LA SCOZIA
E IL SUO NUOVO PARLAMENTO
Un momento storico per un'antica Nazione europea

del Dott. Carlo Corti (*)




Introduzione

Sino a quando cento di noi rimarranno in vita, mai, a nessuna condizione, saremo condotti sotto il dominio degli Inglesi.
dalla “Dichiarazione di Arbroath”, 1320.

La Scozia è una delle più antiche Nazioni d'Europa. Molti di noi si sono entusiasmati accostandosi, magari attraverso il cinema, alla conoscenza delle grandi lotte per l'indipendenza del proprio regno già allora plurisecolare, che gli scozzesi condussero fra il '200 ed il '300, sotto la guida di William Wallace, prima, e di Robert de Bruce, poi.
Anche oggi in Scozia si stanno vivendo giorni decisivi, non solo per questa Nazione ma per tutti coloro che credono che i popoli possano e debbano autogovernarsi, e che non vi è alcuna ineluttabilità nei processi di omologazione culturale e di svuotamento progressivo della sovranità popolare. Nel maggio del 1999 gli scozzesi hanno eletto un proprio Parlamento, il primo dal lontano 1707.
Quello creato attraverso il processo detto di “devolution” non sarà un Parlamento indipendente, ma potrà rappresentare una pietra miliare per la crescita in consapevolezza e fiducia in se stesso del popolo scozzese.

La bandiera scozzese di Sant'Andrea, e tanti altri stendardi europei legati ad identità millenarie, si levano sempre più alti, garrendo ai venti di libertà del nostro continente



Cap. 1
La Scozia e il nazionalismo scozzese sino al 1997

Una antica statualità
La Scozia è composta dalla parte settentrionale dell'isola di Gran Bretagna e da un gran numero di isole minori. La sua popolazione attuale è vicina a 5,1 milioni di abitanti, su un territorio che, con oltre 78 500 km quadrati, è più vasto di Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo messi assieme.
Il Regno di Scozia sorge nel secolo IX, dalla fusione degli antichi abitatori, i Picti, con gli Scoti originari dell'Irlanda. Entrambe le popolazioni erano celtiche, e risiedevano nel Centro-Nord dell'attuale territorio. Vengono raggiunti approssimativamente gli attuali confini nel corso dei due secoli successivi, incorporando zone di lingua germanica. Da allora lo stato scozzese presenta un dualismo tra un Nord celtico ed un Sud germanico o germanizzato. Questa seconda componente andrà espandendosi nel corso dei secoli. Essa si esprimerà in "Scots", un idioma simile all'inglese. Quindi la nazione scozzese NON si basa su un'unità linguistica o etnica specifica e ben differenziata.
Nel 1286 l'esaurimento del ramo principale dell'antica dinastia dei sovrani scozzesi dà inizio al periodo sanguinoso e glorioso dell'ingerenza inglese. William Wallace fa insorgere la Scozia, vince a Stirling nel 1297, poi è battuto ed infine catturato e squartato nel 1305. La Guerra d'Indipendenza continuerà dopo di lui per parecchi anni, sotto la guida di Robert de Bruce, che diverrà re. I sovrani inglesi dovranno riconoscere l'impossibilità di asservire la Nazione scozzese.
Nei secoli successivi si consolida la statualità scozzese, mentre si accentua la distanza culturale tra le Highlands (Alte Terre) - dove permane la tradizionale società celtica a base clanica - e le Lowlands (Basse Terre), dove si sviluppa il controllo regio scozzese e un Sistema d'istruzione che può contare su ben 4 Università. Nel 1560, con l'aiuto dell'Inghilterra, i calvinisti scozzesi hanno il sopravvento sui compatrioti cattolici, e la Scozia diviene uno Stato protestante. Il cattolicesimo si manterrà in alcune zone del Nord.
Nel 1603 il re di Scozia Giacomo VI Stuart eredita la corona inglese, aggiungendola a quella scozzese (Unione delle Corone). Nel 1707 l'Inghilterra impone l'Unione dei Parlamenti: Nasce così il “Regno Unito di Gran Bretagna”. Di fatto il Parlamento Inglese di Westminster si ridenomina "Parlamento di Gran Bretagna" includendo un piccolo numero di scozzesi. La Scozia perde così la propria statualità, ma mantiene il proprio Diritto, il proprio sistema educativo e la Chiesa Presbiteriana, del tutto distinta da quella Anglicana episcopale.
Già nel 1688 la dinastia degli Stuart era stata scacciata dal trono inglese, e di riflesso anche da quello scozzese, per essere tornata al cattolicesimo. Molti scozzesi rimangono tuttavia fedeli alla loro dinastia nazionale anche quando si installa a Londra quella tedesca degli Hannover, nel 1714. L'ultima sollevazione delle Highlands viene repressa nel 1746.
Una notevole fioritura intellettuale (dalla filosofia all'economia) e la rivoluzione industriale caratterizzano il resto del '700 e l'800. La popolazione si concentra nella regione di Glasgow. Le Highlands vengono spopolate dalla diffusione della pastorizia e dalla carestia seguita alla malattia che colpisce la patata a metà '800, analogamente a quanto avviene in Irlanda. Oggi l'antica lingua celtica di Scozia (gaelico) è ancora parlata da poco più di 50 mila persone.
L'identità nazionale si mantiene sempre viva, e a fine ottocento si ricomincia a parlare di autogoverno. Negli anni tra le due guerre mondiali sorge l'espressione politica del moderno nazionalismo: lo Scottish National Party. Nel 1979 non passa un primo referendum su una "Devolution" .
Attraverso vittorie e sconfitte la Nazione scozzese giunge all'importante affermazione della propria identità rappresentata dalla netta vittoria del Referendum di Devolution (cioè trasferimento di responsabilità da Westminster, che rimane l'unico Parlamento sovrano) del settembre 1997: rinasce il Parlamento ad Edimburgo, dopo 290 anni, sia pure con poteri delegati.


