GRECIA : ATENE E RODI

Viaggio individuale dal 9 Maggio al 16 Maggio 2008
Grecia

 

Venerdì 9 Maggio 2008

Dopo diversi anni finalmente si riparte! La meta prescelta e il tipo di viaggio è di tutta tranquillità: due giorni ad Atene e cinque giorni a Rodi per un breve soggiorno in pieno relax. Partiremo con Carla e Claudio, in quattro come ai bei tempi: tutti abbiamo bisogno di una settimana di stacco, ma una settimana senza grossi problemi e senza previsioni di faticare troppo. Anche Grazia ha bisogno di riposo.

Un paio di mesi prima effettuo la scelta e le prenotazioni dei voli e degli alberghi utilizzando Internet e precisamente il portale di Expedia. Così come il pagamento del tutto e anche della prenotazione dell’auto a Rodi per i cinque giorni di soggiorno.  Alla fine, dopo aver pagato con carta di credito circa 3500 euro, in mano ho solo i biglietti cartacei per il volo Pisa/Monaco/Atene e viceversa: il resto è tutto…..virtuale. Spero di non avere problemi né delusioni.

 Come d’accordo il taxi ci viene a prendere a casa alle 03.50 del mattino per poter prendere l’aereo a Pisa alle….6.50. Con la modica spesa di 30 euro alle 4.20 siamo già all’aeroporto, forse i primi  passeggeri in partenza ad arrivare, e ci mettiamo in paziente attesa della prima chiamata per il chek-in che, finalmente verso le 5.30,  apre e presento con un po’ di trepidazione i biglietti speditimi a seguito intera prenotazione via Internet. Questi biglietti in effetti sono reali cioè cartacei mentre quelli da Atene per Rodi sono solo….virtuali: speriamo bene! Comunque nessun problema: le valigie le riprenderemo ad Atene mentre noi dovremo fare una sosta a Monaco. Il volo da Pisa a Monaco è con un piccolo ATR a elica e a reazione e il volo è comunque tranquillo. Una bella visibilità ci consente di ammirare dall’alto lo stupendo spettacolo delle Alpi ancora piene di neve. Atterraggio perfetto a Monaco, breve sosta e poi di nuovo in aereo, questa volta più grande, per Atene. Ancora volo tranquillo e atterraggio all’aeroporto di Atene, disturbato purtroppo da un fortissimo e lungo dolore all’orecchio da parte di Grazia, cosa questa che ci farà poi temere per i diversi atterraggi che ancora ci aspettano. Comunque atterraggio in perfetto orario alle 12.50, considerando però che abbiamo perduto un’ora per il fuso orario diverso in Grecia. Pochi minuti di attesa al nastro del ritiro bagagli ma le valigie arrivano tutte in ottime condizioni. Nonostante che avessi previsto di raggiungere l’hotel utilizzano due linee della metropolitana, sollecitati da Carla e Claudio, decidiamo di utilizzare un taxi per la spesa di 25/30 euro che poi però, causa il traffico, diventeranno 40. La scelta si rivelerà comunque felice perché ci evita di dover percorrere un tragitto di 500 metri dalla fermata della Metro a Platia Omonia sino all’albergo. Invece con il taxi scendiamo a pochi metri dall’albergo: il quartiere è come minimo deludente se non preoccupante. Effettivamente ricordo di aver letto che i dintorni di Platia Omonia, in italiano piazza della Concordia, centralissima e moderna, sono abitati da immigrati e il quartiere è più sul malfamato che sul bello. L’hotel Marina dall’esterno non è per niente rassicurante mentre una volta entrati nella hall l’impatto è decisamente migliore. Ancora una volta presento le mie stampe di prenotazione da Internet con un po’ di apprensione e invece nessun problema ci aspetta. Tutto in ordine. Ci stavano aspettando e addirittura abbiamo la sorpresa di trovare per noi un messaggio di benvenuto scritto e inviato da Lorenzo. Saliamo in camera:piuttosto piccole ma nell’insieme accettabili. La nostra da su un cortile interno e quindi sarà tranquillissima, mentre quella dei Dal Canto dà sulla strada principale e darà fastidio per l’illuminazione continua per tutta la notte.

Un’oretta di riposo e poi usciamo alla scoperta di Atene. Ci dirigiamo a piedi verso gli antichi quartieri di Atene ai piedi dell’Acropoli. Come nostro punto di riferimento sarà sempre la centralissima Platia Omonia, dalla quale percorrendo verso sud la rettilinea odos Athinas, piena di traffico e di movimento con sullo sfondo l’Acropoli, arriviamo alla Piazza Monastiraki. A metà dell’odos Athinas ci visitiamo il mercato centrale: molto interessante il reparto della carne con decine di banchi di macelleria che espongono i più svariati pezzi di carni: dalle teste di agnello, ai fegati che riempiono un banco, al maialino intero appeso per le gambe. Poi entriamo nel reparto del pesce e infine dalla parte opposta nel mercato delle verdure dove Carla non credendo ai suoi occhi vede un cesto pieno di amoli che subito acquista e mangia senza curarsi che possano farle male. Di fronte agli amoli non resiste. Ancora prima di arrivare alla fine del lungo viale, percorriamo una stradina traversa alla ricerca di una chiesetta ortodossa. La troviamo ma è chiusa e comunque di nessun interesse.

