CAPUA
PORTA DEL SUD LA CITTA’ TURRITA DI FEDERICO II E LA CITTA’ FORTEZZA DI CARLO V Porto fluviale dell’antica rivale di Roma e culla della lingua italiana Principato longobardo e normanno, 500 anni fa fu saccheggiata dal Valentino (Paolo Mesolella)
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Capua è una città vi viene incontro con le cupole delle sue chiese, con la cerchia dei suoi bastioni, con il suo grande fossato verde e l’ampia curva del suo fiume, con i suoi giardini, i suoi monumenti, le sue fontane. E’ la città fortezza ideale di Federico II e di Carlo V , difesa e porta del Sud. Ha ereditato il nome ma anche l’arte della città più potente della Campania al punto da diventare “la città campana più storica e più illustre dopo Napoli”(Maiuri)
Introduzione.
Capua, antica capitale della Campania, secondo Cicerone, nel I sec. a.C. fu seconda solo a Roma, tra le città italiche. La definì infatti “altera Roma”, seconda Roma, e come Roma aveva un proprio Senato da cui l’acronimo S.P.Q.C. (Senatus Populusque Capuarum) impresso sulla facciata del palazzo municipale, antica sede della corte di giustizia. Tito Livio descrive la Capua del Iv sec. a.C. come la più grande e ricca città d’Italia. : estesa su 200 ettari di terreno. Prima era stata capitale della dodecapoli etrusca in Campania. .Il suo porto fluviale era Casilinum, l’attuale Capua in provincia di Caserta, dove i sopravvissuti della vecchia Capua (oggi Santa Maria Capua Vetere) ricostruirono la città distrutta dai Saraceni nell’841(e della quale è rimasto intatto il Ponte Romano sul Volturno). Prima infatti, si trasferirono sul Monte Palombaro dove fondarono Sicopoli e poi, nel 856, in seguito alla distruzione di Sicopoli, grazie al conte longobardo Landone I fondarono “Capua Nova” a ricordo della vecchia. Nel X sec. divenne contea e principato longobardo, nel 1062 principato normanno e poi città fortezza sveva, angioina, aragonese e dei viceré spagnoli. Ma soprattutto fu la città turrita di Federico II (che in essa volle rivivere le glorie dell’antica Capua), fortezza dell’imperatore Carlo V e vicecapitale del viceregno spagnolo. Fu inoltre città prediletta dai pontefici che, da Giovanni VIII a Onorio II vi tennero ben nove concili. Tra le sue mura si possono ammirare monumenti straordinari che vanno dall’epoca romana all’ottocento: torri, castelli, caserme e fortificazioni, cattedrali, chiese e conventi, palazzi patrizi, porte monumentali, ponti, pozzi, 15 fontane e musei ricchi di opere d’arte: sarcofagi, ceramiche, dipinti, affreschi, monete, pergamene, sculture, statue lignee e bassorilievi. Tra queste ultime le celebri Matres Matutae, oltre 150 statue in tufo grigio rinvenute in una favissa del VI sec. a.C. e che rappresentano la più preziosa testimonianza dell’arte e della religione popolare campana). Perfino una grande polveriera austriaca e un antico Teatro. Capua poi ha dato i natali alla lingua italiana col famoso placito di Arechi del 960, al poeta Pier Delle Vigne, notaio e consigliere di Federico II, a Ettore Fieramosca, l’eroe della Disfida di Barletta, al papa Onorio I e al musicista Giuseppe Martucci. A Capua 500 anni fa venne il Duca Valentino e la saccheggiò stuprando le sue donne, a Capua nel 1860 fu firmata la resa dell’esercito borbonico a Garibardi.
Il
nostro itinerario alla scoperta di Capua quindi deve necessariamente soffermarsi
solo su alcuni dei tanti monumenti che pure meriterebbero di essere ricordati:
– IL SACCO DI CAPUA DEL DUCA VALENTINO
– IL PLACITO CAPUANO
1
– LA PORTA E LE TORRI DI FEDERICO II
2
– IL CASTELLO NORMANNO DELLE PIETRE (e la SALA D’ARMI)
3
- IL CASTELLO DI CARLO V (e le
fortificazioni)
4
– IL MUSEO CAMPANO ( Le Matres e
La sala federiciana)
5
- IL
MUSEO DIOCESANO (L’exultet, l’evangelario, la Madonna della Rosa))
6
– L’ANNUNZIATA (interno)
7
- LA CATTEDRALE ( interno - Il
Cristo Deposto)
8
– S. ELIGIO ( Facciata –La Madonna della Purità)
9
– LE CHIESE LONGOBARDE
S. Maria delle Dame Monache
SS Rufio e Carponio
San Marcello Maggiore
10
– LE CHIESE PALATINE
San Michele a Corte
San Salvatore a Corte
San Giovanni a Corte
11
– ALTRE CHIESE DI INTERESSE
San Domenico
San Francesco
San Salvatore Piccolo
Santa Placita
Chiesa della Carità
Chiesa della Santella
12–
IL PALAZZO di PIER DELLA VIGNA
13
– IL PALAZZO di ETTORE FIERAMOSCA
14
– LA BASILICA DI DESIDERIO a Sant’Angelo in Formis (chiesa – affresco s.
