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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
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MARZIALE |
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I secoli
che effettivamente ci separano dal periodo in cui Marziale visse e operò
sembrano perdere magicamente consistenza di fronte alla stupefacente modernità
della sua poesia, quanto mai contemporanea e attuale. Sarebbe infatti
sufficiente sostituire alle sue famose delicatorie, rivolte ad affarisit,
adulatori, arricchiti e prostitute, il nome di un qualsivoglia uomo politico,
o di un letterato o di un'attrice ed ecco che i suoi epigrammi potrebbero
d'incanto apparire come appena scritti. Più che un severo fustigatore
dei costumi, più che un intreansigente censore il poeta iberico
ci appare come un cronista sagace e arguto, un divertito osservatore della
quotidianità della Capitale dell'Impero contro cui la sua pena
agile e veloce si scaglia con brillantissima attitudine satirica. Non
si volgiono dunque cercare in Marziale la coscienza morale o l'impegno
artistico, quanto piuttosto la sua straordinaria capacità di cogliere,
tra giochi di parole, battute e caricature, il buffo, il grottesco, il
pittoresco della vita e il suo sottile compiacimento degli aspetti licenziosi
del comportamento umano.
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Franco
Zagato
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Marco Valerio Marziale, nacqua a Bilbilis in Spagna, intorno al 40 d.C. Soggiornò a Roma per 34 anni cercando la protezione dei potenti in cambio dei suoi panegilici, ma dopo la morte di Domiziano ritornò nella sua città natale dove morì nel 102 ca. | ||
(Tratto
da Tascabili Economici Newton a cura di Franco Zagato, "MARZIALE,
I CENTO EPIGRAMMI PROIBITI")
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CORNELIO
SEMPRE TU DEPLORI
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Cornelio, sempre
tu deplori |
Versus
scribere me parum severos
nec quos praelegat in schola magister, Corneli, quereris: sed hi libelli, tam quam coniugibus suis mariti, non possunt sine mentula placere. quid si me iubeas thalassionem verbis dicere non thalassionis? quis Floraria vestit et stolatum permittit meretricibus pudorem? lex haec carminibus data est iocosis, ne possint, nisi pruriant, iuvare. quare deposita severitate parcas lusibus et iocis rogamus, nec castrare veris meos libellos. Gallo turpius est nihil Priapo. |
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IL
MEMBRO CHE TI PENDEVA, GLITTO
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Il
membro che ti pendeva, Glitto
dal ferro di un chirurgo fu tagliato. Perchè questa pazzia se eri tu da tempo gia castrato? |
Quae
tibi non stabat precisa est mentula, Glypte.
demens, cum ferro quid tibi? Gallus eras |
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TI
PERDONO, GAURO, LE LUNGHE NOTTI
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Ti
perdono, Gauro, le lunghe notti
che trascorri vivendo tra le botti. Tu hai il vizio divino di Catone. Se scrivi versi senza ispirazione meriti lode: sei come Cicerone. Sei come Antonio nel tuo vomitare, sei come Apicio nel gozzovigliare, ma nel succhiare i cazzi che ti pigli dimmi, mio Gauro, dimmi a chi assomigli? |
Quod
nimio gaudes noctem producere vino
ignosco: vitium, Gaure, Catonis habes. carmina quod scribis Musis et Apollonine nullo laudari debes: hoc Ciceronis habes. quod vomis, Antoni: quod luxuriaris Apici. quod fellas, vitium dic mihi cuius habes? |
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NON
SONO UN INDOVINO
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Non
sono un indovino,
ma se al tuo schiavo duole l'uccello e a te, Nevolo, il culo, è facile saper quello che fai di bello |
Mentula
cum doelat puero, tibi, Naevole, culus,
non sum divinus, sed scio quid facias |
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LE
VECCHIE TI DANNO ECCITAZIONE
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Le
vecchie ti danno eccitazione
e alle ragazze tu non fai attenzione. Non ti piacciono le tonde e pazzo vai a moribonde. Io mi domando ripetutamente se la follia non ti piglia, non è questo un cazzo demente quando scopa la madre e non chiava la figlia? |
Arrigis
at vetulas, fastidis, Basse, puellas,
nec formonsa tibi sed moritura placet. Hic, rogo, non furor est, non haec mentula demens? Cum possis Hecaben, non potes Andromachen! |
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TU,
LESBIA, VUOI CHE L'ABBIA RITTO ALL'INFINITO?
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Tu,
Lesbia, vuoi che l'abbia ritto all'infinito,
credimi, il cazzo non è proprio uguale a un dito. Tu l'accarezzi parlandogli da amico, ma il fare tuo impetuoso ti è nemico. |
Stare
iubes semper nostrum tibi, Lesbia, penem:
crede mihi, non est mentula quod digitus. Tu licet et manibus blandis et vocibus instes, te contra faces imperiosa tua est. |
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LA
PIU' BELLA DI QUANTE FURONO E SONO
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La
più bella di quante furono e sono,
la più troia di quante furono e sono, o Catulla, come un pò meno bella ti vorrei ed un pò meno troia di quella che tu sei. |
Formonsissima
quae fuere vel sunt,
sed vilissima quae fuere vel sunt, o quam te fieri, Catulla, vellem formonsam minus aut magis pudicam. |
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LESBIA
ASSICURA CHE NESSUNO MAI
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Lesbia
che nessuno mai
la chiavò gratis. E' vero, sai! Quando lei vuole essere chiavata pagarsi deve sempre la scopata. |
Lesbia
se iurat gratis numquam esse fututam.
Verum est. Cum futui vult, numerare solet. |
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CON
RAGAZZI SUPERDOTATI CERCHI RIPOSO
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Con
ragazzi superdotati cerchi riposo
e non si rizza a te qual coso che a loro è sempre retto. Febo, quale vuoi mai che sia il mio sospetto? Io direi in un batter d'occhio che tu, Febo, sei finocchio, ma la pubblica opinione nega che sei culattone. |
Dormis
cum pueris mutuniatis,
et non stat tibi, Galle, quod stat illis. quid vis me, rogo, Phoebe, suspicari? sed rumor negat esse te cinaedum. |
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GALLA,
PERCHE' NON TI SPOSO MI CHIEDI
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Galla,
perchè non ti sposo mi chiedi.
Sei troppo colta e di letteratura pratica e quest'uccello mio, come tu vedi, fa di di frequente erori di grammatica. |
Quaeris
cur nolim te ducere, Galla? Diserta es,
saepe soloecismum mentula nostra facit |
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