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SI ESPONGONO I VARI  LUOGHI DELLA DIOCESI DI CALVI NELLO STATO PRESENTE.

 

Ben sà ciascuno, che la nostra Calvi ritrovasi situata nella Campania Felice trà la famosa Capua, e la nobil Città di Sessa dall’una otto, e da l’altra dodeci miglia lontana, e dal celebre Teano non più che quattromila passi distante. E ha come a tutti è noto avendo per confinanti le Diocesi delle già dette trè Città, parimenti quella di Carinola, e Caiazzo vanta altresi di tenere sotto la sua giurisdizione, tra terre, Castelli, Ville, Casali quattordeci deputazioni di ciascheduna delle quali hà per ben fatto che di proposito si ragioni, appunto perché il schiarimento di tali luoghi non và, ne dee andar disgiunto dalla presente Storia. Mà prima informato piacemi, che rimanga il lettore, che delle Chiese si lascerà qui di farne menzione, poiche di queste se ne darà un esatto e d’acurato dettaglio nel secondo libro, e che inoltre per potere con miglior metodo descrivere, e riferire tutto quello, che s’appartiene a ciaschedun Casale di questa Diocesi abbiam stimato di avvalerci dell’ordine antico per togliere ogni disputa di precedenza, e di partire i medesimi in tanti distinti paragrafi per sfuggir l’oscurità e la confusione, che perciò daremo principio, da Visciano,

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Martini, e Zuni.

S:1 VISCIANO, MARTINI E ZUNI

Siccom’è regola del Filosofo, che trattandosi d’arti, e di scienze se ne assegni prima di ogn’altra cosa la definizione mentre da questa ch’è oscura si viene agevolmente ad indagar la natura di quelle, ch’è oscura, è regola di valenti Storici, che trattandosi di Città Castelli, e Paesi dia prima l’etimologia del nome; perche da questa il più delle volte … l’Autor, che li fece, e l’anno, in cui furono fatti. A tal regola appoggiati dovendo per il proseguimento dell’opera trattar delli luoghi di Visciano, e Martini, e de Zuni ne daremo prima l’etimologia, di poi tratterremo dell’origine, e finalmente descriveremo in quale stato oggi si trovano, e qualche picciolo avanzo di antichità, che d’attorno à loro si mira, e per non consumare inutilmente quel tempo di cui non vi è cosa più preziosa al dir del Morale. Certa questo nome Visciano come dicono i Moderni e Bisciano come dicevan gli antichi sono varie le sentenze. Alcuni vogliono che la nostra Calvi stando in piedi abbracciava colle sue mura questo luogo, ove situato si vede, e dicono, che era come una Piazza di Giuoco; onde traggono il di Lei nome come dall’Italiana parola Bisca, che secondo il vocabolario della Crusca, significa luogo ove si tien giuoco publico. Altri vogliono, che tal luogo era

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segreto, ed incognito, perche  ombroso, e folto, si per il Monte Callicola, che l’è da dietro, come pur anco per gli querceti, ed arbusti, che aveva, ed ha ancora al presente da lati; onde traggono questo nome Bisciano dalla parola Biscanto, che sebbene, in significato proprio significa canto tagliato, onde vengono in vece di un canto à formarsene due, pure figuratamente si prende per un luogo riposto, e nascoso; E di questa sentenza era il celebberrimo docta di Sparanisi D. Vincenzo Ricca, mentre scherzando con un suo Amico di Visciano, che in tempo di primavera, e di està se ne stava, come il Pastor di Virgilio, strajato sotto di un ombra gli disse in un celebre Epigramma         

     quid ………………………..

             ………………………..

             ………………………..

 

Altri finalmente sostengono, che in tal luogo fù ritrovato un gran serpente, e fù detto Bisciano o da Biscia, che significa Serpe, o da Biscione, che serpentaccio denota. Quali di queste trè differenti sentenze fosse la vera lasciamo à penna più erudita il deciderlo. Io per me à prima faccia, come suol dirsi, abbraccierei la prima, come quella che ha un buon saggio di antichità, e non è fondata su mali conghietture, nulla di meno fattaci però matura, e seria riflessione sembra non doversi seguire,

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si perché non si mirano in tal luogo fabriche antiche, onde potessi dedurre, che sino la  Città si estendeva, come anche perche mi pare troppo, che dalla parola Biscane fusse derivato Bisciano. Per questo motivo non mi sodisfa ne men la seconda, e veramente non mi pare sodo fondamento l’asserire, che Bisciano sia stato detto da Biscano quando altro di tal nome, non tiene, che non semplice sillaba. Cosa che in somigliantissima congiuntura frastornò ancora l’incomparabil Mazzocchi, laddove sebbene à prima vista voleva trarre il nome Bersilaos da Bersa, pare considerando altro non aver di simile queste voci che una sillaba sola, lasciò questa opinione, e colla scorta di Taddeo ---- si appigliò ad altra migliore.

Sed tamen …………………….

                 ……………………

                 ……………………

 

Sicchè adunque abbraccierei la terza, come quella, ch’è seguita quasi da tutti, e non sembra troppo discordante, mentre trà Bisciano, e Biscione altra differenza non passa, che di due semplici lettere. Oltre di che è stato costume solito degli Antichi nominar terre, paesi e Città ò da certe prodigiose cose, che ivi vedevansi, o da altro, che sotto de fondamenti scavavasi. Cosi Alba Longa  fù detta Alba, secondo tutti quasi storici da una

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Scrofa bianca con porcelletti, che prima, che si edificasse vi si vide. Cosa, che l’ accennò fù anco Virgilio, in què versi dell’ Eneide all’ ottavo:

Ecce ……………………

        …………………….

        …………………….

 

che secondo il commendatore Annibal Caro suonano in Italiano favella costì …………… Ecco d’ improvviso

(Mirabil mostro) de la selva uscita

Una candida scrofa col suo parto

Di candor pari, sopra l’ erba verde

Nella riva accasciata gli si mostra.

Cosi pure Capitolium fù detto il Monte ….. degli storici afferma il Clodio, da un capo umano trovato quì nello scavar i fondamenti per fabricare à Giove, e l’istesso Tempio chiamò Giove Capitolino reso si celebre da trionfi Romani che qui seminavano. Cosi la Città dove andò in esilio il docta Nasone fù detta ……. come dice il menzionato Scrittore, che vuol dire  taglio, o fatto in pezzi, perché in quel luogo Medea figliuola  del Re de …. tagliò à membro à membro …. suo fratello, e   gittò d’ogni intorno quelle membra, acciò occupato il padre in cercarle, e raccoglierle, potesse ella aver tempo, e con più agio fuggire con Giasone suo marito.

          ………………………….

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          ………………………….

          ………………………….