Giungiamo finalmente alla Platia Monastiraki, cuore dell’antico quartiere turco,  purtroppo attualmente interamente recintata per lavori in corso: anche la bella chiesetta bizantino-ortodossa della Pantenassa, originaria del X secolo, che vi sorge nel mezzo è chiusa al pubblico. La stanchezza comincia a farsi sentire e decidiamo di fare una sosta in uno dei tanti locali che a condizioni normali danno sulla piazza ma che ora, causa lavori in corso, hanno la veduta impedita da transenne varie. Per pura combinazione ci ritroviamo a bere un frappé di caffè che poi si rivelerà essere la bevanda più gettonata della Grecia. Ottima crema di caffè fredda per la prima metà, ma la seconda metà solo acqua e ghiaccio.

Un po’ rinfrancati riprendiamo il passeggio lungo le stradine del vecchio quartiere turco. Tanti negozi di souvenir frequentati da turisti e finalmente in alto vediamo l’Acropoli e una stradina pedonale che sembra salire verso di lei. Intorno a noi diversi siti archeologici con resti di colonne, frammenti di mura, capitelli per terra. L’Agorà romana, la caratteristica torre dei Venti  in marmo a pianta ottagonale  risalente al I secolo a.C. Si avvicina l’ora di cena e ritorniamo sui nostri passi cambiando però strada e attraversando l’antico quartiere de La Plaka. Ci ritroviamo nella piazza della Cattedrale o meglio platia Mitropoleos con la cattedrale di stile neobizantino, transennata e chiusa, al cui fianco sorge la deliziosa Mikri Metropoli, una chiesetta ortodossa a croce greca, eretta nel XII secolo,  pure lei chiusa, ma interessante per i bassorilievi che si vedono sulle pareti esterne, bassorilievi che provengono da antichi edifici. Nuovo riposo nella piazza e poi ceniamo da Mono : una, la prima di tante, insalata greca. Insalata verde, pomodori, cetrioli, peperoni, cipolle e una fetta di feta abbondantemente condita con sale e pepe.

Torniamo poi in albergo percorrendo nuove strade rilevando come gli ateniesi amino trascorrere l’ora prima della cena, per loro verso le 22, seduti nei tanti locali all’aperto che fiancheggiano le strade del centro, sorseggiando il tipico frappé al caffè. Al centro della odos Ermou e circondata da anonimi edifici moderni, sorge l’antica chiesa bizantina di Kapnikarea risalente all’XI secolo, ora chiusa per l’ora tarda ma ugualmente suggestiva.  E’ interessante leggere che questa chiesetta corse il rischio di essere spostata o addirittura abbattuta nel 1834 quando venne costruita l’odos Ermou: grazie all’intervento di Ludovico di Baviera, la chiesa venne salvata e lasciata al suo posto originario dove ancora oggi fa la sua  splendida figura.

Proseguiamo verso il nostro albergo trovando conferma sul fatto che si trovi situato in un quartiere non troppo raccomandabile: diversi extracomunitari, indiani, pakistani e cinesi dall’aspetto non troppo rassicurante. In una stradina ci sono anche diverse giovani prostitute in attesa con tanto di magnaccia al fianco. Comunque noi, nonostante tutto e nonostante anche alcune indecisioni nel ritrovare la strada dell’albergo, passiamo indisturbati e finalmente raggiungiamo la nostra camera.

 

Sabato 10/05/2008

 

Buona dormita per noi ma non per i Dal Canto che sono stati disturbati per tutta la notte da una luce accesa sul terrazzo della loro camera. Discreta prima colazione e poi via alla scoperta di Atene e della sua famosissima Acropoli. A piedi fino a platia Omonia, ormai il nostro punto di riferimento, e da qui battesimo con la metropolitana ateniese. Biglietto giornaliero per soli 3 euro. La Metropolitana è come ci avevano detto: molto pulita e moderna, priva dei graffiti ai quali siamo abituati a Roma e anche, almeno stamani,  pochissimo frequentata. Senza alcun problema arriviamo e scendiamo alla fermata dell’Acropoli. E’ un bella giornata, calda ma non troppo. Ci ritroviamo all’ingresso secondario dell’Acropoli e già vediamo in alto la mole del Partenone, purtroppo ingabbiato come era prevedibile, che si erge sulla cima della collina situata al centro di Atene. Il biglietto di ingresso al sito costa ben 12 euro ma……..siamo veramente fortunati perché oggi si entra gratis trattandosi di festività nazionale greca. Felici per il risparmio non indifferente, iniziamo il percorso che, attraverso rovine risalenti all’età del periodo ellenico classico, ci porterà sino alla cima dell’Acropoli.

Il primo sito che incontriamo, ancora ai piedi dell’Acropoli è il  teatro di Dionisio, semicircolare con le gradinate e l’orchestra ancora ben conservate, capace di 15.000 posti. Il teatro è opera di Licurgo e risale al 330 a.C. anche se poi è stato parzialmente modificato dai romani. Oggi restano pochi frammenti sia dei pilastri che precedevano il retro della scena sia della scena stessa. Alzando lo sguardo non possiamo non provare un brivido di emozione alla suggestiva vista della collina dell’Acropoli, sormontata dall’inconfondibile Partenone e protetta da una poderosa cinta di mura,  alte 14 metri e spesse 6.50, fatte erigere da Cimone, generale greco del tempo di Pericle,  e rafforzate poi in epoca bizantina.

