1979-1990

Con Rabitti al posto di Radice, il Torino chiuse la stagione 1979-'80 al quarto posto e con l'amaro in bocca per la finale di Coppa Italia persa a Roma contro i giallorossi ai rigori. Pianelli, intanto, viveva grosse difficoltà economiche, voleva lasciare, era stanco e sfiduciato.
Nel torneo 1980-'81 ritornavano in Italia gli stranieri ed il Toro acquistò Van de Korput. Rabitti prima e Cazzaniga poi guidarono un Toro modesto, che alla fine si salvò per un punto. Ancora in finale di Coppa Italia, ancora contro la Roma e ancora sconfitti: questa volta si giocò anche il ritorno a Torino ma, dopo un duplice 1-1, furono i rigori ad essere fatali ai granata.
Nel 1981-'82, con Giacomini allenatore, Pulici e Zaccarelli a guidare il gruppo; Graziani e Pecci erano andati a Firenze, del Toro-scudetto erano rimasti Paolino e Zac. Campionato gagliardo dei giovani granata ed obiettivo salvezza raggiunto con largo anticipo; non poteva mancare la chicca della finale di Coppa Italia, persa, e così fu anche in questa stagione, la terza consecutiva.
Il cambio di timone al vertice fu cosa fatta nella primavera del 1982: via Orfeo Pianelli, con le lacrime agli occhi, e Sergio Rossi nuovo presidente, con tanta voglia di fare e di vincere. Squadra tutta nuova (anche Pulici lasciò il Toro) con i tifosi entusiasti del nuovo presidente. Gli arrivi di Selvaggi, Hernandez, Galbiati, Borghi, con Bersellini in panchina facevano ben sperare ma fu un torneo mediocre quello datato 1982-'83. Unico grande acuto il derby di ritorno che passò alla storia: i granata, sotto di due reti, riuscirono a capovolgere il risultato in 3 soli minuti, andando a segno con Dossena, Bonesso e Torrisi; Torino-Juventus 3-2 e Maratona in delirio! Il torneo fu chiuso all'ottavo posto, fuori dalle coppe, una vera delusione.
Grandi speranze fecero nascere l'acquisto di Schachner da parte di Sergio Rossi la stagione successiva; ma dopo un ottimo avvio di campionato, il Torino di Bersellini si sedette nuovamente terminando al quinto posto.
Ancora Sergio Rossi protagonista e grosso colpo sul mercato: Junior arrivò al Filadelfia nell'estate 1984; partì Hernandez e sulla panchina vi fu un gran ritorno, quello di Gigi Radice. Con Serena e Schachner in attacco ed un centrocampo con Junior e Dossena nessun sogno era proibito: il Torino disputò un torneo di grande livello e giunse secondo, dietro alla sorpresissima Verona.
Wim Kieft fu ingaggiato per la stagione 1986-'87 ma, dopo una partenza a suon di gol, il centravanti olandese s'infortunò gravemente in una trasferta di Coppa UEFA in Ungheria, saltando quasi tutto il campionato. Torneo sofferto e concluso con soli 26 punti dal Torino che però, in Coppa, giunse fino ai quarti di finale.
Rossi lasciò la società al duo Gerbi-Definis, anche Dossena se ne andò, pare per diverbi con il sergente di ferro Radice; senza più Junior e Dossena il centrocampo si era impoverito di molto ma in attacco giunse Tony Polster, autore di un'ottima stagione e chissà perché non confermato dalla società. Era il Torino di Cravero, Ezio Rossi, Crippa, Comi, Sabato: una buona squadra, che terminò sesta in campionato, alla pari con la Juventus. Nello spareggio per andare in UEFA il Torino fu sconfitto ai rigori dai cugini, dopo un misero 0-0.
Nella stagione 1988-'89 gli acquisti di Muller, Edu e Skoro avevano fatto pensare ad un grande Toro, ma Radice fu contestato fin dall'inizio, al suo posto subentrò Claudio Sala, la squadra era poca cosa, gli stranieri non giravano e si scivolava sempre più in basso in classifica.
Sala fu a sua volta avvicendato, dal "mago" Vatta nelle ultime cinque giornate, ma non ci fu nulla da fare: Torino in B 30 anni dopo.
Nel marzo 1989 avvenne una svolta: Borsano comprò il Torino ed allestì subito uno squadrone per riportare il Torino in alto, tra i grandi della serie A.
Oltre 18.000 abbonamenti in serie B, un record: il popolo granata aveva ritrovato l'entusiasmo. Con Fascetti in panchina il Toro dominò la serie B, in testa dalla prima all'ultima giornata: giocavano in granata Marchegiani, Policano, Romano, Muller, Cravero, uno squadrone che poteva benissimo figurare bene in serie A.

   

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