 

Come cantò il lodato Poeta contro taluni, i quali dicono, che la Regina ….. ucciso Ciro, fabbricasse questa Città, e la chiamasse del proprio nome …… Cosi finalmente (se è lecito mischiar alle cose profane le sacre) un luogo sotto …. non per altro, se non perche  Samuele vinti, e dispersi i Sirj, e i Filistei vi alzò una lapide trionfale Dixit que: ……, come parla la nostra volgata, e come sente quasi con tutt’ i Scritturali il … contro Giuseppe Ebreo, il quale vuole, che tal luogo non fusse stato chiamato Pietra di ajuto, ma Pietra di fortezza, e forse la somiglianza delle due parole nella Lingua Ebrea. Formó il suo sbaglio. Nghazar nell’Ebreo significa ajutare, onde Nghar significa ajuto. Nghazar significa corroborare, fortificare, onde significa fortezza. È facile, che lo Scrittore nel ricopiare scrivesse una parola per l’altra, e cosí  abbracciasse una tale sentenza. Questi sono i motivi, che circoscritta ogn’altra ragione, mi spingono à seguire questa sentenza, come la vera, né con questo vengo punto à contrariare il sentimento del Ricca, essendoche lui abbenche nell’allegato Epigramma accenna essere della seconda esposta sentenza; pure nell’inclito Poemetto, che in lingua Napoletana

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compose, e che intitoló Sparanisi scontrafatto ad imitazione del Napoli scontrafatto del Valentino, parlando de Viscianesi, che malmenavano, anzi per dir cosí mordevano i concittadini di Sparanisi per toglierli l’onore di concorrere ancor essi à formar il corpo della diruta Calvi, li chiamó velenosi, e razza di vipere, e ció non lo disse ad imitazione del Precursore Battista, si perche sapeva non esser di buono, e scrupoloso Poeta, qual’egli era, il trarre espressioni sacre per adornar concetti profani, come sembr’ accennare l’eruditissimo Muratori nella perfetta sua Poesia, e propriamente nel commento, che fa al sonetto del celebre …, che incomincia Donne gentili. E come anche perche i Viscianesi non erano cattivi figli di cattivi Padri, come erano appunto i Farisei, e i … à quali S. Giovanni parlava, ma li chiamó cosí per alludere al velenoso serpente che nel luogo ove si è Visciano fú ritrovato; che che sia peró di questo, bastando il detto per l’etimologia veniamo all’origine. Destrutta, che fú la nostra Calvi dopo la riedificazione del pietoso Landone, pochissimi Cittadini misero avanzo di una sí numerosa Cittá, si portarono qui forse per averci territorj, come non pochi sostengono, e ci fecero picciole abitazioni, e vedendo esser ottimo l’aere, che secondo l’espressione del dolcissimo Fra Castorio.

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             … Pater rerum est, et originis … Vi accorse piú gente, e cosí cominciossi, come il piú delle volte adinviene à popularsi tal luogo una con i Martini, ed i Zuni, de quali indi à poco faremo parola. Se peró si accrescevan le case non vi si fabricó verun Tempio, non perche i Cittadini non fussero religiosi, e divoti, sapendosi troppo bene esser stati per il passato, ed essere al presente alla virtú della Religione egualmente, che all’altre inclinate, e propensi, ma solo perché non gli riusciva di verun incomodo portarsi ò nella Chiesa di Petrulo, o nella Chiesa Madre à prestar quegl’uffizi che da Cattolici eran tenuti à prestare. Ció duró fin al 1656, quando ritrovandosi in questa Vescovil Sede Monsignor Falcuzio di felice memoria, stimó ben fatto essere se si fusse edificata in tal luogo una Chiesa per maggior commodo de Cittadini, che si erano ben bene accresciuti; pose in tanto in esecuzione il suo ben giusto pensiero, e vi si edifico quella Chiesa, che vi si vede, e che noi nel libro secondo descriveremo. In questo Paese ci sono buoni edifizi, e frà gl’altri torreggia il Palazzo del Sig. D. Casto Zona Primicerio, e quello del Canonico D. Agostino Zona. Un Vico, ed é il primario, è lastricato di quelle stesse selici, onde fú lastricata la strada Latina, che non meno dell’Appia avrebbe esser

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potuta chiamata da Stazio Regina Viarum. Vi sono vaghi giardini, e spaziosi arbusti d’attorno, e questi comportano in abbondanza à Cittadini quel vino Caleno sí lodato da Orazio, non men che da altri rinomati Scrittori, e da Ateneo anteposto fin anco al Falerno, come piú corroborante lo stomaco: Calenum, ecco come suonano le parole greche del citato Scrittore …. Frà l’altro vi regna certo vino negro, che merita una lode particolare. Questo vino à dar luogo al vero in ogni parte è prezioso. In fatti Palladio nel mese di Ottobre bis.24 riferisce l’opinione de Greci, che il vino gagliardo, e polputo stimano farsi dall’uve nere. Uvis nigris fieri forte, rubei suave, albis vero plerumque mediocre. Fiorentino ne Scoponici lib.=5 dice, che l’uva negra per lo piú fa il vin buono in gran copia, e che basta . Diofane nel lib.=6. afferma, che l’uve nere fanno piú possente il vino, come riferisce il gentilissimo Redi nel suo Bitirambo intitolato: Il Bacco in Toscana. Ció peró non ostante questo nostro è preziosissimo, ed io piú ne direi, ma perche actua agere non est opus come dice il Mazzocchi, per questo lascio d’inoltrarmi in tal materia, e passo altrove. Há tal amenissima Villa non pochi Oliveti, che la provedono d’oglio; soltanto non há terreni troppo fertili di frumento, tantoche i Cittadini coltivano

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part’essendo proprj, e parte tenendoli ad affitto i territorj, che sono verso la parte del Demanio, poco discosto da Sparanisi, che per questo, non altrimenti, che per altri pregi, di cui è stato dalla natura dotato supera ogn’altra parte della Diocesi. L’antichitá poi che in tal luogo si mirano son due tempj desolati, e depressi. Il primo stá alle falde del Calicola di sopra à quel terreno nominato Favessa, o Fabressa. Questo al di fuora è simile ad un Parallelogramma, di dentro è ovato. La struttura è similissima all’altre piú antiche fabriche, che nel sito della nostra Calvi si vedono. In onore di chi fusse stato eretto s’ignora. Io però stimo per via di conghietture, che sul bel principio, quando la Cittá era idolatra, fusse stato eretto ad onore di quelle sozze profane Deitá, che all’ora adoravansi; in fatti si sono ritrovati d’accanto a tal tempio què vasi soliti a tenersi in simili luoghi dagl’antichi, e da questi vasi chiamati Faviste, credo, che si fusse dato il nome al terreno di Favessa. Abbracciata, che fú da Calvesi la Fede Cristiana, si dedicó tal tempio alla Vergine Madre. In fatti ci è tradizione, che in una delle quattro parti del muro ci erano scritte quelle parole: Et sic in Sion … e da qui vogliono, che avesse preso il nome di Casa=Sioene, come oggigiorno si chiama. Altri vogliono, che questo, non