Proseguendo il cammino in salita tra resti di colonne, capitelli e bassorilievi arriviamo all’ingresso dell’Acropoli vera e proprio, la Porta Beulè, passata la quale hanno inizio i Propilei. Prima di entrare ci soffermiamo un attimo e  veniamo sommersi da centinaia di turisti facenti parte di alcuni grossi gruppi di croceristi che snaturano non poco la solennità del luogo. Lasciamo sciamare queste ciurme e guardandoci indietro, ancora fuori dell’Acropoli,  ci godiamo dall’alto, il bellissimo teatro semicircolare Odeon di Erode Attico risalente però al periodo romano, del quale, oltre alle gradinate ancora in uso, resta in piedi il suggestivo fondo scena che funge anche da parete di ingresso. 

Passato il grosso della calca entriamo anche noi  nell’Acropoli: attraversiamo la porta Beulè e poi i Propilei voluti da Pericle nel 437 a.C. e consistenti in un corpo centrale con sei colonne doriche alte m.8.81 e da due ali in marmo pentelico ( marmo bianco a grana finissima, spesso con venature verdastre brillanti, ricavato dal monte Pentelico situato a 15 Km. da Atene). Usciti dai Propilei eccoci  finalmente sulla cima della collina dell’Acropoli e subito ci appare sulla destra, sulla parte più alta,  la grossa mole del Partenone che, nonostante impalcature inevitabili e una quantità di turisti non indifferente, riesce a dare il meglio di sé e a esternare tutto il fascino derivante dalla sua storia, dalla perfezione delle sue linee e dall’armonia delle sue proporzioni.  Il tempio fu voluto da Pericle per custodire il tesoro sacro della città e venne edificato sotto la direzione di Fidia  dal 447 al 432 a.C. sui resti di un precedente santuario risalente al VI secolo dedicato ad Athena Parthenos. Al termine dei lavori venne collocata nella cella centrale la statua di Athena Parthenos (vergine)  eseguita da Fidia alta 12 metri in marmo, avorio e oro, : di essa rimangono oggi solo delle copie in scala molto ridotta e qualche raffigurazione su gemma. Si tramanda che la statua fosse di dimensioni talmente colossali che per la sua costruzione occorsero 1000 chili d'oro.

Il Partenone, conservato inalterato per più di 17 secoli, venne fatto saltare in aria da una sciagurata cannonata sparata dall’artiglieria di Francesco Morosini nel 1687 in quanto il tempio era stato adibito dai turchi a deposito di esplosivi.. I lavori di restauro finanziati dalla comunità Europea iniziati nel lontano 1983, sono tuttora in corso e oltre ad impedire la visita dell’interno del tempio, disturbano non poco  la visione dell’insieme.

Proseguendo verso sinistra incontriamo ancora un tempio ionico dedicato ad  Athena Polis, il famosissimo Eretteo, risalente al 421 a.C.,  piccolo con pianta asimmetrica in quanto costruito su più dislivelli del terreno, sulla cui parete meridionale, in pratica sul retro del tempio stesso, sorge  il portico delle Korai o delle cariatidi: una loggetta sostenuta da sei stupende statue di korai (donna) che fungeva da tribuna d’onore dalla quale gli importanti personaggi di Atene assistevano alle cerimonie. Rileviamo, non senza un po’ di delusione, che le sei korai sono soltanto delle copie: cinque originali sono custoditi nel Museo dell’Acropoli di Atene – che tra l’altro è chiuso forse per lavori -  e uno addirittura in un museo inglese.

A parte queste bellezze risalenti all’età classica per le quali Atene è giustamente famosa, non meno interessante e suggestivo è il panorama a 360° su Atene che godiamo dall’alto dell’Acropoli. Si capisce perché Atene viene chiamata la città bianca: il bianco delle sue costruzioni è dominante quasi al 100% e mancano completamente grandi palazzi e grattacieli. Ci piace individuare la piazza Monastiraki dove eravamo ieri sera, la cattedrale, la piazza Omonia, così come scorgiamo la collina del Licabetto, il Giardino Nazionale, il Palazzo Presidenziale, la piana dell’Agorà che era il cuore amministrativo  e il centro della vita pubblica di Atene dominata dal tempio dorico ancora integro di Teseo, e dalla parte opposta verso sud-ovest l’antica Agorà con  i resti – 12 eleganti colonne ancora in piedi - del tempio corinzio in onore di Zeus Olimpo, l’Olimpieion, risalente al VI secolo a.C.

Un ultimo sguardo alla stupenda città di Atene  che si sviluppa tutta intorno all’Acropoli fino a perdita d’occhio e iniziamo la via del ritorno. Passiamo questa volta accanto all’ingresso principale dove decine di torpedoni fanno scendere centinaia di turisti e seguendo il  percorso pedonale, durante il quale visitiamo una chiesetta ortodossa e le donne trovano il modo di acquistare un paio di tovaglie da una venditrice ambulante, torniamo alla fermata della Metro. Risaliamo sulla Metro con destinazione Pireo, il famoso porto di Atene, con la speranza di Carla di ritrovarsi in un porticciolo di pescatori dove magari fermarsi ad una trattoria e mangiare del buon pesce appena pescato.

