SANTA MARIA CAPUA VETERE NELLA CITTA’ DI SPARTACO,
INAUGURATO IL MUSEO DEI GLADIATORI
(Paolo Mesolella)
|
Il Museo dei Gladiatori è un’esposizione unica nel suo
genere; inaugurato il 16 novembre scorso, presso l’antiquarium
dell’anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) presenta
innovative soluzioni espositive come la ricostruzione di un settore dell’arena
dell’anfiteatro in cui si svolge un combattimento tra gladiatori e belve. La
mostra permanente è stata allestita dalla Soprintendenza archeologica delle
Province di Napoli e Caserta in collaborazione con il Comune di Santa Maria
Capua Vetere, la Regione Campania e la Società Cooperativa archeologica e si
avvale della consulenza scientifica del sovrintendente archeologo De Caro e della dott.ssa Valeria Sampaolo, responsabile
dell’ufficio archeologico e del Museo dell’Antica Capua. Un museo
sull’affascinante mondo dei gladiatori e dei giochi dell’arena, con bassorilievi
di marmo con scene di caccia, pannelli
ricostruttivi dei giochi, fregi e copie di armi gladiatorie provenienti dalla
caserma dei gladiatori di Pompei.
L’Antica Capua e l’Anfiteatro
Altera Roma, la seconda Roma; così Cicerone nel I secolo a. C. definisce l’antica Capua, corrispondente all’attuale Santa Maria Capua Vetere. E come Roma aveva un proprio Senato da cui l’acronimo S.P.Q.C. (Senatus Populusque Capuarum). Fu l’ antica capitale della Campania. Tito Livio descrive la Capua del IV sec. a.C. come la più grande e ricca città d’Italia: estesa su 200 ettari di terreno. E’ stata la capitale della dodecapoli etrusca in Campania. Ha ospitato celebri santuari come quelli di Diana Tifatina e di Fondo Patturelli con le famose Mater Matutae; ha visto nascere la più antica scuola gladiatoria del mondo romano ed ha ospitato Annibale ed il suo esercito durante i leggendari ozi di Capua. E’ diventata col tempo un importante centro cristiano, con basiliche e catacombe, al punto che l’imperatore costantino gli attribuì la sede del Consularis Campanile e fece edificare la Basilica Costantiniana. Della grandezza di un tempo rimangono ancora notevoli tracce nel Mitreo (sorto nel II sec. d.C. e dedicato al culto del dio Mitra), nel Criptoportico (il più grande in Campania, a tre bracci che raggiungono i 97 metri), nella Domus tardo imperiale di Via degli Orti (I sec. d.C.), nella Domus del liberto Publius Confuleius Sabbio (I sec. a. C.), nella Domus con fontana di Via Bonaparte (I sec. d.C.), nel battistero della basilica costantiniana (uno dei più notevoli esempi di architettura paleocristiana in Campania), nelle catacombe di Sant’Agostimo, vescovo e martire di Capua, nell’Arco Trionfale dell’imperatore Adriano, nelle cosiddette “Carceri Vecchie” (del I sec. d.C. , ritenute dalla tradizione un carcere per i gladiatori), nel Museo archeologico dell’Antica Capua dove si conservano reperti dell’età del bronzo, del ferro, oggetti di bronzo e di terracotta (VI –III sec. a. C.), sepolture con vasi di corredi, oggetti votivi e statue.
Ma è l’anfiteatro il più bel monumento dell’antica Capua, secondo come grandezza solo al Colosseo. Fu costruito tra la fine del I e gli inizi del II secolo d. c. sul vecchio anfiteatro nel quale si esibì Spartaco (i suoi resti sono visibili a destra e a sinistra dell’attuale ingresso). Oltre duecento busti decoravano le chiavi di volta delle arcate; la struttura aveva quattro ingressi principali e poteva contenere 60 mila spettatori. Ma la sua particolarità sono i sotterranei, ben conservati e molto suggestivi.