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fusse stato Tempio, ma fusse stato Casino di certi Signori, che avevano il Casato Sionne: anzi aggiungono, che il terreno non è chiamato Favessa dagl’accennati vasi trovatici, ma è detto Fabressa per esserci stato un vasajo (in fatti il terreno è cretoso) che aveva una moglie, che chiamandosi il Marito Fabro à cagion dell’arte, ess’ancora si chiamava dalla gente rozza Fabressa, questa opinione peró non mi sodisfa, onde tenendo quasi per certa la prima passo à descrivere l’altro Tempio. Questo stà pure su d’un erta collina. La struttura è come l’accennata; e però più spazioso, e possiamo quasi con certezza affermare, che fusse stato dedicato a S. Giuliano mentre ancora al presente si il Tempio, come il luogo ov’è sito col nome di S. Fariano corrottamente si dice. Non molto dalla Popolazione di Visciano lontana ce n’è un’altra, sebbene più picciola, e chiamasi communemente i Martini, non per altro, se non perche molti del casato Martino ci fissarono da prima il domicilio, ed ancor’al presente ce l’hanno. Per l’origine va del pari con Visciano. In questo luogo non vi è chiesa veruna, perche stando quasi un gitto di pietra da Visciano lontano, interviene la gente che v'abita in quella di tal luogo da noi minutamente descritta. Anzi gli loro abitanti sono per tal modo incardinati à

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Visciano, che non formano nemmen Sindico (per non dir niente del Cancelliere, che è uno esistente in Visciano, e modera i Martini, i Zuni, e Petrulo (eccettuatone Sparanisi, che formando la metà di Calvi fa Sindico, Cancelliere da se e non dipende da alcuno) dir in somma la verità, il luogo de Martini è come un gran vico di quello di Visciano, che non è unito cogl'altri. Da sopra à questo luogo ci si veggono molte vestigie di fabriche antiche, non possiamo però conghietturare, che cosa fossero state; essendo che han perduta la forma che avevano per causa di certe persone, che per far…, e mattoni l'han diroccate. Cosa, che ci ha apportato e ci apporta di dolore non poco: veramente Dolendum col menzionato Mazzocchi, Dolendum ... abstineant. Vorrei non per tanto, che i primati della città attendessero con sommo impegno a tener lontana tal sorta di gente da quegl'altri avanzi di antichità, che vi restano: Dulce... vero, come dice il Mazzocchi, “Decorum est... monumenta” (si notino con particolarità queste parole). Ma passiamo alla descrizione di Zuni. Per indagare l'etimologia del nome Zuni bisogna premettere, come base all' edifizio, che nella nostra città abbondava ed abbonda il casato Zona coll'ò stretto; al presente (essendosi dati gl'uomini ancor'à mutarsi

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i casati) si dice Zona coll'ò largo. Ciò supposto. Nell'ultima destruz.e della Città poche persone come appunto in Visciano, e ne Martini sorti riportando tal cennato cognome si portarono ad abitare in tal luogo, ed indi fece=si, che dagl'abitanti di casato Zona derivasse il nome al luogo de Zuni. In fatti ciò è usitatissimo nè nostri Paesi per tacere d'altri luoghi più rinomati, e cospicui. Così in Sparanisi ci è un vicolo intitolato i Macchioni, perchè molti di tal casato vi abitano. In Pignataro ce n'è un altro denominato Casavita, perche non pochi di tal cognome vi sono; così finalmente in Camigliano ce n'è un altro intitolato i Rocchi per l'istesso motivo. Così adunque pure accade al luogo di cui trattiamo, mentre si chiamò Zuni da què di casato Zona, che vi abitarono prima, e vi abitano ancor'al presente, così che di poche case, che la populano, nove portano un tal cognome. Circa l'origine di tal luogo non stentiamo troppo ad indagarla, mentre secondo la tradizione, che come và di pari con quella di Visciano. Noi poco anzi accenata. Per non ripetere adunque quel che abbiamo già detto, rimettendo ivì il cortese Lettore passiamo avanti. Il paese ha buoni edifizi; il più vago, e maestoso è quello del Sig. D. Luigi Zona, che l'ha ridotto veramente al buon gusto avendo una scala magnifica, e da pitture

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ritoccata del famoso dipintore de tempi nostri D. Giuseppe Boniti. L'aere è salubre, e ridente, il sito è superbo tanto che in questo più che in altro luogo si decretò l'anno 1771 con un Real diploma farsi un ospizio per abitazione de nostri Seminaristi in tempo di està. La verdura del Calicola, alle dì cui amenissime falde è posta tal luogo, lo rende più vago. Fra l'altro ci è una valle in cui nel tempo principalmente di primavera si mira quasi tutto quello, che il felicissimo ingegno del Petrarca in quel mirabil verso restrinse.

Fior; frond; erb; ombr; ond'aure sonvi.

Ma una spaziosa pianura al disotto, che più l'illustra. In somma è tal luogo tale, che secondo alcuni potrebbe dir il gentilissimo...

E' il più bello di quanti ci ho veduti,

ove si gode aer tranquillo, e puro.

L'impresa di questi tre luoghi, è la stessa, e medema, che quella della Città di Calvi, poiche nel suggello di cui fà uso l'amministratore delle università sudette, vedesi in esso inciso un calice nel mezzo, nella di cui coppa s'osservano due vipere quasi in atto di bere. è da notarsi più che il... Eletto alle volte succede in persona de cittadini di Zuni, ed alle volte dà quelli di Visciano, ò de Martini, ovunque però cade tal’elezione per la pluralità de voti d'essi cittadini in publico parlamento il dominio s'estende

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sopra di tutte, e trè le suddette populazioni, che formano un corpo; in cui evvi il catasto, il quale appparisce formato nell'anno 1741 e posto in piedi rispetto a forestieri non..., sin dall'anno 1759. Da cittadini per esserci sufficienti rendite de beni demaniali non sentesi un tal peso. Consiste detto Catasto in un esatto, e rigoroso… di tutte le rendite d’ogni Cittadino, e fatta poscia la deduzzione de pesi, e de debiti strumentarij devesi corrispondere in beneficio dell'Università grana due, e... due per ogni ongia, vale a dire secondo lo stabilimento in Calvi per ogni carlini trè di rendita sopra detti pesi strumentarij, cioè se rendesse ad un Cittadino un moggio di territorio, non altro, che carlini trè, e detto moggio non fusse sottoposto a debiti come sopra dovrebbe un tal cittadino pagare all'Università annue grana due, e... due; e se fusse Ecclesiastico dovrebbe corrispondere la metà, cioè un grano, ed un… Vantano queste tre popolazioni, sebbene non abbiano altro numero di fuochi che di novantatre, e di anime quattrocento sessanta; di rappresentare principalmente il corpo dell’antica Città di Calvi e per pruova di questa loro prerogativa adducono in primo luogo, che sia da tempo immemorabile l'Eletto, che sortisce in uno, de trè menzionati luoghi abbia portato, ed anche oggi tiene

