au dessus, me repont-il, dépèchez-vous si vous désirez la joindre, car elle ne va pas tarder à descendre à terre"

          Nouvelles bousculades. Ces Américains ne comprennent donc pas pourquoi je suis si pressé. Enfin, me voici devant l'appartement 264. "L'appartement Fontaine Creau". Le hasard a bien fait les choses. Je frappe, mais personne ne repond. J'entre, l'appartement est vide. Louise Brooks l'a quitté quelque secondes avant mon arrivé.

          Toujours pressé, je repars à la recherche de l'invisible vedette. Les passagers protestent.

"What foolish boys!"

          Qu'inporte leurs réflexions. Le premier des trois trains transatlantiques va partir. Louise Brooks s'y trouve peut-être. Je traverse chaque wagon, brandissant à la main le numero 7 de Cinémonde, je crie:

"Where are you, miss Louise Brooks? (Où êtes-vous, mademoiselle Louise Brooks?)"

          Mais personne ne repond. Un voyageur, me prenant sans doute pour un vendeur de journaux, veut m'acheter Cinémonde. Sans y prendre garde, je poursuis mes recherches. Je quitte le premier train qui, lentement, demarre et commence l'inspection du second.

"Where are you, miss Louise Brooks?"

" Vous chercheez l'artiste de cinéma? Elle est actuellement à la douane, vous la reconnaitrez facilement, elle a un chapeau bleu clair"

          Le renseignement est intéressant. Sans plus attendre, je fais part de mes recherches à MM. Pascal, Fouquet, Joannon et Morskoï qui, de leurs côtés, ne sont pas restés inactifs. Voici, de dos une jeune Américaine au manteau de zébeline et au chapeau bleu. Ce doit être Louise Brooks. C'est sûrement Louise Brooks.

          La jeune Américaine se retourne. C'est l'exquise interpréte de A girl in every port.
         
Les presentations sont faites. Louise Brooks, trés fatiguée, répond aux souhaits de bienvenue par un sourire Les roses rouges, les oeillets et les lilas parfimés qui encombrent ses bras lui semble bien lourds, car, pour la charmante vedette, la traversée, bien qu'effectuée par un temps calme, n'a pas été très agreable. Pas un seul instant, en effet, Louise Brooks, torturée par le "sea-sick", n'a pu fermer l'oeil ni se promener sur le pont; aussi a-t-elle grande hâte d'être à Paris et d'y prendre un repos réconfortant. Le second train transatlantique va partir. Nous sommes tous assis dans les confortables fauteuils du Pullman qui nous a été réservé.
          Impitoyable, je commence l'interview, harcelant Louise Brooks de multiples questions.

"Je suis trés heureuse" me dit-elle "de venir tourner en France; lorsque mon manager européen m'a transmis de Berlin l'offre de René Clair et le scénario de Prix de Beauté, ce dernier m'a tellement enthousiasmé que j'ai câblé aussitôt mon acceptation et c'est pourquoi j'arrive ici aujourd'hui. C'est pour moi un plaisir que de venir en France"

"C'est peut-être votre premier voyage?"

"Oh non, je suis déjà venu deux fois à Paris. Je connais un peu votre belle capitale, ses monuments et la rue de la Paix, avec ses nombreux magazins de couture"

"Vous y ferez sans doute une très prochaine visite?"

"C'est certain; non seuleument j'irai pour mon plaisir personnel, mais aussi pour essayer les robes que je dois porter dans le film dans le film de René Clair"

"Et quel rôle allez-vous interpréter?"

"Celui d'une petite dactylo qui, devenue lauréate dans un concours de beauté, fait du cinema. Ce sera pour moi très intéressant, car j'ignore les methodes de travail des studios français qui, m'a t-on dit, sont très différentes de celles des studios d'Hollywood et de Berlin"

"Ce sera d'autant plus intéressant pour vous que vous allez être dirigée par René Clair, qui est un de nos plus jeunes metteurs en scéne et dont les conceptions de travail sont très modernes. Et puis vous allez tourner a Joinville, au studio des Cinéromans, qui est le plus moderne et le mieux aménagé de France"

"Et quand commençons-nous?" demande Louise Brooks en se tournant vers Joannon, qui doit être administrateur du film

"Le 10 mai exactement"

"Quelle chance" s'écrie la charmante artiste "je vais pouvoir d'ici-là visiter Paris et ses environs". Ses paupières se font plus lourdes, Louise Brooks, qu'unthé bien chaud et sans sucre - méthode américaine - a quelque peu réconforté a envie de prendre quelque repos. Je dois interrompre notre entretien. Etendue sur plusieurs coussins, la jolie voyageuse s'endort rapidement. Les pommiers couverts de fleurs se font plus rares, les champs verdoyants de la normandie on fait place à de vastes étendues broussailleuses boisées d'arbustes dont les branches se couvrent timidement de pousses vertes. A Mantes, Louise Brooks se reveille. Impitoyable, je reprends mon interview interrompue.

"Et quel est votre dernier film?"

"Il a pour titre The Canary murder case, et a été réalisé par Malcolm Saint-Clair, d'après un roman mysterieux de Van Dine. J'intertrète un rôle de jeune danseuse de music-hall"

"Et savez-vous que La boîte de Pandore, que vous avez tourné précédement à Berlin, a été presenté à Paris, il y a à peine trois semaines et a été accueille avec un très gros succès?"

"Oh! Je suis très contente... Pabst est un metteur en scène étonnant"

"A girl in every port est le film qui vous a révélé au public français et a passé pendant plus de quatre mois en exclusitvité dans la même salle"

"C'est trés gentil à vous de me dire cela. Je ne croyais pas être aussi connu que cela"

"Attendez, nous arrivons bientôt à Paris. Vous allez voir à la gare Saint-Lazare, d'autres journalistes et des photographes vous y attendent en ce moment".
          Le train poursuit sa course rapide. Voici au loin la tour Eiffel. Durant un long instant, Louise Brooks, silencieuse, ne la quitte pas du regard. 
          Gare Saint-Lazare, le train stoppe. A peine est-elle descendue que la charmante artiste est le point de mire de nombreux objectifs. De nouvelles fleurs, de nouvelles présentations, de nouveaux souhaits de bienvenue. Louise Brooks, vaillante, les acceille avec son charmant sourire. Enfin la foule veut bien s'écarter pour la laisser passer et elle gagne le Claridge, derniere étape de son voyage.
          C'est là que Cinémonde, qui fut le premier journal a lui souhaiter la bienvenue lors de son arrivée sur la terre française, l'a quittée un peu à regret . . .
          Mais si vous saviez comme Louise Brooks avait sommeil.

George Fronval, Une grande artiste est arrivée en France, "Cinemonde", nr. 28, 2 Mai 1929


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