Io tifo spudoratamente per il Catarratto                                                                                                      di Luigi Salvo

Io tifo spudoratamente per il Catarratto, vitigno a bacca bianca largamente presente in tutta la Sicilia, storicamente coltivato per le grandi quantità che riesce a dare, da un paio d’anni, ovvero da quando la particolare moda della produzione di vino da uve Grillo ha investito il mercato e spinto i produttori a concentrarsi su questa tipologia, le aziende che si cimentano nella produzione di Catarratto in bottiglia lo fanno con particolare scrupolo, realizzando vini dall’indiscusso livello qualitativo. Sono molto interessanti alcuni dei dati elaborati dall’Ufficio Studi dell’Istituto regionale Siciliano della Vite e del Vino, sulla base delle analisi numeriche fornite dall’assessorato regionale Agricoltura e Foreste, che evidenziano in Sicilia, appunto, il trend calante dei vitigni bianchi Catarratto e Trebbiano, a favore dei vitigni autoctoni Grillo e Zibibbo e degli internazionali Chardonnay e Petit Verdot. Fanno riflettere i dati completi della diffusione dei vari vitigni nelle varie province dell’isola: Catarratto e Trebbiano (Trapani, Palermo e Agrigento); Inzolia (Trapani, Agrigento e Palermo); Grecanico e Syrah (Trapani, Palermo e Agrigento); Damaschino, Zibibbo, Petit Verdot (Trapani); Fiano e Barbera (Agrigento); Nerello Cappuccio (Agrigento e Caltanissetta).

In Sicilia sono presenti le province “monovarietali”, nelle quali è predominante una cultivar piuttosto che un’altra, spicca Catania con l’83,3% della superficie vitata occupata da Nerello Mascalese, mentre a Siracusa, Ragusa, Calatanissetta il Nero d’Avola rappresenta rispettivamente l’87,3%, il 64,9%, il 64%. Secondo i dati dell’assessorato all’Agricoltura il vitigno più diffuso in Sicilia è quindi il Catarratto bianco comune con una superficie 38.079 ettari, il Catarratto nelle varie versioni, presenta una buona vigoria e produzione abbondante, con qualsiasi forma d’allevamento, anche se risente degli attacchi dell’oidio, delle tignole e della muffa grigia.

Questo rilancio del Catarratto in termini di qualità mi fa particolarmente piacere, i viticoltori isolani lo hanno sempre preferito  per le sue due semplici doti, la facilità di coltivazione e maturazione. Oggi le esigenze di mercato hanno portato a fare una selezione naturale tra i produttori di questo vitigno che investono in qualità, spingendo, i più, verso la produzione di vini da vitigni alloctoni, soprattutto per i godibili aromi ed il facile gusto che i vini da queste uve donano. E’ certamente più difficile la produzione di vini di livello da questo vitigno, ricco di caratteristiche particolari che però hanno difficoltà ad emergere con i consueti sistemi di conduzione della produzione viticola e con i tradizionali metodi di cantina, si rende necessaria la ricerca delle migliori condizioni di coltivazione, e delle tecniche enologiche che lo valorizzino.

Tra le importanti caratteristiche di quest’uva, che credo sia interessante segnalare, vi sono che non perde la sua acidità velocemente in prossimità della maturazione e non sintetizza elevati contenuti di zuccheri, il momento migliore per la raccolta è quando l’uva raggiunge circa 200-220 grammi di zuccheri per litro di mosto, in quanto la presenza dell’acido malico è elevata, gli aromi varietali del vitigno scompaiono quasi del tutto e sono degradati invece con il protrarsi della maturazione. E’ proprio il caso di dare un segnale netto:acquistare vini da questa cultivar così largamente diffusa ma  in grado di dare vini così particolari e godibili

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