Città
del Vino risponde alle critiche della Unione Italiana Vini:
"Abbiamo sempre sostenuto la Ricerca"
Città del Vino ha sempre sostenuto la ricerca
scientifica in campo vitivinicolo, altra cosa invece sono i
trucioli, gli aromatizer (sostanze aromatizzanti floreali, fruttate,
etc) e le pratiche enologiche. E' questa in sintesi la posizione
dell'Associazione Nazionale dopo la richiesta di chiarimento
avanzata dalla Unione Italiana Vini a seguito della firma da parte
di Città del Vino del recente Appello per la Ricerca e l'Enologia
del Terzo Millennio, presentato di recente a Roma da Uiv, Federvini
e altri operatori del settore e dell'informazione. In un editoriale
apparso sulle pagine dell'ultimo numero del Corriere Vinicolo, il
settimanale della Uiv, si mette in dubbio la legittimità
dell'adesione di Città del Vino all'Appello per la Ricerca perché
su posizioni differenti rispetto alla questione dell'inserimento tra
le pratiche enologiche dei "frammenti
legnosi", i cosiddetti trucioli.
"Città del
Vino si è sempre impegnata a favore della ricerca - sottolinea il
presidente Valentino Valentini -. E' stata, ad esempio, la prima a
lanciare un appello per la difesa degli Istituti tecnici enologici
snaturati dalla riforma Moratti. E' stata tra le prime a
sottolineare l'importanza che le Università italiane devono avere
come organi di supporto per una ricerca a tutto campo, non solo
enologica, per poter anche essere più competitivi sul mercato e
dare maggiori conoscenze alle imprese e ai territori. La nostra
Associazione è stata in prima linea anche con il progetto Vinun
sull'archeologia della vite e del vino nell'antica etruria, un
grande progetto interdisciplinare. Città del Vino ha sempre difeso
la portata culturale e socializzante del vino. Naturalmente siamo in
disaccordo sull'impiego di alcune pratiche enologiche, come i
trucioli. Il testo dell'Appello a favore della ricerca e
dell'innovazione è pienamente condivisibile, anche se abbiamo
voluto sottolineare, unico distinguo, e non troppi, che il settore
debba essere governato senza deleghe in bianco alle leggi di
mercato. Ma che c'entrano i trucioli con la ricerca scientifica? -
conclude Valentini -. Essere a favore della ricerca e
dell'innovazione significa sposare la causa dei trucioli? Se così
fosse riteniamo che anche altri avrebbero avuto difficoltà a
firmare l'Appello. Se si voleva fare un manifesto pro trucioli
allora bisognava essere più chiari. L'Appello lo abbiamo inoltre
sottoscritto perché avevamo colto la volontà, come riscontrato
anche nella relazione introduttiva della recente assemblea di
Federvini, di superare le polemiche che avevano diviso il settore
negli ultimi mesi per affrontare un dialogo nel comune interesse del
vino italiano, pur partendo da posizioni diverse su alcuni
aspetti".
Massilmiliano
Rella
Ufficio
stampa Città del Vino
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