I miei hobby
 
I miei hobby: lo sport, la fantascienza, i videogame ed i miei viaggi
 
 
Gli hobby sono la cosa più importante per conoscere una persona: ciascono di noi è come gioca !

Gli hobby hanno un'importanza fondamentale nella vita di ciascuno di noi: solo nel come impiegare il proprio tempo siamo veramente liberi e possiamo realmente esprimere la nostra vera essenza!

In questa pagina troverai una tabella con la descrizione dei miei principali hobby e le mie preferenze per ciascuno di essi.
Inoltre, se avrai la pazienza di leggere i miei articoli su la Roma, la Pallavolo, il Basket NBA e Star Wars, sarò lieto di condividere con te alcuni tra i più emozionanti momenti della mia vita.
 
 

Hobby
Testo di esempio
Preferenza
Lo Sport
Sono appassionato di calcio, di basket, di pallavolo, di formula 1, di tennis e di quasi tutti i principali sport.
La Magggica Roma, la Virtus Roma Pallacanestro, i Detroit Pistons, I Toronto Raptors, la Roma Volley, la Ferrari, I Detroit Tigers.
La Fantascienza
Sono un collezionista di DVD, libri, modellini e giocattoli soprattutto di Fantascienza.
Sono un megafan ed esperto di Star Wars, Blade Runner, Matrix e Spazio 1999 ma anche un fan di UFO, Star Trek, Battlestar Galactica ed i cartoni giapponesi degli anni 80 (Goldrake e Gundam su tutti).
I Videogame
Nel sempre minore tempo libero a disposizione mi piace molto giocare con i videogiochi per PC soprattutto sportivi e dell'universo di Star Wars.
La serie NBA Live della EASports, Pro Evolution Soccer 5, X-wing Alliance, Force Commander, Rogue Squadron, Dark Forces, Jedi Knight, X-wing, ecc..
I Miei Viaggi
Ho viaggiato molto in Italia ed all'estero, prima per turismo e poi per lavoro.
I posti più belli ed interessanti che ho visto finora: Grand Canyon, Monument Valley, Sequoia Park, Cape Canaveral, San Francisco, Egitto, Messico, Praga, Budapest, Venezia, Firenze e, naturalmente, Roma.
IO E... LA ROMA !
Avevo quasi 10 anni e ricordo che i Mondiali di Argentina '78 li seguii pochissimo: quei 22 tizi in bianco e nero che correvano dietro ad un pallone non mi entusiasmavano affatto, e poi non succedeva mai nulla!
Ore in attesa che segnassero un gol e se segnavano gli avversari, spesso, non c'era più niente da fare: che barba e che angoscia!
Preferivo andare a giocare con i soldatini in camera mia mentre mio padre si guardava le partite!
Poi, un giorno, all’inizio della stagione 1978/79 andai con mia madre a prendere mio padre che quell'anno aveva un abbonamento alla Tevere Numerata, allo stadio Olimpico, alla fine di una partita (aprivano i cancelli nel secondo tempo) e tutto mi parve clamorosamente diverso rispetto alla TV: c'era tantissima gente che si entusiasmava ma, soprattutto, era tutto a colori!!!
La Roma aveva una fiammante maglia arancione, il calcio era colore, gioia, entusiasmo e passione!
Così mio padre, qualche tempo dopo, mi portò a vedere la Roma contro il LaneRossi Vicenza di Paolo Rossi, vincemmo 3 a 0 (e quell'anno era un miracolo) e divenni tifoso della Roma!
Andai poi anche a vedere la penultima di campionato contro l'Atalanta con un mio carissimo compagno di classe laziale che ripeteva ostinatamente: "tanto la Roma si salva!" e, per poco, non retrocedemmo!
Segnò la Roma nei primissimi minuti con un autogol di Vavassori, poi segnò 2 gol in fotocopia l'Atalanta con Tavola e Prandelli con il nostro portiere, Paolo Conti, che si sdraiava al rallentatore senza parare un cavolo! Infine, Pruzzo, al primo anno alla Roma, segnò il gol del liberatorio pareggio che, unitamente al pareggio senza tiri in porta della domenica successiva ad Ascoli, sancì la salvezza della Roma per il rotto della cuffia. Tale deludente stagione fu però decisiva in quanto dette il via alla cessione della società da parte di Anzalone a Dino Viola, vera svolta che trasformò la Rometta nella Magggica Roma di Nils Liedholm che, quindi, si può dire che nacque soprattutto grazie all’arrivo del sottoscritto come tifoso!
