Patrizia Cavalli è nata a Todi e vive a Roma dal 1968. Oltre all'attività poetica, si dedica a traduzioni per il teatro. Nel 1992 Einaudi ha raccolto nel volume Poesie (1974-1992) i due libri Le mie poesie non cambieranno il mondo (Einaudi, 1974) e Il cielo (Einaudi, 1981), con l’aggiunta della sezione inedita L’io singolare proprio mio. In tale arco cronologico non muta la fisionomia della sua scrittura poetica, che trova la propria misura in una dimensione quotidiana e colloquiale, pur senza rinunciare a un’effusività dell’io poetico. Ha tradotto testi teatrali (Shakespeare, Molière). Con l’ultima raccolta pubblicata, Sempre aperto teatro, ha vinto il Premio Letterario Viareggio-Repaci.
Le mie poesie non cambieranno il mondo, Einaudi, 1974
Il cielo, Einaudi, 1981
Poesie 1974-1992, Einaudi, 1992
Sempre aperto teatro, Einaudi, 1999
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Da: Diario d'Algeria
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- Non sa più nulla,
è alto sulle ali
-
- Non sa più nulla, è alto sulle
ali
- il primo caduto bocconi sulla spiaggia
normanna.
- Per questo qualcuno stanotte
- mi toccava la spalla mormorando
- di pregar per l'Europa
- mentre la Nuova Armada
- si presentava alle coste di
Francia.
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- Ho risposto nel sonno: - E' il
vento,
- il vento che fa musiche bizzarre.
- Ma se tu fossi davvero
- il primo caduto bocconi sulla spiaggia
normanna
- prega tu se lo puoi, io sono morto
- alla guerra e alla pace.
- Questa è la musica ora:
- delle tende che sbattono sui pali.
- Non è musica d'angeli, è la
mia
- sola musica e mi basta. -
-
-
- Ahimè come
ritorna
-
- Ahimè come ritorna
- sulla frondosa a mezzo luglio
- collina d'Algeria
- di te nell'alta erba riversa
- non ingenua la voce
- e nemmeno perversa
- che l'afa lamenta
- e la bocca feroce
-
- ma rauca un poco e tenera
soltanto...
-
-
- Da Gli strumenti umani
-
- Anni dopo
-
- La splendida la delirante pioggia s'è
quietata,
- con le rade ci bacia ultime stille.
- Ritornati all'aperto
- amore m'è accanto e
amicizia.
- E quello, che fino a poco fa quasi
implorava,
- dall'abbuiato portico brusìo
- romba alle spalle ora, rompe dal mio
passato:
- volti non mutati saranno, risaputi,
- di vecchia aria in essi oggi
rappresa.
- Anche i nostri, fra quelli, di una
volta?
- Dunque ti prego non voltarti amore
- e tu resta e difendici amicizia.
-
-
- Le sei del
mattino
-
- Tutto, si sa, la morte dissigilla.
- E infatti, tornavo,
- malchiusa era la porta
- appena accostato il battente.
- E spento infatti ero da poco,
- disfatto in poche ore.
- Ma quello vidi che certo
- non vedono i defunti:
- la casa visitata dalla mia fresca
morte,
- solo un poco smarrita
- calda ancora di me che più non
ero,
- spezzata la sbarra
- inane il chiavistello
- e grande un'aria e popolosa attorno
- a me piccino nella morte,
- i corsi l'uno dopo l'altro desti
- di Milano dentro tutto quel vento.
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- Quei bambini che
giocano
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- un giorno perdoneranno
- se presto ci togliamo di mezzo.
- Perdoneranno. Un giorno.
- Ma la distorsione del tempo
- il corso della vita deviato su false
piste
- l'emorragia dei giorni
- dal varco del corrotto
intendimento:
- questo no, non lo perdoneranno.
- Non si perdona a una donna un amore
bugiardo,
- l'ameno paesaggio d'acque e foglie
- che si squarcia svelando
- radici putrefatte, melma nera.
- "D'amore non esistono peccati,
- s'infuriava un poeta ai tardi anni,
- esistono soltanto peccati contro
l'amore".
- E questi no, non li perdoneranno.
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- La spiaggia
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- Sono andati via tutti -
- blaterava la voce dentro il
ricevitore.
- E poi, saputa, - Non torneranno più
-.
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- Ma oggi
- su questo tratto di spiaggia mai prima
visitato
- quelle toppe solari... Segnali
- di loro che partiti non erano
affatto?
- E zitti quelli al tuo voltarti, come niente
fosse.
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- I morti non è quel che di
giorno
- in giorno va sprecato, ma quelle
- toppe d'inesistenza, calce o cenere
- pronte a farsi movimento e luce.
- Non
- dubitare, - m'investe della sua forza il
mare -
- parleranno.
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