Bartolo Cattafi nasce a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) il 6 luglio 1922 da
famiglia di possidenti terrieri, culturalmente e attivamente impegnati nel campo
sociale. Il padre, Bartolomeo, è un medico molto noto e apprezzato per le sue
doti umane e professionale. Lo zio paterno Agostino, di idee anarchico
socialiste, è corrispondente dell'Avanti, gli zii Gaspare e Salvatore, avvocati,
entrambi militano nel partito popolare di Luigi Sturzo, mentre lo zio materno,
Enrico Barresi, fascista, è podestà di Castroreale. Il padre muore prima della
sua nascita per cui l'educazione è affidata alla madre, Matilde Ortoleva, donna
di severi costumi, religiosissima e con una forte personalità. Cresce circondato
da premure ma ben presto evidenzia un carattere malinconico. Si diploma al liceo
Classico nel 1940 e a giudicare dalle sue pagelle non è stato un allievo
brillante se si fa eccezione per Italiano e Storia. Si iscrive alla facoltà di
Giurisprudenza senza entusiasmo e scarsa convinzione. Legge molto e le sue
preferenze vanno presto ai poeti: Machado, Jimenez, Lorca, Elliot, e i nostri
Govoni, Quasimodo, Ungaretti, Montale. Nonostante gli esempi degli zii, la
nativa repulsione per ogni forma di impegno ideologico, insieme con il
temperamento incline all'attività ideativa e fantastica più che alla soluzione
dei problemi concreti, lo tiene lontano dalla militanza politica. Del resto,
ammesso che anche egli sia stato contagiato dal fascismo come quasi tutti i suoi
coetanei, l'esperienza militare del 1943 lo fa tornare bruscamente alla realtà e
comincia a scrivere le prime poesie. Nel 1944 prende la laurea che non
utilizzerà mai per motivi professionali. Nel 1947 si trasferisce a Milano. Dopo
i primi stentati periodi come "garzone" (sue parole) in una sala stampa, conosce
Sergio Solmi molto importante per i suoi anni successivi nei quali alterna i
suoi soggiorni tra il Nord, la sua terra natale e l'estero, fino al 1956, anno
in cui decide di trasferisi definitivamente a Milano. Attraverso la conoscenza
di Vittorio Sereni comincia a frequentare gli ambienti letterari e vince nel
1948 il premio Concorso Nazionale pagine nuove. Nel 1952 ha inizio la stagione
dei viaggi ed il suo nomadismo si traduce in poesia. Dai viaggi trae anche
materiale per serivizi giornalistici. Tenta l'avventura pubblicitaria prima
nella Motta e poi nella Pirelli ma senza successo per la noia che gli procurava
il nuovo lavoro. Nel 1958 esce il primo libro della Mondadori "le mosche del
meriggio" col quale vince il premio Cittadella. Negli anni successivi muore la
madre, ha una storia amorosa deprimente e tormentata e presto si aggrava anche
la sua situazione finanziaria per la sua incapacità di svolgere un'attività
professionale stabile. Tutto ciò lo getta in uno stato di profonda prostrazione
fisica e psichica che puntualmente si rispecchia ne "L'Osso, L'Anima" sempre
edito da Mondadori nel 1964, raccolta che vince il premio Chianciano. Dal 1962
al 1971 smette di scrivere e si dedica ad altro, come la pittura e la
fotografia. Nel 1971 riprende la sua attività poetica che non smetterà fino alla
morte e sarà molto fervida. Suoi sono i volumi "La discesa al trono", "Marzo e
le sue idi" e "L'aria secca del fuoco". Nel 1977 grazie alla conoscenza del
gesuita Weber scioglie ogni riserva nei confronti del Cristianesimo e dopo aver
sposato in chiesa la moglie, comincia a frequantare assiduamente i riti della
Messa. Nelle sue poesie è pressocchè costante il tema della morte. Benchè
accusasse da tempo mali fisici, solo nel 1978 scopre di avere un tumore. Dopo
aver lottato molto contro la malattia e dopo vari interventi chirurgici, muore
il 13 marzo dello stesso anno nel quale ha fatto in tempo a revisionare l'ultima
raccolta di poesie "Codadigallo". Di lui dice Giovanni Rabone: "Altri autori
della sua generazione potranno esserci sembrati, via via più attuali, più
ricettivi o tempestivi di Cattafi nel cogliere e registrare gli umori e i colori
dell'epoca; ma nessuno, a mio parere, offre le stesse garanzie di durata o
appare già adesso così inalterabilmente leggibile"
|