Da allora la Roma mi ha regalato sensazioni veramente uniche: dalle terribili amarezze per le ingiustizie subite quasi sempre a beneficio dalla Juventus, alle cocenti delusioni di Roma-Liverpool e Roma-Lecce, alle indescrivibili gioie per le prime Coppe Italia vinte quando nessuno ci prendeva in considerazione e per gli scudetti dell’1982/83 e del 2000/2001. Come dimenticare i leggendari campioni, dentro e fuori dal campo, che hanno dato lustro alla maglia giallorossa? Pruzzo, Bruno Conti, Ancelotti, Nela, Falcao, Cerezo, Boniek, Aldair, Voeller, Montella, Samuel, e l’ultima bandiera che ancora calca i campi da gioco anteponendo alla fama di successi e di denaro l’amore per la sua maglia e la sua città: Francesco Totti, amato ed odiato soprattutto per questo. Come dimenticare, poi, le correlate emozioni provate per la Nazionale con i trionfali Mondiali del 1982, quelli del 1990 quando andai a vedere tutte le partite all’Olimpico accompagnando gli azzurri fino alla semifinale giocata (errore madornale) e persa a Napoli dove la maggioranza tifava contro e per il “Rotolo de Coppa”? Non sempre gioie, naturalmente, ma sempre e comunque incredibili emozioni sentimenti positivi, la certezza di non riuscire mai a vincere a mani basse come altrove ma anche l’esaltazione per esserci riusciti sempre contro tutti, onestamente ed a testa alta!
Tre momenti da ricordare che mi hanno dato emozioni da brividi: Zoff che alza la Coppa del Mondo nel 1982, Pruzzo che pareggia al Comunale di Torino all’ultimo minuto con una spettacolosa rovesciata segnando il gol del 2 a 2 alla Juve con Tacconi che si rompe la mano sul palo e tutto lo stadio Olimpico che canta l’inno della Roma prima del match scudetto contro il Parma del 2000/2001.
Non capirò mai come si possa tifare per un’altra squadra e mi dispiace per tutti coloro che non proveranno mai simili emozioni!
Per tutto questo e per tutte le emozioni che ancora mi darai, Grazie Roma!
IO E… LA PALLAVOLO !
Iniziai a giocare a scuola, l’Istituto San Giovanni Evangelista, in terzo liceo, a 15 anni. Con la squadra della mia classe vincemmo 2 titoli di Istituto e partecipammo per la scuola a 2 edizioni dei Giochi Calasanziani.
Poi, dopo 2 anni di allenamenti al Centro Universitario Sportivo, decidemmo di formare una squadra, La Casetta Volley con la quale partecipammo per 3 stagioni al Campionato Provinciale FIPAV di Terza Divisione sfiorando la promozione il primo anno (ci classificammo secondi); poi le difficoltà a reperire un numero sufficiente di giocatori ed i risultati in continuo peggioramento, portarono allo scioglimento della società con conseguente approdo del nucleo principale della squadra in Seconda Divisione al G.S. Elis Pallavolo.
All’inizio, all’Elis non trovai spazio, andavo sempre in panchina e la prima volta che entrai in campo nel girone di andata per una sola posizione in prima linea il mio compagno in battuta mise la palla in rete e riuscii subito dal campo!
All’inizio del girone di ritorno, mi andò male un esame all’università dove un professore veramente bastardo mi consigliò di ritornare all’appello successivo mentre sghignazzava divertito per il fatto che non sapevo ciò che lui a lezione non aveva assolutamente spiegato, perdemmo una partita a Zagarolo nella quale entrarono tutti tranne me e non ne potei più dichiarando all’allenatore che ne avevo le scatole piene di non strusciare campo neanche quando perdevamo le partite e che la volta successiva mi sarei poratrto il giornale da leggere!
L’allenamento successivo l’allenatore dichiarò alla squadra che da quel momento un mio compagno avrebbe giocato non più “centrale” ma “schiacciatore” anche per fare spazio a me!
La partita successiva entrai e feci sfaceli, così le successive, inclusa quella decisiva contro il Wallaby che era in lotta con noi per il primo posto. Diventai titolare per le ultime partite e non uscii praticamente più venendo anche nominato capitano per le stagioni successive! Da tale reazione piena di determinazione e motivazione trassi anche l’atteggiamento giusto per devastare anche il professore bastardo all’appello successivo e, estremizzando, per gli esami successivi e per affrontare le difficoltà della vita!
