Incontro del
09-06-2001
A casa di Filippo Ruffo
ore 20.30

La battaglia di Algeri

Film: "La battaglia di Algeri "di Gillo Pontecorvo

Avevo iniziato a scrivere commento ed impressioni, su quanto detto all'ultimo incontro, sulle spiagge di Stromboli, all'inizio di agosto, cosa che, circondato da rilassate forme a tutto tondo, talvolta procaci, colte sovente in situazioni in pieno dinamismo, aveva richiesto uno sforzo di concentrazione inaudito.

Del risultato si poteva solo dire quello che gli insegnanti pietosi dicono quando vogliono incoraggiare l'alunno di buona volontà. Ma dopo i fatti dell'11 settembre quegli appunti, presi con tanta difficoltà, evidenziano vuoti e contraddizioni irrisolvibili.

Ritornando a quanto detto dopo la visione del film, mi terrorizza (si fa per dire) il pensiero che più o meno tutti abbiamo espresso, io compreso, che all'incirca è il seguente:

In una situazione come quella della lotta del popolo Algerino per l'indipendenza - giusta e legittima, e che abbiamo definito "guerra" - è normale che ognuna delle parti usi i mezzi che ha a disposizione, anche contro obiettivi non convenzionalmente militari. Le azioni terroristiche viste nel film, sono commesse da persone con le spalle al muro, che, nel nome di una giusta causa, pur di non soccombere arrendendosi, soccombono trascinandosi con sé i cosiddetti innocenti ma comunque nemici.

Non è stato tralasciato di ricordare le "cattiverie" dell'altra parte (i Francesi): esecuzioni capitali, tortura, bombe dei servizi segreti, ecc., né le molte analogie strutturali, da me sottolineate, con l'attuale situazione Mediorientale.
Né si è tralasciato di ricordare che comunque in una "guerra" non ci sono mai buoni e cattivi, ma cattivi e cattivissimi, ed a volte si scambiano i ruoli.
Con le premesse suddette si avrebbe automaticamente una sostanziale giustificazione storica dell'azione cosiddetta terroristica: è solo uno degli aspetti della guerra.

Insomma, nel nostro piccolo, una pacata discussione, con tante parole ed argomentazioni convincenti e abbastanza condivisibili che ora vedo confluire e talvolta confondersi nei fiumi di parole che ascoltiamo nelle trasmissioni di Santoro, Vespa, Primo piano, ecc. ecc. o che leggiamo sui giornali.

Ma nella discussione di allora, c'era, secondo me, una cosa che oggi mi preme sottolineare: il nostro palpabile disagio: di tutti ed anche mio. Disagio nel prendere atto della contraddizione: se cerchiamo giustizia, in qualsiasi atto di guerra c'è solo ingiustizia infinita. C'è solo da scegliere se l'ingiustizia la vogliamo con o senza la guerra.

Questo sano disagio deve farci riflettere sui nostri dubbi e sulle nostre certezze, se ne abbiamo.

Mi fa piacere ricordare solo due cose: quello che fa ed anche quello che dice Gino Strada dall'Afghanistan ed il premio Nobel alla "memoria" dell'ONU.

Non ho voglia di aggiungere altre parole ai fiumi già menzionati e vi propongo quindi il silenzio.
Un sano minuto di silenzio per ...

Con affetto

Filippo


La battaglia di Algeri
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