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il nome tutto al opposto di quello di Petrulo, e Sparanisi, di Capocedola, come ne fa piena fede l'iscrizione incisa nel sugello, che il medesimo adopra, in cui si veggono scolpite le seguenti parole Capocedolo di Calvi. Per tal ragione ancora l'Eletto sudetto nell'elezzione del Mastro di fiera nella festività del Glorioso S. Casto tiene due voti, siccome in ogni altra decisione, a segno tale, che sia l'Eletto di Petruli, e quello di Sparanisi non concorressero con i suoi voti nella persona proposta a tal'effetto in quello di Calvi, sarebbe parità de voti, da dirimersi dal voto dell'attuale Governadore di la Città. Gode in oltre di avere la precedenza, e la man destra in tutte le pubbliche, e private funzioni, come si ricava da libri antichi de parlamenti, e delle cedole dell'alleanza trà Capua, e Calvi. Riferiscono... esser fuor d'ogni controversia non aver gli cittadini de trè suddetti luoghi altra Chiesa per lor Parochia riconosciuta sin dall'anno 1695, che la Cattedrale, ne altri Preti, per loro respettivi Curati, che gli Canonici della medesima, da quali gli venivano tutti gli sagramenti amministrati, portando essi la cura delle loro Anime. Posto ciò per vero, come in fatti è verissimo non intendono, come si possa da taluni incontrar difficoltà nello stabilire il corpo dell'antica Città di Calvi principalmente in Visciano, e Zuni, e

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Martini. Giudicano per fine che valga di non picciolo argomento a far rimanere nella sua forza un tal punto la precedenza di cui hà sempre goduto, e gode il Clero de trè suddetti luoghi nel Sinodo Diocesano in prestar l'obbedienza nel di Solenne del Glorioso Martire, e protettore S. Casto a Vescovi pro tempore. Ed una tal precedenza hà ab… immemorabili ritenuta non tanto nell'accenata obbedienza, che nella Processione solita da farsi nell'istesso giorno per l'accompagnamento della reliquia del Braccio di esso Santo Protettore. Quindi inferiscono, che ciò non d'altro ragionevol fondamento provenga se non se dall'esser stato sempre riconosciuto qual' è in fatti per lo Clero della città primiera di Calvi. A quello poi che in contrario si adduce cioè d'essersi formato uno stato dal Presidente D. Giacinto Falletti l'anno 1726 da cui sembra potersi rilevare rappresentarsi il corpo della Città di Calvi, non tanto da Visciano, Martini e Zuni, che da Petruli, e Sparanisi. Rispondono esser egli verissimo formarsi da tutti e cinque gli sudetti luoghi un corpo, ma rispetto al governo, ed i demaniali indivisamente posseduti non già riguardo alla principale rappresentanza dell'antica Calvi per esser questa propria de soli Visciano, Zuni, e Martini. Tanto maggiormente, che giamai passò per

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mente al suddetto quondam Presidente di camera decidere quali di cotesti luoghi rappresentasse il corpo della Città, ma soltanto appurare lo stato dell'Università di Calvi circa le rendite, e pesi siccome raccogliesi ben chiaramente dello stato suddetto dato alle stampe, che ancor oggi si conserva.

Del casale di Petrulo

L'etimologia di questo Casale deriva da Petra=uda, ed à ragione mentre il suolo in cui è fondato è sassoso, onde bene ricavasi da Petra, indi questo suolo è umido per l'acque che vi ristagnano attorno, sicche sembra molto verisimile, che abbia la sua derivazione da Uda. Rispetto alla sua situazione egli è da sapere che è un semicircolo di alti monti, parte boscosi, e parte sboscati con molti falsi piani aratorii, che dalla parte Orientale  girando per Settentrione và à terminare alla parte dell'Occidente e cinge corona al Paese di Petrulo, che fà fuochi 150. Anime 660 non però in eguale in distanza. Egli riguarda li monti dalla parte Orientale in distanza di un miglio, o poco più della nostra misura. Ma circa passi dieci quella dalla parte Boreale, ed Occidentale; e qui in perfetto piano di sopra la via Latina da circa un miglio sta situato. La sua figura par che abbia preso il modello dalli monti istessi. Gli Edifici di detto Casale essi ancora formano un semicircolo irregolare di

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passi 693 il di cui concavo riguarda l'Oriente, e per mezzo di quelli vi frammezza una sola strada, che gira intorno, e forma un intiero circolo di passi 854.  In mezzo al ricinto vi sono molti giardinelli, arbostati, e questi ancora con molti oliveti circondano le abitazioni da vicino. Il sudetto Paese hà spaziosissima pianura dalla parte di mezzo giorno, dalla quale raccoglie vittovaglie d'ogni sorte, ed è fertilissima d'ogni bisognevole, essendo lì, territorii per la maggior parte olivati, ed arbostati, ed abbonda di querceti, e fenili per gli animali, e le montagne ancora sono fertilissime, non meno per gli Abitatori, che per gli animali. Dalla parte boscosa contribuiscono sufficiente provvedimento di legna, e fascine, e da questa, e dalla parte sboscata, pascolo in ogni stagione per ogni sorte di bestiame oltre il frutto, che i poveri contadini ricavano da luoghi aratorii delle anzidette montagne. Un considerabil Rio di mal tempo, che ha il suo principio da una montagna dalla parte Settentrionale, chiamate volgarmente Lo Gradone, attraversa ben due volte la strada, che gira detto Paese. La prima volta dalla parte di  Settentrione, e dalla parte di mezzo giorno la seconda, dove sono due Ponti, per comodo comune degli Abitatori. In tempo di piogge dirotte si gonfia in maniera, che meriterebbe titolo

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di picciol fiume. Entra costeggiando le proprie abitazioni, e seguita à costeggiarle quanto un tiro di schioppo; quindi distaccandosi  alquanto attraversa il recinto, e siegue il suo corso per il famoso Ponte di Calvi. Altre acque pendenti ancora dalla parte Boreale, ed altre dalla parte occidentale a ricchiscono il Rio anzi detto, e queste perche non ristrette né propri letti attraversano la strada signoreggiando, e ne tempi piovosi impediscono per qualche spazio il libero passaggio. Vanta il Paese di Petrulo il lavoro dè tetti, e mattoni d'ottima qualità. Una picciola collinetta in distanza di pochi passi dal suddetto Paese presso la strada, che conduce al Castello della Rocchetta, somministra esquisitissima creta per tal mestiere. Egli è di aere salubre, abbonda di acque sorgive freschissime, e particolarmente in tempo estivo, ed è ben provveduto di ogni altro bisognevole. Da circa un miglio nella parte Orientale vi sono altre poche abitazioni, che fanno fuochi 3 Anime 14; numerate però nel sopr’accennato calcolo, situtate ancora in piano in mezzo à querceti, arbostati, ed oliveti, non molto lontane dalle montagna della parte Orientale, e chiamansì le Masserie di Petrulo, e  queste appartengono al suddetto Paese tanto in rapporto al temporale, quanto allo Spirituale. In questo istesso sito vi

