STATUTO

DELLA CONGREGAZIONE DEL  SS. SACRAMENTO

DI VILLALBA (1912)

 

 

A Mons. D. Giuseppe Scarlata

Vescovo eletto di Muro Lucano

 

Eccellenza Rev.ma

Dolenti per l’allontanamento dell’Eccellenza V. Rev.ma, chiamata dal S. Padre a reggere la chiesa di Muro Lucano, ci è caro conforto  poter fregiare del suo venerato nome, dandone alle stampe, la Costituzione della nostra Congregazione. Crediamo così di testimoniare ancora una volta all’Eccellenza V. Rev.ma; l’omaggio doveroso della nostra umile sudditanza e l’affetto grande, che verso tanto nostro Direttore non  potrà non rimanere indelebile nei nostri cuori. Ci sembra inoltre che, prendendo tra mani queste nostre Costituzioni, il nome dell’Eccellenza V. Rev.ma ci richiamerà alla mente il dolce ricordo degl’insegnamenti e delle calde esortazioni, di cui Ella ci fu largo nei venticinque anni di sapiente direzione, a tal ricordo varrà ognora, ne siam sicuri, a tener vivo il santo  fervore.

L’Eccellenza Vostra voglia perdonare il nostro ardimento, e concederci la pastorale Benedizione auspice di divini favori per la vita e l’incremento del nostro istituto alla maggior gloria di Gesù in Sacramento.

I Congregati


 

Ai Congregati,

Gran ventura quella di appartenere alla Congregazione del SS. Sacramento! Senza dubbio tutte le congregazioni stabilite in Villalba son buone e proficue, quando non si trascurino le regole del loro statuto; perché tutte hanno comune lo scopo di coltivare negli associati i sentimenti cristiani. Su di esse però è facile vedere che la Congregazione del SS. Sacramento si avvantaggia.

a) Per la sua antichità. Fu infatti la prima che sorgesse in Villalba, risalendo la sua origine al 12 agosto 1841; data della sua definitiva approvazione ecclesiastica e civile.

b) Per la sua eccellenza. Mentre le altre congregazioni s’intitolano da qualche santo o anche dalla SS. Vergine, ch’è certamente d’immenso potere presso Dio, la nostra s’intitola da Dio, stesso, dal mistero più tenero e consolante, effusione suprema dell’amore divino, l’Eucaristia. Gli altri congregati, avendo in cielo il loro titolare, qui possono raccogliersi soltanto a pie’ della sua immagine; noi invece a pie’ del tabernacolo, presso un’ostia piccola e bianca, ma sotto le cui apparenze c’è Gesù vivo e vero, uomo e Dio.

Si osservi però che come l’abito non fa il monaco, così non ci mostreremo degni dell’alto onore toccatoci, se dato il nome alla Congregazione del  SS. Sacramento, non ne possederemo lo spirito. Lo spirito di essa è indicato con poche parole nel primo articolo delle costituzioni: rendere più intensa la vita cristiana nei suoi membri, zelante il culto di Gesù in Sacramento: ciò che non  vorrebbe dire altro se non vivere per il buon Gesù Sacramento. Non occorre significare che vivere per Gesù vale innanzi tutto essere suoi buoni seguaci in ogni esplicazione della nostra vita. Ma è bene notare che il Congregato del SS. Sacramento deve essere di esempio agli altri Fedeli, là specialmente dove ci si appalesa la vita eucaristica di Gesù, alla sacra Messa, nella santa Messa, nell’umile dimora del tabernacolo, nel Viatico dei moribondi.

Niente di più onorevole per il cristiano che accompagnare il SS. Viatico, e niente di più doveroso per il congregato del SS. Sacramento. I re, quando escono, non vanno mai soli, la corte li siegue: Gesù, re dei re, non avrà la sua corte? E non siam noi la sua corte? La Congregazione del SS. Sacramento fu anche detta in principio del SS. Viatico, perché fin da principio tra i suoi scopi principali è stato quello di far corte a Gesù in questa tenera manifestazione del suo cuore. E noi allora mostriamoci fedeli cortigiani, rendiamo gli onori dovuti al Re, che corre pietoso in soccorso dell’umile suddito, dibattentesi affannosamente tra le strette di morte. Com’è commovente questa gara amorevole del Re e del suo seguito, ogni volta che sta per dipartirsi dal mondo un’anima cristiana! Questo spettacolo non è mai non richiami il peccatore a santi pensieri.

