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Intervista ad Alessandro Quasimodo

Di Nicola di Benedetto (N) e Monia (M)



(M)onia: Nutrendo, senza temere d'esagerare coi termini, una forte passione per la poetica di Quasimodo, mi permetto di scegliere tre domande tra le innumerevoli che mi sono sempre posta, leggendo le sue opere e pensando alla sua vita:

M - Nel 1959 Quasimodo vinse il Nobel per la letteratura (fu il quarto scrittore ialiano ad essere insignito del premio). Ma dopo il primo entusiasmo, ci furono polemiche perché Montale ed Ungaretti (ancora in vita) erano, secondo molti, i veri simboli della rinascita e del cambiamento poetico nel Novecento. Preferire Quasimodo apparve per questo ingiusto e scandaloso. Come spesso e purtroppo accade, queste polemiche portarono un po' a sminuire il valore della sua opera, perlomeno in Italia. All'estero invece Quasimodo ebbe un successo costante. Mi sono sempre chiesta come visse il poeta la situazione che si venne a creare in seguito al conferimento del Premio, come percepì queste polemiche premettendo che, come qualcuno ebbe a dire (per sottolineare gli aspetti negativi che come in questo caso a volte accompagnano i Nobel), "I Nobel non sono che un fatto di cronaca".

Chiaramente Quasimodo fu molto contento del premio, come avrebbe potuto essere altrimenti! Le polemiche lo amareggiarono anche perché furono in gran parte ingiuste e pilotate soprattutto da Montale che era redattore capo della pagina letteraria del Corriere della Sera. Fu lui che ordinò a Cecchi un articolo rimasto famoso per la sua stupida cattiveria: "A caval donato non si guarda in bocca". Da ciò nacque tutta una serie di continui attacchi in senso riduttivo. Quasimodo aveva una larga fama già all'estero, era stato tradotto in svedese e in Svezia era conosciutissimo, mentre Montale e Ungaretti non lo erano assolutamente. Questa è una delle ragioni per cui fu, prima di Montale, insignito del premio Nobel. Quando poi Hosterling tradusse anche Montale, chiaramente la diffusione di Montale servì poi alla sua fama in Svezia e quindi al ritorno anche d'immagine col premio Nobel. Il premio Nobel non è un fatto di cronaca, assolutamente. E' qualcosa di molto importante, checché ne dicano i detrattori ed è, direi, una consacrazione di un valore già raggiunto. Non può assolutamente essere ridotto a un fatto di cronaca.

Alessandro Quasimodo

M - Lessi una volta che "La nascita di un poeta è secondo Quasimodo sempre un atto di disordine". Mi chiedo se posso intendere questa affermazione in un senso che mi è caro, pensando ai poeti in genere, ovvero se la lirica presuppone la descrizione di oggetti, eventi, sentimenti delle persone senza però con questo volerne rappresentare l'agire o le parole. Disordine rispetto al mondo pratico, in quanto il verso poetico non deve "dire" la materia ma riportare la voce interiore di chi scrive. Era in questo modo che Quasimodo intendeva la natura del poeta?

In un certo senso sicuramente sì

M - E visto che per lui "il poeta è un'imperfezione della natura" che però riesce alla fine a modificare il mondo con la sua grande personale verità, come si poneva di frone a coloro (es. i critici) che cercavano sempre d'imporre sigilli alla poesia e quindi anche alla sua poesia?

Direi appunto che in parte hai ragione, nel senso che sulla tua tesi, in più, Quasimodo testualmente diceva che la nascita di un poeta oltre che un atto di disordine è qualcosa intesa come di positivamente "rivoluzionaria" che (quando si tratta di un grande poeta, come lui aveva piena coscienza di essere, come del resto aveva D'Annunzio) è destinata a cambiare il rapporto tra individuo e individuo e quindi anche a agire nel sociale. Dunque il poeta ha anche una funzione sociale secondo Quasimodo e pian piano l'influenza di un poeta può rivoluzionare in qualche modo la società in cui vive.

M - Una delle poesie (ma è davvero difficile per me stendere una specie di classifica delle preferite!) che mi colpiscono maggiormente è "Fatta buio ed altezza". Vorrei capire se possibile qual è stata la sua genesi, se la devo ritenere un canto dedicato alla terra di Sicilia o, come in "Parola", una più generale considerazione su poesia e poetica.

Sulla genesi, non saprei che cosa dirti, in quanto ero ancora di là da venire Io credo che sicuramente la puoi apparentare a Parola, ma è meno astratta di Parola direi, e come, molto femminilmente intuisce Rosanna Savina Borrello in Per conoscere Quasimodo c'è un'immagine femminile. La Borello dice addirittura: "l'immagine della donna sublimata, angelicata, circonfusa di luce, incoronata di stelle, aureola d'astri intorno al capo secondo i moduli del più puro stilnovismo, viene sottoposta, come tutti gli altri aspetti del mondo esteriore a un processo di interiorizazione: "non mia in me tremi"". Io altro non saprei che aggiungere ma credo che, a differenza di altre poesie come tipo vento a Tindari (in cu qualcuno vede anche la figura della donna abbandonata o l'immagine del "grembo" mentre si tratta soltanto di un riferimento paesaggistico), qui ci sia veramente un'immagine femminile molto vicina a quella del dolce stil novo.

N - Quale ricordo le rimane di suo padre e qual'è il ricordo di suo padre che rimane più forte nella memoria?