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sono altre Masserie, che fanno fuochi due, Anime 17, e queste riguardo al temporale appartengono all'anzi menzionato Paese, e riguardo allo Spirituale alla Parrocchia di S.' Martino di Giano. Tale giurisdizione fù usurpata dal Parroco di S.' Martino di Giano da circa anni 50. In tempo di D. Salvatore Mercone allor Corato di Petrulo, il quale comecche vecchio, per evitare l'incommodo di amministrare i Sagramenti agll'Infermi di dette Masserie lontane da Petrulo un miglio, e mezzo, non curò l'usurpamento di tale giurisdizione. In queste Masserie vi è un bellissimo giardino di frutta, e verdume, e viene inaffiato dall'acqua d'un fonte, che sorgono in un terreno sassoso alquanto superiore all'anzi detto giardino, e chiamasi volgarmente i Fiocchi . Egli è tra i beni del Sig. D. Gregorio Dabasso Cavaliere Capoano, che possiede in queste nostre tenute. Il Casale di Petrulo appartiene senza dubbio alla Città di Calvi. Chiaramente si vede nella vita di S. Casto al foglio 234, e nello stato di Calvi formato dal Sig. Duca di Cannalonga D.Giacinto Falletti Presidente della Regia Camera si legge Petrulo pertinenza di Calvi. Alcuni vogliono sostenere, che solo Visciano, e Zuni, e Visciano viveano come si è detto sotto la cura di Calvi e di là riceveano Li Santi Sagramenti. Secondo perche gli

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ultimi abitatori di Calvi doppo la di lei ruina si ritirarono ne due anzi detti luoghi chiamati le Masserie di Calvi. In quel tempo, benche era cresciuto il numero delle Case, e degli abitatori sono ridotte a non spregevoli populazioni. Ma a dir vero le ragioni apportate se favoriscono Visciano, e Zuni, sembra che non pregiudicano al Paese di Petrulo. Per quel che riguarda la prima, dico, che se quelli viveano sotto le cura di Calvi, e di là riceveano lì Santi Sagramenti,  sotto la medesima cura vivea ancor Petrulo, e seguitò à vivere sino à quando  non si situò colla propria Parocchiale, e ciò chiaramente si vede né libri Parocchiali antichi, che si conservano nella nostra Cattedrale. E Monsignor Fabio Maranta di felice memoria nelle costituzioni, e decreti fatti nella Sinodo Diocesana di Calvi sotto il di 20 Aprile 1588. Trattando dell'amministrazione del Sagramento dell'Eucaristia agll' Infermi, ordina, che si fosse adoprato il…. Baldacchino: ma in tempo di necessità nel capo decimo al foglio 54 dice costì ed accorrendo (sono sue parole) di non potere avere tante persone che possino portare detto Baldacchino, come è occorso nella nostra chiesa per la poca gente, che ci abita à tempo che pioveva, e che bisognava andare fino a Petrulo, allora basterà portare solamente una ….. e quel che siegue. Dunque la cura di

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Calvi comprendea ancor Petrulo, dove non vi era Parroco. Ed in fatti l'istesso Monsignor Maranta trattando dell'osservanza delli giorni festivi al capo 4 fog. 21 ordina, che nessuno avesse potuto in caso di necessità lavorare senza sua licenza, ò delli Deputati (da se) in sua assenza à dare detta licenza: Dice così nel capo 6 foglio 21 à tergo. Et à dare dette licenze in detti casi necessarii: deputiamo in absentia nostra lo Primicerio, che prò tempore sarà per la Città di Calvi, Masserie, e Petrulo; lo curato di Sparanisi per esso loco di  Sparanisi, e D. Lorenzo,  L'Arciprete della Torre, Scarisciano, Cimerisco, e Montanaro; lo Curato della Rocchetta, e quel, che siegue. Dunque a quei tempi Petrulo non avea proprio Parroco, ma riconosceva per suo Pastore quello di Calvi: dunque se questa ragione milita per Visciano, e Zuni, milita per Petrulo ancora. In secondo luogo se gli ultimi Abitatori di Calvi si ritirarono in Visciano, e Zuni, luoghi per altro allora deserti, e sprovveduti del tutto, e particolarmente del tanto necessario elemento dell'acqua quanti dovettero prendere la volta di Petrulo, come luogo più antico, e per conseguenza più trafficato, più commodo per li viveri, che suppongono ivi introdotti, come terra più numerosa, ed ancora per l'abbondanza dell'acque.

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Dunque se ciò è vero, come è verissimo, non è vero, che solamente Zuni, e Visciano rappresentano la Città di Calvi. Alle notizie più antiche ne soggiunge una dè tempi à Noi più vicini valevole per altro à togliere di mezzo ogni ambiguità, e di abbattere ogni altra ragione, che i Viscianesi, e Zunesi pottessero affacciare. Nell'anno 1713 il Duca di Cannalonga di sopr’ accennato Sig. D. Giacinto Falletti Presidente della Regia Camera ad istanza dè Particolari Cittadini venne in accesso coll'intervento dell'avvocato, e Procuratore dell’ Università, e quello de particolari Cittadini per mettere à sesto i sconcerti di Calvi, e Sparanisì, e per stabilire i di loro interessi d’introìto, ed esito. Il tutto sì pose in buon ordine dal suddetto Presidente, e dal medemo se ne fece relazione in Camera Reale; dalla quale vi fù interposto Decreto ordinante, che si eseguisse… lo stabilimento fatto dal suddetto Signor Presidente, come si può vedere in Camera Reale, ò pure in qualche copia estratta in stampa, che da me, e da molti si conserva. Il titolo di tale stabilimento e questo Stato di Calvi, e suo Casale Sparanisi; Ed ecco come chiaramente si vede che Petrulo, Zuni, e Visciano fanno un’ istessa figura, ed in conseguenza,  se Zuni, e Visciano rappresentano principalmente Calvi, lo rappresenta in sto luogo fuor di dubbio