L'Unione del 1707, ovvero come venne soppresso l'antico Parlamento Scozzese
Il ripristino di un Parlamento ad Edimburgo richiama alla mente l'ormai lontano periodo in cui il Parlamento Scozzese cessò di esistere.
Correva il 1707. Quest'anno è noto nella storia come quello dell' "Unione” tra il Regno di Scozia e quello di Inghilterra. Questi due regni avevano gli stessi sovrani sin dal 1603. Il giovane Giacomo VI Stuart, il re di Scozia figlio della sfortunata Maria Stuarda, aveva allora ereditato la corona inglese alla morte di Elisabetta I. Ai primi del '700 la prospettiva era quella del passaggio delle due corone alla casata tedesca degli Hannover. In Scozia tuttavia la fedeltà alla plurisecolare dinastia nazionale degli Stuart era ancora forte, e Londra voleva evitare che questa potesse reinsediarsi nel regno settentrionale. Accanto alle questioni dinastiche, poi, si andavano accrescendo le dispute di natura tariffaria tra Inghilterra e Scozia.
Il Parlamento Inglese, per tagliar corto, ingiunse ad Edimburgo di scegliere: o si giungeva ad una rapida Unione dei Parlamenti, o gli scozzesi sarebbero stati trattati in Inghilterra da stranieri. Venne formata una speciale commissione congiunta dei due Parlamenti, con 31 membri per ciascuno di essi. La posizione scozzese era indebolita dalla crisi economica che quel paese stava attraversando.
La Commissione elaborò un “Trattato di Unione”. Confermata la successione “hannoveriana”, questo stabiliva che il “Parlamento di Gran Bretagna”, come da allora si sarebbe chiamato, si sarebbe riunito in una sola sede, quella del Parlamento Inglese, di cui avrebbe adottato altresì la struttura e le procedure. Di fatto l'Unione dei parlamenti si risolse nell'innesto di 45 Deputati e 16 Lords scozzesi accanto ai 540 e, rispettivamente, 190 inglesi.
Vari protocolli sistemarono delicate questioni come il mantenimento della Chiesa Presbiteriana di Scozia. Il Parlamento Scozzese, in una serie di dibattiti, giunse ad accettare la propria dissoluzione. L'ultima seduta di un parlamento che era esistito sin dal XIII secolo e aveva rilievo nella vita del paese dalla prima metà del '400, avvenne il 28 aprile 1707.
Per generazioni gli scozzesi si sono chiesti se tali decisioni siano state sagge, quanta parte vi abbia giocato la corruzione, e se esistessero reali alternative. Oggi non manca chi sostiene che Londra avrebbe violato un gran numero di clausole del Trattato di Unione del 1707, il quale non sarebbe pertanto da ritenersi valido. Viene pure contestata l'interpretazione corrente, secondo la quale l'Unione avrebbe comportato una completa cessione di sovranità da parte della Scozia.
Nel votare finalmente un proprio nuovo Parlamento, le domande cui il popolo scozzese è stato chiamato a dare risposta non riguardano tuttavia tanto il passato quanto il futuro.