Purtroppo il Pireo è tutt’altra cosa: in pratica un quartiere di quasi 200.000 abitanti di Atene alla quale è attaccato senza soluzione di continuità. Camminiamo lungo le banchine del porto: palazzi moderni e traffico caotico. Tra una miriade di locali dove gli ateniesi sorseggiano seduti ai tavolini all’aperto il loro ormai classico frappè al caffè, troviamo con qualche difficoltà un posticino dove poter mangiare un panino e riposarci per un’oretta. Poi riprendiamo la strada verso la metropolitana diretti in albergo per una salutare pennichella. Tra Platia Omonia e il nostro albergo, Carla non può fare a meno di fermarsi ad un bar per bere il suo caffè e che sia “espresso”.

Dopo il riposo pomeridiano decidiamo di andare, sempre in metro, a cercare di visitare l’Agorà che avevamo veduto solo dall’alto dell’Acropoli e dai finestrini della metro. Purtroppo arriviamo all’ingresso pochi minuti prima delle sei, ora di chiusura, e il custode non si muove a compassione. Non ci resta che guardare da lontano il bel Tempio di Teseo, percorrendo una strada che fiancheggia l’Agorà, strada piena di ristorantini e locali di sorseggio del consueto frappè. Alla fine della strada ci ritroviamo nella platia Monastiraki, nella parte opposta dove eravamo ieri. Anche qui negozi di souvenir e un discreto movimento.  Carla, sempre alla ricerca di casette ricordo,  vede finalmente un piccolo Partenone da comprare, si fruga e….ha lasciato il portafoglio in albergo. Almeno così crede. E con lei lo crediamo anche noi.

In conclusione niente visita dell’Agorà e allora di nuovo in metropolitana per il Licabetto con l’idea di salire in cima alla collina con la funicolare e goderci un nuovo panorama su Atene che tutti dicono estremamente superbo. Leggo che dobbiamo scendere al quartiere di Kolonaki e purtroppo per la somiglianza e la difficoltà dei nomi greci confondo Kolonaki per Katehaki, ritenendo che in fondo sia la stessa cosa. Scendiamo quindi a Katehaki e per l’appunto vediamo in lontananza una collina: ritenendola il Licabetto ci incamminiamo per uno stradone ma poi passo passo il dubbio ci assale: domandiamo per il Licabetto, per la funicolare, ma tutti cascano dalla nuvole finchè un uomo ci fa capire che abbiamo, anzi ho, sbagliato: ci troviamo quasi alla periferia di Atene, niente a che vedere con il Licabetto che anzi era vicino al centro. Di nuovo in metropolitana e un po’ scoraggiati cominciamo a pensare che forse sarebbe  meglio, prima di cena, fare un salto in albergo per riprendere il portafoglio, contenente oltre che i soldi, anche la carta d’identità e i bancomat. Scendiamo in piazza Omonia come al solito, ci incamminiamo verso l’albergo tra le solite facce poco rassicuranti e improvvisamente si sente un grido di Grazia: una donna insieme a  tre uomini che si allontanano precipitosamente alquanto contrariati. Un attimo per capire che cosa è successo: hanno tentato di aprire lo zainetto di Carla per rubarle il contenuto e Grazia ha visto la donna e provvidenzialmente l’ha fermata. Furto sventato ma……ora tutti noi cominciamo a pensare che forse il portafoglio di Carla non è stato lasciato in albergo ma semplicemente le è stato rubato qualche ora prima in quello stesso luogo quando, dopo il caffè espresso,  siamo rientrati in Albergo. E così è: in camera del portafoglio neppure l’ombra. E ora come facciamo? Considerando che domani è domenica e che al mattino preso abbiamo l’aereo per Rodi?

Sconcertati ci rivolgiamo alla reception che fa qualche telefonata all’ambasciata italiana (chiusa e domani è domenica), alla compagnia aerea che al momento non sa dire niente di preciso. Andiamo alla polizia a fare la denuncia: vicino a platia Omonia. Ci sono altri turisti prima di noi. Quando diciamo il luogo. Fanno accenno ad un sorriso come per dire, al solito. Torniamo in albergo con la denuncia e una nuova telefonata alla compagnia  ci avverte che fortunatamente ci consentirà la partenza per Rodi con una fotocopia del documento e la denuncia alla polizia. La fotocopia c’è!!  L’avevano fatta in albergo al momento del nostro arrivo. Meno male! Leggermente rinfrancati e visto che in albergo non è possibile avere neanche un cappuccino,  usciamo alla ricerca di qualcosa da mangiare. Cerchiamo senza entusiasmo  qualcosa nei dintorni dell’albergo, ma ci sono solo piccoli locali gestiti da cinesi, marocchini, indiani e il nostro umore del momento non è troppo favorevole e pronto a simili esperienze. Finalmente troviamo una trattoria all’aperto che ci soddisfa e ci fermiamo a mangiare. Torna il buonumore e dopo una buona cotoletta e una moussaka raggiungiamo la nostra camera per la seconda notte greca.