Un‘esperienza inestimabile è anche il rapporto con i compagni di squadra che mi ha insegnato a condividere le difficoltà, ad affrontarle in gruppo aiutando gli altri, in sostanza, a lavorare in team!
Il mio primo anno all’Elis arrivammo primi e fummo promossi in Prima Divisione dove siamo rimasti per 2 stagioni prima di passare in Serie D e poi subito in Serie C dove ho giocato per una stagione prima di lasciare l’attività agonistica essendomi laureato ed avendo iniziato a lavorare in provincia di Napoli, a Pomigliano d’Arco.
Pur non avendo avuto all’inizio della mia carriera pallavolistica un allenatore in grado di insegnarmi adeguatamente i fondamentali, anche grazie all’altezza, sono sempre stato fortissimo in attacco ed o sempre avuto l’istinto giusto a muro ma sono sempre stato una mezza pippa in difesa!
Purtroppo, ho smesso l’anno prima che fosse introdotto il libero in Serie C, innovazione che mi avrebbe allungato parecchio la carriera e l’efficacia in campo!
Di sicuro la Pallavolo è stato il mio sport.
Contestualmente e compatibilmente alla mia esperienza come giocatore ho vissuto anche quella come arbitro federale arrivando ad arbitrare partite di ruolo regionale in Serie C. E’ stata un’altra esperienza molto formativa avendo imparato in qualche modo a “gestire il potere” senza arroganza ed il più equamente possibile anche se ovviamente, si tratta di un ruolo molto più ingrato: se non fai danni tutto bene, sei apprezzato e hai moderate soddisfazioni, se incappi nella giornata storta di dicono di tutto ed occorre imparare a sopportare ed a fare finta di niente!
Tale esperienza mi ha però anche permesso di farne una, fantastica, intermedia tra il ruolo di giocatore e quello di arbitro: una volta all’anno in una città diversa c’è una manifestazione nazionale, le Arbitriadi, che è un vero e proprio campionato nazionale dove i vari Comitati Provinciali Arbitri d’Italia si sfidano giocando a Pallavolo arbitrati da giocatori famosi (ad esempio, Anastasi). Cona la maglia rosso blu del Comitato Provinciale di Roma ho vinto l’edizione di Matera battendo in finale Modena e altre 3 volte ci siamo classificati al secondo posto perdendo la finale con Firenze e 2 volte Trieste.
Sempre è stata un’esperienza unica venendo a contatto con le realtà di tutta l’Italia con grande spirito di sportività, fratellanza e divertimento (tranne quando Firenze tesserò appositamente alcuni giovani del Centromatic Prato di serie A per vincere la manifestazione, ma al secondo tentativo fu letteralmente ostracizzata!).
IO E… LA NBA !
La Roma Calcio è la squadra che amo e per la quale il mio cuore palpita, la pallavolo è il mio sport ma, da spettatore, non c’è niente di più bello del basket dalla National Basketball Association!
E’ l’unico vero campionato mondiale per club dove si affrontano i più forti giocatori del Mondo della specialità con una combinazione di talento, scaltrezza, potenza fisica, velocità, leadership e professionalità davvero unica. Un campionato dove le risorse economiche e tecniche sono distribuite equanimamente per regolamento, cosa che implica la nascita di cicli di vittorie da parte di una singola franchigia ma, tranne rare eccezioni dovute all’abilità dei manager, limitati nel tempo.
Rispetto al Basket del Campionato Italiano che seguo, comunque, con passione tifando per la Virtus Roma (ho visto tantissime partite al Palaeur tra il 1984 ed il 1998) lo spettacolo dell’NBA sembra essere veramente un altro sport.
Iniziai a seguire la NBA su Italia 1 negli anni 80 con le telecronache di Dan Peterson: erano i tempi della rivalità storica fra Los Angeles Lakers e Boston Celtics.
Io ero per i Lakers, fautori dello “showtime”, indubbiamente più spettacolari e poi, non so perché, ma Larry Bird e, soprattutto, Kevin McHale mi ricordavano i tipici giocatori della Simac Milano allora acerrima rivale del Bancoroma di Valerio Bianchini.
I Lakers vinsero diversi titoli in quegli anni, prima dell’avvento dei Detroit Pistons di Isiah Thomas per i quali facevo il tifo soprattutto perché ho dei parenti che vivono a Detroit dove andai per la prima volta nel 1987 all’indomani di una mitica serie di finale persa in gara 7 proprio contro i Lakers, preludio ai 2 titoli consecutivi dei Pistons.