L’Antica Capua, i gladiatori di Spartaco
Sarà
per la fama che Santa Maria Capua Vetere (l’Antica Capua) ha ereditato in
fatto di gladiatori per le sue due famose scuole gladiatorie o sarà
piuttosto per la notissima rivolta di Spartaco, certo è che
l'allestimento di un museo sui gladiatori, non poteva trovare scenario migliore
dell’anfiteatro campano che è secondo solo al Colosseo. Costruito nel I sec.
d.C. sotto Nerva e Traiano (96-117 d.C.), fu abbellito di statue, colonnato e
plutei da Adriano (117-138 d.C.), inaugurato da Antonino Pio (138 d.C) e
consolidato da Settimio Severo. Il 16 novembre scorso, il Museo dei gladiatori
è stato inaugurato proprio nell’antiquarium dell'anfiteatro dove il trace
Spartaco iniziò la sua rivolta che fece sognare gli schiavi strozzati dai
latifondisti. Il museo, unico nel suo genere,
è un percorso a tema molto interessante. Oltre all’ esposizione di
materiali scultorei rinvenuti nell’anfiteatro e dei costumi dei gladiatori,
presenta una interessante ricostruzione dei giochi dell’arena accompagnata da
una suggestiva guida di voci fuori campo. Un vero e proprio flashback nel tempo,
un ritorno al 73 a.C. quando i gladiatori di Spartaco erano circa 100 mila e
incutevano terrore nella stessa Roma (sconfissero sia le truppe dei pretori
Clodio e Varino sia gli eserciti dei consoli Gellio e Lentulo) che decise di
disarmarli con una lezione esemplare: il proconsole Licino Crasso marciò contro
i ribelli con dieci legioni e, dopo una disperata battaglia in Lucania, presso
il Sele, li
disarmò e sulla via Appia, tra
l'antica Capua e Roma, ne uccise diecimila e ne crocifisse altri 6000,
distruggendo la famosa scuola gladiatoria di Lentulo Batiato che contava
migliaia di gladiatori galli e traci. Spartaco, invece, dopo aver ucciso il
proprio cavallo, si era gettato nel combattimento con l’intento di uccidere
Crasso, ma ferito più volte cadde combattendo.
Allora, i giochi dei gladiatori erano delle vere e proprie ecatombe di uomini e animali che venivano uccisi con rituali sadici ed efferati. La stessa agonia faceva parte dello spettacolo. L’imperatore Claudio per esempio, prediligeva assistere alla morte dei reziarii perché combattevano a viso scoperto e l'agonia era più atroce. Lo stesso Claudio, secondo Svetonio, ordinava che si scannassero anche quei gladiatori che erano stramazzati dalla fatica "per vedere le facce dei morenti”
La prima sala
La
visita inizia dalla prima sala, dove, sulla parete destra, sono state collocate
quattro chiavi d’arco che decoravano il primo ordine dell’anfiteatro:
le teste di Mitra, di Giunone e di Minerva, più il calco del busto del
dio Volturno conservato nel museo campano. Di chiavi d’arco dell’anfiteatro
campano se ne conoscono 19 e solo due (i busti di Dione e Demetra) sono ancora
sul monumento. Nella sala, poi, sotto le chiavi d’arco, sono esposti due
frammenti di iscrizioni con dedica agli imperatori Adriano e Antonino Pio. E al
centro della sala c’è il plastico in legno dell’Anfiteatro com’era nel II
sec d. C e com’è diventato oggi.
Nella
prima vetrina a sinistra, sono esposti ceramiche provenienti dalle cisterne e
frammenti di statue del II sec.
d.C. che decoravano l’anfiteatro: le teste di Apollo, di Atena e di Eracle,
frammenti di decorazione architettonica (tra cui due mensole a testa di bue) e
reperti rinvenuti nella necropoli del VII sec. a. C. preesistente
all’anfiteatro.
Nella
seconda vetrina invece sono esposti calchi di armi rinvenute nella caserma dei
gladiatori a Pompei: elmi decorati di età neroniana, spallucci (l’unica arma
di protezione dei retiarii), scudi in bronzo e due schinieri decorati con
maschere dionisiache e cornucopie intrecciate. Infine copie di statuette fittili
rinvenute a Pompei ed offerte in voto per i Saturnalia.
Tra le
due vetrine c’è un diorama con la ricostruzione di un combattimento
nell’arena: si vedono il leone e quattro gladiatori: un reziario (con la rete
ed il tridente), il secutor (con l’elmo e la spada corta), il trace con la
spada ricurva e il venator che affronta il leone. Una voce fuori scena ricorda i
giochi che allestì Marco Marcello a Capua (il terzo giorno prima delle idi di
marzo) in onore dell’imperatore Traiano.
Si affrontarono la scuola di
Capua contro quella di Roma, 19 coppie di gladiatori. La scena rappresenta la
vittoria del reziario Astianate sul secutor Calenio (di Cales).