 

Domenica 11 maggio 2008

 

All’aeroporto in taxi e volo per Rodi senza problemi: hanno funzionato bene sia i biglietti aereo virtuali, per i quali avevo qualche timore, sia la fotocopia del documento di Carla. Atterriamo a Rodi nella tarda mattinata e di nuovo senza contrattempi troviamo l’auto noleggiata che ci sta aspettando: una Getz Hyunday a quattro porte che si comporterà degnamente per tutto il tempo. Lasciamo l’aeroporto e ci dirigiamo verso Ialyssos dove è situato il nostro albergo, il Blue Horizon Hotel quattro stelle. Ialyssos è una località turistica a poco più di tre chilometri dalla città di Rodi. Il traffico è scarso e la strada è buona. A Ialyssos abbiamo qualche difficoltà a trovare l’albergo perché non esistono segnalazioni specifiche, ma dopo qualche giro e qualche domanda, arriviamo alla meta. E’ un grande complesso, abbastanza lussuoso e a noi vengono assegnate due camere nei bungalows in mezzo al verde. Piscina, tanti alberi e fiori, una lunghissima spiaggia a grossa ghiaia, ombrelloni e lettini, un mare splendido e all’orizzonte le coste della Turchia. Sistemazione ottima e come al solito nessun problema per la prenotazione effettuata via internet a mezzo Expedia. La camera è spaziosa e abbiamo anche un giardinetto provato.  Sistemazione bagagli, riposino e poi mangiamo qualcosa al self service dell’hotel situato nei pressi della spiaggia. Unico neo: un caffè espresso che costa 2.80 euro.

Ci rilassiamo un paio di minuti sui lettini della spiaggia al momento deserta, lettini dai quali veniamo comunque sfrattati perché il loro utilizzo è extra e quindi non compreso nel prezzo pagato all’hotel. Pazienza! Andiamo a riposarci nella nostra cameretta.

La giornata è bella e poco dopo partiamo alla scoperta di Rodi. Meta del pomeriggio la capitale dell’isola, Rodi, città di circa 50.000 abitanti, poco meno della metà dell’intera isola, la più grande del Dodecaneso, grande sette/otto volte la nostra isola d’Elba.

L’isola di Rodi fu abitata sin dal neolitico, poi verso il 1100 a.C. i Dori vi fondarono le tre città di Ialyssos, Kamiros e Lindos. Durante l’alleanza con i Tolomei d’Egitto nel IV secolo a.C. venne innalzato il celebre colosso di Rodi, una imponente statua raffigurante il Dio Helios che secondo la leggenda non confermata stava a guardia dell’ingresso del porto di Rodi. Successivamente l’isola venne contesa dai bizantini, poi dai genovesi, Turchi e corsari vari, finché nel 1309 vi si insediò l’ordine dei Cavalieri di S. Giovanni che ne fecero un avamposto cristiano nel mondo islamico fino al 1523 quando i Cavalieri vennero sconfitti dai Turchi dopo un lungo assedio e furono costretti a lasciare l’isola trasferendosi a Malta. Sotto l’impero Ottomano Rodi visse un lungo periodo di abbandono e solo nel 1912 si riprese grazie alla conquista italiana che ne fece suo possedimento. L’Italia contribuì in modo consistente allo sviluppo dell’isola costruendovi strade e edifici pubblici e vi rimase sino alla seconda guerra mondiale quando, dopo una breve occupazione tedesca l’isola passò definitivamente alla Grecia. Ancora oggi il periodo di occupazione italiano viene ricordato dagli abitanti più anziani con sentimenti altamente positivi e di questo ne avremo dimostrazione tangibile durante il nostro soggiorno nell’isola.

Oggi è domenica e quindi la città risulta scarsamente movimentata. Lasciamo l’auto nei pressi di una chiesetta bizantina con piccolo cimitero musulmano, al di fuori della splendida cinta muraria che con un circonferenza di circa 4 km. racchiude la città medioevale. I palazzi di questa parte di città moderna attorno al porto di Mandraki ricordano visibilmente la presenza italiana. Uno in particolare, oggi adibito a Prefettura , sembra una copia del Palazzo Ducale di Venezia. Vediamo le due colonne sormontate da una statua di cervo all’ingresso del porto innalzate dagli italiani a ricordo della tradizione che vuole che qui sorgesse la famosa statua del colosso. Tre caratteristici mulini a vento e il poderoso forte di San Nicola. Sempre di impronta italiana ma ispirato all’oriente, la costruzione del Mercato Nuovo, un edificio a pianta poligonale all’interno del quale ci sono ristoranti, bar e negozietti vari e una specie di berceau in origine adibito alla vendita del pesce.Tanti bar all’aperto con decine di tavolini oggi vuoti ci fanno capire il movimento turistico che ci deve essere in questa isola nei mesi di luglio e di agosto. Ma oggi è tutto tranquillo e possiamo girellare in piena scioltezza appena appena infastiditi dai continui inviti che ci vengono rivolti dai camerieri dei vari locali.

Raggiungiamo finalmente la cinta muraria e attraverso uno dei tanti ingressi entriamo nella vera città medioevale.

