GUIDARE COME DIPENDENZA:
INGABBIATI DALLE AUTO

Nuove piste ciclabili. Trasporto pubblico gratuito. Rialzi dei prezzi dei carburanti. Offerte speciali per i treni. Zone pedonali. Si è provato di tutto per rendere l’utilizzo dell’automobile il più difficile possibile e contemporaneamente fornire alternative di trasporto facilmente accessibili. Eppure gli automobilisti sono ancora lì, si infilano negli ingorghi stradali, strombazzando, urlando, aggredendo i loro colleghi nelle loro scatole di metallo. Perché? Alcuni ricercatori suggeriscono che nessuna tattica del bastone e della carota porterà grossi cambiamenti per un semplice motivo: gli automobilisti sono tossicodipendenti.

Utilizzo ripetuto. Perdita di controllo sulla capacità di dosare l’assunzione della sostanza. Utilizzo nonostante la piena conoscenza dei rischi. Dipendenza psicologica. Di chi stiamo parlando?

Secondo uno studio britannico del 1995 portato avanti dalla Fondazione per l’ambiente e la motorizzazione, una sostanziale maggioranza di possessori di automobile - attorno all’80% - dice che troverebbe difficile se non impossibile abbandonare l’utilizzo del proprio mezzo di trasporto. Alla domanda se avrebbero ridotto gli spostamenti in auto se le circostanze e gli impegni glielo avessero permesso, il 50% ha risposto "no sicuramente".

 

L’auto come droga

Secondo l’autore svizzero Siro Sporli, l’automobile è pericolosa come una droga. Le persone vivono un’esperienza di potere e lusso che passano attraverso di loro ogni volta che guidano, ogni volta che controllano una grande macchina tecnologica come è l’automobile. Per questo l’auto è portatrice di un significato ulteriore, oltre a quello di mezzo di trasporto, cioè quello di un surrogato di soddisfazione. Gli uomini cercano qualche momento di pienezza nelle loro vite stressate e insoddisfatte, e nello stesso tempo divengono ancora più vittime della competizione per la velocità.

 

Abitudine o dipendenza, non importa

Come minimo, l’utilizzo dell’automobile è abituale. I viaggi in macchina sono di solito effettuati senza pensare all’esistenza di alternative. Chi utilizza l’auto quotidianamente potrebbe farlo senza provare piacere. Più probabilmente non ci trova un gran divertimento.

Comunque, si comporta come i tossici da eroina, possibilmente desiderando di smettere, ma troppo intrappolato per essere capace di farlo.

Sporli sottolinea che proprio per questa ragione gli argomenti convincenti e razionali non funzioneranno mai per far smettere la gente di guidare.

Ricercatori olandesi hanno dimostrato che, mentre un’informazione corretta sugli  effetti negativi dell’automobile stimola una crescita della consapevolezza degli individui sul bisogno di adeguate politiche ambientali, non produce comunque alcun effetto sui comportamenti individuali. Per provare a convincere le persone che è importante per loro cambiare i propri comportamenti, l’informazione fa leva solitamente sull’urgenza della situazione. Le campagne pubblicitarie possono risultare shockanti, piene di accorati avvertimenti sulle inevitabili conseguenze dell’inazione. Eppure questo può essere ancora controproduttivo, dato che la risposta caratteristica ad un’informazione di questo tipo è un sentimento di sopraffazione, di impotenza e debolezza nel pubblico target. È sicuramente difficile che la gente prenda in considerazione dei cambiamenti attaccando un comportamento sul quale si appoggiano molto, e che da questo discendano dei benefici reali.

Così, che tattica adoperare? Invece di predicare sulle orribili conseguenze dell’utilizzo dell’automobile e puntare indici accusatori contro i malvagi automobilisti, dovremmo trattarli con comprensione e pazienza, come vittime della nostra società veloce e delle sue soddisfazioni surrogate?

Se riconosciamo che almeno per qualcuno la guida dell’auto può essere una dipendenza, e un abitudine per molti di più, allora senza dubbio dobbiamo cambiare le nostre strategie – smetterla di fornire unicamente delle alternative e cominciare ad aiutare la gente a liberarsi di questa abitudine.

 

Passo dopo passo

Come si può curare la dipendenza dall’automobile? Negli ultimi 20 anni, in parecchie nazioni si è assistito a un drastico cambiamento di atteggiamenti per quanto riguarda il fumo di sigaretta: da un comportamento considerato normale ad una deprecata abitudine di una minoranza. Le campagne anti-fumo di questi paesi forse possono insegnare qualcosa al movimento car-free. Uno dei primi concetti base era fondato sul modello
Conoscenza/Atteggiamento/Comportamento: la conoscenza (fumare/guidare  danneggia la tua e l’altrui salute oltre che l’ambiente) influenza l’atteggiamento (considerare il fumare/guidare una cosa brutta da fare) e poi il comportamento (smettere di fumare/guidare).