Uno dei ricordi è quello della collaborazione poetica per la poesia Natale che mi era stata assegnata a scuola, cioè dovevo comporre un sonetto che, poi, è stato scritto a quattro mani. Io ho messo giù le idee e mio padre le ha trasformate in versi. Mi è rimasto come un fatto molto importante della mia vita di giovane studente, anche in forza del voto in italiano (8) che venne assegnato a Quasimodo, poiché nessuno sapeva che egli mi aveva aiutato a scrivere quel sonetto. I rapporti miei erano sempre molto complicati con lui in quanto era un uomo abbastanza chiuso, abbastanza difficile. Un immagine che adotto volentieri per descriverlo (non ricordo più chi l'abbia definito così) è quella del fico d'india perché se non lo si maneggia con cura ci si può pungere però all'interno è molto dolce.

N - Segue l'evolversi degli stili poetici del nuovo millennio? Quale crede sia l'evoluzione, o prosecuzione naturale di quell'ermetismo (o se vuole post-ermetismo) tnto caro a suo padre?

Credo che l'ermetismo sia decisamente morto da secoli ... da decenni. Il postermetismo, non so se si possa classificare così, ma per quanto riguarda Quasimodo e molti altri c'è stato un riappropriarsi in qualche modo di un classicismo, sempre tra virgolette, anche se io appunto non amo mai le definizioni, le etichette.

N - Eugenio Montale nel suo discorso alla cerimonia di premiazione del Nobel definì la poesia come un prodotto inutile, superfluo ma che non ha mai fatto del male a nessuno. Si sente d'accordo con questa affermazione? A 25 anni da quel giorno, è possibile ancora la poesia?

Quella che si pone è assolutamente una domanda retorica, tanto è vero che Montale, fino all'ultimo dei suoi giorni, ha continuato a scrivere poesie più o meno belle, più o meno riuscite, più o meno interessanti. Insomma la poesia sopravvive finché c'è l'uomo che ha in sé questo germe, questa malattia, in molti casi dannosissima. Io sono presidente di un premio di poesia e ricevo montagne di scartoffie che, forse, sarebbe meglio non scrivere, ma che evidentemente rispondono a un'esigenza cui non ci si può sottrarre. Quindi credo che finché ci sarà un uomo sulla terra ci saranno dei versi sia pure brutti .

N - La critica ha dato giudizi molto discordanti sulle opere di suo padre. Come reputa il valore della critica nella poesia? Non ritiene che il lavoro di lettura subisce comunque un diverso processo a seconda del lettore-critico?

Sicuramente sì, ma anche del lettore normale che non sia critico. Questi ha comunque delle preferenze a seconda dello stato d'animo in cui quella poesia, o quella musica, viene ascoltata; la poesia chiaramente ha un certo influsso più o meno importante più o meno significativo. Io credo che per la maggior parte la critica sia un elemento talmente inutile e totalmente dannoso se non a teatro, ma ormai anche a teatro si è perso il mestiere del critico, tranne in rarissimi casi. Per quantio riguarda la critica, non apprezzo questo tipo di intervento che demolisce spesso per non conoscenza. Per esempio Croce ha fatto un monumento a se stesso assolutamente inutile, pensiamo all'abbaglio che prende in negativo su Pascoli!

N - Teatro e letteratura: quanto è caro a voi artisti siciliani, soprattutto ricordando Pirandello, questo binomio?

Direi che per me il teatro è un'esigenza vitale, quindi un binomio indissociabile, indissolubile della mia cultura, del mio modo di essere e credo che anche gli autori che sono arrivati al teatro, anche non volendo, anche quando non scrivono per il teatro, non possano considerarlo altrimenti (come appunto Pirandello con le Novelle).

N - Quanta importanza ha la lettura orale di una poesia? Cosa si prova, su di un palco, nel sentire i versi vibrare col proprio fiato e leggere a distanza il piacere dell'ascoltatore?

Quando senti in sintonia l'ascoltatore, lo spettatore e tu senti che stai trasmettendo qualche cosa, allora si percepisce veramente un senso come di appagamento, di grande soddisfazione interna, poiché riesci a trasmettere le immagini di chi scrive ma in modo interiore, diciamo, non superficiale.

N - Quasimodo. it. Qualcosa da aggiungere a quanto illustrato, molto bene, dal sito?

E' chiaro che c'è sempre qualcosa da aggiungere: un sito, per essere tale, dev'essere vivo, dev'essere continuamente aggiornato e ampliato. Altrimenti dopo due volte che si accede a un sito, la terza volta si rimane delusi. Credo che vi debba essere un continuo arricchimento del sito, anche tenendo conto dei suggerimenti. Il sito è una cosa in fieri non può essere un'enciclopedia stampata: l'enciclopedia, il volume, non lo puoi più cambiare, il sito è aggiornabile di giorno in giorno.

N - Il web, come nuova frontiera per la poesia... come andrà a finire? Come vede la situazione allo stato attuale?

Come posso prevedere una cosa del genere? Non ho idea. Credo che comunque chi è nato nell'altro millennio ami ancora il libro da accarezzare, la carta stampata, il carattere; l'orecchietta nel libro può dare fastidio. Credo che il libro sia sempre essenziale, ma può darsi che fra cinquant'anni non sia più così. Tuttavia, chi ha avuto piacere di possedere libri e ne possiede ancora, appena entra in una libreria, non resiste alla tentazione di comprarne.


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