Angelo)
15
– LA POLVERIERA AUSTRIACA
16
– LA CHIESA DI S. LAZZARO E IL
LAZZARETTO
17
– Il PALAZZO DELLA GRAN GUARDIA (foto)
18
– LE FONTANE (foto)
19
– IL TEATRO RICCIARDI (foto)
20
- IL PONTE ROMANO SUL VOLTURNO (foto)
S.P.Q.C.
La città di Capua ha due stemmi sormontati dal motto S.P.Q.C. Il primo rappresenta una coppa a base d’oro dalla quale si ergono sette vipere e draghi coronati, in campo rosso. Il secondo consiste in una croce rossa coronata d’oro in campo d’oro. I due stemmi sono emblematici della sua duplice origine. Il primo stemma infatti, il più antico, si ricollega alla prima Capua fondata dagli Osci i quali avevano per divinità un serpente e i sette serpenti rappresenterebbero gli eletti al governo della città; il secondo stemma, invece, più recente, ritrae l’insegna cristiana ed ha origine dal principe longobardo Pandolfo Capodiferro, il quale riportò a Roma papa Giovanni VIII che si era rifugiato a Capua dopo essere stato cacciato dai Romani, oppure per la partecipazione alle crociate del principe normanno Roberto di Capua.
QUANDO
CAPUA E LE SUE DONNE FURONO VIOLENTATE
E’
tristemente famoso il sacco di Capua, perpetrato dai francesi dell’Aubigny e
del duca Valentino ai danni della città il
24 luglio di 500 anni fa. Nemmeno le monache, scrive il Guicciardini, furono
risparmiate, al punto che “alcune di esse spaventandole meno la morte che la
perdita dell’onore, si gittarono chi nei pozzi, chi nel fiume. Il Duca
Valentino, luogotenente del re di Francia, le volle vedere tutte (nude) e
consideratele diligentemente, ne ritenne 40 delle più belle”. L’atroce
carneficina durò tre giorni durante i quali “i corpi dei morti venivano
spogliati dalle meretrici francesi che, spinte della pietà, scannavano gli
uomini feriti”. Per sfuggire alla violenza, 12 monache del monastero
benedettino di S. Maria, si gettarono nel fiume, la 13^, suor Giovanna Della
Vigna, si buttò nel pozzo di S. Benedetto, mentre la nobile Laura Antignano si
buttò nel Volturno preferendo morire piuttosto che essere violentata. E poi
bambini uccisi e preti ammazzati
sull’ altare. Nella cattedrale di Capua, il Duca Valentino, il 10 agosto 1497
aveva incoronato Federico II d’Aragona re di Napoli poi aveva chiesto
in moglie la figlia Carlotta con il Principato di Capua in dote, ma Federico
rifiutò, allora il Borgia decise di distruggere Capua appoggiando Luigi XII di
Francia. Così il 12 luglio 1501 l’esercito francese si avviò alla conquista
del Napoletano, iniziando proprio da Capua. 35 mila francesi erano al seguito
dell’Aubigny, 13000 soldati e guardie al seguito del Valentino. L’assedio
durò undici giorni, poi il Valentino tramò il tradimento: i francesi
prima si fecero introdurre in città promettendo la pace e poi iniziarono
l’uccisione di cinquemila capuani.
Il
Placito di Capua è del marzo 960 e rappresenta il primo documento in volgare
della lingua italiana. Redatto dalla cancelleria giudiziaria del principato
longobardo di Capua contiene la famosa formula in volgare “Sao ko kelle terre,
per kelle fini qui ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti”(So
che quelle terre , entro quei confini di cui qui si parla, le ha possedute per
trent’anni l’abazia di S. Benedetto). Con questa formula fu risolta una lite
giudiziaria fra l’abate Aligerno del monastero di Montecassino e un uomo di
Aquino. Tre testimoni comparsi dinanzi al giudice Arechisi, deposero a favore
del monastero, avendo in nano una carta e indicando con un dito i confini del
luogo che era stato occupato illecitamente da un contadino dopo la distruzione
dell’abazia ad opera dei Saraceni nell’885. La formula in volgare campano,
ripetuta 4 volte era stata inserita nella sentenza scritta in latino emessa a
fine processo.