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ancor Petrulo; quale stabilimento dell’anno 1717. Fino ad ora si è sempre osservato, ed a tenore di questo si regolano tutti gl’ interessi di Calvi, e Sparanisi. Finalmente per quel poco, che hò letto, non ritrovo mai Calvi, e Petrulo; ma sempre Calvi sotto qual nome vengono compresi li tre anzidetti luoghi. Cosi in Precettoria nell’ introito de pesi Fiscali si dice dà Calvi ducati N. , e non già da Petrulo, Calvi, come dalle ricevute chiaramente si vede, e qualunque volta si è spedito dal Precettore il Commissario per qualche …. , si è spedito contro Calvi, anzi in alcuni scritti fatti in occasione di diverse liti vertenti trà Calvi, e particolari, e in uno più fresco leggo tre Popolazioni… dè Zuni, di Visciano, e di Petrulo, le quali sole rappresentano la Città … Dunque Calvi oggi vien rappresentata da Petrulo ancora oltre Zuni, e Visciano. Ma ciò non ostante comparisce in scena il Sindaco di Visciano, e Zuni à rappresentare dignità maggiore, asserendo aver la precedenza, che non si niega, ed esser egli stesso il Capocedola. Cosa in vero insussistente. Per quanto abbia letto no hò mai ritrovato, che uno dè due Sindaci di questi luoghi sia più degno dell’altro, ne mai hò inteso dal titolo, quale veramente credo, che competeva al Sindaco di Calvi allor, che era in piedi, e lo ricavo dal suggello

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antico, che si conserva dal Cancelliere pro tempore. Nell’impressione di questo si vede l’impresa della Città, e si legge la parola Capucedola. Oggi sono tre, che godeva titolo di Capocedola. Sicchè devo dire, che l’anzidetto suggello oggi è veritiere in parte, fallace. Rappresenta la verità in quanto all’impresa, mentisce in riguardo al grado e al nome. Da che mancò il quarto Sindaco, che era quello di Calvi,  titolo di Capocedola non si è inteso più in campo. In rapporto alla Cappella del SS. eretta dentro la nostra Cattedrale, dicono i Zunesi, e Viscianesi esser propria, e che Petrulo non ci abbia porzione alcuna: A questa porzione Petrulo formiter ci rinuncia, e deve senza dubbio rinunciarvi Zuni, e Visciano. Mal per Petrulo, e guai ancora per essi, se entrassero in porzione sopra li frutti, e rendite di detta Cappella. Senza andare sofisticando ragioni a chi che sia ignote, basta una sola à favoreggiare le parti di Petrulo, e si è, ab immemorabili, ed ancora al presente la Cappella suddetta si amministra dalli trè anzidetti luoghi, Petrulo, Zuni, e Visciano. In ogni anno dovendosi fare l’elezzione dell’Economo di essa, in publico parlamento, dove intervengono i Sindaci, Cittadini dè tré anzidetti luoghi, si nominano due Cittadini benestanti, di Petrulo uno, e di Visciano, e Zuni l’altro, e poi per voti si eligge uno dè due; lo che può vedersi né

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libri dè parlamenti. Come poi Petrulo, che per altri appartiene alla Città unitamente con Zuni, e Visciano, non hà jus alcuno in detta Cappella. Sembra cosa da non intendersi. Sò che Cerbone fù di parere favòrevole à Zuni, e Visciano, ed appoggiato alli sopra accennati riflessi scrisse, che questi due luoghi rappresentavano la Città; Ma bisogna osservare in che tempo lo disse. Sono 88 anni già scorsi dà che Cerbone diede alla luce la sua opera, ed in quel tempo Petrulo avea il suo Parroco, e non già Zuni, e Visciano, che à quei tempi viveano ancora sotto la cura di Calvi. Onde Cerbone ebbe motivo di escludere Petrulo, né si impegnò a scrutinare più addietro su questo punto, quale per altro era rimoto dal suo intento: Ma se avesse scritto in tempo, che Zuni, e Visciano avea il proprio Parroco, avrebbe senza dubbio pensato a scrutinare l’affare dal fondo, e non sò se avrebbe escluso Petrulo, à favore del quale militano l’istessissime ragioni, che mossero l’anzidetto Scrittore à dire, che le Masserie di Calvi rappresentavano la Città. Due serpenti presso un fonte in atto di bere l’un doppo l’altro, e l’impresa di detto luogo. In rapporto alla forma di governo vi è il Governatore, che amministra giustizia, ed il Sindaco, che maneggia gl’interessi del Publico. Il Governatore deve necessariamente esser

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Cittadino Capoano, e la sua elezzione si fa dalla Città di Capoa, che in ogni anno eligge per voti una Persona del ceto de Cavalieri in un’anno e de Nobili nell’altro, si alternativamente ella conferisce la facoltà di governare Calvi e Sparanisi. Gode tal privilegio la Città di Capua fin dall’anno 1460. In questo tempo Ferdinando Primo Re’di Napoli à forza d’armi s’impossessò della Città di Calvi, e come si è detto la unì a Capoa. Il Governatore pro tempore doppo, preso il possesso nella nostra Cattedrale con l’intervento dè Sindaci, e Cancellieri di Calvi, e Sparanisi, stabilisce la sua residenza in uno di essi luoghi, e deve à proprie spese procurarsi l’abitazione. Anticamente gli Governatori risiedevano nel Castello, che oggi si vede nella maggior parte diruto, e distrutto. Il piacere delle conversazioni, e de giuochi, il tedio di vivere per qualche tempo solitario, la vana gloria di far prima figura, ed altri vani riflessi furono à mio credere la mina di sì bello edificio, che da circa un mezzo Secolo in quà è restato disabitato, e derelitto. Si è accennato, che questo Castello sia quell’istesso, che al riferir di Erchemberto edificò Landone per fortezza della nuova Città di Calvi, che Atenolfo suo Fratello prima conte di Capua, e poi principe di Benevento prese à rifare nell’anno 879, e dal mentovato

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Landone fù  perfezionato. Il Governatore pro tempore per lo spazio di giorni nove, cioè dal di 18 del mese di Maggio di ciascun anno per tutti li 27 del detto mese viene spogliato dalla sua autorità, e giurisdizione dal Mastro di Fiera, che in occasione della festività del Glorioso S. Casto protettore di questa Diocesi, che accade a 22 Maggio, governa, ed amministra giustizia. E lasso detto tempo di giorni nove subentra di bel nuovo il Governatore, ed il Mastro di Fiera resta solo con il titolo di …. per un’anno intiero. L’Elizzione di questo, che necessariamente deve esser Cittadino, e deve risultare in un’anno da Petrulo, nell’altro da Sparanisi, nell’altro da Visciano, e Zuni, si fa  dalli soli Sindaci senza intervento di altri Cittadini, e questi doppo l’elezzione si portano in persona in Casa del Cittadino eletto, e per contrasegno del suo officio gli fanno un donativo d’un Fiore artificiosamente composto, e questo accade nella prima Domenica di Maggio di ciaschedunanno. Nel di dunque 18 Maggio detto Mastro di Fiera si porta nella nostra Cattedrale accompagnato da Sindaco, e molti Cittadini à cavallo, precedendogli una bandiera, tamburri, con pifferi, e trombe, ed ivi prende il possesso; indi gira con lo stesso seguito tutta la Città, e poi visita il Vescovo; ed in quella mattina tiene tavola per tutti li Convitati. L’Elizzione