Ma Gesù non sempre lo vediamo per le strade, viatico di chi muore, sempre invece lo troviamo lì nel tabernacolo, prigioniero di amore, finchè un’anima sola ancora vivrà. Egli ha voluto essere con noi sempre, nel nostro terreno pellegrinaggio. Ha dichiarato che con noi trova le sue delizie! Deliciae meae esse cum filiis hominum. Ma, intendiamolo, trova con noi le sue delizie, perché tra noi può spandere il largo fiume delle sue grazie. E dire che siam noi che mettiamo ostacolo a questa espansione! Gesù non desidera che elargire, e noi non ci presentiamo a domandare, noi che tanto bisogno abbiamo delle grazie di Gesù! E così, nel sacramento del suo amore. Egli rimane a volte in una solitudine inesplicabile, quasi abbandonato; come se i suoi si fossero dimenticati di lui. Oh! Pia lampada, che arde sempre dinanzi a Gesù, sentinella vigile rimasta sola ad attestare, in mezzo a sudditi indifferenti, la presenza del Re! Ebbene, di fronte all’ingratitudine dei molti, dimentichi di Gesù in Sacramento, risplenda la fedeltà nostra: nei giorni di riposo, nelle ore pomeridiane che sono di maggior solitudine attorno al tabernacolo, andiamo a tenere un po’ di compagnia a Gesù, riconosciamolo per quello che è, sovrano di amore, facciamogli offerta di tutti noi stessi, chiediamogli grazia per tutti i nostri bisogni.

Sarà quella l’ora più bella della nostra giornata, dinanzi a Gesù ci purificheremo sempre più, sempre più crescerà l’ardore della nostra carità, e finiremo con passare in terra un’ora di paradiso.

Inoltre il congregato del SS. Sacramento per quanto lo permettono le sue occupazioni, sarà pure assiduo nell’ascoltare la santa Messa, donde ci viene l’Eucaristia. La Messa è l’atto più santo che si compia sulla terra, perché essenzialmente è lo stesso sacrificio della Croce, i cui meriti applica a ciascuno di noi personalmente. Il suo valore è dunque più grande che tutte le opere buone, le virtù, i meriti di tutti i santi, compresa la SS. Vergine, dal principio alla fine del mondo. Crediamolo pure, l’assistenza nel mattino a così augusto sacrificio è la benedizione di tutta la giornata. Adempiremo meglio i nostri doveri e la nostr’anima avrà maggior forza a portare la croce del cristiano. La S. Messa devotamente ascoltata è ciò che dà maggior gloria a Dio e a noi arreca maggior vantaggio. Sia pertanto la nostra divozione prediletta come lo è dei santi.

Consideriamo però un’ultima cosa, al nostro maggior profitto spirituale. Se la S. Messa applica a ciascuno di noi i meriti del sacrificio della Croce, ciò lo fa, meglio che con l’assistenza ad essa, per via della communione eucaristica. E’ questo appunto lo scopo, la mèta a cui tendeva l’amore di N. Signore, quando nel dipartirsi dai suoi istituiva la S. Messa, l’Eucaristia. E’ frutto dell’amore l’Eucaristia, vien detta perciò il  sacramento di amore. Ma l’amore tende all’unione; e l’unione mistica con Gesù, che istituiva per amore l’Eucaristia, si ha per mezzo della communione eucaristica. Avvertiamolo dunque bene, Gesù Signor Nostro è presente nell’Eucaristia, si offre ostia immacolata per noi al Padre suo, non solo perché noi dinanzi a Lui stessimo prostrati in adorazione e accampagnassimo cogli affetti il suo sacrificio, ma anche e soprattutto perché ci unissimo a Lui per via della S. Communione. Oh! L’amore tenero del nostro Dio! Si fece cibo nostro per unirsi a noi! E in quell’unione qual fonte di grazia per la povera anima nostra! In quei momenti celestiali, in cui l’amore ha il suo trionfo, che cosa potrebbe negarci Gesù, col quale ci siamo già immedesimati? Se non fosse l’amore dovrebbe spingerci alla sacra Mensa, permettetemi l’espressione, l’interesse, il tornaconto. E’ un tornaconto questo che Gesù stesso seconda, perché evidentemente si basa sulla fede alla parola di Gesù e più sull’amore alla sua adorabile persona; e poi Gesù viene nella santa Comunione per dare, non per ricevere. Accendendo in noi più forte amore per Lui, Gesù allora ci dà – per parlare dei soli beni spirituali – nuova forza per praticare la virtù, per seguire i suoi divini insegnamenti, nuova lena per salire l’aspra via del cielo. Epperciò facciamo, o fratelli, gran conto di così ricca sorgente di grazie, accostiamoci spesso alla sacra mensa, come ci esorta il santo Padre Pio X; accostiamoci per amore a Gesù, vita nostra e titolare della nostra Congregazione, affinchè si compia nell’amore la nostra Redenzione.