Ma la psicologia comportamentista ha dimostrato l’inadeguatezza di questo modello. La maggior parte dei fumatori sa benissimo che fumare fa male e vorrebbe smettere, eppure non ci riesce.

Le teorie del cambiamento comportamentale adesso sostengono che per incidere sul comportamento personale, gli individui passano attraverso diverse fasi: prima di cominciare a smettere un fumatore/guidatore deve riconoscere che il suo comportamento costituisce un problema. Il secondo passo consiste nel passaggio dalla consapevolezza alla presa di decisione. È solo qui che il cambiamento del comportamento problema inizia realmente, e il fumatore/automobilista deve ancora passare all’ultimo stadio, quello di adottare una diversa e più sana abitudine.

Costruire piste ciclabili assume implicitamente che la gente ha già raggiunto il secondo stadio, e non fornisce automaticamente il supporto sociale per passare al terzo livello. Per ottenere il massimo cambiamento possibile, le campagne dovrebbero aiutare la gente nei diversi passaggi da uno stadio all’altro, piuttosto che presentare lo stadio finale come raggiungibile con un passo solo.

 

Troppo tardi per i bambini?

Un punto centrale delle campagne anti-fumo è stata l'attenzione rivolta ai bambini. Nonostante siano possibili diversi approcci per trattare con le abitudini delle persone, la maggior parte degli esperti concordano sul fatto che il modo migliore per approcciarsi all'utilizzo nono necessario dell'auto è fare in modo che questa abitudine non cominci mai.

Nel 1995 uno studio britannico scoprì che i bambini erano dipendenti delle auto quanto i loro genitori

, con il 90% delle bambine e il 75% dei maschi che sostenevano di trovare molto difficile il dover riorganizzare la propria vita senza l'automobile. Se devono essere fatti dei tentativi per prevenire l'autodipendenza delle generazioni future, è importante cominciare con i bambini che non abbiano ancora assimilato la propaganda automobilistica.

Lo studio suggerisce che con bambini intorno ai 13 anni è già troppo tardi, essendo già i ragazzi stati assorbiti dalla cultura dell'auto grazie al condizionamento sociale.

Partendo dall'auto-giocattolo morbida per i più piccoli fino all'automobile elettrica in materiale plastico per i più grandi, la società insegna ai bambini l'importanza del ruolo che l'auto deve giocare nella vita di ciascuno. Aggiungete a ciò genitori che essi stessi fanno fatica a "dire di no" e insistono sul fatto che l'unica maniera sicura di raggiungere la scuola è quella di usare l'auto, più l'onnipresente pubblicità dell'industria automobilistica e non sorprendetevi della creazione di un altro auto-dipendente.

 

Prendiamoli per mano

Un'altra tattica da utilizzare nei suggerimenti per combattere la dipendenza da parte dei promotori della salute consiste nell'enfatizzare ciò che è positivo. Piuttosto che dire "non bevete alcolici" a una popolazione che è dipendente da essi, il messaggio può essere "osservate almeno tre giorni alla settimana senza bere". Questo è un messaggio molto meglio recepito dalla gente, che non viene passato immediatamente nel dimenticatoio. Nel caso "auto contro biciclette", l'esperienza della promozione della salute suggerirebbe un approccio che sostenga la possibilità di coesistenza: "le automobili continueranno inevitabilmente a essere un mezzo di trasporto determinante, ma per i viaggi più brevi, perchè non provare ad usare la bicicletta, qualche volta?" potrebbe essere un messaggio efficace da trasmettere.

Ma il "guidate meno" è un compromesso che implica la necessità di utilizzare l'auto sulle lunghe distanze? Secondo i promotori della salute, è un modo realistico di combattere la dipendenza.

Esempi di approcci positivi potrebbero essere le annuali Giornate Senz'auto Francesi (in Italia le Domeniche Ecologiche) o le settimane "bike to work" (in bici al lavoro) di alcune città americane. Non funziona solo semplicemente per offrire delle alternative; le campagne più efficaci prendono la gente per mano e le incoraggiano attivamente a rompere con la consuetutdine dell'auto.

Se analisi come questa continuano, cominceranno a nascere i primi gruppi di "Autolisti Anonimi"? Ci saranno psichiatri e operatori sociali dedicati allla cura degli auto-dipendenti? Avremo programmi statali di disintossicazione con le auto elettriche al posto del metadone e la gente che pubblicamente dichiara di essere libera dall'auto, distruggendo la propria vettura tanto amata in precedenza? Chi lo sa...