Poi, ci sono stati gli Houston Rockets, i Chicago Bulls di Michael Jordan, i Lakers di Shaq O’Neill e Kobe Bryant, ancora i miei Pistons, gli Spurs e siamo ai giorni nostri.
Ho sempre seguito tutte le partire, i risultati e le campagne acquisti come ho potuto nonostante le difficoltà e le vicissitudini ai quali gli appassionati italianoi sono stati sottoposti in proposito, dalle partite in chiaro su Italia 1, a quelle su Koper Capodistria, a quelle a pagamento su Stream e Sky, fino a quelle di nuovo in chiaro su Sportitalia, ora migrato sul digitale terrestre. La mia fonte principale di informazioni per diverso tempo è stata la rivista specializzata American Super Basket. Da qualche anno a questa parte i nuovi mezzi di comunicazione sono stai molto utili in tal senso (televideo ma, soprattutto, internet con il sito NBA.com).
Finalmente con l’approdo di Andrea Bargnani in NBA (ora simpatizzo anche per i Toronto Raptors), le sofferenze degli appassionati italiani dovrebbero essere alleviate in termini di attenzione mediatica.
Il mio grande rimpianto è il non essere mai riuscito ad andare a vedere una partita dal vivo nonostante sia andato in USA molte volte per vacanza e visita parenti (3 volte ma sempre in estate quando l’NBA è ferma) e per lavoro (2 volte ma ancora prima che il campionato iniziasse).
Nel 2006, non sono neanche riuscito a prendere i bilglietti per l’NBA Europe Live Tour al Palaeur ma quest’anno ce l’ho fatta e, in un primo momento avevo preso i biglietti per Lottomatica-Toronto Raptors, poi, vista la campagna acquisti dei Celtics (Kevin Garnett e Ray Allen!) ho preso anche quelli per Toronto-Boston!
Dico soltanto che vedere Garnett, Allen e Pierce calcare lo stesso parquet di “Rambo” Bechini è stato semplicemente commovente!
IO E... STAR WARS !
Avevo 9 anni nell’autunno del 1977, allora i film americani uscivano in Italia con qualche mese di ritardo per esigenze di doppiaggio, così l’”evento” accadde qualche mese dopo quello che sarebbe diventato il canonico (negli USA) mese di maggio. La fantascienza esercitava già un fascino particolare nei miei confronti ma, fino ad allora, le mie esperienze in tal senso si erano limitate a dei telefilm in bianco e nero talvolta solo azione e dalla trama semplice e banale (“Le avventure dell’Orion 7”, un vecchissimo serial della TV tedesca), talvolta affascinanti ma dalla trama poco
chiara e complicata (“U.F.O.” col mitico Sky 1 che partiva dai fondali oceanici per intercettare i dischi volanti degli alieni a caccia di organi umani), solo in un caso tali da conquistarmi totalmente ed appassionarmi definitivamente al genere (“Spazio 1999” con le disavventure della sfigatissima Base Lunare Alfa), a film storici ma lunghissimi e di difficile comprensione per un bimbo di quell’età (“2001, Odissea nello Spazio” di Kubrick, “Solaris” di Tarkowski al termine del quale, confuso e stordito, mi sentii addirittura male!) ed alla già incombente spazzatura giapponese (da non confondere con il mitico “Atlas Ufo Robot” e gran parte degli altri cartoni a lui seguiti appartenenti a tutt’altro genere). Dopo un film, che ricordo ancora, su “Gamera”, uno dei tanti mostri buoni volanti giapponesi nati sulla scia di “Godzilla”, avevo, infatti, di recente visto al cinema “Inframan – l’altra dimensione” un film con un super-giapponese in calzamaglia rossa che riempiva di improbabili e grotteschi calci volanti una miriade di mostri con cerniere lampo varie che dal nulla comparivano e nel nulla si disintegravano dopo una breve lotta.
A quell’età, ero rimasto ovviamente entusiasta di quel film ma l’unico commento altrui recepito all’uscita dal cinema era stato un desolato “Aoh, era mejo Stajo e Ojo !” e quel commento, oltre alla faccia dei miei genitori, aveva contribuito a farmi capire che probabilmente non avevo assistito esattamente ad un film epocale.
I miei genitori mi portarono così a vedere quel film che tanto successo pareva avere riscosso in America senza un’attesa particolare, io mi aspettavo di assistere ad un altro “Inframan”, e mi sarebbe bastato!
