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Articolo dal corriere del 18 02 2002
Inediti dal corriere del 18 02 2002
Trieste apparteneva allora
all’Impero austro–ungarico, Saba ebbe tuttavia la cittadinanza
italiana per via del padre, Ugo Edoardo Poli, discendente da una nobile
famiglia veneziana. La madre, Felicita Rachele Cohen, apparteneva ad una
famiglia ebraica di piccoli commercianti, tradizionalmente legata alle
pratiche religiose e agli affari. Quando ebbe il figlio, era già stata
abbandonata dal marito, un giovane "gaio e leggero"
insofferente dei legami familiari (qualcun'ltro sostiene che
probabilmente si allontanò perché, sospettato di irredentismo, era
ricercato dalla polizia). Il bambino fu messo a balia da una contadina slovena, Peppa Sabaz, la
quale, avendo perso il proprio figlio, riversò su di lui il suo affetto
e la sua tenerezza, finché la madre, austera e severa, lo reclamò
presso di sé. Privo della figura paterna, diviso nel suo amore fra la
madre naturale e la madre adottiva, Saba trascorse un’infanzia
piuttosto difficile e malinconica, che rievocò più tardi, soprattutto
nella poesia A mia zia
Regina apparsa nel Canzoniere
nel 1921. Il «piccolo Berto» sarà segnato
da questa condizione di «figlio che ha
lontano il padre».
Compie studi irregolari (4 anni di ginnasio, mezzo anno di
Imperial Regia Accademia di Commercio e Nautica), dopo di che si trova
un lavoro come impiegato commerciale.
Si stabilisce a Pisa dove frequenta all'Università i
corsi di archeologia, tedesco e latino. In una lettera ad un amico parla
dei suoi disturbi nervosi. Si trasferisce a Firenze assieme al filosofo Giorgio Fano;
frequenta gli ambienti letterari della "Voce" senza però
stabilire legami soddisfacenti.
A Giovanni Papini, alla famiglia Servizio militare a Salerno, un'esperienza che si
rifletterà nei Versi
militari Ritornato a Trieste, in febbraio sposa Carolina Wölfler,
la Lina del Canzoniere Nasce la figlia Linuccia. Abita a Montebello, alla
periferia di Trieste, dove scrive le poesie di Casa
e campagna (1909-1910), cui seguiranno quelle di Trieste
e una donna (1910-1912). Esce a Firenze, con prefazione di Silvio Benco, un volume
di Poesie firmato con
lo pseudonimo di Saba (il suo vero nome è Umberto Poli), che l'autore
si fa "cedere" dall'amico Giorgio Fano, che lo aveva già
adottato. Si stabilisce a Bologna, dove collabora sporadicamente con
"Il resto del Carlino". La "Libreria della Voce"
pubblica Coi miei occhi. Il
mio secondo libro di versi (divenuto in seguito Trieste
e una donna). A Bologna scrive quasi tutte le poesie di La
sorella disperazione. E' con lui anche la moglie Lina.
1915-18 1919 1921 1928 1938 1943-45 1946 1950 1953 1957 Le opere
La poesia di Saba è semplice e chiara. Nella forma
adopera le parole dell’uso quotidiano e nei temi ritrae gli aspetti
della vita quotidiana, anche i più umili e dimessi, luoghi, persone,
paesaggi, animali, avvenimenti, Trieste con le sue strade, le partite di
calcio... Una vera e propria dichiarazione di poetica la
possiamo leggere nella lirica "Il borgo" della
raccolta "Cuor morituro" (1925-1930): Il "Canzoniere",
da lui concepito come autobiografia totale, raccoglie tutte le sue
poesie (ne diede varie edizioni sempre accresciute: nel 1921, 1945,
1948, 1957 e, per ultimo, nel 1961). I temi della sua poesia sono
Trieste, la città natale, il mare, come simbolo di fuga e di
avventure spirituali, gli affetti personali e familiari
(principalmente Lina, la moglie, e Linuccia, la figlia), le memorie
dell'infanzia, il rapporto con la natura e le riflessioni
sull'attualità. Il Canzoniere è progettato secondo il disegno di
un itinerario poetico che segue fedelmente quello della vita
dell'autore: «E il libro, nato dalla vita,
dal "romanzo" della vita era esso stesso,
approssimativamente, un piccolo romanzo. Bastava lasciare alle
poesie il loro ordine cronologico; non disturbare, con importune
trasposizioni, lo spontaneo fluire e trasfigurarsi in poesia della
vita.» Sono parole di Saba, tratte dal commento in terza
persona che, sotto lo pseudonimo di Giuseppe Carimandrei, il poeta
elaborò tra il 1944 e il 1947 con il titolo di "Storia e
cronistoria del Cazoniere", Milano, Mondadori, 1948). La struttura del Canzoniere si pone quindi come
parallela al flusso continuo e ininterrotto della vita dell'autore,
narrandone poeticamente gli eventi significativi. Sullo sfondo di una Trieste fine secolo, il
romanzo è rievocazione e descrizione di inquietudini e ambigue
curiosità adolescenziali con una forte componente autobiografica.
Il protagonista, Ernesto, è un ragazzo che vive con la madre
(sotto la vigile tutela della zia); studia il violino, legge molto
e ha qualche idea vagamente socialista. Fa anche il praticante
presso un venditore all’ingrosso di farina. Qui un compagno di
lavoro poco più che ventenne lo inizia a una relazione
omosessuale, che egli all’inizio accetta spinto soprattutto
dalla curiosità. Nell’ultimo capitolo, Ernesto ad un concerto
incontra un giovane, Ilio, «bello», «sicuro di sé», «superbo
addirittura», col quale sente un irresistibile bisogno di
parlare, di comunicare. Il capitolo si conclude (o si interrompe)
proprio sull’avvio di questa comunicazione...
Umberto
Saba nasce il 9 marzo a Trieste.
Non trova il primo mio vagito alcuna
1893-99
grazia, un sorriso della madre mia:
e deserta di padre era la cuna."
(A mia zia Regina)
Una prigione gli s'aperse oscura;
1903-1904
che tale luogo l'accolse nel quale
fu messo, dove per la prima volta
a cura
si stette assidua, in potere di gente
estranea...
(L'uomo)
1907-08
che fu poi la Voce io appena e mai
non piacqui. Ero fra loro di un’altra specie.
Di nuovo ero con lei quando a Bologna,
Negli anni tra il 1910 e il 1915, Saba era triste e
solitario a causa delle innumerevoli discussioni con la madre; infine
rifiutò il cognome paterno e in omaggio alla nutrice slovena scelse di
chiamarsi Saba (da Sabaz, il cognome della nutrice, appunto).
per quelle anguste rosse vie a me care,
la serena cantai Disperazione.
La fede avere
di tutti, dire
parole, fare
cose che poi ciascuno intende, e sono,
come i bimbi e le donne, valori di tutti.
comprende la sezione Gli
ebrei del 1910–1912, costituita da bozzetti e descrizioni
delle abitudini di vita della comunità ebraica di Trieste; Il
ghetto di Trieste; le Sette
Novelle del 1912–13 (fra le quali la famosa La
gallina letta psicanaliticamente dal Lavagetto nel suo
saggio «La gallina di Saba») e altre sezioni e frammenti.
In seguito ha un rapporto con una matura prostituta, Tanda,
vissuto con un turbato disagio –e qui Saba è un narratore di
estrema delicatezza– perché nella sua mente la figura della
prostituta si confonde e si sovrappone con quella della balia
della sua infanzia.
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