1
– LA PORTA E LE TORRI DI FEDERICO II
(
+ Foto TORRE)
Federico
II definì Capua “Chiave del Regno” e vi fece erigere nel 1234 presso il
Ponte Romano, sull’Appia una Porta fortificata che controllasse l’ingresso
della città, ornandola di un arco di trionfo posto tra due Torri, costellate di
statue e sculture. Novello Augusto intendeva continuare così, nella nuova Capua
le glorie dell’antica. Del monumento oggi restano le basi ottagonali delle
Torri, la porta d’ingresso e le feritoie, mentre i sotterranei, articolati in
più ambienti, presentano i resti di due scale. I reperti della Porta, distrutta
nel 1557 per ordine del viceré Duca D’alba, sono conservati nel museo
Campano. E delle 13 sculture iniziali restano la statua acefala
dell’imperatore Federico II, i busti di Pier della Vigna e di Taddeo da Sessa,
una testa di Zeus e femminile simbolo di Capua Fideli, il busto di Giove, 6
antefisse e il volto di uno giovane. Federico II
fece costruire la Porta per
emulare la grandezza di Roma. Nel suo genere era l’opera più bella del tempo
e la più esplicita ideologicamente. Secondo Abulafia, infatti, doveva ricordare
il potere della monarchia a chiunque facesse il suo ingresso a Capua, la prima
grande città del Regno. Era poi un monumento di arte profana rivolto contro lo
Stato pontificio. Su di esso infatti, erano rappresentati la glorificazione
dell’imperatore e dei suoi consiglieri, e la personificazione della stessa
città di Capua. Un’opera scandalosa per i suoi contemporanei.
Del resto lo storico Riccardo di San Germano ricorda che per costruirla
Federico II fece demolire due chiese. Era una porta bellissima, a tre piani: al
centro c’erano la statua regale dell’imperatore tra le statue di Pier Delle
Vigne (a destra) e di Taddeo da Sessa (a sinistra), simboleggianti il giudice
che assolve e il giudice che condanna. In basso, invece, sopra la volta della
porta, c’era una donna che rappresentava la fedeltà di Capua e che mostrava
un’aquila imperiale. Vicino vi erano raffigurati i trofei e le vittorie
dell’imperatore. Nel 1557 però , per ordine del viceré Duca D’Alba,
l’arco di Trionfo con le due Torri fu abbattuto.
2
- IL CASTELLO NORMANNO DELLE PIETRE (foto
Castello e Sala d’armi)
Il
“Castrum Lapidum” fu costruito nel 1058, al tempo del Principe normanno di
Capua Riccardo I, dall’architetto Poldo, il quale, per la costruzione, utilizzò
blocchi calcarei (pietre) provenienti dall’anfiteatro capuano. Ampliato nel
1062, fu più volte rimaneggiato. Nel Quattrocento fu la residenza della potente
famiglia Marzano. Nel 1734 fu adibito ad ospedale per le truppe spagnole e, dal
1806, ad arsenale militare. Della struttura originaria conserva la cinta
muraria, una parte del corpo della fabbrica principale ed una torre quadrata a
blocchi calcarei alta 27 metri. Questa è suddivisa in tre piani: i primi due,
con feritoie, il terzo con tre grandi bifore ogivali, feritoie e merli
ghibellini a coda di rondine. Le otto finestre inserite nella parte centrale del
castello, invece, sono di età aragonese. Vicinissima è la monumentale Sala
d’Armi. Oggi, nonostante la torre nel
1875 sia stata dichiarata monumento nazionale, la struttura è inaccessibile ai
visitatori perché occupata dalla sede della
polizia.
3 -
IL CASTELLO DI CARLO V (+ Foto Castello e fortificazioni)
E’
un’opera imponente, e fu lo stesso imperatore Carlo V, in visita a Capua il 23
marzo 1536, a promuoverne la costruzione durante il viceregno di Don Pedro de
Toledo. Fu eretto, tra il 1542 ed il 1552 su progetto dell’ architetto
militare Gian Giacomo dell’Acaya (lo stesso di Castel S. Elmo a Napoli) e
dell’ingegnere capuano Ambrogio Attendolo. Con la complessa cinta di mura
bastionata rappresenta uno dei più importanti centri fortificati della
Campania. Presenta un impianto quadrato con bastioni lanceolati sui vertici,
occupa una superfice di 8500 mq. ed è circondato da un profondo fossato e da
bocche traditorie. Per molto tempo è stato sede del Governatore e poteva
ospitare 1000 uomini. All’interno dei bastioni, con pareti scarpate,
orecchioni e galitte, vi erano
casamatte per il deposito delle polveri da sparo, oggi trasformate in
Sala riunione (casamatta bastione I), Museo delle macchine per la
produzione di cartucce (casamatta bastione II), cappella (bastione III), Sala
dei cannoni (bastione IV). Poi, a livello della corte, vi sono una sala
esposizioni, un’altra cappella (cinquecentesca), sale per cassule e sala
convegni. Nei sotterranei intercomunicanti, invece, vi era il deposito delle
armi. Poco distante dal bastione II poi, i Borbone nel 1848, destinarono parte
della fabbrica a prigione per detenuti politici: 9 ambienti coperti a volte con
otto feritoie per la luce. Una lapide ricorda il generale francese Boisgerard
ucciso durante i fatti d’arme del 1799. Nonostante la sua monumentale
bellezza, e i reperti che conserva, non è aperto al pubblico ed è visitabile
solo in rare occasioni, perché inserito nell’aria del Pirotecnico ed è di
proprietà del demanio militare.
