Assegnati
a Roma gli Oscar del Vino 2007
CATEGORIE, VINCITORI E
CANDIDATI
MIGLIOR VINO BIANCO
Oscar
COLLIO PINOT BIANCO 2005 - Picech / Cormòns (Gorizia)
È uno dei grandi bianchi friulani, prodotto in tremila esemplari.
È di buona struttura, splendente come il sole, profuma di fiori e
di miele ed è morbido e avvolgente, da esaltare con le preparazioni
a base di funghi porcini. È una creatura di Roberto Picech, che
oggi conduce l’azienda di famiglia nata quasi cento anni fa; i
suoi vini parlano un linguaggio chiaro e aggraziato, che punta
dritto al cuore.
GLI ALTRI DUE CANDIDATI
GIOVIN RE 2005 - Michele Satta /
Castagneto Carducci (Livorno)
Michele Satta fa parte di quella schiera di pionieri che ha fatto
grande il comprensorio bolgherese, terra di rossi famosi in tutto il
mondo. Il suo è uno spirito audace, brillante, capace di osare; la
vinificazione in purezza del Viognier, tipica di California
meridionale e Rodano, ne è la conferma. Dopo un passaggio in
barrique (piccola botte da 225 litri), il suo Giovin Re regala aromi
di ananas, crema pasticciera ed erbe aromatiche, ha gran corpo e a
tavola sposa alla perfezione l’aristocratica finezza
dell’aragosta.
VERDICCHIO DI MATELICA MIRUM RISERVA 2004
- Fattoria La Monacesca
Matelica (Macerata)
Il Verdicchio di Matelica è legato a filo doppio alla storia di
quest’azienda, che già con l’annata 1985 ha deciso di
abbandonare la celeberrima bottiglia a forma di anfora che poco si
addice ad un campione da invecchiamento. Il Mirum è un fuoriclasse
collaudato, che riunisce in sé le caratteristiche dei grandi vini:
stile, identità territoriale e riconoscibilità varietale. Profuma
di agrumi e albicocca, anice e mela cotogna, e la rima al palato è
perfetta. Sulla mensa sposa alla grande le capesante gratinate.
MIGLIOR VINO ROSSO
Oscar
BRUNELLO DI MONTALCINO 2001 - Fattoria Poggio di Sotto /
Montalcino (Siena)
Dal millesimo 1991, annata d’esordio con cui Piero Palmucci si è
realmente misurato con il Sangiovese Grosso una volta tornato dal
Nord Europa, la Poggio di Sotto ha perfettamente interpretato il
territorio di Montalcino, proponendo solo Brunello ultra
tradizionale, coccolato esclusivamente in botti grandi. Frutta rossa
matura, zenzero e liquirizia compongono il solleticante bagaglio
olfattivo, al palato scorre come seta. Incantevole con le pernici
tartufate.
GLI ALTRI DUE CANDIDATI
BARBARESCO SANTO STEFANO RISERVA 2001
- Castello di Neive / Neive (Cuneo)
Santo Stefano è il nome di una delle più belle e vocate vigne del
panorama langarolo, la sua interpretazione firmata dal Castello di
Neive di Italo Stupino, azienda da 150.000 bottiglie l’anno
complessive, esalta le caratteristiche dell’uva Nebbiolo, con un
seducente ventaglio odoroso di susina e viola, liquirizia e menta;
al sorso è caldo e ricco di gusto, armonico e invitante. Sarà un
successone con lo stinco di vitello.
FARO PALARI 2004 - Palari / Santo
Stefano Briga (Messina)
Nel 1993 la Doc Faro, registrò il suo minimo storico con appena 33
ettolitri di vino prodotto. Si deve alla passione di un architetto,
Salvatore Geraci, e all’acume senza eguali in cantina di Donato
Lanati il totale recupero dell’assemblaggio delle tipiche varietà
che nei pressi dello stretto di Messina trovano territorio
d’elezione. Fascino profondo, che si svela pian piano, attraverso
profumi leggeri e suadenti, di frutti di bosco e spezie gentili, e
un gusto deciso e invitante a più riprese. Si esalta con gli
stracotti.
