Lei ci guarda

ci guarda con un occhio tetro (un occhio stravecchio di vetro), la triste
Gaia:
(un occhio di multimammia massaia): (un occhio di menagrammoso malocchio, di
maligna
matrina): (un malandatissimo occhio inquinato: un occhio economico, un
logico occhio
ecologico):
                                   così lei ci guarda, lei no: gli
eliminabili mangiaminestre suoi labili:

Edoardo Sanguineti


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Le seguenti poesie sono tratte da:
Edoardo Sanguineti, Corollario, Feltrinelli, Milano 1997

1.

acrobata (s. m.) è chi cammina tutto in punta (di piedi): (tale, almeno,
è per l'etimo): poi procede, però, naturalmente, tutto in punta di dita, anche,
di mani (e in punta di forchetta): e sopra la sua testa: (e sopra i chiodi,
fachireggiando e funamboleggiando): (e sopra i fili tesi tra due case, per le strade
e le piazze: dentro un trapezio, in un circo, in un cerchio, sopra un cielo):
volteggia su due canne, flessibilmente, infilzate in due bicchieri, in due scarpe,
in due guanti: (dentro il fumo, nell'aria): pneumatico e somatico, dentro il vuoto
pneumatico: (dentro pneumatici plastici, dentro botti e bottiglie): e salta mortalmente:
e mortalmente (e moralmente) ruota:
                                   (così mi ruoto e salto, io nel tuo cuore):


2.

che cosa ti chiedo, se chiedi, ti crittorispondo così:
                                                      un microU (una specie
di similtriboulet, storto i suoi arti corti) si fa innanzi dondoloso,
ghignando malizioso, scortato da un armato luminoso: (con T gli fa chiarura,
in quella scena oscura): (e tarda è l'ora, come risulta ancora da un quadrante
gigante di un orologio mogio di un torrione di un palazzaccio diaccio,
siglato M): (che indica, a piacere, un gruppetto di numeri romani, rotanti
tra l'I e il XII): siamo, come si dice, pressappoco, à quatre heures du matin:
(nel pieno di un'estate festaiuola):
                                    questa è la mia richiesta: e adesso vedi tu
(e dico tu che sai): insomma, noi vedremo (se vedremo): (io vedrò, tu vedrai):


3.

incidetele a lettere di scatola, miei lettori testamentari (e parlo ai miei scolari,
gli ipocriti miei figli, i filoproletari che tanto mi assomigliano, innumerevoli,
ormai, come i grani di sabbia del vacuo mio deserto), queste parole mie, sopra la tomba
mia, con la saliva, intingendovi un dito nella bocca: (come io lo intingo, adesso,
tra gli eccessivi ascessi delle algide mie gengive):
                                                    me la sono goduta, io, la mia vita:


4.

con gli occhi caldi, qui, del dottor Spensley (se metto insieme e preistoria
e protostoria e storia), un secolo calcistico mi scruta: (sta mezzo abbandonato,
le gambe accavallate: trascura un volumone, aperto lì al suo fianco, per guardarmi,
e tutti gli altri libri, schierati là negli scaffali, fitti: e si regge la testa,
con una mano, taciturno, ormai):
                                la vecchia sfera gira sempre, tra i nostri piedi,
inquieta, accarezzata dai venti marini (e, sotto i nostri piedi, ruota ancora
la sfera del pianeta):
                      fotografie superstiti (piene di tempo, popolate di morti
noti e ignoti) additano, per frammenti di lampi, questa lunga leggenda:
                                                                       è rossa, è blu:


6.

se mi stacco da te, mi strappo tutto:
                                     ma il mio meglio (o il mio peggio)
ti rimane attaccato, appiccicoso, come un miele, una colla, un olio denso:
ritorno in me, quando ritorno in te: (e mi ritrovo i pollici e i polmoni):
tra poco atterro a Madrid:
                          (in coda qui all'aereo, selezionati miei connazionali,
gente d'affari, dicono numeri e numeri, mentre bevono e fumano, eccitati,
agitatamente ridendo):
                      vivo ancora per te, se vivo ancora:


9.

tutto sommato (scrisse), l'esistente, in generale (siamo nel '26:
siamo nel mese di aprile), è una modesta imperfezione:
                                                      (modesta,
certo, a paragone dell'immenso non esistente, del puro e semplice
niente): è un'irregolarità, una mostruosità:
                                            la voce mia, così, la mia
scrittura, orribilmente deturpano, lo so (per poco, ancora), la suprema
armonia dell'agrafia, dell'afasia:
                                  (già rinuncio, dislessico, a rileggermi):