un onore per il Trentino

Vincitore del Giro d'Italia, a un passo dal mondiale
GILBERTO "GIBI" SIMONI
Il campione che non fa notizia

____________________________di Marco "Malaman"____________________________

luglio 2001
Vincitore del giro d'Italia 2001 quasi nell'anonimato, non si è mai perso in chiacchere e polemiche. Pedalata dopo pedalata ha riportato in Trentino gli allori del ciclismo mondiale. Nativo di Palù di Giovo, come l'ultimo vincitore trentino del Giro Francesco Moser, ha lanciato la sfida ai grandi tra la sua gente sulla Marmolada, infiammando lo spirito dei trentini accorsi a centinaia di migliaia sulle salite del giro.
Assieme agli altri trentini al giro (Stefano Casagranda, Guido Trenti, Domenico Gualdi, Mariano Piccoli) Gilberto più di tutti ha avuto il merito di "aver rinnovato una tradizione sportiva che in Trentino conosce già una lunga e gloriosa storia. Una tradizione fatta di grandi imprese e di tanti trionfi. E in secondo luogo - ha pronunciato Lorenzo Dellai, presidente della provincia ai corridori trentini al termine della corsa rosa - per il fatto che la vittoria di Gilberto Simoni cade in un momento poco felice di questo sport: ma voi tutti avete interpretato quest'avventura sportiva in modo sobrio e pulito e questo rappresenta una forte iniezione di fiducia nel ciclismo e nello sport in generale».
Il successo di Simoni è servito anche a riscattare il suo passato travagliato e oltre al sapore in se stesso della vittoria «nelle due tappe trentine del Giro ho provato davvero come è bello sentirsi trentini e come questo sport sia da noi ancora molto seguito da tantissima gente, specie dai più giovani» come disse in un'intervista al quotidiano "Alto Adige".
Gilberto è sinceramente molto attaccato alla sua terra e lo conferma in un'intervista RAI a T-Giro che ha concluso ufficialmente l'ultima diretta del Giro d'Italia 2001 a Milano.
«Gilberto, cosa ti rimarrà di questo Giro?»
«Mi rimarrà tutto ma terrò più nel cuore la gente lungo le tappe dolomitiche del Pordoi, casa mia.»



NON E' PANTANI, OSCURIAMOLO

Ignorato dalla stampa, offuscato dai Pantani a Gilberto non è importato e ha dimostrato il suo valore con i fatti. Si potrebbe citare un episodio che ha del metaforico, quando nella cronometro di Sirmione nella ruota anteriore di un Simoni lanciato come una lippa verso il secondo posto, si incastrò una pagina della gazzetta dello Sport che sfortuna, o scherzo del destino, volle che si infilasse proprio lì. Anche in quell'occasione «Gìbi» non cascò negli "sgambetti della stampa" e nonostante alcune sbandature rimase saldo in sella.
Non essendo un chiacchierone o un fanfarone alla Pantani, la stampa italiana non ha sempre sostenuto il corridore di Palù che invece si è dimosrato molto più onorevole e di grande umanità, ad esempio quando, con ancora la maglia rosa in bilico, fece vincere sulla Marmolada il suo compagno di fuga Cuapio Perez.
Altri esempi di scempio nei confronti di Gilberto Simoni sono riportati in un intervento di Mario Bortot al quotidiano Alto Adige il 10 giugno al quale altro non si può fare che sottoscrivere fino in fondo.


