Riportiamo per intero i cenni biografici che mons. Giuseppe Scarlata aggiunse all'atto di morte di fra Luigi Catalano.


 

Notizie biografiche del frate cappuccino Luigi Catalano

 

Villalba 1 novembre 1891

 

Venerdì 13 Marzo in sul cader del sole cessava di vivere in Villalba, sua patria, fr(a) Luigi Catalano. Nato egli nel 1802 da Nicolò e Lucia Lipani, onesti genitori, sortl al fonte battesimale il nome di Giuseppe. Piamente educato, a 24 anni lasciava la patria e i parenti, e si ritirava nel Convento dei Cappuccini in S. Giovanni Gemini, Provincia di Girgenti, ove, fatto Terziario e preso il nome di fr(a) Luigi, si dava al servizio di quei monaci e all’acquisto delle cristiane virtù. Che se per delicatezza di coscienza non volle emettere i voti solenni, di sé dubitando non forse potesse venir meno alle istituzioni dell’ordine, pure sappiamo ei fu scrupolosamente esatto nei suoi doveri, tenuto in grande stima dai superiori, esemplare ai compagni. Pieno dell’amore di Dio non parlava d’altro che di Lui, e si studiava con impegno d’attrarre al bene i prossimi con lezione e narrazione delle vite dei Santi.

Dopo l’espulsione dei Frati nel 1866 egli tornò in patria, e si ritirò un duemila passi lontano dal paese in un angusto abituro o grotta (come la dicono). Ivi rimase solitario dodici anni immerso nella contemplazione di Dio, in rigorosa astinenza di vitto e tutto dato all’orazione. Veniva in paese, ma solo nei giorni festivi, ad ascoltare la S. Messa e cibarsi delle Carni Eucaristiche. Che bello spettacolo era il vederlo con la corona in mano, cogli occhi bassi, recitare il Rosario! Il viso calmo e imperturbabile mostrava al di fuori la serenità della coscienza, i suoi occhi infocati dicevano che egli tenesse viva nel petto la facella dell’amor divino. Bastava guardare fr(a) Luigi per ricomporsi e riconcentrare lo spirito nelle cose del cielo.

Dopo i dodici anni, costretto dalla vecchiaia si stabilì in Villalba, ritenendo però le consuetudini della grotta; sua unica occupazione era ascoltare giornalmente quante Messe poteva e visitare più volte al giorno Gesù in Sacramento. Ed era vero amante di Gesù Cristo, e per amor di Gesù Cristo bramava la propagazione della Fede, in bene della quale spese parte di sua vita ricercando elemosine, e le assegnò anche in morte la casa di sua abitazione. Ma l’amore di Gesù Cristo genera di per sé nel cuore un altro amore, l’amore degli uomini. Ed ei li amava gli uomini, e i poveri spesso si assisero al suo desco, e i malvagi, che l’ebbero qualche volta derubato non lo videro adirarsi, anzi esperimentarono la sua paterna benevolenza e la carità, che in lui era straordinaria. Obbediente, non fu mai che mostrasse ripugnanza o volesse addurre ragioni per sottrarsi all’obbedienza: ciecamente eseguiva tutto.

Ma la terra non era più degna di possedere un tanto uomo: Iddio già s’affrettava a chiamarlo al possesso della meritata corona. Era il 10 Marzo, Mercoledì, e fra Luigi presago della sua prossima morte, assai per tempo usciva di casa. Dove andate fra Luigi? Gli chiesero persone di conoscenza. Ed ei calmo e sereno col riso sulle labbra, rispose: La mia vita non si estenderà al di là del Sabato, vado perciò in Chiesa ad ascoltare l’ultima volta la S. Messa. E con gran giubilo ricevè Gesù in Sacramento, benché in giorno non festivo, cosa per lui fuori dell’ordinario. Il Venerdì, alzatosi, cercò di recarsi in Chiesa, ma non reggendosi bene in piedi, si diede a recitare il Rosario. Stava per genuflettersi, quando gli venner meno le forze e cadde. Venne tosto a rialzarlo un suo nipote, al quale ei disse: Questa è l’ultima volta ch’io t’incomodo. Chiese tosto gli ultimi Sacramenti e gli furono amministrati. All’apparire del S. Viatico fece degli sforzi per mettersi sulla vita in ossequio all’Ospite Divino, ma non bastandogli le forze, ricaduto sul letto di morte, ricevea con grande emozione di spirito il Pane dei Forti e strappava le lacrime agli astanti. Più tardi convenne recitargli le preghiere della agonia, ed ei rispondeva, finché gli venne a mancare la voce. Poi si tacque, ma movea ancora le labbra e volgea gli occhi al Crocifisso. Il suo sguardo era sereno e giulivo, gli balenò sul volto un dolve sorriso e spirò. Era la sua una morte o un principio di vita?

Sparsasi la fama della morte di lui, il popolo corse in folla a vedere l’ultima volta colui, cui (che) egli chiamava il santo. E ciascuno gli strappava un lembo della veste per ritenerlo come reliquia; e ben due volte si fu costretti a rivestirlo perché la gente più e più moltiplicava. Finalmente gli furono rese le onoranze funebri, e la salma venne accompagnata da tutto un popolo all’ultima dimora, e collocata in luogo di deposito.

Oh fra Luigi! Guardate benigno dal Cielo il vostro popolo e fate che Villalba possa un giorno vedervi onorato sugli altari.


 

Il 24 agosto 1955 sono state riesumate le ossa di fra Luigi Catalano e depositate in una cassetta nuova.


 

Ecco alcune foto con la cassa che raccoglie le ossa del frate e la grotta in contrata Fiumarella dove ha vissuto in solitudine.