MIGLIOR VINO SPUMANTE
Oscar
GIULIO FERRARI RISERVA DEL FONDATORE 1997 - Ferrari / Trento
Un’azienda da quasi 5 milioni di bottiglie l’anno che porta
oltreconfine una consistente fetta della sua produzione; nata oltre
cento anni or sono, infila il quarto successo con un’etichetta che
tiene altissima la bandiera delle bollicine italiane nel mondo. È
il frutto dell’impianto di viti di Chardonnay in Trentino voluto
proprio da Giulio Ferrari a inizio ’900, dopo la sua esperienza in
Francia. Profuma di lavanda e fiori d’arancio, melone e
bergamotto; il sorso è una fresca carezza che ci diletta per lunghi
minuti. È una bottiglia preziosa, da stappare nelle occasioni da
ricordare.
GLI ALTRI DUE CANDIDATI
FRANCIACORTA BRUT VALENTINO MAIOLINI 1994
- Majolini / Ome ((BS)
Porta il nome del creatore dell’azienda, questo Franciacorta
uscito per il venticinquennale della fondazione in 20.000 esemplari.
Un metodo di produzione da brividi, 10 anni in bottiglia a contatto
con i lieviti prima dell’uscita in commercio hanno dato vita a
fragranze di frutta tropicale matura, zenzero e amaretto, poi
bollicine sottili e cremose accarezzano il gusto. Abbinamento
riuscito con il dentice ai cantarelli.
FRANCIACORTA SATÈN 2002 - Enrico
Gatti / Erbusco (Brescia)
I Satèn della Franciacorta, terra d’elezione degli spumanti
italiani, si distinguono dai Brut per la minore dose di zuccheri
aggiunti e per la conseguente minor presenza di anidride carbonica
in bottiglia (che dà vita alle bollicine), 4,5 atmosfere contro le
canoniche 6,5. La spinta carbonica inferiore porta ad un prodotto
setoso, più morbido, senza per questo arginare la deflagrazione
aromatica. Ecco quindi una struttura solida e articolata, con
profumi di pompelmo e mimosa, che chiama preparazioni di adeguata
“spalla”, come ravioli di scampi al tartufo.
MIGLIOR VINO DOLCE
Oscar
MALVASIA DELLE LIPARI PASSITO 2005 - Florio / Marsala
(Trapani)
Florio ha scritto la storia del Marsala, un vino che
l’azienda ha fatto proprio divenendone l’emblema stesso.
Raggiunti risultati d’eccellenza, le stesse premurose cure sono
state rivolte ai vini dolci da uve Zibibbo e Malvasia.
Quest’ultima è esplosiva nei profumi di frutta candita, zagara ed
erbe aromatiche, dolce ed equilibrata al palato. Ottenuta da uve
appassite, matura in barrique e sembra disegnata per accompagnare i
grandi formaggi erborinati.
GLI ALTRI DUE CANDIDATI
CALUSO PASSITO SULÉ 2001 -
Orsolani / San Giorgio Canavese (Torino)
Gli Orsolani sono cultori e conservatori sino all’ultima briciola
di tradizione. La loro è storia comune a varie famiglie
dell’Italia del secolo scorso, tra i figli dell’emigrazione
verso le Americhe, rientrati in patria per consolidare radici e
costumi. Il loro Caluso Passito (l’uva è lasciata appassire fino
a marzo nei solai, in dialetto sulé appunto) mixa dolcezza e
spiccata freschezza, ricorda l’aroma di datteri, nocciole e
albicocche in confettura. Da provare con le pesche ripiene.
COF PICOLIT 2004 - Paolo Rodaro /
Spessa di Cividale (Udine)
I Rodaro allevano a dovere il Picolit da più di cinquant’anni. Il
processo di concentrazione degli zuccheri nelle uve è
esclusivamente affidato alla natura, occorrono non meno di 3-4 mesi
di appassimento per ottenere un chicco pronto per la vinificazione e
se, come nell’annata 2004 interviene l’auspicata botrite (la
muffa nobile che ha fatto la fortuna dei francesissimi Sauternes),
il gioco è fatto. Coccola il naso con ricordi di pesca sciroppata e
fichi secchi, torrone e piccoli frutti selvatici come le giuggiole.