Qualcosa mi mise sull’avviso che si sarebbe trattato di un evento “diverso” quando vidi una bacheca di vetro di fronte alla cassa del “Supercinema” con dentro 3 strane teste: una pelosa che mi fece pensare a King Kong, una bianca e larga con grossi inserti neri ed un teschio d’oro che trovai un pò inquietante. Non vi prestai molta attenzione entrando al cinema, tutt’altro significato avrebbero avuto per me all’uscita ed allora si che li avrei esaminati attentamente.
Quel giorno, andai a vedere “Guerre Stellari” e la mia vita cambiò come quella di tanti altri che avevano e che avrebbero visto quel film.
Non fu solo la mia giovane età a fare di quel film “Il Film”, anche i miei genitori, infatti, ne furono colpiti. Finalmente potevo manifestare liberamente la mia esaltazione senza vergognarmi di farlo come sentivo di dovere fare, ad esempio, per “Inframan”! E lo stesso accadde in tutto il mondo !
Così, quel film che era stato il sogno di difficile realizzazione di una persona, George Lucas, un giovane regista di grandi speranze ma nulla più, divenne la realizzazione dei sogni di un paio di generazioni e non si fermò li. Sulle ali del successo e forte di capitali a disposizione ben superiori a quelli disponibili per il primo film, furono realizzati altri 2 film che completarono la Saga con una Trilogia sfruttando le idee che Lucas aveva già concepito ma non avevano trovato spazio, per ragioni di budget e di durata, nel primo film.
Lucas aveva creato un nuovo Universo lontano da noi nel tempo e nello spazio dove però la perenne lotta fra il Bene ed il Male, la Verità e l’Inganno, la Saggezza e la Rabbia si realizzava in una sintesi perfetta, chiara e lineare, in una saga piena di azione, avventura, giustizia, varietà e profondità dei personaggi, e, per la prima volta, di mirabolanti effetti speciali.
Chiaramente i miei eroi erano, allora, Luke Skywalker e Jan Solo ma qualcosa mi diceva che il vero protagonista della Saga era il terribile Lord Darth Fener, eroe caduto e corrotto dal Lato Oscuro che si riscattava e si salvava alla fine di tutto, in extremis.
Nel tempo, fu proprio Darth Fener a rivelarsi il mio personaggio preferito.
Nel 1983 uscì l’ultimo film della Trilogia ma il Fenomeno di Star Wars continuò a crescere ed espandersi (grazie ai milioni di fan che si era giustamente guadagnato in tutto il mondo) tramite videogames, libri, fumetti, action figures, modellini e gadget vari.
Da allora, pochi altri film hanno anche solo sfiorato quelle vette, forse i soli Blade Runner ed il primo Matrix, tutti gli altri, Il Signore degli Anelli, Indiana Jones (1 e 3), Forrest Gump, Il Sesto Senso, I soliti Sospetti e qualche altro sono, a mio avviso, parecchi gradini al di sotto.
All’incirca nell’autunno del 1998, andando a vedere un altro film al “Lux”, non ricordo neppure quale, aspettando di entrare in sala vidi, da lontano, un cartellone pubblicitario con un bambino biondo che proiettava un’ombra su una specie di igloo in un paesaggio desertico stranamente familiare. Mi avvicinai, l’ombra proiettata era inconfondibile, era quella del leggendario Lord Darth Fener, sotto i piedi del bambino campeggiava la scritta “EPISODIO I”: non potevo crederci, la Saga ricominciava ! Quel poster è ora nella mia camera da letto.
Lucas aveva concepito i prequel della Trilogia classica, decidendo di raccontare come tutto era nato.
L’attesa fu spasmodica (arrivai persino a commuovermi vedendo, negli inserti speciali del DVD di Episodio I, le riprese della prima a New York con centinaia di spade laser accese nella sala buia e chiassosa di un trepidante brusio improvvisamente placatosi alla comparsa del mitico “a long time ago in a galaxy far far away…” per poi esplodere fragorosamente con tutto l’entusiasmo possibile sulle celebri note di John Williams), il film ebbe ancora un enorme successo, nonostante alcune critiche giustificate relative ad alcune incongruenze e dissonanze con la Trilogia classica ed alle ragioni commerciali che, probabilmente, hanno contribuito alla decisione di realizzare una nuova Trilogia. Con la canonica cadenza triennale sono stati, infatti, realizzati i 2 capitoli mancanti prima dell’originario “Guerre Stellari” poi ribattezzato “Una Nuova Speranza”.
