DE LIBERTATE

Libertà è reperibile sul dizionario con la definizione di facoltà dell'uomo di agire spontaneamente, per iniziativa della propria libertà e della propria ragione, e non soltanto per impulsi sensibili o esterni.
In effetti non è facile dare di questo termine una definitiva precisa e circoscritta; la libertà va vissuta, non va spiegata. è comunque un'esigenza connaturata nell'uomo e rivendicata come condizione essenziale per una vita accettabile. Il suo opposto infatti, la schiavitù, è considerato uno degli status peggiori a cui l'uomo possa essere sottoposto da parte di altri uomini. Se tutti sono d'accordo che la libertà sia uno dei beni più preziosi, non tutti poi sanno conciliare in campo pratico la propria libertà con le libertà altrui: un conto è riconoscere la veridicità dell'affermazione che "la nostra libertà termina dove inizia quella degli altri" e un conto è interiorizzarla al punto tale da metterla in pratica quotidianamente.
Dal punto di vista filosofico in passato il concetto di libertà individuale fu spesso identificato con quello di libero arbitrio e quindi limitato da diverse interpretazioni soggettive e addirittura negato da certe dottrine teologiche. Con Kant viene affermata la concezione della libertà come autonomia: l'uomo è libero quando la ragione dà legge a se stessa, invece di attingere la legge dal di fuori.
Dal punto di vista del diritto la libertà individuale è intesa come facoltà del cittadino di agire entro l'ambito delle leggi, mentre nel campo politico la lotta per la libertà (liberalismo, diritti dell'uomo) consiste nel rendere questo ambito il più vasto possibile, compatibilmente con i diritti degli altri cittadini, e si concreta nella libertà civile (di pensiero, di culto, di stampa, di riunione, di parola...), politica (libertà per il cittadino di partecipare all'amministrazione pubblica) e personale (inviolabilità, diritto alla privacy...).
Più ampia e complessa è l'interpretazione del concetto di libertà, se essa viene allargata a un ambito ben più vasto che è quello della libertà dei popoli. La storia dell'umanità è costellata di esempi di popoli che hanno lottato duramente per affrancarsi dalla schiavitù a causa dell'oppressione che veniva esercitata da un popolo egemone, militarmente più forte e politicamente più organizzato, su un altro popolo più debole e incapace di difendere se stesso e il proprio territorio dall'invasione straniera. Con la rivoluzione francese il motto "liberté" non era tanto rivolto agli oppressori stranieri, quanto a classi sociali che opprimevano il popolo privandolo dei propri diritti civili (veniva rivendicata anche l'uguaglianza sociale). Ma la libertà auspicata dagli illuministi e perseguita dai rivoluzionati sfociò poi nel Terrore, smentendo tutte le buone intenzioni di partenza. In seguito fu Napoleone a incarnare il mito della "libertà illuminata" e a portare lo spirito rivoluzionario ed egualitario in ogni parte del Vecchio Continente. Ma ben presto si palesarono le sue mire imperialistiche e ancora una volta l'idea di libertà naufragò in un mare di egoismi e particolarismi (ne fu esempio la gloriosa Repubblica di Venezia "venduta" da Napoleone all'Austria col trattato di Campoformio). "Libertà" gridavano i patrioti risorgimentali che volevano cacciare gli Asburgo dal Lombardo-Veneto e in nome della libertà si parlò di plebisciti per l'annessione al Regno sabaudo, quando il popolo non fu nemmeno interpellato e le decisioni unionistiche furono prese da un ristretto gruppo di aristocratici-intellettuali pervasi da ideali romantici. "Libertà" si gridava alla vigilia del primo conflitto mondiale, quando le idee irredentiste portarono alla morte migliaia di soldati (un eroismo inutile, in quanto l'Imperatore d'Austria avrebbe comunque concesso il territorio trentino in cambio della neutralità italiana) e costrinsero molti abitanti del Trentino e soprattutto dell'Alto Adige a subire una nazionalità non voluta. "Libertà" era il motto della Resistenza, libertà dal fascismo, dall'invasione tedesca del Nord Italia, dalla guerra; per essa si esultò il 25 aprile 1945; per essa si combatté, ovunque permanessero regimi totalitari e dittatoriali e si è combattuto nell'ex URSS e nell'ex Iugoslavia. Di libertà si parla tuttora in svariate parti del mondo soprattutto in Europa, dai Paesi Baschi alla Catalogna; dalle Fiandre alla Bretagna, dalla Scozia (che dopo 500 anni ha ottenuto il proprio parlamento) all'Irlanda del Nord, al Tirolo. L'Unione Europea non esclude infatti che si possa parlare di un' "Europa delle regioni" piuttosto che degli stati nazionali, il cui concetto è in crisi un po' dovunque nel mondo. Le correnti indipendentiste sono infatti sempre più radicate a causa dell'incapacità degli stati centralisti a soddisfare le esigenze di alcune regioni dotate di peculiarità di tipo socio-economico oltre che culturale proprie e ben distinte dal resto del paese. La via da intraprendere per la difficile strada della libertà non può essere certo quella della forza, tentata da alcuni indipendentisti per mezzo di atti di terrorismo (IRA o ETA) ma attraverso la via gandhiana e democratica che possa portare i popoli a poter scegliere liberamente ciò che sia meglio per essi, sulla base del diritto di autodeterminazione dei popoli, sancito dagli Accordi di Helsinki, ratificati da tutti i paesi comunitari, Italia compresa.
L'importante è comunque la presa di coscienza individuale e collettiva, è il confronto aperto delle idee, è il coraggio di guardare al presente e alla storia con occhio critico per aspirare a un futuro migliore, è il rifiuto della rassegnazione, dell'indifferenza e del qualunquismo perché, come ben diceva Göthe "Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo".

Marco "Malaman"

Pubblicato sul mensile scolastico "la Pila" anno 1998, numero 3.








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