 


S  T  A  T  U  T  O


I. Scopo

Art. 1 - La Congregazione del SS. Sacramento è istituita per rendere più intensa la vita cristiana fra i suoi membri colla frequenza della S. Comunione, e per zelare il culto del buon Gesù, che dimora in mezzo a noi realmente presente sotto le specie eucaristiche.

 

Art. 2 – La congregazione quindi prende parte alle funzioni della Settimana Santa e dell’ottava del Corpus Domini, all’adorazione delle 40 ore, come in genere a tutte le processioni solenni, che sogliono aver luogo in parrocchia.

 

Art. 3 – Il Superiore assume l’impegno di sostenere le spese per le feste della settimana Santa e del Corpus Domini.

 

II. Soci

Art. 4 – Possono far parte della Congregazione tutti, senza distinzione di classe, purchè siano di buoni costumi e affidino di voler divenire fervorosi cristiani. Non saranno mai ammessi individui pregiudicati, di vita scandalosa o dediti al vizio dell’ubbriachezza.

 

Art. 5 – Per l’ammissione si deve presentare domanda al Superiore, il quale, udito il parere degli assistenti e del Maestro dei Novizi, convocherà l’assemblea dei Congregati per deliberare a voti segreti. Ove la maggioranza dei voti sia per l’accettazione, il postulante resterà ancora per quattro mesi, come probando, sotto la sorveglianza del Maestro dei Novizi, e dietro rapporto favorevole di lui, elasso questo termine, sarà finalmente accettato come confrate. Penserà subito a fornirsi di divisa.

 

Art. 6 – La divisa consiste: in camice a visiera di tela bianca, cingolo bianco rosso di cotone misto a seta, mantello rosso di seta con frangia bianca, guanti bianchi, scarpe di colore rosso e l’insegna del SS. Sacramento in ricamo o pittura attaccata al petto.

 

III. Doveri

Art. 7 – I congregati sono obbligati:

a) a soddisfare il Precetto Pasquale e ad accostarsi alla S. Comunione nella festa del Corpus Domini, solennità tutta propria della Congregazione. L’inadempimento colpevole del Precetto Pasquale è causa di espulsione.

b) Ad assistere ogni terza domenica di mese alla Messa della Congregazione e ad ascoltarvi la spiegazione del Vangelo, procurando anche di ricevere i sacramenti della Confessione e della Comunione.

c) Ad intervenire a tutte le riunioni, che il Superiore farà indire mediante il suono della campana. Il socio, che mancherà per tre volte consecutive ai doveri espressi nelle lettere b e c verrà paternamente ammonito dal Superiore e, ove continui nelle assenze, potrà essere espulso dalla Congregazione a ciò riunita;

d) ad accompagnare, secondo il turno, la salma del confratello defunto dalla casa alla Chiesa e dalla Chiesa al termine dell’abitato;

e) a versare un contributo annuo di L. 2. Del quale sono esenti: il Superiore, il Cassiere, il Segretario, i sagrestani, i cantori, il tamburino.

 

III. Diritti

Ognuno, se a corrente dell’annua contribuzione, ha diritto:

a) in caso d’infermità, per la quale debba munirsi dei Sacramenti, all’accomagnamento del SS. Viatico, da parte dei confrati in divisa;

b) in caso di morte: 1. A una solenne Messa di Requie, preceduta dalla recita d’un notturno e delle lodi dell’ufficio dei Morti e seguita da un associo del Clero e da due associ di sedici confratelli, sorteggiati a turno precedentemente. L’accompagnamento funebre da parte dei congregati è dovuto alla moglie, anche premorto il marito, purchè non sia passata a seconde nozze; 2. Alla sepoltura nella tomba della Congregazione per sé e per i membri di sua famiglia; 3. Quando abbia fatto un versamento speciale di L. 5,50, alla coltre mortuaria per sé, per la moglie e per i figli da dodici anni in su, finchè non contraggono matrimonio.