L'espressione politica del moderno nazionalismo: il Partito Nazionale Scozzese
“La Scozia esiste ancora, a dispetto dei precisi sforzi di coloro che ci comandano per minare, respingere e deridere le nostre aspirazioni nazionali.” Allan Macartney, Eurodeputato Responsabile Esteri del Partito Nazionale Scozzese. Scomparso il 25 agosto 1998. Le origini del Partito Nazionale Scozzese possono essere fatte risalire a precedenti organizzazioni che avevano come scopo l'indipendenza della Scozia. Nel 1921 venne fondata la “Lega Nazionale Scozzese” (Scots National League). Con altri gruppi la Lega Nazionale diede vita, nel 1928, al “Partito Nazionale di Scozia” (National Party of Scotland) . Nel 1932 fu fondato un “Partito Scozzese per l'Auto-Governo” (pro-Home rule Scottish Party). Nel '34 la fusione di questi due partiti diede vita al “Partito Nazionale Scozzese” (Scottish National Party), noto dagli anni '60 con la sigla SNP. Azioni altamente simboliche si succedettero dal 1930, fra cui la rimozione della spada di William Wallace (Braveheart) dal monumento all'eroe, collocato a Stirling. Nel 1945 si registra la prima elezione di un membro dello SNP a Westminster, in una elezione suppletiva a Motherwell. Elettoralmente, tuttavia gli anni '50 non videro alcun decollo. La Scozia era allora assai più “britannica” di oggi, con un minor insegnamento ed una più bassa conoscenza della storia e della cultura scozzesi. Nel 1962 si diede inizio allo schema di raccolta fondi dei consorzi Alba (nome gaelico della Scozia). Gli anni '60 videro pure la nascita di Radio Scozia Libera. Nel 1967 la signora Winifred Ewing vinse le elezioni suppletive di Hamilton. Questo successo trasformò la politica scozzese, mentre anche nel Galles aveva luogo una crescita del nazionalismo politico, incarnato dal Playd Cimru (Partito del Galles). La signora Ewing è Presidente del Partito dal 1987. Gli anni '70 furono un'epoca eccitante, alimentata anche dalla scoperta del petrolio, che rimosse ogni dubbio circa l'indipendenza economica del paese. Nel '74 i deputati dello SNP passarono a 7. Nell'ottobre dello stesso anno, quando il Labour fu costretto ad indire subito nuove elezioni generali lo SNP balzò al 30,4%, con un record di consensi. Nel 1979 si giunse al primo referendum sulla Devolution. Con la famosa clausola del 40% (40% dell'intero elettorato doveva votare SI'). Il SI' superò il NO, nonostante dubbi sull'efficacia della proposta Assemblea. L'affluenza fu del 63,8%. I SI' raggiunsero il 51,6% dei voti validamente espressi, ma rimasero ben al di sotto della soglia del 40% degli aventi diritto. Pertanto, il nuovo Governo Tory annullò lo Scotland Act nel maggio 1979. Dopo la “bocciatura” della Devolution, lo SNP ebbe un periodo di ristagno elettorale. Il rilancio è rintracciabile a partire dal 1988. Venne lanciato allora lo slogan "Indipendenza in Europa”, che da allora ha ribattuto efficacemente la sempre ripetuta accusa strumentale di “isolazionismo” rivolta agli indipendentisti. Un ulteriore propellente fu la campagna condotta contro la Poll Tax (Tassa pro capite). Le politiche imposte da un Governo londinese che disponeva di soli 10 seggi scozzesi su 72 accrescevano la percezione di una “diversità” della Scozia, che proprio in quegli anni conosceva anche una ripresa economica ed un'accelerazione della propria rinascita culturale. Lo “Educational Institute of Scotland”, il principale sindacato degli insegnanti, lanciava intanto una campagna di stampa contro l'anglicizzazione della scuola. Nel 1990 viene eletto leader alla Conferenza Nazionale Annuale dell'SNP l'economista Alex Salmond, succedendo a Gordon Wilson. Sotto questa nuova guida, alle elezioni generali del 1992 l'SNP ottenne , con il 21,5%, il miglior risultato dal 1974. Da allora il consenso verso lo SNP ha mostrato una tendenza a consolidarsi, sino ad esplodere nei sondaggi svolti nel 1998. I risultati dello SNP alle elezioni per il Parlamento Scozzese del maggio 1999 non sono stati tuttavia pienamente all’altezza delle speranze, attestandosi intorno al 28%.



Cap. 2
L'attuale “Devolution”

Premessa
Nella terminologia politica britannica, il termine “devolution”, sta ad indicare una delegazione di potere. La “devolution” attuata dal Governo Blair verso la Scozia (ed in minor misura anche rispetto al Galles), era contenuta nel Manifesto elettorale sulla base del quale il Labour ha vinto le Elezioni Generali della primavera del 1997. Essa può essere considerata, con tutti i suoi limiti qui di seguito evidenziati, la più recente risposta positiva da parte di uno Stato occidentale alla spinta dei Popoli verso l'Autogoverno.


