i soranomi de la Val

Non è mai facile sapere come siano nati e chi abbia iniziato a chiamare i propri vicini in modo diverso e ad appioppare soprannomi per lo più simpaticamente. Il grande difetto dei primierotti che ha segnato il corso storico, è sempre stato il grande e ingiustificato campanilismo, non solo tra comuni ma addirittura tra frazioni. Quasi mai questo è sfociato in guerriglie o scontri, quanto piuttosto al limite in reciproci sgambetti per quanto riguarda il prendere una decisione comune in materia ad esempio di strade o nella concorrenza nei mestieri e nella corsa ad avere la chiesa più bella o la sagra più riuscita.
Veramente a poco è servito il progetto del Comprensorio, primo in Trentino, che non è riuscito a fare la voce grossa per emergere dal dimenticatoio di Trento proprio per le beghe interne. Vedremo come finirà il progetto ambizioso di unione dei comuni dell'Alta Valle di Primiero (Fiera, Tonadico, Transacqua, Siror e Sagron-Mis) in un unico comune con un unico sindaco ed una unica giunta.
Con la malignità tra i centri abitativi sempre esistita dunque sono nati gli epiteti verso i convalligiani che con l'andare degli anni hanno perso sempre più la connotazione negativa fino a portare gli stessi abitanti ad esserne quasi orgogliosi. Ne è esempio la Zacalaresando di Transacqua o l'associazione Tonadighi Strighi. Dunque ancora oggi spesso utilizziamo questi soprannomi anche senza sapere bene il loro significato e perché i nostri vicini ci definiscano così.
Gli abitanti di Fiera di Primiero sono chiamati dagli altri valligiani Strapassìni (chiavistelli) o Brachi, cioè forti e robusti, non solo riferito al tipo di razza di cane.
Il termine Zacalaresi degli abitanti di Transacqua deriva dal fatto che i suoi abitanti sono notoriamente molto cocciuti e c'è chi dice che i Tresaqueri riescano pur di ottenere qualcosa anche a masticare i larici, che abbondano tra la grande vastità di boschi del territorio comunale. Probabilmente il detto è nato quando qualche boscaiolo si mise a masticare ("zacàr") la resina presa dai larici ("làresi") in quella che oggi possiamo considerarla una gomma americana.
Nelle frazioni di Transacqua (Pieve e Ormanico) gli aggettivi sono rispettivamente Saltamàndre (scavalca mandrie) e Strazapaltàn, cioè quelli che camminano nel fango sporcandosi le scarpe e seminandolo poi sui pavimenti (*). Un'ipotesi fa risalire il termine alle tremende alluvioni del passato. Gli abitanti delle altre località potrebbero aver visto i Romanighi indaffarati con il fango nelle abitazioni.
Il nome "Slapazùche" invece è detto per gli abitanti di Siror per via di un'antica leggenda. Si dice infatti che in cambio di una campana, di cui Siror, come dice il suo stemma sul gonfalone, era un gran produttore, il comune di Transacqua pagò i Sirori con un grandissimo carico di zucche. Da qui tradotto in dialetto "slapar" (mangiare avidamente, facendo rumore con le ganasce) "zùche" (zucche).
Per Tonadico con ogni probabilità si attribuisce la massiccia produzione del formaggio tipico primierotto, la Tosèla. La tosèla di Primiero è un formaggio fresco (una cagliata, più precisamente) che si può gustare solo a Primiero: viene prodotto con latte di vacca appena munto, in modo che resti intatta tutta la fragranza delle erbe dei pascoli di alta quota, in gran parte situati all'interno del Parco Naturale "Paneveggio-Pale di San Martino".
Tagliata a fette spesse circa un dito, la tosèla viene rosolata a fuoco basso nel burro finché diventa dorata da entrambi i lati.
Altro termine preso dalla quotidianità contadina è Gravatèl, derivante da un pesante slittino fatto di robuste tavole di legno, di noce nei più belli, generalmente ad un solo posto. le sponde laterali, verticali, erano laminate in ferro e terminavano dietro in una specie di manico dove potersi tenere con le mani. Portavano incastrata in alto l'asse orizzontale che fungeva da sedile, spesso imbottita, e davanti si alzavano in due volute più o meno ornate, unite da un bastone rotondo che serviva pure da appiglio. (*). Più difficile da trovare spiegazione ma più usato, anche dagli stessi, la denominazione Tonadighi Strighi, vale a dire streghetti, un po' per le leggende che girano attorno al Castel Pietra, un po' perché considerati maligni o con più probabilità per l'assonanza dei termini. Da sottolineare che nel medioevo i processi alle streghe in valle avvennivano proprio a Tonadico e forse ne è rimasto il ricordo.