4
- IL MUSEO CAMPANO (+ Foto MATRES e sala federiciana)
Aperto al pubblico nel 1874, si articola in 32 sale espositive ed ha la sua sede nel rinascimentale palazzo Antignano. Qui soggiornarono Alfonso il Magnanimo, Carlo di Borbone e Carlo V. Poi fu sede del Governatore. Di grande interesse il portale scolpito nel tufo di piperno con le insegne nobiliari degli Antignano: è tra i più significativi portali rinascimentali di gusto catalani presenti in Campania. Bello anche lo scalone. Il museo è suddiviso nei settori archeologico, medievale, moderno, pinacoteca e biblioteca. Nella sezione archeologica (che va dal VI sec. a.C. al II sec. d.C.) sono esposti vasi, terracotte, monete, sarcofagi figurati, antichità etrusche, greche ed egizie, affreschi e mosaici.Di particolare interesse sono la Sala Mommsen con la ricca raccolta di lapidi ed epigrafi, la famosa sala delle Matres Matutae, circa 200 statue votive di tufo grigio scoperte nel 1845 in un santuario dedicato alla dea della fecondità e databili dal VI sec. a.C.:donne sedute con in braccio bambini in fasce disposti simmetricamente per due, quattro, sei bambini. Appaiono disposte intorno alle parti del museo, come lo erano allora in quelle del tempio. Poi un’interessante collezione di piatti con pesci, unica al mondo per la varietà dei pezzi. E le famose terrecotte offerte come ex voto nei santuari capuani. Nella sezione medievale sono esposte sculture federiciane e bizantine con sarcofagi e sculture tra le quali quelle di Pier Delle Vigne, Taddeo da Sessa e Federico II, Capua Fidelis e Giove. La pinacoteca, invece, raccoglie una pregevole sezione di pittura napoletana del 400 e 500 tra cui un raro dipnto su tavola di Vivarini ed un trittico cuspidato del Palermitano. La biblioteca, infine, oltre a 50.000 volumi, presenta 3067 manoscritti, 10 incunaboli, 187 cinquecentine e mille pergamene di età longobarda, sveva e normanna molto utili per la ricostruzione storica politica e culturale dell’ identità campana. Tra i manoscritti quelli di Vanvitelli e Garibaldi. Presidente del comitato tecnico esecutivo del museo è l’on. Sgarbi.
5
- IL MUSEO DIOCESANO (+
Foto Evangelario, Madonna della rosa)
Il museo del tesoro della Cattedrale metropolitana di Capua conserva tessuti, reliquari, argenti, ori, dipinti, sculture, libri e reperti che per la loro preziosità sono raramente visibili; tra questi i cristalli di rocca intagliati di arte islamica, il Rotolo dell’Exultet di arte campana dell’XI sec., l’Evangelario di Alfano, di bottega orafa palermitana del XII sec. , la cassetta-reliquario dei SS. Prisco e Stefano del XIII sec. e la Rosa d’oro, dono di papa Benedetto XIII. La pergamena dell’Exultet si presenta in 5 frammenti, con scrittura beneventana e parti miniate in rosso e verde. Rappresenta l’unico esemplare di codice miniato conservato a Capua. Vi sono raffigurati: la Crocifissione e le Pie donne, l’Anastasis, le Api al lavoro e l’Annunciazione. L’Evangelario dell’arcivescovo Alfano, invece, è di bottega orafa palermitana ed è impreziosito da lamine d’oro, gemme e smalti. La sua produzione è da collocarsi al tempo della canonizzazione di Tommaso Becket (1173). Le tavolette costituirebbero un dono della casa d’Altvilla all’arcivescovo di Capua Alfano al quale Guglielmo il Buono aveva affidato l’incarico di organizzare un’ambasceria presso la corte di Enrico II per ottenere, insieme a Tommaso Becket, la mano della figlia Giovanna. Sulla prima valva, rivestita di lamine d’oro e gemme preziose, vi sono raffigurate il Crocifisso con la Madonna e S. Giovanni, gli apostoli Pietro, Paolo, Simone e Filippo, e i santi Andrea, Tommaso, Giacomo e Taddeo. Nella seconda valva invece, vi è il Cristo Pantocratore e Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury. Il Reliquario dei SS. Prisco e Stefano, invece, è una cassetta di legno rivestita da 8 lamine d’argento dorate. Il reliquario è uno dei pezzi più antichi ed importanti del Tesoro della Cattedrale. Un tralcio di vite incornicia la Madonna e Cristo e Sant’Agata, San Blasio, San Prisco e S. Stefano. Altre preziose opere sono la Madonna col Bambino e i SS setfano e Lucia, tavola di Antoniazzo Romano del 1482, la Madonna della Rosa, tempera su tavola di autore ignoto del XIV sec e l’olio di Bernardino Cesari raffigurante i SS Stefano ed Agata.