Come si è giunti all'attuale devolution
I primi disegni di legge per stabilire un'Assemblea o Parlamento devoluto per la Scozia risalgono agli anni tra il 1889 ed il 1895.
Nel corso dell'ultimo secolo si era avuta una progressiva “devoluzione amministrativa” attraverso lo sviluppo dello “Scottish Office”, ovvero un Dipartimento del Governo del Regno Unito incaricato della conduzione degli affari scozzesi.
Questo è stato creato nel 1885 con responsabilità nei campi dell'educazione, della salute, del governo locale, della pesca, della pubblica sicurezza, delle prigioni e delle strade. Diviene Segretariato di Stato nel 1926. Lo Scottish Office ha allargato progressivamente le proprie competenze. Ha spostato la sede da Londra ad Edimburgo nel 1939. Il Segretario di Stato per la Scozia, come il resto del Governo del Regno Unito, risponde al Parlamento di Westminster.
Solo negli anni '60 si avviò un serio dibattito sull'opportunità di ristabilire un Parlamento Scozzese. Sul finire degli anni '70 il Governo laburista propose l'istituzione di una Assemblea Scozzese. Lo Scotland Act relativo fu promulgato il 31 luglio 1978. Esso richiedeva che venisse tenuto un referendum, che si svolse il 1° marzo 1979. Votarono in favore 1 230937, con una maggioranza di oltre 77mila voti. Ma questo rappresentava solo il 32.9% dell'elettorato, al di sotto dunque del 40% richiesto da Westminster perchè l'atto entrasse in vigore.
Dal 1988 una Convenzione Costituzionale Scozzese ha condotto una campagna per il cambiamento. Ne facevano parte politici laburisti e liberal-democratici, autorità locali, rapresentanti del business e di gruppi civici, persone di chiesa. La Convenzione ha sviluppato proposte dettagliate per un Parlamento Scozzese.
La relazione finale - Un Parlamento della Scozia, un Diritto della Scozia - fu pubblicata il giorno di Sant'Andrea del 1995.


Osservazioni Riassuntive
Il Contenuto della devolution è stato illustrato dal Governo Britannico in un dettagliato documento, il cosiddetto “White Paper” (Libro Bianco) per la Scozia, sulla base del quale si è svolto il referendum dell’ 11 settembre 1997. Lo “Scotland Bill”, che consta di circa 40mila parole, ha tradotto in seguito in linguaggio legislativo le promesse che erano state espresse nel più elegante stile del White Paper. Presentato il 18 dicembre 1997 a Glasgow, lo “Scotland Bill è passato al'esame della Camera dei Lords, dopo l'iter ai Comuni, nel Maggio 1998, venendo definitivamente approvato, come “Scotland Act”, nel novembre 1998, senza avere subito modifiche sostanziali. Lo Scotland AVT consta di 132 articoli ed una serie di Annessi.
Accanto al grande significato simbolico del ritorno di un Parlamento a Edimburgo dopo quasi tre secoli, e dell'istituzione di un Esecutivo Scozzese, vanno altresì segnalate due limitazioni sostanziali cui questo organo rappresentativo sarà soggetto:
- Il Parlamento di Edimburgo non è sovrano: Westminster potrebbe domani revocare ciò che oggi “concede”.
- Il Parlamento Scozzese potrà raccogliere le tasse solo in minima misura. I soldi versati dagli scozzesi continueranno ad andare a Londra prima di poter tornare in Scozia.
La preparazione dello “Scotland Bill” ha richiesto 60mila ore-persona di lavoro.


Lo scenario
Con il referendum dell'11 settembre 1997, il popolo scozzese ha approvato il progetto Governativo, contenuto nel Libro Bianco, sulla istituzione di un Parlamento Scozzese (PS). I due quesiti posti erano i seguenti:
- Siete d’accordo che la Scozia abbia un Parlamento ? (con le competenze previste dal White Paper, NdR)
- Siete d’accordo che un Parlamento abbia potere di variare la tassazione ? (in effetti si tratta solo di potere applicare un aumento o uno sgravio di non più del 3%)
Al primo quesito i sì sono stati 74.3% dei voti espressi, al secondo il 63.5%.
Il Parlamento Scozzese, insediatosi ufficialmente a Edimburgo il 1° luglio 1999 alla presenza di Sua Maestà, ha potere legislativo su un vasto ambito di materie. E’ stato creato anche un “Esecutivo Scozzese”, guidato da un Primo Ministro (“First Minister””, e non “Prime Minister”, che rimane titolo esclusivo di Tony Blair), che opererà in modo analogo al Governo Britannico, e sarà responsabile di fronte al Parlamento Scozzese. Le nuove istituzioni scozzesi hanno assunto compiti esercitati sinora dallo Scottish Office, aggiungendo ulteriori competenze in campi quali: lo sviluppo economico, l'assistenza all'industria, l'università, la formazione, le foreste, certe competenze sui trasporti, la polizia ed il sistema penale.


