La crescita della prossima generazione di

auto-dipendenti

 

 

 

Le auto rubano spazio al gioco, feriscono ed uccidono. Già a 13 anni i bambini sono assuefatti all’automobile. Non possono guidare, non possono ottenere il permesso di guida, ma sono dipendenti dall’automobile. Come può accadere ciò?

 

Cominciamo dal principio.

Che impatto hanno le automobili sulla vita di un bambino? Chiedete ai vostri governanti e otterrete risposte contraddittorie – da un lato ci sono spazi pubblicitari sponsorizzati dai poteri pubblici che mostrano i pericoli delle autovetture. In GB uno spot mostrava la visuale di un conducente mentre percorre una strada del centro città, quando improvvisamente un bambino la attraversa. Il video diventa scuro e si sente uno stridere di gomme sull’asfalto. “Uccidi la velocità” recita lo spot – o uccidi un bambino. Il pericolo delle automobili è dichiarato con molta enfasi. E non si tratta di ipocrisia – gli incidenti stradali che coinvolgono bambini sono la causa del 34% dei decessi violenti nell’infanzia.

            Eppure, in aperta contraddizione con questo atteggiamento, gli stessi governanti si danno da fare per pubblicare statistiche rassicuranti. Nel 1990 il governo britannico diceva che “durante gli ultimi venticinque anni le strade del Regno Unito sono diventate molto più sicure. Gli incidenti stradali sono diminuiti del 20% dalla metà degli anni 60; e il numero di decessi è calato di circa un terzo”. Statistiche simili e interminabili possono essere ritrovate ovunque, tutte tendenti a dimostrare che le strade stanno diventando decisamente più sicure per i bambini. Ma sono più sicure o tremendamente più pericolose?

            Il numero di veicoli circolanti è tale che oggi ai bambini è vietato il gioco nelle loro vicinanze, l’attraversamento della strada, di recarsi a scuola senza la supervisione di un adulto. Tra il 1971 e il 1990 il numero di bambini che avevano il permesso di andare da soli in un posto diverso dalla scuola (a casa di un amico, al parco, in un negozio etc.) si è dimezzato. La libertà e l’indipendenza dei bambini e le loro opportunità di vivere delle avventure sono state fortemente ridotte dalle automobili.

            “Quando la mia mamma era piccola poteva andare al parco e a fare qualche spesuccia da sola. Noi non possiamo andare da soli perché c’è troppo traffico… Mamma poteva stare da sola con gli amici sulla strada perché non c’erano molte macchine… Mamma e papà potevano uscire a piedi di notte e giocare fuori. Io non posso perché è pericoloso” (Bambino di 9 anni, Engwicht, Diritti umani e automobile.)

In nessuna occasione questa riduzione della libertà diventa più evidente che nel momento di recarsi a scuola. Tra il 1971 e il 1990 la percentuale di bambini di 7 e 8 anni che potevano andare a scuola da soli è crollata dall’80 ad appena il 9%.

            Invece di effettuare spostamenti liberi ed indipendenti i bambini vengono così accompagnati in macchina, contribuendo ad un ulteriore aumento del traffico. Rispetto al 1971 il numero di bambini che viene accompagnato in macchina a scuola è aumentato di un fattore 3.5. Negli USA, capitale della cultura dell’auto, solo un bambino su otto si reca a scuola a piedi o in bicicletta.

            “Mi ricordo nitidamente i viaggi che facevo da e per la scuola perché erano tremendamente eccitanti… L’eccitazione dovuta al mio nuovo triciclo. Mi recavo a scuola su di esso tutti i giorni insieme alla mia sorella maggiore che pedalava sul suo. Non c’erano adulti con noi e posso ricordare molto vividamente che entrambi correvamo molto forte in mezzo alla strada.

            “Tutto ciò, vi renderete conto, accadeva ai vecchi tempi quando l’avvistamento di un’automobile era un avvenimento e quindi era abbastanza sicuro per un bambino piccolo andare a scuola strillando sul proprio triciclo al centro della carreggiata…” (Ricordo di Roald Dahl riguardo alla sua infanzia a Giamorgan, a 6 anni, nel 1922).

             I genitori oggi non possono rischiare di permettere ai bambini questa libertà ed eccitazione. Li accompagnano perché temono il traffico e pensano che i loro figli possano venire molestati. Entrambe queste paure sono essenzialmente la stessa. Un aumento del traffico porta a una diminuzione della vita in strada e ad un aumento del numero di estranei fuori la porta di casa. Come risultato, cresce la paura di molestie. Così, grazie all’automobile, i bambini hanno perso lo spazio dove giocavano – la strada – hanno perso l’indipendenza e hanno perso l’utilizzo di una significante parte della giornata, dato che i genitori sono riluttanti a permettere ai loro figli di uscire dopo che si è fatto buio. Le ragazze sono particolarmente limitate da questo “pericolo dell’estraneo” e dal timore dei genitori di qualche tipo di aggressione.

