A SPARANISE    70 ANNI FA MORIVA PADRE GIOVANNI SEMERIA

SCRITTORE, EDUCATORE E CELEBRE ORATORE

(Paolo Mesolella)

70 anni fa, il 15 marzo 1931, moriva a Sparanise il grande barnabita Padre Giovanni Semeria: studioso indefesso, autore di numerose opere e celebre oratore. Fu cappellano di Cadorna e amico di Pascoli, Fogazzaro, De Amicis, Salvatori, Gallarati Scotti, Casati, don Bosco, Tedeschi, Bistolfi, Padre Gemelli e Tolstoj. Dedicò la sua vita totalmente al servizio degli orfani della grande guerra 1915-18 in cui era stato cappellano al comando Supremo. Con don Minozzi fondò l’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia con centinaia di scuole, orfanotrofi e colonie sparsi in tutta Italia. Instancabile scrittore ed oratore, ebbe per tutta la vita un unico scopo: la carità verso il prossimo. Le eccessive fatiche spese nel procurare il pane ai suoi orfani stroncarono la sua robusta fibra a Sparanise, nell’istituto che porta il suo nome. Oggi, a 70 anni di distanza, solo L’Istituto Tecnico “G.Galilei”, si è ricordato di lui, intitolandogli la 7^ edizione del suo Concorso Provinciale di poesia. L’amministrazione Comunale, invece, non ha fatto nulla per ricordarne la figura: nemmeno un manifesto. Eppure P.Giovanni Semeria ,non meritava di essere così presto dimenticato. Nacque il 26 sett.1867, a Coldirodi (IM), già orfano di Guerra. Il padre Giovanni Semeria, del quale porterà il nome, era morto alcuni mesi prima della sua nascita, al servizio dell’esercito piemontese, colpito da colera durante la campagna del 1866. Questa circostanza, fu considerata da Padre Semeria, un segno della Provvidenza: entrato nella vita orfano, ne sarebbe uscito dopo averla trascorso al servizio di migliaia di altri orfani della prima guerra mondiale. Dopo la laurea in Filosofia alla Sapienza di Roma, partì come cappellano militare e ai soldati morenti promise che avrebbe provveduto ai loro figli orfani. E così fece, fondando con Padre Minozzi l’opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia. Scrisse di lui Padre Minozzi:”Fu il più forte maestro che spinse alla modernità degli studi, del pensare, dell’agire il vecchio mondo. Parlava negli ospedali, nelle scuole, negli accampamenti, tra le tende, nei bivacchi fangosi, sotto le gallerie affumicate, per le chiese lacerate, smozzicate dal cannone, in riva ai fiumi, sulle vette nevate, da per tutto: parlava ad ufficiali, a soldati, cappellani, a infermiere, a tutti e da per tutto, sempre. Era onnipresente al fronte. Per gli orfani non conobbe più riposo. Abbandonò tutto per essi, divorato dalla febbre di andare, battere a tutte le porte, salire tutte le scale, tendere le mani a tutti per essi. Ebbe il distintivo supremo della carità perfetta.” Nel giugno 1984, Padre Semeria, conosciuto da tutti come “Fra’ Galdino”, da servo degli orfani, diventò Servo di Dio. E iniziò così il suo viaggio verso la beatificazione. Nelle sue opere, nei discorsi e negli scritti, il tema fondamentale fu sempre il desiderio di armonia: tra la scienza e la fede, fra l’umano ed il divino, fra la Chiesa e lo Stato.