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delli Sindaci di Calvi si fa ordinariamente ogni anno per Publico Parlamento nel luogo detto S. Niccolò, ò pure nel Seggio di Calvi dove si radunano li due Sindaci di Petrulo, Visciano, e Zuni, Cittadini. Gli stessi luoghi, e qui li suddetti due Sindaci nominano sei Cittadini benestanti, trè di Petrulo; di Visciano, e Zuni trè, e con voti segreti ne risultano quelli due, che avranno maggioranza di voti, e nell’istesso Parlamento si eliggono ancora il Cassiere, l’Esattore, ed altre Persone necessarie. E qualunque volta occorre stabilire qualche affare appartenente alla Città, debbono necessariamente intervenire li due Sindaci, Cittadini dè sopranominati  luoghi. Né uno Sindaco può cosa  alcuna senza l’altro, ne l’altro senza l’uno negli affari privati, e nelli Publici non possono il Sindaco, e  Cittadini di Petrulo concludere cosa alcuna senza quelli di Visciano e Zuni, né questi senza quelli. Stentasi à ritrovare Edificio in Petrulo, che merita titolo di cospicuo; quello che si può con sincerità asserire è, che vi sono molte case di Galantuomini benestanti di buona situazione, modernate con mediocre architettura, con spaziosi cortili, e giardini, ed altri commodi. E la gente più bassa ancora tuttavia s’industria per quanto può d’accomadare alla moda la propria

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abitazione. Oltre la Chiesa Parrocchiale situata fuori dell’abitato, vi sono due Cappelle di jus padronato, delli Mandara una, e l’altra delli Zona abitanti nelle sopra nominate Masserie di Petrulo, di cui parlarassi altrove. Il Catasto si pose in piedi sotto il dì 24 Marzo 1752 con l’onciario di grana due, ed un sesto, che oggi l’Università esigge da tutti li Forestieri abitanti, e dagli esteri, che posseggono stabili, ò compra d’annue entrate nel ristretto di Calvi: Li Cittadini però sono esenti da tal peso, avendo rendite sufficientissime dà beni demaniali. Sopra alcune colline si ritrovano certe vestigia di Edificii, ma cosa vogliono significare, per quanto si è ricercato, non si è potuto sapere, perciò ci asteniamo di dirne parola.

 

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Nell’introduzione, l’autore localizza la Città di Calvi rispetto alle altre Città importanti della “Campania Felice” (a proposito del territorio di “Terra di Lavoro” o “Campania Felice” così scriveva  l’abbé de Saint-Non, viaggiatore francese del XVIII secolo…” l’estrema fertilità, il clima mite e le attrattive di ogni sorta ne hanno fatto le delizie dei Popoli che l’hanno abitata in ogni tempo e che sono state decantate da Poeti e Storici… . Tali erano la fertilità e la meraviglia di questa deliziosa parte dell’Italia che gli Antichi la consideravano coltivata a gara da Cerere, Bacco e Venere ed a ragione gli Storici parlano sovente dell’ozio e del lusso dei suoi primi abitanti. Il clima della Campania è effettivamente mite e senza eguali e la frutta al pari di tutte le altre produzioni agricole si raccolgono in maniera abbondante in ogni stagione”).

 

Dans l’introduction l’auteur localise la ville de Calvi et donne les distances par rapport aux autres villes importantes de la “ Campania Felice” ( à propos du territoire de la “Terre de Labour” ou “ Campania Felice” ainsi écrivait l’abbé de Saint-Non, un voyageur français du XVIII siècle:….. la fertilité extrême, la température du climat et les agrémens de toute espèce ont fait les délices des Peuples qui l’ont  habité dans tous les temps, et ont été chantés tant de fois par tous les Poètes et les historiens…. Telles étaient la fertilité et l’ excellence de cette délicieuse partie de l’ Italie que les Anciens la disaient cultivée à l’ envi par Cérès, Bacchus et Vénus, aussi tous les historiens parlent-ils souvent de la mollesse et du luxe de ses premiers habitants. Le climat et la température de la Campanie sont effectivement d’une douceur et d’une égalité sans égale, et les fruits, ainsi que toutes les productions de la terre, y viennent en abondance dans toutes les saisons de l’ année).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Decide di cominciare dalla descrizione dei Casali (agglomerati rurali) partendo da Visciano.

 

Puis, il décide de faire la description des “Casali” (agglomérations rurales) et de commencer par le “Casale” de Visciano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella descrizione dei casali, l’autore decide di esaminare prima l’etimologia per poi trattare l’origine, lo stato in cui versano gli stessi all’epoca in cui scrive ed anche dei resti antichi (monumenti e costruzioni di antichità classica) presenti nei rispettivi territori.

 

Ensuite, il passe à traiter l’étimologie, l’origine, l’état de l’époque aussi que les vestiges des respectifs “Casali”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda l’etimologia di Visciano, l’autore si perde in lunga trattazione e mette sul tavolo tutte le ipotesi e le tesi possibili per asserire, alla fine, che il nome Visciano deriva da Bisciano (denotazione di un serpente velenoso ritrovato “in loco” al momento della fondazione della Città).

 

En ce qui concerne l’étimologie du “Casale” de Visciano, l’auteur se perd dans un long développement du sujet, il met la discussion sur  le tapis et en conclut que le nom “Visciano”  vient de “Bisciano” (dénotation de serpent venimeux) qui fut découvert “in loco”  au moment de la fondation de la ville. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

l’autore esamina l’origine del casale di Visciano e asserisce che dopo la distruzione di Calvi, conseguente alla riedificazione di Landone (amministratore della corte regia con funzioni civili, militari e giudiziarie, secondo l’ordinamento longobardo-epoca: fine IX secolo) la maggior parte della popolazione si spostò nell’attuale territorio di Visciano e cominciò a costruire delle abitazioni; la bontà del clima fece accorrere altra gente e così questo luogo cominciò a popolarsi, alla pari dei Casali di Martini e Zuni.

 

l’auteur traite de l’origine du “Casale” de Visciano et affirme qu’après la déstruction de la ville, survenue après sa reconstruction par Landone (administrateur civil, judiciaire et militaire de la cour du roi, selon le règlement lombard de la fin du IXème siècle) la plupart des gens se deplacèrent dans le territoire actuel de Visciano et commencèrent à bâtir des maisons; le bon climat de l’endroit fit accourir beaucoup d’autres personnes et ce lieu commença rapidement à se peupler, de même que les “Casali” de Martini et de Zuni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In quell’epoca non fu edificato alcun Tempio (tempio di culto: chiesa, cappella etc.); gli abitanti del “Casale” dovevano recarsi nella Chiesa di Petrulo o nella Chiesa Madre (la cattedrale romanica, situata presso il castello medievale). La situazione cambiò nel 1656 (anno in cui il Meridione d’Italia fu colpito dalla peste, che ne dimezzò la popolazione) quando Monsignor Falcuzio (errore dell’autore o del copista: il nome è Falcucci) decise di far edificare una Chiesa in questo “Casale”.

