0000GLI ANNI "ORRIBILI"
2000-2005

I primi anni del nuovo millennio coincidono con il periodo più buio della centenaria storia del Torino. L’arrivo di Cimminelli coincide con la conclusione di una violenta campagna stampa, portata avanti dai giornali cittadini cominciata già diversi mesi prima, quando ancora la proprietà era targata Hsl e la squadra non viveva un momento esaltante. Nel 2000 dopo mesi di attacchi a mezzo stampa, "i genovesi" passano la mano a Francesco Cimminelli, imprenditore dell’indotto Fiat, poco interessato al calcio e simpatizzante per l'altra squadra della città. Poco abituato alla platea mediatica, il nuovo proprietario, nomina presidente Giuseppe Aghemo, colui che più di tutti aveva contribuito a screditare e costringere l’Hsl a cedere la società; le sue promesse sono subito importanti: Europa in 2-3 anni, squadra di primo piano, rilancio del vivaio, ripianamento dei debiti. Tra le altre cose, viene anche garantita la presenza di ben 70 miliardi in fidejussioni per la ricostruzione del Filadelfia.
Dopo anni di delusioni sportive e umiliazioni di tutti i tipi, i tifosi cominciano a sognare salvo ricredersi appena dopo un mese; Aghemo, infatti, lascia la presidenza lanciando accuse contro il nuovo proprietario: si parla dalla sua fede bianconera e del suo disprezzo per i tifosi granata "che vanno a piangere a Superga" ecc, ma il peggio doveva ancora venire era solo l'inizio di un incubo.
L’incarico di presidente passa quindi ad Attilio Romero, tifoso granata aveva ricoperto in precedenza incarichi per la fiat, noto però alle cronache per essere una delle persone coinvolte nell’incidente in cui trovò la morte Gigi Meroni.
La prima scelta della società è subito contestata dai tifosi: come general manager viene scelto Ermanno Pieroni, che mesi prima aveva iniziato una causa con il portiere del Torino Luca Bucci. La dura contestazione dei tifosi obbliga la nuova dirigenza alla retromarcia, il ruolo viene assegnato a Sandro Mazzola, figlio del grande Valentino.
Poco convincenti sembrano le decisioni societarie nei primi mesi di presidenza: cambiano quasi tutti i responsabili del vivaio e del settore tecnico. La sede storica del Torino Calcio viene chiusa e trasferita in un ex magazzino di via del Carmine. Le promesse di ricostruzione del Filadelfia e la costruzione di un centro sportivo si rivelano presto bugie, discorsi senza fondamento, allo scopo di tenere buona la piazza.
Ma è soprattutto la gestione sportiva della squadra la cosa più incomprensibile: alcuni giocatori, quelli più carismatici, vengono lasciati andare via in scadenza contratto. Altri vengono lasciati a lungo in tribuna, additati ai tifosi come mercenari scaricando su di loro le colpe degli scarsi risultati sportivi.
Per riportare il torino in A fu ingaggiato il tecnico Gigi Simoni, ex calciatore granata, ma l’inizio stagione non fu dei migliori ed il Toro sembrò addirittura rischiare la C. Esonerato Simoni (dopo solo 8 giornate) dalla primavera fu promosso Giancarlo Camolese, anch'egli ex granata. Il Toro, con otto successi consecutivi e dieci vittorie in trasferta, riuscì a risollevarsi terminando il campionato 2000/01 con 73 punti. Grande festa popolare per le vie di Torino: era di nuovo serie A.
Il campionato 2001/02 si chiuse per i granata all’11° posto e con il diritto a partecipare all’Intertoto. Con la partenza del bomber Schwoch, la squadra fu rafforzata con gli acquisti di Cristiano lucarelli e di Simone Vergassola, il prestito del francese Cauet dall'Inter. Di quel campionato va ricordato il pareggio nel derby della 7° giornata: al termine del primo tempo il Toro era sotto di tre reti ma con una straordinaria rimonta i granata pareggiarono le sorti dell'incontro. A due minuti dallo scadere lo juventino Salas fallì un calcio di rigore (con la famosa “buca” di Maspero) ed il derby finì 3-3.
Il 2002/03 fu una stagione molto deludente, l’esonero di Camolese e l’ingaggio di Ulivieri non bastarono ad evitare l’ultimo posto in campionato e ad una nuova retrocessione in serie B. Una campagna acquisti senza grandi botti, arrivarono tra gli altri l'argentino Marinelli e l'uruguaiano Magallanes (entrambi per ragioni diverse al di sotto delle aspettative), la scarsa vena realizzativa delle punte, le polemiche mezzo stampa, la contestazione verso il tecnico mai accettato dalla tifoseria, resero ancora più grave il bilancio di una statgione che si chiuse con la guida tecnica di Zaccarelli e Giacomo Ferri.
Nonostante alcuni innesti interessanti: il belga Walem e il suo giovane connazionale Gaby Mudingay e il rilancio del giovane brasiliano Pinga, nel campionato 2003/04 il Toro, guidato da Ezio Rossi, registrò solamente un anonimo 12° posto, fallendo la promozione in serie A. La disaffezione del popolo granata era chiara: il 29 maggio al Delle Alpi contro il Treviso, si registrarono 899 spettatori, un dato che si commenta da solo. (questo e solo 1 dei tanti record negativi battuti nei 5 anni di presidenza cimminelliana).
L'anno successivo il Torino torna in serie A, primo con 74 punti a pari merito con Genoa, Empoli e Perugia ma terzo per la classifica avulsa. Si dovette andare ai play off. In finale contro il Perugia i granata vinsero al Curi per 2-1 e vennero sconfitti al Delle Alpi per 0-1 davanti a 53.937 spettatori.
La gioia del ritono in A durò solamente alcuni giorni. L’iscrizione al campionato di serie A venne negata a causa di mancanza di garanzie economiche. Si aprì un periodo intenso di trattative e ricorsi, al termine del quale una cordata di imprenditori, presentò la domanda per l'ammissione al Lodo Petrucci. In bese a questa normativa una squadra che non presenta i requisiti richiesti, può attribuire ad una nuova società il titolo sportivo della vecchia (cambiando denominazione) e partecipare al campionato inferiore a quello guadagnato sul campo, impedendo la sparizione della squadra. Grazie anche alla sponsorizzazione della azienda municipalizzata SMAT (Società Metropolitana Acque Torino) venne concluso l’inter burocratico e la nuova “Società Civile Campo Torino” venne ammessa al campionato di serie B.
Il 19 Agosto 2005 nel bar Norman (gli stessi locali nei quali fu fondato il Torino, un tempo occupati dalla birreria Voigt), durante una conferenza stampa, venne annunciata la cessione della proprietà all'editore Urbano Cairo, che aveva lanciato una proposta di acquisto.

   


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