6 -
L’ANNUNZIATA (+ FOTO
INTERNO)
E’
la più bella e ricca chiesa di Capua. Di stile rinascimentale, fu eretta tra il
1531 e il 1574 su un’altra chiesa di epoca angioina. La facciata conserva
paraste corinze e materiale di spolio proveniente dall’anfiteatro della
vecchia Capua. Poi due statue del 600 raffiguranti S. Antonio abate
e S. Lucia ed un rosone in tufo di piperno raffigurante una corona di
fiori. Sul lato destro presenta una struttura ad arco attraverso la quale
passavano le suore del vicino convento poi diventato conservatorio.
All’interno della chiesa, invece, si possono ammirare il bel soffitto
cassonettato in oro zecchino, l’alta cupola su tamburo, opera dell’arch.
Domenico Fontana, uno splendido matroneo e interessanti tele del 700. Poi,
altari barocchi del 600, due cori lignei del XVI sec.
(uno dei quali proveniente dalla chiesa dei benedettini), il bel dipinto
settecentesco dell’Annunciazione di Francesco De Mura e la cassa armonica del
vecchio organo suonato da Mozart durante il suo primo viaggio in Italia. Dalla
piazza si vede la casa natale del musicista Giuseppe Martucci.
7 -
LA CATTEDRALE (+ FOTO INTERNO E DEPOSIZIONE)
Fu
eretta nell’856 d.C. dal vescovo longobardo Landulfo, utilizzando
24 colonne di spoglio dell’anfiteatro campano. Nel 966 fu dichiarata
chiesa metropolitana da papa Giovanni XIII. Nell’XI sec. vi fu aggiunto il
quadriportico detto del “paradiso” perché luogo di sepolture: presenta
colonne, capitelli di spoglio e antichi bassorilievi provenienti
dall’anfiteatro campano. L’interno del tempio invece, presenta tre navate
con cappelle laterali. Il campanile (dell’XI sec.) poi è suddiviso in quatrro
ordini: i primi due utilizzano blocchi lapidei provenienti
dagli edifici della Capua romana, gli altri, in mattoni e piperno,
presentano grandi bifore. In seguito ai bombardamenti del 1943 molti epore
musive e scultoree andarono distrutte: sono rimasti il candelabro pasquale
normanno del 1073, un sarcofago di età imperiale, una tela raffigurante
l’Assunta di Francesco Solimena, un’Addolorata della scuola di Canova, la
celebre Madonna della Purità degli Alemanno del 1460 e la scultura
dell’Immacolata donata allacittà da Ferdinando II di Borbone. Nella cripta,
poi, c’è una preziosa Deposizione in marmo di Matteo Bottiglieri del 1724. La
cappella del Corpo di Cristo infine conserva il tesoro con arredi sacri,
tessuti, statue d’argento, oggetti in oro e libri. Qui il 10 agosto 1497
Cesare Borgia, detto il Valentino, incoronò Federico II d’Aragona re di
Napoli.
8
– CHIESA E ARCO DI SANT’ELIGIO
(Foto Madonna della purità)
Costrita
in età angioina (1286-1296) da Bartolomeo di Capua, logoteta di Carlo II d’Angiò,
si affaccia sulla Piazza principale dei Giudici. E’ stata più volte
ristrutturata. L’attuale facciata del 1747, è di notevole interesse
architettonico e risale al periodo del tardo barocco napoletano, quando fu
ricostruita dai padri Teatini. Ai lati presenta i due stemmi della città. Il
campanile è di epoca rinascimentale. All’interno la chiesa presenta tra
l’altro un organo del 1485. e la statua di S. Sebastiano mentre la scultura
lignea della Madonna col Bambino detta “della Purità” attibuita a Pietro e
Giovanni Alemanno è stata collocata nel duomo. Sul coro, infatti, c’era una
colossale ancona lignea del 1480 costituita da cinque statue policrome raccolte
in una grande nicchia di legno trapuntata di stelle d’oro. Delle statue
rappresentanti S. Caterina, S.Giovanni Battista, S. Agata, S. Eligio e la
Madonna della Purità è rimasta solo quest’ultima cui si attribuisce un
episodio prodigioso al tempo del Sacco. Sulla destra presenta un arco con volte
a crociera ed una loggia ad archi binati. Alla chiesa era annesso un ospizio per
i pellegrini ed un “Hospitale” per lebbrosi ed appestati.
E’
l’unica chiesa di Capua a cinque navate: fu definita dal Granata, una delle
chiese più belle del Regno, per le sue dimensioni, per la bellezza degli
stucchi e per l’armonia dei volumi. Di fondazione longobarda (risale al X
sec.) e situata fuori le mura, fu inglobata nella cinta muraria in età sveva
L’attuale chiesa, consacrata nel 1726, è a croce latina con un suggestivo
ingresso a tre fornici, volte a botte, tre absidi e rivestimento in stucco. Il
vicino convento di epoca longobarda fu abolito nel 1812 e trasformato in
caserma.