Materie “devolute”
Sono da intendere “devolute”, cioè affidate ad Edimburgo, tutte quelle materie non specificamente "riservate” a Westminster, Tra le principali materie devolute vi sono:
- Sanità, incluso il Servizio sanitario Nazionale in Scozia.
- Educazione e Formazione, inclusi: scuola materna, primaria, secondaria ed istruzione superiore, nonché la politica ed i programmi per la formazione.
- Sviluppo economico della Scozia, inclusi: assistenza e supporto per le imprese e l'industria scozzese finanziaria e di altra natura; promozione del commercio e delle esportazioni; turismo; investimento dall'estero; turismo; funzioni correlate al settore energetico; Amministrazione dei Fondi Europei Strutturali;
- Trasporti, inclusi materie riguardanti strade, ferrovie, trasporto aereo, marittimo e per vie d'acqua interne (tranne una serie di regolazioni generali)
- Ambiti di Diritto e Affari Interni, inclusi: la maggior parte del diritto penale e civile, la giustizia criminale, con polizia e prigioni; servizi anti-incendio; assistenza legale; difesa civile e pianificazione di emergenza;
- Ambiente, inclusi: politica di protezione, interventi correlati a inquinamento di aria, acqua, e suolo; patrimonio naturale ed edilizio; forniture di acqua e fognature; prevenzione di inondazioni e protezione delle coste;
- Agricoltura (inclusa l'attuazione della Politica Agricola Comune della Ue); pesca, e foreste,
- Sport ed arti
- Ricerca e statistica in relazione alle materie devolute
- Legislazione sugli Enti Locali


La Scozia nel Regno Unito
Lo Scotland Act, nell’Allegato 5, enumera quegli ambiti che rimangono riservati a Westminster. Questi includono:
- La “Costituzione” del Regno Unito (comprese la Monarchia, l'Unione dei Regni di Scozia ed Inghilterra, il Parlamento del Regno Unito)
- I Partiti Politici (la registrazione e così via)
- la Politica Estera, incluse le relazioni con le Comunità Europee;
- la Difesa;
- la Sicurezza Nazionale
Si elencano poi, sempre nell’Allegato 5, varie altre materie, tra cui: la politica economica, fiscale e monetaria, i mercati finanziari, la lotta alla droga, l’immigrazione e la cittadinanza, le armi da fuoco, l’estradizione, la proprietà intellettuale, la protezione del consumatore, il servizio postale, lo sfruttamento di campi petroliferi (di cui le zone scozzesi del Mare del Nord sono ricche !), l’energia nucleare, il trasporto su ferrovia e su strada. Sono spesso inserite tuttavia delle eccezioni all’interno di questa o quella area riservata, così che il confine fra queste e quelle devolute appare frastagliato.
La Scozia rimarrà parte integrante del Regno Unito e la Regina continuerà ad essere Capo di Stato del Regno Unito. Il Parlamento del Regno Unito è e rimarrà sovrano. Non verrà più garantita alla Scozia la lieve sovrarappresentazione di cui gode alla Camera dei Comuni, dove oggi dispone di 72 seggi su 659.
I limiti alla legislazione scozzese sono disciplinati dagli artt. 29 e 30 dello Scotland Act. In sostanza il Parlamento Scozzese esce dalle proprie competenze ogniqualvolta legiferi su materie riservate a Westminster, o su ambiti esterni alla Scozia, o in modo incompatibile con il Diritto Comunitario ovvero con la Convenzione Europea dei Diritti Umani. A deliberare sulla liceità di un progetto di legge del parlamento Scozzese alla luce di questi dettati sarà la Commissione Giuridica del Consiglio Privato di Sua Maestà, ma anche il Segretario di Stato (non si specifica mai nello Scotland Act se con questa espressione ci si riferisca a quello per la Scozia, figura che potrebbe in futuro sparire) può ordinare al presidente del Parlamento Scozzese di non sottoporre un disegno di legge all’assenso reale (cioè alla promulgazione).
I limiti sopra delineati, consentono al Parlamento di Edimburgo, nelle materie devolute, di emendare o respingere Atti del Parlamento del Regno Unito e passare una nuova legislazione propria.
Westminster, dal canto suo, è e rimarrà sovrana in tutte le materie; decide di esercitare tale sovranità devolvendo responsabilità legislative, senza in alcun modo diminuire i propri poteri.