"Auro Bulbarelli & amici, come già l´anno scorso aveva fatto lo stanco De Zan (sulla Marmolada, Simoni secondo, e poi sul Gavia, Simoni primo) con una telecronaca che più piatta non si può hanno letteralmente snobbato il campione della Lampre.
«Bulba» e Cassani hanno visto di tutto, tranne l´azione limpida e irresistibile di Gilberto Simoni: «Pantani in difficoltà», «Frigo che reagisce», «Di Luca che brilla meno del solito», «Ullrich appesantito» (da birra e würstel?) «Gotti che si riprende», «Olano che insegue a fatica», «Gonzales poco speedy».
Un esercito di zombi che inseguono lui, l´innominato, il dimenticato, l´uomo che ha «rotto le uova» nel paniere Rai, quello che non lascia vincere qualcuno di più loquace, che non fa share, che uccide l´audience, ma che pedala, stringe i denti e vince.
«Frigo fa più immagine», si dice, «è più maturo dell´anno scorso, è un vero campione», «Frigo è un ragazzo d´oro» (soprattutto nei capelli), «Frigo biologicamente ha un anno in meno di quelli che ha», «Frigo ha un ritardo di dieci, poi venti, che diventano trenta, quindi quaranta secondi, un margine "non letale", recuperabilissimo». Invece ciao maglia, ciao Giro. Intanto Simoni è «rosa virtuale» ma nessun Rai osa dirlo. E dunque si parli ancora di Frigo, prima che nel suo frigo trovino il flacone galeotto, e che nel frigo ci finisca proprio lui, ibernato.
* * *
Il giorno dopo, sulle rampe di Ronzo, prima del Calvario di Santa Barbara, le sviste Rai si rinnovano, si moltiplicano. Ad un tratto, l´impossibile: Pantani «al naturale» si alza sui pedali e guadagna qualche decimetro sul gruppo dei migliori. La tivù si scatena, è l´apoteosi: il «ritorno del Pirata», la «riscossa del bandanato», «l´avevamo detto», «è il giorno buono» e via discorrendo. Una curva, dicesi una, ed il Pirata, scarburato come mai, viene inghiottito per sempre lungo la via Crucis dei derelitti. Penoso.
Simoni? È là davanti, che tira a tutta, fresco di maglia rosa, che prova a chiudere in anticipo i conti del Giro, ma nessuno in Rai se ne accorge; guai a vederlo, il cavaliere inesistente: destino degli umili. E mentre la maglia rosa tira e rintuzza, inzuppando di sudore i tornanti verticali di Santa Barbara, quasi sepolti dalla folla ubriaca, giù ad Arco il Giro mostra la sua faccia peggiore.
La cosiddetta «carovana Rosa», fatta di gentaglia col bollino sul vetro «checosìvaidovevuoi», invade la cittadina come nemmeno un´orda di barbari saprebbe fare: auto che posteggiano nelle aiuole, commercianti-nomadi - dalle enormi occhiaie nere - che urlano per le strade, camper pieni di gente anonima ma accreditata, amici degli amici di Cannavò in cerca di gloria, giornalisti che chiedono se Arco è in provincia di Verona.
Ai bordi delle transenne la folla respira lo smog, ascolta passiva i casini degli altoparlanti e viene sepolta da tonnellate di inutili omaggi, di quelli che il giorno dopo vanno dritti nel bidone. Ma per fortuna a tirarti su, a smorzare l´impatto di quel disarticolato bailamme vagante, ci sono loro, le «veneri dello spot», le modelle dal cavallo alto ma dallo sguardo un po´ cotto, sguinzagliate ad arte sui traguardi d´Italia, così la gente è felice e compra (ma chi l´ha detto?) di più.
Modello «guardare e non toccare». Ce ne sono ad ogni metro, fanno parte del carrozzone rosa: c´è miss «Enervit», miss «Air One», miss «Info12», miss «TelePiù», miss Televedo e, se sei d´accordo, Teletocco. Ma poi passa un furgonazzo diesel (non revisionato) che ti fa nero, e quando il fumo si dirada le bellone non ci sono più, per la gioia delle poche mogli «appresso» non ancora rottamate.
Quando credi che il peggio sia passato ecco un´altra ondata di micidiali «carri allegorici» dell´Italia che consuma, una carnevalata interminabile di baldacchini pubblicitari, camionicini sponsorizzati, fuoristrada portabottiglie (quelle giganti, esagerate anche per il Sahara), che scorazzano impuniti sulle strade dello Stivale divulgando il «verbo commerciale», regalando caos, aria irrespirabile e strombazzate fuori norma: la sagra dell´infrazione. Ne sa qualcosa il belga Rik Verbrugghe che negli ultimi metri della sua crono, tra le viuzze di Salò, si è all´improvviso ritrovato, bestemmiante, dentro l´autocolonna «rosa», rischiando di cadere e rompersi l´osso del collo.
* * *
Giro d´Italia, Giro d´affari. Ma il Ciclobusiness, oltre al solito, immancabile doping, sembra aver trovato anche un altro «nemico»: è Gilberto Simoni, l´«uomo normale» che non doveva vincere ma che ha vinto. Un campione di costanza, che da tre anni sale sul podio, dopo lotte impari coi «marziani» di turno: Pantani, Gotti, Garzelli...
Dicevamo, il Ciclobusiness. Per chi vende (e investe miliardi) sarebbe stato meglio gasare «Frigolandia» (la Lombardia) che, da sola, conta 9 milioni di potenziali consumatori, venti volte più popolosa del Trentino, che non arriva a mezzo milione.
Ma noi siamo sportivi e guardiamo alle imprese degli sportivi. E allora viva Simoni, che vogliamo nominare ancora un po´, per ripagarlo di ciò che la Rai doveva fare e non ha fatto (tranne la breve emozione di ieri, «un uomo solo al comando», nel nebbione del Mottarone).
Simoni, Simoni e ancora Simoni, nientepopodimeno che Simoni, immenso, roseo, gigantesco, unico, mitico, onirico Gilberto Simoni.
MARIO BORTOT