            Inoltre anche i genitori soffrono; il fardello dell’accompagnamento dei figli toglie libertà anche a loro.

            “Gioca nel nostro giardino da sola e qualche volta va anche in bici da sola se non c’è nessuno in giro, ma viene sempre tenuta d’occhio… Se ci fosse un ambiente più sicuro la lascerei giocare da sola là fuori e farei altre cose, ma questo è veramente impossibile” (Miglioramenti nella sicurezza dei bambini pedoni: quanto costa? Health education journal 1998)

 

L’assuefazione

Ma se l’automobile porta via tutto questo spazio ai bambini, perché questi ne diventano dipendenti? Da dove viene questa assuefazione?

L’auto ha tolto loro la libertà, ma è anche il loro mezzo di trasporto nel mondo esterno. Dato che i genitori li accompagnano e li vanno a prendere a scuola, nei negozi, dai nonni, al parco i bambini imparano dall’esempio. Le auto sono indispensabili. La nostra dipendenza diventa la loro dipendenza prima ancora che ce ne accorgiamo. L’assuefazione all’auto comincia sul sedile del passeggero.

 

Giochi, giocattoli e TV per ragazzi

            Una volta che l’auto gli ha portato via lo spazio per il gioco, i bambini devono giocare in casa. L’esposizione alla TV cresce. Cresce l’esposizione ai tecnogiochi moderni. Ma che impatto hanno questi giochi e questi programmi TV?

            Ai bambini piacciono i giocattoli che riflettono il loro ambiente quotidiano – un’auto giocattolo è popolare perché vedono gli adulti usare l’auto. Ma giocare con l’automobilina contribuisce ad accrescere l’autodipendenza del bambino o semplicemente la riflette? Negli anni 80 in Inghilterra e negli USA alcuni genitori preoccupati smisero di comprare pistole giocattolo ai loro figli. Dovrebbero evitare di comperare anche automobiline? O videogiochi nei quali le auto corrono ad altissime velocità attraverso paesaggi piroettanti? O spegnere la TV quando uno spettacolo presenta delle automobili?

            Non si può provare niente, certamente questa è solo una domanda, ma è necessario chiedersi se questi giochi e questi programmi TV contribuiscono ad accrescere la dipendenza dall’auto dei vostri figli.  Quando l’adorazione per l’automobile è potente come quella di Toad del racconto di Kenneth Grahame Wind in the Willows, quando vede per la prima volta un’automobile, può un bambino rimanere indifferente?

            “Che visione gloriosa ed eccitante!” mormorò Todd senza nemmeno provare a spostarsi. “La poesia del movimento! Il vero modo di viaggiare! Villaggi sorpassati, paesi e città saltati – sempre alla ricerca di nuovi orizzonti!  Che felicità! È mia! È mia!”

            Se provo a ricordare i programmi che guardavo da bambino, cosa vedo? The Wacky Races, Herbie, Chitty Chitty Bang Bang, Goofy, i Transformer – programmi di automobili e di robot. Solo l’inizio di una lista apparentemente infinita di automobili adorabili, o di adorabili caratteri rappresentati in un’auto. E non finisce qui, dato che dall’infanzia alla vita adulta siamo immersi in una cultura popolare che celebra e adora l’auto.

            “Non c’è bisogno di essere un guidatore per essere influenzato dalle automobili. Ci sono film di culto; innumerevoli canzoni pop; riviste per collezionisti; modellini ammiccanti; drive-in; fiabe e novelle che parlano di automobili; miti urbani; audiovisivi; Gran Premi alla TV; foto; ornamenti; simpatici giocattoli” (Nicola Baird, The Estate we’re in).

            Tutto questo ha un impatto? Difficile dirlo. Dopotutto, da bambini guardavamo anche Furia che galoppava in mezzo alle colline. Ma quale immagine ha più  influenza per i bambini auto-dipendenti (sub)urbani di oggi?

 

L’ambiente artificiale

I bambini di oggi sono cittadini. Con che frequenza camminano in un bosco e raccolgono funghi selvatici? Con che frequenza invece si recano al supermarket in automobile? Quante volte nuotano in un lago o dormono in una caverna? Quante volte nuotano in una piscina riscaldata per poi andare a casa a guardare la TV?