Il Quadro Finanziario
I contribuenti britannici non dovranno subire conseguenze da decisioni locali che aumentano la spesa in Scozia.
Il bilancio delle istituzioni della Scozia verrà assegnato secondo il quadro già esistente per lo Scottish Office, e pertanto finanziato dal Tesoro britannico. Ultimamente il budget annuo dello Scottish Office si aggirava sui 14 miliardi di Sterline (circa 40mila miliardi di lire), ovvero quasi 3mila Sterline annue per ogni scozzese. Lo Scotland Act prevede che il Segretario di Stato versi “di volta in volta” denaro stanziato da Westminster, nel “Fondo Consolidato Scozzese”.
Il Parlamento Scozzese avrà libertà di spesa in questo quadro. Esso potrà inoltre variare l’ "imposta sul reddito”, in una misura non superiore al 3% in più o in meno. Questa facoltà è stata affidata grazie al SI' espresso dall'elettorato al quesito specificamente concernente tale questione, e proposto l' 11 settembre 1997 ai votanti, insieme a quello sull'istituzione del Parlamento Scozzese. A questo proposito lo Scotland Act detta attentamente le procedure e la definizione di chi debba ritenersi “contribuente scozzese”.


Questioni aperte
Alcune formulazioni sembrano avere lasciato spazio per soluzioni diverse. Ad esempio sui legami tra Edimburgo e l'Europa: potranno i rappresentanti scozzesi presenziare al Consiglio dei Ministri di diritto o saranno solo invitati ? E’ destinata a rimanere la figura del Segretario di Stato per la Scozia ? Si ritiene che non manchi un potenziale di conflitto fra i due parlamenti. Oggi sono laburisti il premier londinese ed il First Minister di Edimburgo, ed il Labour ha una maggioranza assoluta a Westminster e relativa a Holyrood, sede del parlamento Scozzese. Le probabilità di disaccordi aumenteranno, naturalmente, in caso di diverse appartenenze partitiche.


Un’iniezione di sistema proporzionale
La mancanza di maggioranza assoluta dei laburisti a Holyrood e la conseguente necessità di accordarsi con i liberaldemocratici per tenere fuori lo SNP, che è largamente il secondo partito di Scozia, deriva dal sistema elettorale applicato nelle elezioni scozzesi di maggio. Si è utilizzato un sistema parzialmente proporzionale, fornendo due voti all’elettore: uno per il collegio uninominale, ed uno per la lista regionale. I collegi elettorali sono quelli utilizzati per eleggere i deputati scozzesi a Westminster, tranne un seggio in più per le isole, per un totaledi 73. Le otto circoscrizioni regionali proporzionali sono servite ad eleggere 56 deputati, per un totale di 129 membri del Parlamento Scozzese.


Che fine fa lo “Scottish Office”?
Donald Dewar, già Segretario di Stato per la Scozia all’interno del Governo Laburista di Londra, è divenuto First Minister di Scozia, alleandosi con i Liberaldemocratici. Il First Minister dispone di poteri simili nei campi devoluti, a quelli del Prime Minister di Londra. Egli nomina i ministri, soggetti all’approvazione del Parlamento di Holyrood.
John Reid è il nuovo Segretario di Stato per la Scozia Gli indipendentisti hanno accusato Blair di volere tenere le redini sulla Scozia attraverso il permanere dello Scottish Office, specie considerando che Reid non aveva mostrato entusiasmo per la devolution. Lo “Scotland Office”, questa la nuova denominazione del secolare “Scottish Office”, rappresenterebbe non gli uomini della Scozia a Londra, ma gli uomini di Londra in Scozia. Non mancano polemiche anche a Londra sul mantenimento dell’Office, che per alcuni avrebbe perso ogni significato, poiché non gestisce né le materie devolute, né quelle riservate a Londra, che sono di competenza dei ministri del Regno Unito. Il suo compito residuo è quello di rappresentare la Scozia all’interno del Regno Unito, facendo sentire direttamente un parere scozzese nell’ambito delle materie riservate a Westminster. La relazione fra il Segretario di Stato per la Scozia e il First Minister, che gli subentra nella sede di Bute House ad Edimburgo, è considerata un territorio inesplorato. Circa quattromila dipendenti dello Scottish Office sono passati ora alle dipendenze del Parlamento e dell'’Esecutivo Scozzese. Allo Scotland Office rimarranno 130 persone, con una nuova sede a Glasgow, ed una base a Londra e Edimburgo.
Nel lungo termine la figura di Segretario di Stato per la Scozia ed il relativo Scotland Office potrebbero sparire. Nello Scotland Act ci si riferisce a funzioni da svolgersi da parte di un “Segretario di Stato”, senza specificare se questi debba necessariamente essere ancora “Segretario di Stato per la Scozia".




