STORIA
Dagli Ausoni agli Etruschi
Cales fu un tempo abitata dagli Ausoni. Intorno al 2500 a.C. Cales fu una delle città più importanti
La conquista Romana
La sua conquista è narrata abbastanza diffusamente da Tito Livio nellVIII libro delle sue Storie
"Ab Urbe condita". Il pretesto per l'intervento romano fu originato da una guerra che i Caleni, uniti
ai Sidicini di Teano, avevano mosso contro gli Aurunci, a loro volta alleati di Roma. Stando al
racconto liviano, l'esercito messo assieme da Sidicini e Caleni sconfisse quello degli Aurunci,
costringendo questi ultimi a chiedere l'aiuto dei Romani. Questi risposero prontamente disponendo
l'invio di un forte esercito che venne affidato alla guida del console Marco Valerio Corvo "il più
grande comandante di quel tempo". Costui pose l'assedio a Cales che riuscì a conquistare nel 335
a.C.. Per questo, a Marco Valerio Corvo vennero decretati gli onori del trionfo e la menzione nei
"Fasti trionfali" del 335 a.C..
Dopo la conquista romana, a Cales furono inviati, nel 334 a.C. 2.500 coloni ed alla città fu
conferito lo status di "COLONIA LATINA". E quando il Senato di Roma nel 267 a.C. dispose
l'istituzione in Italia di quattro Questure, una di queste ebbe la sua sede proprio a Cales. Teodoro
Mommsen affermava testualmente che "...il secondo di questi magistrati fu destinato a vigilare da
Cales, allora capitale della Campania Romana, sui porti della Campania e della Magna Grecia".
Cales tra il 216 ed il 215 a.C. fu 1a sede del quartier generale delle forze romane operanti in
Campania.
Lepisodio di Annibale
Sotto le sue mura e nel suo "ager" si svolsero alcuni importanti eventi bellici, il più noto dei quali è
probabilmente quello narrato da Livio nel XXII libro delle sue "Storie". In questo passo viene
descritto l'ingegnoso espediente escogitato da Annibale per sfuggire ai Romani di Quinto Fabio
Massimo che lo avevano accerchiato sotto il monte Maggiore di Rocchetta e Croce. Diede ordine
ai suoi soldati di radunare numerose mandrie di buoi sulle cui corna fece legare fasci di strame e
sterpaglie. Appena discese 1a notte, poi, comandò di dar fuoco alle fascine e fece spingere i buoi
verso le alture circostanti occupate dalle truppe di Fabio. Fabio Massimo, paventando un attacco
notturno, rinforzò allora la guardia, ma non si mosse dalle sue postazioni sulle alture della
Rocchetta. Alle prime luci dell'alba Annibale era già lontano. Era avvenuto che nello stesso tempo
in cui le mandrie di buoi ed i fanti punici venivano spinti a creare confusione sulle colline a sud della
Rocchetta il grosso dell'esercito cartaginese si spostava in silenzio.
La decadenza
Superata la crisi che la investì nel II secolo, non raggiunse mai più l'importanza politica e strategica
del passato, ma va notato che Polibio, il quale visse tra il 203 ed il 120 a.C., la poneva in
quest'epoca fra le più belle e celebri città della Campania. Particolarità questa, che venne
puntualmente riscontrata nel secolo successivo anche da Cicerone (106-43 a.C.) i1 quale nella sua
celebre orazione contro Rullo affermava che le città del Lazio dei suoi tempi non potevano
minimamente paragonarsi alle più belle città Campane, fra le quali annoverava Cales. Anche
Strabone, illustrando le più importanti città che si trovavano lungo la Via Latina, accennava a Cales
e la definiva "Urbs egregia". Orazio era un fervente ammiratore dei suoi vini. Il poeta di Venosa ci
lasciò un ulteriore, prezioso riferimento laddove egli accenna alle famose "falces putatoriae" calene,
ponendoci quindi, in condizione di dedurre che, agli inizi dell'impero, a Cales continuava ancora una
tradizione artigianale già famosa ai tempi di Catone. La città ebbe fra l'altro due grandi impianti
termali, l'anfiteatro, una palestra, un proprio acquedotto e numerosi templi.
(*) Riduzione da G. Carcaiso: "Storia dellAntica Cales", 1980