            Secondo Adbusters, l’individuo medio della nostra  società è in grado di identificare meno di 10 piante rispetto a più di 1000 logo pubblicitari. E i bambini sono ancora più esposti alla pubblicità e ancor meno abituati all’ambiente naturale di quanto lo fossimo noi. Anche nelle città dove è presente la “natura”, questa è chiaramente addomesticata. Un collettivo urbano, Green Loops, a Liverpool, voleva creare un parco pubblico nel quale i bambini potessero imparare di più sulla natura, le piante, l’ambiente – ma le regole comunali proibivano la presenza di piante con le spine, dato che i bambini potevano farsi male. In questo modo non esiste la possibilità che possano raccogliere e mangiare delle more selvatiche.

            E in un tale ambiente urbano, dove le automobili sono così visibili ed utilizzate, dove la cultura popolare rinforza costantemente il messaggio che le automobili sono buone, e con una così bassa esposizione alla natura che le auto distruggono, c’è da stupirsi se i bambini diventano auto-dipendenti? L’auto è normale, essenziale nella vita di tutti i giorni. La mia mamma non mi porta mai da nessuna parte senza di essa.

 

Il simbolismo dell’automobile

                Anche se si osservano i programmi Tv che aumentano la dipendenza dall’auto dei vostri bambini, quando essi sono costretti in casa dall’invadenza delle auto, non c’è dubbio che essi costituiscano un audience “intrappolata” per la pubblicità dell’industria dell’auto. Come riportato in CB n. 10 la Porsche tedesca ha trasformato la propria strategia di marketing negli USA per raggiungere proprio questi bambini da sei a dieci anni, “i nostri clienti del futuro”.

Libertà simbolica:

            La diffusione dell’automobile ha tolto loro la libertà, ma l’immagine di marketing presenta l’auto come dispensatrice di libertà. Dopo aver eletto i bambini a target della propria campagna pubblicitaria, la Porsche gli ha chiesto di descrivere la loro macchina dei sogni. “Le macchine dei sogni descritte finora sono raffigurate su lunghe strade spazzate dal vento, romantici tramonti, tra alberi e montagne” ha detto il presidente della Porsche. Il sogno è l’automobile, ma questa serve per la libertà. In questo modo gli adolescenti agognano il momento nel quale possederanno la loro prima auto che darà loro l’indipendenza che è stata loro negata durante tutta l’infanzia a causa delle automobili.

            Il risultato? Bene, dal 1922 il tasso di incidenti mortali tra i 15-19enni è aumentato di 4 volte, dato che gli adolescenti sono molto più disponibili a correre a prendersi la propria fetta di libertà.

Dominanza simbolica:

            Che cos’altro sta a simboleggiare l’automobile? Il dominio della natura.

            I bambini sono cittadini, la loro esposizione alla natura è addomesticata. Hanno paura di ciò che è selvaggio? Mi ricordo di un’amica che avevo a Londra: nata e cresciuta nel centro della città, confessava il timore degli ampi spazi aperti – non avrebbe mai avuto il coraggio di andare a vedere la Savana Africana – c’era troppa paura nel vuoto. È l’unica? O i nostri figli stanno crescendo con lo stesso distacco da tutto ciò che è selvaggio? L’auto simboleggia il dominio dell’uomo sulla natura, rende possibile quel viaggio in Africa – al riparo in un 4X4.

            “Grandi cose stanno per cambiare. Impareremo a essere i padroni della natura piuttosto che i suoi servitori.” (Henry Ford, 1922).

            L’automobile significa sicurezza, inviolabilità, potere e dominio – sulla natura, ma anche sulla razza umana.

Potere e sessualità simbolica:

            I bambini diventano adolescenti, e gli adolescenti sembrano patologicamente predisposti a trovare se stessi, il loro potere, la loro indipendenza, il loro sex appeal, la loro maturità, attraverso qualsiasi mezzo. E nella cultura consumistica di oggi, non deve sorprendere che essi abbiano così tanta fede nel fatto che le cose possano dimostrare ciò che essi sono. Così sognano un’auto per il potere, il magnetismo e il sex appeal che questa può dare a chi la possiede. La loro dipendenza è rinforzata dalla credenza che le comodità possano fornire autostima. Non sono soli. Come possiamo aspettarci che i nostri figli crescano biasimando le menzogne dell’industria dell’automobile, quando alcune dei nostri personaggi più in vista spesso portati come esempio sono attratti da questo:

            “ ‘Complimenti! Avete vinto la possibilità di pagare solo 360.000 sterline per la vostra macchina dei sogni’. Così diceva una lettera mandata la settimana scorsa a 350 tra gli automobilisti più ricchi del mondo… Benché la Jaguar stia ancora costruendo il prototipo, più di 1300 persone da 40 nazioni diverse hanno depositato un anticipo di 50000 sterline per una macchina ancora da provare; per ogni aspirante acquirente che verrà soddisfatto tre verranno eliminati…

            “Un musicista rock che ha vinto un’opzione sull’auto è Nick Mason, il batterista dei Pink Floyd. Mason… ha detto che se fosse stato escluso sarebbe entrato in una depressione suicida. (Ian Birrell, “Select few pounce on Jaguar Supercar” Sunday Times, Londra, 4 Marzo 1990).