Le mura costruite originariamente  nel XIV secolo, hanno subito diversi rifacimenti e rafforzamenti. Noi camminiamo lungo un percorso cinto a destra e a sinistra da mura alte una dozzina di metri. Disseminate lungo la strada e negli spiazzi erbosi che fungevano da zona di protezione tra le due mura, si vendono ancora tante grosse palle di cannone in pietra. Entrando nella seconda cinta muraria ci troviamo finalmente all’interno della città medioevale e pur con qualche difficoltà a seguire la descrizione della guida, individuiamo il Palazzo del Gran Maestro costruito nel XIV secolo come residenza/fortezza del Gran Maestro dei Cavalieri.

Girelliamo senza una meta precisa all’interno della città, percorrendo stradine antiche oggi fiancheggiate dagli inevitabili negozi di souvenir e da ristoranti e bar. Incontriamo la torre dell’Orologio, la moschea di Solimano situata nel quartiere turco  e poi scendiamo per la bella e scenografica via Sokratous ancora ricca di negozi, fino a ritrovarsi ad una nuova porta nelle mura uscendo dalla quale siamo sul porto commerciale. Fiancheggiando dall’esterno le mura con il mare alla nostra destra, torniamo verso la Rodi moderna dove abbiamo lasciato l’auto. Durante il percorso abbiamo modo di assistere ad una piccola parata militare con alzabandiera di fronte alla Prefettura.

Lasciamo Rodi dispiaciuti dal fatto di non essere riusciti a trovare la famosa Via dei Cavalieri che, secondo quanto leggiamo nella guida, è la strada principale e più bella della Rodi Medievale. Ma ormai è tardi, siamo stanchi e la cena “gratuita” come da programma ci aspetta al Blue Horizon.

In effetti avremo la bella sorpresa di scoprire che la cena gratuita, temuta e creduta consistere in un misero brodino o qualcosa di simile, sarà invece, e per ben cinque sere, una bella cena a self-service senza limite di scelta né di quantità sia per gli antipasti, per i primi, i secondi e, dulcis in fundo, per i dolci.

 

Lunedì 12 maggio 2008

 

Anche oggi è una bella giornata ma al momento non possiamo permetterci di andare in spiaggia: è assolutamente indispensabile tornare a Rodi dove presso l’ufficio Consolare Italiano, situato nella via dei Cavalieri, verrà rilasciato a Carla un documento d’identità sostitutivo dell’originale perduto, necessario per poter lasciare la Grecia il prossimo venerdì. E allora torniamo a Rodi e questa volta riusciamo a trovare senza difficoltà la medioevale Via dei Cavalieri, pedonale in salita, con pavimento acciottolato in perfette condizioni,  fiancheggiata da antiche e prestigiose palazzine sedi dei vari Alberghi delle Lingue: Italia, Spagna, Francia e Provenza. In uno di questi è la sede dell’ufficio consolare d’Italia dove un funzionario, originario di Lucca e pieno di nostalgia per il vino toscano, in pochi minuti rilascia a Carla il sospirato documento consolandola dicendole che in agosto sono ben in tre persone a rilasciare questo tipo di documento ai tanti turisti italiani vittime di furti similari.

Finalmente sollevati dalla paura di complicazioni o addirittura di impedimenti al ritorno in Italia previsto per venerdì, possiamo completare la visita di Rodi arrivando all’edificio del  bagno turco del XVI secolo tuttora funzionante e visitando una piccola Biblioteca turca .

In auto proseguiamo lungo la costa orientale in direzione sud e ci fermiamo alla spiaggia  di Kalithea nei pressi del famoso omonimo stabilimento termale. La spiaggia è piccola ma piacevole ed è inserita in una piccola baia rocciosa. Ombrellone, primo bagno di sole,  acqua fredda ma limpida, bagno dei piedi e poi piccolo pranzo a base di insalata greca e conseguente riposino sul terrazzino della trattoria al limite della spiaggia.

Spiacenti per Claudio che per oggi dovrà rinunciare alla sua pennichella in camera, risaliamo in macchina e proseguendo lungo la costa verso sud arriviamo a Lindos, una delle tre antiche città di Rodi e oggi la sua località balneare più elegante ed esclusiva. Effettivamente l’apparizione di Lindos dall’alto della strada dopo una curva è suggestiva: un piccolo nucleo di piccole case bianche adagiato ai piedi di una collina sulla quale sorge l’Acropoli, affiancato da uno stupendo golfo quasi completamente protetto in modo naturale dai venti con spiaggia bianca. Uno spettacolo veramente mozzafiato. Il golfo ha anche un valore storico in quanto la tradizione vuole che qui abbia sbarcato Paolo proveniente dalla Giudea e da qui abbia iniziato la sua predicazione del Cristianesimo. Raggiungiamo il paese in macchina, immaginandoci il caos che ci sarà qui nei mesi centrali dell’estate, e poi iniziamo a piedi a girellare tra le sue stradine con il  caratteristico acciottolato a sassi bianchi e neri, fiancheggiate da candide piccole casette. Anche qui i negozietti di souvenir non mancano, ma non ci sono grandi alberghi: solo qualche piccola pensione o affittacamere. Nel cuore del paese entriamo nella piccola chiesa bizantina della Panagia con le pareti e il soffitto interamente affrescati da scene raffiguranti santi cristiani e la vita di Gesù. Al termine del paese inizia il percorso in salita che porta alla fortezza dei Cavalieri e all’antica Acropoli dove si innalzano alcune residue colonne del tempio di Athena Lindia del III secolo a.C.