maggio 2002
Ci sono riusciti. A distanza di un anno dal trionfo sarà stata la sfortuna, una leggerezza di Gibì, un complotto... ma sono riusci a tagliare le gambe al corridore di Palù.
Non sappiamo se è sata colpa del dentista, del te della zia, di antidolorifici o di una serata brava in discoteca, sta di fatto che senza troppi complimenti qualcosa o qualcuno ha rovinato, speriamo non irrimediabilmente, la carriera di Simoni.

Da "l'Adige", 25 maggio 2002
Caso Simoni: tre giorni d’inferno

Il controllo del 24 aprile

* Il caso Simoni scoppia mercoledì scorso ma prende le mosse un mese prima. Il 24 aprile, alla vigilia del giro del Trentino, la Wada, agenzia mondiale del Cio per il controllo antidoping esegue un controllo a sorpresa all’albergo Sole dove soggiorna la Saeco-Longoni.

Il caso scoppia il 22 maggio
L’esito del controllo non si conosce fino a mercoledì scorso, 22 maggio, scoppia il caso. Gilberto Simoni è risultato non negativo ai controlli antidoping della Wada, l’agenzia mondiale del Cio. I test avrebbero evidenziato tracce di cocaina nelle urine dell’atleta a seguito di un controllo a sorpresa effettuato alla vigilia del giro del Trentino, il 24 aprile.

«Tutta colpa del dentista»
Il corridore di Palù si difende: quel giorno, dice, sono stato dal dentista per una otturazione e la sostanza curativa potrebbe aver contenuto la molecola della cocaina.
Il corridore, però, avrebbe dovuto presentare un certificato medico. Ieri Simoni parte regolarmente per la decima tappa del Giro d’Italia in attesa delle contro analisi e vince la gara con arrivo in salita a Campitello Matese.

Arriva la polizia
Neppure il tempo di gioire per la vittoria che a Simoni si presentano tre ispettori della squadra mobile di Trento presso l’albergo della Saeco. Interrogano Gilberto Simoni su ordine del pm Giardina che ha aperto un’inchiesta contro ignoti per «cessione di sostanze stupefacenti».

La tisana contesa
La spiegazione dell’anestesia fa acqua: gli scienziati smentiscono la tesi secondo la quale si possono rilevare delle tracce di cocaina dopo l’anestesia odontoiatrica. Ecco allora spuntare una nuova verità: il corridore avrebbe bevuto una tisana peruviana dalla zia Giacinta Moser. Nell’infuso ci sarebbero le foglie di coca, sostanza usata abitualmente in Sudamerica.

L’esclusione dal Giro
Ieri l’epilogo in questo travagliato Giro. Prima della partenza della dodicesima tappa l’annuncio dei ritiro di Simoni (Saeco) e Sgambelluri (Mercatone Uno) per «motivì di opportunità», come spiega il direttore della corsa Carmine Castellano. Il patron della corsa rosa ha infatti invitato le due squadre a ritirare i due corridori.


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