La
chiesa di fondazione longobarda, passò ai monaci benedettini di Montecassinonel
IX sec. E’ stata ristrutturata in età romanica. Presenta sull’abside un
arco trionfale i laterizi con vasi fittili e sedici nicchie dov’erano
custodite le reliquie dei martiri capuani. Il suo impianto è di tipo basilicale
e triabsidato. La navata sinistra, si prolunga a sua volta con diverse cappelle.
L’altare è costituito da un
sarcofago di età imperiale.
S.
Marcello Maggiore
Edificata
nell’851, è la chiesa più antica, del periodo longobardo a Capua. In origine
a tre navate, fu in seguito trasformata ad unica navata. Di grande interesse
sono il porticato della canonica, costruito con materiale di spolio, e la navata
di sinistra che presenta otto campate a crociera. La porta aperta a settentrione
dell’XI sec. poi, conserva due stipiti a rilievo che raffigurano la Storia di
Abramo che sacrifica Isacco e le Gesta di Sansone. L’elemento orizzontale
proviene dal tumulo di Audoalt, conte di Capua antica nel VII sec.
10
– LE CHIESE DEI PRINCIPI LONGOBARDI ( foto affresco s. Michele a
corte)
Sono
tre le chiese palatine dette anche “a corte”.
S.
Salvatore,
fondata nel 960 d.C. presenta numerose testimonianze longobarde come le sei
colonne semincassate nei muri laterali, le tre colonne e i capitelli del
nartece. L’impianto è a tre navate con una sola abside. Nel XII sec fu
aggiunto il nartece ed il campanile romanico di tufo piperino con due ordini di
bifore. La tradizione attribuisce la sua fondazione alla contessa longobarda
Adelgrima nel 960, poi sepolta nella chiesa. Nelle pergamene del XII e XIII sec.
viene definita “cappella dei principi”. Anche la chiesa di S.Michele
(del X sec) fu cappella dei Conti e Principi di Capua. E’ molto bella.
L’ingresso presenta un triforium , riportato alla luce da un recente restauro.
I capitelli del nartece sono simili a quelli di S. salvatore a corte. Un secondo
triforium ad archi immette nel presbiterio. Ai lati strette scalette portano
alla cripta dove una colonna di granito ripartisce l’ambiente. E’ a navata
unica con un altare bizantino e resti
di affreschi del X sec. tra i quali il Cristo Pantocrator del catino absidale e
un bellissimo S. Michele arcangelo (XI sec.) sulla parete destra: l’aureola
bianca del santo è interamente scalfita a chiodo. Di S. Giovanni a
corte, databile al IX sec., invece, sono rimasti la cripta dove si vedono ancora
resti di affreschi e un capitello in sacrestia, simile a quello presente nel
cortile del palazzo Fieramosca. L’attuale veste è settecentesca. Dello stesso
periodo è la vicina Chiesa dei SS Nazario e Celso, ma è transennata a
causa delle vistose lesioni strutturali.
11
- ALTRE CHIESE
S.
DOMENICO, è stata costruita nel XIII sec insieme al convento, in occasione del
soggiorno in città di S. Tommaso. La bella torre campanaria costituiva una
delle 4 torri angolari del Palazzo dei Principi longobardi.
SANTA
PLACIDA. Presenta un delizioso campanile di fattura vanvitelliana. Nella cripta
conservava i resti della santa oggi custoditi nella cattedrale.
S. SALVATORE PICCOLO presentava un grande affresco di scuola giottesca oggi conservato nel Museo.
CHIESA
DELLA CARITA’. Eretta nel 600 ad aula ellittica, è un esempio di grande
qualità architettonica. Una facciata di scuola borrominiana si raccorda al
tamburo che maschera la cupola.
CHIESA
DELLA CONCEZIONE La facciata settecentesca, a doppio ordine, è caratterizzata
da nicchie che recano le statue di quattro virtù. L’interno è a navata unica
con abside piatto e stucchi nel presbiterio.
CHIESA DELLA SANTELLA.Fu edificata per ricordare il sacco di Capua del 1501, condotto dal Valentino. Oggi la chiesa, il cui nome si deve alla leggenda di Camilla Santella, è sede della Congregazione della morte.
12
- PALAZZO PIER DELLE VIGNE (+ Foto
Palazzo)
Raffinato
poeta della Scuola Siciliana, giurista, gran cancelliere di Federico II e autore
delle cosiddette “Costituzioni melfitane” Pier delle Vigne ha lasciato a
Capua il suo Palazzo. Probabilmente opera di Giuliano da Maiano, oggi presenta
un impianto aragonese ed una caratteristica disposizione simmetrica degli
ambienti. Alla simmestria della pianta poi corrisponde quella della facciata
principale con la caratteristica sequenza delle finestre ad arco sul piano
nobile. Di grande interesse sono anche il basamento ad arco (che si restringe
verso l’arco e costituisce la base delle paraste) il cortile con i quattro
arconi, la doppia parasta angolare e la trabeazione.
