Etichetta
del vino, rendiamola chiara
di Luigi Salvo
I produttori più attenti s’impegnano cercando
il miglior terroir, il vitigno più adatto, le migliori tecniche di
coltivazione e magari anche l’enologo di grido ma per vendere il
vino, diciamocelo francamente, la giusta etichetta è fondamentale.
Tutto questo era già ben noto, ma un noto giornale di marketing il
“Journal of Marketing Theory and Practice” lo conferma analizzando
i due principali segmenti di vendita: i vini di fascia alta
hanno etichette eleganti, non troppo grandi nelle quali sono
presenti le giuste informazioni che riguardano il vino, per i
vini di fascia bassa si usano invece caratteri in grassetto e
per lo più etichette dai colori vivaci. Da sempre sono convinto che
a reale funzione dell’etichetta dovrebbe essere quella di aiutare
l’acquirente sin dal primo impatto visivo a capire che prodotto si
ha davanti e quindi a non incorrere in sventurati acquisti, il
colore ed il disegno hanno il potere di attrarre il nostro occhio e
catturare la nostra attenzione, sono in grado quindi di
spostare la scelta verso una bottiglia piuttosto che un’altra.
Moltissimi scelgono il vino in base al prezzo, alcuni lo comprano
solo per la piacevolezza dell’etichetta, ma in realtà sono molti
di più quelli che non comprano una bottiglia proprio perché
trovano l’etichetta assolutamente sgradevole ed inadeguata al
prodotto.
Il vero problema è che spesso i produttori
affidano il vestito della propria bottiglia a grafici che non
conoscono in generale il mondo del vino e cosa ancora più grave non
conoscono per niente le caratteristiche del prodotto da vestire.
L’etichetta deve assolvere una primaria funzione deve riuscire ad
avere un giusta e centrata efficacia comunicativa, ovvero attraverso
la sua composizione cromatica deve trasmettere immediatamente al
consumatore lo spirito della nascita della bottiglia in questione,
esprimere la filosofia che ha mosso l’azienda per
produrla, oltre al ruolo più importante che è quello di fornire
indicazioni sulla natura e le caratteristiche peculiari del vino.
Tutti voi sapete bene che vini provenienti dalla
stessa area ma nati da produttori diversi, la cui produzione è
regolata dalle medesime leggi, hanno indiscutibilmente livelli di
qualità molto differenti fra loro, un’etichetta non potrà mai
garantire del tutto al consumatore l’informazione sulla reale ed
effettiva qualità del vino, solo l’assaggio potrà
determinarlo, ma certamente per chi non è sprovveduto, la giusta
etichetta dà esattamente l’idea del prodotto che vi si troverà
dentro.
Qualche tempo fa ho ricevuto da una
importantissima società di marketing e comunicazione i numeri di
una interessante ricerca sulle etichette del vino:
- Il 78% delle cantine intervistate afferma che è
importantissimo per un’etichetta uscire fuori dalla massa quando
è su uno scaffale
- Il 60% afferma che è molto importante che
l’etichetta comunichi la qualità del vino
- Il 55% afferma che è molto importante che
l’etichetta imponga forza al nome e al brand
- il 42% afferma che è molto importante che
l’etichetta dia un certo impatto emotivo al consumatore
- il 40% afferma che è molto importante che
l’etichetta dia un certo impatto emotivo al buyer e ai
commercianti. Tutti i cinque punti sono assolutamente da
condividere, ma il secondo è quello vincente, se centrato mostra la
serietà, la competenza ed il lavoro ottimale di un’azienda.
Mi piace mettere in evidenza un altro problema,
sarebbe ora che i produttori più attenti utilizzassero
l’etichetta per mettere in evidenza i propri comportamenti
agronomici ed enologici per distinguere i propri vini veri da quelli
ottenuti con processi industriali, processi enologici elaborati ed
additivi che snaturano il prodotto finale. L’unica dicitura
obbligatoria in etichetta che menzioni gli ingredienti riguarda i
solfiti: i vini con un contenuto d’anidride solforosa al di sopra
dei 10 mg/kg o 10 mg/l devono portare in etichetta la scritta
“contiene solfiti”. Dovrebbero essere rese obbligatorie
avvertenze riguardanti la presenza d’albumina e lisozima (proteine
delle uova che possono essere utilizzate per le chiarifiche) oppure
caseina (proteina del latte), sostanze cui molte persone sono
allergiche. Credo sia arrivato il momento di un’etichetta
trasparente che contenga indicazioni su tutti gli ingredienti del
vino, che dia merito a chi lavora al meglio.
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articolo, vai sul Blog: www.winereality.wordpress.com
Luigi Salvo
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