 

Art. 9 – La congregazione infine, ogni anno nell’ottava dei Morti, farà celebrare un funerale per tutti i soci defunti.

 

V. Organizzazione

Art. 10 – Le cariche della Congregazione sono distribuite tra un Superiore, due assistenti, un cassiere, un segretario, otto consultori, un Maestro dei novizi, un direttore di spirito, tre sagrestani, un tamburino.

 

Art. 11 – Il Superiore convoca e presiede le riunioni, invigila sulla condotta dei congregati, richiamando al dovere i colpevoli colla parola e più coll’esempio mantiene il fervore nella Congregazione.

 

Art. 12 – Gli assistenti coadiuvano il Superiore in tutte le sue mansioni.

 

Art. 13 – Il cassiere esige l’annua contribuzione dei congregati, conserva tutto ciò che appartenga alla Congregazione e fa versamenti su mandato firmato dal Superiore.

 

Art. 14 – Il segretario, che sarà possibilmente eletto tra coloro che hanno occupato la carica di superiore, assiste alle riunioni della Congregazione e dei Consultori, compilando relativo verbale, tiene il registro-soci, la corrispondenza, i conti, e un registro speciale dove nota l’assenza o presenza dei confratelli alle riunioni.

 

Art. 15 – I consultori formano il Consiglio della Congregazione, e sono chiamati a dare il loro parere in tutti gli affari di qualche rilievo. Sono in numero di otto, di cui tre i superiori scaduti nei tre anni precedenti, e cinque eletti fra i più fervorosi congregati dal Superiore e dagli assistenti, nel termine di otto giorni dalla nomina del Superiore.

 

Art. 16 – Il Maestro dei Novizi ha particolare cura dei probandi, li istruisce nei doveri del congregato, ne invigila la condotta e procura di stimolarli al fervore. D’ordinario tale carica è affidata al superiore uscente, ma può venire disimpegnata dal Cassiere.

 

Art. 17 – Il Direttore di spirito è il Parroco.

 

Art. 18 – Ai sagrestani spetta il servizio della Congregazione.

 

VI. Nomina alle Cariche.

Art; 19 - Il Superiore è nominato dall'assemblea dei Congregati, presenti almeno metà degl'iscritti, e l'eletto è proclamato, se non si trova in debito verso la Congregazione. Si procederà all'elezione nel seguente modo: Il Superiore in funzione, riconosciuta la regolare costituzione dell'assemblea, si tirerà in disparte cogli assistenti, consultori e direttore di spirito per la scelta dei candidati; i quali dovranno essere sei fra i più zelanti della Congregazione e possibilmente anziani, proposti due dal superiore, due dai consultori. Se manca qualche consultore, supplisce un congregato anziano; se manca uno degli assistenti, supplisce il segretario. Il Direttore di spirito leggerà alla Congregazione la nota dei candidati, sui quali deve restringersi la votazione, il segretario farà l'appello nominale, e ognuno dei congregati darà segretamente il suo voto al Direttore di spirito. Riesce eletto superiore chi riporta maggior numero di voti. L'elezione del superiore si fa ogni anno nel mese di novembre; ma l'eletto prende dapprima il nome di secondo assistente, nell'anno seguente di primo assistente, al terzo anno ha il nome e la carica di Superiore.

 

Art. 20 - Il cassiere viene eletto pure dall'assemblea, ma senza presentazione di candidati; dura in carica per un anno e può essere rieletto.

 

Art. 21 - L'elezione alle alte cariche, fatta eccezione pel direttore di spirito, spetta ogni anno al Superiore e agli assistenti.

 

VII. Disposizioni diverse.

Per accordo preso tra la Congregazione e il Clero Parrocchiale di Villalba, tutti i sacerdoti e gli ordinati in Sacris della Parrocchia sono considerati come membri della Congregazione, aventi tutti i diritti sanciti dal presente Statuto.

Il Clero Parrocchiale dalla parte sua stabilisce per la Congregazione le seguenti tariffe di favore: L. 7,65 per Messa solenne di Requie, un Notturno e Lodi dell'ufficio dei Morti nel decesso di ogni congregato; L. 0,65 per ogni singolo membro del Clero nell'associo dovuto al congregato defunto.

 

CONFRATERNITE