Angelo Gaja: le sue speranze per il vino italiano
di Luigi Salvo

Che Angelo Gaja, uomo simbolo del vino italiano, fosse un personaggio straordinario l’ho sempre immaginato conoscendo la sua storia ed i suoi vini, ma l’occasione di incontrarlo e chiacchierare con lui per un’intervista mi ha fatto apprezzare in modo particolare l’uomo e comprendere a pieno il suo grande amore per la vigna, il suo giusto rispetto per il territorio e per il vino, inteso come prodotto unico ed irripetibile.

( vedi articoli: www.planeta.it/rassegnastampa/luigisalvo/angelogaja.pdf www.luigisalvoilmondodelvino.t/incontroangelogaja.html )

Uomo lungimirante, in ogni momento storico è sempre riuscito a capire ed attuare, prima di altri, le migliori strategie di produzione e vendita, che non stravolgessero la filosofia produttiva che si era prefisso. Dalla sua ormai canuta esperienza, per il 2008 ha stilato, anche con una certa ironia e pungenza, le sue speranze e le priorità per il futuro del vino italiano, le pubblico con piacere, perchè su ogni sua speranza espressa è possibile fare un’attenta riflessione. Alcuni di questi dieci punti sono assolutamente imprescindibili, altri forse discutibili, a secondo dei punti di vista, ma a mio parere il suo desiderio di comunicare , di mettere parola sui problemi più disparati del comparto vitivinicolo è comunque apprezabile e sicuramente può fungere da stimolo per il fare.

1°-Che il Ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro faccia il miracolo di darci il Catasto Viticolo Nazionale entro il 2008. Il primo a sollecitarlo fu Renato Ratti; il mondo del vino ne è rimasto in attesa per trent’anni.

2°-Che ritorni con il 2008 una vendemmia abbondante, altrimenti i produttori italiani avrebbero ben ragione di sentirsi tristi.

3°-Che i nostri sistemi di prevenzione stiano allertati. I soliti marpioni, vecchi e nuovi, sono pronti ad entrare in azione non appena la domanda interna insista a richiedere vini a prezzi più contenuti, che la scarsità dell’offerta non consentirà di praticare.

4°-Che non si resti sgradevolmente sorpresi se tra i vini venduti nei supermercati italiani al di sotto di un euro e venti centesimi a bottiglia sempre di più saranno quelli in arrivo dai paesi dell’est. E’ l’Europa Unita bellezza, il vino italiano può ben procurarsi altri sbocchi.

5°-Che il mercato USA continui a tirare. Altrimenti le cicale di casa nostra avrebbero ben modo di rimproverare i produttori italiani per avere troppo coltivato quel paese a scapito del mercato interno.

6°-Che le associazioni di categoria del comparto vinicolo sappiano per una volta mettersi attorno al tavolo per dare corpo entro il 31.12.2008 al progetto, da sottoporre agli assessori regionali all’agricoltura, che darà avvio al programma concordato con Bruxelles di estirpazione di 68.000 ettari di vigneti italiani, da completare entro il 2010. Risparmiandoci per una volta l’inettitudine e la furbizia italiana del rinvio.

7°-Che si diventi tutti un po’ più smaliziati, un po’ più critici nel guardare ad enti ed associazioni varie che con la scusa di operare nell’interesse generale del territorio continuano invece a succhiare sovvenzioni da destinare al loro interesse particolare.

8°-Che si restituisca dignità al vino. Troppi produttori si lasciano attirare a dare spettacolo con i loro vini, in ogni dove, in ogni luogo. A chi conviene lo spettacolo? Non certamente al vino, il cui consumo pro-capite continua inesorabilmente a calare.

9°-Nella consapevolezza che quello del vino sia il comparto più fortunato dell’agricoltura, mostrare la capacità di assumere una regola che diventi d’esempio anche per gli altri. Che i presidenti delle associazioni no profit che svolgono attività in nome del vino e dei loro produttori, a condizione che queste abbiano beneficiato di sovvenzioni pubbliche con una certa regolarità, non possano ricoprire la carica per più di un mandato, non siano rieleggibili. E che i direttori delle stesse non possano ricoprire la carica per più di due lustri. Il mondo del vino ha bisogno di facce nuove; la non rieleggibilità aiuterebbe a rimuovere i fondi-schiena di pietra e darebbe ai giovani voglia di partecipare.

10°-Nell’orgia di sondaggi che si fanno in Italia, ce ne sta un altro ancora. Individuare tra i quarantenni che fanno parte del mondo del vino italiano quelli che mostrano anche soltanto un pizzico della stoffa dei mai abbastanza rimpianti Giacomo Bologna, Paolo Desana, Renato Ratti, Gino Veronelli. Per aiutarli, tutti noi assieme, a crescere più rapidamente nell’interesse loro e nostro.

Angelo Gaja, Gennaio 2008

Personalmente penso che fra tutti i punti del decalogo, il 4° ed il 9° siano assolutamente condivisibili. Sono contrario per principio alla produzione di massa, il vino italiano adesso più che mai deve trovare nella qualità la sua affermazione, ed a proposito delle facce nuove, il turn over sarebbe ora che si attuasse davvero, specialmente in certe associazioni, ove il denaro pubblico arriva a iosa.

Luigi Salvo

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