Il supplizio diventa spettacolo
Nella stessa sala un pannello didattico spiega l’origine dei giochi gladiatori. I combattimenti, ebbero origine in Campania, già durante la guerra sannitica del 308: i Campani in odio ai loro nemici armavano i gladiatori come Sanniti e Sanniti erano i più antichi gladiatori. Di solito erano schiavi, prigionieri di guerra, criminali condannati a morte. Le severissime pene corporali spingevano spesso i gladiatori al suicidio o alle rivolte come quella di Spartaco, scoppiata nel 73 a.C. nel Ludus Gladiatorius di Capua, la più antica scuola gladiatoria. I primi combattimenti sarebbero iniziati nel 264 a. C. in occasione dei funerali di Giunio Bruto Pera: poiché erano stati offerti molti schiavi da sacrificare, il nipote li fece combattere tra di loro, due alla volta, fino alla morte. Da allora incominciarono a diffondersi i giochi dei gladiatori, ma da cerimonia funebre diventarono dei veri e propri spettacoli. Al tempo di Traiano, per esempio, durante un ciclo di feste durato 123 giorni, furono 10 mila i gladiatori in campo e 11 mila le belve uccise. Al tempo di Tito, nell’80 d.C., per l’inaugurazione del Colosseo gli spettacoli durarono 100 giorni ed in un solo giorno furono uccisi 5000 animali. Tra gli spettacoli le venationes e le pantomime prevedevano strane lotte tra uomini e bestie. I bestiari, uomini o donne, erano contrapposti inermi alle belve oppure, erano costretti ad impersonare il ruolo di Orfeo che, con la lira, avrebbe dovuto incantare le fiere, oppure il ruolo di Muzio Scevola, con arti bruciati, o quello di Icaro con cadute sanguinosissime. Ma il combattimento sicuramente più cruento era l'oplomachia: uno strano combattimento tra un gladiatore armato ed un altro disarmato
La seconda sala
Nella
seconda sala è stata ricostruita la decorazione della balaustra di un vomitorio:
sul fondo c’è un rilievo con un corteo di magistrati e littori mentre entrano
nell’anfiteatro, le balaustre laterali invece riproducono animali nell’atto
di lanciarsi verso l’arena. I frammenti della balaustra rinvenuti
nell’anfiteatro campano rappresentano scene mitologiche come le imprese di
Eracle, la caccia al cinghiale Calcedonio, Diana e Atteone, Marte e Rea Silvia,
il Supplizio di Marzia. Ma sono numerose anche le scene di sacrificio o quelle
che illustrano la costruzione dell’anfiteatro. Le specie animali raffigurate
lungo le fiancate sono le stesse degli animali utilizzati durante gli
spettacoli: lo hanno dimostrato le analisi alle ossa rinvenute nelle fogne
dell’anfiteatro. Tra i tanti anche animali esotici e poco comuni come
elefanti, tigri, leonesse, tori, stambecchi, dromedari, bufali africani, orsi ed
alci. Gli animali comparivano soprattutto nelle finte cacce e nelle pantomime
della mattina. Poi, verso mezzogiorno, uscivano i gladiatori ed incominciavano i
ludi gladiatori secondo le diverse specialità (con reti, daghe, lacci, spadoni,
pugnali), in coppie o a squadre.
I
plutei
Frammenti
di plutei frontali, sono esposti ai lati della stanza, su quattro diversi
pannelli: nel primo a destra si vedono raffigurate la Fatica di Ercole, la
pulizia delle stalle di Augia, due Dioscuri, Ercole e Anteo , le imprese di
Ercole, Ercole e la Fatica di Ercole. Sul secondo pannello, poi, sono esposti
Menadi danzanti, il dio Apollo, Ercole, il supplizio di Prometeo, il cui fegato
viene divorato dall’aquila, il supplizio di Marsia mentre viene scuoiato da
Apollo, Marte e Rea Silvia, la dea Diana; nel terzo pannello invece, si vedono
una scena di sacrificio con l’anfiteatro sullo sfondo, delle divinità
turrite, personificazioni di città, un’amazzonomachia, la costruzione di un
anfiteatr, tre portatori di feculum; nel quarto pannello, infine, ci sono plutei
rappresentanti la Caccia di Caledonio devastata dal cinghiale, Atteone divorato
dai cani per aver spiato Diana ed una centauromachia. Tutte le sculture per i
temi e per lo stile sono di gusto classicheggiante, tipico del tempo
dell’imperatore Adriano.
Informazioni:
Museo dei Gladiatori
Antiquarium dell’Anfiteatro
dell’Antica Capua – S. Maria Capua Vetere (Caserta)
Museo Archeologico dell’Antica
Capua
Info: Tel e Fax 0823 –844206
Aperto tutti i giorni tranne il
lunedì
Orario di apertura : ore 9.00
–18.00
|