 Grazia, Carla e Claudio sono stanchi e rinunciano a salire. Io proseguo da solo e non me ne pentirò anche se troverò chiuso il sito dell’Acropoli in quanto è lunedì. Oltre tutto il percorso è meno lungo e faticoso di quanto potessimo immaginare. Stupendo sarà comunque il panorama sul mare che si gode dall’alto spaziando lo sguardo sia verso nord, cioè verso il golfo di Lindos, sia verso sud dove prosegue la costa rocciosa dell’isola. E ampiamente ripagante della fatica è il silenzio che mi circonda e l’immobilità del mare che invita a spaziare con lo sguardo fino oltre l’orizzonte dove immagino ci siano le coste meridionali della Turchia o addirittura del Libano. Torno lentamente sui miei passi cercando di godere ancora dell’atmosfera del luogo. Ritrovo gli altri, girelliamo ancora per le suggestive stradine del paese e infine riprendiamo la macchina per tornare verso Rodi. Facciamo una breve sosta al paesino di Arhangelos, suggestionati dal suo nome, ma senza trovarvi niente di particolare, se non l’incontro casuale con un anziano signore del luogo che sentendoci parlare italiano ci chiama e ci manifesta la sua ammirazione per l’Italia, per Mussolini e la sua nostalgia per i tempi dell’occupazione italiana. Si dice contento di poter parlare qualche volta italiano.

 

Martedì 13 maggio 2008

 

Oggi dedichiamo la giornata alla costa occidentale dell’Isola. Da Ialyssos scendiamo lungo la litoranea sino a Soroni dove deviamo verso l’interno dell’isola diretti al monastero di Sylla. Più che un monastero si rivela una piccola chiesa immersa nel bosco, aperta seppur senza la presenza di alcuna persona, ricca delle solite effigi bizantine e di una grande icona in argento con oggetti votivi appesi. Bello anche il pavimento antistante la chiesa fatto dei soliti ciottoli bianchi e neri che formano un elegante disegno.

Torniamo sulla litoranea e proseguiamo verso sud sino ad una nuova deviazione che ci porta alle rovine dell’antica Kamiros, una delle tre antiche città di Rodi, situate su una collina prospiciente il mare. La passeggiata tra le rovine greche e romane è piacevolissima anche perché supportata sia da una stupenda veduta sul mare e sulle coste della vicina Turchia, sia da una colorata e profumata macchia mediterranea.

Concludiamo la mattinata riposandoci una mezz’oretta su una spiaggia di ghiaia completamente deserta che costeggia la strada.

Riprendiamo la costiera occidentale diretti al paese di Kritinia dove facciamo una sosta per mangiare. Paese piacevole e tranquillo, situato lungo la strada ma verso l’interno e in posizione elevata rispetto alla costa. Mangiamo in una piazzetta all’ombra di uno stupendo albero di Ficus australiano e, rinunciando alla consueta insalata, decidiamo per un ottimo piatto di pesce: cozze, gamberoni, calamari, un pesce con lische non ben identificato e tanti ottimi pesciolini tipo zerri. Grazie e Claudio chiudono con un gelato mentre Carla ed io vogliamo provare il caffè greco: abbondante e lungo ma comunque gradevole e si rivelerà un ottimo digestivo.

Passeggiata digestiva tra le casette del paese che si conclude con un piacevole incontro con una coppia di anziani: lui stava pregando o cantando  all’interno del suo giardino e quando ci sente passare parlando italiano non resiste e ci invita ad entrare offrendoci delle dolcissime nespole del suo albero. Viene fuori anche la moglie e insieme ci raccontano con entusiasmo dei bei tempi quando l’Italia fece risorgere Rodi dal lungo e stagnante dominio ottomano. Offerta di fiori alle nostre donne, foto di gruppo con promessa di inviargliene una copia e richiesta di recitare la preghiera del padre Nostro.

Ormai decisi a completare il percorso della costa orientale, proseguiamo verso sud con sosta alle rovine del castello di Monolithos, costruito dai Cavalieri nel secolo XV a guardia del golfo di Apolakia. Dalle poche rovine del castello, dove tra l’altro sorge una piccola chiesetta bianchissima, si gode una stupenda veduta sul mare e su una serie di piccole isole che rendono il panorama veramente suggestivo. Ancora verso sud sino ad Apolakia dove deviamo verso l’interno diretti al Monastero di Skiadi, segnalatoci dal gentile signore di Kritinia. Il monastero, seppur più grande di quelli trovati sinora, è abitato da un solo pope che comunque non si fa vedere. L’interno della chiesa è affrescato con scene della vita di Maria e ricco delle consuete icone bizantine.

Scendiamo ancora verso sud sino a raggiungere Kattavia, il centro abitato più meridionale dell’isola e qui rinunciamo, poi pentendocene amaramente, a percorrere gli otto chilometri di strada sterrata che ci porterebbero sino alla punta estrema meridionale di Prassonissi. In quel momento la pigrizia ci fa proseguire senza deviare e così dopo poco ci ritroviamo sulla litoranea orientale che percorriamo interamente sino a tornare a Ialyssos.