13
- PALAZZO FIERAMOSCA (+ Foto Palazzo)
Ettore
Fieramosca fu l’eroe della Disfida di Barletta, del 13 febbraio 1503. Durante
la guerra franco spagnola del 1503 infatti il capitano francese Guy de La Motte
accusò di codardia gli italiani che combattevano nelle file degli spagnoli.
All’accusa fece seguito la sfida tra i 13 cavalieri francesi guidati dal La
Motte e i 13 cavalieri italiani guidati dal Fieramosca che riportarono una
brillante vittoria. L’episodio, celeberrimo, è ricordato da Massimo
D’Azeglio. Il Palazzo Fieramosca, di impianto duecentesco, ha subito diverse
modifiche nel 400. Restano di grande interesse comunque la facciata con portale
ogivale e monofore ed il colonnato del cortile interno che presenta arcate a
tutto sesto e capitelli longobardi di spolio. Nella loggia della torre angolare
vi sono resti di pitture. Oggi la struttura è sede dell’Asl.
14
- LA BASILICA DI S. MICHELE ARCANGELO- (+ Foto
Basilica e affresco)
Una
visita particolare merita la basilica benedettina di S. Angelo in Formis
“la più grande documentazione pittorica d’ arte cristiana nel
Mezzogiorno d’Italia”, sorta
sui resti del tempio di Diana Tifatina, il più grande santuario della Campania,
arce sacra dell’antica Capua. Del tempio dedicato a Diana oggi nella basilica
sono rimasti il podio, 14 colonne, un sarcofago (trasformato in altare),
un’ara (diventata acquasantiera), iscrizioni, sepolcreti e perfino una parte
dell’antico pavimento del tempio in “opus tassellatum”.Il podio fu
costruito nella sua prima struttura intorno al IV sec. a. C. e fu ampliato nel
74 a.C. L’attuale piano di calpestio della basilica infatti è proprio
l’antico podio, in parte ancora visibile sotto un vetro. La basilica (sorta su
una chiesa longobarda del VI sec.) fu donata nel 1072 dal principe normanno di
Capua, Riccardo I, all’abate desiderio di Montecassino che l’abbellì con
affreschi e vi costruì un monastero benedettino. La basilica presenta un
portico a 5 arcate. Sopra l’architrave, due lunette: in quella inferiore c’è
l’arcangelo Michele vestito alla bizantina; in quella inferiore, la Vergine
orante tra due angeli. L’interno invece, è a pianta basilicale, con 14
colonne che disposte su due file di 7, che formano tre navate e tre absidi. Ma
ciò che rende unica la chiesa sono gli affreschi: sulle pareti laterali sono
rappresentati episodi del Vecchio Testamento disposti su due registri
sovrapposti; su quelli centrali, invece, vi sono descritti episodi del Nuovo
Testamento, disposti su tre registri. Tutti gli affreschi sono stati realizzati
tra il 1072 (anno della donazione) e il 1087 (anno della morte di Desiderio). La
loro lettura inizia dal catino dell’abside centrale per continuare sulle
pareti laterali, da sinistra a destra, dal 1° al 2° al 3° registro.
Nell’abside centrale c’è Cristo in gloria tra i simboli evangelici
(l’aquila, il leone, l’angelo, il toro); sulla destra c’è l’abate
Desiderio che offre il modello della basilica, al centro, gli arcangeli
Gabriele, Michele e Raffaele; a sinistra, San Benedetto. Sui piedritti delle
colonne invece sono stati raffigurati santi e profeti, tra i quali Davide e
Salomone, vestiti alla maniera normanna e rappresentanti Riccardo I
e il figlio Giordano I. Gli
affreschi, tutti di scuola campana e cassinese, sono una vera e propria Bibbia
illustrata.
La
polveriera austriaca fu costruita tra il 1715 ed il 1721 dal Tenente Colonnello
ingegnere militare Gabriele Montani. Si inserisce nel piano generale delle
fortificazioni della piazzaforte di Capua elaborato dal D’Herbort e voluto da
Carlo VI d’Austria durante il vicereame austriaco (1707-1734). Di forma
rettangolare, incassato nel terreno, comunicante tramite passaggi interrati con
i bastioni, l’edificio è in tufo e mattoni con mura di circa due metri di
spessore, munito di contrafforti e barbacani. E all’interno il deposito, ben
areato è coperto da volta a bote a schiena d’asino. La polveriera
settecentesca, è lunga m.25 e larga m.10;
è sottoposta al livello stradale di molti metri, ma ancora più in basso
c’è il grande deposito delle polveri da sparo. Nella sala superiore, invece,
vi sono molti ricordi di guerra dei soldati inglesi che vi sostarono nel
1943-45, con numerosi “tazebao” raffiguranti
scene di guerra o articoli di giornali in voga in quel tempo. Dopo la recente
opera di bonifica del luglio scorso la polveriera è stata anche aperta al
pubblico.