Il soprannome per i residenti del paese in comproprietà dei comuni di Tonadico e Siror, San Martino, è quello di Saltamartìni, vale a dire nel gergo più comune cavallette, un po' per assonanza un po' per i grandi prati sotto le vette.
Il soprannome dei medaneschi è Gambaròi, gli sgambetti, o Orsi, per essere solitari in termini di comunità, molto indipendenti soprattutto amministrativamente, con anche una cassa rurale a parte rispetto alle altre comunità della valle. In dialetto la Gambarola è anche un calzettone senza piede, trattenuto in fondo da una fettuccia; si mette sopra altri calzini, con le scarpe alte e i calzoni corti (*), in uso in tutto il Tirolo e in Baviera.
Si attribuiscono caratteristiche simili agli abitanti di Imer, i Gòši, ritenuti avidi ed egoisti. I gòši vengono chiamati così per via del gozzo che veniva a molti a causa della mancanza di iodio e delle particolari acque che bevevano fino alla metà del 1900.
Essendo il paese più a valle Imer è visto come lontano e per questo più "selvaggio". Da questa percezione nasce il soprannome di Zùs-ci, cioè scompigliato, dai capelli lunghi e incolti.
Termini incoerenti per i canalini: Strasìnasachi (trascina sacchi) che evoca un immaginario di bruta laboriosità, ma anche Slìsi, cioè coloro che, ben vestiti, hanno tuttavia poca voglia di lavorare (*).
Andando verso il Passo Cinque Croci si raggiunge sotto il Cauriol il paese più "sperduto", vale a dire Caoria, villaggio di lunghe tradizioni "boschiere e di "siegadori". Troppo facile quindi chiamare gli abitanti Orsi e, tanto per rincarare la dose, sono visti dagli altri primierotti anche come "Begòni" (attaccabrighe) e "Strazacaore" (sciupa, strapazza capre). Il "Ge quà che te dago!" (vieni qua che ti meno!) si sosteneva fosse quasi un tormentone da quelle parti.
Non facilmente ipotizzabile l'etimologia di Pendoli riferiti agli abitanti di Ronco Cainari chiamati anche Revoltìzi (legno storto e attorcigliato).
Ignote anche le origini dei soprannomi degli abitanti delle Prade che vengono chiamati con termini presi da attrezzi agricoli: gli "Stòrti" sono i quattro segmenti del cerchio di legno della ruota del carro, fissati al mozzo (tèsta) dai raggi e tenuti uniti dal cerchio di ferro (zércol) (*); le "Branche" sono i manici dell'aratro, mentre le "Barèle" sono le carriole.
Sempre a proposito di mestieri Conza o Scábelamenti è il soprannome degli abitanti di Sagrón che erano tra i migliori artigiani della valle. Le loro occupazioni principali erano la concia delle pelli (conza) e la fabbricazione di sedie (careghèta). Un po' isolati dal resto della valle, assieme ai Gosalidini (di Gosaldo, in provincia di Belluno) inventarono un gergo tutto loro (lo "Scábelament dei Conza") in modo che nessuno capisse. Tanto per fare qualche esempio polenta e formaggio loro lo chiamano cich e taf mentre il latte è chiamato Mis de móncia che letteralmente sarebbe "acqua di mungitura". Mis per dire acqua è un'estensione del nome del fiume che passa per questi paesi, appunto il Mis, da cui prende il nome anche il paese che fa coppia con Sagrón.

Sono stati coniati anche soprannomi per gli abitanti in generale dei comuni della valle del Cismon, quella che assieme alla Valle del Vanoi e del Mis formano il distretto di Primiero, definiti "Gnàti" dai "Canalini" e "Sorch" dagli "Gnodoli", per via dei ricchi campi di grano che dipingevano la valle nei decenni scorsi.
Urbanisticamente parlando, Mezzano ed Imèr sono chiamati anche "Sotpieu", Sottopieve, oppure "Le vile de sot". Fiera, Siror, Tonadico, Transacqua e relative frazioni sono chiamate anche "Sorapieu", Soprapieve, ma anche "Le vile de sora".

m.m.d.



(*) (L.Tisot, Dizionario Primierotto)



In sottofondo: Tiroler Heimatlied



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