In bocca è come crema, delizioso e compiuto.
MIGLIOR VINO STRANIERO
Oscar
CHÂTEAU HAUT BRION 2003 - Château Haut
Brion / Pessac Cedex (Francia)
Basta il nome a far correre i brividi lungo la schiena di amatori e
appassionati del buon vino. Il castello è stato eretto nel 1525 dai
De Pontac, cinto da mura bianche che hanno ospitato grandi
personaggi. Il vino che ne esce è profondo e virile, ricorda la
prugna, i frutti di bosco, la mineralità del territorio su cui
nasce. Al gusto, eleganza sopraffina; freschezza e tannini vivi non
ostacolano l’armonia complessiva, che potrà solo accrescersi con
il tempo. Accompagna bene piatti a base di selvaggina da piuma.
GLI ALTRI DUE CANDIDATI
ALSACE RIESLING CLOS S.TE HUNE 2001
- Trimbach / Ribeauvillé (Francia)
Tra i più eleganti Riesling del mondo, è il vino-simbolo
dell’azienda di proprietà Trimbach da oltre due secoli. Nasce da
una piccola parcella di poco meno di 1,4 ettari, nel cuore di un
famosissimo Grand Cru (vigneto classificato come eccellente), il
Rosacker. È un vino in grado di vivere oltre un ventennio, oggi
profuma di pera, agrumi, fiori bianchi, ricordi minerali ed esprime
una pulizia gustativa esemplare. Interessante da testare sulla
speziata cucina orientale.
CHAMPAGNE GRAND CRU 1989 - André
Beaufort / Ambonnay (Francia)
Abbiamo sentito parlare di Beaufort come leggenda, arte, sana
follia, come il Van Gogh dello Champagne. Jacques Beaufort conduce
le sue vigne secondo i principi della biodinamica, niente pesticidi
né fitofarmaci quindi. Uve mature e concentrate, lunga permanenza
in legno del vino prima che diventi spumante e tre o quattro lustri
di permanenza sui lieviti prima della commercializzazione creano
un’ampiezza aromatica infinita, di cacao, miele, tabacco, e dalla
struttura solidissima. Da godere con tutto.
VINO COL MIGLIOR RAPPORTO QUALITÀ PREZZO
Oscar
CONTESSA ENTELLINA TANCREDI 2004 -
Donnafugata / Marsala (Trapani)
La famiglia Rallo è abituata a sentir parlare soprattutto del suo
Ben Ryé, l’ormai mitico Passito di Pantelleria capofila di una
gamma da capogiro. Qui parliamo di un rosso che è magnifica
espressione di un territorio ricco e solare; costo contenuto e
grandi numeri - 90.000 le bottiglie prodotte annualmente –
consentono di farlo conoscere al grande pubblico che apprezza le
seducenti declinazioni fragranti di more, mirtilli e spezie dolci, e
la lunga insistenza gustativa di Nero d’Avola e Cabernet passati
in botti piccole. Con piatti di cacciagione sarà celebrato il
matrimonio d’amore.
GLI ALTRI DUE CANDIDATI
PATERNO 2004 – Trappolini /
Castiglione in Teverina (Viterbo)
L’azienda laziale sta per compiere mezzo secolo; fondata nel 1960
ha negli anni progressivamente migliorato i sistemi di produzione,
fino ad arrivare, attraverso attenti studi di zonazione, ad ottenere
risultati importanti anche con uve che avevano in precedenza
dimostrato “simpatia” solo per altri territori. Questo
Sangiovese passato in legni di grandi e piccole capacità rende
onore agli sforzi profusi; profuma di chinotto, mora e cioccolato,
in bocca è caldo e profondo, sta benissimo con il filetto di manzo,
magari con una salsa al ribes.