16
- LA CHIESA DI SAN LAZZARO (IL PRIMO LEBBROSARIO)
Il
più antico lebbrosario del mondo fu istituito nel 1200 da un gentiluomo capuano,
Lazzaro di Raimo. La sua famiglia è annoverata nel libro dei morti della chiesa
di Santa Maria delle Dame Monache a Capua. Durante la prima crociata i cavalieri
superstiti diffusero in Europa malattie sconosciute che avevano contratto in
Oriente e tra queste la più micidiale era la lebbra. Lazzaro di Raimo che era
stato nei luoghi santi, si prodigò per la realizzazione di un lazzaretto. Di
esso oggi non rimane che la chiesa, nelle vicinanze del camposanto di Capua.
17
– IL PALAZZO DELLA GRAN GUARDIA (BIVACH)
Di impianto seicentesco è stato in seguito ristrutturato. Era sede della
Gran Guardia. Sul prospetto ottocentesco si innalza la grande statua del re
Carlo II. Sull’archivolto del fornice centrale vi sono gli stemmi delle armi
cittadine e gli stemmi della città, del re e del viceré.
18-
LE FONTANE
Le
fontane di Capua vengono ricordate già nel settecento dallo storico Francesco
Granata che nella sua “Storia civile della fedelissima città di Capua” le
definisce “magnifiche”. Esse infatti svolgevano anche la funzione di arredo
urbano: fontane a colonna, a calice, a nicchia ecc. Tra le più grandi la Fontana
con Delfini” in Piazza Commestibili. Il piedistallo ha la base riangolare,
ai cui vertici sono poggiati i delfini che versano l’acqua. La Fontana a
calice (in Piazza S. Tommaso D’Aquino. La vasca inferiore ed il pidistallo
sono ottocenteschi, mentre il catino sembra risalire al XVI sec. sulla sommità
c’è uno degli stemmi cittadini con il calice e l’idra a sette teste sembre
rinascenti, che rimanda alle origini osche ed etrusche dell’antica Capua. Poi la
Fontana a nicchia in Via Seggio dei Cavalieri, che conservava la statua di
Nettuno, la Fontana a colonna del 700 situata di fronte alla cattedrale e
che presenta al centro della vasca una colonna in sostituzione del cero pasquale
che oggi si trova all’interno del duomo. Un’altra Fontana a colonna
di ferro in Via Roma porta scolpito
il volto di un leone dalla cui bocca fuoriesce il getto d’acqua
19
- IL TEATRO RICCIARDI (+
Foto Teatro)
Nella
relazione del 1893 alla Commissione Conservatrice dei Monumenti, lo storico
Gabriele Jannelli afferma che il teatro comunale di Capua ha origine dal 1595.
In tale anno infatti fu deciso di spendere 100 ducati per “l’apparato delle
Commedie dentro del magazzino della Regia fortificazione della città”. Nel
1781, però l’edificio venne ristrutturato dall’arch. Francesco Gaspari
secondo il gusto neoclassico e fu arricchito dell’elegante loggia ionica
architravata. La facciata conserva ancora i caratteri neoclassici. La parte
inferiore presenta una fascia basamentale dove si aprono porte aggiunte. Nella
parte superiore invece, si alternano finestre e finestrini quadrati con fasce a
rilievo, sovrastati da lla loggia scandita da un colonnato con capitelli ionici.
Gli angoli sono costituiti da archi a tutto sesto poggiati su ritti a forma di
colonna e balaustrata a colonnina. “Le paraste sormontate sempre da capitelli
ionici si raddoppiano proprio all’angolo ripetendo una soluzione tipica
dell’architettura ottocentesca”(Jacobitti)
20
– IL PONTE ROMANO SUL FIUME VOLTURNO
1-
PANORAMA DI CAPUA
2
– UNA DELLE DUE TORRI DI FEDERICO II
2
– IL CASTELLO NORMANNO DELLE PIETRE
3
- IL CASTELLO DI CARLO V
5-6
– IL MUSEO CAMPANO ( Mater Matuta
e Sala Federiciana)
7-8
- IL MUSEO DIOCESANO(Reliquario di
S.Prisco, Pergamena dell’Exultet, Madonna dela Rosa)
9
– L’ANNUNZIATA (l’interno)
10
- LA CATTEDRALE ( interno, il
Cristo di Bottiglier)
11
– CHIESA S. ELIGIO interno (la
Madonna della Purità)
12-13
– LA BASILICA DI DESIDERIO a S. Angelo in Formis (La Chiesa, affresco di
Cristo)
14
– LE CHIESE PALATINE (S. Michele- affresco S. Michele a corte X sec)
15
- SS RUFO E CARPONIO
16
– PALAZZO DELLA GRAN GUARDIA
17-
Il PONTE ROMANO sul Volturno
18
– TESTA DEL DIO VOLTURNO, Chiave d’arco dell’Anfiteatro romano, nel museo
19
– IL TEATRO RICCIARDI
20
– LA POLVERIERA AUSTRIACA
21
– ARCO DI PORTA NAPOLI
22-
PERGAMENA dell’EXULTET
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