La nuova Trilogia, pur eccellendo in termini di immagini, suoni ed effetti speciali, non raggiunge il misticismo quasi religioso della Trilogia Classica che ha permesso a Star Wars di rimanere nel cuore degli appassionati per sempre. I tempi ed i gusti cinematografici sono indubbiamente cambiati, negli ultimi anni, privilegiando un cinema con ritmi quasi frenetici ma l’approfondimento dei personaggi che era stato possibile ottenere nel 1977-1983 non è stato assolutamente raggiunto nella nuova Trilogia. Alla nuova Trilogia rimane, comunque, il merito di avere fatto conoscere la più grande Saga di fantascienza mai raccontata ad una nuova generazione e di avere dato alla vecchia generazione un’emozione indescrivibile in termini di attesa, nostalgia, diritto indiscutibile a sentirsi ancora bambini.
Molte le novità inaccettabili: Jar Jar Binks, Yoda che, in versione digitale perde, la sua espressività super-umana, C1-P8 che cambia nome in R2-D2 (per tornare al nome originale della versione inglese, perché la Lucasfilm lo ha preteso per lui e D-3BO e non per Darth Fener/Vader ?) e vola, scatta e si muove quasi come un karateka, i terribili “Midiglorian” che sono una sorta di parassiti nel sangue di chi è potente nella Forza (e che si possono misurare con un’analisi del sangue ! Addio misticismo !), un interminabile duello a pochi centimetri dalla lava incandescente senza che alcun capo di abbigliamento prenda fuoco se non a duello finito, la mancanza di una battaglia spaziale all’altezza di quella terrestre presente in Episodio II.
Nonostante tutto ciò, anche la Nuova Trilogia ha indubbiamente contribuito a creare e rafforzare il mito di Star Wars che ha segnato ormai 30 anni di storia del cinema, essendo stato più o meno apertamente imitato e citato in centinaia di altre pellicole.
Star Wars ci ha insegnato a stupirci ancora come bambini, che il Bene alla fine trionfa sul Male per quanto radicato possa essere, che tutti, in fondo all’anima, hanno qualcosa di buono e possono essere salvati con la Forza e la perseveranza dei giusti. A tutti i detrattori che dicono: “non mi interessa proprio, sono cose da bambini, cha cazzate, ci sono cose più serie ed importanti, ecc..” rispondo di aprire gli occhi, suggerisco di non prendersi sempre così sul serio e di imparare ad evadere dalla realtà dove gli aspetti contingenti, le invidie, gli odi, gli arrivismi, il desiderio di primeggiare, la mancanza di modestia e di comprensione degli altri portano a vivere male la propria esistenza.
Al cinema si deve andare per divertirsi, entusiasmarsi, distrarsi, evadere dalla realtà, accettare le idee degli altri ma comunque, anche a riflettere e capire, assolutamente non si deve andare per stare male, soffrire, angosciarsi, volersi mostrare impegnati, fare politica ed essere disposti soltanto ad accettare le proprie idee nello spasmodico desiderio di imporle ad altri. Ricordatevi: tale via al Lato Oscuro spesso conduce !
Poco importa se nel tempo e su una sola idea illuminata, Lucas ha costruito un vero e proprio Impero in stile “Palpatine”, noi gli saremo riconoscenti per sempre anche solo per quell’idea.
Con l’uscita di Episodio III la Saga cinematografica di Star Wars pare definitivamente conclusa, anche se già si vocifera di un possibile serial televisivo, ma Star Wars è ormai, e sarà per sempre, per tutti “La Più Grande Storia Fantascientifica Mai Raccontata” e, come tale, vivrà per sempre nei nostri cuori (e nei nostri lettori DVD, PC, consolles, scaffali, ecc….).
Come ho raccontato come iniziò la mia “Esperienza”, concludo raccontando come si è compiuta: alla fine della proiezione de “La vendetta dei Sith” sono rimasto seduto sulla mia poltrona del cinema “Europa” mentre tutti si alzavano e mia moglie (è passato qualche anno dal 1977 !) mi ha detto “beh, andiamo ?” la mia risposta è stata: “aspetta, lasciami assaporare questo senso di completezza”. Ora la mia missione è quella di trasmettere ciò che ho imparato alla prossime generazioni, ho già iniziato ad insegnare le vie della Forza alla mia giovane Padawaan, mia figlia di cinque anni (eh si, il tempo è proprio passato !).
Star Wars è come la Nutella e come la Roma: non si discute, si ama e basta !

Che la Forza sia con voi,
Mauro “Darth Maurer” Mastroddi
     
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