PROSECCO DI VALDOBBIADENE COLFONDO VAL
D’OCA 2005 - Cant. Produttori Valdobbiadene /
Valdobbiadene (Treviso)
La Cantina Produttori di Valdobbiadene è un consorzio di ben 600
produttori concentrati soprattutto sul Prosecco, che collaborano già
dal 1952. Il Colfondo prende il nome dalla particolare lavorazione
che non prevede filtrazione, si sceglie quindi di prolungare il
contatto con i lieviti per esaltare struttura e aromi. Il profumo di
mela, pera e fiori bianchi è tipico nei riconoscimenti,
caratteriale nei contorni e nella decisione dell’espressione.
L’assaggio è di gran piacere, con una lunga persistenza fruttata
che lo suggerisce su un’insalata di polpo e patate.
MIGLIOR PRODUTTORE E AZIENDA
Oscar
GIAN ANNIBALE ROSSI DI MEDELANA DI CASTELLO DEL TERRICCIO /
Castellina Marittima (Pisa)
La Tenuta è sconfinata, 1.800 ettari nella zona al limite
della Maremma Toscana, a poca distanza dalle prime colline di
Bolgheri. Gian Annibale Rossi di Medelana è titolare dell’azienda
dal 1975, e ci si dedica a tempo pieno da un decennio più tardi,
quando ha lasciato il mondo dei grandi concorsi equestri
internazionali. 53 ettari vitati e 60 di oliveto circondati da 800
di bosco, un allevamento ippico che conta un centinaio di esemplari
, questi i numeri di un’azienda che dà vita al Lupicaia, Cabernet
Sauvignon e Merlot ricco di suggestioni di agrumi, spezie e
balsamicità, dal sapore ricco, quasi concreto, di mirabile
eleganza.
GLI ALTRI DUE CANDIDATI
MARILISA ALLEGRINI DI ALLEGRINI /
Fumane (Verona)
Allegrini, un nome legato alla Valpolicella da 500 anni, uno sguardo
sul territorio lungo mezzo millennio che ha fatto accumulare
l’esperienza necessaria a sostenere una produzione che rasenta il
milione di bottiglie mantenendo degli standard impressionanti. L’Amarone
è un fuoriclasse da 125.000 bottiglie l’anno; la Corvina, uva
regina della zona, è lavorata in purezza, senza appassimento, per
dar vita al La Poja, una garanzia di eccellenza anno dopo anno.
Marilisa, affiancata dal fratello Franco, rappresenta l’ennesima
generazione a tenere le redini dell’azienda.
PAOLO NODARI DI CASTELLO DELLE REGINE
/ Amelia (Terni)
Come partire col piede giusto? Chiedetelo a Paolo Nodari, patron di
questa giovanissima azienda umbra che può contare su 80 ettari e
che ha ingaggiato Franco Bernabei alla guida enologica della
produzione. Determinazione e competenza sono le qualità che guidano
Paolo Nodari, avvocato a Milano e Vignaiolo in Umbria; conciliare
queste due professioni non è facile, contando anche che l’Azienda
possiede pure una riserva di caccia, un allevamento di bovini di
razza Chianina e un lussuoso agriturismo.
MIGLIOR GIORNALISTA - SCRITTORE
Oscar
LUIGI CREMONA - Spirito di Vino
Giornalista affermato del mondo enogastronomico, ha trovato
una dimensione professionale di grande soddisfazione assumendo la
direzione della testata Spirito di Vino, per la quale mette a
disposizione la notevole conoscenza maturata con esperienze dirette
in tutti i campi del settore.
GLI ALTRI DUE CANDIDATI
ROBERTO CIPRESSO - Il Romanzo del
Vino
Enologo per professione, scrittore per passione. Il suo Romanzo del
Vino è un libro ormai di acclarata fama tra gli addetti ai lavori e
gli appassionati. Un percorso di conoscenza romanzato e disimpegnato
riguardante l’affascinante mondo del vino raccontato prendendo
spunto da episodi di vita personale e lavorativa. Da leggere
in un sorso.