 

A cette époque là, ou n’éleva aucun temple (temple de culte: église, chapelle etc.); les habitants du “Casale” étaient obligés, à se rendre à l’église de Petrulo ou à la “Chiesa Madre” (la cathédrale romane, située près du château médiéval). En 1656 (l’année de la peste dans le sud de l’Italie; elle réduisit de moitié la population) cette situation changea lorsque Monseigneur Falcuzio (faute de l’auteur ou du copiste: le nom est Falcucci) décida de bâtir une église dans ce “Casale”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

l’autore scrive: “In questo Paese vi sono buoni edifizi, e frà gl’altri torreggia (importante e maestoso) il Palazzo del Sig. D. Casto Zona Primicerio (dignità ecclesiastica) e quello del Canonico D. Agostino Zona. Un Vico (borgo), ed è il primario, (il più importante) è lastricato di quelle stesse selici (selci), onde fu lastricata la strada Latina”; (sotto il regno di Napoli collegava Capua con gli Abruzzi).

 

l’auteur écrit: “Dans ce village il y a de belles maisons: les plus importantes sont celle appartenant à M. D. Casto Zona-Primicerio- (personne appartenant à l’autorité ecclésiastique) et celle à M. D. Agostino Zona. Un “Vico”, (“bourg”) le plus important est pavé de la même manière que la route “Latina”: (à l’époque du Royaume de Naples, elle reliait Capoue aux Abruzzes).

 

 

 

 

 

Riferisce del pregio del vino prodotto “in loco” e risale alle fonti antiche, citando Orazio ed altri.

 

l’auteur traite de la qualité du vin produit “in loco” et remonte aux sources de l’antiquité (citations d’Horace et d’autres).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riferisce della produzione di olio e della fertilità della terra che viene coltivata come proprietà individuale o in affitto.

 

l’auteur traite de la production d’huile et de la fertilité de la terre, cultivée aussi bien par les proprietaires que par les fermiers

 

 

Riferisce di resti visibili di monumenti di antichità classica e ne fa la descrizione.

 

l’auter traite des vestiges de monuments visibles remontant à l’antiquité classique et en fait leur description.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Riferisce dell’agglomerato Martini: così chiamato perchè i primi a stabilirsi in questo luogo appartenevano alla famiglia Martino.

 

L’auteur traite de l’agglomération rurale de Martini: ainsi appelée parce que les premiers à s’établir dans ce lieu appartenaient à la famille Martino.

 

 

 

 

 

 

In questo agglomerato sono presenti diversi resti di antichità classica ma (già all’epoca!) hanno perduto la loro forma essenziale a causa delle asportazioni di materiale edilizio dalle stesse da parte degli abitanti del luogo per costruire ed integrare le loro abitazioni (nella zona tutt’oggi sono visibili diverse parti in pietra di monumenti antichi inserite nelle costruzioni dell’epoca). Le considerazioni e la sensibilità dell’autore rispetto a tal situazione sono, per l’epoca, molto avanzate: “Vorrei…. che i primati della Città ( Notabili, le autorità del luogo ) attendessero con sommo impegno a tener lontana  tal sorta di gente da quegl’altri avanzi di antichità  che  vi  restano”.

 

Dans cette agglomération il y a plusieurs  vestiges d’antiquité classique  mais (déjà à cette époque-là) ils perdirent leur aspect original à cause des vols de matériaux de construction, oeuvre des habitants de l’endroit qui les utilisèrent  pour bâtir et compléter leurs maisons  (Encore aujourd’hui nous pouvons remarquer dans les alentours plusieurs parties en pierre provenant de monuments anciens, ajoutées dans les costructions de l’époque “crustae”). Les considérations et la sensibilité de l’auteur par rapport à telle situation  sont, pour l’époque, bien avancées: “ j’aimerais bien… que les autorités de la ville s’appliquent sérieusement à éloigner telle sorte de gens dans le but de conserver ces vestiges de l’antiquité.    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riferisce dell’agglomerato Zuni: cosi chiamato perché i primi a stabilirsi in questo luogo appartenevano alla famiglia Zona.”

 

Il traite de l’agglomération rurale de Zuni: ainsi appelée parce que les premiers à s’établir dans ce lieu appartenaient à la famille Zona.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riferisce delle abitazioni che considera, nel complesso, buone. La più importante è quella del Sig. D. Luigi Zona: questo palazzo presenta una scala magnifica e pitture ( affreschi ) di Giuseppe Boniti (errore dell’autore o del copista: il nome è Bonito: pittore e ritrattista di corte dei Borboni ) .

 

Il’s’occupe des maisons qu’il considère, dans l’ensemble, bonnes: La plus importante est celle appartenant à M..D. Luigi Zona: dans ce palais il y a un escalier magnifique et des peintures  (fresques) oeuvre de Giuseppe Boniti (faute de l’auteur ou du copiste: le nom est Bonito: peintre et portraitiste de cour des Bourbons).

 

 

 

 

Il luogo è salutare e nell’anno 1771 si decretò di farne uno ospizio (foresteria) estivo dei seminaristi. La verdura (vegetazione) del Calicola (monte Callicola: M. Maggiore ) alle di cui amenissime falde è posta, lo rende più vago (leggiadro).

 

Ce lieu est salubre et en 1771 on décida d’y bâtir un logement d’été pour les séminaristes. La paysage verdoyant  du mont Callicola lui donne un aspect encore plus beau.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’autore scrive: “L’impresa(l’insegna) di questi tre luoghi, (Visciano, Martini e Zuni) è la stessa, e medema (medesima) che quella della Città di Calvi, poiché nel suggello (sigillo) di cui fa uso l’amministratore delle Università suddette (Università è stato da noi interpretato  come “universitas civium’’: Municipio, Comune) vedesi in esso inciso un calice nel mezzo, della di cui coppa s’osservano due vipere quasi in atto di bere.

 

 

L’auteur décrit l’enseigne de la Ville de Calvi: une coupe et deux vipères en train de boire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riferisce del catasto (sorto nel 1741) e delle sue funzioni.

 

L’auteur traite du Cadastre (établi en 1741) et de ses fonctions.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riferisce che “il Corpo’’ dell’antica Città era rappresentato principalmente da

Visciano, Martini e Zuni.                  

 

L’auteur affirme que”le Corps”de l’ancienne Ville était représenté, principalement par les agglomérations de Visciano, Martini e Zuni.