 

Mercoledì 14 maggio 2008

 

Oggi dedichiamo la mattina alla visita della famosissima valle delle farfalle anche se sappiamo benissimo che non essendo ancora la stagione adatta, di farfalle non ne vedremo neanche una.  Da Ialyssos scendiamo per un breve tratto lungo la strada litoranea occidentale e poi ci dirigiamo verso l’interno a Petaloudes. Effettuiamo il percorso della valle in mezzo ad un piacevole bosco di olivi, lecci e aceri e lungo camminamenti in legno fiancheggiati da cascatelle, entrando dalla parte opposta e cioè dall’uscita: questo, senza volerlo, ci consentirà di fare la visita senza pagare il biglietto.

Come previsto nessuna farfalla e usciti dalla valle facciamo una sosta al monastero di Kalopetra dove una paio di donne sfruttano il luogo con bella veduta sulla costa invogliando i turisti come noi ad assaggiare delle ottime frittelline di miele cosparse di sesamo. La sosta sulla terrazzina del monastero o meglio della chiesetta, si rivela veramente piacevole e quindi la prolunghiamo tanto che Claudio si sdraia su un muretto all’ombra e si fa l’inevitabile sonnellino.

Finora delusi dai monasteri che si sono rivelati solo piccole chiesette disabitate, decidiamo di andare all’interno dell’isola con la speranza di trovarne almeno uno degno di questo nome. Ci ritroviamo purtroppo su una strada in costruzione: 14 chilometri di strada sterrata in mezzo alle colline di cui un chilometro interamente bagnato e quindi fangoso. Alla fine del percorso accidentato ci accorgiamo di avere la macchina piena di fango al punto che Grazia vorrebbe che la lavassimo prima di restituirla. La strada accidentata ha inoltre contribuito a disturbare la digestione di Carla che scesa dall’auto nel paesino di Eloudes riesce a liberarsi in un attimo del peso delle frittelline di miele. Rinunciando quindi ai monasteri dell’interno ci dirigiamo verso Ialyssos salendo però prima di rientrare in albergo, al sito dell’antica Ialyssos e al monastero di Filerimos situati appunto sul monte omonimo a 267 metri di altezza con bella veduta sulla costa occidentale. L’area archeologica di Ialyssos, la terza delle tre città doriche, sorge sulla cima del monte accanto al monastero e ad una chiesa bizantina ed è caratterizzato dalla presenza di numerosi pavoni. Fuori dal monastero è la Via Crucis che porta ad una grandissima croce in cemento situata sulla sommità della montagna.

 

Giovedì 15 maggio 2008

 

Ormai l’isola l’abbiamo visitata in lungo e in largo e allora, nonostante sia una mattinata ventosa e il mare sia mosso, decidiamo di prenderci una giornata di relax andando a farci un bagno di sole sulla spiaggia di Lindos. Non ne restiamo delusi e trascorriamo una piacevole mattinata riposandoci sotto l’ombrellone, passeggiando lungo la battigia, il tutto sotto la suggestiva Acropoli che sovrasta il delizioso paese di Lindos. L’idea originale sarebbe quella di salire all’Acropoli, ma il caldo e la pigrizia ci fa rinunciare e decidiamo di andare a mangiare qualcosa al paese di Laermos, situato all’interno dell’isola, e tanto decantato dalla guida di Carla come il posto migliore per gustare un caffè greco tra la vera gente del luogo. Da questo punto di vista sarà una delusione ma resta comunque il ricordo di una gradevole insalata greca mangiata sul terrazzino di una trattoria e di un caffè greco ancora buono ma non come quello dell’altro ieri.

Ormai la vacanza volge al termine ma per finire in bellezza ci manca un vero monastero. E questa volta finalmente lo troveremo: il monastero Archangelos a quattro chilometri da Laermos. Bella chiesa in perfetto stile bizantino immersa nel verde,  con antichi affreschi del XI secolo, i più antichi dell’isola – per entrare in chiesa debbo indossare un lungo foulard per nascondere la nudità delle mie gambe – e a fianco un grande monastero seppur moderno ma comunque abitato da preti ortodossi. Due di questi con lunga barba sono all’ingresso della chiesa e rifiutano di farsi fotografare.

Lungo la strada del ritorno facciamo una sosta a Rodi per consentire a Carla e a Grazia di effettuare le tanto desiderate spesette per regalini e cazzatine varie, mentre Claudio ed io facciamo una passeggiata lungo le banchine del porto.

Verso il tramonto raggiungiamo il nostro albergo per la nostra ultima cena a buffet.

 

Venerd’ 16 maggio 2008

 

Giornata interamente dedicata al viaggio di ritorno. In auto all’aeroporto dove lasciamo la nostra Getz. Poi voliamo da Rodi ad Atene. All’aeroporto di Atene una attesa di qualche ora precede il check-in che comunque si svolge regolarmente, volo normale sino a Monaco e qui, senza attesa, nuovo imbarco per Pisa dove atterriamo in perfetto orario e troviamo il nostro tassista che ci riporterà a Livorno per i soliti 30 euro.

 

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