Cap. 3
Verso l'Indipendenza

Possibili passaggi politico-istituzionali
Il Partito Nazionale Scozzese è una formazione apertamente indipendentista. Lo SNP ha invitato a votare SI' alla devolution nella convinzione che si tratterà di un passo verso la riacquisizione di una piena soggettività internazionale da parte della Scozia. Questa convinzione appare oggi condivisa da un numero sempre crescente di scozzesi. L'opzione indipendentista è vissuta sempre più come effettivamente realizzabile.
I passi di un possibile cammino verso l'indipendenza della Scozia, nel corso dei prossimi anni, sono stati così sintetizzati dallo SNP:
- Viene ottenuta la maggioranza dei seggi scozzesi a Westminster, o al nuovo Parlamento Scozzese, da parte dello SNP.
- Nel corso della legislatura un Accordo sull'Indipendenza viene negoziato ed è redatta una Costituzione, che è quindi sottoposta al popolo per un referendum
- Dopo un voto in senso favorevole, è dichiarata l'Indipendenza ed hanno quindi luogo elezioni per un nuovo Parlamento Scozzese indipendente.


La Scozia in Europa e nel mondo: “Indipendenza in Europa”.
Nel Dicembre 1992 il Consiglio Europeo (vertice dei Capi di Stato o di Governo della Comunità) si tenne ad Edimburgo. Gli scozzesi ebbero modo di rendersi pienamente conto che altre nazioni europee piccole, come l'Irlanda o la Danimarca, a differenza della Scozia partecipavano a pieno titolo a negoziati cruciali per il futuro dei popoli europei.
La Scozia ha sempre guardato alla cooperazione in Europa e nel mondo. Gli scozzesi sono tuttavia una Nazione senza una propria voce internazionale?
La Scozia, nella visione dello SNP, sarà membro della Unione Europea e di un insieme di organismi internazionali, tra cui: le Nazioni Unite, il Commowealth, il Consiglio d('Europa, l'Unione Europea Occidentale, l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.
L'indipendenza e la dissoluzione di unioni sono fenomeni diffusi nel mondo in via di sviluppo. All'interno dello stesso Commonwealth ci sono esempi di divorzi civilizzati, come quelli tra Singapore e Malaysia, Kiribati e Tuvalu. Nuove accessioni all'Indipendenza sono divenute un fatto comune anche in Europa dal 1989. Lungi dall'essere impensabile, è oggi del tutto naturale che i Cechi, i Croati gli Sloveni o gli Slovacchi abbiano il proprio ruolo sulla scena internazionale . La verità incontrovertibile è che paesi piccoli godono di indipendenza e prosperità. Delle 35 nazioni più ricche del mondo, 25 hanno una popolazione di meno di 10 milioni.
L'Impero Britannico, con la sua grande visione, giusta o sbagliata che fosse, creava una cornice ben diversa da quella di un Regno Unito post-imperiale, inserito dal 1973 nella CEE, oggi UE.


Alcuni punti programmatici dello SNP
- Asilo gratuito per bimbi di 3 o 4 anni ed educazione superiore gratuita.
- Incremento delle riscorse della sanità in linea con le medie europee, e inversione della tendenza a privatizzzare
- Sostegno per i pescatori di Scozia, comprendente una rappresentanza più rigorosa in Europa.
- Una “Commissione sulla terra”, per un migliore uso della campagna scozzese.
- Un apprendistato nazionale e misure economiche per affrontare la disoccupazione.
- Un incremento nelle pensioni pubbliche.
- Rimozione degli armamenti nucleari dalla Scozia.
- Un atto che garantisca i diritti dei disabili
- Incoraggiamento alla cultura della Scozia


Alcune caratterizzazioni dello SNP lo differenziano sensibilmente dalla Lega:
- Lungi dal rifiutare qualsiasi collocazione sul continumm destra-sinistra, lo SNP si autodefinisce come partito di centro-sinistra.
- Lungi dal segnalarsi nella denuncia dell’immigrazionismo, lo SNP appare legato a tale visione. Va tenuto presente, comunque, che le proporzioni e le modalità del fenomeno immigratorio in Scozia non sono affatto così preoccupanti come da noi.
Come molti movimenti per l'Indipendenza dei Popoli, anche lo SNP ha dovuto replicare ai propri detrattori e lavorare duramente per costruire una fiducia in sé nel popolo scozzese. Il Giornalista ed ex Parlamentare George Reid ha scritto:
“Ogni tentativo di collegare lo SNP ed i nazisti è assurdo come mettere insieme il Labour e gli stalinisti. Ogni associazione dello SNP con la violenza è assurda, dati i suoi 60 anni di assoluta dedizione al nazionalismo civico pacifico”.


