Lei ci guarda
ci guarda con un occhio tetro (un occhio stravecchio di vetro), la triste Gaia: (un occhio di multimammia massaia): (un occhio di menagrammoso malocchio, di maligna matrina): (un malandatissimo occhio inquinato: un occhio economico, un logico occhio ecologico): così lei ci guarda, lei no: gli eliminabili mangiaminestre suoi labili:
1.
acrobata (s. m.) è chi cammina tutto in punta (di piedi): (tale, almeno, è per l'etimo): poi procede, però, naturalmente, tutto in punta di dita, anche, di mani (e in punta di forchetta): e sopra la sua testa: (e sopra i chiodi, fachireggiando e funamboleggiando): (e sopra i fili tesi tra due case, per le strade e le piazze: dentro un trapezio, in un circo, in un cerchio, sopra un cielo): volteggia su due canne, flessibilmente, infilzate in due bicchieri, in due scarpe, in due guanti: (dentro il fumo, nell'aria): pneumatico e somatico, dentro il vuoto pneumatico: (dentro pneumatici plastici, dentro botti e bottiglie): e salta mortalmente: e mortalmente (e moralmente) ruota: (così mi ruoto e salto, io nel tuo cuore):
2.
che cosa ti chiedo, se chiedi, ti crittorispondo così: un microU (una specie di similtriboulet, storto i suoi arti corti) si fa innanzi dondoloso, ghignando malizioso, scortato da un armato luminoso: (con T gli fa chiarura, in quella scena oscura): (e tarda è l'ora, come risulta ancora da un quadrante gigante di un orologio mogio di un torrione di un palazzaccio diaccio, siglato M): (che indica, a piacere, un gruppetto di numeri romani, rotanti tra l'I e il XII): siamo, come si dice, pressappoco, à quatre heures du matin: (nel pieno di un'estate festaiuola): questa è la mia richiesta: e adesso vedi tu (e dico tu che sai): insomma, noi vedremo (se vedremo): (io vedrò, tu vedrai):
3.
incidetele a lettere di scatola, miei lettori testamentari (e parlo ai miei scolari, gli ipocriti miei figli, i filoproletari che tanto mi assomigliano, innumerevoli, ormai, come i grani di sabbia del vacuo mio deserto), queste parole mie, sopra la tomba mia, con la saliva, intingendovi un dito nella bocca: (come io lo intingo, adesso, tra gli eccessivi ascessi delle algide mie gengive): me la sono goduta, io, la mia vita:
4.
con gli occhi caldi, qui, del dottor Spensley (se metto insieme e preistoria e protostoria e storia), un secolo calcistico mi scruta: (sta mezzo abbandonato, le gambe accavallate: trascura un volumone, aperto lì al suo fianco, per guardarmi, e tutti gli altri libri, schierati là negli scaffali, fitti: e si regge la testa, con una mano, taciturno, ormai): la vecchia sfera gira sempre, tra i nostri piedi, inquieta, accarezzata dai venti marini (e, sotto i nostri piedi, ruota ancora la sfera del pianeta): fotografie superstiti (piene di tempo, popolate di morti noti e ignoti) additano, per frammenti di lampi, questa lunga leggenda: è rossa, è blu:
6.
se mi stacco da te, mi strappo tutto: ma il mio meglio (o il mio peggio) ti rimane attaccato, appiccicoso, come un miele, una colla, un olio denso: ritorno in me, quando ritorno in te: (e mi ritrovo i pollici e i polmoni): tra poco atterro a Madrid: (in coda qui all'aereo, selezionati miei connazionali, gente d'affari, dicono numeri e numeri, mentre bevono e fumano, eccitati, agitatamente ridendo): vivo ancora per te, se vivo ancora:
9.
tutto sommato (scrisse), l'esistente, in generale (siamo nel '26: siamo nel mese di aprile), è una modesta imperfezione: (modesta, certo, a paragone dell'immenso non esistente, del puro e semplice niente): è un'irregolarità, una mostruosità: la voce mia, così, la mia scrittura, orribilmente deturpano, lo so (per poco, ancora), la suprema armonia dell'agrafia, dell'afasia: (già rinuncio, dislessico, a rileggermi):