«Trentine inavvicinabili»
Un manager single lancia la provocazione
- Il caso -
«Vivo qui da venti mesi e mi sono accorto che è praticamente impossibile conoscere una ragazza, le donne non parlano, ringhiano, sono sospettose e non sorridono»

Nel fiore degli anni, un buon lavoro, laureato, una bella presenza (dice lui). Eppure nessuna che contraccambi le sue attenzioni. Tutta colpa delle trentine conclude C.F., il nome intero preferisce non farlo pubblicare, un laureato di 36 anni approdato a Trento dopo aver girovagato per dieci anni. Originario di Benevento, vive in città da venti mesi, ma finora le ragazze non lo hanno notato. Tutta colpa delle trentine che quando provi a salutarle per la strada ringhiano, che non sorridono mai e se per caso provi un avance ti fulminano con lo sguardo. Un´ingiustizia bella e buona che lo ha spinto a scrivere all´Adige. Ma Adriana Volpe e Alessia Merz rispediscono, a nome di tutte le concittadine, l´accusa al mittente.

«Egregio signor Direttore. Ho resistito un anno e mezzo ma adesso non ce la faccio più e quindi mi permetto di scrivere questa lettera per segnalare un fatto, che potrebbe apparire marginale e irrisorio ma che in realtà (almeno per me) non lo è. Sono nato a Benevento, single, e da venti mesi vivo a Trento dove lavoro presso un´azienda con mansioni di responsabilità. Sono laureato, ho 36 anni, credo di essere una persona educata e piacevole nell´aspetto. In dieci anni di lavoro mi sono spostato più volte: Milano, Padova, Monaco di Baviera. Tutto questo per dire che ritengo di poter vantare una certa esperienza nel conoscere i caratteri delle persone. Ebbene, devo rilevare un aspetto che caratterizza questa città rispetto a quelle in cui ho vissuto: a Trento è praticamente impossibile conoscere una ragazza. Voglio essere franco: qui le ragazze non parlano, ringhiano. Sembra che parlare con una ragazza (in modo civile ed educato) sia sinonimo di violenza. Lo sguardo diventa cupo; in tutto il centro storico non ne vedi mai una che sorride, e se per caso ti permetti di fare un´avance indiscoteca o in un pub del tutto innocente, per tutta risposta ricevi un´occhiataccia che al confronto lo sguardo torvo di Lee Van Cleef nei film anni Settanta ti sembra un sorriso. Abbassano sempre il capo, sono più sospettose del tenente Colombo e parlano spesso in dialetto tanto che mi servirebbe un traduttore solo per essere mandato a quel paese. Probabilmente la colpa è mia, mi sono detto più volte, sbaglio tutto e non riesco a farmi accettare, ma poi parlando con dei colleghi (emiliani, piemontesi e veneti) ho scoperto che non è una impressione solo mia. Scusandomi dello sfogo (per la prima volta scrivo ad un giornale) vorrei solo lanciare l´invito alle ragazze trentine di sorridere un po´ di più: fa bene alla vita e rende meno "triste" chi abita questa bella e civile città».

Adriana Volpe
«Gente così dovrebbe farsi psicanalizzare». Adriana Volpe difende a spada tratta le sue concittadine. Le accuse del giovane manager non le vanno proprio giù: «Si comporta da ragazzino. Invece di scrivere ai giornali dovrebbe cercare di capire per quale motivo i suoi approcci non hanno successo. Le sue accuse mi fanno un po´ ridere. Lo stesso fatto che vi siano trentine come Alessia Merz, Francesca Neri e io stessa dimostra che le nostre ragazze non hanno una mentalità bigotta, ma che anzi sono aperte e gioviali. Io dico sempre, anche qui a Roma, che noi trentine non siamo chiuse, siamo autentiche. È tutta una questione di principi. Certo è che se l´approccio è sbagliato si danno poche chanche. Dipende anche da come un uomo si pone. Sicuramente questo signore non ha avuto il successo che si aspettava perché ha un atteggiamento sbagliato, magari un po´ troppo prepotente, un po´ troppo spavaldo. Cosa che sicuramente alle trentine non piace. Poi quando dice che non vede mai le trentine sorridere, bisogna vedere in che occasione è successo, magari vicino a loro c´era il fidanzato».

Alessia Merz
«Mah. Non mi sembra che questo giovanotto abbia ragione. Io sono trentina e sono all´opposto di quello che dice lui». Alessia Merz non vive più in città da quando aveva 17 anni, ma non si riconosce proprio nel ritratto tracciato dal giovane manager. «Mi sembra proprio esagerato. Naturalmente bisogna vedere come si è posto lui con le ragazze. A me non sembra che le trentine siano troppo riservate. Manco da un po´ di tempo, ma mi pare che generalmente vi sia allegria. In giro vedo molta gente sorridere e anche le ragazze. Se questo ragazzo dice che tutte si sono comportate male con lui, ci sarà un motivo. Forse è lui che si pone male e non sa come entrare in contatto nella giusta maniera con le trentine. Forse i suoi approcci non sono stati sufficientemente carini e simpatici. Dal canto mio, penso che sia anche una questione di educazione. Dipende molto dall´ambiente in cui si è cresciuti. Personalmente mi sento aperta e solare. Forse proprio per questo faccio il mio lavoro».


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