Economia: “Hanno seminato paura, noi offriamo speranza”
Il manifesto Elettorale dello SNP per le Elezioni Generali del 1997 si apre sottolineando che "L'indipendenza non è fine a se stessa, ma la chiave per la creazione di una nazione con forte economia in una società compassionevole e giusta ”.
Il programma economico appare concentrato su due pilastri: raggiungere un'economia prospera ed una società compassionevole.
Lo SNP ha studiato le necessità di Forze di Difesa Scozzesi adeguate alla futura indipendenza, aperte alle forniture delle imprese scozzesi competitive.

Restituita alla comunità internazionale una Scozia indipendente sarà una delle economie più prospere e di successo, con una società giusta al suo interno e darà forti contributi per lo sviluppo del mondo.
Per anni gli scozzesi si sono sentiti dire che il loro paese ha bisogno di venire pesantemente sussidiato. Tuttavia la Scozia risparmia di più ed esporta di più, pro capite, dell'Inghilterra.
Le analisi economiche dello SNP (vedi "Who benefits from Britain ? " April 1998 SNP Parliamentary Group) intendono mostrare quanto venga sussidiata l'area londinese dal resto del Regno Unito, laddove molti mass media e politici britannici tendono ad additare al resto dei britannici gli scozzesi come nazione strutturalmente assistita. In particolare si tende a mettere a nudo la massa delle cosiddette “spese non identificabili“. La spesa statale finisce per privilegiare “nascostamente” l'area della capitale.


Questioni istituzionali
In una intervista al settimanale statunitense “Newsweek”, il Convener (leader) dello SNP Alex Salmond ha rilevato che nemmeno una vita è stata persa, nel corso del XX secolo, né contro né a favore del nazionalismo scozzese. Egli prefigura un “divorzio di velluto“ che lasci Inghilterra e Scozia in condizioni di vicini e di amici, con comuni interessi in Europa.
E' stata spesso sollevata, contro le rivendicazioni nazionali scozzesi, la questione della riduzione dei parlamentari scozzesi a Westminster – leggermente in sovrannumero rispetto alla popolazione della Scozia - e della loro possibilità di votare su questioni squisitamente inglesi. Il Partito Nazionale Scozzese toglie ogni possibilità di utilizzare argomentazioni di tale natura. Secondo lo SNP, infatti, la riduzione ideale della rappresentanza della Scozia a Westminster sarebbe da 72 a ... zero. Lo SNP, inoltre, per principio, non vota quando si trattano questioni di stretta pertinenza inglese.
Una Scozia indipendente si darebbe una propria Costituzione scritta, a differenza della tradizione inglese. Il Capo di Stato rimarrà la Regina, o i suoi successori, a meno che, e fino a quando, un referendum dovesse emendare la Costituzione sotto questo aspetto. Secondo le proposte dello SNP la sovranità risiederà nel popolo di Scozia, e sarà esercitata attraverso il Parlamento. Questo contrasta con la situazione di Westminster, dove si applica il sistema inglese di sovranità parlamentare piuttosto che popolare.


Una primavera politica per la Scozia
Si assiste oggi ad una enorme crescita nella fiducia nella Scozia. Sono finiti i giorni delle lamentele sugli inglesi.
“Questo partito non dà la colpa agli Inglesi o ad alcun altro per la condizione della Scozia” ha dichiarato Alex Salmond “Ad ogni elezione abbiamo la possibilità di votare a favore dell'indipendenza”. E se scegliamo di non farlo è colpa mia, per non argomentare le ragioni abbastanza bene, o colpa del partito per non lavorare abbastanza duramente, o è una colpa del paese per non avere abbastanza fegato per la libertà. ” “L'autogoverno coinvolge il rispetto di sè e la responsabilità, da questo processo verranno nuove e migliori relazioni con i nostri amici a Sud del Confine.”

“Fermate il mondo! La Scozia vuole salire.”

Winnie Ewing, Presidente dello SNP

 

(*) Segreteria Politica Federale LN


 

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