ATTILIO SCIENZA - Atlante dei
Vini Passiti Italiani
Professore Ordinario di Viticoltura presso la Facoltà di Agraria di
Milano è unanimemente riconosciuto come uno dei massimi studiosi
mondiali in ambito vitivinicolo. Professore illuminato e illuminante
anche grazie alle sue ormai numerose pubblicazioni di settore. La
sua ultima fatica è un viaggio “dolce” attraverso l’Italia:
da bere a piccoli sorsi per assumere la giusta dose di quotidiana
dolcezza.
MIGLIOR SOMMELIER NEL SUO RISTORANTE
Oscar
MARIANTONIETTA CARACCIO - Le Cirque, New York
Mariantonietta è figlia d’arte. Diplomata Sommelier
presso l’Associazione Italiana Sommelier di Roma ha esercitato da
subito la professione nel famosissimo ristorante di famiglia
“Agata e Romeo”, situato nei pressi di Santa Maria Maggiore, nel
centro storico di Roma. Per crescere ha potuto contare su una
risorsa di più di 1.500 bottiglie per la carta dei vini e
sull’eccellente capacità culinaria di Agata per mettersi in gioco
con gli abbinamenti; oltre ad assimilare l’arte del servizio e
della dedizione all’ospite di Romeo. Da un anno ha spiccato il
volo ed è sbarcata a New York: in bocca al lupo.
GLI ALTRI DUE CANDIDATI
LEONARDO CALLIPO - Accademia del
Vino dell’Hotel Altafiumara, Villa San Giovanni (Reggio Calabria)
Diplomato Sommelier presso l’A.I.S. di Roma ha anche conseguito il
Diploma in Master di Analisi Sensoriale del Vino, sempre nel centro
di cultura del vino romano. Profonde tutte le sue energie con
passione portando avanti il progetto “Accademia del Vino” nella
splendida cornice del Castello di Altafiumara di Villa San Giovanni.
Un sogno per qualsiasi Sommelier visto che la cantina e i locali per
le degustazioni sono stati ricavati nelle segrete del Castello tra
antiche volte in pietra. Un vantaggio in più per questo rampante
Sommelier: bottiglie sempre alla giusta temperatura di servizio!
HIROMI NAKAIANA - La Trota,
Rivodutri (Rieti)
Della indefessa dedizione al lavoro dei giapponesi siamo a
conoscenza tutti. Hiromi nobilita la professione del Sommelier con
rigore, dedizione, compostezza, attitudine al servizio, educazione
ed esemplare riservatezza. Incarna le regole fondamentali della
Sommellerie offrendo, a chi si reca nello splendido ristorante di
Rivodutri, un servizio del vino impeccabile e puntuale, che rende
onore al ricercato lavoro in cucina di Enrico Pezzotti e ai patron
Sandro e Maurizio Serva.
MIGLIOR RISTORANTE E CARTA DEI VINI
Oscar
RISTORANTE COMBAL.ZERO – Rivoli (Torino)
Alle porte di Torino, di fronte al Castello di Rivoli, sede
del Museo d’Arte Contemporanea, in un contesto impareggiabile,
Davide Scabin seduce e affascina con la sua cucina avanguardista
fatta di ingegno, tecnicismo e sperimentazione, che non manca di
stupire persino sui piatti tipici della tradizione piemontese.
GLI ALTRI DUE CANDIDATI
RISTORANTE DA CAINO – Manciano (Grosseto)
Un ambiente familiare quello che propongono Maurizio Menichetti e
Valeria Piccini, dove oltre a sentirsi a casa propria si può
assaggiare una delle cucine toscane più territoriali. Ad
accompagnare gli splendidi piatti, una carta dei vini unica nel suo
genere, completa e ricercatissima in cui sarà impossibile non
trovare una stuzzicante etichetta.
RISTORANTE LE CALANDRE – Rubano
(Padova)
Due fratelli affiatatissimi gli Alajmo, Massimiliano in cucina, uno
dei più giovani e capaci chef nostrani, e Raffaele, a dirigere una
sala organizzata in maniera efficientissima. Nell’elegante
scenario del ristorante padovano viene realizzata una cucina
all’insegna della classe e della ricercatezza, con piatti unici e
fantasiosi. Si chiude il cerchio in cantina con una scelta di vini
completa ed internazionale assolutamente convincente.
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