            L’immagine di marketing dell’automobile promette sex appeal, potere, sicurezza e dominio. L’esposizione a queste bugie è aumentata dal fatto che la cultura dell’auto intrappola i bambini a casa ad ascoltarle.

Il risultato si raccoglie  già dai primi anni dell’adolescenza con un improvviso calo dell’appeal delle biciclette. Più del 40 per cento dei bambini piccoli dichiarano che la bici è il loro mezzo di trasporto preferito per andare e tornare da scuola, ma come raggiungono gli anni dell’adolescenza, improvvisamente la bici perde tutta la capacità di attrazione e il gruppo dei pari comincia ad esercitare pressioni su quelli che la adoperano. Perché? Bene, il fattore principale, ancora una volta, è la pericolosità delle strade, che costringe i bambini a pedalare impropriamente sui marciapiedi. Ma l’adolescenza è un’età nella quale andare in bici sui marciapiedi porta alla disapprovazione sia del mondo adulto sia del gruppo dei pari. Come dice una ragazzina di 13 anni, “sembreresti un poppante se usassi ancora la bicicletta alla nostra età” – andare in bici è  infantile, troppo rischioso e definitivamente fuori moda.

Nella guerra degli stili, l’auto promette gloria e sex appeal proprio quando la bici comincia a diventare stupida e demente. Anche se gli adolescenti sono ancora troppo giovani per guidare, desiderano il mondo adulto. Desiderano un’automobile.

            Anche la consapevolezza ambientale non salva i bambini dalla dipendenza dall’auto. I bambini piccoli riconoscono le limitazioni posta al loro spazio di gioco dalle auto, e sono consapevoli dell’impatto ambientale – sanno che l’inquinamento, gli incidenti, le emissioni, i problemi respiratori, le piogge acide e l’effetto serra sono conseguenze dell’automobile. Ma quando crescono si rassegnano ad aumentare il livello del traffico, e cominciano a riconoscere la valenza della proprietà di un’automobile: “ci sarà sempre più traffico così bisogno imparare a conviverci e andare avanti”

            “Tutti vogliamo in un futuro possedere un’auto, così non possiamo fermare gli automobilisti di oggi se vogliamo diventarlo anche noi” (Kids, Cars and Conservation: children’s ideas about the environmental impact of motor vehicles, International journal of Science and education, 1996, Vol 18, n. 3

             Nel nostro mondo poco emancipato i nostri bambini diventano dipendenti dall’auto a 13 anni. Diventando dipendenti perché imparano dal nostro esempio, e quando spendiamo le nostre vite in auto non possono concepire un modo diverso di comportarsi. Diventano dipendenti perché vivono in auto fin dai primissimi anni di vita, venendo trasportati da A a B. Diventano dipendenti perché non hanno libertà e la desiderano. Diventano dipendenti perché non hanno potere e lo desiderano. Diventano dipendenti perché credono nella pubblicità che sono costretti a guardare perché non possono più giocare fuori. Diventano dipendenti perché non c’è alternativa nelle loro vite. Alla prima opportunità compreranno la loro auto.

 

 

Debbie Waters

6 consigli per combattere la dipendenza dall’auto dei tuoi figli

 

·         Comincia presto – leggi loro ripetutamente Family mouse behind the wheel di Wolfgang Zuckermann. Usa la tua immaginazione e cambia il finale delle storie in modo che abbiano un messaggio ecologico.

·         Smetti di accompagnare i figli a scuola in macchina: vai a piedi o in bicicletta con loro, o istituisci un “walking bus”. Leggi Street Reclaiming di Engwicht per maggiori informazioni.

·         Sostieni l’”International Walk to School Day”. www.iwalktoschool.org

·         Fai propaganda per avere spazi sicuri per spostarsi e giocare – piste pedonali e ciclabili sicure, moderazione del traffico, aree residenziali progettate specificamente per proibire la circolazione automobilistica, più verde pubblico con dei custodi che garantiscano la sicurezza

·         Insegna con l’esempio – più guidi e più i tuoi figli desidereranno farlo. Più vai in bici, più saranno mentalmente equipaggiati ad affrontare la pressione del gruppo dei pari perché abbandonino la bicicletta per la dipendenza dall’auto.

·         Spegni la TV, cancella la pubblicità ed esci di casa – fai vedere ai tuoi figli che la vita non si vive attraverso uno schermo, sia esso un televisore o un parabrezza.