Incontro del
21-10-2000
A casa di Antonella Teneriello
ore 20.30

La doppia vita di Veronica


E' il mio turno. Sono circa le 20.00 quando i primi del gruppo cominciano ad arrivare.
E' tutto pronto, almeno così mi sembra, anche se una certa ansia dovuta all'età che avanza implacabile mi fa temere di essermi dimenticata qualcosa. Sono stanca, inutile nasconderlo, ma sono anche molto contenta di questo incontro.
Apprezzo in particolare la presenza di Anna che non è in perfetta forma fisica, e quella di Agi che è visibilmente provata dal momento difficile che sta vivendo. Mi fa infatti piacere capire che per molti tra noi questi appuntamenti sono attesi ed importanti.

La scelta della videocassetta non è stata laboriosa, perché era da tempo che pensavo a questo film: «La doppia vita di Veronica» di Kieslowski. Le musiche coinvolgenti e la trama inquietante riescono di nuovo ad emozionarmi, anche se è la terza volta che guardo questo film.
Al termine della proiezione, quando si riaccende la luce e possiamo guardarci, mi accorgo che qualcuno è perplesso, e capisco di aver fatto un errore di valutazione: ho scioccamente dimenticato che anch'io, quando ho visto per la prima volta questo film, ho avuto difficoltà a coglierne tutti i particolari e ad individuarne un filo conduttore. Mi rendo subito conto che questo è il classico film che deve essere "digerito", "ripensato"; insomma è un film da "dibattito del giorno dopo". Ma ormai è fatta!

A questo punto mi spetta anche il compito di motivare la mia scelta. Compito arduo, anche perché è sempre difficile comunicare delle emozioni. Il mio discorso si spezzetta così in tanti frammenti.
Parlo della colonna sonora, dell'interpretazione eccellente della protagonista divisa in due ruoli, della sensazione di angoscia più volte da me provata nell'adolescenza di fronte a situazioni che avevo l'impressione di aver già vissuto.
Dico anche, un po' sorvolando, che qualcosa nel volto di Veronica mi ricorda il mio viso di ragazza. Interviene Lella per dire che anche lei ha notato la somiglianza, la stessa somiglianza che esiste con il volto di una ragazza dipinta in un quadro che lei ha a casa. Ci ho pensato anch'io, ma non ne ho parlato per timore di una personalizzazione che non ritengo opportuna nel dibattito del film. Non posso però a questo punto nascondere che la prima volta che ho visto quel quadro sono rimasta turbata: chi sarà mai quella ragazza che ha un volto tanto simile al mio?

Ma torniamo al film. Esiste un nostro "doppio"? Massimo dice che non lo sconvolgerebbe pensare che esista qualcuno con la sua stessa faccia, ma molto di più dover ammettere che esista un altro che la pensi esattamente come lui, che abbia le sue stesse reazioni.

Gli interventi sono tanti, anche se forse un po' slegati.
Roberto osserva che si nota lo sforzo del regista di entrare nella complessità di ogni "persona".
Rosalba pone l'accento sul fatto che la morte di Veronica è rappresentata dal punto di vista del morto: insomma è come se fosse Veronica stessa a raccontare il suo funerale.

Antonio pone a noi tutti un quesito: ci sembra possibile che un regista decida di fare un film per mandare un messaggio ad una sola persona, senza preoccuparsi di quello che "gli altri" possano poi recepire? Concordiamo tutti sull'esistenza di questa possibilità, riferendola in modo più generale ad ogni tipo di artista.
L'intervento di Antonio mi sembra quanto mai opportuno, perché dà a mio parere la chiave giusta per la lettura di questo film: inutile arrovellarsi per comprendere ogni particolare della vicenda.
Un po' scherzosamente, anche perché questo verbale mi sembra fin troppo serio, potrei concludere dicendo che solo Veronica può capire fino in fondo il significato di questo film; a noi non resta che lasciarci coinvolgere dalla sua atmosfera un po' fiabesca.